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Nel 44 a.C. , nellidi di marzo del 44, muore Cesare, cosa succede a Roma?
Si apre la stagione della successione di questo personaggio cos ingombrante.
Cesare aveva scritto un testamento che viene letto da un certo Antonio
(esecutore testamentario di Cesare), accanto a quest'ultimo vi era Ottaviano (il
figlio adottivo di Cesare). Ottaviano nel corso di quel periodo (nell'et di
Cesare) aveva gi ingerito alcune funzioni pubbliche. Accanto a questi due
soggetti un terzo, successivamente messo da parte, si chiama Lepido,si
affianc a questi due al momento dell'apertura di quella stagione detta lotta ai
Cesaricidi. Si apr una stagione di caccia al partito che avevano ucciso Cesare.
Cesare era stato ucciso da una minoranza che non condivideva l'idea di un
personaggio nuovo, che avrebbe da un lato ripristinato i valori repubblicani, ma
dallaltra parte li avrebbe superati. Chi voleva un ripristino puro e semplice
della Libera res pubblica non poteva accettare un comportamento del genere. I
Cesaricidi subirono l'ultima loro sconfitta nell'anno 42 a.C. L'anno dopo la morte
di Cesare questa lotta ai Cesaricidi, porta alla creazione di un secondo
triumvirato. Quindi l'esperienza di Cesare viene rinnovata nel 43. Questa volta
per questo triumvirato non ha natura privatistica, bens pubblicistica. Una
legge pubblica del popolo romano che si chiama LEX TITIA investe questi tre
triumviri, cio Ottaviano, Antonio e Lepido, del potere di Rempublicam
constituere, ci vuol dire ricostituire, ripristinare l'ordine repubblicano che era
stato violato, mediante l'attribuzione di tutta una serie di poteri straordinari
(tramite una legge pubblica del popolo romano), volti al ripristino della
situazione costituzionale. Il primo aspetto di questa legge quello
delluccisione dei Cesaricidi, cosa che avvenne subito, perch nel 42 Bruto e
Cassio trovano la morte. Quindi l'anno dopo la morte di Cesare, Roma viene
governata da un triumvirato, cio di tre soggetti titolari di un potere
straordinario. In che posizione costituzionale stanno? Si tratta di una posizione
per noi indecifrabile, nel senso che avendo dei poteri cosi ampi sono soggetti
straripati dalle normali garanzie costituzionali. Quindi si comunque nell'et
repubblicana, ma con tre soggetti titolari a loro volta di un potere straordinario.
Di questi tre il favorito da parte degli organi repubblicani, soprattutto dal
senato, fu Ottaviano. A Ottaviano sempre nell'anno 43 gli venne attribuito un
imperium pro-pretore, quindi come se fosse un pretore che lo pone, da
questo momento, in una posizione costituzionalmente superiore rispetto a
quella di Antonio. Il governo continua ad essere gestito dai tre fino al 38 a.C. ,
perch la legge Titia che aveva creato il triumvirato aveva attribuito questi
poteri di rempublicum constituere per cinque anni. Infatti nel 38 i tre triumviri
si riuniscono di nuovo, perch la legge titia prevedeva che dopo i cinque anni si
dovesse fare una sorta di punto della situazione, quindi scegliere se rinnovare
tali poteri oppure procedere con lo scioglimento del triumvirato e sciogliendosi
sarebbero stati ripristinati i vecchi valori repubblicani. Nel 38 i tre triumviri si
ritrovano a Taranto e stabiliscono un patto che si chiama foedus tarentinum
(una sorta di trattato nel senso costituzionale del termine) di rinnovare questo
triumvirato. Con questo rinnovo a differenza di quello previsto dalla legge Titia
che dava un termine di 5 anni, non viene stabilito un termine ne di inizio ne di
fine del nuovo triumvirato. Quindi si discute se questo foedus tarentinum
sarebbe dovuto concludersi nel 33-32 secondo alcuni, oppure continuare ad
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protettore e lo Stato protetto (si tratta dello Stato conquistato protetto dallo
Stato conquistatore).
Ma nel nostro caso si pu parlare di protettorato? Le difficolt ci sono, perch
mentre gli Stati protettori e protetti sono due Stati diversi territorialmente, nel
caso del Principato Augusteo abbiamo due Stati che coesistono su uno stesso
territorio, quindi per questa ragione e per il fatto che la tesi sul protettorato
qualifica esperienze coloniali, che sono estranee nel periodo romano, la
qualificazione del Principato Auguseto in termini di protettorato deve essere
abbandonata.
E allora come lo possiamo definire il Principato Augusteo? A parte le tesi su
citate ce ne sono state altre, tra le quali quella pi azzeccata quella di
Pietro Cerami, il quale ha definito il Principato Augusteo come un
ordinamento nel quale un organo (il Principe) titolare di una funzione
d'interpretazione autentica degli interessi, dei bisogni e delle necessit
della Libera res publica.
Cosa significa che il Principe titolare di una funzione d'interpretazione
autentica dei bisogni dell'ordinamento repubblicano? Linterpretazione
autentica linterpretazione che da lo stesso Legislatore,
una sorta
d'interpretazione non discrezionale ma di stato (chiusa-ferma) non soggetta a
discussione. Se traiamo quest'immagine della funzione di Augusto potremmo
dire che storicamente l'unico interprete. L'ordinamento repubblicano resta lo
stesso, la novit la presenza di un organo nuovo (Augusto) che interpreta
autenticamente e si trova dentro e fuori l'ordinamento repubblicano. Questa
interpretazione trova una corrispondenza nelle nostre fonti.
Nelle fonti le funzioni di Augusto vengono chiamate vengono in due modi,
vengono qualificate in termini di curatela, cio la funzione di Augusto
nell'ambito dell'ordinamento repubblicano una funzione di cura. Infatti
possiamo dire che la funzione di Augusto una doppia cura:
cura et tutela rei publicae universa
cura legum et morum
La funzione di Augusto, nelle nostre fonti, viene qualificata in un duplice modo,
sotto forma di cura, Augusto un curatore degli organi repubblicani, si prende
cura degli organi repubblicani e lo fa sia sottoforma di cura et tutela rei
publicae universa (cio la cura e la tutela di tutto lo Stato) e sottoforma di cura
legum et morum (le fonti pi antiche del diritto romano sono leges et morum,
quindi l'intervento di Augusto in questo caso un intervento restauratore, cio
ripristinare-restaurare un vecchio ordinamento). Augusto lascia un testamento
politico, che va sotto il nome di Res gestae divi Augusti (del divo2 Augusto).
A pag 123 delle nostre fonti vi l'esempio del vecchio testamento politico di
Augusto. Augusto all'atto di morire,nel 14 d.C., lascia un testamento politico, si
tratta di un racconto delle vicende pi importanti che hanno portato alla
nascita del Principato Augusteo (oggi lo chiameremo memoriale).
Noi lo conosciamo grazie al successore di Augusto, Tiberio il secondo princeps.
Augusto aveva stabilito che questo testamento politico fosse posto di fronte al
suo sepolcro a Roma, i suoi successori disposero una pubblicazione di queste
res gestae in tutte le pi importanti citt dell'impero romano, affinch tutti i
2Perch gli imperatori romani quando morivano venivano divinizzati o dannati, cio cancellati dalla
memoria.
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sudditi di Augusto conoscessero le gesta del loro primo princeps. Queste res
gestae infatti le conosciamo attraverso alcuni monumenta (blocchi di pietra su
cui sono state scritte queste res gestae, ovviamente secondo la lingua parlata
dei luoghi in cui sono state poste queste monumenta).
Fonti: pag. 123
Res Gestae 25.1-2 (parla in prima persona): liberai il mare dai pirati. In quella guerra feci
prigionieri circa trentamila schiavi,che erano fuggiti dai loro padroni ed avevano preso le armi
contro lo Stato, e li consegnai ai loro proprietari perch fossero puniti. L'italia tutta giur
spontaneamente sulle mie parole e mi invoc come duce della guerra, che vinsi ad Azio (questa e la
coniuratio italie e anche delle sue province). Giurarono sulle stesse parole le province della Gallia
e della Spagna, l'Africa, la Sicilia e la Sardegna(queste sono le province occidentali perch quelle
orientali erano di Antonio).
Res Gestae 34.1-3 (in questo cap. 34 le res gestae ci narrano le vicende di quella celebre seduta
senatoria inerente alla traslatio republicae): durante il sesto e il settimo consolato (era stato
console nei 7 anni prima) poi che ebbi posto termine alle guerre civili, avendo riunito in me per
consenso universale ogni supremo potere, traferii la res publicae dalla mia potest alle libere
decisioni del senato e del popolo romano (Augusto i poteri di comando supremo dello stato li
rimette al popolo e al senato). Per questo mio merito venni denominato Augusto per senato
consulto, le porte della mia casa furono ornate pubblicamente di alloro, una corona civica fu
infissa sopra la mia porta e nella curia Giulia fu posto uno scudo d'oro, la cui iscrizione attestava
che il senato e il popolo romano me l'offrivano per il mio valore, la mia clemenza, la mia giustizia
e la mia piet. Dopo d'allora io superai tutti per auctoritas , ma non ebbi alcuna potestas maggiore
degli altri che mi furono anche colleghi nella magistratura.
Attenzione in queste poche parole c' il concetto del Principato Augusteo: Augusto console come
tutti gli atri consoli, ha un potere uguale a tutti gli altri organi repubblicani, non ebbe potestas
maggiore rispetto agli altri colleghi della magistratura,quindi era un organo repubblicano come
tutti gli altri, solamente rispetto agli altri organi repubblicani super tutti per auctoritas, quindi il
potere di Augusto si chiama auctoritas, cio accrescimento, in ricordo dell'auctoritas dei patres
consiste nel promulgare le leggi.
Nel momento in cui Augusto si fa garante, accrescitore, di questi poteri
repubblicani, si trova in una posizione sovraordinata rispetto agli altri organi.
