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Guardiagrele, 2 giugno 2009

Allora, non è forse questa la sfida che abbiamo voluto affrontare? La


Il tema della marcia di quest’anno sembra riassumere il cammino mia risposta è sì e vi spiego perché guardando indietro.
percorso nei quattro precedenti.
Giunti al quinto anno sembra quasi doveroso fare un primo bilancio.
Pace, solidarietà sociale, corresponsabilità, legalità, dignità sociale, E’ una di quelle scadenze che impone di sostare e capire se siamo
uguaglianza, libertà, diritti della persona: non sono, forse, questi quei sulla strada giusta, se è necessario correggere il tiro, se la città alla
valori ai quali si ispira una comunità che voglia definirsi educante? quale volevamo rivolgerci ha risposto e in che modo, se, infine, è il
caso di lasciar perdere.
L’aspetto, però, che tutti li lega è sicuramente quello della relazione.
Per tentare di darci una risposta e a conferma di quanto detto
Una relazione in un duplice senso. Nel senso di un legame stretto con all’inizio, appare sin troppo chiaro che ogni fiaccolata – collocata al
la festa della Repubblica che celebriamo e nel senso del rapporto tra termine del percorso dei forum – è stata una manifestazione reale di
persone che i vari temi ci hanno suggerito. una comunità che educa e si educa, è stata, per dirla con La Valle
(ospite al convegno dell’AC) una occasione educativa.
(La pace presuppone un certo tipo di rapporto tra persone; così la
corresponsabilità che esige un lavorare e un fare insieme a vantaggio Tutto sta a vedere se l’occasione è stata colta o se, invece, è stata
di altri con i quali comunque si interagisce; e così, ancora, per la lasciata andare, scorrere inutilmente senza trarne una qualche
libertà e per le altre “discipline” di questa scuola di relazioni che oggi suggestione.
è, tutta insieme, al centro della nostra attenzione e della nostra
riflessione al termine di questo cammino). La cosa certa è che è stata sempre e comunque un segno che si
rafforza sempre più per la sua continuità, per il fatto che, anche
Lo stesso camminare, del resto, come ci ripetiamo oggi al termine nonostante l’inclemenza del tempo, si va avanti, si procede, si
della quinta edizione, è una pratica applicazione del fare comunità; è continua a chiamare e ad avere risposte.
esso stesso la metafora di una strada che va necessariamente percorsa
insieme non per il gusto di farlo, non con la cieca convinzione che le Il forum di quest’anno, intitolato proprio al tema dell’educazione,
identità diverse non esistono e, quindi, uno si annulli nell’altro, ma declina e propone il problema in una forma chiarissima; ci parla di un
nella fiduciosa aspettativa che il rispetto dei ruoli o, più progetto educativo condiviso e, quindi, di un progetto educativo che è
semplicemente, della persona possa, quanto prima, costituire la la comunità stessa e ad essa si rivolge.
premessa forte di rapporti veri.
A partire, come ho precisato, dalla relazione.
Si è detto in questi giorni che la verità non è una e per sempre, non è
immutabile e sempre uguale per tutti; si è detto qualcosa di più
attraente: la verità la costruiamo insieme.
Un rapporto che, in qualche modo, è iscritto nella persona stessa, una l’impossibilità di esistere senza uscire da sé e andare incontro, magari
identità chiara che attende solo di essere sollecitata e, finalmente, svuotandosi, all’altro, si rende conto che l’essere con – per dirla con
praticata. Ravelli – diventa parte costitutiva del suo stesso essere e la domanda
“con chi stai?” (nel senso di “insieme a chi stai?”) si confonde con
Riflettiamo solo sul fatto che la persona, ogni persona, non è che quella di chi chiede e si chiede “chi sei?”.
l’effetto di una relazione tra le parti di cui è composta e ogni parte, a
sua volta, è il collegamento tra parti ancora più piccole che la Gli uomini come noi li desideriamo, gli uomini con che fanno della
compongono e così via fino alla particella che noi crediamo più relazione il proprio modo di essere, l’occasione di incontro e di
piccola ma che, forse, non è quella veramente più piccola. scambio con l’altro (a partire da chi gli è più vicino), per esistere
hanno bisogno di una comunità educante che sia alimentata e
Del resto gli studi più recenti dimostrano che la legge fondamentale contraddistinta da un linguaggio forte e robusto che è quello della
della natura è proprio quella della relazione e che, addirittura, esiste testimonianza, di un ascolto non solo teorico del tu, della rinuncia
un meccanismo di base fisiologico – dice Rizzolatti citato da Mancuso all’azione solitaria e all’auto affermazione.
nel suo libro sull’anima – in base al quale la felicità altrui è anche la
propria. Hanno bisogno, in fin dei conti, di fare relazione e, quindi, di fare
comunità; una comunità prodotta non da chi insegna o dirige – dice
Questa è la ragione per la quale alla relazione, di cui siamo fatti, non ancora Ravelli – ma da chi domanda, accoglie, ascolta, accompagna,
si può non rispondere che con la relazione. Se non è così andiamo conforta, quando è necessario.
contro la nostra stessa natura. L’uomo è, infatti, uomo per l’altro
perché egli stesso è il frutto, l’effetto, l’esito di un rapporto fra parti e, La forza di quello che dico – ed è questo l’aspetto che più mi
in fin dei conti, della relazione tra chi lo ha generato e messo al entusiasma – non sta nella persona di chi parla (figuriamoci!) né nelle
mondo. parole e nelle teorie che sembrano ispirarle ma nei fatti.

