ITALIANI E FRIULANI SEMPRE PI INDIFFERENTI AD ABORTO,
EUTANASIA, CONVIVENZA, FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Al di l del bene e del male Gli italiani ed i friulani si dimostrano sempre pi tolleranti verso la convivenza, la fecon- dazione artificiale, leutanasia. Ma avverte il sociologo Daniele Marini gli orientamen- ti della popolazione rispetto a comporta- menti, in alcuni casi border line, rinviano a dimensioni etiche e morali: la dimensione della morale religiosa e, seppure in misura inferiore, quella dellappartenenza politica continuano a rappresentare momenti di so- cializzazione e di elaborazione di criteri utili a navigare in un ambiente sociale fluido. TIAMO PARLANDO dellindagine Last, il La- boratorio sulla societ e il territorio, rea- lizzato da Community media research e promosso da Intesa Sanpaolo, che svoltasi dal 14 al 22 giugno su un cam- pione di 3.888 persone ha esaminato gli orien- tamenti della popolazione rispetto a comporta- menti, in alcuni casi border line, che rinviano a dimensioni etiche e morali. Il risultato? Gli orientamenti degli italiani stan- no mutando e appare sempre pi evidente la di- stanza esistente fra il dibattito pubblico e lespe- rienza diretta. La convivenza non istituzionaliz- zata (90,2%), il ricorrere alla fecondazione artifi- ciale (84,8%) e la possibilit di richiedere leutanasia (75,9%), cos come lomosessualit (75,2%) sono questioni accettate dalla maggio- ranza della popolazione. La stessa pratica del- laborto (61,0%), seppure in misura inferiore ri- tenuta ammissibile. Ci non significa che tali comportamenti siano attuati, segnalano piutto- sto il grado di accettabilit sociale, precisa Da- niele Marini, direttore scientifico di Community media research e professore dellUniversit di Pa- dova, che ha coordinato lindagine. Nel contempo, vi sono alcune pratiche che an- cora non ottengono una piena legittimazione. Sottoporsi a lifting (44,3%), fare uso di droghe leg- gere (44,1%) e ancora meno prostituirsi (27,4%) non rappresentano condotte condivise. Le certezze tradizionali hanno lasciato spazio crescente alla sperimentazione individuale. Gli italiani si dimostrano tolleranti, ma con una ten- S denza al relativismo culturale: non condividono alcuni comportamenti, ma giustificano il fatto che altri li possano praticare sostiene Marini . La dimensione della morale religiosa e, seppure in misura inferiore, quella dellappartenenza po- litica continuano tuttavia ancora oggi a rappre- sentare momenti di socializzazione e di elabora- zione di criteri utili a navigare in un ambiente so- ciale fluido e incerto, Quattro profili sintetizzano gli orientamenti degli italiani: il gruppo prevalente costitui- to dai tolleranti (49,2%), coloro che considerano abbastanza ammissibili i diversi compor- tamenti proposti; segue, a di- stanza, quello dei libertari (28,8%) che ritengono total- mente legittimati quasi tutti i modi di agire pro- posti. Entrambi gli orientamenti sono pi diffusi presso le generazioni pi giovani, fra i maschi, chi possiede un titolo di studio elevato ed residente nel CentroNord Italia. In particolare, fra quanti non praticano assiduamente i riti religiosi ed esprimono unattenzione e una militanza politi- ca. A distanza incontriamo il gruppo dei severi (12,4%) e degli intransigenti (9,6%), rispettiva- mente quanti valutano abbastanza inammissibili e del tutto inammissibili le azioni proposte, orientamenti evidenziati con maggiore frequenza dalla componente femminile, dalla popolazione pi adulta, chi possiede un basso livello distru- zione e abita nel Mezzogiorno. Di pi, fra chi fre- quenta assiduamente i riti religiosi e si dichiara distante dalla politica. Lindagine passata sotto silenzio, o quasi. Ed anche questo un segnale (brutto) dellindiffe- renza che sta aumentando verso argomenti che dovrebbero interpellare prepotentemente le co- scienze. Noi non ci stiamo, ovviamente, ed abbiamo raccolto alcune reazioni. Non stupisce che ad essere pi moderni e politically correct siano i giovani, specie se in possesso di un titolo di studio, se politicizzati e se non praticanti (lessere maschi spesso coincide con le ultime due caratteristiche) reagisce Gian Luigi Gigli, membro della commissione Affari so- ciali della Camera dei deputati e della commissio- ne bicamerale per gli