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10/12/2015 diLuca Gastaldi, Direttore dellOsservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano ()

Procurement dell'innovazione
Come riqualificare la spesa IT della PA, dopo la Legge di Stabilit
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Foto di Diana Parkhouse rilasciata sotto licenza cc - https://www.flickr.com/photos/digallagher/4880167882

Le scorse settimane il Senato ha emendato il tanto discusso articolo 29 sul taglio alla spesa ICT della
PA. Le principali modifiche sono le seguenti:
il taglio del 50% sar da attuare solo alle spese correnti e non a tutta la spesa ICT;

gli obiettivi di risparmio saranno da raggiungere nel triennio 2016-2018 e non entro il prossimo
anno;
non saranno tagliati i servizi di connettivit, le spese fatte tramite Consip e quelle per la
digitalizzazione dei processi nei tribunali;
i risparmi derivanti dallattuazione dellarticolo 29 saranno utilizzati dalle medesime PA per
investimenti di innovazione digitale;
AgID dovr elaborare un piano triennale che conterr, per ciascuna categoria di PA, lelenco dei
beni e servizi ICT e dei relativi costi, indicando gli investimenti strategici da effettuare;
Consip e i soggetti aggregatori consulteranno il piano di AgID per effettuare i propri acquisti;
AgID, Consip e i soggetti aggregatori suggeriranno alle PA misure per contenere efficacemente la
spesa ICT.
Insomma, sembra si voglia andare nella direzione di una riqualificazione della spesa pubblica in ICT
piuttosto che una mera razionalizzazione. Bene. Molto meglio della proposta presentata a fine
ottobre dal Governo. Speriamo che la Camera confermi questa tendenza, ma ricordiamoci che una
legge non basta. Per riqualificare veramente la spesa ICT della PA credo sia necessario compiere
almeno altri quattro passi.
1. Rendere pi efficaci ed efficienti le relazioni tra PA acquirenti e stazioni appaltanti
Larticolo 29 basa le proprie stime di efficienza sulla razionalizzazione delle stazioni appaltanti
operata da ANAC a cavallo dellestate. Da 32.000 stazioni appaltanti ora ne abbiamo 34 che,
aumentando considerevolmente i volumi gestiti in ogni gara, dovrebbero ridurre le gare per le stesse
tipologie di acquisto, aumentare la standardizzazione delle procedure e abbattere le differenze di
prezzo per lacquisto delle stesse soluzioni.
Daltro canto nulla specificato circa i meccanismi tramite cui si ipotizza di rendere pi efficaci ed
efficienti le interazioni tra le PA acquirenti e le stazioni appaltanti. Il rischio cos quello di allungare
e rendere farraginosi i processi di procurement disincentivando o complicando il procurement
pubblico di ICT. Oppure forse peggio di comprare in modo efficace ed efficiente soluzioni troppo
standardizzare per portare valore.
opportuno che si sviluppi un dialogo continuo tra PA e stazioni appaltanti e che si chiarisca fin da
subito come rendere pi fluide le relazioni tra questi due attori. Lavoriamo insieme per individuare
meccanismi che facciano evitare leffetto telefono senza fili.
2. Sviluppare le competenze della PA complementari al procurement
Ovviamente non basta rendere pi efficace il coordinamento tra stazioni appaltanti e PA acquirenti.
Spesso, in passato, questultime hanno comprato male perch non hanno saputo valutare con
precisione le proprie necessit di digitalizzazione. Non vorrei che la razionalizzazione delle stazioni
appaltanti acuisca questo problema. Non vorrei che le PA si sentissero progressivamente
deresponsabilizzare nel progettare e guidare in prima persona la loro trasformazione digitale.
Quello che certo che la PA deve in ogni caso sviluppare alcune competenze chiave, che sono
complementari a quelle necessarie a gestire bene i processi di procurement. Quali?
Acquisire una visione per processi, atta a focalizzare meglio le proprie necessit di

digitalizzazione e a comunicarle pi efficacemente.