Posizione che viene attribuita nella seduta senatoria del 23 a.C., conosciuta
grazie al racconto di uno storico dellet augustea che si chiama Dione Cassio.
Fonti: pag 125
Cass. Dio 53.32.5 : e perci il senato vot che Augusto fosse perpetuamente tribuno (tribunicia
potestas) e gli diede il privilegio di presentare ad ogni riunione del senato qualsiasi argomento, in
qualunque momento volesse, anche se in quell'epoca egli non era console (quindi questa tribunicia
potestas dava ad Augusto la possibilit di convocare il senato e di presentare al senato delle
proposte che il senato votava. Queste proposte che il Principe presenta al senato si chiamano
horationes in senatu habite ,quindi non sono senatoconsulti, ma sono testi approvati dal Principe
e semplicemente ratificati dal senato. A partire da questo periodo si pu iniziare a notare il
superamento dei poteri repubblicani,ovviamente i senatoconsulti non vengono cancellati, ma
comunque si viene a notare il carattere invasivo del Principe). Gli permisero altres di essere
titolare una volta per tutte e perpetuamente del proconsolato, cosicch egli non doveva deporlo
superando il pomerio n averlo rinnovato nuovamente. E gli diedero nei territori soggetti in ogni
caso superiore a quella del governatore.
Augusto nel 14 d.C. muore, cosa succede? Tutti quei poteri erano stati attribuiti
ad Augusto personalmente, esiste una legge di successione al trono in diritto
romano? Come funzionava la successione? Come viene scelto il successore di
Augusto? La regola generale che in diritto romano pubblico non esiste una
regola alla successione, ma si applicano di volta in volta, vari criteri che
regolano la successione al trono, ad esempio l'adozione in vita, cio il
Principe adotta colui il quale ritiene possa essere il suo successore, perch ne
riconosce delle capacit di comando, ne fa suo figlio e lo affianca a s mentre
ancora in vita, lasciandogli il potere dopo la morte. Cosi era avvenuto con
Ottaviano figlio adottivo di Cesare,cos avviene anche per Tiberio il quale viene
adottato in vita da Augusto come successore al trono. A volte non si arrivava
all'adozione, ma si affiancava soltanto al potere. Altre volte ancora si
determinavano alcune dinastie, il potere si trasmetteva da padre in figli,
questo ci fa capire come nella storia dellimpero romano abbiamo alcune
casate, come ad esempio quella dei Flavi o quella degli Antonimi. Altro criterio
di successione al trono quello dell'acclamazione militare, il generale che
aveva l'esercito pi potente che consentiva l'acclamazione dellimperatore, non
si ci poteva ritorcere contro cos acquisiva il potere e attua l'azione
dell'esercito, cos sal al trono Vespasiano. Nell'anno 64 c'erano 4 pretendenti al
trono, tutti e 4 vengono nominati imperatori romani (Galba, Otone, Vitellio e
Vespasiano) nell'anno 64 la carica suprema vuota e 4 generali si fanno
nominare imperatori. Vespasiano vince gli altri 3 e si fa nominare imperatore.
Come viene distinto un imperatore usurpatore rispetto ad un imperatore
legittimo? Vi un provvedimento che legittima il potere degli imperatori romani
e che si chiama lex de imperio, gli imperatori legittimi a prescindere dai
criteri sulla base dei quali vengono scelti, erano solamente quelli destinatari di
una legge che si chiama lex de imperio, con la quale il popolo (lex del popolo
approvata dal senato) conferisce formalmente i poteri al Principe, allo steso
modo in cui nel 27-23, soprattutto nel 23, il senato aveva attribuito i poteri ad
Augusto. Quindi questa attribuzione di poteri fatta ad Augusto fu la prima, ma
per i successori di Augusto, quelli legittimi, intervenne un provvedimento
legislativo con cui venivano attribuiti questi poteri espressamente agli
imperatori. Fortunatamente c pervenuta una di queste lex de imperio, in
modo particolare quella con la quale venne attribuito l'imperium a Vespasiano,
che fu quello che tra i 4 fu riconosciuto dal senato. Nelle nostre fonti troviamo
questa legge, la lex quae dicitur de imperio Vespasiani, innanzitutto si
tratta di una legge,da un punto di vista formale ci che importante sta nel
fatto che si tratta di una legge pubblica del popolo romano. Come sappiamo la
legge pubblica del popolo romano si distingueva in tre parti, praescriptio,
rogatio, sanctio. Questa legge in realt consisteva di due tavole, a noi
pervenuta soltanto la seconda tavola, la prima andata persa, quindi non
abbiamo la praescriptio della legge e manca anche la prima parte della rogatio,
mentre la seconda tavola a noi pervenuta e contiene la maggior parte della
rogatio e la sanctio. Questo testo ha una sua importanza ed stato scoperto
nel 1347 da Cola di Rienzo, si scopr che il Papa di quegli anni diceva messa a
Roma su un altare di bronzo, questo sopra era liscio, mentre sotto era scritto,
Cola legge il contenuto di questa scrittura e si accorge che si tratta del
contenuto di una legge romana con la quale venivano attribuiti poteri agli
imperatori romani. Il Papa dice messa su quella tavola per affermare la
supremazia del potere della Chiesa nei confronti dell'impero. Questa tavola
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detto prima, il Principe aveva una funzione duplice: sia quella di presiedere il
senatoche emetteva i senatoconsulti, inoltre la sua orazione diventata horatio
in senatu habite.
3 clausola : che quando il senato sia convocato per sua volont, iniziativa, ordine o da un suo
rappresentante o da lui personalmente, tutto quanto sia deciso e si consideri come valido, come se
lassemblea sia stata convocata e tenuta conformemente alla legge
Conferisce il potere di convocare il senato irritualmente, quindi vi un
superamento dellordinamento repubblicano.
4 clausola: che chiunque aspiri ad una magistratura, comportante la potest o l'imperio, o ad una
qualsiasi altra carica, e sia stato da lui raccomandato al senato ed al popolo romano, od abbia da lui
ottenuto il suffragio o la promessa del suffragio, sia preso in considerazione da quei comizi al di
fuori della procedura ordinaria
Nella traduzione in latino bisogna segnare questi due termini commendaverit
quibusque suffragationem. La quarta clausola della lex de imperio attribuisce
al Pincipe questi due poteri: commendatio e suffragatio dei magistrati. Nel
corso dell'et del Principato le magistrature continuano ad essere elette, per
questa legge de imperio attribuisce al Pincipe una sorta d'intervento nella
scelta dei candidati. Mentre nel corso dell'et repubblicana i candidati erano
liberi, con il Principato questa libert non viene pi concessa, perch i candidati
possono essere scelti sulla base di due poteri che fanno capo al Principe e al
senato, al Principe viene attribuito un doppio potere, cio quello della
suffragatio (semplice appoggio elettorale) e della commentatio (scelta
materiale del candidato), questi poteri si accompagnano a quelli del senato,
perch met dei candidati sono eletti dal principe sulla base di questi due
poteri, l'altra met viene scelta dal senato, mediante un altro potere che si
chiama destinatio. Questo potere viene attribuito al senato con una legge
pubblica del popolo romano, questa legge si chiama legge Valeria, fatta
approvare da Augusto nellanno 5 d.C.,
che stabiliva un meccanismo
conosciuto
come
destinatio
magistratus.
Quest'ultima
consiste
nell'attribuzione al senato del potere di scelta dell'altra met dei candidati
magistrati rispetto a quelli gi scelti dal Principe. Come fa il senato a scegliere
questi altri candidati? Perch questo potere si chiama destinatio? Viene cos
denominato perch all'interno delle centurie del Comizio Censurato vengono
sorteggiate 20 centurie di senatori. Quindi la legge Valeria attribuisce il potere
di sorteggiare 20 centurie, 20 in ricordo dei figli di Augusto e degli altri
imperatori. Quindi 20 centurie destinatrici formate dai senatori hanno il
compito di destinare l'altra met dei magistrati non scelti dal Principe, come
vengono destinati?
Vengono scelti e presentati al comizio. Il comizio nell'et del Principato
continua ad eleggere i magistrati, ma chi sono questi magistrati? Quelli scelti
dal Principe e dal senato,quindi il potere del comizio di scegliere i magistrati
viene svuotato, perch si perde il principio della libera candidabilit. Questo
lesempio pi chiaro di come nellet del Principato la forma quella
repubblicana, ma poi nella sostanza tutto muta.
5 clausola:che sia lecito, secondo quanto egli riterr utile allo Stato, far retrocedere e far
avanzare i confini del pomerio, cos come fu lecito a Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico
Augusto ha anche il potere di avanzare e limitare i confini del pomerio.
6 clausola :che egli abbia il diritto ed il potere di fare tutto ci che riterr utile allo Stato ed alla
solennit delle cose divine ed umane, pubbliche o private,come fu concesso al divino Augusto, a
Tiberio Giulio Cesare Augusto, a Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico
Questa clausola attribuisce i poteri pi importanti ad Augusto. In questa sesta
clausola si vuole fondare il potere dei principi romani di emettere costituzioni
imperiali. Che cosa sono le costituzioni imperiali? Sono tutti quei
provvedimenti con il quale il Principe richiede di riformare l'ordinamento nelle
parti e nelle modalit che egli ritiene necessario. Il Principe ha un potere
fondato sulla legge de imperio d'intervenire personalmente a riformare
l'ordinamento nel senso che egli riterr pi utile. Come avviene la riforma? Per
mezzo di provvedimenti provenienti dalla stessa sua volont, chiamati appunto
costituzioni imperiali.
