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Vasapolli 2013
> le novit <
Anche questanno il volume che da ventanni il punto di riferimento per professionisti e uomini dazienda
riporta e illustra tutte le novit indispensabili per chi
deve affrontare gli adempimenti relativi al bilancio e
alle dichiarazioni fiscali:
Legge di stabilit 2013, D.L. sviluppo,
liberalizzazioni e semplificazioni
Novit interpretative ACE
Novit in tema di perdite su crediti,
riporto delle perdite
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n.

marzo 2013
Bilancio&imposte
Perdite su crediti
La deducibilit delle perdite su crediti conseguenti
a procedure concorsuali
di Guido e Andrea Vasapolli

Crediti

Editrice

Novit su pagamenti e interessi moratori


nelle transazioni commerciali
di Salvatore Giordano

13

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Andrea Vasapolli

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Redazione

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Soggetti IAS adopter: bilancio straordinario
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3/2013

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Il nuovo codice di autodisciplina ed il sistema
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Dal bilancio desercizio al reddito dimpresa


Gli articoli della rivista sono collegati agli argomenti trattati nel
testo Dal bilancio desercizio al reddito dimpresa di Guido e
Andrea Vasapolli, XX Edizione 2013.
Nel box Per approfondimenti vedi anche riportato in calce ad
ogni articolo vengono indicati i paragrafi del libro a cui larticolo
fa riferimento.

3/2013

IL PUNTO SU ...

IL PUNTO SU ...

3/2013

n quale esercizio e per quale ammontare le perdite su crediti derivanti da procedure concorsuali sono fiscalmente deducibili? questa una domanda che oggi, in seguito alla crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, ci si pone sempre pi frequentemente. Sempre pi spesso, infatti, limprenditore si trova a che fare con
debitori che hanno intrapreso la strada della ristrutturazione del loro debito, garantendo il pagamento soltanto di una parte dello stesso. Quando
e in che misura poter dedurre le perdite su crediti conseguenti a concordati preventivi o ad accordi di ristrutturazione del debito , quindi, il tema da noi scelto per questo numero della rivista.
A decorrere dai contratti conclusi dal 1 gennaio 2013 cambiata la normativa che prevede specifici termini di pagamento nelle transazioni commerciali e la debenza degli interessi di mora in caso di mancato pagamento. Come regola generale, il pagamento deve avvenire entro 30 giorni
dalla data di ricevimento della fattura e gli interessi decorrono automaticamente, senza che sia necessaria la costituzione in mora del debitore.
Come anche suggerito nellarticolo che approfondisce largomento, linvio
della fattura tramite posta elettronica certificata permette di dare data
certa al momento di ricevimento della stessa da parte del cliente.
Lutilizzo della posta elettronica certificata (PEC) sta diventando sempre
pi diffuso. Allo sviluppo del suo utilizzo, come illustrato nellarticolo
proposto, contribuisce anche la recente estensione alle imprese individuali dellobbligo di avere un indirizzo PEC, nonch la previsione di una
agenda nazionale degli indirizzi PEC delle imprese e dei professionisti
che potr essere consultata da un apposito sito WEB. Lutilizzo della PEC
si sta allargando anche al campo del reddito dimpresa ai fini dellattribuzione della data certa ad un documento, come nel caso, ad esempio, della
rinuncia incondizionata al diritto alla restituzione di crediti da parte di
soci.
Il fenomeno dellestero-vestizione, volto a cercare di localizzare i redditi
nello Stato in cui limposizione pi favorevole, da sempre combattuto
sia dal legislatore che dallAmministrazione Finanziaria. Lautore che con
il suo articolo approfondisce tale fattispecie ripercorre le interpretazioni
che la giurisprudenza, la prassi e la dottrina hanno nel tempo fornito,
pur concludendo che in molti casi si tratta di questioni di non facile e
univoca soluzione. Qui vogliamo solo ricordare che, con riferimento al
principio della libert di stabilimento sancito dallart. 49 del Trattato sul
Funzionamento dellUnione Europea, nella Sentenza della Corte di Giustizia dellUnione Europea, Causa C-196/04, stato affermato che un
cittadino comunitario, persona fisica o giuridica, non pu essere privato della possibilit di avvalersi delle disposizioni del Trattato solo perch ha inteso approfittare dei vantaggi fiscali offerti dalle norme in vigore
in uno Stato membro diverso da quello in cui risiede.
Il codice di autodisciplina che deve essere applicato dalle societ quotate
in borsa un altro argomento trattato in questo numero della rivista,
con particolare risalto, come messo in evidenza dagli autori che con il loro articolo si occupano della materia, del ruolo sempre pi centrale che il
sistema di controllo interno sta assumendo nellambio delle regole di corporate governance. Nellambito, in particolare, del compito dellorgano
amministrativo di operare in modo da garantire un efficace svolgimento
delle proprie funzioni, viene ad assumere un ruolo chiave la corretta gestione dei rischi, cio di quel processo che, volto ad identificare i rischi
potenziali che potrebbero influire sullattivit aziendale, deve essere conosciuto dal management al fine di impostare correttamente le strategie
aziendali.

A partire dal periodo dimposta 2012, lIRAP riferibile alla quota imponibile delle spese per il personale dipendente e assimilato deducibile dal
reddito complessivo IRES e IRPEF. Inoltre, come illustrato in uno degli
articoli di questo numero, con provvedimento legislativo della fine del
2012 stata data la possibilit alle imprese, previa presentazione di apposita istanza, di chiedere il rimborso delle imposte sui redditi versate in eccesso nei periodi dimposta anteriori a quello in corso al 31 dicembre
2012 in conseguenza del fatto che per tali periodi dimposta la norma non
prevedeva la possibilit di dedurre analiticamente lIRAP in argomento.
Tale intervento normativo si reso necessario al fine di scongiurare possibili declaratorie di incostituzionalit della precedente normativa.
In base al Codice civile le operazioni di leasing devono essere rilevate in
bilancio secondo il cosiddetto metodo patrimoniale, dovendosi peraltro
fornire nella nota integrativa le informazioni relative alla situazione finanziaria, patrimoniale e reddituale che si sarebbe avuta se le stesse operazioni fossero state rilevate in bilancio secondo il metodo finanziario.
Come messo in evidenza dallautore dellarticolo che se ne occupa, si tratta di una duplicazione di sforzi che non porta ad alcun vantaggio, partendo dal presupposto che una corretta analisi finanziaria e reddituale
dei bilanci dellimpresa non pu che essere svolta sulla base di un bilancio che rilevi le operazioni di leasing secondo il metodo finanziario,
dando quindi piena attuazione al principio della prevalenza della sostanza sulla forma.
In un altro articolo viene approfondito il nuovo credito dimposta per
promuovere lofferta on line di opere dellingegno. Tale credito dimposta,
che si applica per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, spetta nella misura del venticinque per cento dei costi sostenuti, con un limite di Euro
200.000. Con tale agevolazione il legislatore si pone quindi lobiettivo di
favorire la diffusione di siti internet e di piattaforme telematiche per la
vendita ed il noleggio di opere dellingegno in forma digitale, anche al fine
di ridurre i costi finali per lacquirente delle stesse opere in formato tradizionale (tra cui, ad esempio, i libri scolastici).
Quando sono poste in essere delle operazioni di fusione il Codice civile
prescrive che sia redatta, con losservanza delle norme sul bilancio desercizio, la situazione patrimoniale delle societ che partecipano alloperazione, tranne che i soci allunanimit vi rinuncino. Secondo Assonime,
come illustrato nellarticolo proposto, per i soggetti IAS adopter tale situazione deve essere predisposta seguendo il contenuto e le regole di valutazione previste dai Principi contabili internazionali. Questo in quanto la
situazione patrimoniale in argomento un bilancio straordinario solo
in senso temporale, venendosi invece a porre in linea di perfetta continuit logica con i precedenti bilanci di esercizio.
Sempre in tema di fusioni, ma anche di scissioni, il Codice civile adesso
offre la possibilit di pubblicare il progetto di fusione/scissione non solo
presso il Registro delle Imprese, ma anche, alternativamente, nel sito Internet delle societ partecipanti alloperazione. Gli autori che con il loro
articolo approfondiscono la materia, anche con riferimento ad un recente
studio dellAssonime, mettono in evidenza non poche perplessit operative legate alla sicurezza del sito Internet, alla prova dellautenticit dei documenti e alla certezza della data di pubblicazione. Tra gli argomenti trattati si ritrova anche quello relativo alla possibilit di richiedere la pubblicazione, presso il Registro delle Imprese, del sito ufficiale della societ.
Guido Vasapolli
Andrea Vasapolli

3/2013

Perdite su crediti

di Guido e Andrea Vasapolli (*)

Nel corso del 2012 stata modificata la disciplina della deducibilit delle perdite su crediti,
anche con riferimento a quelle di esse conseguenti ad operazioni di ristrutturazione del debito
nellambito di procedure concorsuali. Rimane comunque fermo il principio che la perdita su
crediti, per essere deducibile, deve essere stata, innanzitutto, imputata al Conto Economico, in
quanto si sono verificate le condizioni civilistiche per la sua rilevazione.

In questo periodo di forti tensioni economiche e finanziarie sempre pi sovente limprenditore si imbatte in crediti verso debitori falliti o che hanno proceduto, o stanno
procedendo, ad una ristrutturazione dei propri debiti.
Per quanto riguarda le diverse possibili tipologie di ristrutturazione del debito, al paragrafo 5 del Principio OIC 6 stato precisato
che le stesse possono configurarsi nei casi di
seguito riportati:
1) concordato preventivo, disciplinato dagli
artt. 160 e segg. l.f.;
2) accordo di ristrutturazione del debito di
cui allart. 182-bis l.f.;
3) piano di risanamento attestato di cui
allart. 67, comma 3, lettera d) l.f..
4) altre forme di ristrutturazione del debito
diverse rispetto a quelle individuate dagli istituti della legge fallimentare sopracitati (1).
In tale contesto, anche alla luce delle recenti
modifiche normative (2) e interpretazioni
della Suprema Corte (3), utile fare il punto
per esaminare quando e in che misura le perdite che il creditore subisce sono anche deducibili dal reddito complessivo IRES (4).

Aspetti civilistici
Ai sensi dellart. 2426 Codice civile, i crediti
devono essere iscritti in bilancio secondo il
valore presumibile di realizzazione.
3/2013

A tal fine, sia le perdite su crediti che gli accantonamenti ai fondi di svalutazione dei
crediti sono preordinati alla svalutazione dei
crediti iscritti in bilancio, ma con la seguente differenziazione:
le perdite su crediti si riferiscono a situazioni di inesigibilit gi manifestatesi e ritenute definitive in base a considerazioni legali, fiscali o pratiche;
gli accantonamenti si riferiscono a situazioni di inesigibilit gi manifestatesi ma
non ritenute definitive, ovvero a situazioni di
inesigibilit non ancora manifestatesi, ma
che lesperienza e la conoscenza dei fatti di
gestione conducono a far ritenere siano gi
intrinseche nei saldi esposti in bilancio e che
pertanto si possono ragionevolmente prevedere.

Note:
(*) Dottori Commercialisti in Torino e Milano
(1) Per un approfondimento in merito alle operazioni di ristrutturazione del debito, si veda di Guido e Andrea Vasapolli, Dal bilancio desercizio al reddito dimpresa, IPSOA,
XX edizione 2013, 1.19.1 Ristrutturazione dei debiti.
(2) Lart. 33, comma 5, del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, ha
provveduto a sostituire lart. 101, comma 5, del D.P.R. n.
917/1986, disciplinante la deducibilit delle perdite su crediti.
(3) Sent. della Corte di Cassazione, Sez. V civile, 1 giugno
2012, n. 8822.
(4) Ai fini IRAP, lart. 5, comma 3, del D.Lgs. 446/1997 dispone che le perdite su crediti non sono deducibili.

Bilancio&imposte

La deducibilit delle perdite


su crediti conseguenti
a procedure concorsuali

Perdite su crediti

Regole generali di deducibilit

Bilancio&imposte

Lart. 101, comma 5, del D.P.R. n. 917/1986


dispone, tra laltro, che le perdite su crediti
sono deducibili:
se risultano da elementi certi e precisi e
in ogni caso, se il debitore assoggettato
a procedure concorsuali, o ha concluso un
accordo di ristrutturazione dei debiti
omologato ai sensi dellart. 182-bis del
R.D. 16 marzo 1942, n. 267.
Sempre ai sensi del comma 5 di cui sopra
(5), il debitore si considera assoggettato a
procedura concorsuale:
dalla data della sentenza dichiarativa del
fallimento;
dalla data del provvedimento che ordina
la liquidazione coatta amministrativa;
dalla data del decreto di ammissione alla
procedura di concordato preventivo;
dalla data del decreto di omologazione
dellaccordo di ristrutturazione;
dalla data del decreto che dispone la procedura di amministrazione straordinaria
delle grandi imprese in crisi.
In pratica, come affermato nella Sentenza
della Corte di Cassazione, Sez. Tributaria, 20
novembre 2001, n. 14568, quando c una
procedura concorsuale, il creditore liberato
dallonere di provare la certezza della perdita
(ossia, lan della perdita derivante dallinesigibilit del credito) e la sua entit (ossia, il
quantum) (6).

Concordato preventivo
Nel caso del concordato preventivo, secondo
una prima interpretazione, pi rispondente
al dettato letterale della norma, dalla data
del decreto di ammissione il credito potrebbe essere girato per intero a perdite su crediti, in quanto la normativa fiscale non prevede per esso una disciplina diversa da quella
applicabile in presenza di tutte le altre procedure concorsuali.
Si deve tuttavia considerare che con la procedura di concordato preventivo, disciplinata dagli artt. 160 e seguenti della Legge Fallimentare, limprenditore che si trova in stato
di crisi pu proporre ai creditori un concordato preventivo sulla base di un piano il cui
contenuto, come illustrato al punto 2.1 della
C.M. 18 aprile 2008, n. 40/E, lasciato alla
libera determinazione dellimpresa, che pu

individuare le concrete modalit di soddisfacimento dei crediti (tra cui, la percentuale dei
singoli crediti che si propone di pagare).
Da un punto di vista civilistico, pertanto, il
credito dovrebbe essere girato a perdite su
crediti limitatamente alla parte di esso che
in base al piano proposto dal debitore non
sar pagata, non potendo essere considerata
una perdita la parte di credito di cui il debitore ha garantito il pagamento. Una corretta
impostazione civilistica della fattispecie
comporta, quindi, lindeducibilit fiscale della parte di credito non girata a perdita (considerato che possono essere dedotti le sole
spese ed oneri imputati al Conto Economico
(7)). Ovviamente la residua parte di credito
verr imputata a perdita e diverr fiscalmente deducibile nel caso in cui il piano non venisse rispettato e tale parte di credito non venisse quindi incassata.
Si osserva poi che, contrariamente a quanto
previsto per laccordo di ristrutturazione dei
debiti omologato, per il quale rileva la data
del decreto di omologazione, per il concordato preventivo, come gi prima illustrato, rileva la data del decreto di ammissione alla
procedura.
Pertanto, mentre per laccordo di ristrutturazione dei debiti alla data del decreto di omologazione possibile conoscere con certezza
la parte del credito che il debitore si impegnato ad onorare, con la sola incognita che
nei successivi esercizi il piano di risanamento si sviluppi concretamente come previsto
nellaccordo, per il concordato preventivo
esiste una maggiore incertezza, in quanto alla data del decreto di ammissione alla procedura non ancora possibile conoscere con
certezza la parte del credito che il debitore si
impegna ad onorare (informazione che si
avr in modo definitivo solo con il decreto di
omologazione del concordato preventivo).
In merito si ritiene che, se il decreto di omologazione del concordato preventivo interviene in un esercizio successivo a quello del deNote:
(5) Nonch, parzialmente, dellart. 11 del D.P.R. n. 42/1988.
(6) Nello stesso senso la Sent. della Corte di Cassazione,
Sez. tributaria, 6 ottobre 2011, n. 20450.
(7) Si veda Guido e Andrea Vasapolli, op. cit., 1.09. Ammortamenti, rettifiche di valore e accantonamenti - riconciliazione tra la normativa civilistica e quella fiscale e 2.1.
Determinazione.

3/2013

creto di ammissione alla procedura, la perdita su crediti possa essere ragionevolmente rilevata in contabilit sulla base delle informazioni disponibili, alla data di chiusura dellesercizio, con riferimento alla parte di credito che il debitore intenderebbe onorare.

Accordi di ristrutturazione dei debiti


Per quanto riguarda gli accordi di ristrutturazione dei debiti, in seguito alla sostituzione dellart. 101, comma 5, del D.P.R. n.
917/1986 avvenuta ad opera dellart. 33,
comma 5, del D.L. 22 giugno 2012, n. 83,
adesso gli stessi, quando omologati, sono
espressamente contemplati dalla normativa
in esame, che, come gi prima ricordato, dispone che le perdite che viene a soffrire il
creditore in conseguenza di tali accordi vengono ad essere supportate da quegli elementi certi e precisi richiesti dal legislatore
per la loro deducibilit dalla data del decreto
del tribunale che omologa laccordo.
Come peraltro gi illustrato con riferimento
al concordato preventivo, anche con laccordo di ristrutturazione dei debiti il credito dovrebbe essere girato a perdite su crediti limitatamente alla parte di esso che in base allaccordo non sar pagata, non potendo essere considerata una perdita la parte di credito
di cui il debitore ha garantito il pagamento.
Una corretta impostazione civilistica della
fattispecie comporta, quindi, lindeducibilit
fiscale della parte di credito non girata a perdita (sempre considerato che possono essere
dedotti le sole spese ed oneri imputati al
Conto Economico).

Esercizio di competenza della perdita


in caso di procedura concorsuale
Occorre ancora considerare che, come gi
prima visto, lart. 101, comma 5, del D.P.R.
n. 917/1986 dispone che le perdite su crediti
si considerano supportate da quegli elementi certi e precisi richiesti dal legislatore per
la loro deducibilit se il debitore assoggettato a procedure concorsuali, o ha concluso
un accordo di ristrutturazione dei debiti
omologato ai sensi dellart. 182-bis del R.D.
16 marzo 1942, n. 267, precisando anche
puntualmente la data in cui il debitore si
considera assoggettato a procedura concor3/2013

suale (data della sentenza dichiarativa del


fallimento, ecc.), o si considera aver concluso laccordo di ristrutturazione (data del relativo decreto di omologazione).
Detto questo, rimane il principio fondamentale che la perdita su crediti, per avere rilevanza fiscale ed essere deducibile, deve essere stata imputata al Conto Economico avendo limprenditore, secondo corretti principi
civilistici, riconosciuto la sussistenza di una
situazione di inesigibilit gi manifestatasi e
ritenuta definitiva in base a considerazioni
legali, fiscali o pratiche (8).
In particolare, occorre tenere presente che:
da una parte, lart. 109, comma 4, primo
periodo, del D.P.R. n. 917/1986 dispone
che le spese e gli altri componenti negativi
non sono ammessi in deduzione se e nella
misura in cui non risultano imputati al
Conto Economico relativo allesercizio di
competenza, e
dallaltra parte, come si legge al capitolo
3. del Principio contabile n. 1 dellOrganismo Italiano di Contabilit (OIC), in seguito allabrogazione del disposto del secondo comma dellart. 2426 del c.c. venuta meno la facolt di imputare a Conto
Economico anche rettifiche di valore ed accantonamenti che, pur essendo considerati
deducibili dalle disposizioni fiscali, non sarebbero iscrivibili secondo la disciplina civilistica in materia di bilancio. Pertanto,
non sar pi possibile imputare in bilancio componenti economiche non coerenti
con le norme civilistiche (9).
In altre parole, una volta che limprenditore
riconosce che un credito divenuto in tutto
o in parte inesigibile, sulla base di una situazione gi manifestatasi e ritenuta definitiva
in base a considerazioni legali, fiscali o pratiche, e, di conseguenza, imputa al Conto
Economico una corrispondente perdita su
crediti, in base al disposto dellart. 101, comma 5, del D.P.R. n. 917/1986 non necessario che la prova della sussistenza di elementi certi e precisi a supporto di tale perdita,
Note:
(8) Si veda quanto prima esposto con riferimento agli
Aspetti civilistici.
(9) Per approfondimenti si veda Guido e Andrea Vasapolli,
op. cit., 1.09. Ammortamenti, rettifiche di valore e accantonamenti - riconciliazione tra la normativa civilistica e
quella fiscale.

Bilancio&imposte

Perdite su crediti

Perdite su crediti

Bilancio&imposte

che il legislatore pone a condizione per la


sua deducibilit, sia fornita se il debitore
assoggettato a procedure concorsuali o ha
concluso un accordo di ristrutturazione dei
debiti omologato. Rimane comunque fermo,
per le argomentazioni prima esposte, che la
perdita deducibile solo ed esclusivamente
nella misura in cui la stessa sia stata imputata al Conto Economico (quindi, eventualmente, anche in misura corrispondente ad
una sola parte del credito complessivo).
Del resto, la norma in esame non dispone
che, se il debitore assoggettato a procedure
concorsuali, o ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato, il corrispondente credito deve essere girato a perdita su crediti, ma, pi semplicemente, si limita a stabilire che se ci avviene, e nella
misura in cui avviene, limprenditore sollevato dallonere di dover fornire la prova della
sussistenza di quegli elementi certi e precisi
che devono supportare la deducibilit della
perdita (cio sollevato dallonere di dover
provare la definitivit della perdita).
In pratica, la sussistenza degli elementi certi e precisi la condizione fiscale per la deducibilit della perdita su crediti che deve
essere verificata a valle se, a monte, si
sono verificate le condizioni civilistiche per
liscrizione della stessa al Conto Economico.
Peraltro, non essendo il concetto fiscale di
elementi certi e precisi tanto dissimile da
quello civilistico di situazione di inesigibilit
gi manifestatasi e ritenuta definitiva in base
a considerazioni legali, fiscali o pratiche, il
pi delle volte i criteri per il riconoscimento
fiscale e quello civilistico della perdita su
crediti di fatto vengono a coincidere.
Quanto sopra ancora pi evidente con riferimento ai crediti nei confronti di debitori
che sono stati ammessi alla procedura di
concordato preventivo o che hanno concluso
un accordo di ristrutturazione dei debiti
omologato. In tali casi, infatti, sulla base del
concordato o dellaccordo il debitore si sicuramente impegnato ad onorare almeno
una parte dei debiti, per cui una diversa interpretazione della norma, nel senso che la
perdita su crediti da dedurre deve corrispondere allintero credito, costringerebbe limprenditore a violare il dettato civilistico, andando a girocontare a perdita su crediti lintero credito, con sua imputazione al Conto

10

Economico dellesercizio in cui ricade la data del decreto di ammissione alla procedura
di concordato preventivo o quella del decreto
di omologazione dellaccordo di ristrutturazione, per poi rilevare una sopravvenienza
attiva nel successivo esercizio in cui avverr
il pagamento della parte del credito che il
debitore si impegnato ad onorare.
Dottrina e giurisprudenza
Nel senso di cui sopra anche la relazione
del SECIT relativa allanno 1990, dove stato precisato che se il debitore assoggettato
a procedura concorsuale, il relativo credito
pu essere girato a perdite su crediti in qualunque esercizio di durata della procedura e
per qualunque importo. Se, ad esempio, il
credito di 100 e la sentenza di fallimento
viene dichiarata nellesercizio 1994, limprenditore ben pu girare a perdite su crediti 70 nellesercizio 1994 e 30 nellesercizio
1996, sempre che la procedura fallimentare
non sia cessata nel corso del 1995.
In linea con il pensiero di cui sopra , inoltre, la Sentenza della Corte di Cassazione,
Sez. tributaria, 4 settembre 2002, n. 12831,
nella quale stato affermato che pure doveroso riconoscere che i vari tipi di procedure
concorsuali consentono, in tutto o in parte, il
recupero del credito in dipendenza di molteplici variabili; e che non v ragione di escludere
aprioristicamente la possibilit che lapprezzamento di tali elementi consenta di individuare
i requisiti di certezza e di determinabilit della
perdita, con riguardo ad un esercizio diverso
da quello nel quale la procedura concorsuale
si aperta. Pertanto, conclusivamente da
ritenere che la norma posta dallart. 66, comma 3 (ora art. 101, comma 5, N.d.A.), del
D.P.R. n. 917/1986, citato, non costituisca
una deroga al principio pi generale dettato
dallart. 75 (ora art. 109, N.d.A.) del D.P.R. n.
917/1986, e non abbia il significato di attribuire per legge i connotati della certezza e della
integrit della perdita sul credito in dipendenza dellapertura di una qualsiasi procedura
concorsuale, ma abbia il pi limitato valore di
introdurre una presunzione semplice, la cui
applicabilit deve essere valutata nel caso concreto, senza trascurare il valore di presumibile
realizzazione del credito. Ne deriva che ... la
perdita su crediti non deve essere contabilizzata necessariamente e per intero nel periodo di
3/2013

Perdite su crediti

3/2013

ma Corte riguardava una societ che aveva


frazionato su pi anni una perdita su crediti
derivante da un credito verso una ditta in
concordato preventivo, comportamento che
sarebbe contrario ai principi civilistici prima
esposti di rilevazione della perdita su crediti.

Per approfondimenti vedi anche:


Dal bilancio desercizio
al reddito dimpresa

La ristrutturazione del debito - 1.19.1 Ristrutturazione


dei debiti;
La riconciliazione della normativa fiscale con quella
civilistica - 1.09. Ammortamenti, rettifiche di valore e
accantonamenti - riconciliazione tra la normativa civilistica e quella fiscale;
Le perdite su crediti - 3.14.18 Perdite su crediti.

Di altri autori vedi anche

S. Sottocasa La deducibilit delle perdite su crediti


verso debitori assoggettati a procedure concorsuali
in il fisco n. 43/2012, pag. 6964.
S. Giordano Nuove regole di deduzione delle perdite
su crediti in Bilancio e reddito dimpresa, 11/2012,
pag. 38.
M. Zanni La nuova disciplina fiscale delle perdite su
crediti in il fisco n. 40/2012, pag. 6401.

11

Bilancio&imposte

esercizio in cui la procedura concorsuale si


aperta.
Nello stesso senso anche la Norma di comportamento n. 172 dellAssociazione Italiana
Dottori Commercialisti dove stato affermato che lesercizio in cui dedurre le perdite su
crediti nei confronti di clienti falliti o sottoposti ad altre procedure concorsuali quello in
cui le perdite si manifestano e sono iscritte in
bilancio secondo il prudente apprezzamento
degli amministratori, il che pu avvenire o
nellesercizio stesso di inizio della procedura
concorsuale o anche, in tutto o in parte, in
quelli successivi.
Alla luce di quanto sopra, la Sent. della Corte
di Cassazione, Sez. V civile, 1 giugno 2012,
n. 8822, dove stato affermato che, qualora
il debitore sia sottoposto alla procedura di
concordato preventivo, la perdita deve essere
dedotta per intero nellesercizio in cui stato
emesso il decreto di ammissione alla procedura, ex R.D. n. 267 del 1942, art. 163, non essendo possibile frazionarla pro quota negli
esercizi successivi, condivisibile se interpretata nel senso che tale affermazione riferita alla sola parte del credito che, sulla base del concordato preventivo, il debitore non
si impegnato ad onorare. Del resto, la questione presa in esame da parte della Supre-

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13/11/12 10:37

Crediti

di Salvatore Giordano (*)

Dal 1 gennaio del 2013 entrer in vigore la nuova disciplina che modula i termini entro cui il
debitore deve effettuare il pagamento nelle transazioni commerciali, novellando le disposizioni
di cui al D.Lgs. n. 231/2002. Appare evidente come la normativa nazionale sulla lotta contro i
ritardi di pagamento, a seguito delle modifiche ed integrazioni apportate dal D.Lgs. 192/2012, sia
maggiormente incisiva in riferimento alle transazioni commerciali tra imprese e Pubbliche
Amministrazioni. Queste ultime dovranno peraltro adeguare a breve le proprie procedure
contabili interne per consentire pagamenti tempestivi.

