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Ecco perché noi non vogliamo una comunità assente, chiamata solo a Tutto ciò che dico, per chi osserva bene, è la trama sulla quale si
regolare o a stabilire le distanze tra solitudini quotidiane, a collocano tutte le iniziative del forum, pratica e concreta
disciplinare – con una legge innaturale – i rapporti tra paure e dimostrazione di quello che si dice e, al tempo stesso, riferimento per
insicurezze, tra identità che non si incrociano, spesso solo per la paura quello che si fa.
di confondersi e di scoprirsi, tra isole geograficamente vicine ma
sostanzialmente lontane. Pensate un po’ agli incontri sull’educazione promossi dall’Azione
Cattolica, pensate al convegno promosso dall’Editrice La Scuola o
Ecco perché siamo per una comunità nella quale ciascuno, come all’assemblea di sabato scorso per la ricostituzione del gruppo di
singolo e nelle formazioni sociali nelle quali si svolge la sua volontari della protezione civile.
personalità, assume il noi (ce lo ricordava Ciotti tre anni fa) non
come una camicia di forza, ma come occasione di crescita, capisce
Pensate, soprattutto, alla traduzione in carne e ossa di quello che in La prova che c’è una comunità che educa e si educa alla relazione,
quelle riunioni è stato detto: la seconda edizione della manifestazione come ho detto, ci è stata data nelle diverse occasioni del forum. E’
“Insieme…per stare bene”, le numerose occasioni di amicizia tra noi e vero, nelle altre edizioni della marcia abbiamo posto l’accento sul
gli ospiti arrivati da l’Aquila, il gemellaggio con la scuola aquilana e senso diffuso che tinge di nero la storia che viviamo: l’abbiamo detto
la partecipazione al meeting nazionale di Assisi, la celebrazione del quando abbiamo parlato di legalità, l’abbiamo detto lo scorso anno a
ritorno a casa dei corali del Trecento, la manifestazione del prossimo proposito del contrasto che viveva e forse ancora oggi vive la nostra
13 giugno quando Guardiagrele sarà la capitale della musicoterapia, città.
una delle strade più interessanti da noi praticate per l’inclusione dei
diversamente abili. L’esperienza di questi mesi, però, mi porta a guardare ai segnali
positivi di una città sveglia, pronta, che attende solo di essere
Questa è la comunità che si educa alla scuola dell’incontro con l’altro, sollecitata ad assumere sempre più decisamente i tratti di una
della collaborazione per raggiungere un comune risultato, fosse anche comunità.
quello del solo stare insieme, che si riscopre non come somma di
identità sconnesse, ma che fatica per cercare l’altro senza pregiudizio, L’impianto di regole, di sensibilità, di convincimenti, di tensioni
senza idee che restano senza verifiche, senza presunzione di ideali, di valori che vogliamo costruire insieme è, allora, il frutto di un
autosufficienza. lavoro fatto certamente insieme, ma, soprattutto, di uno sforzo che
sappia ispirare l’agire non solo in situazioni di ordinaria
Le iniziative concrete che hanno abitato e abitano i nostri forum , amministrazione, ma anche nelle situazioni di emergenza.
allora, diventano il tentativo – non ancora disperato – di superare la
barbarie del rifiuto del dialogo e della rottura con l’altro per arrivare, E’ in quell’emergenza – se e quando arriverà – che avremo la prova
finalmente, a costruire uno spazio condiviso, abitabile e abitato da che ciò che si è costruito è sempre valido e non può essere
tutti. accantonato proprio in quei frangenti.
Queste occasioni di comunità ci hanno insegnato che la differenza può Non vogliamo essere quelli della regola che fugge e muta di fronte
e deve diventare momento di crescita, situazione di ascolto dell’altro alla difficoltà, ma quelli dei principi costruiti insieme; principi che,
che – per dirla con Bianchi – va colto come è e come si narra e non magari, possono trovare espressioni e declinazioni diverse nelle
come io credo che sia, di fronte al quale ciascuno si apre, non per diverse situazioni ma che restano, sempre e comunque, ispirati al
acquisire informazioni, ma per coglierne il racconto completo. fondamentale valore della relazione tra persone.