7clausola: che limperatore Cesare Vespasiano sia dispensato dallosservanza di quelle leggi e di
quei plebisciti, dalla cui osservanza furono dispensati il divino Augusto, Tiberio Giulio Cesare
Augusto, a Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico; e che tutto quello che fu lecito fare, in
base ad una qualsiasi, al divino Augusto, a Tiberio Giulio Cesare Augusto, a Tiberio Claudio
Cesare Augusto Germanico, tutto ci sa lecito fare anche allimperatore Cesare Vespasiano
Augusto
relativa alla solutio legibus
8 clausola:che tutti gli atti, fatti, decreti, ordini,posti in essere dallimperatore Cesare Vespasiano
Augusto, o dietro suo ordine o mandato da chiunque altro, prima di questa legge siano considerati
come validi e ratificati, come se fossero stati posti in essere per ordine del popolo o della plebe
una clausola di ratifica degli atti precedenti alla lex de imperio vespasiani.
Clausola sanzionatoria (sanctio): se qualcuno, in conformit a questa legge, abbia fatto o far
qualcosa di contrario a leggi, plebisciti, senatoconsulti, oppure, sempre in conformit a questa
legge, non far ci che avrebbe dovuto fare in forza di leggi, plebisciti, senatoconsulti, ci non gli
sia danno; n egli debba versare per questo motivo alcuna somma al popolo, n contro di lui per
questo fatto ci sia una qualche azione o giudizio, n alcun (magistrato) consenta che si agisca
davanti a lui sempre per questo fatto.
Questa sanctio non sanziona un comportamento, ma siccome le leggi
pubbliche del popolo romano non venivano abrogate, ma cadevano in
quiescenza, permette una sorta di salva condotto, cio chi segue questa legge
e viola le leggi precedenti, che in quanto ancora in vigore potrebbero
sanzionare quel comportamento, non viene punito.
Fonti: pag 130
Res gestae 6.1 (curator legum et morum): nonostante il senato e il popolo romano fossero
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daccordo che io, da solo e con la massima potestas, fossi nominato curatore delle leggi e dei
costumi, io non volli ricoprire alcuna magistratura in contrasto con i mores maiorum.
Augusto da un lato non vuole turbare lordinamento, ma dallaltro lato lo fa.
Lo stesso tipo di atteggiamento lo ritroviamo in un altro passo.
Fonti: pag 131
Res gestae 5.1,3: non accettai la dittatura offertami, sia in mia assenza, sia in mia presenza, dal
popolo e dal senato, durante il consolato di M.Marcello e L. Arrunzio. Non accettai neppure il
consolato, che allora mi era stato offerto annuo ed a vita.
Cerca di evitare di porsi come un organo che contrasta con un ordinamento che gi cera, per allo
stesso momento il suo potere determina un superamento della stessa realt costituzionale romana.
Brevissimo excursus storico.
Il Principato si distingue in 3 grandi periodi, fino ad ora abbiamo parlato del
Primo Principato,quello di Augusto, Tiberio, Vespasiano (I sec d.C.). Ma di
Principato ce ne sono almeno 3.
Primo Principato (27 a.C.- 117 d.C.)
viene chiamato Principato Augusteo, dal nome del primo Principe. In questo
senso non si intende tanto il simbolo Augusto, quanto il fatto che pure i suoi
successori hanno proseguito nella stessa ottica augustea, cio quella di
mantenere il potere e gli organi repubblicani salvi e di stare ai margini di
questo ordinamento repubblicano, almeno sulla carta, mantenendolo vivo,
anche se poi sarebbero intervenuti in maniera forte. Esempio di questo
atteggiamento dei principi nel Primo Principato: il celebre panegirico di Plinio a
Traiano. Traiano era un Principe romano, Plinio scrive un panegirico al suo
amico Traiano, in cui dice a Traiano: tu sei Principe, per tu stesso dichiari di
essere sottoposto alle leggi del popolo (rapporto di derivazione del Principe
dal popolo, cos come nella leges de imperio che delega al Principe dei poteri).
Addirittura Traiano ritiene di essere sottoposto alle leggi dello Stato, poich il
Principe un servitore dello Stato, ma con poteri molto forti, che nella sostanza
superano gli organi costituzionali, ma almeno sulla carta cercano di rispettarli.
Tanto vero che la legge che attribuisce potere ai principi ed essi si ritengono
sottoposti alla legge. Ma questo atteggiamento durer fino allet degli
Antonini.
Secondo Principato ( 117-196 d.C.)
Con gli Antonini inizia il Secondo Principato, in particolare nellanno 117 d.C.
con limperatore Adriano e dura fino agli inizi de 200 d.C. quando finisce la
dinastia degli Antonini (intorno al 196), quando inizia una terza fase del
Principato con i Severi nei primi anni 200 d.C. Il Principe interviene in maniera
pesante nella riforma dellordinamento, vengono create strutture organizzative
nuove, simili a quelle che erano state preventivate da Cesare e che
determinano il tessuto connettivo del Principato.
Terzo Principato
Questo fino allet dei Severi che dura fino al 235, anno della morte dellultimo
imperatore romano severo. Let dei Severi rappresenta lapogeo romano,
Roma ha la sua massima espansione, gli imperatori esautorano definitivamente
lordinamento repubblicano. Non residua pi alcuna traccia della libera res
publica, gli imperatori sono titolari ormai di tutti i poteri, lunico ordinamento
presente quello nuovo, quello del Principato.
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funzionario
I caratteri delle magistrature sono:
imperiale.
3 NOTA BENE: il prof. ogni tanto sbaglier,ma dobbiamo sapere che in diritto
romano si chiamano principi fino allimperatore Aureliano,che stato il
primo,nel 270 d.C.,a farsi chiamare imperator, dopo il 270 si faranno chiamare
imperatori. Quindi quando noi parliamo di Augusto come il primo imperatore
romano per capirci,ma non esattamente corretto, una terminologia non
tecnico-giuridica.
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I FUNZIONARI
A libellis
praetorio
PRAEFECTI
Ab epistulis
annonae
urbi
vigilum
SCRINIA
A cognitionibus
A memoriae
rationes
PROCURATORES
provinciae
A rationibus
viae
CURATORES
aquae
aedes
ludorum
Discorso simile pu essere fatto per il prefectus urbi. Ricorda il nome di una
delle prime cariche dellet del regnum,che fu proprio quella del prefectus
urbi,competente,in et del regnum,a svolgere funzioni di ausilio al rex in tutte
quelle circostanze in cui il rex era fuori da Roma. Anche nel corso dellet del
principato viene recuperato come carica e per certi versi recupera in parte le
funzioni di carattere amministrativo che erano state proprio del pretore
urbano,il quale ormai nel corso dellet del principato ha solo funzioni di natura
giurisdizionale. Quindi il prefectus urbi ha una funzione di controllo allinterno
della citt,controllo innanzitutto di natura criminale,egli competente a
conoscere per i crimini che si verificano dentro Roma ed entro 100 miglia dal
pomerium,ha competenze quindi limitate sul territorio della citt. Sono
funzionari nuovi che sono competenti in relazione ad una sistema processuale
a sua volta nuovo,quello delle cognitiones extra ordinem e svolgono tutta una
serie di funzioni di controllo allinterno della citt per tutto quello che riguarda
attivit di polizia,di controllo notturno,di controllo alla materia dei costumi,ecc.
quindi una sorta di organo amministrativo con competenze limitate
allinterno dellurbe.
Questi si accompagnano ad altri 2 prefetti che sono quello dellannona e quello
vigilum. Il praefectus vigilum ha funzioni di controllo soprattutto sullordine
pubblico e in particolare sullo stato degli incendi,i suoi antenati sono i tresviri
capitales o notturni,i quali avevano la funzione di controllo,pure di notte, che
Roma non prendesse fuoco. Ecco il prefectus vigilum ha pure la funzione di
controllo delle corti dei vigili e appunto erano deputati,in quanto vigili del
fuoco,in modo particolare ad assicurare un corretto andamento dellordine
pubblico.
Del tutto nuova invece la carica del prefectus annonae. Erano degli organi
che svolgevano delle funzioni di controllo dellapprovvigionamento alimentare
di Roma,in particolar modo quello relativo al grano(che fossero pieni i granai
della citt,perch,fallite tutte le proposte di riforma agraria fu tipico della
qualifica di cives romani quello di potere godere di una o pi frumentationes
annuali,cio il potere di godere di una distribuzione gratuita di cibo che
assicurava ai romani una sussistenza). Chi deve soprasiedere al controllo
delleffettiva consistenza dellannona sono proprio questi prefetti annonae.
I PROCURATORES. Innanzitutto il termine procurator (procuratore per noi
oggi) fa riferimento ad un semplice rappresentante,quindi ha funzione di
rappresentanza. La sua attivit si esplica innanzitutto nel campo delle
provincie.
Noi le province le abbiamo lasciate in et repubblicana come distinte in
abbiamo trattato la lex de imperio Vespasiano)erano prefetti del pretorio
generale dellesercito,che erano proprio a capo di interi eserciti e si facevano
nominare direttamente imperatori. A dirci che sono usurpatori e non imperatori
legittimi la lex de imperio,perch per loro questultima non intervenuta,
intervenuta solo per Vespasiano,unico principe,quellanno(74 d.C.) e per gli
anni successivi,riconosciuto dal senato.
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vicesima manumissionum
AERARIUM
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SATURNI
stipendium
bona vacantia+caduca
AERARIUM
venalium
centesima
rrum
MILITARE
vicesima hereditatum
patrimonium
Principis
tributum
FISCUS
CAESARIS
dazi doganali
Res privata
Principis
il
FISCUS
CAESARIS,cio
una
cassa
dellimperatore,che fa capo non allo Stato,non allo scrinium a rationibus(poi lo
diventer pure),ma originariamente bastava la persona del principe. In modo
particolare nel fiscus Caesaris si distinguono il patrimonium principis dalla
res privata principis. Il primo viene considerato proprio come una sorta di
patrimonio della corona,cio dei beni della corona,beni che fanno parte
appunto del principe(la domus aurea per es.) e che si trasmettono al
successore(la residenza,alcuni dei c.d. horti Sallustiani,che esistono ancora
nella citt del Vaticano,erano dei giardini imperiali che non erano proprio di un
imperatore piuttosto che di un altro,erano di tutti gli imperatori,che si
trasmettevano naturalmente ai successori e cos per tutta una serie di
monili,suppellettili,schiavi,ecc. che facevano parte della corona,quindi a
prescindere dallimperatore).