Il D.Lgs. n. 192/2012 - che recepisce la direttiva Ue 2011/7/UE sui ritardi di pagamento


nelle transazioni commerciali tra imprese e
tra Pubbliche Amministrazioni - ha dato attuazione alla delega conferita al Governo
con lart. 10 della Legge n. 180/2011 (Statuto
delle imprese).
Con tale nuova normativa, che stabilisce rigorosi termini per la decorrenza degli interessi moratori nelle transazioni commerciali,
il nostro Paese cos tra i primi membri comunitari a dare attuazione alla suddetta direttiva europea.
Si tratta di un intervento legislativo di notevole importanza, anche perch viene a sommarsi ad altre recenti misure adottate dal
Governo - quali, ad esempio, la certificazione dei crediti predisposta ai sensi dei D.M.
del 22 maggio 2012 e del 25 giugno 2012 che rispondono allintento di cercare di aumentare la liquidit del sistema produttivo,
agevolando i creditori dello Stato nellattuale
congiuntura economica.
Pur apparendo apprezzabili gli intendimenti
della nuova normativa, la stessa potrebbe
non risultare efficace nel raggiungimento del
suo obiettivo in virt delle lunghe tempistiche processuali per lesecuzione ai danni della Pubblica Amministrazione.
Si consideri, inoltre, il peculiare sistema di
3/2013

garanzie poste a tutela della P.A., quali il decorso del termine dilatorio dei 120 giorni,
previsto come condizione di efficacia del titolo esecutivo e di procedibilit dellesecuzione, che ha superato pi volte il vaglio di
costituzionalit. Come noto, durante tale termine non pu essere notificato latto di precetto, pena la sua nullit (1). Infatti, il termine dei 120 giorni, sommato a quello dei 10
giorni previsto dallart. 480 c.p.c., fa s che
lesecuzione non possa iniziare prima di 130
giorni dalla notifica del titolo esecutivo a cui
si aggiunge il tempo necessario per la notificazione del precetto. In tutto ci, inoltre, resta fermo il fatto che lesecuzione per espropriazione comunque limitata ai crediti ed
alle somme di denaro non destinate a pubblici servizi (2).
Ai sensi dellart. 4 del D.Lgs. n. 231/2002, come modificato dal D.Lgs n. 192/2012, nei pagamenti derivanti da transazioni commerciali gli interessi decorrono automaticamente,
senza che sia necessaria la costituzione in
mora, dal giorno successivo alla scadenza,
Note:
(*) Dottore Commercialista in Salerno
(1) Cfr. art. 44, comma 3 D.L. 30/9/2003, n. 269, conv. Legge 24/11/2003, n. 326.
(2) Cfr. Corte Cost. 142/1998, 463/1998, 343/2006.

13

Bilancio&imposte

Novit su pagamenti
e interessi moratori
nelle transazioni commerciali

Crediti

Bilancio&imposte

salvo che il debitore non provi che il ritardo


non dovuto a causa a lui imputabile.
Per le transazioni tra imprese i termini di
pagamento, in mancanza di specifica clausola contrattuale, sono cos fissati:
30 giorni dalla data di ricevimento della
fattura o della richiesta di pagamento di
contenuto equivalente;
30 giorni dalla data di ricevimento delle
merci o dalla data di prestazione dei servizi, quando non sia certa la data di ricevimento della fattura;
30 giorni dalla data di ricevimento delle
merci o della prestazione dei servizi,
quando la data in cui il debitore riceve la
fattura sia anteriore alla consegna delle
merci o alla prestazione dei servizi;
30 giorni dalla data di accettazione o della
verifica prevista contrattualmente qualora
il debitore riceva la fattura in epoca non
successiva a tale data.
Per le transazioni tra imprese, con specifica
clausola contrattuale, i termini di pagamento:
possono essere superiori a 30 giorni, fino
a 60 giorni;
termini superiori a 60 giorni devono essere pattuiti espressamente, la clausola deve
essere provata per iscritto e il termine non
deve risultare gravemente iniquo per il
creditore.
Per i contratti aventi ad oggetto la cessione
di prodotti alimentari deteriorabili, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato entro il termine legale di sessanta giorni
dalla consegna o dal ritiro dei prodotti medesimi e gli interessi decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza
del termine. In questi casi il saggio degli interessi di cui innanzi maggiorato di ulteriori due punti percentuali ed inderogabile.
Si ricorda che per le cessioni di prodotti
agricoli e alimentari rimangono in vigore le
disposizioni previste dallart. 62 della Legge
n. 27/2012.
Le parti, nella propria libert contrattuale,
possono stabilire un termine superiore rispetto a quello legale a condizione che le diverse pattuizioni siano stabilite per iscritto e
rispettino i limiti concordati nellambito di
accordi sottoscritti, presso il Ministero delle
attivit produttive, dalle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale

14

della produzione, della trasformazione e della distribuzione per categorie di prodotti deteriorabili specifici.

Ambito di applicazione
La nuova normativa riguarda tutti i pagamenti effettuati a titolo di corrispettivo in
transazioni commerciali che comportano la
consegna di merci o la prestazioni di servizi
tra imprenditori ovvero tra imprenditori e
pubbliche amministrazioni. Sono esclusi i
debiti oggetto di procedure concorsuali e i
pagamenti effettuati a titolo di risarcimento
dei danni.
Rientrano nellambito di applicazione delle
nuove norme anche i professionisti che esercitano unattivit professionale indipendente. A tal proposito, la direttiva comunitaria
precisa come la sua operativit nei confronti
delle professioni non determini la loro assimilazione alle imprese per fini diversi da
quelli relativi agli interessi di mora per ritardati pagamenti.

I ritardi sui pagamenti


Il D.Lgs. n. 192/2012 dispone la decorrenza
automatica degli interessi di mora per i contratti che verranno conclusi dal 1 gennaio
2013. I pagamenti effettuati oltre i 30 giorni
dalla scadenza o entro il maggior termine
stabilito contrattualmente ma non superiore
60 giorni salvo casi particolari, saranno
maggiorati degli interessi moratori senza la
necessit di sollecito e preavviso di inadempimento da parte del creditore. Quanto previsto dalla direttiva europea vuole contrastare i ritardi nei pagamenti che, limitando la
liquidit delle imprese, ne complicano la gestione finanziaria.

Decorrenza automatica
degli interessi moratori
Il D.Lgs. n. 192/2012 estende a tutte le transazioni commerciali le regole imposte nel
settore agricolo e agroalimentare dallart. 62
del D.L. n. 1/2012, che prevede la decorrenza
automatica degli interessi di mora dal giorno
successivo alla scadenza del termine di pagamento, fissato in 30 giorni per le merci deteriorabili e in 60 per tutte le altre a decorrere
3/2013

Crediti

Misura degli interessi


per il ritardato pagamento
Qualora i termini per il pagamento vengano
superati ovvero non si provveda al pagamento dovuto, la norma in commento prevede
una maggiorazione del tasso degli interessi
legali moratori che passa dal 7% all8% in
pi rispetto al tasso fissato dalla BCE (vigente al 1 gennaio e primo luglio) per le operazioni di rifinanziamento. Tali interessi maturano automaticamente.

Risarcimento delle spese


per recupero crediti
Al creditore spetta il rimborso dei costi so3/2013

stenuti per il recupero delle somme ed inoltre allo stesso spetta un importo forfettario
di euro 40,00 a titolo di risarcimento danni,
fatta salva la prova di maggior danno.

Rapporti con la Pubblica


Amministrazione
In particolare, si rileva come il D.Lgs. n.
192/2012 abbia significativamente modificato la portata della precedente normativa in
relazione ai rapporti commerciali tra imprese e Pubbliche Amministrazioni sotto diversi
profili.
Uno degli aspetti pi rilevanti del recente decreto legislativo costituito dal termine massimo di 30 giorni entro il quale le Amministrazioni dovranno pagare i loro fornitori e
prestatori di servizi, con possibili proroghe a
60 giorni per casi particolari.
Nelle transazioni commerciali in cui il debitore una Pubblica Amministrazione, infatti possibile pattuire un termine per il pagamento anche superiore ai trenta giorni,
ma soltanto ove risulti giustificato dalla natura o dalloggetto del contratto o dalle circostanze esistenti al momento della sua conclusione.
I termini sono invece automaticamente raddoppiati a 60 giorni per le imprese pubbliche
soggette ai requisiti di trasparenza delle relazioni finanziarie tra gli Stati membri e per
gli enti pubblici che forniscono assistenza
sanitaria.
Il termine di pagamento, in ogni caso, non
potr eccedere i sessanta giorni.

Clausole contrattuali nulle


Le clausole relative al termine di pagamento,
al saggio degli interessi moratori o al risarcimento per i costi di recupero, a qualunque
titolo previste o introdotte dal contratto, sono nulle quando risultano gravemente inique
per il creditore.

Sanzioni
Si segala che la normativa in oggetto non
contiene le pesanti sanzioni amministrative
introdotte per il rispetto dellart. 62 della L.
n. 27/2012.

15

Bilancio&imposte

dallultimo giorno del mese di ricevimento


della fattura.
Per la decorrenza degli interessi moratori assume una rilevanza fondamentale la data
della fattura e la direttiva comunitaria individua nella fatturazione elettronica lo strumento in grado di fornire una prova utile ad
assicurare certezza giuridica alla data esatta
del suo ricevimento da parte dei debitori.
Si evidenzia che leventuale clausola contrattuale con la quale le parti intendano predeterminare o modificare la data di ricevimento della fattura incorrerebbe nella sanzione
della nullit, rilevabile dufficio.
Secondo la normativa comunitaria, il creditore matura il diritto agli interessi dal giorno
successivo alla data di scadenza o alla fine
del periodo di pagamento stabilito nel contratto. Se la data di scadenza o di pagamento
non risultano dal contratto, gli interessi di
mora decorrono comunque, senza che sia
necessaria la costituzione in mora, dal giorno successivo alla scadenza del termine per
il pagamento individuato in 30 giorni dalla
data di ricevimento da parte del debitore della fattura o di una richiesta di pagamento di
contenuto equivalente. Se la data di ricevimento della fattura o della richiesta del pagamento non certa, i 30 giorni decorrono
dalla data di ricevimento delle merci o dalla
data di prestazione dei servizi. Se la fattura o
la richiesta di pagamento vengono ricevuti
prima delle merci o dei servizi, i trenta giorni partono dalla data i cui sono ricevute le
merci o sono prestati i servizi.

Crediti

Riflessi nel bilancio desercizio

Bilancio&imposte

In tutti i casi in cui maturano gli interessi di


mora occorre procedere alla loro imputazione al Conto Economico valutandoli ai sensi
dellart. 2426, comma 1, numero 8 del c.c..
Le imprese sono obbligate a rilevare gli interessi moratori anche se intendono rinunziarvi. Lunica possibilit per non evidenziarli in
contabilit generale comunicare la rinuncia scritta al debitore. I crediti per interessi
di mora vanno imputati alla voce dellattivo
C II 5) Crediti per interessi di mora, mentre in Conto Economico andranno inseriti
nella voce C 16.d) Proventi finanziari.

nellesercizio in cui sono percepiti o corrisposti. Naturalmente, mentre il principio civilistico segue la competenza, quello fiscale
segue la cassa. Pertanto nellesercizio in cui
sono imputati in bilancio, ma non sono riscossi, va eseguita una variazione in diminuzione del reddito civilistico con appostazione
di imposte differite. Nellesercizio in cui tali
interessi di mora vengono percepiti si avr
una variazione in aumento in sede di dichiarazione dei redditi ed avremo lo storno del
fondo imposte differite.

Norme fiscali

Per approfondimenti vedi anche:

In primo luogo si sottolinea come ai sensi


dellart. 15 del D.P.R. n. 633/1972 gli interessi
attivi di mora sono esclusi dal computo della
base imponibile IVA. Se gli interessi attivi di
mora superano 77,47 sulla fattura andr
apposta una marca da bollo di 1,81.
Ai fini delle imposte dirette lart. 109, comma 7 del Tuir stabilisce che, in deroga al
principio di competenza, gli interessi di mora concorrono alla formazione del reddito

Dal bilancio desercizio


al reddito dimpresa

16

I termini commerciali di pagamento e la debenza degli interessi di mora - 3.5.4 Crediti per interessi di
mora.

Di altri autori vedi anche

R. De Pirro, Compensi prestati a soggetti non residenti senza ritenuta alla fonte, in Pratica fiscale e
professionale n. 45/2012, pag. 31 e ss.

3/2013

Opere dellingegno

di Stefano Salvadeo (*)

Con la conversione in legge del D.L. 179/2012, c.d. Decreto crescita bis, stato introdotto,
allinterno della sezione III, Agenda digitale per listruzione e la cultura generale, lart. 11-bis,
ove si prevede un credito dimposta per promuovere lofferta on line di opere dellingegno. Il
credito dimposta si applica per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, nel limite di spesa di 5
milioni di euro annui. La novella previsione si inserisce nel pi ampio quadro di sviluppo di un
Agenda digitale per il Paese.

Premessa
In sede di conversione del D.L. 18 ottobre
2012, n. 179, c.d. Decreto crescita bis pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 245 del 19 ottobre 2012 S.O. n. 194/L, stato inserito
lart. 11-bis (1), con lobbiettivo di favorire lo
sviluppo in Italia di piattaforme telematiche
per la distribuzione in forma digitale delle
opere dellingegno.
Il credito dimposta, introdotto nella formula
de minimis, potrebbe favorire la diffusione
di siti internet e di piattaforme telematiche
per la vendita ed il noleggio di opere dellingegno in forma digitale.
Il credito dimposta sar finanziato mediante
ladeguamento della misura del prelievo erariale unico in materia di giochi pubblici
ovvero della percentuale del compenso per le
attivit di gestione o per quella dei punti
vendita, da attuarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto Legge in
commento, mediante decreti del Ministero
Note:
(*) Dottore Commercialista ed Esperto Contabile, Bernoni
& Partners
(1) Art. 11-bis Credito dimposta per promuovere lofferta
on line di opere dellingegno 1. Al fine di migliorare lofferta legale di opere dellingegno mediante le reti di comunicazione elettronica, riconosciuto un credito dimposta
del 25 per cento dei costi sostenuti, nel rispetto dei limiti
della regola de minimis, di cui al regolamento (CE) n.

3/2013

1998/2006 della Commissione, del 15 dicembre 2006, alle


imprese che sviluppano nel territorio italiano piattaforme
telematiche per la distribuzione, la vendita e il noleggio di
opere dellingegno digitali.
2. Lagevolazione di cui al comma 1 si applica per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, nel limite di spesa di 5 milioni di euro annui e fino a esaurimento delle risorse disponibili.
3. Lagevolazione di cui al comma 1 non concorre alla formazione del reddito n della base imponibile dellimposta
regionale sulle attivit produttive. Essa non rileva ai fini del
rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo
unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, ed utilizzabile ai fini dei versamenti
delle imposte sui redditi e dellimposta regionale sulle attivit produttive dovute per il periodo dimposta in cui le
spese di cui al comma 1 del presente articolo sono state
sostenute. Lagevolazione non rimborsabile, ma non limita il diritto al rimborso di imposte spettante ad altro titolo.
Leventuale eccedenza utilizzabile in compensazione ai
sensi dellarticolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.
241, e successive modificazioni, a decorrere dal mese successivo al termine per la presentazione della dichiarazione
dei redditi relativa al periodo dimposta con riferimento al
quale il credito concesso.
4. Il Ministero delleconomia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, con propri decreti
dirigenziali, in materia di giochi pubblici, adottati entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, al fine di assicurare la copertura degli oneri di cui
al comma precedente, provvede a modificare la misura
del prelievo erariale unico, nonch la percentuale del
compenso per le attivit di gestione ovvero per quella dei
punti vendita, al fine di assicurare maggiori entrate in misura non inferiore a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015.

17

Bilancio&imposte

Credito dimposta per


promuovere lofferta on line
di opere dellingegno

Opere dellingegno

delleconomia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.


Nel prosieguo, si illustrano brevemente i
profili di maggior rilievo del credito dimposta in oggetto.

Credito dimposta per promuovere


lofferta on line di opere dellingegno

Bilancio&imposte

Come anticipato, con il c.d. Decreto crescita bis viene introdotto un credito dimposta
per favorire la diffusione di opere dellingegno mediante le reti di comunicazione elettronica.
In particolare, lart. 11-bis prevede il riconoscimento di un credito dimposta nella misura del venticinque per cento dei costi sostenuti da imprese che sviluppano nel territorio
dello Stato piattaforme telematiche per la distribuzione, la vendita e il noleggio di opere
dellingegno digitali. Ricadono nellambito di
applicazione della norma, a titolo esemplificativo, i costi sostenuti per lo sviluppo di siti
internet e piattaforme elettroniche di commercializzazione delle opere dellingegno in
formato digitale.
Si prevede espressamente che lagevolazione
introdotta dallart. 11-bis si applica per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, nel limite di spesa di 5 milioni di euro annui e fino a
esaurimento delle risorse disponibili.
Le imprese che potranno usufruire del credito dimposta per promuovere lofferta on line
di opere dellingegno dovranno attenersi alla
c.d. regola de minimis, di cui al regolamento
n. 1998/2006 della Commissione Europea del
15 dicembre 2006 (2), per cui il credito dimposta di cui pu usufruire unimpresa nel
triennio di applicazione non pu eccedere
complessivamente limporto di 200.000 euro.
Per quanto riguarda la natura e la qualificazione del credito dimposta in oggetto, lart.
11-bis prevede che il medesimo:
non concorre alla formazione del reddito
Irpef o Ires;
non concorre alla formazione della base
imponibile dellimposta regionale sulle attivit produttive.
Inoltre il credito dimposta per promuovere
lofferta on-line di opere dellingegno non rileva ai fini del calcolo dei rapporti di cui agli
artt. 61 e 109, comma 5, del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (3).

18

Tale credito, peraltro, utilizzabile ai fini dei


versamenti delle imposte sui redditi, Irpef ed
Ires, e dellimposta regionale sulle attivit
produttive, dovute per il periodo dimposta
in cui le spese cui il credito dimposta si applica sono state sostenute.
Infine, lagevolazione in commento non pu
essere rimborsata, pur non limitando il diritto al rimborso di imposte spettante ad altro
titolo. Lart. 11-bis chiarisce che leventuale
eccedenza pu essere portata in compensazione ai sensi dellart. 17 del D.Lgs. 9 luglio
1997, n. 241, a far data dal mese successivo
al termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo dimNote:
(2) Lart. 108, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento
dellUnione europea (TFUE) prevede lobbligo di notificare
gli aiuti di Stato alla Commissione europea al fine di stabilirne la compatibilit con il mercato comune. Tuttavia, alcune forme di aiuti possono essere dispensate dallobbligo
di notifica.
A tal riguardo, la c.d. norma de minimis prevede una deroga per le sovvenzioni di importo minimo stabilendo una
soglia al di sotto della quale gli aiuti non devono essere
comunicati alla Commissione. In particolare, come previsto dal Regolamento 1998/2006, si tratta degli aiuti concessi su un periodo di tre anni che non superano la soglia
di 200.000 euro complessivi.
(3) Art. 61 TUIR Interessi passivi 1. Gli interessi passivi inerenti allesercizio dimpresa sono deducibili per la parte corrispondente al rapporto tra lammontare dei ricavi e altri
proventi che concorrono a formare il reddito dimpresa o
che non vi concorrono in quanto esclusi e lammontare
complessivo di tutti i ricavi e proventi.
2. La parte di interessi passivi non deducibile ai sensi del
comma 1 del presente articolo non d diritto alla detrazione dallimposta prevista alle lettere a) e b) del comma 1
dellarticolo 15.
Art. 109, comma 5 TUIR Norme generali sui componenti del
reddito dimpresa 5. Le spese e gli altri componenti negativi
diversi dagli interessi passivi, tranne gli oneri fiscali, contributivi e di utilit sociale, sono deducibili se e nella misura in cui
si riferiscono ad attivit o beni da cui derivano ricavi o altri
proventi che concorrono a formare il reddito o che non vi
concorrono in quanto esclusi. Se si riferiscono indistintamente ad attivit o beni produttivi di proventi computabili e ad
attivit o beni produttivi di proventi non computabili in
quanto esenti nella determinazione del reddito sono deducibili per la parte corrispondente al rapporto tra lammontare dei ricavi e altri proventi che concorrono a formare il
reddito dimpresa o che non vi concorrono in quanto esclusi e lammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi. Le
plusvalenze di cui allarticolo 87, non rilevano ai fini dellapplicazione del periodo precedente. Fermo restando quanto
previsto dai periodi precedenti, le spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazioni di alimenti e bevande, diverse da quelle di cui al comma 3 dellarticolo 95, sono deducibili nella misura del 75 per cento

3/2013

posta con riferimento al quale il credito


concesso.
Pertanto, la compensazione pu riguardare i
debiti relativi:
alle imposte sui redditi, alle relative addizionali e alle ritenute alla fonte riscosse
mediante versamento diretto;
allimposta sul valore aggiunto;
alle imposte sostitutive delle imposte sui
redditi e dellimposta sul valore aggiunto;
allimposta regionale sulle attivit produttive;
ai contributi previdenziali dovuti da titolari di posizione assicurativa in una delle
gestioni amministrate da enti previdenziali, comprese le quote associative;
ai contributi previdenziali ed assistenziali
dovuti dai datori di lavoro e dai committenti di prestazioni di collaborazione coordinata e continuativa;
ai premi per lassicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali;
agli interessi previsti in caso di pagamento rateale ai sensi dellart. 20 del D.Lgs. n.
241/1997;
alle altre entrate individuate con Decreto
del Ministro delle finanze, di concerto con
i i Ministri competenti per settore;
al credito dimposta spettante agli esercenti sale cinematografiche;
alle somme che i soggetti tenuti alla riscossione dellincremento alladdizionale
comunale debbono riversare allINPS.

Profili civilistici e contabili


del credito dimposta
La norma in commento non individua specificamente i costi sostenuti dalle imprese che
possono confluire nel calcolo del credito
dimposta. Si prevede generalmente che il
credito dimposta riconosciuto nella misura del 25 per cento dei costi sostenuti ()
alle imprese che sviluppano nel territorio italiano piattaforme telematiche per la distribuzione, la vendita e il noleggio di opere dellingegno digitali.
In assenza di chiarimenti amministrativi dellAgenzia delle Entrate o di ulteriori provvedimenti circa il perimetro di applicazione
del credito per promuovere lofferta on line
di opere dellingegno, si ritiene che tra i costi
3/2013

sostenuti dalle imprese che sviluppano le


piattaforme telematiche per la diffusione di
opere dellingegno in formato digitale debbano rientrare sia i costi di esercizio iscritti a
conto economico nellesercizio in cui sono
stati sostenuti, sia i costi che sono stati capitalizzati in virt della loro utilit economica
pluriennale.
Verificati i presupposti di applicazione del
credito dimposta, occorre rilevare lo stesso
in bilancio. A tal riguardo, lagevolazione relativa allo sviluppo di piattaforme telematiche per la diffusione di opere dellingegno in
formato digitale consiste in un credito dimposta verso lerario.
Il credito deve essere rilevato nellattivo dello
Stato patrimoniale, alla voce C-II, 4-bis) Crediti tributari, verificate le condizioni statuite
dal Principio Contabile n. 15. Infatti, detto
credito pu essere rilevato in bilancio se e
quando sussiste titolo al credito, ossia la
certezza del diritto ad esigere (utilizzare)
detto credito. Contestualmente, necessario
rilevare la componente positiva di conto economico. A tal riguardo necessario tenere
distinte le due seguenti situazioni:
credito dimposta per costi iscritti a conto
economico;
credito dimposta per costi capitalizzati.
Nel primo caso, infatti, la contropartita contabile delliscrizione del credito dimposta nellattivo dello Stato patrimoniale sar la voce
A5) del Conto economico, Altri ricavi e proventi. Detta voce, infatti, pur di natura residuale, ricomprende i ricavi ed i proventi di natura diversa inerenti alla gestione ordinaria.
In questo caso, allorch la voce A5) del Conto economico contenga un importo rilevante
rispetto ai ricavi dellesercizio, necessario
dare adeguate informazioni in Nota integrativa.
Come anticipato, ancorch classificato alla
voce altri ricavi del Conto economico, il credito dimposta per promuovere la diffusione
on line di opere dellingegno non concorre a
formare la base imponibile ai fini delle imposte dirette e dellIRAP.
Nel secondo caso, ossia in presenza di credito dimposta per costi relativi allo sviluppo di
piattaforme telematiche per la diffusione di
opere dellingegno in formato digitale che
siano stati capitalizzati, il trattamento contabile diverso.

19

Bilancio&imposte

Opere dellingegno

Opere dellingegno

Bilancio&imposte

Infatti, in presenza delle condizioni necessarie per usufruire del credito dimposta e di
costi per lo sviluppo di piattaforme elettroniche che siano stati capitalizzati, necessario
tenere conto del principio della competenza
economica affinch il credito dimposta concorra a formare il risultato desercizio in relazione al processo di ammortamento dei costi cui si riferisce.
In primo luogo, quindi, occorre rilevare il
credito dimposta nella voce Altri ricavi e
proventi del conto economico ed in seguito
stornare la parte non di competenza dellesercizio attraverso lutilizzo della voce risconti
passivi. In questo modo, la contribuzione
del credito dimposta viene rinviata pro quota
ai risultati di esercizio successivi in relazione
al periodo di ammortamento dei costi capitalizzati cui il credito stesso si riferisce.
Si ipotizzi il seguente esempio. La societ Alfa capitalizza nel periodo dimposta 2013 costi sostenuti per lo sviluppo di piattaforme
elettroniche per la diffusione di opere dellingegno per un importo complessivo di euro
200.000, da ammortizzare nellanno e nei
quattro successivi.
Il credito dimposta maturato, pertanto, pari
al 25 per cento dei costi sostenuti, di euro
50.000. Tuttavia, solamente la quota parte di
un quinto di competenza dellesercizio
2013. La prima rilevazione che la societ Alfa dovr effettuare la seguente:
C-II 4-bis) Crediti dimposta per la
diffusione on line di opere dellingegno
A5) Altri ricavi e proventi

dellingegno vuole favorire gli investimenti e


la diffusione nel territorio dello Stato di hub
multimediali. Il credito in commento, pari a
5 milioni di euro per ciascuno degli anni
2013, 2014 e 2015, potrebbe rappresentare
un incentivo per lo sviluppo di start-up nel
settore della commercializzazione di opere
dellingegno in contenuto digitale.
auspicabile che tale credito dimposta rappresenti un primo passo verso interventi pi
organici finalizzati ad incentivare la diffusione nel territorio dello Stato di imprese ad
elevato contenuto digitale e tecnologico.

Per approfondimenti vedi anche:


Dal bilancio desercizio
al reddito dimpresa

La rilevazione dei contributi in conto esercizio 3.13.1 Contributi in conto esercizio.

50.000
50.000

In sede di chiusura del bilancio desercizio


sar necessario effettuare la seguente scrittura di rettifica, riscontando la quota parte
non di competenza dellesercizio.
A5) Altri ricavi e proventi
E) Risconti passivi

40.000
40.000

Infine, nei quattro esercizi successivi la societ dovr effettuare la seguente scrittura
contabile.
E) Risconti passivi
A5) Altri ricavi e proventi

10.000
10.000

Conclusioni
Lintroduzione di un credito dimposta per favorire la diffusione in forma digitale di opere

20

3/2013

Fiscalit internazionale

Residenza fiscale: rileva


la sede di direzione effettiva
La Commissione Tributaria Provinciale di Treviso, Sez. II, con la Sentenza n. 91/02/12 depositata in
data 16 ottobre 2012, ha ritenuto insussistente in Italia la residenza fiscale di una societ di
diritto slovacco, in quanto la sede di direzione effettiva era situata allestero.

