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Bossuet nota che il Santo Pontefice inglese poteva veramente rivolgere ad Enrico, re
dInghilterra, ci che Tertulliano, in nome di tutta la Chiesa, diceva ad un magistrato
dellImpero, feroce persecutore della Chiesa stessa: Non te terremus, qui nec timemus.
Impara a conoscere quali noi siamo, e osserva che uomo un cristiano: Non pensiamo di farti
paura, e siamo incapaci di temerti. Non siamo n temibili n vili: non siamo temibili, perch
non sappiamo congiurare; e non siamo vili, perch sappiamo morire.
I governi del mondo hanno da sempre cercato di coartare la libert della Chiesa e
perci in tutti i secoli Essa ha dovuto lottare per difendere questa libert che sacra, poich
senza di essa non potrebbe compiere quaggi la missione salvifica che il suo Sposo divino le
ha affidato. Ai nostri giorni, molti figli della Chiesa ignorano persino la nozione di quella
libert a cui la loro Madre ha diritto. Anzi, si giunti a desiderare per essa la medesima libert
che hanno pure le sette da lei condannate. Non si comprende che, in tali condizioni, la
Chiesa, che Cristo ha fondato per regnare, rimane invece nella schiavit[4].
Qualunque figlio della Chiesa scriveva dom Guranger nel XIX secolo deve avere in
orrore simili utopie. Le grandi parole di progresso e di societ moderna non saprebbero
sedurlo; egli sa che la Chiesa non ha nulla che la uguagli quaggi; vede il mondo in preda
alle convulsioni pi terribili, incapace di posare ormai su fondamenta pi stabili, ma tutto per
lui si spiega con il motivo che la Chiesa non pi regina. Il diritto di questa nostra Madre
non solamente quello di essere riconosciuta, per ci che realmente , nel segreto del
pensiero di ogni fedele; Essa ha bisogno dell appoggio esteriore. Ges le ha lasciato in
eredit le nazioni stesse: Essa le ha possedute secondo tale promessa; ma oggi, se avviene
che un popolo la ponga fuori di questa legge, offrendole una protezione uguale a quella data
a tutte le altre sette, che essa gi espulse dal suo grembo, mille acclamazioni si fanno sentire
a lode di questo falso progresso, e voci conosciute ed amate si uniscono a un tale
clamore![5].
Questo falso progresso, ossia lequiparazione della Fede Cattolica alle altre religioni, la
cosiddetta libert religiosa, un principio che al dire di dom Guranger ogni figlio della
Chiesa dovrebbe avere in orrore.
Il magistero pontificio si sempre opposto in modo inequivocabile ad accordare alla verit e
alleresia gli stessi diritti. Pio VII, con la lettera apostolica Post tam diuturnas (29 aprile
1814), manifestava al re di Francia il suo dolore e i pericoli della nuova Costituzione
rivoluzionaria in cui scriveva il Papa si confonde la verit con lerrore, e si pone al pari
delle stte, eretiche [] la Chiesa, fuori della quale non vi salvezza. E pi esplicitamente:
Sotto luguale protezione di tutti i culti, si nasconde la pi pericolosa persecuzione, la pi
astuta che sia possibile immaginare contro la Chiesa di Ges Cristo, e, purtroppo, la meglio
attrezzata per lanciarvi la confusione e anche distruggerla, se fosse possibile, con il prevalere
delle forze dellinferno contro la Chiesa.
Pio IX, nellenciclica Quanta Cura (8 dicembre 1864), richiamandosi al suo predecessore
Gregorio XVI, definisce non meno che delirio la libert dei culti invocata dal liberalismo,
poich essa altro non che la libert della perdizione. Nel Sillabo asser che la libert
religiosa corrompe pi facilmente i costumi e gli animi dei popoli e contribuisce a
diffondere la peste dellindifferentismo. Leone XIII nellImmortale Dei (1 novembre 1885)
non esit ad ammettere che anche se le si d un nome diverso, in sostanza (la libert
religiosa) non nientaltro che ateismo. Pertanto, continua il Pontefice, la giustizia e la
ragione vietano che si conceda la stessa desiderata cittadinanza a tutte le cosiddette religioni,
e gli stessi diritti ad ognuna indistintamente.