Diversa poi dal patrimonium principis la RES PRIVATA PRINCIPIS,cio il
patrimonio del singolo imperatore,che naturalmente era suo proprio e che se lo
portava in dote quando diventava imperatore,quindi creava dei proventi i quali
anche loro andavano a confluire nel fiscus Caesaris.
Distinto in questo modo il fiscus Caesaris nel corso dellet dellimpero viene
alimentato da 2 imposte fondamentali,che sono:
1. quella pagata dalle province imperiali,che si chiama tributum e che la
stessa cosa dello stipendium,cio unimposta fondiaria la cui aliquota
dipende dallestensione di un fondo che viene pagata da parte dei sudditi
questa volta non delle province senatorie ma delle province imperiali;
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romano o da egiziano? uno scontro di diritto che viene nella dottrina moderna
viene identificato come uno scontro tra una sorta di diritto ufficiale,che quello
che era il diritto ufficiale dello Stato e il cui nome tedesco REICHSRECHT
(cio diritto ufficiale dellimpero) e i diritti locali,delle singole consuetudini che
erano quelle del popolo e di cui tutti i sudditi si servivano fino al giorno prima
dellestensione della cittadinanza romana,e che si chiama VOLKSRECHT(cio
diritto del popolo),ma non che diventano cittadini ROMANI solo
formalmente,ci diventato anche con il nome. Per esempio ai nuovi nati verr
attribuito un prenomen nuovo,verranno chiamati aureli. Questo diritto del
popolo era proprio quelli di cui si servivano i provinciali prima dellanno 212 e
che continuano ad utilizzare anche dopo. valido? Non valido? Che rapporto
ha con il diritto fiscale?
E qua ci sono una congerie di tesi e di teorie(di cui il prof. non vuole
appesantirci basta che sappiamo dellesistenza del problema,cio dopo il 212 la
concessione della cittadinanza crea quindi un confronto,che secondo alcuni
autori fu uno scontro,tra il diritto ufficiale e il diritto locale,quindi alcuni autori
ricostruiscono questo scontro come una vera e propria battaglia che il diritto
ufficiale port nei confronti dei diritti locali nel tentativo appunto di combattere
parti illecite(per esempio sposare una sorella). Questa una tesi sostenuta da
Mitteis. Secondo altri autori invece questi nuovi cives e questo diritto locale
venne inglobato nel diritto ufficiale di Roma,naturalmente vero che cerano
degli istituti che il diritto romano rigett,ma ci sono degli istituti di diritto
locale,greci per esempio,che i romani recepirono(es. i beni parafernali,da
parapherna,che altro non che la dote greca che i romani dopo il 212
acquisiscono nel loro diritto,perch i greci non avevano lidea della dote come
lavevano i romani,cio un bene che il marito acquistava in propriet dei beni
della moglie ed entrava nei beni del marito,ma la dote restava di disponibilit
della moglie durante il matrimonio e questo era greco,ma i romani lo
recepirono).Allora ci significa che il diritto ufficiale non combatte il diritto
locale,ma lo recepisce. quello che sostiene un altro filosofo tedesco che si
chiama Schonbauer,il quale sostiene che non vero che i vecchi cittadini
hanno perso la loro cittadinanza,ma lhanno sommata a quella romana,quindi
restano vecchi e nuovi,mantengono il loro vecchio diritto e nei limiti in cui
questo vecchio diritto locale ancora si pu utilizzare continua ad essere
utilizzato e addirittura in certi casi recepito dal diritto romano. Siamo alla fine
dellevoluzione della storia del diritto romano,quindi si tratt di un fenomeno
sociale che riguarda la tarda et classica.
N.B.
Si rinvia al libro per tutto quello che non stato detto.
LO STUDIO DEL DIRITTO DI ET CLASSICA
Noi studiamo il diritto romano perch ci sono stati dei giuristi classici che hanno
scritto delle opere,le quali sono arrivate fino a noi attraverso Giustiniano.
Noi imposteremo questo studio del diritto di et classica direttamente dallo
28
responsis prudentium.
Traduzione:
Il diritto del popolo romano composto da leggi, plebisciti, senatoconsulti,
costituzioni dei principi, editti di coloro che hanno il potere di emanarli,
responsi dei giuristi.
Cio Gaio nel presentare il suo manuale di istituzioni di diritto romano premette
in cosa constino i iura populi romani .
Dobbiamo sottolineare 2 cose principali:innanzitutto il fatto che Gaio non parla
di ius romanum,ma di iura populi romani,perch il diritto romano nel corso
dellet repubblicana e classica non unico,ma sono tanti ordinamenti tra loro
connessi:c un vecchio ordinamento che si chiama ius civile,che viene
affiancato da un ordinamento volto a subirlo,che il ius honorarium;c il ius
gentium e a partire dall' et del principato c' anche un ius novum o
extraordinarium,cio un diritto nuovo che nasce dalla pratica processuale
extra ordinem, tutto un complesso di diritto che viene fuori dalla pratica dei
processi condotti extra ordinem,secondo regole che creano un sistema di diritto
nuovo che tipico dellet del principato.
Siamo ancora nel periodo del II principato nel quale la legittimazione o il
riferimento del diritto sempre fatto al popolo romano. Sar solo nellet dei
Severi che il popolo non verr pi nemmeno preso in considerazione,ma ancora
nel I e nel II principato lidea quella di un principato come forma di
restaurazione della res publica,ecco quindi che subito il diritto del popolo
romano,non ancora un sistema di sudditi come quello dei Severi e che si avr
dopo la constitutio antoniniana, ancora un sistema ci cives e di
provinciali,peregrini,che si avvalgono di un diritto,come vedremo in modo
particolare per Gaio,che tende ad avvicinarsi al diritto di et repubblicana,cio
con tutte le caratteristiche di un sistema di partes iuris,cio di parti tutte poste
sullo stesso piano che concorrono alla formazione di un complesso pi
unitario,per questa prospettiva tipicamente repubblicana inizia gradualmente
ad essere onerosa,infatti Gaio nell' introdurre la presentazione delle fonti del
diritto romano(che sono fonti di cognizione) ci dice: <<Constant autem iura
populi romani ex []>>,questo ex evidentemente inizia a fare percepire
un'alterit della fonte rispetto al diritto prodotto. Cio noi abbiamo detto che di
fonti di produzione si pu parlare solo in un sistema normativo,in cui la fonte
qualcosa di diverso rispetto al diritto prodotto dalla fonte e questo rapporto di
derivazione nel corso dellet repubblicana non c,perch fonte e diritto sono
la stessa cosa e stanno tutte sullo stesso piano. Nel tempo di Gaio questo
diritto di et classica(quello del I e II secolo) vale ancora,ma tende ad essere
superato (lo vediamo gi dal modo stesso in cui Gaio scrive,cio non dice iura
populi romani constant in,cos si esprime Cicerone in et repubblicana,ma
dice constant ex ,cio vengono da . Inizia nella mente dei giuristi romani a
porsi quella prospettiva di derivazione,tant che di li a poco,un secolo dopo,
un giurista che si chiama Papiniano parler espressamente di venire ex,cio
di venire da fuori e quindi appunto di vere fonti di produzione di diritto come le
intendiamo noi oggi. Questo ponte di passaggio tra la pars iuris,tipicamente
repubblicana(tessera di un mosaico)e la fonte del diritto venire ex(di cui parla
31
Con la legge Giulia cos si dispone: A coloro che sono o diventeranno senatori,
ai loro figli,ai loro nipoti e pronipoti nati dal figlio, fatto divieto di promettersi
in matrimonio o di sposarsi scientemente e fraudolentemente con una
libertina o con colei che abbia esercitato, o il cui padre o la cui madre abbiano
esercitato il mestiere di attore. Anche alla figlia di un senatore, alla nipote
nata da un figlio, alla pronipote nata da un nipote, a sua volta nato da un
figlio, fatto divieto di promettersi in matrimonio o di sposarsi scientemente e
fraudolentemente con un libertino o con colui che abbia esercitato, o il cui
padre o la cui madre abbiano esercitato il mestiere di attore; cos come fatto
divieto a costoro di promettersi in matrimonio o di sposarsi scientemente e
fraudolentemente con la figlia di un senatore.
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Con una legge proposta da Gaio Cesare13 stata istituita una pena pecuniaria
contro coloro che dolosamente abbiano spostato i cippi di confine dalla loro
posizione o i confini stessi [...]. Con unaltra legge agraria,proposta dal divino
Nerva, stato stabilito che se il fatto sia stato compiuto dolosamente ed
allinsaputa del padrone da uno schiavo o da una schiava,la pena sia quella
capitale, salvo che il padrone o la padrona preferiscano pagare una multa.
Traduzione:
4. Il senatoconsulto ci che il Senato comanda e stabilisce e che tiene, in
quanto tale, luogo di legge, quantunque la cosa sia stata discussa.
Questa solo una parte di un editto con cui Augusto informa gli abitanti di
questa provincia,la Cirenaica, dell' esistenza di un senatus consultum emesso
durante lanno del consolato di un certo Gaio Calvisio. Questo senatoconsulto
Calvisiano infatti, che si data nell' anno 4 a.C. il senatoconsulto con il quale
viene delegato al senato stesso tutta una serie di competenze di natura
giurisdizionale,che vengono conosciute sottoforma di cognitio senatoria.
La cognitio senatoria,cio le competenze di natura giurisdizionale del
senato,nascono nel 4 a.C. grazie al senatoconsulto Calvisiano,contenuto negli
editti di Cirene.