Premessa
La residenza delle societ ed il fenomeno
dellesterovestizione societaria costituiscono
tematiche di grande attualit ed importanza
nel panorama fiscale internazionale, tenuto
conto del crescente fenomeno di globalizzazione dei mercati e degli investimenti delle
imprese italiane allestero. Come noto, un
soggetto fiscalmente residente nel territorio
dello Stato assoggettato a tassazione per i
redditi ovunque prodotti nel mondo, in base
al principio della tassazione dellutile mondiale c.d. world wide principle. Conseguentemente, il soggetto passivo potrebbe ottenere un notevole risparmio dimposta localizzando allestero, in un paese a bassa fiscalit,
la residenza fiscale di una societ.
Proprio in tale contesto si inserisce il fenomeno dellesterovestizione societaria, che
consiste nella fittizia localizzazione della residenza fiscale in Paesi o territori diversi
dallItalia (in ambito UE o extra UE), per
sottrarsi agli adempimenti tributari previsti
dallordinamento di reale appartenenza e
beneficiare, nel contempo, del regime fiscale
pi favorevole vigente nello Stato estero (si
pensi ad esempio ai benefici fiscali previsti
per le societ holding in Olanda ed in Lussemburgo, ove a determinate condizioni vige un regime di totale participation exemption). Quindi, nellipotesi di esterovestizione societaria si realizza una dissociazione
tra residenza reale e residenza fittizia/formale del soggetto passivo (persona fisica o
societ), finalizzata a localizzare i redditi
conseguiti in un paese o in un territorio a fiscalit privilegiata ovvero in uno Stato o ter3/2013

ritorio ove sono previsti particolari vantaggi


in termini di tassazione per le imprese (ad
esempio qualora il governo di un certo paese conceda un regime di esenzione dalle imposte per nuovi insediamenti produttivi da
parte di aziende estere). Nel nostro ordinamento tributario le persone giuridiche residenti, in virt del principio della tassazione
del reddito mondiale, sono assoggettate ad
imposizione in Italia per tutti i redditi ovunque prodotti. Di contro, le societ e gli enti
non residenti, sono assoggettati ad imposizione in Italia soltanto per i redditi che si
considerano prodotti sul territorio nazionale
(1). Quindi, per contrastare fenomeni di fittizia localizzazione allestero della residenza, il legislatore nazionale ha introdotto specifiche norme che consentono di individuare
la residenza ai fini fiscali dei soggetti passivi
(persone fisiche o societ), in funzione di
concreti elementi, alternativi tra di loro, che
individuano il legame della persona fisica o
della societ con il territorio dello Stato Italiano.

La normativa nazionale
Il requisito della residenza fiscale per gli enti
diversi dalle persone fisiche disciplinato
dagli artt. 5, comma 3, lett. d) e 73, comma 3
Nota:
(1) Lart. 151, comma 1, del D.P.R. n. 917/1986, prevede
che il reddito complessivo delle societ e degli enti commerciali non residenti (..) formato soltanto dai redditi
prodotti nel territorio dello Stato, ad esclusione di quelli
esenti dallimposta e di quelli soggetti a ritenuta alla fonte
a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva.

21

Bilancio&imposte

di Marco Bargagli

Fiscalit internazionale

Bilancio&imposte

del D.P.R. n. 917/1986 (2). In particolare, le


disposizioni di legge prevedono che la societ di capitale considerata fiscalmente residente in Italia, quando per la maggior parte
del periodo dimposta (183 giorni) ha la sede
legale o la sede dellamministrazione o loggetto principale nel territorio dello Stato.
La normativa di riferimento ha, pertanto,
previsto tre criteri (uno di carattere formale;
gli altri aventi carattere sostanziale), per collegare fiscalmente le persone giuridiche al
territorio nazionale:
la sede legale;
la sede dellamministrazione;
loggetto principale.
I presupposti in esame sono fra loro alternativi: infatti sufficiente che uno solo di essi
ricorra perch la societ (o lente) sia considerato fiscalmente residente in Italia e, conseguentemente, soggetto a tassazione per i
redditi ovunque prodotti nel mondo.

La sede legale
La sede legale un requisito di carattere formale, di derivazione civilistica e si identifica
con la sede sociale indicata nellatto costitutivo o nello statuto. In merito, lart. 2328 c.c.
prevede che latto costitutivo della societ
deve indicare la sede della societ e le eventuali sedi secondarie. Inoltre, anche nelle comunicazioni effettuate presso gli Uffici finanziari e nel Registro delle imprese deve essere necessariamente indicata la sede legale
della societ.

Loggetto sociale
Loggetto esclusivo o principale della societ
o dellente residente determinato in base
alla legge, allatto costitutivo o allo statuto,
se esistenti in forma di atto pubblico o di
scrittura privata autenticata o registrata. In
particolare, per oggetto principale si intende
lattivit essenziale esercitata per realizzare
direttamente gli scopi primari indicati dalla
legge, dallatto costitutivo o dallo statuto
(art. 73, comma 4, del D.P.R. n. 917/1986).
In mancanza dellatto costitutivo o dello statuto nelle predette forme, loggetto principale dellente residente determinato in base
allattivit effettivamente esercitata nel territorio dello Stato; tale disposizione si applica

22

in ogni caso agli enti non residenti. Il requisito delloggetto principale va individuato,
oltre che nellattivit prevista nellatto costitutivo o nello statuto (requisito formale), anche nellattivit dimpresa effettivamente
esercitata dalla societ o dallente giuridico
oggetto dosservazione (requisito di carattere
sostanziale).
Quindi, loggetto principale dellimpresa
lattivit concreta esercitata per raggiungere
gli scopi sociali: se tale attivit viene svolta
in parte in Italia ed in parte allestero, lAmministrazione finanziaria dovr accertare la
prevalenza quantitativa dellattivit italiana
rispetto a quella estera. In sostanza si dovr
tenere conto su quale territorio limpresa localizza il proprio core business, la principale attivit commerciale, industriale, di servizi etc.. Avuto riguardo alle holding, con riferimento al luogo in cui viene realizzato
loggetto sociale, rileva non tanto quello in
cui si trovano i beni principali posseduti dalla societ, quanto la circostanza che occorra
o meno una presenza in loco per la gestione
dellattivit dellente.
A tal proposito, nella circolare 31 ottobre
2007, n. 67, lAssonime ha rilevato che: la
distinzione assume particolare rilevanza per
le holding di gestione delle partecipazioni,
per le quali non bisogna confondere, ai fini
della localizzazione, loggetto principale
dellattivit dimpresa propria del soggetto
controllante con quello delle societ partecipate, n tantomeno con la collocazione dei
beni da queste posseduti. Conseguentemente, loggetto principale deve essere individuato nel luogo in cui le attivit di direzione e
coordinamento e le altre attivit ausiliarie di
gestione operativa vengono effettuate. In merito, la circolare dellAgenzia delle Entrate n.
28/E del 4 agosto 2006 ha chiarito che in sede internazionale, ed in particolare nelle osservazioni contenute nel commentario allarticolo 4 del modello OCSE, lamministrazione finanziaria si , da sempre, preoccupata
di salvaguardare i principi di effettivit, riNota:
(2) Lart. 5, comma 3, lett. d) del D.P.R. n. 917/1986 disciplina la residenza delle societ di persone e le associazioni,
mentre lart. 73 dello stesso decreto, precisa la nozione
per le societ di capitali e gli altri enti. Il contenuto dellart.
5 in linea con quello dellart. 73.

3/2013

chiamati nellordinamento domestico, ritenendo che la sede della direzione effettiva di


un Ente debba definirsi non soltanto come il
luogo di svolgimento della sua prevalente attivit direttiva e amministrativa, ma anche
come il luogo ove esercitata lattivit principale.
Pertanto, nelle Holding statiche, in assenza
di una rilevante attivit operativa, si deve fare direttamente riferimento alloggetto principale, i.e. alla partecipazione posseduta, nel
senso che la sede della partecipata illumina
quella della Holding. La sede dellamministrazione nelle Holding , per certi versi, un
dato formale: mancando il mercato si va a
verificare da dove affluiscono i dividendi.
Lattivit delle Holding statiche si esaurisce
infatti nella detenzione delle partecipazioni e
nellincasso della distribuzione dei relativi
utili e nella partecipazione alle relative assemblee (3).

La sede dellamministrazione
La sede dellamministrazione di una societ
pu definirsi come il luogo dove si prendono decisioni pi importanti la cui rilevanza
investe limpresa nel suo complesso, ovvero
il luogo nel quale vengono definiti gli indirizzi strategici dellazienda e dal quale, di conseguenza, vengono diramate le relative direttive.
In merito, la Corte di cassazione (sentenza
16 giugno 1984, n. 3604), ha affermato che
per sede effettiva delle persone giuridiche
da intendere il luogo ove hanno concreto
svolgimento le attivit amministrative e di
direzione dellente e si convocano le assemblee, e cio il luogo deputato, o stabilmente
utilizzato, per laccentramento, nei rapporti
interni e con i terzi, degli organi e degli uffici societari in vista del compimento degli affari e della propulsione dellattivit dellente.
Ancora la Corte di Cassazione (sentenza 9
giugno 1988, n. 3910), ha precisato che la sede effettiva non coincide con il luogo in cui
si trova un recapito della persona giuridica,
ma si identifica con il luogo dove si svolge la
preminente attivit direttiva ed amministrativa dellimpresa (conformemente si citano le
sentenze della Cassazione n. 2515/1976 e n.
2472/1981). Infine, ancora con riferimento al
concetto di sede effettiva dellimpresa, la su3/2013

prema Corte (sentenza 13 ottobre 1972, n.


3028), ha chiarito che la sede effettiva di una
persona giuridica non semplicemente il
luogo ove si trovano i suoi beni, i suoi stabilimenti e dove si svolge lattivit produttiva,
ma quello in cui abbiano effettivo svolgimento anche lattivit amministrativa e direzionale, ove cio risieda il suo legale rappresentante, i suoi amministratori e dove sono convocate le assemblee societarie.
Quindi, sotto il profilo fiscale, la sede dellamministrazione (c.d. place of effective management), coincide con il luogo dove gli amministratori si riuniscono abitualmente per
definire le strategie dellimpresa, da dove realmente provengono gli impulsi direttivi e
decisionali, ovvero il luogo ove le strategie
fondamentali della societ sono realmente
assunte.
A titolo esemplificativo, per individuare la
sede dellamministrazione dellimpresa estera e, pertanto, la residenza ai fini fiscali della
societ, assumono rilevanza i seguenti elementi sintomatici:
atto costitutivo e le regole sul funzionamento della societ estera;
dove si riuniscono gli amministratori e
lassemblea dei soci (i.e. il luogo di redazione dei verbali delle assemblee dei soci,
le determinazioni dellamministratore
unico e le delibere del consiglio di amministrazione);
dove si svolgono con regolarit le attivit
dellimpresa;
dove risiedono gli amministratori e se sono in maggioranza italiani o stranieri;
la disponibilit sul territorio nazionale di
conti correnti, da cui la societ trae le
provviste per svolgere le attivit sociali;
la disponibilit in Italia o allestero di contratti ed utenze;
dove viene svolta lattivit imprenditoriale
della societ in osservazione (stato italiano o Stato estero);
dove risulta localizzata lorganizzazione
imprenditoriale (gli uomini, i mezzi e le
risorse finanziarie che permettono lo svolgimento dellattivit dimpresa);
Nota:
(3) Simone Covino, La funzionalizzazione alla determinazione della ricchezza dei criteri di residenza fiscale in Dialoghi Tributari 2/2010 - IPSOA Editore, pagina n. 228.

23

Bilancio&imposte

Fiscalit internazionale

Fiscalit internazionale

Bilancio&imposte

dove situato il luogo di recapito delle


lettere di convocazione del consiglio di
amministrazione e dellassemblea dei soci;
da dove viene inviata e ricevuta la corrispondenza via fax o e-mail dalla quale
emergano elementi idonei a dimostrare
che la sede di direzione effettiva della societ localizzata sul territorio nazionale.
Per individuare compiutamente il luogo di
ubicazione della sede dellamministrazione
di una societ, quindi necessario compiere
unindagine specifica e molto articolata, riguardante lesercizio dei poteri gestionali del
soggetto economico, al fine di determinare
quali siano i soggetti cui spetta la determinazione delle scelte strategiche dellimpresa. In
merito, il Commentario al modello di Convenzione Ocse prevede che, anche nel caso in
cui una societ abbia pi luoghi in cui esplica unattivit di gestione, uno solo pu essere quello in cui effettivamente e stabilmente
esercita il potere di direzione strategica. La
giurisprudenza di legittimit ha confermato
la prevalenza di tale criterio sostanziale,
rispetto ad elementi formali.
In particolare, la giurisprudenza di legittimit ritiene che ai fini dellindividuazione della
sede dellamministrazione, debba prevalere
la situazione sostanziale ed effettiva, assumendo un ruolo secondario il profilo formale (4). Inoltre, la Cassazione ha stabilito che
costituisce sede effettiva di una persona giuridica il luogo ove hanno concreto svolgimento le attivit amministrative e di direzione, ossia il luogo deputato, o stabilmente
utilizzato, per laccentramento () degli organi e degli uffici societari in vista del compimento degli affari e della propulsione
dellattivit dellente (5).
Ancora, la suprema Corte ha precisato che la
sede effettiva di una societ non coincide
con il luogo in cui si trova un recapito della
medesima, oppure una persona che genericamente ne cura gli interessi (), ma si
identifica con il luogo dove si svolge la preminente attivit direttiva ed amministrativa
dellimpresa (6). La Commissione Tributaria Centrale ha ritenuto che deve essere ravvisata lesistenza in Italia della sede amministrativa di un soggetto estero, qualora lattivit dei rappresentanti della societ sul territorio italiano si sostanzi, di fatto, nello svol-

24

gimento dei compiti e nellesercizio dei poteri tipici degli amministratori e non di quelli
propri dei semplici rappresentanti. Il giudice
tributario ha inoltre affermato che: qualora
una societ abbia la sede legale allestero, ma
abbia in Italia una sede amministrativa
avente i poteri di gestione indipendente con
a capo una persona che, ai sensi del codice
civile, rivesta la qualifica di institore, deve
prevalere il requisito della sede amministrativa e quello del centro dellattivit sociale rispetto a quello della sede legale (7). Analogamente, la giurisprudenza comunitaria
intervenuta sullargomento (8), definendo la
sede dellamministrazione come il luogo in
cui vengono adottate le decisioni essenziali
concernenti la direzione generale di tale societ ed in cui si sono svolte le funzioni di
amministrazione centrale di questultima. Di
conseguenza un insediamento fittizio, come
quello caratterizzato da una societ casella
postale o schermo, non potrebbe essere definita sede di unattivit economica (). In
relazione al consolidato orientamento giurisprudenziale, la sede di direzione effettiva
deve essere pertanto definita come il luogo
dove vengono assunte le decisioni pi importanti di natura gestionale, strategica e commerciale.

Normativa convenzionale (art. 4


del Modello di convenzione OCSE)
In ambito internazionale, al fine di risolvere
i conflitti di residenza tra i diversi Stati, il
Modello Ocse di Convenzione sui redditi prevede specifiche disposizioni che consentono
di definire la residenza del soggetto passivo,
ai sensi della Convenzione internazionale.
Infatti, gli accordi internazionali contro le
doppie imposizioni sui redditi hanno lobiettivo di ripartire la pretesa tributaria tra i due
Stati coinvolti, individuando lo Stato della
residenza del soggetto passivo ed in via residuale lo Stato della fonte che, generalmente,
Note:
(4) Cassazione, 10 dicembre 1974, n. 4172.
(5) Cassazione, 16 giugno 1984, n. 3604.
(6) Cassazione, 9 giugno 1988, n. 3910.
(7) Commissione Tributaria Centrale, 10 ottobre 1996, n.
4992.
(8) Sentenza Corte di Giustizia Europea, Proc. C-73/06 del
28 giugno 2007.

3/2013

si impegna a ridurre ovvero a rinunciare al


proprio potere impositivo. Le convenzioni
internazionali ispirate al Modello Ocse (articolo 4, paragrafo 3), per individuare la residenza fiscale del soggetto passivo, fanno riferimento al c.d. criterio della sede di direzione effettiva, rappresentata dal c.d. place of
effective management, la cui definizione
rinvenibile nel paragrafo 24 del commentario O.C.S.E., modificato dal documento The
2008 update to the OECD Model Tax Convention del 18 luglio 2008.
Conseguentemente, qualora lItalia abbia stipulato una convenzione bilaterale con lo
Stato estero dove formalmente risiede la societ estera, lamministrazione finanziaria
dovr tenere conto del criterio della sede di
direzione effettiva previsto dalla norma convenzionale.
Quindi, la convenzione internazionale contro le doppie imposizioni sui redditi risolver il conflitto di residenza dando prevalenza,
tra i due criteri sostanziali (oggetto principale e sede dellamministrazione), al criterio
del place of effective management.

Le modifiche al commentario OCSE


Le modifiche al commentario allart. 4, prevedono leliminazione, dal paragrafo 24, del
seguente periodo: La sede di direzione
effettiva sar ordinariamente il luogo in cui
la persona o il gruppo di persone che esercitano le funzioni di rango pi elevato prende
ufficialmente le sue decisioni, il luogo in cui
sono adottate le deliberazioni che devono essere assunte dallente nel suo insieme .
Inoltre, prevista lintroduzione del nuovo
paragrafo 24.1 con la finalit di indicare
nuovi elementi sintomatici che consentono
di individuare la sede di direzione effettiva
delle societ.
Il nuovo paragrafo 24.1 del Commentario
allart. 4 precisa che alcuni Stati considerano
relativamente rari i casi di doppia residenza
delle persone giuridiche; pertanto, essi dovrebbero essere esaminati e risolti singolarmente (c.d. approccio caseby-case). Inoltre,
alcuni Stati ritengono che tale approccio case-by-case sia il metodo pi opportuno per
far fronte alle difficolt che potrebbero insorgere - nella determinazione della sede dellamministrazione effettiva delle persone giu3/2013

ridiche - dalluso delle nuove tecnologie. Tali


Stati hanno, altres, la facolt di attribuire
alle autorit competenti il compito di risolvere la questione della residenza delle persone giuridiche, mediante una previsione alternativa del seguente tenore: 3. Laddove, ai
sensi del paragrafo 1, una persona giuridica
risieda in entrambi gli Stati contraenti, le
autorit competenti di tali Stati potranno determinare di comune accordo in quale dei
due Stati la persona giuridica dovr ritenersi
residente, ponendo attenzione alla sede della
direzione effettiva, al luogo di costituzione
ovvero ad ogni altro fattore rilevante. In assenza di accordo, la persona giuridica non
ha diritto ad alcuna esenzione fiscale, se non
nei limiti concordati tra le autorit competenti degli Stati contraenti (9). A seguito
delle modifiche, con lintroduzione del paragrafo 24.1. del commentario allart. 4 del
modello di convenzione Ocse, per determinare la residenza fiscale di una societ o di un
ente le autorit competenti dovranno tener
conto, a titolo esemplificativo e non esaustivo, dei seguenti fattori:
il luogo ove si svolgono le riunioni del
consiglio di amministrazione;
il luogo in cui il CEO e gli altri senior executives usualmente svolgono le loro funzioni;
il luogo del day-to-day management della
persona giuridica;
il luogo in cui si trova lheadquarter della
persona giuridica;
la legislazione applicabile alla persona
giuridica;
il luogo in cui tenuta la contabilit (10).
In altre parole, le modifiche al Commentario
OCSE introdotte nel 2008 hanno eliminato
dal paragrafo 24 il riferimento al place of effective management come al luogo in cui i
vertici della societ assumono le loro decisioni, pur mantenendo un riferimento generico al luogo in cui sono assunte le decisioni
Note:
(9) Per approfondimenti si veda P. Valente, Modifiche agli
artt. 1-5 del modello e al Commentario, in il Fisco n.
32/2008, pag. 5782 e ss.; R. Russo, The 2008 OECD Model:
An Overview, European Taxation, 2008, p. 459; G. Melis, La
residenza fiscale delle societ nellIRES: giurisprudenza e
normativa convenzionale, in Corriere Tributario n. 45/2008,
p. 3653.
(10) P. Valente, op. cit. pagina 5782 e ss.

25

Bilancio&imposte

Fiscalit internazionale

Fiscalit internazionale

Bilancio&imposte

fondamentali per lattivit dellimpresa, lasciando, pertanto, alle amministrazioni fiscali degli Stati contraenti la pi ampia discrezionalit sul tema. Secondo quanto previsto dal par. 24 del Commentario, nella sua
versione prima delle modifiche introdotte
nel 2008, il criterio della sede di direzione effettiva era stato adottato quale criterio preferenziale per la determinazione della residenza fiscale dei soggetti diversi dalle persone
fisiche. Questa sarebbe consistita nel luogo
in cui vengono adottate le principali decisioni concernenti la vita dellimpresa sul piano
della gestione, nonch le decisioni necessarie
per lesercizio dellattivit dellentit.
La sede di direzione effettiva sarebbe stata,
in linea di principio, il luogo di adozione ufficiale delle decisioni da parte della persona
o del gruppo di persone che rivestono allinterno della gerarchia interna della societ
funzioni di rango elevato, quali, ad esempio,
quelle svolte dal consiglio di amministrazione, non potendosi, comunque, prescindere
dalla considerazione di tutti i fattori e le circostanze rilevanti nel caso concreto per lattribuzione della residenza fiscale. Tuttavia,
anche dopo le modifiche, il precedente concetto di place of effective management (sede
di direzione effettiva), rimane il criterio fondamentale per risolvere ogni eventuale controversia relativa alla doppia residenza (dual
residence) (11).
In merito, corre lobbligo di evidenziare che
lItalia ha dichiarato, nel paragrafo 25 delle
osservazioni allart. 4 del modello Ocse 2008,
che nel determinare la residenza fiscale di
una societ, oltre al concetto di sede della
direzione effettiva, dovr essere attribuita
rilevanza anche al luogo nel quale viene svolta lattivit principale dellimpresa: 25. As
regards paragraphs 24 and 24.1, Italy holds
the view that the place where the main and
substantial activity of the entity is carried on
is also to be taken into account when determining the place of effective management of a
person other than an individual.

La sentenza n. 91/02/12
della CTP di Treviso
La Commissione Tributaria Provinciale di
Treviso, con la sentenza n. 91/02/12 depositata in data 16 ottobre 2012, si espressa sul

26

tema della residenza fiscale di una societ di


diritto slovacco.
In merito, il giudice tributario ha rigettato la
tesi dellamministrazione finanziaria che
aveva individuato in Italia la residenza fiscale di una societ di diritto slovacco, affermando testualmente:..nel caso di specie,
incontestato: - che la ..(omissis), quale societ dotata di propria personalit giuridica, sia
fiscalmente residente in Slovacchia, ove regolarmente assoggettata alle imposte sui redditi del paese (come risulta dal certificato fiscale esibito n.d.a.); - che la .. (omissis).. sia
stata costituita secondo le leggi slovacche e
che abbia la sede in Slovacchia. Ci che appare messo in dubbio, dallUfficio, che la
societ non abbia la sede dellamministrazione e loggetto principale in Slovacchia. Il
commentario OCSE modello a cui il trattato
Italia - Cecoslovacchia si ispira, a tal proposito, recita: il luogo ove lorgano amministrativo assume le decisioni direzionali e
commerciali necessarie per la gestione dellimpresa. In pratica, trattasi sostanzialmente, dello stesso concetto di sede amministrativa presente nel TUIR e nella legge sul
diritto internazionale privato. la stessa
Guardia di Finanza a confermare, sulla scorta delle indagini svolte anche a livello internazionale, che la sede di direzione effettiva
era nella Repubblica Slovacca, a prescindere
dal luogo ove gli amministratori risiedono.
Ed ancora, non pu operare la presunzione
di residenza fiscale di cui allart. 5-bis e 5-ter
dellart. 73 del T.U.I.R. (D.P.R. n. 917 del
1986), laddove, la (omissis). non controlla alcuna societ italiana. Quindi, la
Commissione Tributaria di Treviso:
ha escluso la sussistenza della c.d. presunzione legale relativa di esterovestizione
della societ estera, introdotta nel nostro
ordinamento a partire dallanno 2006, con
larticolo art. 73, comma 5-bis e 5-ter, del
D.P.R. n. 917/1986 (12), e
Note:
(11) Cfr. V. Piacentini la nozione di residenza nel diritto interno e convenzionale, Manuale di fiscalit internazionale
IV edizione 2010 IPSOA Editore, pag. 285.
(12) Si rammenta che in base a tale disposizione considera
residenti in Italia, salvo naturalmente prova contraria (presunzione legale relativa) le societ estere che detengono
partecipazioni di controllo in societ di capitali o enti
(segue)

3/2013

Fiscalit internazionale

lamministrazione sul territorio dello Stato italiano della societ estera.


In sintesi, nel caso esaminato, non stato dimostrato che la sede di direzione effettiva
fosse localizzata in Italia, non rilevando la
residenza in Italia degli amministratori della
societ slovacca ritenuta esterovestita.

Conclusioni
Il contrasto agli illeciti riconducibili alla fiscalit internazionale costituisce un importante settore dintervento sia per lAmministrazione finanziaria che per il legislatore. Il
tema dellesterovestizione societaria presenta numerosi profili di complessit in
quanto:
risulta particolarmente difficoltoso individuare, sul piano concreto, criteri sostanziali di collegamento di una persona giuridica al territorio di un singolo Paese;
permangono difficolt per il contribuente
nel fornire prova contraria idonea ad annullare le presunzioni legali relative in
materia di esterovestizione (ex. art. 73,
comma 5-bis del T.U.I.R.);
per le c.d. holding passive, che non svolgono una reale attivit industriale e commerciale, ma si limitano a detenere asset
patrimoniali, sarebbe auspicabile uno
specifico criterio per individuare la loro
residenza ai fini fiscali;
nel caso in cui non sia stata stipulata, tra i
due Stati, una convenzione internazionale
contro le doppie imposizioni, esistono
reali rischi di doppia imposizione (la societ potrebbe avere loggetto sociale in
uno Stato e la sede dellamministrazione
in un altro).

3/2013

Per tali motivi le attuali norme giuridiche di


riferimento non sempre garantiscono efficacemente piena armonia da un punto di vista
sistematico, con la conseguenza che il fenomeno dellesterovestizione societaria costituisce un argomento di rilevante criticit
nellambito del diritto tributario nazionale e
internazionale.

Per approfondimenti vedi anche:


Dal bilancio desercizio
al reddito dimpresa
Il principio della libert di stabilimento previsto dallart. 49 del Trattato sul Funzionamento dellUnione
Europea - 2.16.5 Compatibilit delle CFC Rules con le
Convenzioni e le disposizioni internazionali

Di altri autori vedi anche


S. Covino, La funzionalizzazione alla determinazione
della ricchezza dei criteri di residenza fiscale in Dialoghi Tributari 2/2010.
G. Melis, La residenza fiscale delle societ nellIRES:
giurisprudenza e normativa convenzionale, in Corriere Tributario n. 45/2008, p. 3653.
P. Valente, Modifiche agli artt. 1-5 del modello e al
Commentario, in il fisco n. 32/2008, pag. 5782 e ss.
G. Melis, La residenza fiscale delle societ nellIRES:
giurisprudenza e normativa convenzionale, in Corriere Tributario n. 45/2008, p. 3653.