Ecco perché noi non vogliamo una comunità assente, chiamata solo a Tutto ciò che dico, per chi osserva bene, è la trama sulla quale si
regolare o a stabilire le distanze tra solitudini quotidiane, a collocano tutte le iniziative del forum, pratica e concreta
disciplinare – con una legge innaturale – i rapporti tra paure e dimostrazione di quello che si dice e, al tempo stesso, riferimento per
insicurezze, tra identità che non si incrociano, spesso solo per la paura quello che si fa.
di confondersi e di scoprirsi, tra isole geograficamente vicine ma
sostanzialmente lontane. Pensate un po’ agli incontri sull’educazione promossi dall’Azione
Cattolica, pensate al convegno promosso dall’Editrice La Scuola o
Ecco perché siamo per una comunità nella quale ciascuno, come all’assemblea di sabato scorso per la ricostituzione del gruppo di
singolo e nelle formazioni sociali nelle quali si svolge la sua volontari della protezione civile.
personalità, assume il noi (ce lo ricordava Ciotti tre anni fa) non
come una camicia di forza, ma come occasione di crescita, capisce
Pensate, soprattutto, alla traduzione in carne e ossa di quello che in La prova che c’è una comunità che educa e si educa alla relazione,
quelle riunioni è stato detto: la seconda edizione della manifestazione come ho detto, ci è stata data nelle diverse occasioni del forum. E’
“Insieme…per stare bene”, le numerose occasioni di amicizia tra noi e vero, nelle altre edizioni della marcia abbiamo posto l’accento sul
gli ospiti arrivati da l’Aquila, il gemellaggio con la scuola aquilana e senso diffuso che tinge di nero la storia che viviamo: l’abbiamo detto
la partecipazione al meeting nazionale di Assisi, la celebrazione del quando abbiamo parlato di legalità, l’abbiamo detto lo scorso anno a
ritorno a casa dei corali del Trecento, la manifestazione del prossimo proposito del contrasto che viveva e forse ancora oggi vive la nostra
13 giugno quando Guardiagrele sarà la capitale della musicoterapia, città.
una delle strade più interessanti da noi praticate per l’inclusione dei
diversamente abili. L’esperienza di questi mesi, però, mi porta a guardare ai segnali
positivi di una città sveglia, pronta, che attende solo di essere
Questa è la comunità che si educa alla scuola dell’incontro con l’altro, sollecitata ad assumere sempre più decisamente i tratti di una
della collaborazione per raggiungere un comune risultato, fosse anche comunità.
quello del solo stare insieme, che si riscopre non come somma di
identità sconnesse, ma che fatica per cercare l’altro senza pregiudizio, L’impianto di regole, di sensibilità, di convincimenti, di tensioni
senza idee che restano senza verifiche, senza presunzione di ideali, di valori che vogliamo costruire insieme è, allora, il frutto di un
autosufficienza. lavoro fatto certamente insieme, ma, soprattutto, di uno sforzo che
sappia ispirare l’agire non solo in situazioni di ordinaria
Le iniziative concrete che hanno abitato e abitano i nostri forum , amministrazione, ma anche nelle situazioni di emergenza.
allora, diventano il tentativo – non ancora disperato – di superare la
barbarie del rifiuto del dialogo e della rottura con l’altro per arrivare, E’ in quell’emergenza – se e quando arriverà – che avremo la prova
finalmente, a costruire uno spazio condiviso, abitabile e abitato da che ciò che si è costruito è sempre valido e non può essere
tutti. accantonato proprio in quei frangenti.

Queste occasioni di comunità ci hanno insegnato che la differenza può Non vogliamo essere quelli della regola che fugge e muta di fronte
e deve diventare momento di crescita, situazione di ascolto dell’altro alla difficoltà, ma quelli dei principi costruiti insieme; principi che,
che – per dirla con Bianchi – va colto come è e come si narra e non magari, possono trovare espressioni e declinazioni diverse nelle
come io credo che sia, di fronte al quale ciascuno si apre, non per diverse situazioni ma che restano, sempre e comunque, ispirati al
acquisire informazioni, ma per coglierne il racconto completo. fondamentale valore della relazione tra persone.