15 Il suo potere viene identificato in ottica tipicamente repubblicana.
16 Si chiama senatoconsulto Calvisiano perch quellanno il console era questo
Gaio Calvisio.
37
della cognitio
competenze
38
Traduzione:
5. La costituzione del principe ci che limperatore stabilisce con
decreto,
oppure editto, o lettera, n mai si dubit che ci tenga luogo di legge,
dal
momento che lo stesso imperatore riceve il potere per mezzo di una legge.
giurisdizionali e tra loro ovviamente il principe. Fin dai tempi di augusto esiste
un tribunale imperiale che giudica extra ordinem per tutti quei comportamenti
sia pubblici che privati che non trovano tutela nelle vecchie forme processuali(il
processo formulare per il processo privato,quaestiones pubbliche per il
processo pubblico) e le sentenze emesse in questi processi si chiamano
decreta. Sono costituzioni imperiali e,anche qua come per le epistole,certo la
sentenza si rivolge al caso singolo e quindi ha un valore normativo
direttamente nei confronti delle parti del processo,nei confronti delle quali fa
stato,ma il principio di diritto contenuto nella sentenza pu naturalmente avere
un effetto come precedente per i casi successivi.Quindi le costituzioni
statistiche fanno stato per i casi di specie in relazione ai quali sono stati
emanati e valgono come exemplum,come precedente,per i casi diversi rispetto
a quelli per i quali sono state emanate(questo vale sia le epistole che per i
decreta).
La scorsa lezione abbiamo iniziato a studiare il tema delle costituzioni imperiali
avvalendoci del riferimento al manuale delle Istituzioni di Gaio, in apertura del
suo manuale infatti, questo giurista del II secolo, premette un sistema di fonti
del diritto romano. Innanzitutto questa elencazione delle fonti del diritto si
allontana da quella dellet repubblicana perch inizia ad intravedersi la
prospettiva di derivazione istiologica del ius dalle sue fonti, che si evince dal
verbo constare ex che apre questo catalogo, tuttavia si tratta sempre di un
sistema aperto, infatti le fonti non sono organizzate gerarchicamente.
Addirittura la prima delle fonti elencate una legge, cio la legge dellet
repubblicana, la legge pubblica del popolo romano che una fonte non pi
attiva, perch lultima legge risale al tempo di Nerva, circa 100 anni prima del
tempo in cui vive Gaio. Quindi tutte le fonti di cui stiamo parlando sono ancora
nella prospettiva di Gaio (giurista del II secolo d.C.) poste tutte sullo stesso
piano, non c una classificazione gerarchica, una classificazione gerarchica si
potr fare solo in et post classica studiando il codice teodosiano. In questa
elencazione della legge nulla di diverso da quello che abbiamo detto nelle
scorse lezioni, semplicemente qualche osservazione sulle costituzioni imperiali.
Le costituzioni imperiali vengono elencate da Gaio in unottica che quella di
un giurista di II secolo d.C., questottica caratterizzata dal fatto che il
fondamento del potere normativo del Principe viene ancora individuato nella
legge dimperio. Infatti quando Gaio ci dice che le costituzioni imperiali hanno
valore di legge poich lo stesso imperatore prende il suo imperium per legge,
non fa altro che fondare il potere normativo del Principe su una fonte esterna di
legittimazione che la lex de imperio vespasiani.
Questa prospettiva antoniniana non lunica, esiste unaltra prospettiva che
ritroviamo nelle nostre fonti, dove non a caso sono riportati 2 passi uno di Gaio
(Gai 1.5) in cui si ricorda che le costituzioni imperiali hanno un fondamento
nella legge de imperio e un passo tratto dal Digesto del giurista Ulpiano
(D.1.4.1 Ulp.1 inst) che dice che il fondamento dei poteri del Principe cambia,
non pi la legge de imperio, ma le costituzioni imperiali esistono poich tutto
ci che piace al Principe ha valore di legge. Nel momento in cui il popolo gli
conferisce il potere, si spoglia di questo potere che viene attribuito in toto al
Principe, il Principe quindi che pone in essere le costituzioni imperiali sulla
base della sua volont e senza doverne rispondere a nessuno. Nel corso di un
42
generale e nelle fonti sono conosciuti anche come leges generales, cio leggi
che si rivolgono nei confronti di tutti i sudditi. Iniziano con linizio del Principato,
Augusto emette editti, uno suoi editti da ricordare con particolare attenzione
sono gli Editti di Cirene, che abbiamo incontrato quando abbiamo studiato la
natura giuridica del principato augusteo, era la tesi che aveva sostenuto
Mommsen per dire che il Principato era un regno di 2: limperatore sulle
province imperiali, il senato sulle province senatorie.
Abbiamo ribattuto a questa tesi diatrica di Mommsen dicendo che non vero
che il Principe ha potere solo sulle sue province, ma ha potere anche sulle
province senatorie, in virt del potere pro consulare maius et infinitum e in
virt della potest legislativa anche nei confronti dei territori delle province
senatorie. Lesempio sono gli Editti di Cirene, di cui abbiamo uno stralcio nelle
nostre fonti.
Fonti: pag 146
Editti di Augusto ai Cirenei IV
Limperatore Cesare Augusto, pontefice massimo, nel diciassettesimo anno della sua potest
tribunicia, dispose: Per qualunque controversia dovesse sorgere nella provincia cirenaica fra Greci,
salvo che si tratti di cause capitali, delle quali il governatore in carica della provincia deve
conoscere e giudicare personalmente o dare un collegio di giudici, ritengo opportuno che siano dati
altri giudici greci, a meno che il convenuto o laccusato vogliano avere come giudici dei cittadini
romani. Fra coloro, invero, ai quali in forza di questo mio editto saranno dati giudici greci, ritengo
inopportuno che venga dato un giudice di quella stessa citt di cui sia lattore o laccusatore o della
quale sia il convenuto o laccusato.
Non ci interessa questo editto dal punto di vista del contenuto, esso si occupa di regolare la
giurisdizione nella provincia della cirenaica. Inizia gi Augusto ad emettere editti, che hanno
valore generale, si rivolgono quindi a tutta quella provincia. Sono leges generaes che ritroviamo
fin dallet del Principato, ecco perch li troviamo gi citati da Gaio, ecco perch anche Ulpiano li
cita.
importante ricordare che gli editti sono leges generales, perch poi
studieremo che nel basso impero questo sistema delle costituzioni imperiali
entrer in crisi, e allora ci sar la necessit di distinguere tra queste
costituzioni che stiamo studiando quali sono quelle che hanno valore. Allora
quali sceglieranno gli imperatori romani del basso impero? Si dir che avranno
valore le sole leges generales, cio gli edicta.
Decreta
Sono le sentenze emesse da parte dellImperatore o dai suoi funzionari in esito
ai processi di cognitio extra ordinem. Quindi decretum=sentenza di un
processo. Il decretum come forma di costituzione imperiale per essere
compresa deve essere calata allinterno della riforma augustea del sistema
processuale, sia di diritto pubblico sia di diritto privato, perch i decreta sono
sentenze che fanno stato e possono contenere i principi di diritto tanto per
processi privati, quanto nei processi criminali. La cognitio extra ordinem
una nuova forma di processo, cio tutta una serie di procedimenti che si
scrivono fuori dallordo iudiciorum privatorum e lordo iudiciorum publicorum.
Questi ultimi sono gli ordini dei giudizi pubblici e privati dati da Augusto con la
Legge Iulia del 17 a.C., cio la legge di riforma del sistema processuale
romano.
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Augusto nel 17 a.C. emette una legge o 2 leggi gemelle, leggi iuliae, con le
quali riforma tanto il processo criminale, quanto il processo privato, ed una
riforma gemella.
Nel campo del processo privato Augusto abolisce le legis actiones, stabilisce
che il processo ordinario (ordo publicorum privatorum) coincide con il processo
formulare, che era regolato dallesistenza di una formula scritta ed era un
processo che trovava il proprio contenuto di funzionamento nelleditto del
pretore, che continua ad essere emanato nellet del Principato, Gaio ne parla,
e quindi continuer a regolare il processo formulare, che verr abolito solo nel
342 d.C. da uno dei figli dellimperatore Costantino il Grande.
Tutto ci che il processo formulare non riusciva a superare, perch esistevano
esigenze nuove, istituti giuridici nuovi, che non erano pi contemplati
dalleditto del pretore, vennero tutelati dalla cognitio extra ordinem, cio una
forma processuale nuova, nella quale i giudici competenti erano lImperatore e
i suoi funzionari.
Le sentenze emesse in seguito a questi processi si chiamavano decreta,
potevano avere valore di costituzione imperiale, quando contenevano principi
di diritto che a prescindere dal caso di specie nel quale facevano stato fra le
parti perch era una sentenza di giudicato, potevano valere pure per casi simili
o analoghi tutte quelle volte in cui quel determinato principio di diritto si
riteneva potesse applicarsi. Un esempio si trova nelle nostre fonti.
Fonti: pag 146
D.37.14.7 pr. (Mod. lib. sing. de manumissionibus): limperatore Vespasiano decise con decreto
che, se una schiava fosse stata venduta con la clausola che non venisse prostituita e che se
prostituita sarebbe divenuta libera, qualora poi dal compratore sia stata venduta ad altri senza
questa condizione, in base alla clausola della prima vendita sarebbe stata libera e liberta del primo
venditore.
Questo decretum naturalmente fa stato tra le parti, ma questo principio di diritto, indicato
dallimperatore Vespasiano, si sarebbe esteso a tutti i casi di compravendita nelle quali ricorressero
condizioni di questo genere. Tant vero che viene riportato dallultimo giurista romano classico,
Modestino, che occupandosi della materia delle manomissioni, cio del modo in cui gli schiavi
diventano liberi, ricorda questo vecchio decreto di Vespasiano, addirittura risalente a 200 anni
prima, appunto perch quella sentenza avrebbe avuto una vis espansiva tale da potersi applicare
pure a tutti gli altri casi. Quindi il decretum ha valore e forza di legge tra le parti, negli altri casi
vale come precedente, cio come exemplum. Cio quando dopo questo decreto di Vespasiano si
fosse presentato un caso analogo, gli avvocati delle parti avrebbero detto al giudice che Vespasiano
aveva risolto quel caso in quella maniera, quindi questa volont imperiale doveva essere osservata
pure nei casi simili. Ecco quindi il valore normativo dei decreta, che valevano come exempla,
come precedenti. Non hanno valore di leges generales come gli editti, ma queste costituzioni per
quanto casistiche sarebbero state seguite come exempla.