Nota:
(segue nota 12)
commerciali italiani se, in alternativa: sono controllate, anche indirettamente, da soggetti residenti in Italia; sono
amministrate da un consiglio di amministrazione, o altro organo equivalente di gestione, composto in prevalenza di
consiglieri residenti in Italia.

27

Bilancio&imposte

ha altres negato lesistenza della sede del-

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Y97DV AZ

Rimborsi IRES

di Alessandro Gulisano (*) e Vincenzo Di Pillo (**)

Con provvedimento del Direttore dellAgenzia delle Entrate del 17 dicembre 2012, n. 140973,
stato approvato il modello per chiedere il rimborso della maggiore IRPEF/IRES versata nei
periodi dimposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2012, per effetto della mancata
deduzione della quota dellIRAP relativa alle spese per il personale dipendente ed assimilato.
Listanza, corredata delle relative istruzioni, gi disponibile in formato elettronico sul sito
internet dellAgenzia delle Entrate e deve essere trasmessa in via telematica, con scadenza
scaglionata per ciascuna area geografica, a partire dal 18 gennaio 2012.
Larticolo si propone di esaminare il contenuto e le modalit di compilazione del predetto
modello di rimborso.

Premessa
Al fine di disciplinare le modalit di recupero delle maggiori imposte sui redditi (IRES
ed IRPEF) versate per effetto della mancata
deduzione dellIRAP relativa alle spese per il
personale dipendente ed assimilato, stato
emanato, in data 17 dicembre 2012, il Provvedimento del Direttore dellAgenzia delle
Entrate n. 140973.
In particolare, con il citato Provvedimento
lAgenzia delle Entrate ha (i) approvato il
modello e le istruzioni riguardanti le domande di rimborso per gli anni pregressi, di cui
al comma 1-quater dellart. 2, del D.L. n. 201
del 2011, convertito, con modificazioni, dalla
L. 22 dicembre 2011, n. 214; (ii) individuato
le annualit precedenti al 2012 per le quali
possibile presentare listanza; e (iii) ha stabilito un calendario di presentazione delle
istanze.
Visto lapprossimarsi dellavvio del periodo
di trasmissione delle istanze di rimborso (1)
- si inizia il 18 gennaio con i contribuenti
delle Marche - con il presente articolo sintendono illustrare il contenuto e le modalit
di compilazione del citato modello di rimborso.
3/2013

Deducibilit ai fini delle imposte


sui redditi della quota di IRAP
dovuta sul costo del lavoro
Al fine di scongiurare una eventuale censura
di costituzionalit derivante dalla duplicazione di tassazione conseguente alla non deducibilit dellIRAP dalla base imponibile
delle imposte sui redditi (ossia IRES e IRPEF), lart. 6, commi da 1 a 4, del D.L. n.
185/2008 (2), aveva gi introdotto, a decorrere dallanno dimposta 2008, la deducibilit
dallIRES e dallIRPEF del 10% della quota
di IRAP pagata nellanno e forfetariamente
riferita allimposta dovuta sulla quota imponibile (i) degli interessi passivi e oneri assimilati netti, ovvero (ii) delle spese per il personale dipendente e assimilato al netto degli
sgravi e delle deduzioni gi previste per il
c.d. cuneo fiscale.
Note:
(*) Partner Studio Legale R&P Legal - Dottore Commercialista e Revisore Legale
(**) Associate Studio Legale R&P Legal - Avvocato
(1) stato fissato un click day differenziato per territorio; il
periodo nel quale sar possibile inviare le domande sar
di 60 giorni a partire dalla decorrenza iniziale.
(2) Convertito con modificazioni dalla L. 28 gennaio 2009, n. 2.

29

Bilancio&imposte

Indeducibilit dellIRAP
sul costo del lavoro:
rimborsata lIRES

Rimborsi IRES

Bilancio&imposte

Basandosi sugli stessi principi, lart. 2 del


D.L. n. 201/2011 (3), ha previsto da un lato la
possibilit di dedurre interamente, ai fini
delle imposte sui redditi delle societ (IRES)
e delle persone fisiche (IRPEF), limporto
dellIRAP relativo al costo del lavoro dipendente e assimilato, ovvero riferito alla quota
imponibile delle spese sostenute per il personale, al netto delle deduzioni previste dal
D.Lgs. n. 446/1997 (4) (5), dallaltro ha soppresso, nellart. 6 del D.L. n. 185/2008, le previsioni riguardanti la deducibilit forfettaria
delle spese per il personale mantenendo tuttavia in vigore la deduzione dallIRES e dallIRPEF del 10% della quota di IRAP dovuta
sulla quota imponibile degli interessi passivi
ed oneri assimilati.
La disposizione inserita nel D.L. n. 16/2012
introduce, dunque, accanto alla deducibilit
forfetaria del 10% dellIrap riferita alla quota
imponibile degli interessi passivi ed oneri assimilati, la c.d. deducibilit analitica dellimposta riferita alle spese per il personale dipendente ed assimilato (6).
Tale deduzione spetta a tutti i soggetti che
determinano la base imponibile IRAP quale
differenza tra i componenti positivi e negativi del valore della produzione (7), ossia:
societ di capitali ed enti commerciali
(art. 5, D.Lgs. n. 446/1997);
societ di persone e imprese individuali
(art. 5-bis, D.Lgs. n. 446/1997);
banche, societ finanziarie e imprese di
assicurazione (artt. 6 e 7, D.Lgs. n.
446/1997);
persone fisiche, societ semplici e studi
associati (art. 8, D.Lgs. n. 446/1997).
La norma agevolativa sopra riportata, in vigore a decorrere dal periodo dimposta in
corso al 31 dicembre 2012, tuttavia, nulla disponeva in merito alle annualit precedenti a
quella in corso al 31 dicembre 2012, per le
quali fosse ancora pendente il termine di cui
allart. 38 del D.P.R. n. 602/1973.
con lart. 4, comma 12, del D.L. n. 16/2012
(c.d. Decreto Semplificazioni Fiscali) che
si riconosciuta ai contribuenti la possibilit
di operare la deduzione dellIRAP relativa alle spese per il personale dipendente ed assimilato anche per i periodi di imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2012,
attraverso la presentazione di apposita istanza di rimborso le cui modalit di presenta-

30

zione e compilazione sono state, come sopra


gi specificato, disciplinate con il Provvedimento dellAgenzia delle Entrate n. 140973
del 17 dicembre 2012.

Listanza di rimborso IRAP


Condizione essenziale per la presentazione
dellistanza che nellesercizio per cui si intende chiedere il rimborso siano stati sostenuti costi per il personale dipendente e assimilato. In caso contrario il rimborso non
spetta.
In generale, listanza va presentata (i) entro
48 mesi dalla data del versamento (art. 38
Note:
(3) Testualmente lart. dispone che: A decorrere dal periodo dimposta in corso al 31 dicembre 2012 ammesso
in deduzione ai sensi dellart. 99, comma 1, del testo unico
delle imposte sui redditi, approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, un importo pari allimposta regionale sulle attivit produttive determinata ai sensi degli articoli
5, 5-bis, 6, 7 e 8 del decreto legislativo 15 dicembre 1997,
n. 446, relativa alla quota imponibile delle spese per il personale dipendente e assimilato al netto delle deduzioni
spettanti ai sensi dellart. 11, commi 1, lettera a), 1-bis, 4bis, 4-bis.1 del medesimo decreto legislativo n. 446 del
1997.
(4) La modifica si resa necessaria dal momento che la
forfetizzazione della deducibilit IRAP penalizzava soprattutto le c.d. imprese labour intensive.
(5) Per effetto delle nuove disposizioni contenute nel comma 2 del citato art. 2 del D.L. n. 201/2011, le deduzioni forfetarie da cuneo fiscale, gi precedentemente previste
dallart. 11, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 446/1997, subiscono sensibili aumenti essendo state incrementate secondo
gli importi che seguono: (i) lavoratrici dipendenti a tempo
indeterminato la deduzione passa da 4.600 euro a 10.600;
(ii) lavoratori dipendenti a tempo indeterminato di et inferiore a 35 anni da 4.600 euro a 10.600.
(6) Sul tema si veda G. Ferranti, Le istanze di rimborso per
lIRAP sul costo del lavoro non dedotta integralmente, in
Corr. Trib. n. 3/2013, pag. 166 e ss.; A. Mastroberti, Deduzione dalle imposte sui redditi dellIrap relativa alle spese
per il personale, in il fisco, Le Guide, n. 6/2011, pag. 39; G.
Ferranti, Parte loperazione rimborsi per lIRAP sul costo
del lavoro non dedotta integralmente, in Corr. Trib. n.
13/2012, pag. 929; L. Fornero, Deduzione analitica IRAP
cumulabile con quella forfettaria, in Eutekne.info - il Quotidiano del commercialista, del 19 dicembre 2012; Circolare Assonime n. 14/2012.
(7) La deduzione dellIrap spetta anche ai soggetti diversi
da quelli indicati, purch determinino la base imponibile
IRAP secondo la disciplina prevista per le imprese commerciali per opzione (imprenditori agricoli e PA per lattivit commerciale eventualmente esercitata) o per regime
naturale (enti non commerciali per la sola attivit commerciale esercitata).

3/2013

del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602); (ii) entro 60 giorni dalla data di attivazione della
procedura telematica che ne consente linvio,
quando il termine di 48 mesi (purch ancora
pendente alla data del 28 dicembre 2011) cade entro il sessantesimo giorno successivo
alla data di attivazione.
In particolare, il contribuente pu richiedere
il rimborso delle maggiori imposte sui redditi versate (oppure della maggiore eccedenza
a credito) dal 28 dicembre 2007 (8).
Applicando le regole di cui sopra, le annualit interessate dalla procedura di rimborso ipotizzando la coincidenza del periodo dimposta con lanno solare - sono:
Annualit Versamenti rilevanti
2007

I e II rata dacconto 2007


N.B. Il saldo IRES/IRPEF 2006 pagato nel 2007
non pu essere rimborsato in quanto per lo
stesso i 48 mesi risultano scaduti a giugno 2011.

2008

Saldo 2007 + I e II rata dacconto 2008

2009

Saldo 2008 + I e II rata dacconto 2009

2010

Saldo 2009 + I e II rata dacconto 2010

2011

Saldo 2010 + I e II rata dacconto 2011

In analogia a quanto gi previsto dal D.L. n.


185/2008 (deduzione forfetaria 10% IRAP
dallIRES/IRPEF), lIrap su cui calcolare la
deduzione analitica quella versata nel periodo di imposta a titolo di saldo dellanno
precedente e di acconto di quello successivo
nei limiti dellimposta effettivamente dovuta
per il medesimo periodo (9).
Listanza di rimborso deve essere presentata
utilizzando lapposito stampato predisposto
dallAgenzia delle entrate (10) ed allegato al
Provvedimento del Direttore dellAgenzia
delle entrate del 17 dicembre 2012.
Il predetto modello dovr essere trasmesso
telematicamente allAgenzia, con scadenza
scaglionata per ciascuna area geografica,
sulla base del piano di invio allegato al Provvedimento.
Resta comunque possibile, una volta trasmesso il modello, correggere i dati in esso
contenuti, presentando, sempre entro i termini fissati dal Provvedimento, una istanza
di correzione. In questo caso si dovr barrare la casella Correttiva nei termini contenuta del primo rigo del frontespizio del modello stesso.
3/2013

ammessa, inoltre, la possibilit di presentare richiesta di rimborso anche nel caso in


cui sia gi stata presentata, prima del marzo 2012, istanza di rimborso cartacea (in
base al sopra citato art. 38). In questo caso,
spetta il rimborso dellimporto originariamente richiesto in misura non superiore a
quello spettante ai sensi dellart. 2 del D.L.
n. 201/2011. Se per al momento di presentazione dellistanza il termine di 48 mesi
ancora pendente, limporto rimborsabile
pari a quanto richiesto in base alla nuova
disciplina, anche se superiore a quanto originariamente richiesto tramite istanza cartacea.

Il contenuto dellistanza
Il modello per il rimborso consta di un frontespizio nel quale vanno riportati i dati identificativi del contribuente e del quadro RI,
per lindicazione dei dati utili ai fini della determinazione del rimborso, relativi a ciascun
periodo dimposta.
Pi specificatamente, il quadro RI si compone di due sezioni: nella prima prevista lindicazione, per ciascun periodo dimposta,
dei dati relativi alla determinazione della
quota di Irap deducibile, della perdita rideterminata, dellimposta sul reddito e delle relative addizionali chieste a rimborso. Nella
seconda sezione , invece, prevista lindicazione della quota deducibile dei versamenti
Irap a saldo e in acconto distintamente per
periodo dimposta nonch delle spese per il
personale.
Per quanto riguarda la parte anagrafica
del modello, questultima destinata ad
accogliere i dati identificativi del contribuente-istante (11) o delleventuale rappreNote:
(8) Per i versamenti in acconto il termine decorre dal momento del versamento del saldo, come indicato nella risoluzione n. 459/E del 2 dicembre 2008.
(9) Leventuale quota di acconto versata in eccesso rispetto allIRAP complessivamente dovuta in base alla liquidazione definitiva del debito annuale non pu rientrare
nel calcolo della deduzione.
(10) Il modello, unitamente alle relative istruzioni, disponibile sul sito dellAgenzia delle entrate www.agenziaentrate.gov.it e sul sito del Ministero dellEconomia e delle Finanze www.finanze.gov.it.
(11) E precisamente: cognome, nome (o denominazione
sociale), data e luogo di nascita, codice fiscale.

31

Bilancio&imposte

Rimborsi IRES

Rimborsi IRES

sentante (12), la loro firma e limpegno dellintermediario (13) a presentare listanza in


via telematica.

Il Quadro RI

Bilancio&imposte

Il Quadro RI, come sopra anticipato, riservato allindicazione dei dati utili ai fini della
determinazione del rimborso, relativi a ciascun periodo dimposta.
La compilazione di tale quadro non si presenta affatto agevole. Occorre, pertanto, valutare con attenzione la convenienza a presentare listanza di rimborso.
Sicuramente il contribuente ha un vantaggio
quando limporto delle maggiori imposte dirette pagate sia elevato.
Quando, invece, lentit delle maggiori imposte dirette pagate in passato modesta o del
tutto irrilevante, intraprendere calcoli laboriosi e complessi potrebbe risultare un esercizio inutile oltre che dispendioso.
La deducibilit analitica dellIrap sul costo
del lavoro, introdotta dallart. 2 del D.L. n.
201/11, si traduce, infatti, in una reale convenienza (14) rispetto a quella forfettaria ex
art. 6 del D.L. n. 185/2008 soltanto se si in
presenza di una quota rilevante di costi del
personale indeducibile sul valore complessivo del valore della produzione.
Per comprendere meglio la suddetta analisi
di convenienza, si fornisce un semplice
esempio numerico.
La societ Alfa ha versato nel 2011 importi a titolo di saldo IRAP per Euro 6.000. Per il periodo dimposta 2010 la
base imponibile IRAP, al netto delle deduzioni, era di Euro 250.000 con soltanto costo del lavoro dipendente ed
assimilato indeducibile di Euro 150.000, cio pari al 60%
dellimponibile complessivo.
La quota del saldo pagato rilevante ai fini della nuova deducibilit analitica sar pari ad Euro 3.600 ossia il 60% di
Euro 6.000. Il rimborso che potr essere richiesto sar,
dunque, pari allIRES applicata sulla differenza tra la deduzione analitica e quella forfettaria del 10% applicata al
periodo dimposta 2011: (3.600-600)*27,5%= 825

Una volta effettuata tale valutazione, al fine


della compilazione del Quadro RI, occorrer:
i) individuare i versamenti effettuati a titolo
di IRAP (saldo e acconti);
ii) individuare la quota dellIRAP versata, riferita al costo del lavoro non dedotto dallimponibile della stessa IRAP. A tale fine,
come sottolineato da Assonime nella cir-

32

colare n. 14/2012 dovrebbero rilevare non


soltanto i costi relativi alle retribuzioni correnti maturate dai dipendenti nel corso
dellesercizio e alle spese di trasferta e simili, ma anche i costi imputati a titolo di accantonamento per TFR e per ogni altra tipologia di accantonamento attinente al
rapporto di lavoro a fronte di erogazioni da
effettuarsi in esercizi successivi (i.e. accantonamenti riguardanti particolari programmi di incentivazione allesodo del personale
nei casi di ristrutturazione aziendale);
iii) determinare la percentuale del costo del
lavoro rispetto alla base imponibile IRAP.
La modalit di determinazione di tale
quota non viene esplicitata nelle istruzioni al modello; a parere di chi scrive la
quota IRAP riferita al costo del lavoro deve essere cos determinata: IRAP versata
(saldo e acconto) x Spese personale dip.
ed assimilati - deduzioni IRAP/Valore della produzione IRAP;
iv) applicare la percentuale, come sopra determinata, allammontare dellIRAP versata rispettivamente a titolo di saldo e di
acconto;
v) individuare limporto rimborsabile pari alla differenza tra lIRES/IRPEF liquidata
nella dichiarazione originaria e la nuova
imposta liquidata nellistanza di rimborso.
Giova precisare che le istruzioni alla compilazione del modello (15) hanno chiarito che
nel caso in cui il contribuente che presenta
domanda di rimborso abbia gi usufruito
della deduzione forfetaria del 10 per cento
dellIrap versata, presentando istanza di rimborso (con riferimento ai periodi dimposta
Note:
(12) Nel caso in cui listanza sia presentata tramite rappresentante deve essere indicato anche il codice di carica
(da desumersi dallapposita tabella generale dei codici di
carica) corrispondente al tipo di rapporto intercorrente tra
rappresentante e rappresentato.
(13) Lintermediario deve indicare il proprio codice fiscale
(se CAF il proprio numero di iscrizione allalbo), nonch la
data di assunzione dellimpegno.
(14) Sulla base di simulazioni effettuate il beneficio dovrebbe oscillare tra lo 0,6% e lo 0,8% del costo del personale annuo. Al riguardo si veda L. Gaiani IRAP e rimborsi,
test sui vantaggi in Il Sole 24 Ore, Sezione Norme e Tributi,
8 gennaio 2013 e da ultimo sempre L. Gaiani Il premio?
Lo 0,7% del costo del lavoro in Il Sole 24 Ore, 16 gennaio
2013.
(15) Precisamente le istruzioni al Rigo RI3.

3/2013

anteriori a quello in corso al 31 dicembre


2008) oppure in sede di dichiarazione dei
redditi (con riferimento ai periodi dimposta
in corso al 31 dicembre 2008 e successivi), la
quota di Irap deducibile deve essere determinata al netto dellIrap gi dedotta forfettariamente (10%) nel caso in cui tale deduzione
forfetaria sia stata giustificata, esclusivamente, dalla partecipazione al valore della
produzione netta imponibile di spese per il
personale dipendente e assimilato non ammesse in deduzione.
Nel caso in cui la deduzione forfettaria
(10%) sia stata applicata a fronte del sostenimento di soli interessi passivi ovvero a fronte del sostenimento di interessi passivi e spese per il personale dipendente e assimilato,
invece, la deduzione forfetaria e quella analitica si cumulano tra loro.
Nelle istruzioni , inoltre, affermato che la
deduzione IRAP spetta anche se nel periodo
di imposta considerato il bilancio risulta in
perdita.
In questo caso, la nuova deduzione d luogo
a una maggiore perdita, da computare in diminuzione del reddito relativo al primo periodo dimposta utile successivo alle condizioni ed ai limiti stabiliti dagli artt. 8 ed 84
del T.U.I.R..
Pi nel dettaglio, se la perdita stata utilizzata in un periodo dimposta per il quale sia
stata gi presentata la dichiarazione dei redditi, il contribuente potr richiedere il rimborso della maggiore IRPEF o IRES versata
per tale periodo di imposta. Se la perdita
non stata ancora utilizzata, potr essere
impiegata nel primo esercizio utile, sempre
che risulti ancora pendente il termine stabilito per il suo utilizzo. Se, invece, per effetto
delle perdite non emerge alcun importo rimborsabile, necessario comunque presentare
listanza di rimborso per evidenziare la maggior perdita.

Rimborsi per soggetti trasparenti


e in ipotesi di consolidato nazionale
Con riferimento ai soggetti che applicano il
regime di trasparenza (societ di persone,
associazioni professionali e societ di capitali trasparenti ex artt. 115 e 116 del T.U.I.R.)
la deduzione forfetaria del 10% calcolata
dalla societ trasparente in sede di determi3/2013

nazione della base imponibile da imputare ai


soci/associati.
Sar, pertanto, la societ trasparente a rideterminare il proprio reddito al netto dellIrap versata mediante presentazione dellistanza, anche se nella stessa non vi alcun
importo da rimborsare ed a comunicare ai
propri soci la quota di rispettiva spettanza,
affinch ciascuno di questi, previa rideterminazione della propria base imponibile,
possa presentare - ricorrendone i presupposti - istanza di rimborso della maggiore imposta assolta.
Nel caso di consolidato nazionale, invece,
pur essendo il soggetto consolidante ad avere diritto al rimborso e a dover quindi presentare listanza, essa va presentata autonomamente anche dal soggetto partecipante alla tassazione di gruppo (consolidata), anche
in assenza di un importo da chiedere a rimborso, avendo cura di riportare i propri dati
anagrafici nel riquadro RI2, anche se nello
stesso non evidenziato alcun importo da
rimborsare.
Nellipotesi in cui la consolidante e le consolidate debbano procedere alla richiesta di
rimborso relativamente ad annualit per le
quali non era stata esercitata lopzione per la
tassazione di gruppo, listanza va presentata
dalle singole societ interessate.

Rimborso in caso di operazioni


straordinarie
Una particolare attenzione meritano, poi,
anche gli effetti delle operazioni di fusione e
scissione sulle modalit di calcolo delle somme da chiedere a rimborso.
In tal caso, appare decisivo il trattamento
delle perdite delle societ che danno origine
alloperazione straordinaria e in presenza di
importi trasferiti proprio per effetto di queste operazioni sar necessario presentare
unistanza specifica per conto della societ
dante causa.
Le istruzioni specificano che nellipotesi di
operazioni straordinarie con estinzione del
soggetto dante causa (incorporazione), al fine di evidenziare le maggiori perdite rideterminate relative a tale soggetto e maturate in
un periodo dimposta in cui lo stesso non si
era ancora estinto a seguito delloperazione
stessa, deve essere presentata a cura del sog-

33

Bilancio&imposte

Rimborsi IRES

Rimborsi IRES

Bilancio&imposte

getto avente causa (incorporante) unautonoma istanza per conto del soggetto estinto.
Queste maggiori perdite, qualora trasferite al
soggetto avente causa, possono essere da
questo utilizzate per la richiesta di rimborso
mediante apposita istanza oppure, in caso di
mancato utilizzo ai predetti fini, a riduzione
del reddito nella prima dichiarazione utile.
Nel caso di scissioni, occorre distinguere tra
la scissione totale da quella parziale. Nella
prima ipotesi, che vede lestinzione totale
della societ dante causa, le societ beneficiarie, al fine del riconoscimento delle maggiori perdite attribuite, sono tenute ciascuna
a presentare unistanza per conto del soggetto estinto, evidenziando i dati relativi ai periodi dimposta nei quali le maggiori perdite
sono maturate.
Nel caso di scissione parziale, listanza di
rimborso deve essere presentata dalla sola
societ scissa - anche se sono state assegnate
perdite alle beneficiarie - avendo cura di indicare nel rigo RI4 lintero importo della
maggiore perdita rideterminata comprensiva
della quota eventualmente attribuita alle beneficiarie.

Riflessi contabili
La presentazione dellistanza di rimborso IRPEF/IRES per mancata deduzione dellIRAP
relativa alle spese per il personale dipendente ed assimilato potrebbe comportare la rilevazione nel bilancio 2012 del relativo credito
verso lerario da riportare nella voce Crediti
Tributari. La sopravvenienza attiva da iscriversi nella voce E20 Proventi Straordinari
del Conto economico non dovrebbe rilevare
ai fini della determinazione del reddito imponibile.
Liscrizione deve avvenire nellesercizio di
competenza, in cui il provento risulta effettivamente realizzato con ragionevole certezza.
Con riferimento ai bilanci chiusi al 31 dicembre 2012, la contabilizzazione dunque
rimessa alla valutazione che gli amministratori faranno circa la possibilit di ottenere i
rimborsi.
Gli amministratori possono alternativamente (i) rilevare lintero credito se si ritiene che
lAmministrazione Finanziaria garantir la
copertura finanziaria di tutte le istanze presentate; (ii) rilevare in contabilit solo la par-

34

te del credito riferibile ai periodi di imposta


pi remoti dal momento che, come chiarito
dal Provvedimento, saranno soddisfatte per
prima le richieste di rimborso che si riferiscono alle annualit pi datate; (iii) non registrare al 31 dicembre 2012 alcun credito in
attesa della comunicazione di erogazione del
rimborso da parte dellAgenzia delle Entrate,
per contabilizzare tutto limporto (16).

Per approfondimenti vedi anche:


Dal bilancio desercizio
al reddito dimpresa
La deducibilit dellIRAP del reddito complessivo IRES
e IRPEF - 3.17.5 Deduzione dellIRAP dal reddito
complessivo IRES e IRPEF.

Di altri autori vedi anche


G. Ferranti, Le istanze di rimborso per lIRAP sul costo del lavoro non dedotta integralmente, in Corriere
Tributario n. 3/2013, pag. 166 e ss.
A. Mastroberti, Deduzione dalle imposte sui redditi
dellIrap relativa alle spese per il personale, in il
fisco, Le Guide, n. 6/2011, pag. 39.
G. Ferranti, Parte loperazione rimborsi per lIRAP sul
costo del lavoro non dedotta integralmente, in Corriere Tributario n. 13/2012, pag. 929.

Nota:
(16) Al momento di andare in stampa, lAmministrazione
Finanziaria ha cominciato a rimborsare le somme richieste
con il click day del novembre-dicembre 2009.

3/2013

Principi OIC

Leasing finanziario tra


OIC e IFRS
Le norme concernenti la rilevazione contabile e la valutazione dei beni presi in leasing
finanziario presentano, come noto, alcune importanti differenze, per quanto concerne i principi
contabili nazionali predisposti dallOIC e i principi internazionali statuiti dallo IASB. Nondimeno,
le informazioni che gli amministratori devono inserire nel bilancio, per quanto concerne queste
fattispecie, non sono, nella sostanza, completamente divergenti.

