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LUNEDI 13 OTTOBRE 2014

GEOMETRIA
Nonostante risulti facile il cercare di collegare alcuni spazi vettoriali tipici su della forma ( = 1,2,3,4, ),
come lo spazio bidimensionale o tridimensionale, bisogna cmq cercare di rimanere su un livello astratto e
considerare come uno spazio vettoriale. Sapendo che () R-spaziovettoriale standard, di dimensione n,
vengono definiti due vettori ed come:
1
1
2
2
= , = ()

Questo tipo di rappresentazione comporta che un vettore sia rappresentabile come uninsieme di coefficienti,
che se per esempio fosse un vettore geometrico, rappresenterebbero le coordinate , , del punto tale
che il vettore rappresentato il vettore che parte dalle origine e finisce nel punto .
Vengono anche definite rispetto a questo tipo di rappresentazione dei vettori due operazioni, + e , tali che:
1
1
1 + 1
2
2
2 + 2
+ = + = ,

1
1
2
2
= =
,

Un insieme di vettori, definito in questo modo, uno spazio vettoriale, dotato di operazioni + e .

Anche lo spazio dei vettori geometrici, definito da Euclide e successivamente da Bellavitis, uno spazio
vettoriale come il precedente, che pu essere originato da tre vettori indipendenti linearmente, e si identifica
con ().
Inoltre se , , ! , , | = + + , cio dati tre vettori che siano linearmente
indipendenti, esiste solo una combinazione lineare di , , che dia come risultato il vettore .

Chiamiamo dunque , , = , base dello spazio . Tramite questa base si crea una corrispondenza
biunivoca tra ed , infatti esiste unapplicazione e (che un morfismo), tale che e : V R , cio data una
base , ogni vettore si pu esprimere come una combinazione della base (che rappresenta un vettore di
vettori). Si ha cio sempre che :

| = + +

Quindi per ogni vettore dello spazio vettoriale V si ha una serie di coordinate espresse in funzione della
base .
0
0
Quando una base formata da n vettori del tipo , cio formata da elementi i cui coefficienti
1
0
sono tutti zeri tranne un coefficiente 1 nelli-esima posizione, la base si dice canonica.

1
Esempio 1. Dato = 1 (, , ), mostrare qual lo spazio generato dal vettore ed esibire le sue
2
equazioni in forma parametrica e cartesiana.
Risoluzione: se il vettore genera uno spazio vettoriale , ci significa che il vettore rappresenta la base dello
spazio vettoriale (non canonica). Quindi ci significa che ogni vettore dello spazio vettoriale esprimibile
come combinazione lineare del vettore . Cio tutti i vettori che appartengono allo spazio sono della forma:
1

1 =
2
2

Quindi si ha che lo spazio vettoriale = | . Questa forma si chiama forma parametrica, in


2
quanto le soluzioni sono espresse attraverso un parametro, in questo caso .

Un altro modo per risolvere il problema in un modo equivalente di cercare le terne che siano

1
combinazioni lineari del vettore generatore. Si ha quindi che, similmente a prima: = 1, e cio che:

2
=
=
.
= , e cio che, ricavando dalla prima equazione la e sostituendola nelle altre due equazioni,
= 2
= 2
Abbiamo quindi trovato che le terne che soddisfano le due ultime equazioni ricavate rappresentano tutti i vettori
che fanno parte dello spazio vettoriale . Si ha cio che:

=
= |

= 2

Questa forma viene comunemente chiamata equazione cartesiana dello spazio, perch mette in evidenza il tipo di
coordinate che i vettori devono possedere per poter appartenere ad un dato spazio.

Esempio 2. Dato = 3 () | 2 3 + = 0 , descrivere , dire cio se uno spazio, un

sottospazio, farlo vedere attraverso definizioni operative. Esibire due vettori indipendenti che siano una base.
Risoluzione: notiamo che se -spaziovettoriale, allora deve sempre essere che:
1
2
1
1 + 2

1 , 2 , 1 + 2 , 1
1
2
1
1 + 2

2
1

Dimostriamo la prima parte. Presi due vettori 1 , 2 appartenenti a , allora avremo che, per la definizione
1
2
di , 21 31 + 1 = 0 e 22 32 + 2 = 0, quindi sommando le due equazioni si ottiene che: 21 31 +
1 + 22 32 + 2 = 0 2(1 + 2 ) 3(1 + 2 ) + (1 + 2 ) = 0.
Si ha quindi che la somma di due vettori ha per risultato un altro vettore che appartiene allo spazio vettoriale dato.
Allo stesso modo si dimostra facilmente che se lequazione 2 3 + = 0 ha per soluzione una terna
(1 , 1, 1 ), allora la stessa equazione ha sicuramente come soluzione anche la terna (1 , 1, 1 ), basta
raccogliere la nella risoluzione.