Epistulae
Sono costituzioni di carattere casistica. Seguendo lelencazione che c in Ab
urbe condita subito dopo i decreta ci sono i mandata, ma dei mandata i
giuristi non ne parlano. Subito dopo vengono menzionate le epistulae.
Le epistulae sono delle lettere, non di corrispondenza privata del principe, ma
di corrispondenza ufficiale. Esisteva infatti unapposita sezione della cancelleria
imperiale, che si chiama scrinium ab epistulis, che scriveva le lettere
dellImperatore. La lettere dellImperatore erano normalmente delle lettere
45
principi, nel corso del tempo, emettevano con riguardo ad una certa
amministrazione.
Il nostro libro fa un esempio di un corpus mandatorum che quello che si
chiama Gnomon dellidios logos. Il nostro libro dice che i mandata sono delle
costituzioni imperiali, infatti, un esempio il Gnomon dellidios logos, senza
aggiungere altro. un esempio di corpus mandatorum, cio una raccolta di
tutti i mandata che, nel caso di specie, sono stati emessi dai vari imperatori
romani in relazione allamministrazione finanziaria dellEgitto romano. Infatti il
funzionario che si occupava dellamministrazione finanziaria dellEgitto romano,
si chiama appunto idiologo. Questo idiologo, insieme ad un prefectus egipti
e ad un iuridicus (erano 3: idiologo, il prefectus egipti era il governatore
provinciale e il iuridicus si occupava delle questioni processuali). A noi
arrivato il gnomon dellidiologo, cio il testo sulla base del quale questo
funzionario amministrava finanziariamente lEgitto romano.
Gnomom dellidios logos un corpus mandatorum, cio un insieme di
disposizioni che disciplinano lamministrazione finanziaria dellEgitto romano.
Sono costituzioni imperiali? Si, perch nel complesso di questa opera noi
troviamo varie disposizioni che coordinate tra di loro creano un corpus, una
sorta di testo unico, che regolamenta la vita finanziaria dellEgitto romano
(quali sono le imposte, quando vanno pagate, come vanno riscosse). Ecco che
in questottica, di corpus, i mandata hanno un valore di costituzioni imperiali.
Spiegata la ragione perch Gaio e Ulpiano non parlano di mandata, non ne
parlano perch il singolo mandato non ha valore di costituzione imperiale,
perch questa lottica dei giuristi roani quando parlano di edicta, decreta,
epistulae, perch queste hanno valore di costituzione imperiale singolarmente
prese, una per una sono costituzioni imperiali. Il mandato no, ma per quanto
costituzioni di minore importanza, comunque nel diritto romano hanno avuto la
loro incidenza, certi istituti sono nati proprio grazie alla pratica dei mandata, il
pi importante di questi il testamentum militis, cio il testamento militare da
cui sono nate poi le nostre forme di testamenti speciali. Proprio il passo che
abbiamo in Ab urbe condita si occupa espressamente di questa questione, ed
proprio Ulpiano che ce ne parla, perch conosce i mandata, ma
evidentemente la prospettiva dalla quale i giuristi romani guardano il mandato
non quello della costituzione singola, ma quello di un insieme di principi che
si traggono da corpora mandatorum.
Fonti: pag 147
D. 29.1.1 pr.(Ulp. 45 ad ed): per il primo il divino Giulio Cesare concesse ai soldati di fare
testamento liberamente; ma si tratt di una concessione temporanea. Poi, invero, analoga
concessione fece per primo il divino Tito, e dopo di lui Domiziano; e poi ancora il divino Nerva
accord ai soldati una completa remissione (delle forme testamentarie); la stessa cosa fece Traiano,
e dopo di allora cominci ad essere inserito nei mandati il seguente capitolo (dalla parte
latinacaput ex mandatis, cio che nel corpo dei mandati che disciplinavano lattivit dei soldati
in battaglia, viene inserito un mandato nuovo). Capitolo tratto dai mandati:Essendo stato portato a
mia conoscenza che spesso vengono presentati testamenti fatti da commilitoni tali da poter
provocare delle controversie, se vengono valutati secondo un metro di rigorosa osservanza delle
leggi; seguendo la probit del mio animo nei confronti degli ottimi e fedelissimi commilitoni,
ritenni di dover venire incontro alla loro sprovvedutezza, cosicch, in qualunque modo avessero
fatto testamento, la loro volont venisse confermata. Facciano dunque testamento come vogliono e
come possono, e sia sufficiente, per dividere i loro beni, la nuda volont del testatore.
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Quindi uno di questi mandati, lultimo, venne inserito allinterno del corpus madatorum che
disciplina lattivit dei soldati e questo ha valore di costituzione imperiale, questa volta s di
carattere generale e che vale per tutti.
Domanda: i mandata sono costituzioni imperiali? Risposta (di noi studenti del
corso): Gaio e Ulpiano non ne parlano, quindi nella prospettiva del giurista
romano i mandati non sono costituzioni imperiali, perch il singolo mandato
non ha un valore normativo, ma ha un contenuto di suggerimento fatto nei
confronti di un destinatario. Tuttavia i mandati possono assumere valore di
costituzione imperiale se letti allinterno del contesto dei corpora mandatorum,
essi s che hanno valore normativo, e sono quel complesso di disposizioni date
dagli imperatori mediante mandato con le quali gli imperatori disciplinano certi
settori dellamministrazione, allinterno di queste possono esserci delle
costituzioni imperiali, perch disciplinano in maniera generale e astratta interi
settori dellordinamento. Esempio di istituto nato grazie ai mandata:
testamento dei militari.
Chiarito il discorso dei mandata resta da vedere perch Ulpiano parla di
subscriptiones e di interlocutiones de plano.
Per Ulpiano epistulae e subscripitones vanno accanto, le cita vicine, poi decreta
e interlocutiones de plano sono pure citate accanto, quindi sono qualcosa di
simile.
Interlocutiones de plano
Ai tempi di Ulpiano, che vive nel III secolo d.C., et dei Severi (una delle cose
da marchiare a fuoco sono i secoli di vita dei giuristi, sapere quando vive un
giurista fondamentale). Nascono 2 costituzioni imperiali nuove, che Gaio non
conosce.
Le interlocutiones de plano sono note anche con un nome greco, perch gli
imperatori parlavano anche il greco, e molte raccolte di interlocutiones de
plano sono scritte in greco. Il nome greco delle interlocutiones de plano
apocrimata.
Sono delle risposte che il Principe d in maniera informale, infatti nella
traduzione latina del passo di Ulpiano lo troviamo tradotto come tutto ci che
limperatore decreta in sede extragiudiziaria, sono tutte quelle risposte che
limperatore dava alle domande fatte dai richiedenti fuori dalla sede
canonicamente deputata allo svolgersi dei processi, fuori dal tribunale,
dovunque. Poich la parola imperiale aveva unefficacia normativa immediata,
limperatore qualunque cosa diceva era legge, a prescindere dal dove, dal
come e dal quando.
Noi abbiamo una raccolta di apocrimata di Settimio Severo, contenuti nel
Papiro Columbia 13 (raccoglie 13 apocrimata di Settimio Severo) che aveva
emesso durante una sua visita in Egitto romano, durante il percorso che aveva
seguito per raggiungere un determinato posto. Limperatore romano
camminava su una lettiga, mentre camminava gli si avvicinavano delle persone
e gli chiedevano pareri, soluzioni di casi, questioni semplici e limperatore
rispondeva con delle brevi incisive risposte ed erano costituzioni imperiali.
Addirittura nel percorso fatto da Settimio Severo vengono annotate e ci sono
arrivate con il Papiro Columbia 13, perch anchesse avevano valore di
costituzione imperiale. Quindi le interlocutiones de plano sono tutte quelle
manifestazioni di volont date da parte dellimperatore informalmente e
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soprattutto senza che uscissero dai luoghi deputati alle altre costituzioni
imperiali.
Subscriptiones (rescritti)
Il discorso sui rescritti va collegato a doppio filo con la storia della
giurisprudenza romana.
Esisteva una sezione degli scrinia c.d. ab libellis, lo scrinium ab libellis che
era il gemello dello scrinium ab epistulis, lo scrinium ab epistulis era quello
deputato alle risposte che limperatore dava ai funzionari imperiali, lo scrinium
ab libellis invece quello deputato alle risposte che limperatore dava ai singoli
privati cittadini che si rivolgevano allimperatore per chiedergli soluzioni di casi
controversi di diritto, pareri, suggerimenti, indicazioni di comportamenti. Quindi
qualunque suddito dellImpero poteva scrivere allImperatore, chiedendogli
soluzioni di casi giuridici.
Lidea che si potesse scrivere allImperatore teoricamente nasce con il
Principato, ma era unattivit saltuaria e occasionale. Venne instituzionalizzato
uno scrinium, cio una sezione che in maniera organica e continua
determinava una risposta alle domande dei sudditi, a partire da Adriano.
Storicamente il rescritto nasce sotto Adriano, ecco perch Gaio non ne parla,
perch non li conosceva, o meglio se li conosceva non avevano raggiunto quel
livello di organicit e di non occasionalit che non avevano ai tempi di Gaio.
Solo ai tempi di Ulpiano diventano costituzioni stabili, prima erano occasionali.