Premessa
Il principio contabile IAS 17, Leases, abitualmente citato nella letteratura accademica e tecnico-professionale italiana quando
si tratta di fornire un chiaro esempio di applicazione, nella redazione del bilancio di
esercizio e consolidato, del postulato della
prevalenza della sostanza economica sulla
forma giuridica del contratto, per quanto
concerne il leasing finanziario. Normalmente, i commentatori italiani non mancano di
rilevare quanto questa norma diverga dai
principi contabili italiani statuiti dallOrganismo Italiano di Contabilit (OIC), principi
che, per ovvi motivi, non possono fare altro
che adeguarsi al dettato della norma civilistica.
In effetti, le modalit di rilevazione, valutazione e rappresentazione in bilancio delle
operazioni di leasing finanziario stabilite
dal principio IAS 17 sono decisamente tranchant: le immobilizzazioni acquisite dallimpresa in base a un contratto di leasing finanziario devono uscire dal bilancio del lessor,
vale a dire del soggetto che concede il bene
in leasing, ed essere contabilizzate nello Stato Patrimoniale del lessee, cio del soggetto
che prende il bene in leasing, come se si
trattasse di un acquisto vero e proprio, vale
a dire un acquisto implicante il trasferimento del diritto di propriet allimpresa che intende dotarsi di una immobilizzazione e utilizzarla nellambito dei suoi normali processi produttivi.
3/2013

Questa modalit di rilevazione contabile implica, logicamente, che lammortamento sia


effettuato dal lessee e che questi provveda
pure, ove necessario, allimpairment del bene
preso a leasing, come se fosse di sua propriet, valutandolo in base alle medesime norme
contabili che adotterebbe per i beni di cui ha
acquisito il diritto di propriet (in particolare, le norme stabilite da IAS 16, Property,
Plant and Equipment, che permettono agli
amministratori di scegliere tra ladozione del
metodo di valutazione del costo ammortizzato e quello del costo storico rivalutato e ammortizzato).
A fronte di tale iscrizione del valore del bene
preso a leasing tra le proprie attivit immobilizzate, il locatario contabilizza anche il
debito in conto capitale verso il soggetto locatore, debito che si ridurr gradualmente,
negli esercizi successivi, in concomitanza
con il pagamento dei canoni di leasing stabiliti contrattualmente, canoni che prevedranno anche una quota di interessi passivi, da
rilevare nel rispetto del principio della competenza economica.
Questa logica contabile, pertanto, richiede
che gli amministratori rilevino il bene in leasing e il debito in conto capitale verso il locatore con le stesse modalit che adotterebbero se avessero acquistato il bene stesso a
Nota:
(*) Dottore commercialista e revisore legale in Milano;
membro IASCF SMEIG, Londra, (Regno Unito) e EFRAG
SME Working Group, Bruxelles (Belgio).

35

Principi contabili

di Claudia Mezzabotta (*)

Principi OIC

Principi contabili

fronte del ricevimento di un finanziamento


da terzi.
Detta logica contabile, in altri termini, opta
chiaramente per una rappresentazione in bilancio del contratto di leasing finanziario in
base alla sua sostanza economica, che consiste, a ben vedere, nellacquisizione di un cespite tramite un finanziamento.
I principi contabili italiani, invece, si basano, come daltronde il Codice civile da cui
essi non possono ovviamente prescindere, su
una logica di rilevazione contabile dei contratti di leasing finanziario saldamente ancorata alla prevalenza della forma giuridica
contrattuale e non alla sostanza economica
delloperazione, cos che il bene oggetto del
contratto di leasing finanziario deve restare
contabilizzato nel bilancio del locatore, finch non avviene, dal punto di vista giuridico
e formale, il passaggio di propriet a favore
del locatario, al momento in cui questo, al
termine del contratto, procede al pagamento
del prezzo di riscatto del bene stesso e lo
acquista. Per lintera durata del contratto
di leasing, pertanto, lammortamento del bene in capo al locatore, cos come le eventuali svalutazioni richieste dal principio nazionale OIC 16 e dallart. 2426, Codice civile,
mentre il locatario si limita a contabilizzare
i canoni periodici nel proprio Conto Economico, sia per la quota capitale sia per la quota interessi, come se si trattasse di un normale contratto di locazione o di noleggio di
un bene.
Tutto ci considerato, lo scopo del presente
contributo quello di delineare alcune importanti caratteristiche comuni delle regole
contabili nazionali e di quelle stabilite dallo
IASB, caratteristiche che avvicinano i due
paradigmi contabili molto pi di quanto potrebbe apparire a prima vista.
Ci, a parere di chi scrive, vorrebbe fornire
uno spunto di riflessione in vista del completamento del processo di revisione e aggiornamento dei principi contabili italiani, attualmente in corso in ambito OIC (1), nella direzione, da noi caldamente auspicata, di un
adeguamento completo delle norme italiane
sul leasing finanziario a quelle internazionali, che rappresentano per altro una formalizzazione di quanto gi da lungo tempo si
osserva nelle migliori prassi tecniche a livello mondiale su questo tema.

36

Leterna querelle italiana


sul leasing
Nel panorama contabile italiano non sembra ancora sopirsi leterno dibattito, tra rappresentanti del mondo accademico, giuristi,
revisori contabili e portavoce delle associazioni di categoria che rappresentano principalmente gli interessi delle imprese di piccole e medie dimensioni, concernente ladeguamento delle regole contabili nazionali a
quelle stabilite dallo IASB per il trattamento
in bilancio dei contratti di leasing finanziario.
Questo dibattito si riacceso negli ultimi
mesi del 2012 in occasione dei lavori di revisione e aggiornamento del principio contabile nazionale OIC 17, Il bilancio consolidato e
ha visto in campo autorevoli rappresentanti
del mondo accademico, imprenditoriale e
professionale italiano, divisi tra favorevoli e
sfavorevoli alladozione delle regole internazionali anche nel bilancio italiano.
Ognuno dei due partiti, infatti, sempre in
grado di argomentare bene la propria posizione e non semplice, al momento, prevedere quale prevarr.

Gli elementi comuni


ai due paradigmi
Come gi anticipato, malgrado ci che appare a una prima lettura delle norme italiane e
di quelle internazionali, esistono alcuni rilevanti elementi comuni ai due paradigmi contabili, che li avvicinano in misura significativa e che, a parere di chi scrive, potrebbero
condurre a una completa armonizzazione
delle regole in un prossimo futuro.
Nota:
(1) Per quanto concerne il complesso lavoro di revisione e
aggiornamento dei principi contabili nazionali, della medesima Autrice si segnalano, tra gli altri, i seguenti contributi: Il nuovo principio contabile nazionale sui debiti, in
Bilancio e Reddito dimpresa n. 6/2012; Quali novit per le
immobilizzazioni materiali, in Bilancio e Reddito dimpresa
n. 5/2012; Ratei e risconti pi chiari, in Bilancio e Reddito
dimpresa n. 7/2012; Cambiamenti di principi contabili e
di stime, correzione di errori, in Bilancio e Reddito dimpresa n. 8/2012; Il cash pooling nel nuovo OIC 14, in Bilancio
e Reddito dimpresa n. 10/2012; Novit nella valutazione
dei crediti in OIC 15, in Bilancio e Reddito dImpresa n.
1/2013; I titoli di debito secondo il nuovo OIC 20, in in Bilancio e Reddito dImpresa n. 2/2013.

3/2013

Innanzi tutto, il postulato della prevalenza


della sostanza economica sulla forma giuridica nella redazione del bilancio di esercizio
e consolidato non certo sconosciuto in Italia ed gi da tempo incorporato nelle regole contabili nazionali. In particolare, malgrado esso non sia riportato in modo letterale
nel dettato codicistico, lart. 2423, Codice civile, come noto, al secondo comma stabilisce che Il bilancio deve essere redatto con
chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della societ e il risultato economico dellesercizio.
Inoltre, lart. 2423-bis specifica che la valutazione delle voci deve avvenire, tra laltro, tenendo conto della funzione economica dellelemento dellattivo o del passivo considerato.
Infine, lart. 2425-bis fornisce un chiarissimo
esempio di regola contabile che dimostra
inequivocabilmente la maggiore rilevanza attribuita alla sostanza economica delloperazione rispetto alla sua forma giuridica, quando richiede che Le attivit oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine devono essere iscritte nello stato
patrimoniale del venditore.
Per quanto concerne questultima norma,
giova qui ricordare che il Codice civile non
specifica la natura del bene oggetto di contratto di vendita con retrocessione a termine
che, a ben vedere, pu essere anche costituito da unimmobilizzazione materiale. In questo senso si orienta, infatti, il principio OIC
1, I principali effetti della riforma del diritto
societario sulla redazione del bilancio di esercizio (ottobre 2004), che alle pagine 32-35
fornisce interessanti esempi di contratti di
compravendita con obbligo di retrocessione
aventi a oggetto beni ammortizzabili.
Il postulato della prevalenza della sostanza
sulla forma espressamente citato tra quelli
applicabili al bilancio di esercizio nel principio contabile nazionale OIC 11, Bilancio di
esercizio: finalit e postulati. Nondimeno,
questo principio cita, come esempio di applicazione di detto postulato, il caso delle operazioni di compravendita di beni con obbligo
di retrocessione, ma non la fattispecie del
leasing finanziario in generale, richiedendo
tuttavia che, nei casi in cui le norme di legge
o le regole stabilite da altri principi contabili
non permettano unapplicazione perfetta
3/2013

del postulato della prevalenza della sostanza


economica sulla forma giuridica delloperazione, gli amministratori includano nel bilancio tutte le informazioni necessarie alla
corretta comprensione delloperazione stessa, anche se non strettamente prescritte dalla legge o da altri principi contabili e quindi
anche sotto forma di informativa complementare.
In altri termini, se a causa di norme di legge
o altre regole contabili il postulato della prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica non pu essere rispettato fino
in fondo, il bilancio, affinch possa assolvere
alla sua principale funzione di fornire una
rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale e finanziaria della societ e del risultato economico dellesercizio,
deve contenere altre informazioni relative,
per quanto di interesse nel presente contributo, ai contratti di leasing finanziario in essere, sotto forma di informazioni da fornire
obbligatoriamente in nota integrativa, secondo le modalit stabilite dalla legge o dai
principi contabili nazionali, oppure sotto
forma di informativa complementare, da includere sempre nella nota integrativa.
Nel caso dei contratti di leasing finanziario,
in particolare, le informazioni da fornire nella nota integrativa del bilancio di esercizio
sono espressamente stabilite dallart. 2427,
Codice civile, che al punto 22) stabilisce che
essa debba indicare tra le altre cose, le operazioni di locazione finanziaria che comportano il trasferimento al locatario della parte prevalente dei rischi e dei benefici inerenti ai beni
che ne costituiscono oggetto, sulla base di un
apposito prospetto dal quale risulti il valore
attuale delle rate di canone non scaduto quale
determinato utilizzando tassi di interesse pari
allonere finanziario effettivo inerenti ai singoli contratti, lonere finanziario effettivo attribuibile ad essi e riferibile allesercizio, lammontare complessivo al quale i beni oggetto di
locazione sarebbero stati iscritti alla data di
chiusura dellesercizio qualora fossero stati
considerati immobilizzazioni, con separata indicazione di ammortamenti, rettifiche e riprese di valore che sarebbero stati inerenti allesercizio.
Pertanto, poich la nota integrativa ex art.
2427 considerata parte integrante del bilancio di esercizio, il legislatore italiano, im-

37

Principi contabili

Principi OIC

Principi OIC

Principi contabili

ponendo agli amministratori di includervi


alcune informazioni obbligatorie in merito
ai contratti di leasing finanziario in essere,
ha rispettato il postulato della prevalenza
della sostanza economica sulla forma giuridica delloperazione, per quanto concerne il
bilancio inteso nella sua interezza, senza
tuttavia permettere, n richiedere, che anche
lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico
del locatario (e, specularmente, del locatore)
fornissero una rappresentazione fino in
fondo veritiera e corretta della situazione
patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dellesercizio.
In sostanza, a parere di chi scrive, lattuale
impianto normativo civilistico (e dei principi
contabili OIC che dal Codice civile non possono prescindere) salva formalmente il rispetto del postulato della sostanza sulla forma, mettendo in campo lobbligo di fornire
adeguate informazioni sui contratti di leasing finanziario nella nota integrativa, che
del bilancio parte integrante, ma vieta che
gli amministratori adottino, nel bilancio di
esercizio, unadeguata rappresentazione contabile delloperazione in base a logica finanziaria (2), restando fermo su una logica di
tipo patrimoniale.
Questa evidente disparit creata dal legislatore nellimporre una logica economico-finanziaria per le operazioni di compravendita
con obbligo di retrocessione a termine e, invece, una logica giuridico-patrimoniale per
le operazioni di leasing finanziario, a parere
di chi scrive, difficilmente pu essere giustificata, soprattutto dal punto di vista dottrinale ed economico-aziendale, ma anche giuridico e tecnico. Difatti, le motivazioni di taluni che si oppongono fieramente alladozione della logica finanziaria nella rappresentazione contabile del leasing finanziario, legate
molto di frequente a una presunta difficolt
di reperimento delle informazioni necessarie, soprattutto per le imprese di medie e piccole dimensioni, difficilmente sono sostenibili, a parere di chi scrive, in quanto il legislatore civilistico, con tutta evidenza, pone a
carico di tutte le societ di capitali obbligate
alla redazione del bilancio di esercizio un
obbligo informativo, tramite lart. 2427, che
gi prevede di recuperare tutte le informazioni quantitative e qualitative necessarie e
sufficienti a procedere a una rilevazione con-

38

tabile dei beni oggetto di leasing finanziario


in base ad una logica finanziaria.
Comunque sia, la situazione delle norme
contabili italiane in materia di bilancio di
esercizio e contratti di leasing finanziario
quella finora descritta e non sembra prevedibile una sua evoluzione, nel breve termine,
verso una armonizzazione completa con le
regole dello IAS 17.
A parere di chi scrive, per altro, lapplicazione di dette regole, in casi eccezionali, nel
bilancio di esercizio redatto in base al Codice civile e ai principi OIC, rebus sic
stantibus, resterebbe del tutto preclusa, ancorch non sia del tutto infrequente che talune imprese adottino la logica finanziaria nella rappresentazione dei contratti di leasing
finanziario nel proprio bilancio civilistico,
adducendo motivazioni pi o meno complesse ed elaborate (e tutto sommato condivisibili, sul piano teorico e dottrinale) per derogare alle norme civilistiche e per privilegiare la
sostanza economica sulla forma giuridica.
La difficolt a giustificare la soluzione adottata dal legislatore italiano per i contratti di
leasing finanziario appare oltremodo palese
se si considera il trattamento contabile delle
plusvalenze che derivano dalla vendita di un
bene a utilit pluriennale in base a un contratto di retrolocazione finanziaria. Lart.
2425-bis, Codice civile, infatti, al quarto
comma, impone che dette plusvalenze, nel
bilancio del venditore, siano ripartite in
funzione della durata del contratto di locazione, proprio come prescritto anche dal
principio IAS 17, 59-60, riconoscendo che
la ripartizione di detto componente positivo
di reddito rispetta il principio di competenza
economica, perch non sarebbe, ad evidenza, interamente di competenza economica
dellesercizio in cui la plusvalenza si manifesta, ma si ricollegherebbe allintera durata
del contratto di retrolocazione finanziaria,
che prevede, alla sua scadenza naturale, che
il bene venduto e riacquisito contestualmente in leasing dal medesimo soggetto venditore sia riacquistato da questi, con conseguenNota:
(2) Tramite il leasing finanziario, infatti, come si detto,
limpresa nella sostanza sta acquistando una immobilizzazione da utilizzare nel suo normale processo produttivo,
facendosi finanziare dalla societ di leasing.

3/2013

Principi OIC

3/2013

Osservazioni conclusive
Il dibattito teorico e tecnico-professionale
sulladozione o meno del metodo finanziario
per la rappresentazione in bilancio dei contratti di leasing finanziario tuttora molto
vivace, nel nostro Paese, sia nei contributi di
letteratura accademica e giuridica, sia negli
scritti di carattere pi prettamente professionale.
Chi si oppone, tuttora, alladozione delle regole stabilite dallo IAS 17 e del metodo finanziario, sembrerebbe farlo prevalentemente per timore che le imprese si trovino in difficolt di natura tecnica nellapplicazione di
dette regole nel bilancio di esercizio e nel bilancio consolidato.
Tuttavia, gli elementi in comune tra il paradigma contabile internazionale incarnato nei
principi IAS/IFRS e il paradigma contabile
italiano, rappresentato dal Codice civile e dai
principi contabili OIC, sono numerosi e assai significativi.
Le norme contabili italiane attualmente in
vigore, ad evidenza, mostrano numerose incongruenze logiche, sia per quanto concerne
le norme del Codice civile applicabili al bilancio di esercizio, sia per quanto riguarda le
incertezze che si riscontrano nel principio
OIC 17, specialmente per quanto concerne la
tolleranza dellente normatore italiano verso lapplicazione del metodo patrimoniale,
pur non apprezzando le caratteristiche della
rappresentazione contabile che ne consegue,
essendo queste in palese contraddizione con
il postulato della prevalenza della sostanza
economica sulla forma giuridica delloperazione.
Per questi motivi, si auspica che sia il legislatore civilistico, sia, di concerto, lente normatore nazionale, si orientino quanto prima
possibile verso ladozione completa della
logica finanziaria nella rappresentazione
contabile delle operazioni di leasing finanziario, nel bilancio di esercizio e nel bilancio
consolidato.
Nella consapevolezza delle maggiori complesNota:
(3) Questa logica, adottata dallo IASB nel principio IAS 17
( 63-64), non sembra incompatibile con le norme civilistiche n con i principi contabili italiani, rispettando al contempo sia il postulato della corretta competenza economica, sia quello della prudenza.

39

Principi contabili

te recupero del diritto di propriet in capo


ad esso.
Nulla, per altro, dice il Codice civile sul trattamento delle minusvalenze derivanti dalla
vendita di un bene immobilizzato in un contratto di retrolocazione finanziaria, per le
quali si pu anche adottare ragionevolmente
una logica di ripartizione per competenza
economica, ma solo nei casi in cui tale minusvalenza sia giustificabile tramite la pattuizione di canoni di leasing significativamente inferiori a quelli di mercato. La minusvalenza realizzata dal venditore a pronti,
tuttavia, dovrebbe essere spesata interamente nellesercizio in cui essa si manifesta nei
casi in cui essa sia invece derivante da un effettivo minor valore di mercato del bene venduto rispetto al valore netto contabile con
cui esso era iscritto nel bilancio del venditore (3).
Un altro elemento comune ai due paradigmi
contabili costituito dal trattamento contabile dei contratti di leasing finanziario regolato
dal principio OIC 17, per quanto concerne il
bilancio consolidato. Detto principio, infatti,
al 9.6, stabilisce che, in virt della natura
essenzialmente informativa del bilancio consolidato, si ritiene che il locatario debba rilevare
nel bilancio consolidato tali operazioni secondo il cosiddetto metodo finanziario, citando
altres il principio contabile IAS 17 come
esempio di corretta applicazione del postulato della prevalenza della sostanza economica
sulla forma giuridica, principio che, a detta
dellOIC 17, rappresenterebbe unefficace formalizzazione di una regola contabile sulla
scia delle migliori prassi adottate a livello internazionale.
Nondimeno, il medesimo 9.6 dellOIC 17
permette, per la contabilizzazione dei contratti di leasing finanziario, anche ladozione
del metodo patrimoniale, purch questa sia
corredata dallesposizione di adeguate informazioni nella nota integrativa, come stabilito dallart. 2427, Codice civile, per il bilancio
di esercizio.
In sostanza, lOIC 17 sembra prendere chiaramente posizione a favore del metodo finanziario, per la rappresentazione dei contratti di leasing finanziario, ma tenuto conto delle prassi sinora invalse nel nostro Paese, ammette anche lutilizzo del metodo patrimoniale.

Principi OIC

Principi contabili

sit da affrontare nel caso in cui si debba modificare una norma di legge (il Codice civile,
in questo caso), e dei tempi pi lunghi che
questo pu comportare, per quanto concerne
lapplicazione della logica finanziaria nel bilancio di esercizio, ci si augura che, per lo
meno per quanto concerne il principio contabile italiano relativo alla redazione del bilancio consolidato, si proceda senza ulteriori indugi nella direzione di una completa armonizzazione con le norme dello IAS 17, essendo il bilancio consolidato relativamente autonomo rispetto al Codice civile, anche in virt
della sua prevalente valenza informativa.
La revisione e laggiornamento dei principi
contabili nazionali, attualmente in corso di
svolgimento, potrebbe costituire unottima
occasione, a parere di chi scrive, per completare il processo di armonizzazione, per lo
meno per quanto concerne il leasing finanziario.

40

Per approfondimenti vedi anche:


Dal bilancio desercizio
al reddito dimpresa
Il principio della prevalenza della sostanza sulla forma nella redazione dei bilanci - 1.3.5 Principio della
prevalenza degli aspetti sostanziali su quelli formali;
La rilevazione in bilancio delle operazioni passive di
leasing - 3.14.4 Canoni di leasing;
La rilevazione in bilancio delle operazioni di sale e
lease back - 3.14.4 Canoni di leasing.

Di altri autori vedi anche


A. Mastroberti Contratti di leasing emancipati dal
vincolo temporale in Pratica Fiscale e Professionale
n. 20/2012, pag. 48;
G. Modolo Costi per godimento di beni di terzi nel bilancio desercizio in Pratica Fiscale e Professionale
n. 23/2012, pag. 43;
M. Armarolli, V. Di Pede Beni in leasing: deduzione
delle spese di manutenzione ordinaria per i soggetti
IAS in Azienda&Fisco n. 4/2012, pag. 10.

3/2013

Soggetti IAS adopter: bilancio


straordinario di fusione
di Giulio Salvi (*)

Assonime, con il Caso n. 5/2012, chiarisce che la situazione patrimoniale di fusione, per le societ
che adottano i principi contabili internazionali, deve essere predisposta secondo i principi
IAS/IFRS e non secondo le regole civilistiche disciplinanti il bilancio desercizio.

Premessa
Secondo lart. 2501-quater del Codice civile,
lorgano amministrativo delle societ partecipanti alla fusione deve redigere una situazione patrimoniale, da mettere a disposizione
dei soci e dei terzi, con losservanza delle
norme sul bilancio desercizio.
Per le societ che adottano i principi contabili internazionali, si pone la questione se la
predetta situazione patrimoniale di fusione
debba essere predisposta secondo i principi
IAS/IFRS oppure applicando le ordinarie disposizioni contenute nel Codice civile valevoli per le societ che non adottano i principi contabili internazionali.
Assonime, nel Caso n. 5/2012, sostiene che i
soggetti IAS adopter devono redigere la situazione patrimoniale di fusione secondo i principi contabili internazionali e non secondo le
regole civilistiche disciplinanti il bilancio
desercizio in quanto la situazione patrimoniale di fusione un bilancio straordinario
solo in senso temporale (e cio per il momento in cui redatto) ma che si pone in linea di perfetta continuit logica con i precedenti bilanci di esercizio, anche in ordine al
contenuto ed alle regole di valutazione.

Normativa civilistica
A norma dellart. 2501-quater del Codice civile, come modificato dal D.Lgs. 22 giugno
2012, n. 123, lorgano amministrativo delle
societ partecipanti alla fusione deve redigere, con losservanza delle norme sul bilancio
desercizio, la situazione patrimoniale delle
societ stesse, riferita ad una data non ante3/2013

riore di oltre centoventi giorni dal giorno in


cui il progetto di fusione depositato nella
sede della societ ovvero pubblicato sul sito
Internet di questa.
La situazione patrimoniale pu essere sostituita dal bilancio dellultimo esercizio, se
questo stato chiuso non oltre sei mesi prima del giorno del deposito o della pubblicazione, ovvero, nel caso di societ quotata in
mercati regolamentati, dalla relazione finanziaria semestrale prevista dalle leggi speciali,
purch non riferita ad una data antecedente
sei mesi dal giorno di deposito o pubblicazione.
La situazione patrimoniale non richiesta se
vi rinunciano allunanimit i soci e i possessori di altri strumenti finanziari che attribuiscono il diritto di voto di ciascuna delle societ partecipanti alla fusione. Il bilancio
straordinario di fusione, come noto, tra i
documenti che devono essere messi a disposizione dei terzi al fine di assicurare uninformazione adeguata sulloperazione di fusione
che consenta ai soci di esprimere in modo
consapevole il proprio voto e ai creditori della societ di esercitare il proprio potere di
opposizione. A tale proposito, Assonime osserva come, secondo la normativa civilistica
vigente prima delle modifiche apportate dal
citato D.Lgs. n. 123/2012, la situazione patrimoniale di fusione era destinata essenzialmente allinformazione dei creditori e dei terzi in genere. Al contrario, per effetto delle recenti modifiche apportate alla disciplina delNota:
(*) Studio Legale Tributario Associated with Ernst & Young

41

Operazioni straordinarie

Fusione

Fusione

Operazioni straordinarie

la situazione patrimoniale di fusione dal citato Decreto Legislativo, stata fortemente enfatizzata la funzione di tale documento quale
strumento informativo prevalentemente indirizzato ai soci. Infatti, come si anticipato,
possibile non predisporre tale situazione
qualora tutti i soci e tutti i possessori di altri
strumenti finanziari che attribuiscono il diritto di voto vi rinuncino.

Dualismo di regole disciplinanti


la predisposizione del bilancio
di esercizio
Nellordinamento giuridico italiano, per effetto dellentrata in vigore del D.Lgs. 28 febbraio 2005, n. 38, e successive modificazioni,
che prevede lobbligo per alcune societ di
capitali e la facolt per altre di redigere il bilancio di esercizio in conformit ai principi
contabili internazionali IAS/IFRS, coesistono due distinti sistemi di regole che disciplinano i criteri di predisposizione del bilancio
di esercizio:
1) linsieme di regole riguardanti la predisposizione del bilancio per i soggetti che
hanno adottato i principi contabili internazionali;
2) le disposizioni racchiuse negli articoli
2423 e seguenti del Codice civile applicabili ai soggetti che non sono tenuti alladozione dei principi contabili internazionali.
Tanto premesso, il problema su quali regole
si debba fare riferimento in occasione della
predisposizione del bilancio straordinario di
fusione nasce dal dettato letterale della norma civilistica che, come si sopra anticipato, prevede che esso sia redatto con losservanza delle norme sul bilancio desercizio.
Infatti, secondo uninterpretazione strettamente letterale del citato art. 2501quater del
Codice civile, si potrebbe prospettare che la
disposizione de qua intenda imporre, indistintamente a tutte le societ, di predisporre
la situazione patrimoniale in base agli schemi ed ai principi contenuti nel Codice civile.
Assonime fornisce, invece, una chiave interpretativa in virt della quale i soggetti IAS
adopter devono redigere la situazione patrimoniale di fusione secondo i principi contabili internazionali e non secondo le regole civilistiche disciplinanti il bilancio desercizio.

42

Si esporranno di seguito le argomentazioni


esposte nel Caso n. 5 in esame.

Funzione della situazione


patrimoniale di fusione
Assonime osserva come la previsione secondo cui la situazione patrimoniale predisposta
ai fini della fusione deve seguire le norme sul
bilancio desercizio sia stata introdotta, con
unintegrazione della disciplina in materia di
fusioni dettata dal Codice civile, dal D.Lgs.
16 gennaio 1991, n. 22. Come si precisa nella
relazione al citato decreto legislativo, tale indicazione era volta a risolvere il problema del
bilancio di fusione distinguendo tra situazione patrimoniale destinata ad informare sui valori dei patrimoni della societ secondo criteri
da bilancio desercizio e valori posti a base delle determinazioni del rapporto di cambio. In
altri termini, il legislatore ha voluto chiarire,
superando le divergenze di opinioni che erano state espresse, che il bilancio straordinario di fusione non il documento che definisce e giustifica il rapporto di cambio ai fini
della redistribuzione delle partecipazioni derivanti dalloperazione di fusione. Il rapporto
di cambio discende, invece, da unoperazione
valutativa che parte da valori contabili, ma si
fonda su valutazioni comparative dei valori
reali dei patrimoni e su stime prospettiche
della redditivit delle societ coinvolte nelloperazione di fusione.
Ne deriverebbe che il senso del richiamo alla
disciplina del bilancio di esercizio proprio
quello di escludere che nel bilancio di fusione possano trovare spazio modifiche ai criteri di iscrizione e valutazione dei beni funzionali alla determinazione del rapporto di
cambio.