In tempi pi recenti Pio XII con chiarezza cristallina ebbe a dire: La Chiesa cattolica una
societ perfetta, la quale ha per fondamento la verit della fede infallibilmente rivelata da
Dio. Ci che a questa verit si oppone necessariamente un errore e allerrore non si possono
obiettivamente riconoscere gli stessi diritti che alla verit[6].
Linsistenza dei Sommi Pontefici sul diritto alla verit anatema al liberalismo imperante
per il quale una libert scevra da qualsiasi restrizione che include pertanto anche la libert
di propagare lerrore la legge suprema. I liberali affermano che le proposizioni sopra
citate erano valide ed applicabili in un determinato periodo storico, cessato il quale non hanno
pi ragion dessere.
A tale obiezione rispose il cardinal Ottaviani, pro-segretario del santUffizio, in un
importante articolo apparso sullAmerican Ecclesistical Review del maggio 1953. Scriveva
lillustre Porporato: Il primo errore di costoro consiste nel fatto che non accettano
pienamente larma veritatis e gli insegnamenti che i romani Pontefici nel secolo scorso, e il
regnante pontefice Pio XII in particolare, hanno dato ai cattolici su questo tema in encicliche,
allocuzioni e istruzioni di vario genere. Per giustificarsi, costoro affermano che nel corpo
degli insegnamenti della Chiesa occorre distinguere due elementi: uno permanente e laltro
transeunte. Questultimo considerato un riflesso di particolari condizioni storiche.
Purtroppo, essi applicano questo argomento ai princip contenuti nei documenti pontifici,
princip su cui linsegnamento dei Papi stato cos costante da rendere quei medesimi
princip parte del patrimonio della dottrina cattolica.
Nonostante tanta chiarezza e contro ci che il cardinal Ottaviani defin il patrimonio
cattolico, le idee liberali sulla libert religiosa sono confluite nel documento conciliare
Dignitatis Human, il quale, dopo 50 anni dallassise conciliare, continua ad essere discusso.
La sua incompatibilit con il magistero pontificio precedente stato ammesso dagli stessi
periti che ne curarono la stesura: J. C. Murray, P. Pavan, Y. Congar e H. Kung. Il padre
Congar, ad esempio, non esit ad affermare riguardo al paragrafo 2 della
Dichiarazione[7]: Non si pu negare che un testo come questo dica materialmente qualcosa
di diverso dal Sillabo del 1864 e addirittura quasi lopposto delle proposizioni 15 e 77-79 di
quel documento[8].
Occorre constatare che in epoche cristiane si sarebbe ritenuto non solo colpevole ma del tutto
assurdo garantire allerrore la stessa libert che dovuta alla verit. E ci perch come
avverte il cardinal John Henry Newman Vi una verit; vi una sola verit, lerrore
religioso per sua natura immorale; [...] si deve temere lerrore; [] il nostro spirito
sottomesso alla verit, non le , quindi, superiore ed tenuto non tanto a dissertare su di essa,
ma a venerarla.
Il grande vescovo francese Bossuet, in una lettera a fedeli della sua Diocesi, riconosceva
limportanza fondante della continuit dellinsegnamento della Chiesa. Scriveva: Noi non
dobbiamo disprezzare la fede ricevuta dai nostri Padri, ma dobbiamo custodirla esattamente
come labbiamo ricevuta. Dio vuole che la verit giunga a noi senza evidenti novit. cos
che noi riconosciamo ci che sempre stato creduto e, di conseguenza, ci che deve sempre
essere creduto. , per cos dire, dalla parola sempre che la verit e la promessa (di Nostro
Signore a san Pietro) derivano la loro autorit, unautorit che sarebbe immediatamente
vanificata qualora vi si scoprisse, da qualche parte, uninterruzione.
La Chiesa Cattolica la depositaria dellunica Verit. Ogni vero cristiano deve considerare
un onore appartenerle, un dovere difendere la sua libert, un diritto opporsi alla insana
equiparazione della verit alleresia, memore che glinteressi di questa incomparabile Madre
sono superiori a quelli di qualsiasi societ terrena.
Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libert religiosa deve
essere riconosciuto e sancito come diritto civile nellordinamento giuridico della societ.
[8] Challenge to the Church, Londra 1977, p. 44.