Anche qua il nostro libro dice che erano delle domande fatte nel corso di un
processo, ma non cos, perch potevano essere fatte sia nel corso di un
processo, sia in vista di un processo, sia dopo un processo, ma anche a
prescindere da un processo.
Gaio quindi non ne parla, ma egli vive proprio sotto Adriano, proprio quando gli
scrinia vengono creati e la prassi dei rescritti inizia, allora Gaio tutto sommato
queste cose le conosceva, poteva anche parlarcene, ma non lo fa. Si ripropone
il problema dellUrgaius, cio del Gaio originario, del modello seguito da
questo giurista che riporta indietro nel tempo nel tempo il contenuto del
manuale gaiano e modelli di I secolo, perch avrebbe dovuto parlarci dei
rescritti e invece non dice nulla, forse perch questo giurista ha seguito un
modello precedente di un suo omonimo, un tale Gaio Cassio Longino, del I
secolo, e che avrebbe scritto un manuale modello di Gaio. Questo riuscirebbe a
spiegarci i numerosi silenzi di Gaio.
I rescritti si chiamano cos per 2 ragioni, rescritto pu significare:
O scritto in risposta
O retro-scritto, cio scritto in calce al libello di domanda: arriva allo
scrinium un libello e la cancelleria imperiale legge la domanda e la
studia, scrive la risposta dietro, lo chiude e lo rimanda di nuovo al
destinatario, che legger la risposta e la volont dellImperatore.
Questa una costituzione casistica, come i decreta e le epistulae. Ma anche i
rescritti si potevano estendere ai casi simili, pi che mai, perch mentre i
decreta e le epistulae erano occasionati da situazioni molto peculiari, i rescritti
portavano a conoscenza delle cancellerie imperiali delle situazioni di diritto di
carattere pi generale, spesso principi giuridici (esempio: legiziano chiede se
pu sposare sua sorella, un esempio di un rescritto dellImperatore
Diocleziano, quella questione non riguardava un singolo egiziano, ma tutti,
50
non sono daccordo tra di loro, il giudice libero di seguire lopinione che
ritiene prevalente. Questo un punto finale della storia della giurisprudenza,
nella quale interviene Adriano che con un suo provvedimento permette ai
giuristi di iura condere tutte le volte in cui siano daccordo. Ma cosa succede
tutte quelle volte in cui i responsi non siano tra di loro daccordo? Secondo
Adriano ogni giudice pu seguire lopinione che ritiene prevalente.
Questo lultimo stadio, ma per capire bene dobbiamo iniziare la nostra storia
dalle origini. Le origini coincidono con let del Principato, nellet del Principato
c un rapporto conflittuale tra giuristi e principi.
I giuristi tendono a mantenere la propria autonomia e indipendenza, i principi
che cercano di controllare i giuristi, infatti gli ultimi giuristi romani moriranno
proprio per mano degli imperatori (Papiniano muore ucciso da Caracalla,
Ulpiano muore ucciso da Settimio Severo).
Iniziamo la nostra storia dalle origini, i giuristi li avevamo lasciati in et
repubblicana laici, che avevano fondato un sistema di diritto nuovo (ius civile) e
i munera dei giuristi repubblicani si chiamavano agere, cavere, respondere.
Interviene Augusto, finisce la Libera res publica, nasce il Principato.
Levoluzione del diritto romano porta una immediata involuzione dellagere e
dellattivit del cavere. Involuzione per ragioni di natura tecnica, il
suggerimento di schemi processuali che era tipico dellagere era naturalmente
legato alla pratica del processo formulare, i giuristi erano chiamati ad
intervenire nei processi per suggerire le formule. Ma tutto questo nel Principato
che sorte ha? Lattivit della giurisprudenza in relazione al ius honorarium
continua ad essere attiva?
Naturalmente la risposta dipende da quello che succede al ius honorarium,
esso nel corso del Principato subisce una involuzione, tale che sotto Adriano
leditto viene codificato, cio viene reso immutabile, diventa un testo chiuso, in
relazione al quale i giuristi non possono pi intervenire. Gli editti venivano
emessi allinizio dellanno di carica dei magistrati , si poteva intervenire su di
essi integrandoli, il magistrato lanno successivo poteva cambiarlo, ma questo
testo era diventato gi alla fine dellet repubblicana, per opera della lex
valeria de edicti, c.d. tralatizio, ci non impediva linserimento di nuove
rubriche edittali.
Intervenuto il Principato nascono delle situazioni giuridiche nuove ed era una
via pi semplice quella di intervenire in sede di cognitio extra ordinem,
innanzitutto perch il Principe aveva pi interesse ad affidare ad un proprio
funzionario la situazione di una certa situazione di diritto e poi perch si era pi
liberi di intervenire con una forma processuale (la cognitio extra ordinem) che
non conosceva le difficolt tipiche del processo formulare, in particolare la
divisione in 2 fasi, in iure e apud iudicem. Esempio: nel corso dellet del
Principato, sotto Augusto, inizia a diventare particolarmente pressante la prassi
dei fedecommessi, erano delle disposizioni di ultima volont informali, in virt
delle quali un testatore rilasciava alla fede di un onerato ladempimento di
certe sue volont, normalmente non legate al lato patrimoniale, ma di
carattere familiare o personale. Lonerato non era obbligato a seguirle, i giuristi
romani, raccolti attorno ad Augusto, in particolare Trebazio Testa, iniziano a
cercare di escogitare dei rimedi sulla base dei quali obbligare lonerato a
seguire le volont del testatore. Ma non lo faranno mediante lintegrazione
delleditto, creeranno un praetor fidei commisarius, cio un organo della
cognitio extra ordinem, titolare a conoscere appositamente di quelle fattispecie
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del padre: e tale fu il parere di molti giureconsulti, come anche di Salvio Giuliano nostro amico e
uomo carissimo.
Gli imperatori tengono conto del parere dei giuristi e i giuristi tengono conto del parere
dellimperatore, ma fino ad un certo punto. Il sistema aperto perch caratterizzato dalla
presenza di costituzioni casistiche, che risolvevano un determinato caso e in situazioni dissimili si
potevano prendere decisioni diverse.
Questa situazione dura fino a quando ci sar la giurisprudenza dietro le
costituzioni imperiali, quando i giuristi non ci saranno pi perch il sistema di
evoluzione del diritto sar lasciata alla volont diretta del Principe, allora si che
ci sar una legislazione di carattere generale, astratto, in una posizione
gerarchicamente sovraordinata rispetto alle altre fonti del diritto.
Abbiamo fatto dei nomi di giuristi di I secolo: Sabino, Proculo, Labeone,
Nerva, Trebazio Testa, Tuberone. Il I secolo let di Augusto e di Tiberio,
distinta da quella di Adriano. Per i responsi e i giuristi di I secolo valgono le
regole di ius publice respondendi e di ius respondendi ex auctoritate principis,
mentre per i giuristi di II secolo valgono regole diverse.
I giuristi dei II secolo sono: Celso, Pomponio, Gaio, Aristone, Meciano. Per
questi giuristi valgono le regole adriananee.
La posizione del giurista cambia ancora con let dei Severi, perch il controllo
dei principi sulla giurisprudenza ancora pi pesante, i principi entrano in
conflitto con i giuristi, i giuristi muoiono per mano dei principi. I giuristi pi
importanti sono quelli del III secolo, perch li conosciamo meglio, perch sono
pi recenti, perch raresentano lultima generazione della giurisprudenza e
perch hanno messo a punto l lelaborazione dellet precedente. I pi
importanti sono: Ulpiano, Paolo, tutti e 2 allievi di Papiniano, Modestino,
Callistrato, Marcello, Africano. Let dei Severi quella pi importante
perch a questet risalgono le opere scientifiche pi importanti dei giuristi
romani.
Abbiamo la scorsa volta iniziato a parlare dell'attivit della giurisprudenza,in
particolar modo della giurisprudenza classica, abbiamo detto innanzitutto
che nell'et classica la giurisprudenza come fattore di produzione del diritto
resta un fattore vivo. La presenza delle costituzioni imperiali non contraddice il
sistema delle fonti del diritto romano, perch abbiamo visto come le opinioni
dei giuristi e le costituzioni imperiali ancora nel II secollo e gli inizi del III
concorrono alla formazione di un sistema pluralistico di fonti. Per questo la
giurisprudenza un fattore attivo di produzione del diritto. La storia della
giurisprudenza dell'et classica si caratterizza in un primo momento dalla
divisione in scuole, Sabiniani e Proculiani, i primi filo imperiali, mentre gli
altri filo repubblicani e con le varie differenze di cui il prof aveva gi parlato.
Un'altra caratteristica della giurisprudenza classica data dallo stretto rapporto
nei confronti del potere imperiale, gli imperatori sono sensibili nei confronti
dell'attivit della giurisprudenza e cercano di controllarne l'andamento, come?
Innanzitutto a partire da Augusto con la concezione di ius respondendi ex
auctoritate principis, cio con la concezione in alcuni casi di dare responsa
scritti e sigillati solamente ad alcuni giuristi e per singoli casi.