Con questo bagaglio vogliamo candidarci a costruire un impianto Questa è, in fin dei conti, la verità di cui ho detto all’inizio: una verità
sempre valido, un tessuto che sia capace di dare risposte in ogni non assoluta, ma che si costruisce giorno per giorno, certamente una
situazione, anche di emergenza. articolazione, un modo di essere dell’ascolto, dell’incontro,
dell’integrazione e dell’inclusione e non certamente dell’arroganza,
dell’autosufficienza, dell’esclusione.
E’, in fondo, lo stile della vita democratica nella quale siamo immersi, Vogliamo tornare ad essere eredi attivi del patrimonio nato dalle
nonostante i segnali negativi che pure dobbiamo imparare a leggere e ceneri della dittatura, coniugando nel tempo presente e in questa città
a indicare per la responsabilità educativa che investe ciascuno. le regole della Costituzione.

La continuità e la immutabilità (seppure con declinazioni e sfumature Vogliamo riscoprire anche nella storia iniziata il 2 giugno di 63 anni
diverse) delle regole fondanti che vogliamo darci guardano ad un fa l’identità di persone che hanno realizzato e compiuto nello scrivere
esempio più grande di noi: guardano al mare del quale, come gocce, la Costituzione lo sforzo di una condivisione, hanno superato la
siamo parte e di cui neanche ci accorgiamo, guardano all’aria nella tentazione di sostituire all’alterità – per dirla ancora con Bianchi –
quale, come minuscole particelle, siamo immersi. l’opera delle proprie mani e del negare l’altro per imporre il proprio
io.
Guardano, poi, al linguaggio denso e corposo delle regole
fondamentali su cui poggia la vita delle nostre istituzioni Vogliamo seguire l’esempio di persone che hanno potuto e saputo dire
democratiche, della nostra comunità, in definitiva; guardano, quindi, una parola vera, profetica, per certi versi, franca, perché affondava le
ad una società fatta di relazioni che per vivere ed esistere (per essere) sue radici non nell’autorità di un principio indimostrato, ma in un
ha bisogno di testimonianza, cioè – per dirla ancora con Ravelli – di vissuto e le hanno rese capaci di dialogare con tutte le persone di ogni
durata nelle persone che la animano, di tempo sedimentato e di vite luogo e di ogni tempo.
investite responsabilmente. Non di uomini in fuga. Di presenze
effimere. Questo vogliamo essere, carne e ossa di quelle regole che la Carta ha
scolpito sulle tavole di una storia spesso dimenticata, ma anche
Guardano, in definitiva, proprio a persone che non erano in fuga, a racconto credibile che costruisce l’identità plurale di una città che
quelli che, conclusa la lotta per la liberazione, consentirono l’approdo cerca e si cerca, che educa e si educa, che ascolta e pratica la cultura
alla forma repubblicana – che è cosa di tutti – e, quindi, alla della relazione come gli eventi del forum hanno dimostrato.
Costituzione.
Per fare questo continueremo a costruire ponti di comunicazione e di
Vogliamo fare nostro lo stile della Resistenza al nazifascismo e a ogni confronto sui quali ognuno sarà chiamato a camminare, proprio come
totalitarismo, vecchio o nuovo, apparente o nascosto, in divisa o in questa sera, con lo stesso impegno e la stessa disponibilità (dove
borghese, con il bastone o con la carota. anche i rapporti di autorità saranno visti e vissuti come rapporti di
servizio).
Vogliamo riappropriarci dello stile che fu della Costituente, dove il
compromesso aveva il senso di una promessa fatta insieme, di una Su questi ponti ognuno si sforzerà di comprendere l’altro e,
regola destinata a durare nel tempo perché costruita insieme e non il soprattutto, di fare verità aprendosi al confronto, alla parola franca,
senso dell’inciucio, dell’inganno, della fregatura, della decisione presa forte, come appena detto, di una vita vissuta, fatta di esperienze
sopra la tua testa. condivise, fatta di mani che si stringono e di sguardi che si incontrano,
di parole dette e ascoltate, di gesti concreti che guardano soprattutto
alle difficoltà e delle povertà, vecchie e nuove.

Questo è quello che avevano in mente i partigiani, i patrioti della


Maiella, i padri costituenti; questo è ciò che nella Costituzione è
scritto e chiede solo di essere letto, questo è l’impegno che vogliamo
assumere.

Per questo, come ogni volta tutti insieme diciamo:

Viva l’Italia! Viva la Repubblica! Viva la Costituzione!

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