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Amore senza attaccamento

del venerabile Ajahn Sumedho


Ass. Santacittarama, 2009. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Traduzione di Dario Girolami

Riprendiamo questo articolo dal numero di febbraio 1995 delta rivista Buddhism Now, poi in traduzione italiana in Paramita,
numero 58.

QUANDO AVEVO 18 ANNI E ANDAVO ALL'UNIVERSIT, mi innamorai. Feci quest'esperienza


potente. Per la prima volta nella mia vita ero pronto a fare qualsiasi cosa per un'altra persona.
Questo aspetto era molto puro. Ma, all'epoca, essendo diciottenne, non sapevo come
rapportarmi all'esperienza; le mie emozioni erano ancora molto immature e ho finito per essere
possessivo, esigente e geloso. Non c'era saggezza. Pensavo: "Se ho questa donna, se la
posseggo, allora avr questo sentimento tutto il tempo". C'era stato un mistico momento di
non-egoit, ma non ero pronto. Sono caduto nella vecchia abitudine di affermarmi, di
possedere, di essere geloso, rendendomi antipatico e tutt'altro che amabile. Questo accadeva
net 1952.
E' facile classificare tale evento al livello pi basso possibile: solo come desiderio sessuale,
attaccamento, istinto e cos via, liquidandolo in un modo che potrebbe sembrare giustificato.
Ma se adesso rifletto su tali esperienze, non posso affermare che si trattasse solamente di
desiderio sessuale, anche se questo poi venne. Capisco perch l'amore romantico, che viene
sempre raffigurato come unione tra un uomo e una donna, pu essere considerato come un
simbolo religioso. E capisco anche che sorge quando non c' pi l'interesse egoistico. Questa
forse la pi bella e completa esperienza che gli esseri umani possano avere. Ed un'esperienza
mistica. Ma poi dobbiamo vedercela con la nostra natura emotiva che normalmente non
sviluppata.
Gotama il Buddha, il saggio, era un essere umano. Non ha mai preteso di essere una sorta di
divinit. Egli perfezion la sua natura umana. Non divenne superumano, anche se le leggende
e le storie tendono a farlo apparire come tale. Preferisco pensarlo come l'esempio di un essere
umano che ha realizzato la verit ultima, che nutriva un amore incondizionato per tutti gli
esseri. Conoscendo le difficolt della nostra condizione umana, conoscendo quanto possiamo
essere ostinati e stolti, il Buddha ha facto in modo di creare un qualcosa che vive da 2500
anni.
Il nostro maestro in Thailandia, Ajahn Chah, fu per me un'altra figura ispiratrice. Il Buddha
come una leggenda, ma Luang Por Chah [grande padre, in lingua thai] era un essere umano,
che respirava come me. Ora morto, ma per dieci anni ho vissuto in un monastero, con lui. Ho
osservato e contemplate la mia vita e il modo in cui reagivo nei confronti di questo altro essere
umano, Luang Por Chah. E gli sono molto grato per tutto ci. Nutro una profonda gratitudine
nei confronti del Buddha, il Buddha leggendario, dei discepoli che lo hanno seguito, e in
speciale modo del Maestro, persona che nella mia vita mi stata di grande aiuto.

Una donna venne da me una volta e mi disse: "Non posso essere buddhista". Le chiesi:
"Perch?", e lei: "Perch sono troppo attaccata ai miei bambini. Sono attaccata a loro; non
posso rinunciarci". Ma coloro, che amano veramente i loro bambini non sono attaccati a loro.
L'attaccamento indica sempre che si vuole qualcosa. "Ti amo", pu voler dire "voglio qualcosa
in cambio". Sia di essere riamato, sia di ottenere quello che si vuole. Quando si tratta di un
amore condizionato, si cerca sempre di fare una sorta di affare, giusto? Se mi aspetto di essere
rispettato, o che mi si dia qualcosa in cambio, o se chiedo qualcosa, allora vuol dire che c'
attaccamento.
Se invece si amano veramente i propri figli, il proprio marito o la propria moglie, o chiunque
altro con un vero amore incondizionato, non c' attaccamento. O se c', una volta che se ne
diventa consapevoli, bisogna farlo andare via. Una volta che si notato l'attaccamento ed e
sorta l'intenzione di liberarsene che non vuol dire sbarazzarsi dei propri figli si smette di
chiedere e di ricattare e cos via. Ma un qualcosa che parse dall'interno; una rinuncia a
questa infausta pretesa emotiva. Quell'esperienza d'amore che feci a diciotto anni fu
un'esperienza pura, ma c'era anche dell'attaccamento. Ero molto identificato con le emozioni e
molto coinvolto in esse. Naturalmente, non avevo idea di come comportarmi. Di solito si cerca
di fermare le proprie emozioni, di sopprimerle, ci si sente in imbarazzo, si indulge in esse, si
diventa collerici, si cerca di respingerle, o di fuggire. In effetti questa fu l'unica cosa che riuscii
a fare: cercare di fuggirle, evitarle, scappare. Alla fine, per uscirne, mi arruolai in Marina. Lo
scontai per quattro anni! Questo fu un grande errore!
Nella pratica meditativa buddhista, invece, osservando in profondit e riflettendo su come le
cose effettivamente sono, cominciamo a comprendere molti eventi della nostra vita: quando
eravamo giovani, o quando abbiamo fatto esperienze che ci hanno sconcertato o confuso. Fa
confondere l'amare qualcuno e poi agire in modo tale da allontanare questa stessa persona,
facendogli arrivare messaggi sbagliati. Dobbiamo imparare osservando gli effetti di ci che
facciamo, senza criticare, colpevolizzare o indugiare nell'errore, con la volont di imparare
anche dagli sbagli. Questo il modo per apprendere veramente, per valorizzare le nostre
esperienze.

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