Dhyana ci conduce in una realt che non ha niente a che vedere con gli oggetti, le forme, i sentimenti con i quali ci
confrontiamo quotidianamente, perch questi sono - nell'ottica della filosofia indiana - limitazioni, anche se
temporanee, della nostra coscienza che, di per s, non n "buona", n "cattiva", n "vile", n "coraggiosa"...ma
solo espressione individuale di una coscienza universale, cosmica.
I preliminari
...secondo Patanjali
Il passaggio inesprimibile
Pratyahara, Dharana, Dhyana sono quei
percorsi preliminari che, appunto, possono
condurre allo stato di enstasi definito dai
testi come Samadhi.
Ma, da comuni mortali, occupiamoci degli
aspetti che possono essere senz'altro
realizzati con un p di impegno e di buona
volont.
Per sgomberare il campo da equivoci che,
inevitabilmente, ci porterebbero fuori strada
bene chiarirci le idee sul concetto di
meditazione (Dhyana) intesa nel contesto
dello yoga.
Quando non esiste pi attivit discorsiva
della mente, quando la dialettica interna dei
pensieri viene sospesa perch non ci sono
pi pensieri che scorrono e la coscienza
come ripiegata su s stessa, in quel
frangente si realizza lo stato meditativo.