Con questo bagaglio vogliamo candidarci a costruire un impianto Questa è, in fin dei conti, la verità di cui ho detto all’inizio: una verità
sempre valido, un tessuto che sia capace di dare risposte in ogni non assoluta, ma che si costruisce giorno per giorno, certamente una
situazione, anche di emergenza. articolazione, un modo di essere dell’ascolto, dell’incontro,
dell’integrazione e dell’inclusione e non certamente dell’arroganza,
dell’autosufficienza, dell’esclusione.
E’, in fondo, lo stile della vita democratica nella quale siamo immersi, Vogliamo tornare ad essere eredi attivi del patrimonio nato dalle
nonostante i segnali negativi che pure dobbiamo imparare a leggere e ceneri della dittatura, coniugando nel tempo presente e in questa città
a indicare per la responsabilità educativa che investe ciascuno. le regole della Costituzione.
La continuità e la immutabilità (seppure con declinazioni e sfumature Vogliamo riscoprire anche nella storia iniziata il 2 giugno di 63 anni
diverse) delle regole fondanti che vogliamo darci guardano ad un fa l’identità di persone che hanno realizzato e compiuto nello scrivere
esempio più grande di noi: guardano al mare del quale, come gocce, la Costituzione lo sforzo di una condivisione, hanno superato la
siamo parte e di cui neanche ci accorgiamo, guardano all’aria nella tentazione di sostituire all’alterità – per dirla ancora con Bianchi –
quale, come minuscole particelle, siamo immersi. l’opera delle proprie mani e del negare l’altro per imporre il proprio
io.
Guardano, poi, al linguaggio denso e corposo delle regole
fondamentali su cui poggia la vita delle nostre istituzioni Vogliamo seguire l’esempio di persone che hanno potuto e saputo dire
democratiche, della nostra comunità, in definitiva; guardano, quindi, una parola vera, profetica, per certi versi, franca, perché affondava le
ad una società fatta di relazioni che per vivere ed esistere (per essere) sue radici non nell’autorità di un principio indimostrato, ma in un
ha bisogno di testimonianza, cioè – per dirla ancora con Ravelli – di vissuto e le hanno rese capaci di dialogare con tutte le persone di ogni
durata nelle persone che la animano, di tempo sedimentato e di vite luogo e di ogni tempo.
investite responsabilmente. Non di uomini in fuga. Di presenze
effimere. Questo vogliamo essere, carne e ossa di quelle regole che la Carta ha
scolpito sulle tavole di una storia spesso dimenticata, ma anche
Guardano, in definitiva, proprio a persone che non erano in fuga, a racconto credibile che costruisce l’identità plurale di una città che
quelli che, conclusa la lotta per la liberazione, consentirono l’approdo cerca e si cerca, che educa e si educa, che ascolta e pratica la cultura
alla forma repubblicana – che è cosa di tutti – e, quindi, alla della relazione come gli eventi del forum hanno dimostrato.
Costituzione.
Per fare questo continueremo a costruire ponti di comunicazione e di
Vogliamo fare nostro lo stile della Resistenza al nazifascismo e a ogni confronto sui quali ognuno sarà chiamato a camminare, proprio come
totalitarismo, vecchio o nuovo, apparente o nascosto, in divisa o in questa sera, con lo stesso impegno e la stessa disponibilità (dove
borghese, con il bastone o con la carota. anche i rapporti di autorità saranno visti e vissuti come rapporti di
servizio).
Vogliamo riappropriarci dello stile che fu della Costituente, dove il
compromesso aveva il senso di una promessa fatta insieme, di una Su questi ponti ognuno si sforzerà di comprendere l’altro e,
regola destinata a durare nel tempo perché costruita insieme e non il soprattutto, di fare verità aprendosi al confronto, alla parola franca,
senso dell’inciucio, dell’inganno, della fregatura, della decisione presa forte, come appena detto, di una vita vissuta, fatta di esperienze
sopra la tua testa. condivise, fatta di mani che si stringono e di sguardi che si incontrano,
di parole dette e ascoltate, di gesti concreti che guardano soprattutto
alle difficoltà e delle povertà, vecchie e nuove.