Straordinariet della situazione


patrimoniale di fusione
Sempre secondo Assonime, la situazione patrimoniale di fusione un bilancio straordinario solo in senso temporale ma che si pone in linea di perfetta continuit logica con i
precedenti bilanci di esercizio, anche con riguardo al loro contenuto ed alle regole di valutazione sulla cui base essi sono stati predisposti. A tale proposito, valgano le osservazioni di seguito esposte.
3/2013

In primis, la funzione specifica che il legislatore ha inteso assegnare alla situazione patrimoniale di fusione, tra i vari documenti da
predisporre in sede di procedura di fusione,
quella di offrire ai soci e ai creditori uninformazione contabile aggiornata della situazione patrimoniale e dellandamento economico della societ rispetto allultimo bilancio
di esercizio approvato. Se questa la funzione del bilancio straordinario di fusione, ne
deriva che esso deve essere predisposto secondo gli stessi principi che governano il bilancio di esercizio. evidente, infatti, come
solo il rispetto nella predisposizione del documento de quo degli stessi principi contabili utilizzati per il bilancio di esercizio consenta agli utilizzatori di valutare le modificazioni patrimoniali ed economiche intervenute tra le date a cui si riferiscono il bilancio e
la situazione patrimoniale di fusione (1).
Una prima conclusione a cui si pu addivenire pertanto quella secondo cui, gi sotto
un profilo funzionale, si deve ritenere che la
situazione patrimoniale di fusione delle societ che predispongono il bilancio di esercizio secondo i principi contabili internazionali deve essere redatta sempre secondo i medesimi principi contabili.
Inoltre occorre aggiungere che, come si pi
sopra anticipato, nellordinamento giuridico
italiano coesistono due distinti quadri normativi che disciplinano il bilancio di esercizio delle societ di capitali. Se questo il sistema complessivo che regola la disciplina
del bilancio di esercizio, ne dovrebbe conseguire che, quando lart. 2501-quater prevede
che la situazione patrimoniale di fusione sia
redatta con losservanza delle norme sul bilancio di esercizio, esso non fa riferimento
necessariamente alle norme del Codice civile
ma richiama il quadro normativo che regola,
per quella specifica societ, la redazione del
bilancio e cio le norme sul suo bilancio di
esercizio. A fortiori, si osservi come lo stesso
art. 2501-quater del Codice civile consenta di
sostituire, nel rispetto di determinate condizioni temporali, la situazione patrimoniale
di fusione con lultimo bilancio desercizio
oppure con la relazione finanziaria semestrale prevista dalle leggi speciali, documenti
che i soggetti IAS adopter non possono che
avere predisposto nel rispetto dei principi
contabili internazionali. Da ultimo, una con3/2013

ferma della soluzione proposta pu desumersi anche dai principi contabili nazionali elaborati dallOIC in tema di fusioni e scissioni.
Secondo lOIC le regole tecnico-contabili da
seguire nella redazione delle situazioni patrimoniali del procedimento di fusione non sono applicabili alle operazioni di fusione tra
soggetti i cui bilanci rientrano nellambito di
applicazione degli International Financial
Reporting Standards (IFRS).

Per approfondimenti vedi anche:


Di altri autori vedi anche
E. Fusa Differenze di fusione: rilevazione in bilancio e
spetti fiscali. Problematiche riscontrabili in Il Fisco n.
24/2012, pag. 3711.

Nota:
(1) Nel documento interpretativo di Assonime si fa correttamente notare come, qualora invece il bilancio straordinario di fusione fosse preparato in base ad un quadro di
regole diverso da quello del bilancio di esercizio, si avrebbe un mutamento qualitativo e quantitativo dei valori
iscritti in bilancio, con la conseguenza che sarebbe sostanzialmente frustrata la funzione a cui il documento
chiamato ad assolvere.

43

Operazioni straordinarie

Fusione

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196/03, anche a fini di vendita diretta di prodotti o servizi
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16/01/13 09:03

La pubblicazione del progetto


di fusione sul web:
i chiarimenti di Assonime
di Martino Vincenti e Silvia Croci (*)

Recependo una Direttiva CE, il Legislatore ha introdotto una norma che consente la
pubblicazione del progetto di fusione nel sito internet delle societ coinvolte nelloperazione,
alternativamente rispetto alla pubblicazione presso il Registro delle imprese. Rispetto alla
formulazione del Legislatore comunitario, sorgono per alcuni dubbi interpretativi. Assonime,
con il caso 7/2012, interviene sulla questione cercando di dirimere le incertezze suscitate.

Premessa
Il D.Lgs. n. 123 del 22 giugno 2012 (1) intitolato Attuazione della direttiva 2009/109/CE,
che modifica le direttive 77/91/CEE (2),
78/855/CEE (3) e 82/891/CEE (4) e la direttiva 2005/56/CE (5) per quanto riguarda gli
obblighi in materia di relazioni e di documentazione in caso di fusioni e scissioni ha
introdotto nellordinamento italiano rilevanti
novit in materia di fusioni e scissioni.
Una delle novit introdotte riguarda la modifica apportata allart. 2501-ter, comma 3, del
Codice Civile, riguardante le modalit di
pubblicazione del progetto di fusione: lorgano amministrativo delle societ partecipanti
ad unoperazione di fusione pu ora scegliere se pubblicare il progetto di fusione presso
il Registro delle Imprese o, alternativamente,
nel sito internet delle societ medesime.
Il comma sostituito prevedeva solamente la
possibilit di pubblicazione del progetto di
fusione nel Registro delle Imprese del luogo
ove hanno sede le societ partecipanti alla
fusione.
Viene altres richiesto dal medesimo art.
2501-ter, cos come innovato, che la pubblicazione nel sito internet avvenga con modalit atte a garantire la sicurezza del sito medesimo, lautenticit dei documenti e la certezza della data di pubblicazione.
Parallelamente, la nuova modalit di pubblicazione sul web stata introdotta anche per
3/2013

le operazioni di scissione, con la modifica


apportata allart. 2506-bis del Codice Civile,
che ora recita: Il progetto di scissione depositato per liscrizione nel Registro delle
Imprese ovvero pubblicato sul sito Internet
della societ a norma dellarticolo 2501-ter,
commi terzo e quarto. Per mera finalit
espositiva nel presente documento si far riferimento alle sole operazioni di fusione, ma
occorre sin da subito precisare che analoghe
considerazioni valgono anche per le operazioni di scissione.
Sicuramente lintento del legislatore prima
comunitario e poi nazionale era quello di introdurre delle semplificazioni nellambito
degli aspetti procedurali delle operazioni di
fusione riducendo gli oneri amministrativi a
carico delle imprese; introducendo, infatti, la
possibilit di pubblicazione del progetto di
fusione sul sito internet si permette da un lato il risparmio dei diritti di bollo e di segreNote:
(*) Studio Tributario Deiure Milano - Roma.
(1) Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 3 agosto
2012 e in vigore dal 18 agosto 2012.
(2) Direttiva avente ad oggetto la costituzione della societ per azioni e le modificazioni del capitale sociale della
stessa.
(3) Direttiva avente ad oggetto le fusioni tra societ nazionali.
(4) Direttiva avente ad oggetto le scissioni tra societ nazionali.
(5) Direttiva avente ad oggetto le fusioni transfrontaliere.

45

Operazioni straordinarie

Fusione

Fusione

Operazioni straordinarie

teria dovuti alla camera di commercio e


dallaltro una notevole riduzione dei tempi,
essendo la pubblicazione on-line istantanea.
Tuttavia, la lacunosit della nuova normativa
unitamente alla non perfetta sovrapposizione dei requisiti introdotti nellordinamento
italiano rispetto a quelli prescritti a livello
comunitario fanno s che tale nuova disposizione risulti di non facile applicazione.

Il ruolo del progetto di fusione


Le difficolt applicative della nuova disposizione normativa non devono essere sottovalutate soprattutto alla luce delle funzioni che
il progetto di fusione assolve, nonch in virt
degli effetti giuridici che si producono con la
sua pubblicazione.
La redazione da parte dellorgano amministrativo delle societ del progetto di fusione
costituisce il punto di partenza delloperazione straordinaria di fusione; in altre parole, il
nucleo centrale del procedimento costituito proprio dal progetto di fusione stesso.
Tale documento costituisce nella sostanza la
formalizzazione degli accordi raggiunti dalle
societ circa le modalit e i termini delloperazione e deve essere approvato dalle rispettive assemblee.
Il contenuto minimo di tale documento, che
analogo per tutte le societ coinvolte nelloperazione di fusione, descritto nel comma 1 dellart. 2501-ter del Codice Civile; in
particolare, senza presunzione di esaustivit,
il progetto di fusione contiene le indicazioni
sul rapporto di cambio, sulle modalit di assegnazione delle azioni o delle quote della
societ incorporante o della societ risultante dalla fusione, sulla data a decorrere dalla
quale tali azioni o quote partecipano alla distribuzione degli utili e sulla data a decorrere dalla quale le operazioni delle societ che
partecipano alla fusione sono imputate al bilancio della societ incorporante o risultante
dalla fusione.
Il progetto di fusione svolge, quindi, in primis una funzione informativa nei confronti
dei soggetti i cui interessi devono essere tutelati, ossia nei confronti dei soci e dei creditori sociali.
Tale documento, infatti, dovr essere approvato da parte dellassemblea la cui decisione,
come testualmente previsto dal secondo

46

comma dellart. 2502 del Codice Civile, non


potr apportare modifiche al testo del progetto di fusione che incidano sui diritti dei
soci e dei terzi.
Il progetto di fusione deve essere iscritto
presso il Registro delle Imprese e ora deve
essere, alternativamente, pubblicato nel sito
internet della societ (6) nei trenta giorni
precedenti la decisione in ordine alla fusione, salvo che vi consti il consenso unanime
dei soci alla rinuncia del termine (7).
Il progetto di fusione costituisce altres una
sorta di spartiacque tra i creditori sociali;
pi in dettaglio, con liscrizione o la pubblicazione del progetto di fusione i creditori sociali vengono divisi in due categorie: quelli
aventi diritto ad opporsi alloperazione di fusione che sono tutti quei creditori sociali esistenti alla data anteriore alliscrizione o pubblicazione del progetto di fusione; quelli a
cui, invece, non spetta alcun diritto di opposizione alloperazione straordinaria, in quanto gi a conoscenza della stessa proprio per
effetto delliscrizione o della pubblicazione
del progetto di fusione, ossia tutti i creditori
successivi a tale adempimento. Infatti, a seguito della nuova formulazione dellart. 2503
del Codice Civile possono fare opposizione
alloperazione di fusione i creditori anteriori
alliscrizione presso il Registro delle Imprese
o alla pubblicazione nel sito internet del progetto di fusione.
Da quanto sopra detto e stante lequiparazione introdotta dal legislatore delliscrizione
presso il Registro delle Imprese del progetto
di fusione con la pubblicazione sul web dello
stesso, si capisce la necessit per il legislatore di prevedere e introdurre alcuni requisiti
che la pubblicazione tramite sito internet deve soddisfare, ossia la sicurezza del sito medesimo, lautenticit dei documenti e la certezza della data di pubblicazione.
Note:
(6) A seguito della modifica introdotta sempre dal D.Lgs. n.
123/2012 al comma 4 dellart. 2501-ter del Codice Civile,
che ora recita: Tra liscrizione o la pubblicazione nel sito Internet del progetto e la data fissata per la decisione in ordine alla fusione devono intercorrere almeno 30 giorni, salvo che i soci rinuncino al termine con consenso unanime.
(7) Qualora alla fusione non partecipino societ per azioni,
societ in accomandita per azioni, n societ cooperative per azioni il termine di 30 giorni ridotto della met ai
sensi dellart. 2505-quater del Codice Civile.

3/2013

Lattuazione impropria
della direttiva comunitaria
Il Decreto che ha introdotto nellordinamento italiano la possibilit di pubblicare sul
web il progetto di fusione costituisce attuazione della direttiva n. 2009/109/CE; questultima, allart. 2, paragrafo 2, introduce la
possibilit, per ciascuna societ partecipante
alla fusione, di non procedere con la pubblicazione presso il registro se, per un periodo continuativo avente inizio almeno un mese prima del giorno fissato per lassemblea e
fino alla conclusione di detta assemblea,
pubblica il progetto di fusione nel suo sito
web, senza costi aggiuntivi per il pubblico.
Il successivo paragrafo continua prevedendo
che Gli Stati membri non subordinano tale
esenzione a requisiti e limitazioni diversi da
quelli necessari a garantire la sicurezza del sito web e lautenticit dei documenti e possono
imporre tali requisiti e limitazioni solamente
nella misura in cui siano proporzionali al
conseguimento di detti obiettivi.
Analizzando il contenuto della direttiva se ne
ricava che la stessa dopo avere introdotto la
possibilit di pubblicazione via web del progetto di fusione ne prescrive il rispetto dei
seguenti requisiti:
la continuativit della pubblicazione del
progetto di fusione presso il sito internet;
la gratuit della pubblicazione sul sito
web;
la sicurezza del sito web;
lautenticit dei documenti.
Il legislatore nazionale, dal canto suo, nel recepire tale norma di fonte comunitaria richiede il rispetto dei seguenti tre requisiti:
il sito internet in cui il progetto viene pubblicato deve essere sicuro;
i documenti pubblicati nel sito internet
devono essere autentici;
la data di pubblicazione del progetto di
fusione nel sito internet deve essere certa.
Di conseguenza, il nostro legislatore ha innanzitutto omesso di inserire il requisito della pubblicazione continuativa del progetto di
fusione per almeno i trenta giorni anteriori
alla data dellassemblea e fino al termine della stessa, nonch il requisito della gratuit
della pubblicazione. Con riferimento al requisito della continuativit della pubblica3/2013

zione sicuramente si pu obiettare che, poich la norma stessa a prescrivere un intervallo temporale di trenta giorni tra la pubblicazione sul sito internet del progetto di fusione e la decisione assembleare di approvazione dello stesso, implicito che tale tipo di
pubblicazione debba essere di carattere continuativo, analogamente a quanto avviene
per liscrizione del progetto medesimo al Registro delle Imprese. Infatti, detta iscrizione
viene mantenuta per tutti i trenta giorni che
precedono lassemblea per lapprovazione del
progetto di fusione.
Dallaltro lato, il requisito della certezza della data di pubblicazione, introdotto nellart.
2501-ter, non requisito previsto dalla direttiva comunitaria. Anzi, come si visto sopra,
la norma comunitaria prevede che gli Stati
membri non possano introdurre requisiti e
limitazioni diversi da quelli necessari a garantire la sicurezza del sito internet e lautenticit dei dati inseriti; la certezza della data di pubblicazione difficilmente pu essere
accostata ad uno dei due parametri prescritti
a livello comunitario.
Il testo della direttiva continua prescrivendo
che, in deroga alla pubblicazione del progetto di fusione sul sito web della societ coinvolta nelloperazione straordinaria, gli Stati
membri possano imporre che la pubblicazione sia effettuata tramite la cosiddetta piattaforma elettronica centrale (8) o, in alternativa, in qualsiasi altro sito web da essi designato. In tal caso, prosegue la norma comunitaria, Qualora sia usato un sito web diverso dalla piattaforma elettronica centrale,
pubblicato un riferimento in detta piattaforma
che d accesso a detto sito web, almeno un
mese prima del giorno fissato per lassemblea
generale. Tale riferimento include la data della
pubblicazione del progetto di fusione sul sito
internet ed accessibile al pubblico a titolo
Nota:
(8) La piattaforma elettronica centrale di cui allart. 3,
paragrafo 4, della direttiva 68/151/ CEE, costituisce ai sensi
dellarticolo 3 della direttiva 2009/101/CE quella forma di
pubblicit obbligatoria con cui gli Stati membri possono
decidere di sostituire la pubblicazione nel bollettino nazionale; tale forma di pubblicit deve avere una misura di effetto equivalente, che comporti almeno lutilizzo di un sistema che consenta laccesso alle informazioni pubblicate in ordine cronologico; per lItalia la piattaforma elettronica centrale costituita dal Registro delle Imprese.

47

Operazioni straordinarie

Fusione

Fusione

Operazioni straordinarie

gratuito. Alle societ non sono addebitati costi


specifici per detta pubblicazione.
Siffatta previsione comunitaria, mirante a
garantire la sicurezza del sito internet in cui
vengono pubblicati i documenti, non stata
riproposta nel nostro ordinamento. Pu sorgere il dubbio, data la collocazione della previsione, che la Direttiva intendesse imporre questo obbligo non in caso di uso del sito web della societ, ma per lipotesi in cui siano utilizzati altri siti web designati ad hoc dagli stati
membri, eventualit prevista dal comma immediatamente precedente. Il quarto considerando suggerisce la possibilit che possa trattarsi dei siti di associazioni di categoria o di
camere di commercio. Ma, a tutto volere concedere, se obbligatorio il link ad un sito, per
cos dire semiufficiale, altrettanto deve darsi, a
fortiori, quando si usa un sito privato (9).
Stando, quindi, alla previsione comunitaria,
qualora il progetto di fusione venga pubblicato in un sito internet diverso dalla piattaforma elettronica centrale, in detta piattaforma deve comunque essere pubblicato un
link al sito internet che viene utilizzato per
la pubblicazione.
Quello che vuole dire la norma comunitaria
che tutte le volte in cui, nel caso dellItalia,
non si utilizzi il Registro delle Imprese per la
pubblicazione del progetto di fusione, pu
essere utilizzato un altro sito internet, ossia
il sito internet delle societ coinvolte nelloperazione straordinaria, ma di tale sito internet occorre darne menzione attraverso un
link al sito medesimo proprio nel Registro
delle Imprese.
Ci evidentemente al fine di garantire che il
sito internet che lutente va a guardare sia effettivamente il sito internet della societ; infatti, non inusuale che una singola societ
abbia pi di un sito internet o che lutente
nel cercare il sito internet di una societ si
ritrovi nella pagina web di tuttaltra societ.
Nonostante la citata previsione comunitaria
non sia stata recepita dal nostro legislatore
si ritiene che le societ possano comunque
richiedere gratuitamente liscrizione nel Registro delle Imprese del sito internet sul quale faranno le relative pubblicazioni (10); infatti, qualora accedendo al Registro delle Imprese nella sezione dedicata ad una societ
comparisse il link al sito internet ufficiale di
tale societ, il problema si risolverebbe.

48

Ci si pu comunque chiedere se la previsione


comunitaria, nonostante il suo mancato recepimento, non possa trovare comunque applicazione diretta in Italia stante il possesso
di quelle caratteristiche di chiarezza, precisione e mancanza di condizioni che attribuiscono alla stessa la possibilit di avere applicazione diretta e, quindi, lidoneit a creare
direttamente diritti e obblighi in capo ai singoli.
Assonime, intervenuta sullargomento de quo
con il caso n. 7/2012, intitolato La pubblicazione del progetto di fusione sul sito internet,
sviluppa la tesi qui sostenuta circa la possibilit per le societ di diritto italiano di richiedere la pubblicazione del loro sito ufficiale presso il Registro delle Imprese, ritenendo che In base a questa impostazione,
sulla base della legislazione vigente: a) la societ ha comunque il potere di inviare una comunicazione al Registro delle Imprese che
contenga lindicazione della pubblicazione sul
suo sito del progetto di fusione con la data in
cui essa avvenuta; b) la pubblicazione sul
Registro delle Imprese deve avvenire in modo
tale da consentire ai terzi laccesso diretto al
sito della societ; c) linvio della comunicazione non deve essere gravato di costi specifici e
laccesso al registro da parte dei terzi deve essere gratuito.
Assonime, anzi, in conformit al dettato comunitario, si spinge ancora pi in l prevedendo non solo la pubblicazione sul Registro
delle Imprese del sito internet nel quale verr pubblicato il progetto di fusione ma anNote:
(9) Cfr. M. Nastri, U. Bechini, Perduti nel web: pubblicazione del progetto di fusione sul sito internet della societ, in
Le societ, 2012, pag. 1035 e ss, nota 6.
(10) In senso conforme A. Busani, Ma ... internet semplifica davvero fusioni e scissioni?, in Le societ , 2012, p.
1032, in cui si afferma che Ma, se si vuole avere certezza
delle modalit sicure di pubblicazione dei documenti su
un dato sito, pare doversi concludere che non si possa
prescindere dai seguenti passaggi: a) pubblicazione (gratuita) nel Registro delle Imprese dellindirizzo del sito internet riferibile a una data societ (e probabilmente, come
oltre si vedr, anche della data in cui stato fatto lupload del progetto di fusione o di scissione in detto sito); e M.
Nastri, U. Bechini, Perduti nel web: pubblicazione del progetto di fusione sul sito internet della societ, op. cit., in cui
gli autori sostengono che Non pare insomma troppo audace affermare che i Registri delle Imprese siano tenuti a
pubblicare il link, se richiesti.

3/2013

che linvio al Registro delle Imprese stesso di


una comunicazione che oltre a contenere il
sito internet contenga anche la data in cui la
pubblicazione del progetto di fusione sul
medesimo sito internet avvenuta; cos operando verrebbero ampiamente soddisfatti
due dei tre requisiti ritenuti essenziali dalla
norma italiana: la sicurezza del sito internet
intesa come il riuscire a garantire ed assicurare ai terzi che questultimo sia una fonte
qualificata di informazioni sotto il controllo
della societ coinvolta nelloperazione; la
certezza della data di pubblicazione del
progetto di fusione sul sito internet. Inoltre,
si darebbe attuazione alle previsioni comunitarie che impongono la pubblicazione del
link al sito internet utilizzato dalla societ
presso la piattaforma elettronica centrale.

Qualche spunto dagli altri


ordinamenti
Il nostro ordinamento non del tutto estraneo a forme di pubblicit di documenti ufficiali presso i siti internet delle societ.
Sempre nellambito della normativa codicistica si cita, al riguardo, lart. 2250 del Codice Civile, Indicazione negli atti e nella corrispondenza, cos come modificato dallart.
42 della Legge Comunitaria 2008 (11), ai
sensi del quale le societ di capitali che dispongono di uno spazio elettronico destinato
alla comunicazione collegato ad una rete telematica ad accesso pubblico forniscono, attraverso tale mezzo, alcune informazioni relative alla societ, quali la sede della societ
e lufficio del Registro delle Imprese presso il
quale questa iscritta e il numero discrizione, il capitale sociale, lo stato di liquidazione, lunico socio, la soggezione ad attivit di
direzione e coordinamento.
Anche per le societ italiane con azioni quotate sono stati introdotti alcuni obblighi di
pubblicit presso i relativi siti internet. A titolo esemplificativo, tali societ devono pubblicare sul loro sito internet (12): lavviso di
convocazione dellassemblea, le relazioni sulle materie allordine del giorno, i documenti
che saranno sottoposti allassemblea, i moduli utilizzabili in via facoltativa per il voto
per delega e, qualora previsto dallo statuto,
per il voto per corrispondenza, le informazioni sullammontare del capitale sociale con
3/2013

lindicazione del numero e delle categorie di


azioni in cui suddiviso, un rendiconto sintetico delle votazioni dellassemblea, il verbale dellassemblea.
Se pur vero che per tali societ sono stati
introdotti degli obblighi di pubblicit sul loro sito internet che, stante lequiparazione
del contesto normativo in cui sono stati introdotti, dovrebbero anchessi rispondere a
quei requisiti di sicurezza del sito internet,
autenticit dei dati contenuti e certezza sulla data della loro pubblicazione introdotti
per la pubblicazione del progetto di fusione,
in realt non proprio cos; infatti, le norme
di legge che hanno introdotto tali adempimenti a carico delle societ quotate sono
piuttosto scarne e si limitano a prescrivere
in modo del tutto generico tale forma di
pubblicit.
Ma il contesto normativo in cui tali adempimenti a carico delle societ quotate sono stati introdotti decisamente diverso e giustifica quello scarso interesse del legislatore e
degli interpreti nel disciplinare in modo pi
approfondito tale tipo di pubblicit. Ci si sta
riferendo, in particolare, al fatto che le societ quotate sono, da un punto di vista quantitativo, decisamente inferiori rispetto alle societ a cui potenzialmente potrebbe trovare
applicazione la nuova norma della pubblicazione del progetto di fusione su sito internet
e, nonostante ci, operano sotto lo stretto,
costante e continuo controllo da parte della
Consob; inoltre, la pubblicit effettuata tramite la pubblicazione di atti e documenti sul
sito internet, in molti casi, non costituisce
lunica forma di pubblicit ma attuata congiuntamente ad altre forme (13).
Al fine di provare a prender in considerazioNote:
(11) Legge 7 luglio 2009 n. 88, Disposizioni per ladempimento di obblighi derivanti dallappartenenza dellItalia
alle Comunit europee.
(12) Art. 125-bis, 125-ter e 125-quater del TUF.
(13) Si pensi, ad esempio, alle relazioni sulle materie allordine del giorno che in base al disposto di cui allart. 125ter del TUF sono soggette a diverse forme di pubblicit:
lorgano di amministrazione entro il termine di pubblicazione dellavviso di convocazione dellassemblea previsto
in ragione di ciascuna delle materia allordine del giorno,
mette a disposizione del pubblico presso la sede sociale,
sul sito Internet della societ, e con le altre modalit previste dalla Consob con regolamento, una relazione su ciascuna delle materie allordine del giorno.

49

Operazioni straordinarie

Fusione

Fusione

Operazioni straordinarie

ne un impianto normativo gi esistente per


sviluppare dei parametri di riferimento che
siano utili alle societ che volessero procedere con la pubblicazione on-line del progetto
di fusione, Assonime accenna alla disciplina
che regola la pubblicit legale di atti e provvedimenti amministrativi realizzata attraverso la pubblicazione nei siti istituzionali delle
pubbliche amministrazioni.
Infatti, la Legge n. 69 del 18 giugno 2009 riconosce leffetto di pubblicit legale solamente agli atti e ai provvedimenti amministrativi pubblicati dagli Enti Pubblici sui
propri siti informatici e, in particolare, lart.
32 della citata Legge al comma 1 dispone
che A far data dal 1 gennaio 2010 gli obblighi di pubblicazione di atti e provvedimenti
amministrativi aventi effetto di pubblicit legale si intendono assolti con la pubblicazione
nei propri siti informatici da parte delle amministrazioni e degli enti pubblici obbligati e al
successivo comma 5 precisa che a decorrere
dal 1 gennaio 2010 le pubblicazioni effettuate in forma cartacea non hanno effetto di
pubblicit legale.
In un simile contesto la DigitPA, ossia lEnte
nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, ha diramato nel
2011 le Linee guida per i siti web delle PA,
finalizzate a delineare gli aspetti fondamentali del processo di sviluppo progressivo dei
servizi on-line e di offerta di informazioni di
qualit rivolte al cittadino, che deve contraddistinguere ogni pubblica amministrazione. In tale vademecum per la digitalizzazione della pubblica amministrazione sono
contenuti una serie di suggerimenti che sicuramente possono fare da guida al fine di
elaborare corretti standard di comportamento per le societ che scegliessero di optare
per la pubblicazione on-line del progetto di
fusione.
In particolare, Assonime ricorda tra i suggerimenti pi rilevanti contenuti nelle citate
Linee guida, la previsione che i documenti
informatici da pubblicare siano firmati digitalmente tramite un certificato di firma rilasciato da un Certificatore accreditato, nonch, al fine di assicurare che la connessione
al sito usato per la pubblicazione sia sicura,
lutilizzo di protocolli crittografici, quali ad
esempio il TLS (Transport Layer Security) o
attraverso luso del protocollo https.