Attivare continui confronti anche internazionali tesi alla condivisione di buone pratiche e al
non riscoprire continuamente lacqua calda.
Mutuare e sfruttare il pi possibile competenze e risorse provenienti dal mondo delle imprese
private, facendo leva su queste per attivare investimenti di digitalizzazione pi oculati ed efficaci
(ad esempio mediante PPP).
3. Chiarire le procedure di aggiudicazione abilitate dalle direttive EU sul procurement
innovativo
Il 28 marzo 2014 lEuropa ha pubblicato tre direttive la 23, la 24 e la 25 con cui ha cercato di dare
un impulso alla semplificazione, alla digitalizzazione e alla trasparenza delle procedure di
aggiudicazione dei contratti pubblici, inquadrando questi ultimi come una straordinaria leva di
politica economico-industriale da manovrare accuratamente. In particolare:
sono incentivate la qualit e linnovazione, sostenendo il criterio di aggiudicazione dellofferta
economicamente pi vantaggiosa rispetto a quello del prezzo pi basso;
caldeggiata una semplificazione dellattuale quadro normativo relativo alla partecipazione a
gare dappalto pubbliche, privilegiando la valutazione sostanziale delle offerte agli adempimenti
formali;
viene stabilito che gli scambi di informazioni durante le procedure negoziali debbano essere
eseguite esclusivamente per via elettronica a partire dal 2018;
sono introdotte nuove procedure finalizzate alla promozione di innovazione (tecnologica, sociale
e ambientale) e allincentivazione di una migliore collaborazione tra la PA e le aziende private.
Abbiamo tempo fino al 18 aprile 2016 per recepire le direttive e, come la gran parte dei Paesi
europei, non labbiamo ancora fatto. Usiamo questi mesi per accelerare il recepimento e, soprattutto,
fare chiarezza su quando e come utilizzare le nuove procedure di aggiudicazione. Il timore di ricorsi
sempre dietro langolo e si pu battere solo con la conoscenza approfondita degli strumenti a
disposizione per comprare bene innovazione digitale.
4. Misurare nel dettaglio la spesa pubblica in ICT
Per riqualificare a pieno la spesa pubblica in ICT bisogna infine conoscerla nel dettaglio. Nelle scorse
settimane sono circolati diverse stime pi o meno precise di tale spesa. La verit che nessuno
conosce quanto valga esattamente, perch molte PA attribuiscono codici inappropriati in fase di
rendicontazione. Al di la del valore complessivo, ogni attore che ha stimato con periodicit una
componente della spesa per digitalizzare la PA italiana ha registrato negli ultimi anni cali che in
alcuni casi sono stati anche particolarmente marcati.
Oltre ad essere in decrescita, la spesa pubblica in tecnologie digitali sensibilmente inferiore a
quella di altri Paesi europei. sufficiente pensare al caso della sanit. Nel 2014 le strutture sanitarie
pubbliche italiane hanno speso circa 12 euro per ogni abitante per digitalizzarsi, pari alla met di
quanto speso in Francia (circa 20 euro per abitante) e a un terzo di quanto speso nei paesi scandinavi
(oltre 30 euro ad abitante).
Va bene quindi riqualificare, cercando nella razionalizzazione della spesa corrente non produttiva le
risorse per sostenere gli investimenti in ammodernamento tecnologico. Ricordiamoci tuttavia che gi

spendiamo poco e che per attuare vere trasformazioni digitali necessario investire molto pi di
quanto facciamo ora. Oggi esultiamo per dei mancati tagli lineari, ma forse dovremmo tutti
reclamare pi risorse.

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RIFORMA PA
04/12/2015
Luca Attias e Michele Melchionda, Corte dei Conti ()

La tecnologia non la si interpreta, la si fa: per una de-normazione sul digitale

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