Questo tipo d'intervento viene esteso da parte di Tiberio, il quale introduce ius
publice respondendi, che la concezione di una vera e propria patente, solo
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istituzionale chiamata Enchiridion, che sulla base degli studia aeliana, cio di
Sesto Elio, tratta del diritto distinguendo tra l'origine delle magistrature,l a
storia costituzionale di Roma e la storia della giurisprudenza. Anche il manuale
di Pomponio era insegnato nelle scuole, naturalmente dando informazioni non
di diritto privato, come quelle di Gaio, ma di diritto pubblico. Queste
informazioni sono importantissime da conoscere perch tutte le informazioni
date sulla giurisprudenza provengono da Pomponio. Tanto importante che il
Digesto si apre proprio, il 2 titolo del 1 libro del Digesto di Giustiniano, con un
lunghissimo squarcio dell'Enchiridion di Pomponio, che presenta prolemi di
traduzione,di trasmissione perch anche l'Enchiridion di Pomponio stato
oggetto di copiatura. Pomponio scrive un manuale nel II sec., questo manuale
molto utilizzato,viene copiato e tradito nel corso degli anni. Tutto ci per
quanto riguarda le opere di natura isagogico istituzionale, le due pi importanti
sono le Istituzioni di Gaio e l'Enchiridion di Pomponio, ma vi sono altre opere di
altri giuristi come Ulpiano,Paolo, Fiorentino, tutti scrivono opere istituzionali e
servivano a dare informazioni di carattere generale, principi generali di
diritto,utilizzati nell'insegnamento scolastico, quindi nelle scuole di diritto per
gli studenti di primo anno al fine di dare quelle informazioni generali sul diritto
romano che servivano a dare la soluzione dei casi pratici. Questo per quanto
riguarda l'instituere. L'instituere era soltanto mezzo cerchio, l'altra met era
l'instruere, le opere che entrano nell'instruere si chiamavano opere di natura
casistica.
2) Opere di natura casistica
Le opere casistiche sono conosciute soprattutto come opere responsorum, cio
opere di responsa.
Anche queste erano oggetto di diversi giuristi romani la pi importante opera di
responsa del giurista Papiniano che nella considerazione degli antichi era il
pi importante. Papiniano quindi autore di opere responsorum. In queste opere
troviamo l'elaborazioe scritta di quell'attivit pratica gi studiata in et
repubblicana (responsa,quaestiones e disputationes). Infatti queste opere
contengono
proprio
questo:
responsa
cio
soluzioni
di
casi
pratici,concreti,reali; quaestiones cio risoluzione di casi immaginari,ideali;
disputationes sono il controbattere di argomenti pro-contro a certe questioni
di diritto, sii pone una questione di dirtto,il giurista elabora argomenti a favore
di una soluzione o a favore dell'altra (disputationes).
Quindi casi pratici responsa,casi ideali quaestiones, disputationes argomenti a
favore o contrari ad una singola tesi (per capire limportanza dei responsa di
Papiniano, in particolare delle dipsutationes, dobbiamo sapere che qiando
nasce luniversit, a Bologna, introno allanno 1000, lesame dellultimo anno si
faceva proprio prendendo una disputatio di Papiniano, si dava alla classe divisa
in 2 parti, gli studendi dovevano elaborare gli argomenti a favore e contro delle
2 possibili tesi in relazione ad un caso pratico). Papiniano ebbe come suoi
allievi due importanti giuristi Paolo (il teorico del diritto romano) e Ulpiano (
una sorta di riassunto delle posizioni degli altri giuristi, infatti era enciclopedico,
quando egli scrive un tema, ci fa conoscere il pensiero di tutti gli altri giuristi).
Questa la ragione per la quale quasi un terzo dei frammenti della
giurisprudenza classica contenuti nel Digesto sono di Ulpiano. Giustiniano
attinge alle opere di Ulpiano perch sono complete dal punto di vista dei
contenuti dell'elaborazione scientifica, ci fa conoscere i pareri degli altri, pur se
alla fine non d soluzioni molto originali, in quanto compilativo. Questi due
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allievi Paolo e Ulpiano,tra le varie opere che hanno scritto, ne hanno scritta
una, piccola, ma molto significativa che si chiama Notae di Paolo e Ulpiano
ai
responsa
di
Papiniano.
Queste
notae
hanno
una
storia
particolare,significativa per la sorte delle opere della giurisprudenza
classica,dopo la fine di quest'ultima. Paolo e Ulpiano scrivono delle notae, cio
delle note di commento al lavoro di Papiniano. Queste notae saranno oggetto di
ripetuti interventi imperiali, ora volte a negarne l'affidabilit, ora volte a
vietarne l'uso nei processi. Linizio del corso era linstituere, la fine del corso
era linstruere, cio allo studente viene dato il caso concreto, che risolver sulla
base di tutte le informazioni apprese nel corso dei precedenti anni di studio. Tra
l'instituere e l 'instruere quale attivit di apprendimento c'era da parte dei
discenti sulle opere della giurisprudenza? C'era l'apprendimento di tutti quei
sistemi di diritto, che nell'et del principato continuano ad esistere: ius
civile,ius honorarium,ius gentium, ius novum. Come erano appresse le
informazioni su questi sistemi di diritto, in quali opere erano contemplati i
sistemi di diritto in questione? Erano contemplati in delle opere che vanno
sotto il nome di opere sistematiche, sono opere di sistema.
3) Opere di natura sistematica
Erano opere scientifiche, di elaborazione scientifica, che si occupavano di interi
sistemi di diritto e ricomprndono nel loro contenuto, interi settori del diritto
romano.
Al loro interno queste opere si dividevano in questo modo, possono essere:
ad edictum ,si occupano del ius honorarium;
le opere che si occupano dello ius civile a loro volta possono essere di
due specie, ad Sabinum e ad Quintum Mucium;
a met strada vi erano le opere che si occupavano di entrambe le
cose, ius honorarium e ius civile, sono i Digesta, da non confonderli
con i digesta di Giustiniano. I digesta dal verbo digenere(mettere
ordine) sono delle opere che stavano a met strada tra le opere
sistematiche, perch si occupavano sia di ius honorarium sia di ius
civile, ma stavano a met strada anche tra le opere casistiche e quelle
sistematiche, perch non solo contenevano riflessioni su principi
generali di diritto,ma per spiegare questi principi generali di diritto
facevano ricorso a casi pratici concreti e quindi erano opere sia
sistematiche sia casistiche. Quindi opere di ius civile e ius honorarium.
Abbiamo detto che le opere sistematiche potevano essere ad edictum e ad
Sabinum e ad Quintum Mucium, ad indica una sorta di commento
all'editto oppure commenti che prendevano come punto di riferimento le opere
di ius civile di Sabino o di Quinto Mucio.
Quindi i commentari edittali sono commentari all'editto, quindi ius honorarium.
I commentari al ius civile sono commentari che possono seguire due diverse
possibili sistematiche, cio o quella data da Sabino nell'opera di ius civile,
opera di tre libri, come le tre parti del commentario di Gaio, ecco perch Gaio
Sabiniano.
Sabino scrive tre libri di ius civile con una sistematica identica a quella di Gaio.
Infatti i commentari ad sabinum seguono questa sistematica, persone,res,
actiones.
Un altro possibile stutio dello ius civile poteva essere fatta da parte dei giuristi
nei commentari ad Quintum Mucium (QUINTO MUCIO, cio quel giurista il quale
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Questi esempi sono stati fatti per capire come si sviluppa la cognitio extra
ordinem, quindi non si tratta di una forma processuale nuova che viene creata
in maniera organica, con una legge di riforma, ma si tratta di interventi
occasionali che di volta in volta integrano il processo formulare, o per situazioni
nuove che lo ius honorarium e lo ius civile non tutelavano prima(es.
fedecommessi o fisco) o anche per situazioni precedentemente tutelate dal
processo formulare che per vengono considerate maggiormente pi facile
essere risolte extra ordinem, perch presenta delle caratteristiche processuali
pi semplice.
Proprio perch la cognitiones extra ordinem si sviluppano in maniera
occasionale, senza una legge organica che le regolamenta ab origine, sino a
tutto il I-II sec. d.c. Si sviluppano secondo principi che non sono codificati, ma
che spesso sono tra di loro diversi, per cui il pretor fiscalis seguir una
procedura, ne seguir un'altra anche il pretor fides commissari.
Quando viene messo un p di ordine tra le regole che disciplinano l'attivit
delle cognitiones extra ordinem?
Vengono messe in ordine dall'imperatore Marco Aurelio (Oratio Divi Marci),
siamo alla fine del II sec. d.c. Questo Oratio Divi Marci mette ordine, detta i
principi della procedura delle cognitiones extra ordinem.
Che cos' l'Oratio? quell'orazione approvata dal senato,non pi un senato
consulto nell'et del principato, perch il senato guarda bene ad andare contro
la volont del principe, quindi recessione della volont che l'imperatore Marco
Aurelio nel caso di specie ha espresso dinnanzi al senato.
Questo Oratio Divi Mrci quindi contempla tutto una serie di principi che sono
tipici, che si applicheranno a tutti i processi della cognitio extra ordinem di
diritto privato.
Quali sono questi principi, come si regola questa procedura?
Premessa:chi il giudice? Il giudice un funzionario imperiale, creato da parte
dell'imperatore o ad hoc o recuperando funzioni di organi gi esistenti.
Ad es il pretor fides commissaris era un pretore, ma solo di nome perch non
aveva niente a che fare con il pretore repubblicano, perch si occupava
espressamente della materia dei fedecommessi.
Il pretore fiscale, anche lui si chiamava pretore perch i pretori erano gli organi
competenti a svolgere funzioni giurisdizionali, ma non avevano niente a che
fare con il pretore del processo formulare infatti si occupava di processi fiscali.
Alcuni magistrati successivamente ebbero funzioni extra ordinem, ad esempio i
consoli mantenner la funzione giurisdizionale pure nelle liti di libert,
concorrendo con il praetor de liberalbus causis e il giudice del vecchio processo
formulare.
Quindi i giudici di questo procedimento sono funzionari imperiali, spesso creati
ad hoc e qualche volta allargando le loro funzioni.
Quando infatti si parlato dei funzionari imperiali stato detto quali sono
questi funzionari, procuratores, curatores,prefetti e hanno funzioni
amministrative e sfere di competenza e si occupano di quelle funzioni
giurisdizionali che ricadono nell'ambito delle loro attivit.
Le funzioni che ricadono nell'ambito delle loro attivit sono quelle della cognitio
extra ordinem.
Quindi c' un prefectus urbi che ha una competenza all'interno della citt di
Roma e ha funzioni giurisdizionali di tutte quelle questioni che si possono
realizzare dentro i limiti di cento miglia dal pomerium, se ci sono appunto
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popolo/tempo(vetustas)
ratio
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