50

Le possibili soluzioni proposte


da Assonime
Lart. 2501-ter del Codice Civile, cos come
modificato dal D.Lgs. n. 123/2012, nellintrodurre come alternativa alliscrizione presso il
Registro delle Imprese del progetto di fusione la sua pubblicazione sul sito internet della societ richiede il rispetto dei seguenti tre
requisiti: la sicurezza del sito, lautenticit
dei documenti ivi pubblicati e la certezza
della data di pubblicazione degli stessi.
Partendo dalle considerazioni sopra svolte e
avendo riguardo alle riflessioni della dottrina, Assonime, con il pi volte citato Caso n.
7/2012, ha sviluppato alcune possibili soluzioni applicative per soddisfare i predetti requisiti richiesti dal legislatore.
Viene innanzitutto previsto che la societ
coinvolta nelloperazione straordinaria indichi nel Registro delle Imprese il sito istituzionale dove sar pubblicato il progetto di
fusione; in tal modo viene garantito che il sito internet faccia riferimento in modo univoco alla societ coinvolta nelloperazione. Nellhome page del sito internet utilizzato per la
pubblicazione dei documenti dovr essere
contenuto un rinvio alla sezione dedicata alla pubblicazione degli atti e dei documenti.
Per evitare forme di alterazione nelle comunicazioni internet a livello di server, Assonime propone, in via del tutto prudenziale e al
fine di garantire un alto livello di sicurezza,
di strutturare laccesso al sito con protocolli
crittografici, quali ad esempio il TLS (Transport Layer Security) o attraverso luso del
protocollo https; per chi non pratico di
server n tantomeno di protocolli crittografici, trattasi di quei protocolli che sono gi
ampiamente utilizzati, ad esempio, tutte
quelle volte in cui lutente inserisce i propri
dati della carta di credito per effettuare acquisti on-line sicuri.
In ogni caso, lelemento centrale dellintera
procedura consiste nella pubblicazione, oltre
alla versione in chiaro del progetto di fusione, di unaltra versione dello stesso sottoscritta con una firma digitale attraverso un
certificato riferibile alla societ. Cos operando lautenticit dei documenti sicuramente soddisfatta. Ma, indirettamente, viene
altres soddisfatta anche la sicurezza del sito
internet; infatti, poich la firma digitale con
3/2013

cui viene sottoscritto il documento consente


di verificare lidentit del mittente, essa assicura la riferibilit alla societ del sito internet su cui pubblicato il progetto di fusione.
Adottando tali soluzioni verrebbero ampiamente soddisfatti i requisiti della sicurezza
del sito e dellautenticit dei documenti.
Ma la certezza della data di pubblicazione?
Per quanto riguarda le societ quotate, il
problema non si pone; infatti, il particolare
regime di diffusione, stoccaggio e deposito
delle informazioni regolamentate, tra cui
rientra il progetto di fusione, previsto dal
Regolamento emittenti (14) sembra idoneo a
garantire la certezza della data di pubblicazione on-line del progetto di fusione.
Pi problematico risulta il soddisfacimento
di tale requisito per le societ non quotate.
Qualora fosse operativo in Italia il meccanismo di pubblicit dettato dalle norme comunitarie che prevedono la pubblicazione sulla
cosiddetta piattaforma elettronica centrale
del link al sito web della societ che includa
anche la data di pubblicazione del progetto
di fusione, il problema sarebbe risolto.
In assenza di tale meccanismo, la soluzione
che si potrebbe adottare quella di eseguire
una copia autentica da parte del notaio della
pagina web cos che verrebbe garantita la data certa della pubblicazione. Una simile soluzione per vanifica lintento del legislatore di
semplificazione e riduzione dei costi. Alter-

3/2013

nativamente si potrebbe ipotizzare di affidare al Collegio Sindacale la stesura di un documento formale in cui accerti lavvenuta
pubblicazione del progetto di fusione sul sito
internet della societ e di cui tale organo si
assume la responsabilit nei confronti dei
soci e dei terzi.

Per approfondimenti vedi anche:


Di altri autori vedi anche
E. Rossi Operazioni straordinarie: semplificati gli
aspetti procedurali di fusioni e scissioni il fisco n.
38/2012 p. 6096
R. Artina Fusioni e scissioni: semplificati gli adempimenti Bilancio e reddito dimpresa n. 11/2012, p. 49
A. Busani Fusioni e scissioni pi facili con il D.Lgs. n.
123/2012 Le Societ n. 10/2012, p. 1028
M. Nastri, U. Bechini, Perduti nel web: pubblicazione
del progetto di fusione sul sito internet della societ,
in Le societ, 2012, pag. 1035
A. Busani, Ma ... internet semplifica davvero fusioni e
scissioni?, in Le societ, 2012, p. 1032.

Nota:
(14) Vedasi articoli 65 e ss. del Regolamento emittenti, ossia del Regolamento di attuazione del D.Lgs 24 febbraio
1998, n. 58, concernente la disciplina degli emittenti.

51

Operazioni straordinarie

Fusione

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DIVERSESULTAZIONE
DI CON

PEC

Agenda elettronica,
comunicazione della PEC
al Registro delle Imprese
Tramite lart. 5 del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla Legge
17 dicembre 2012, n. 221, il legislatore ha effettuato un ulteriore e, forse, definitivo passo per
leffettiva implementazione del sistema della posta elettronica certificata.
Tramite larticolo citato, infatti, il legislatore ha previsto anche per le imprese individuali
lintroduzione dellobbligo, al pari di quanto gi previsto per le imprese costituite in forma
societaria e per i professionisti iscritti ad albi ed elenchi, di comunicare al registro imprese il
proprio indirizzo di posta elettronica certificata. Unitamente a tale obbligo il legislatore ha,
quindi, previsto listituzione di un elenco nazionale ad accesso pubblico degli indirizzi di posta
elettronica certificata chiamato INI-PEC. La creazione di tale elenco, unitamente allobbligo di
comunicazione degli indirizzi di posta certificata in capo alle imprese e professionisti consentir,
pertanto, una fattiva implementazione del sistema della posta elettronica certificata ed una sua
conseguente diffusione.

Premessa
In un sistema economico sempre pi frenetico la possibilit di comunicare con la controparte in maniera rapida e sicura riveste
unimportanza fondamentale. A tale necessit si affianca, tuttavia, una pari necessit di
poter provare inconfutabilmente lavvenuta
comunicazione e la data in cui la medesima
sia intervenuta. In considerazione di tali necessit, gran parte delle comunicazioni intercorrenti tra le imprese, professionisti e pubbliche amministrazioni avvengono tramite il
servizio postale. Tale servizio, sebbene di indubbia utilit e efficienza, risulta tuttavia
soggetto a delle intrinseche limitazioni quali
il materiale ritardo tra linvio e la ricezione
della documentazione attribuibile alle necessit di smistamento e al successivo trasporto
fisico del documento dal luogo di partenza al
luogo di destinazione, con tempistiche direttamente correlate alla distanza esistente tra
le due controparti. A tale differimento nella
consegna si aggiungono, inoltre, i rischi di
mancata consegna, perdita della comunica3/2013

zione, mancato ritiro o spedizione ad un indirizzo non pi corretto.


Tali rischi e limitazioni, tuttavia, ben potrebbero essere superati tramite il ricorso al sistema della posta elettronica certificata, che
oltre a garantire un invio e ricezione in tempo reale permette di certificare la data di invio, di ricezione ed anche il contenuto della
comunicazione inviata tra due indirizzi di
posta elettronica certificata.
La diffusione di tale sistema di comunicazione risulta, tuttavia, ancora in una fase acerba sia per la naturale ritrosia degli operatori nellavvicinarsi alle innovazioni tecnologiche sia per la materiale difficolt nella reperibilit dei singoli indirizzi di posta certificata, nonch per la necessit di sicurezza in
merito al fatto che lindirizzo trovato corrisponda effettivamente alla controparte. Con
il chiaro intento di incentivare lutilizzo del
sistema della posta certificata il legislatore
Nota:
(*) Studio Artina - Bergamo

53

Aspetti societari

di Raffaele Artina (*)

PEC

ha, pertanto, introdotto, tramite il D.L. 18


ottobre 2012, n. 179, lobbligo anche per le
imprese individuali di comunicare il proprio
indirizzo di posta elettronica certificata al
Registro delle Imprese nonch la costituzione, sulla base delle banche dati presenti
presso il Registro delle Imprese e degli albi
ed elenchi dei professionisti, di un indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica
certificata delle imprese e dei professionisti.

Aspetti societari

Introduzione dellobbligo
di comunicazione
La disciplina della posta elettronica certificata (PEC) contenuta nel D.P.R. 11 febbraio
2005, n. 68 e successive modificazioni, ai
sensi del quale pu essere identificata come
un sistema di trasmissione di documenti informatici nel quale al mittente viene fornita
la documentazione elettronica che attesta
linvio e la consegna di documenti informatici. A seguito delle specifiche regole tecniche
disciplinate dal DPCM 2 novembre 2005, il
messaggio inviato per il tramite del sistema
di posta certificata e ricevuto sempre da un
indirizzo di posta elettronica certificata, assume, ai sensi dellart. 4, comma 1 del D.P.R.
n. 68/2005, la validit agli effetti di legge.
Sebbene, quindi, leffetto conseguito sia lo
stesso di un normale messaggio di posta elettronica, lutilizzo di tale sistema garantisce,
o meglio certifica, lidentit del soggetto che
ha inviato il messaggio ed il suo destinatario,
nonch la data di invio e ricezione del messaggio medesimo.
Ai sensi dellart. 48 del D.L. 7 marzo 2005, n.
82, cos come interamente sostituito dallart.
33, comma 1, del D.Lgs. 30 dicembre 2010,
n. 235, la trasmissione del documento informatico per via telematica, effettuata in ottemperanza alle specifiche regole tecniche,
equivale, nei casi consentiti dalla legge, alla
notificazione per mezzo posta.
A tal fine la data e lora di trasmissione e di
ricezione di un documento informatico trasmesso da un indirizzo di posta elettronica
certificata ad un altro indirizzo di posta elettronica certificata, risultano opponibili ai
terzi, se conformi alle disposizioni di cui al
D.P.R. 11 febbraio 2005, n. 68, ed alle relative regole tecniche.
In considerazione delle potenzialit insite

54

nella posta elettronica certificata stato introdotto, tramite lart. 16, comma 6 del D.L.
29 novembre 2008, n. 185, convertito con
modificazioni dalla Legge 28 gennaio 2009,
n. 2, lobbligo per le imprese costituite in forma societaria di indicare il proprio indirizzo
di posta elettronica certificata nella loro domanda di iscrizione al Registro delle Imprese. Per le imprese gi costituite la disposizione normativa concedeva un arco temporale
di 3 anni dalla sua entrata in vigore per
provvedere a comunicare al Registro Imprese il proprio indirizzo di posta certificata.
Il successivo comma 7 della disposizione
normativa citata ha introdotto, invece, lobbligo in capo ai professionisti iscritti ad albi
ed elenchi istituiti con legge dello Stato, di
comunicare il proprio indirizzo di posta certificata al rispettivo albo od elenco.
Tramite la successiva modifica normativa
operata dallart. 37 del D.L. 9 febbraio 2012,
n. 5 convertito con modificazioni dalla Legge 4 aprile 2012, n. 35 stato, inoltre, introdotto nel corpo normativo dellart. 16 del
D.L. n. 185/2008, il comma 6-bis, ai sensi del
quale ove lufficio del Registro delle Imprese
riceva una domanda di iscrizione da parte di
unimpresa costituita in forma societaria
che non abbia comunicato il proprio indirizzo di posta certificata, questi, in luogo dellirrogazione della sanzione prevista dallart.
2630 del codice civile (1), procede a sospendere liscrizione per un arco temporale di 3
mesi, in attesa che limpresa provveda ad integrare la domanda con lindirizzo di posta
certificata.
La disposizione contenuta nel comma 6
dellart. 16 del D.L. n. 185/2008 risulta applicabile unicamente alle imprese costituitesi
in forma societaria. Risultava, pertanto,
esclusa da tali obblighi la categoria degli imprenditori individuali, anchessi tenuti ad
iscriversi al Registro Imprese od agli albi artigiani. Lestensione dellobbligo di comunicazione della posta certificata anche in capo
a tali soggetti stata, pertanto, appositamente disposta dal D.L. 18 ottobre 2012, n. 179,
Nota:
(1) Sanzione da 103 a 1.032 , con riduzione ad un terzo
nel caso in cui la denuncia, comunicazione, deposito avvengano nei 30 giorni successivi alla scadenza dei termini
prescritti.

3/2013

convertito con modificazioni dalla Legge 17


dicembre 2012, n. 221.

Obbligo di comunicazione
dellindirizzo di posta certificata
per imprese individuali
Lart. 5, primo comma del D.L. 18 ottobre
2012, n. 179, convertito con modificazioni
dalla Legge 17 dicembre 2012, n. 221 ha
esteso lobbligo di comunicare lindirizzo di
posta elettronica certificata anche alle imprese individuali colmando, quindi, il vuoto
normativo lasciato dal D.L. n. 185/2008.
In particolare, per le imprese individuali di
nuova costituzione lindirizzo di posta certificata deve essere indicato, con decorrenza
dal 19 dicembre 2012, al pari delle imprese
costituite in forma societaria, nella domanda
di prima iscrizione al Registro delle Imprese
o allalbo delle imprese artigiane. La decorrenza del 19 dicembre 2012 deriva dalla conversione con modificazioni del D.L. n.
179/2012; si ritiene, tuttavia, che lobbligo di
indicazione decorra, di fatto, gi dal 20 ottobre 2012, data di entrata in vigore del D.L. n.
179/2012, in quanto la modifica apportata
dalla legge di conversione al primo comma
non risulta avere effetti sostanziali (2).
Al pari di quanto previsto per le imprese costituite in forma societaria, il secondo comma dellart. 5 del D.L. n. 179/2012 prevede
un apposito regime per le imprese individuali gi iscritte, nonch la sospensione dellirrogazione delle sanzioni in presenza di una domanda di iscrizione al Registro Imprese da
parte di unimpresa individuale che non abbia comunicato lindirizzo di posta elettronica certificata. Anche in tale caso, tuttavia, la
conversione in legge ha comportato modifiche alla disciplina originariamente prevista
dal D.L. n. 179/2012.
Nella sua versione ante conversione, infatti,
il primo periodo del secondo comma dellart.
5 prevedeva lobbligo per le imprese individuali attive e non soggette a procedure concorsuali, di depositare presso il Registro delle Imprese lindirizzo di posta certificata entro il 31 dicembre 2013. Il secondo periodo,
invece, riportava fedelmente quanto disposto
dallart. 16, comma 6-bis del D.L. n. 185/2008
per le imprese costituite in forma societaria,
disponendo, quindi, la sospensione per 3 me3/2013

si, da parte del Registro delle Imprese, dellirrogazione delle sanzioni di cui allart.
2630 codice civile, in presenza di una domanda di iscrizione presentata da unimpresa individuale che non abbia comunicato il
proprio indirizzo di posta elettronica certificata.
La conversione con modificazioni del D.L. n.
179/2012 ad opera della Legge 17 dicembre
2012, n. 221 ha, invece, comportato il dimezzamento dei termini sopra evidenziati. In
particolare per quanto concerne il citato obbligo di depositare presso il Registro Imprese il proprio indirizzo di posta elettronica
certificata, il termine entro cui adempiere
stato anticipato dal precedente 31 dicembre
2013 al 30 giugno 2013. Per quanto riguarda,
invece, la presentazione di una domanda di
iscrizione da parte di unimpresa individuale
che non abbia comunicato il proprio indirizzo di posta elettronica certificata, il termine
di sospensione della pratica stato ridotto
da 3 mesi a 45 giorni. In aggiunta a tale riduzione, la legge di conversione ha ulteriormente specificato che ove il termine di 45
giorni decorra senza che limpresa abbia comunicato lindirizzo di posta elettronica certificata, la domanda si intende come non
presentata.

Istituzione dellINI-PEC
Al fine di consentire la piena e completa usufruizione delle potenzialit insite nel sistema
della posta elettronica certificata e renderla,
quindi, una valida sostituta delle comunicazioni a mezzo posta, il terzo comma dellart.
5 del D.L. n. 179/2012 ha previsto listituzione dellINI-PEC, ovverosia lIndice nazionale
degli indirizzi PEC delle imprese e dei professionisti, presso il Ministero per lo sviluppo economico.
Lo scopo di tale indice, come appositamente
indicato nella disposizione normativa citata,
quello di favorire la presentazione di istanze, dichiarazioni e dati nonch lo scambio di
Nota:
(2) La modifica si sostanzia nella sostituzione della precedente dizione imprese individuali che si iscrivono al registro delle imprese con la seguente previsione imprese individuali che presentano domanda di prima iscrizione al
registro delle imprese.

55

Aspetti societari

PEC

PEC

Aspetti societari

informazioni e documenti tra la pubblica


amministrazione, le imprese e i professionisti in modalit telematica. LINI-PEC dovr
essere istituito entro sei mesi dalla data di
entrata in vigore della legge di conversione
n. 221/2012.
La realizzazione di tale indice si fonda sulla
fusione dei vari elenchi di indirizzi di posta
elettronica certificata costituiti presso il Registro delle Imprese e gli ordini o collegi professionali, in attuazione delle disposizioni di
legge precedentemente citate.
La costituzione dellINI-PEC risulta, pertanto, volta a costituire una banca dati tramite
la quale dare un importante impulso allutilizzo del sistema di posta elettronica certificata nelle comunicazioni tra pubblica amministrazione, imprese, professionisti e cittadini.
Laccesso allindice, infatti, sar consentito,
senza necessit di autenticazione, alle pubbliche amministrazioni, ai professionisti, alle imprese, ai gestori o esercenti pubblici
servizi ed a tutti i cittadini tramite un apposito sito web.
Tramite la consultazione di tale indice, pertanto, ogni cittadino, professionista, impresa, amministrazione pubblica potr reperire
lindirizzo di posta certificata della singola
impresa o professionista presente sul territorio nazionale.
Le comunicazioni, messaggi, dichiarazioni,
documentazioni inviate allindirizzo di posta
certificata reperito dallINI-PEC, per il tramite di un indirizzo di posta certificata assumeranno, pertanto, la medesima qualificazione di una notificazione a mezzo posta
senza, tuttavia, sottostare ai relativi rischi e
limitazioni insite nellinvio di documentazione cartacea. Linvio di un messaggio di posta
certificata risulta, infatti, immediato prescindendo dalla localizzazione geografica dei
soggetti interessati, a differenza del tempo
impiegato dalla posta cartacea per raggiungere materialmente il destinatario. Il messaggio di posta certificata non risulta soggetto ad eventuali errori nella consegna, perdita
o distruzione della corrispondenza, nonch
agli episodi di mancato ritiro o mancata presenza del destinatario. Linvio tramite posta
certificata consente, inoltre, di poter validamente opporre nei confronti dei terzi il contenuto di quanto inviato tramite tale siste-

56

ma, cosa invece non esperibile nellipotesi di


invio tramite posta.
Le modalit di accesso e aggiornamento allINI-PEC, nonch le modalit e le forme tramite cui gli ordini e i collegi professionali
provvederanno a comunicare allo stesso i
propri elenchi di indirizzi di posta elettronica certificata verranno definite da un apposito decreto del Ministero dello sviluppo economico.

Spunti di riflessione
Il primo punto su cui si pone lattenzione attiene alla differenziazione di trattamento
prevista dallart. 5, comma 2 del D.L. n.
179/2012 per gli imprenditori individuali e
quanto, invece, previsto per le imprese costituite in forma societaria dallart. 16, comma
6-bis del D.L. 185/2008. Mentre, infatti, per
gli imprenditori individuali che hanno presentato una domanda di iscrizione al Registro delle Imprese senza tuttavia aver comunicato il relativo indirizzo di posta elettronica certificata previsto un termine di 45
giorni per procedere a comunicare tale indirizzo e, quindi, evitare lirrogazione delle
sanzioni di cui allart. 2630 codice civile, a
fronte della medesima situazione per le imprese costituite in forma societaria larco
temporale a disposizione per rimediare a tale mancanza di 3 mesi, ossia un arco temporale doppio rispetto a quello previsto per
gli imprenditori individuali. Tale differenziazione nel termine concesso potrebbe essere
facilmente attribuibile al differente grado di
complessit e del numero di processi ed
azioni che caratterizzano lattivit dimpresa
delle societ di capitali quali le S.r.l. e le
S.p.a. rispetto allimprenditore individuale e,
pertanto, il termine pi elevato di 3 mesi per
adempiere deriverebbe dalleffettiva necessit di attribuire a tali soggetti un adeguato arco temporale entro cui adempiere. Tale interpretazione, tuttavia, non tiene conto del fatto che il maggior termine di 3 mesi trova applicazione, come specificatamente evidenziato nella Circolare del ministero dello Sviluppo economico del 3 novembre 2011, n. 3645,
anche in riferimento alle societ di persone e
alle societ semplici le quali non si caratterizzano certo per un grado di complessit e
del numero dei processi ed azioni smaccata3/2013

mente superiore allimprenditore individuale. Si pensi, ad esempio, al caso limite di una


societ in accomanda semplice costituita da
un socio accomandatario e da un solo socio
accomandante. In tale ipotesi, infatti, sebbene gli adempimenti e la vivacit imprenditoriale siano gli stessi riscontrabili in unimpresa individuale, la Sas pu comunque usufruire del maggior termine per adempiere.
La previsione del minor arco temporale per
le imprese individuali non appare, pertanto,
attribuibile a una specifica previsione basata
sul grado di complessit dellattivit imprenditoriale quanto, piuttosto, ad un semplice
aggiustamento del termine in funzione dei
riscontri ricevuti a seguito della precedente
introduzione del comma 6-bis allart. 16 del
D.L. n. 185/2008.
Si ritiene, tuttavia, che la facilit e limmediatezza nelleffettuazione delladempimento
in oggetto non possano, comunque, portare
a parlare di una lesione dei diritti degli imprenditori individuali.
Il secondo punto di riflessione attiene, invece, allistituzione dellINI-PEC.
Quale prima cosa si rileva che tramite lindice le pubbliche amministrazioni, ivi compresa lamministrazione finanziaria e/o i
concessionari per la riscossione, potranno
reperire velocemente tutti gli indirizzi di posta elettronica certificata delle imprese e dei
professionisti con conseguente possibilit
per gli stessi di procedere alla notifica di atti
(avvisi, accertamenti, richieste, documentazioni, provvedimenti di sgravio,..), direttamente tramite tale modalit telematica (3),
considerandole per notificate al momento di
generazione della relativa ricevuta di ricezione.
Sar quindi particolare cura delle singole
imprese e/o professionisti provvedere ad un
ancora pi frequente e sistematico controllo
del proprio indirizzo di posta certificata, in
quanto la mancata presa visione di una comunicazione inviata per il tramite della posta elettronica certificata non pu essere fatta valere in alcun modo, assimilandosi, di
fatto, alla mancata apertura della busta, raccomandata o plico notificato tramite posta.
Daltro canto, tramite listituzione dellindice
unico sembra possibile ipotizzare la completa eliminazione degli errori di mancata o errata notificazione a seguito, ad esempio,
3/2013

dellintervenuta variazione della sede sociale


non ancora recepita dalla singola amministrazione o non rilevata dalle altre societ o
professionisti con cui la societ intrattiene i
propri rapporti. Lindirizzo di posta certificato presente nellIndice, infatti, non risulta
minimamente influenzato da tale evenienza
e pertanto il relativo messaggio di posta certificata assicurer sempre la ricezione dalla
parte interessata. Ove implementato, pertanto, tale sistema potrebbe comportare la fine
dellera dellimpugnazione in sede di contenzioso tributario dei vizi di notifica degli atti.
La data di avvenuta notifica e la correttezza
dellindirizzo di posta certificata tramite cui
la stessa stata effettuata risulteranno, infatti, difficilmente confutabili da parte del
contribuente.

Nota:
(3) Non essendo prevista per le societ e i professionisti la
comunicazione della disponibilit allutilizzo del sistema
della posta elettronica certificata, come, invece, appositamente previsto per i singoli cittadini ai sensi dellart. 4,
quinto comma del D.P.R. n. 68/2005.

57

Aspetti societari

PEC

LEGGE DI STABILIT 2013


DECRETO SVILUPPO-BIS
Il volume fornisce il quadro completo delle novit apportate dalla
Legge di Stabilit 2013 (legge 24 dicembre 2012, n. 228) e dal c.d.
Decreto Sviluppo - bis (D.L. 18 ottobre 2012, n. 179, conv. nella
legge 17 dicembre 2012, n. 221).
I principali interventi prodotti dalla Legge di Stabilit riguardano:
- il recepimento della Direttiva 2010/45/UE in tema di fatturazione
- laumento dell1% dellIVA
- lavvio della Tares
- lintroduzione della Tobin Tax, imposta sulle transazioni finanziarie,
con esclusione dei titoli di Stato
- il riordino delle deduzioni e detrazioni IRPEF
- le nuove deduzioni IRAP
- la rivalutazione di terreni e partecipazioni.
I principali temi toccati dal Decreto Sviluppo-bis sono:
- lo snellimento delle procedure concorsuali
- le esenzioni dallelenco clienti e fornitori
- la determinazione del reddito delle imprese agricole
- i depositi IVA
- i pagamenti elettronici per imprese e professionisti.

Il testo arricchito da tabelle, esempi


e grafici che sono di ausilio alla lettura
e ad una migliore comprensione
degli argomenti trattati.

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Timbro e firma

q VISA (16 cifre)

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Trattamento dati personali ai sensi dellart. 13 del D.Lgs. 30


giugno 2003 n. 196, La informiamo che i suoi dati personali saranno registrati su database elettronici di propriet
di Wolters Kluwer Italia S.r.l., con sede legale in Assago
Milanofiori Strada 1 - Pal. F6, 20090 Assago (MI), titolare
del trattamento e saranno trattati da questultima tramite
propri incaricati. Wolters Kluwer Italia S.r.l. utilizzer i dati
che La riguardano per finalit amministrative e contabili. I
Suoi recapiti postali e il Suo indirizzo di posta elettronica
saranno utilizzabili, ai sensi dellart. 130, comma 4, del Dlgs.
196/03, anche a fini di vendita diretta di prodotti o servizi
analoghi a quelli oggetto della presente vendita. Lei potr in
ogni momento esercitare i diritti di cui allart. 7 del D.Lgs.
n. 196/2003, fra cui il diritto di accedere ai Suoi dati e ottenerne laggiornamento o la cancellazione per violazione di
legge, di opporsi al trattamento dei Suoi dati ai fini di invio
di materiale pubblicitario, vendita diretta e comunicazioni
commerciali e di richiedere lelenco aggiornato dei responsabili del trattamento, mediante comunicazione scritta da
inviarsi a: Wolters Kluwer Italia S.r.l. - PRIVACY - Centro Direzionale Milanofiori Strada 1 - Pal. F6, 20090 Assago (MI),
o inviando un Fax al numero: 02.82476.403.
Clausola di ripensamento diritto di recesso ai sensi dellart.
5 D.lgs. n. 185/1999 - Decorsi 10 giorni lavorativi dalla
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che questi abbia comunicato con raccomandata A.R. inviata a Wolters Kluver Italia S.r.l. (o mediante e-mail, fax
o facsimile confermati con raccomandata A.R. nelle 48
ore successive), la propria volont di recesso, la proposta
si intender impegnativa e vincolante per il cliente medesimo. In caso di recesso da parte del cliente, entro lo stesso
termine (10 giorni lavorativi dal ricevimento) il bene dovr
essere restituito per posta a Wolters Kluver Italia S.r.l., Milanofiori, Strada 1 - Pal. F6, 20090 Assago (MI) - telefax
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16/01/13 09:03

Il nuovo codice
di autodisciplina ed il sistema
di controllo interno
di Fabrizio Bava e Alain Devalle (*)

Il codice di autodisciplina delle societ quotate stato aggiornato nel dicembre 2011 rispetto
alla precedente versione del 2006 (gi aggiornata, a sua volta, nel 2010). Il presente contributo
analizza le numerose novit, con particolare riferimento al ruolo centrale che assume il sistema
di controllo interno nella corporate governance.