Notiamo inoltre che lequazione che stata usata per descrivere lo spazio vettoriale omogenea, non avrebbe
avuto senso se fosse stato altrimenti, dato che il concetto di misura non proprio dello spazio dei vettori. Tuttavia
dopo aver visto che uno spazio ed un sottospazio vettoriale, bisogna anche trovare le equazioni di una sua
=

=
base, in forme parametriche e cartesiane. Poich lo spazio definito come
, allora si possono
= 2 + 3
esprimere tutti i vettori dello spazio in forma parametrica come:
=
=

= 2 + 3
Si nota anche come le variabili x ed y non siano dipendenti da alcuna altra variabile, quindi possono essere
sostituite senza problemi da un qualsiasi parametro che le rappresenti. Una variabile che non sia dipendente da
altre viene detta variabile libera. Da questa forma parametrica possiamo tuttavia anche ricavare due vettori che
formino una base dello spazio preso in esame. Infatti il sistema di prima pu essere descritto come:
= + 0
=

1
0
=
= 0 + = 0 + 1

= 2 + 3
= 2 + 3
2
3
Abbiamo dunque ottenuto che ogni vettore del sottospazio pu essere espresso come combinazione vettoriale di
1
0
0 , 1 , e poich i due vettori sono indipendenti (infatti si vede facilmente che lunico modo per annullare
2
3
una loro combinazione lineare porre , = 0), allora questi due vettori rappresentano una base del sottospazio
esaminato, cio :
1
0
= 0 + 1 | ,
2
3
Poich la base dello spazio vettoriale possiede due vettori, ha dimensione 2.
3
2

2
Unaltra possibile base per questo stesso spazio potrebbe per esempio essere rappresentata da 1 , 0 ,
0
1
com facilmente verificabile. Quando per lo stesso spazio ci sono pi basi, allora ogni vettore di una base pu
essere espresso come combinazione lineare dellaltra base. Allo stesso modo bisogna poter esprimere un vettore

generico in tutte e due le basi. Esprimendo quindi un vettore sia rispetto alla prima che alla seconda base, e

3
1 = 2 1 +
, dove 1 e 2 sono i vettori della
mettendo poi queste espressioni a confronto, si ricava che
1
2 = 1
2

prima base () e allo stesso modo 1 2 rappresentano i vettori della base (). Si ottenuto quindi un metodo

facile per passare dalla rappresentazione di un vettore in una base alla rappresentazione dello stesso vettore in una
base diversa. Spesso questo sistema si pu scrivere in forma pi compatta facendo uso delle propriet delle matrici
che verranno trattate pi avanti, arrivando quindi ad una scrittura del tipo:
3

2 , nel quale per ricavare la funzione iniziale bisogna eseguire il prodotto riga per
(1 , 2 ) = (1 , 2 ) 2
1 0
colonna delle due matrici che vengono moltiplicate.

Distanza

Un altro dei problemi storici della geometria la definizione di distanza, proprio per questo viene infatti definito
un prodotto scalare (euclideo), che permette di associare a due vettori uno scalare (che rappresenta la
distanza appunto). Questo tipo di definizione ha senso solo per gli spazi vettoriali dei numeri reali o dei
numeri complessi, e definendo unoperazione che rappresenti una misura di distanza, si dice che lo spazio
vettoriale R viene dotato di una metrica. Generalmente la metrica utilizzata quella euclidea, tuttavia in uno
spazio con pi di tre dimensioni necessaria una metrica diversa, come per esempio la metrica Hermitiana.
Si ha dunque che lintroduzione di una metrica in uno spazio vettoriale comporta la definizione di un prodotto
scalare con le seguenti propriet:
=
:
,
1)( + ) = +
2)() = ()
3) =

Si chiede inoltre che sia > 0 0 (se la metrica fosse invece Hermitiana questa condizione
diventerebbe = ).

Viene dunque definita come lunghezza (o norma) di un vettore in uno spazio vettoriale euclideo (,):
|| = ( )

Grazie a questa definizione pu essere dimostrato che per ogni , , vale la disuguaglianza triangolare,
cio che: + +

Elevando tutto al quadrato infatti si ottiene che + 2 ( + )2, cio si ha che:


( + ) ( + ) + + 2
( ) + ( ) + 2

quindi sufficiente a questo punto che, attraverso delle opportune semplificazioni, | | . Ma questa
scrittura corrisponde alla notazione vettoriale della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz, che gi dimostrata.
Viene quindi definita una nozione di lunghezza, e allo stesso modo anche una nozione di distanza. Sapendo
infatti che lo spazio affine costituito da uninsieme di punti e che su questo spazio possono operare i vettori
che permettono di definire la somma tra un punto dello spazio affine ed un vettore dello spazio V, allora pu
essere definita la distanza tra due punti dello spazio affine come la norma del vettore di V che congiunge i
due punti.
In formule, avendo uno spazio affine sotto lazione di (euclideo), allora la distanza tra due punti di A,
nonostante nei vettori geometrici esistano molti possibili modi di definire una distanza tra due punti,
viene definita da Euclide come:
=

(, ) =

Sotto queste nuove definizioni, si usa chiamare lo spazio affine come , o spazio affine euclideo, cio uno
spazio affine in cui vale la disuguaglianza triangolare . In questo spazio inoltre necessario che la metrica
non sia una pseudo-metrica, cio deve sempre essere che due punti a distanza zero siano lo stesso punto. In
generale la metrica euclidea standard inoltre riferita alla base ortonormale, o canonica.
Nello spazio affine euclideo inoltre ci aspettiamo anche che ci sia una qualche condizione di perpendicolarit,
cio che valga il teorema di Pitagora, come nella nostra esperienza comune. Si dir dunque che due vettori ,
sono perpendicolari se si ha che : + 2 = 2 + 2, cio se vale il teorema di Pitagora tra i vettori
, , + .
Due vettori si dicono inoltre ortogonali se il loro prodotto scalare 0.
Si definisce inoltre la base ( , , ) come ortonormale se i vettori che la compongono sono a due a due
perpendicolari e ognuno di questi ha lunghezza 1.

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