Il sistema di controllo interno sta assumendo un ruolo sempre pi centrale nellambio


delle regole di corporate governance. Il suo
ruolo infatti determinante da un lato per il
raggiungimento degli obiettivi aziendali e
dallaltro per la comunicazione di informazioni affidabili allesterno.
Pertanto, sia da parte del legislatore sia da
parte delle istituzioni, linteresse a disciplinare il sistema di controllo stato in questi
anni sempre crescente.
Anche il codice di autodisciplina stato
quindi aggiornato e sono state introdotte, tra
le altre, modifiche significative agli attori del
sistema di controllo interno.
Il comitato per la corporate governance, in
particolare, ha ritenuto di modificare il precedente codice di autodisciplina per tener
conto del mutato quadro regolamentare e
dellevoluzione della best practice internazionale.
Lapplicazione del codice di autodisciplina resta su base volontaria da parte della societ
ma offre interessanti spunti che possono essere applicati anche in imprese non quotate.

Il consiglio di amministrazione,
il sistema di controllo interno
e la gestione dei rischi
Il consiglio di amministrazione lorgano
centrale della gestione dimpresa ed opera
in modo da garantire un efficace svolgimento delle proprie funzioni.
3/2013

Nelle funzioni del consiglio di amministrazione si pone lenfasi sulla gestione dei rischi. Infatti, viene aggiunta lattivit di definizione della natura e del livello di rischio
compatibile con gli obiettivi strategici nonch quello delle controllate aventi rilevanza
strategica, con particolare riferimento al sistema di controllo interno e alla gestione dei
rischi.
La gestione del rischio aziendale un processo, posto in essere dal consiglio di amministrazione, dal management e da altri operatori della struttura aziendale, che utilizzato per la formulazione delle strategie in
tutta lorganizzazione ed progettato per individuare eventi potenziali che possono influire sullattivit aziendale, per ridurre il rischio entro limiti accettabili e per fornire
una ragionevole sicurezza sul conseguimento degli obiettivi aziendali.
In particolare, un sistema di gestione dei rischi aziendali:
rappresenta un processo continuo e pervasivo che interessa tutta limpresa e deve
essere articolato nelle singole unit e ricomposto ad un livello corporate;
svolto da persone che occupano posizioni organizzative a tutti i livelli della struttura aziendale;
utilizzato come base per la formulazione delle strategie;
Nota:
(*) Universit di Torino

59

Revisione&controllo

Internal auditing

Internal auditing

Revisione&controllo

progettato per identificare rischi potenziali che potrebbero influire sullattivit


aziendale e per ridurli entro i limiti del rischio accettabile;
in grado di fornire un sistema di reporting tale da informare adeguatamente il
consiglio di amministrazione ed il management sul livello di sicurezza raggiunto.
Il sistema di controllo interno definito in
ambito internazionale come linsieme dei processi attuati dal consiglio di amministrazione,
dal management e dal personale di una organizzazione, finalizzato a fornire una ragionevole sicurezza sul conseguimento degli obiettivi rientranti nelle seguenti categorie:
efficacia ed efficienza delle attivit operative;
attendibilit delle informazioni contabili
ed extracontabili, sia per i terzi, sia a fini
interni;
conformit alle leggi, ai regolamenti, alle
norme e alle politiche interne.
La definizione sopra riportata sottolinea come attraverso il sistema di controllo interno
non si possa garantire il raggiungimento degli obiettivi aziendali, ma soltanto porre le
condizioni per pervenire ad una ragionevole
certezza del loro raggiungimento, non esistendo strumenti e strategie in grado di garantire il successo aziendale.
Lart. 7 del codice di autodisciplina sottolinea che ogni societ deve dotarsi di un sistema di controllo interno e di gestione dei rischi che costituito dallinsieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire lidentificazione, la
misurazione, la gestione e il monitoraggio
dei principali rischi. Tale sistema integrato
nei pi generali assetti organizzativi e di governo societario adottati dallemittente e tiene in adeguata considerazione i modelli di
riferimento e le best practice esistenti in ambito nazionale e internazionale.
Il codice di autodisciplina sottolinea che il
sistema di controllo deve essere integrato.
Tale aspetto certamente difficile da ottenere, sebbene fondamentale, in quanto il sistema di controllo interno un processo trasversale allintera impresa e al cui presidio vi
si possono ricondurre diversi attori:
il consiglio di amministrazione;
il responsabile della funzione di internal
audit;

60

il collegio sindacale;
la societ di revisione;
il dirigente preposto alla comunicazione
economico-finanziaria.
Pertanto, coordinare gli attori (interni ed
esterni) con le differenti funzioni, in linea
con i requisiti richiesti dalle diverse normative, pu portare a duplicazioni di ruolo rendendo il sistema di controllo interno non efficiente.
In tale contesto, il consiglio di amministrazione un attore chiave nella definizione di
un adeguato sistema in quanto svolge un
ruolo di indirizzo e di valutazione del sistema di controllo interno. Le funzioni del CdA,
con riferimento al sistema di controllo, sono
riportate nella Tavola 1.
Tavola 1 - Funzioni del Cda con riferimento
al sistema di controllo
a) definisce le linee di indirizzo del sistema di controllo
interno e di gestione dei rischi, in modo che i principali
rischi afferenti allemittente e alle sue controllate risultino correttamente identificati, nonch adeguatamente misurati, gestiti e monitorati, determinando inoltre il grado
di compatibilit di tali rischi con una gestione dellimpresa coerente con gli obiettivi strategici individuati;
b) valuta, con cadenza almeno annuale, ladeguatezza del
sistema di controllo interno e di gestione dei rischi rispetto alle caratteristiche dellimpresa e al profilo di rischio assunto, nonch la sua efficacia;
c) approva, con cadenza almeno annuale, il piano di lavoro predisposto dal responsabile della funzione di internal
audit, sentiti il collegio sindacale e lamministratore incaricato del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi;
d) descrive, nella relazione sul governo societario, le
principali caratteristiche del sistema di controllo interno
e di gestione dei rischi, esprimendo la propria valutazione sulladeguatezza dello stesso;
e) valuta, sentito il collegio sindacale, i risultati esposti
dal revisore legale nella eventuale lettera di suggerimenti e nella relazione sulle questioni fondamentali emerse
in sede di revisione legale.
Il consiglio di amministrazione, su proposta dellamministratore incaricato del sistema di controllo interno e di
gestione dei rischi e previo parere favorevole del comitato controllo e rischi, nonch sentito il collegio sindacale:
nomina e revoca il responsabile della funzione di internal audit;
assicura che lo stesso sia dotato delle risorse adeguate
allespletamento delle proprie responsabilit;
ne definisce la remunerazione coerentemente con le
politiche aziendali.
Fonte: codice di autodisciplina

3/2013

Internal auditing

Tavola 2 - Funzioni del comitato di controllo e rischi


a) valuta, unitamente al dirigente preposto alla redazione
dei documenti contabili societari e sentiti il revisore legale e il collegio sindacale, il corretto utilizzo dei principi
contabili e, nel caso di gruppi, la loro omogeneit ai fini
della redazione del bilancio consolidato;
b) esprime pareri su specifici aspetti inerenti alla identificazione dei principali rischi aziendali;
c) esamina le relazioni periodiche, aventi per oggetto la
valutazione del sistema di controllo interno e di gestione
dei rischi, e quelle di particolare rilevanza predisposte
dalla funzione internal audit;
d) monitora lautonomia, ladeguatezza, lefficacia e lefficienza della funzione di internal audit;
e) pu chiedere alla funzione di internal audit lo svolgimento di verifiche su specifiche aree operative, dandone contestuale comunicazione al presidente del collegio sindacale;

3/2013

f) riferisce al consiglio, almeno semestralmente, in occasione dellapprovazione della relazione finanziaria annuale e semestrale, sullattivit svolta nonch sulladeguatezza del sistema di controllo interno e di gestione dei
rischi.
Fonte: codice di autodisciplina

Tavola 3 - Funzioni dellamministratore incaricato


del sistema di controllo e della gestione rischi
a) cura lidentificazione dei principali rischi aziendali, tenendo conto delle caratteristiche delle attivit svolte
dallemittente e dalle sue controllate, e li sottopone periodicamente allesame del consiglio di amministrazione;
b) d esecuzione alle linee di indirizzo definite dal consiglio di amministrazione, curando la progettazione, realizzazione e gestione del sistema di controllo interno e di
gestione dei rischi e verificandone costantemente ladeguatezza e lefficacia;
c) si occupa delladattamento di tale sistema alla dinamica delle condizioni operative e del panorama legislativo e
regolamentare;
d) pu chiedere alla funzione di internal audit lo svolgimento di verifiche su specifiche aree operative e sul rispetto delle regole e procedure interne nellesecuzione di
operazioni aziendali, dandone contestuale comunicazione
al presidente del consiglio di amministrazione, al presidente del comitato controllo e rischi e al presidente del
collegio sindacale;
e) riferisce tempestivamente al comitato controllo e rischi (o al consiglio di amministrazione) in merito a problematiche e criticit emerse nello svolgimento della
propria attivit o di cui abbia avuto comunque notizia, affinch il comitato (o il consiglio) possa prendere le opportune iniziative.
Fonte: codice di autodisciplina

Il responsabile della funzione


di internal audit
Linternal auditing unattivit indipendente e obiettiva di assurance e consulenza, finalizzata al miglioramento dellefficacia e dellefficienza dellorganizzazione. Assiste lorganizzazione nel perseguimento dei propri
obiettivi tramite un approccio professionale
sistematico, che genera valore aggiunto in
quanto finalizzato a valutare e migliorare i
processi di controllo, di gestione dei rischi e
di Corporate Governance. La definizione riportata la traduzione italiana di quella approvata dal Board of Directors dellInstitute of
Internal Auditors.
Le maggiori societ quotate hanno istituito
unapposita funzione di Internal Auditing,
identificando nel responsabile dellInternal

61

Revisione&controllo

Il codice di autodisciplina stabilisce che allinterno del CdA siano nominati:


uno o pi amministratori, incaricati dellistituzione e del mantenimento di un efficace sistema di controllo interno e di gestione dei rischi;
un comitato controllo e rischi per supportare, con unadeguata attivit istruttoria,
le valutazioni e le decisioni del consiglio
di amministrazione relative al sistema di
controllo interno e di gestione dei rischi,
nonch quelle relative allapprovazione
delle relazioni finanziarie periodiche.
Il codice di autodisciplina si sofferma, inoltre,
sulla composizione del comitato di controllo e
rischi, che deve essere composto da amministratori indipendenti o, in alternativa, non esecutivi ma in maggioranza indipendenti. Nel
secondo caso, il Presidente deve essere nominato tra gli amministratori indipendenti.
Il Codice stabilisce inoltre che se la societ
controllata da altra societ quotata o soggetta allattivit di direzione e coordinamento di unaltra societ, il comitato deve essere comunque composto esclusivamente da
amministratori indipendenti.
Allinterno del comitato deve essere presente
almeno un soggetto con unadeguata esperienza in materia contabile e finanziaria o di
gestione dei rischi.
Le funzioni del comitato controllo e rischi
sono riportate nella Tavola 2, mentre nella
Tavola 3 si riportano le funzioni dellamministratore incaricato del sistema di controllo
e della gestione dei rischi.

Internal auditing

Revisione&controllo

Auditing anche il preposto ai controlli interni.


Lattivit di controllo dellInternal Auditing
focalizzata sui processi aziendali e volta alla
salvaguardia dellefficacia e dellefficienza
della gestione, ovvero allottimizzazione
dellutilizzo delle risorse.
Il controllo che effettua lInternal auditing
un controllo che si definisce operativo, in
quanto si sostanzia nellinsieme delle verifiche finalizzate a proteggere lazienda dal manifestarsi dei rischi operativi, definiti come il
rischio di perdite risultante da inefficienze o
inadeguatezze di processi, persone, sistemi o
eventi esterni.
Il controllo operativo non deve essere confuso con il controllo di gestione, infatti, se
lobiettivo del controllo simile, ovvero il
raggiungimento e mantenimento dellefficacia e dellefficienza della gestione, differenti
sono loggetto e le modalit di svolgimento
del controllo.
Il controllo di gestione pu essere considerato un insieme di principi, di regole, di strumenti messi a disposizione della direzione
aziendale per consentirle di prendere decisioni corrette, in rapporto agli obiettivi da
raggiungere.
I controlli operativi nellambito dellAuditing
consistono in attivit quali:
lindividuazione dei rischi legati ai processi operativi;
il controllo dellefficacia delle attivit di
controllo implementate per gestire tali rischi;
il monitoraggio della correttezza dello
svolgimento dei processi aziendali, (ad
esempio, la verifica delle modalit di selezione dei fornitori nellambito del ciclo
passivo, della richiesta delle necessarie
autorizzazioni di spesa, ecc.).
Il codice di autodisciplina individua le funzioni riportate nella Tavola 4 con riferimento
al responsabile dellinternal audit.
Tavola 4 - Funzioni del responsabile
dellinternal audit
a) verifica, sia in via continuativa sia in relazione a specifiche necessit e nel rispetto degli standard internazionali,
loperativit e lidoneit del sistema di controllo interno e di
gestione dei rischi, attraverso un piano di audit, approvato
dal consiglio di amministrazione, basato su un processo
strutturato di analisi e prioritizzazione dei principali rischi;

62

b) non responsabile di alcuna area operativa e dipende


gerarchicamente dal consiglio di amministrazione;
c) ha accesso diretto a tutte le informazioni utili per lo
svolgimento dellincarico;
d) predispone relazioni periodiche contenenti adeguate
informazioni sulla propria attivit, sulle modalit con cui
viene condotta la gestione dei rischi nonch sul rispetto
dei piani definiti per il loro contenimento. Le relazioni periodiche contengono una valutazione sullidoneit del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi;
e) predispone tempestivamente relazioni su eventi di
particolare rilevanza;
f) trasmette le relazioni di cui ai punti d) ed e) ai presidenti del collegio sindacale, del comitato controllo e rischi e del consiglio di amministrazione nonch allamministratore incaricato del sistema di controllo interno e di
gestione dei rischi;
g) verifica, nellambito del piano di audit, laffidabilit dei sistemi informativi inclusi i sistemi di rilevazione contabile.
Fonte: codice di autodisciplina

Il collegio sindacale
Il collegio sindacale il vertice del sistema di
vigilanza di un emittente. Le funzioni di vigilanza del collegio sindacale nelle societ quotate sono disciplinate dal D.Lgs. n. 58/1998
(legge Draghi).
Il collegio sindacale chiamato a vigilare
(art. 149 Tuf):
sullosservanza della legge e dellatto costitutivo;
sul rispetto dei principi di corretta amministrazione;
sulladeguatezza della struttura organizzativa della societ per gli aspetti di competenza, del sistema di controllo interno e
del sistema amministrativo-contabile,
nonch sullaffidabilit di questultimo nel
rappresentare correttamente i fatti di gestione;
sulle modalit di concreta attuazione delle regole di governo societario previste da
codici di comportamento redatti da societ di gestione di mercati regolamentati o
da associazioni di categoria, cui la societ, mediante informativa al pubblico, dichiara di attenersi;
sulladeguatezza delle disposizioni impartite dalla societ alle societ controllate in
ordine agli obblighi di comunicazione
previsti dalla legge.
I membri del collegio sindacale sono tenuti
ad assistere alle assemblee ed alle riunioni
3/2013

del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo.


prevista la decadenza dei sindaci che non
assistono, senza giustificato motivo alle assemblee o durante un esercizio sociale, a due
adunanze del consiglio damministrazione o
del comitato esecutivo.
Il collegio sindacale deve riunirsi almeno
ogni novanta giorni. Il sindaco che, senza
giustificato motivo, non partecipa durante
un esercizio sociale a due riunioni del collegio decade dallufficio.
Delle riunioni del collegio deve essere redatto il verbale, che deve essere sottoscritto e
trascritto nel libro delle adunanze e delle deliberazioni del collegio sindacale.
Il codice di autodisciplina sottolinea che
nellambito di una razionalizzazione del sistema dei controlli, gli emittenti valutano
lopportunit di attribuire al collegio sindacale le funzioni di organismo di vigilanza ex
D.Lgs. 231/2001.
Si tratta della normativa che ha introdotto la
responsabilit in sede penale degli enti, che
si aggiunge a quella della persona fisica che
ha realizzato materialmente il fatto illecito.
Lente pu essere esonerato dalla responsabilit conseguente alla commissione dei reati
indicati, secondo quanto richiesto dalla norma, se lorgano dirigente ha, fra laltro:
adottato modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire i reati considerati;
affidato il compito di vigilare sul funzionamento e losservanza del modello e di
curarne laggiornamento ad un organismo
dellente dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo.
Laffidamento di detti compiti a tale Organismo e, ovviamente, il corretto ed efficace
svolgimento degli stessi sono, dunque, presupposti indispensabili per lesonero dalla
responsabilit.
Lefficace attuazione del Modello richiede,
oltre allistituzione di un sistema disciplinare, una sua verifica periodica da parte dellorganismo a ci deputato.
Per una corretta configurazione dellOrganismo necessario valutare attentamente i
compiti ad esso espressamente conferiti dalla legge, nonch i requisiti che esso deve possedere per poter svolgere in maniera adeguata i propri compiti.
3/2013

Tali compiti possono essere cos classificati:


vigilanza sulleffettivit del modello: la verifica della coerenza tra comportamenti
concreti e modello generale, esistente
sulla carta;
disamina in merito alladeguatezza del
modello, ossia della sua reale (e non meramente formale) capacit di prevenire, in
linea di massima, i comportamenti non
voluti. caratteristica propria, ad esempio, di un modello solido, la sussistenza di
un equilibrato apparato sanzionatorio;
analisi circa il mantenimento, nel tempo,
dei requisiti di solidit e funzionalit del
modello. Un sistema di prevenzione considerato valido, in un dato momento storico, pu manifestare la necessit di
unanalisi critica, che lo renda conforme
ai mutamenti ambientali ed, in particolare, idoneo alla prevenzione di nuove fattispecie di rischio;
sviluppo del necessario aggiornamento, in
senso dinamico, del modello, nellipotesi
in cui le analisi operate rendano necessario effettuare correzioni ed adeguamenti.
Tali attivit sono realizzate, di norma, in due
momenti distinti ed integrati:
presentazione di proposte di adeguamento del modello verso gli organi/funzioni
aziendali in grado di dare loro concreta
attuazione nel tessuto aziendale;
follow-up, ossia verifica dellattuazione e
delleffettiva funzionalit delle soluzioni
proposte.

Il dirigente preposto alla


comunicazione economico-finanziaria
Lintroduzione di una figura giuridicamente
identificata come il dirigente preposto alla
redazione dei documenti contabili e societari, prevista dal D.Lgs n. 262/05, ha allineato
lItalia alla prassi internazionale dove la figura del Chief Finacial Officer (CFO), a cui il
ruolo del dirigente preposto si ispira, da
tempo riconosciuta in un ruolo autorevole
sul piano interno ed esterno.
Per procedere alla realizzazione del proprio
sistema di controllo interno, il dirigente preposto ha la necessit di progettare, valutare e
realizzare processi e procedure a supporto
del proprio ruolo che si possono concretizzare nelle seguenti attivit:

63

Revisione&controllo

Internal auditing

Internal auditing

Revisione&controllo

individuazione di adeguati flussi procedurali, amministrativi e contabili per lelaborazione del bilancio di esercizio e del bilancio consolidato, nonch di ogni altra
comunicazione di carattere patrimoniale,
economico e finanziario;
accertamento della capacit del sistema di
controllo interno dellazienda di garantire
ladeguatezza e leffettiva applicazione
delle procedure amministrativo-contabili
e la corrispondenza del bilancio alle risultanze dei libri e delle scritture contabili.
La figura del dirigente preposto si relaziona
trasversalmente alle funzioni aziendali per
integrarsi con gli attori del sistema dei controlli, in particolare le relazioni emergono
con:
gli organi di governo societario;
gli organi di controllo esterno;
linternal auditing;
larea organizzazione,
larea sistemi informativi;
il controllo di gestione;
linvestor relations;
la compliance.
Sul piano operativo, per realizzare la propria
attivit il dirigente preposto ha la necessit
di creare il proprio sistema di controllo e di
gestirlo a regime. Per procedere il dirigente
preposto pu richiedere servizi di consulenza che possono essere prestati dallinterno,
ad esempio dalla funzione di internal auditing, oppure dallesterno, ad esempio al revisore contabile.

La societ di revisione
La societ di revisione di fatto il soggetto
incaricato, negli enti di interesse pubblico di
cui le quotate sono una parte, della revisione
legale.
La revisione contabile si propone di acquisire ogni elemento necessario per consentire al
revisore di esprimersi nel giudizio se il bilancio nel suo complesso sia redatto, in tutti gli
aspetti significativi, in conformit alle disposizioni che ne disciplinano i criteri di redazione.
Con lemissione del giudizio sul bilancio, il
revisore attesta la conformit complessiva
del bilancio alle regole di redazione e lassenza di errori significativi.
Lottenimento di un giudizio positivo sul bi-

64

lancio non significa totale assenza di errori,


ma soltanto lassenza, con ragionevole certezza, di errori significativi, ovvero errori tali
da modificare le decisioni che possono essere prese da un soggetto razionale sulla base
del bilancio medesimo.
La revisione del bilancio consiste in un processo articolato che comprende numerose
attivit, in particolare, possono essere individuate le seguenti macro-attivit:
pianificazione dellattivit di revisione;
applicazione delle procedure di revisione;
emissione del giudizio.
Tra le attivit rientranti nella pianificazione,
la societ di revisione deve svolgere la valutazione dellefficacia del sistema di controllo
interno che consiste in una valutazione preliminare del rischio di controllo attraverso
leffettuazione dei test di controllo (o di conformit) per verificare lefficacia dei controlli
effettuati dallazienda e del sistema informativo aziendale.
In sintesi gli organi sono riportati nella Tavola 5.

Per approfondimenti vedi anche:


Di altri autori vedi anche
A. Pesenato Alberto S. Barbacovi OdV, Revisore Legale, Collegio Sindacale: attori di un sistema integrato di
controlli Amministrazione&Finanza n. 12/2012, p. 21
M. Panzeri Il modello 231 tiene anche in appello
Amministrazione&Finanza n. 12/2012, p. 41
M. Baglioni, C .Presciani Nuova edizione del codice
di autodisciplina delle societ quotate Le Societ n.
8-9/2012, p. 918
A. Pesenato, E. Pesenato Attestazioni della direzione
ed organi di vigilanza e controllo Amministrazione&
Finanza n. 6/2012, p. 27
A. Miglietta, M.Anaclerio, F.Servato Codice di autodisciplina nuova versione: levoluzione dellinternal auditing Amministrazione&Finanza n. 4/2012, p. 25
E. Mattei Lobbligo di informativa tra collegio sindacale e revisore alla luce della riforma della revisione
Corriere Tributario n. 27/2012, p. 2110

3/2013

Internal auditing

Revisione&controllo

Tavola 5 - Principali attori del sistema di controllo interno alla luce del nuovo codice di autodisciplina

3/2013

65

Analitico

Bilancio
Crediti
aspetti contabili
Fusione
principi contabili
situazione patrimoniale
Leasing
aspetti contabili
indicazione nella nota integrativa
principi contabili
Fallimento e procedure concorsuali
Concordato preventivo
Gestione
Corporate governance
modelli di (-)
Credito
interessi

7
41
41
35
35
35
7

59
13

Indice

Leasing
Finanziario

35

Radiotelecomunicazioni
Internet
posta elettronica

53

66

Redditi dimpresa
Irpef
interessi passivi
perdite su crediti

13
7

Rimborsi dimposta
Imposte sui redditi
esecuzione del rimborso

29

Societ
Fusione delle societ
deposito di atti
progetto di fusione

45
45

Tributi
Base imponibile
Irap
Crediti dimposta
Ires
Irpef
Doppia imposizione
residenza fiscale
Riscossione
pagamenti delle pubbliche amministrazioni

29
17
17
21
13

3/2013

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PROGRAMMA

Ore 9.30 Risultati della ricerca condotta dallUniversit di Pisa, in


collaborazione con ANDAF e PricewaterhouseCoopers, in merito
allaggiornamento delle analisi sugli Impairment test e sui Cash flow delle
societ quotate italiane
Marco Allegrini, Professore Ordinario di Economia Aziendale, Universit di Pisa
Alberto Tron, Presidente Comitato Tecnico Financial Reporting Standards ANDAF
Ore 10.30 Risultati della ricerca condotta dallUniversit di Genova, in
collaborazione con ANDAF, sui bilanci di tutte le societ quotate italiane
(al MTA di Borsa Italiana) e degli studi svolti dal Comitato Tecnico Financial
Reporting Standards di ANDAF nel trattamento delle riserve di patrimonio
netto fra disciplina civilistica e principi contabili internazionali IAS/IFRS.
Alessandro Del Gobbo, Responsabile Principi contabili e Bilancio Consolidato di
Poste Italiane SpA
Alberto Tron, Presidente Comitato Tecnico Financial Reporting Standards ANDAF
Alberto Quagli, Professore Ordinario di Economia Aziendale, Universit di Genova
Ore 11.30 Coffee break

Ore 12.00 TAVOLA ROTONDA - Levoluzione dei Principi Contabili Nazionali


ed Internazionali: Principi OIC e IFRS: aggiornamento del quadro normativo,
novit, opportunit
Coordina: Roberto Mannozzi, Vice Presidente ANDAF e Direttore
Amministrazione e Bilancio di Ferrovie dello Stato Italiane SpA
Intervengono:
Marco Allegrini, Professore Ordinario di Economia Aziendale, Universit di Pisa
Tommaso Fabi, Technical Director OIC per le attivit internazionali
Alessandro Mencarini, Senior Consultant Actuary, Towers Watson
Antonella Portalupi, Responsabile Ufficio Studi e Ricerche di
PricewaterhouseCoopers, per gli IFRS
Massimo Tezzon, Segretario Generale OIC (*)
Alberto Tron, Presidente Comitato Tecnico Financial Reporting Standards ANDAF
Alberto Quagli, Professore Ordinario di Economia Aziendale, Universit di Genova

(*) Relatore in attesa di conferma


Ore 13.30 Lunch a buffet
Ore 14.30 - TAVOLA ROTONDA Dal bilancio di esercizio alla fiscalit dimpresa
Coordina: Piergiorgio Valente, Chairman del Comitato Fiscale CFE (Confederation
Fiscale Europenne) e Presidente del Comitato Tecnico Fiscale ANDAF
Intervengono:
Giulio Andreani, Professore di Diritto Tributario presso la Scuola Superiore
dellEconomia e delle Finanze Ezio Vanoni, Dottore commercialista
Raffaele Rizzardi, Dottore Commercialista. Membro Comitato Tecnico Fiscale
ANDAF, Dottore Commercialista
Guido Vasapolli, Dottore Commercialista. Direttore scientifico della Rivista Bilancio
e reddito dimpresa, ed. Ipsoa
Ore 16.00 Risposte a quesiti
Ore 16.30 Chiusura lavori

PARTeCIPAzIONe GRATUITA
PeR iscRizioni: www.iPsoa.it/FoRumbilancio - tel. 02/82476.1

Y09EA_AZ

Ore 9.00 Apertura dei lavori


Paolo Balice, Presidente AIAF
Mario Boella, Presidente ASSIREVI
Fausto Cosi, Presidente ANDAF
Alessandro Solidoro, Presidente dellOrdine dei Dottori Commercialisti ed Esperti
Contabili di Milano (*)
Chairman: Roberto Mannozzi, Vice Presidente ANDAF e Direttore
Amministrazione e Bilancio di Ferrovie dello Stato Italiane SpA

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