Affari regionali, nonch componente della Pontificia Accademia per la vita . Si usava dire un tempo che colui che a 20 anni non comunista non ha cuore e che chi ancora comunista a 40 non ha cervello. Oggi il comuni- smo non pi di moda, mentre avanza poderosa londata inarrestabile dellideologia individualista e relativista. La frase, tuttavia, potrebbe essere ri- proposta paripari, soltanto sostituendo il termine comunista, per aggiornarlo con relativista. Che il politically correct costituisca secondo lon. Gigli una possibile chiave di lettura dei dati, lo dimo- stra anche il fatto che la prostituzione e la chirur- gia plastica a fini estetici riscuotano meno appro- vazione di aborto ed eutanasia, quasi che la vita strappata prima di nascere o soffocata al suo tra- monto avesse meno peso in questa nostra societ. Se ci consola il fatto che lappartenenza religio- sa sia ancora in grado di orientare il giudizio sulla realt che ci circonda, non possiamo tuttavia non rimanere sconcertati di fronte alla bassa percen- tuale di coloro nelle scelte etiche si rifanno alla lo- ro fede e alla comunit cristiana cui appartengo- no. anche questo un segnale della condizione ormai postcristiana della terra che pure ospita il Papa e che lo applaude come un personaggio pubblico. Allinterno di questo universo postcristiano, permeato dal relativismo individualista fino a identificarsi con esso, bisogner poi distinguere sempre la convinzione di Gigli tra coloro che dallannuncio cristiano non sono stati sfiorati o che sono volontariamente usciti dalla comunit cristiana e coloro (credo i pi) che della fede con- servano solo una sbiadita immagine devozionale, sganciata dalla vita, o che si sentono parte di un cristianesimo per il quale la fede costituisce solo un fatto privato. I primi ci richiamano allurgenza della evange- lizzazione, in una terra che ormai alla frontiera della missione e in cui molti ragazzi non conosco- no pi nemmeno i nomi degli evangelisti. I secon- di ci spingono invece a recuperare il significato della nostra identit e lurgenza di una catechesi capace di andare molto al di l della preparazione ai sacramenti delliniziazione cristiana e, soprat- tutto, in grado di offrire le categorie culturali senza le quali il chicco di seme caduto sullasfalto non pu non diventare preda degli uccelli, senza le quali cio non si pu non essere schiavi dello spi- rito del mondo. FRANCESCO DAL MAS La convivenza non istituzionalizzata (90,2%), il ricorrere alla fecondazione artificiale (84,8%) e il richiedere leutanasia (75,9%), cos come lomosessualit (75,2%), sono questioni accettate dalla maggioranza della popolazione
RION: CI SONO ANCORA I VALORI NON NEGOZIABILI La verit tra il cuore e la ragione G INDAGINE LAST presenta una serie di fotografie di come gli italiani ed i friulani affrontano delicate questioni etico-sociali. Nel farlo essa propone una chiave di lettura sulla quale vale la pena di riflettere: a dif- fondersi sembrerebbe essere un sempre pi marcato relativismo culturale. Ci che emerge da questa ricerca non tanto un mutamento nei com- portamenti individuali, quanto il dif- fondersi dellidea che non sia bene im- pedire ad altri ci che, personalmente, non riteniamo conveniente. Come a di- re: ci sono cose che noi non faremmo, ma perch vietare che altri lo facciano, se questo ci che desiderano? A carat- terizzare il dibattito pubblico vi sareb- be, dunque, il prevalere di un pensiero debole, incapace di trovare ragioni forti per estendere la validit dei con- vincimenti soggettivi sul terreno pub- blico della comune convivenza. Occorre forse sostare su questi agget- tivi, e capire cosa sia forte e cosa de- bole. A mio avviso, dietro lapparente debolezza con la quale si tollera che al- tri conducano scelte di vita distanti dalle nostre, vi in realt un pensiero quanto mai robusto: quello che affer- ma, senza riserve, il valore della tolle- ranza, della comprensione, della fidu- cia nella maturit di quanti la pensa- no diversamene da noi. Laltro, per quanto artefice di opzioni individuali distanti dal nostro modo di agire e di pensare, viene considerato come un soggetto responsabile, indotto a quel ti- po di scelte da motivazioni per lui con- clusive e fondate e, pertanto, meritevoli di rispetto. Non solo. Spesso lidea che ci che non consentiamo a noi stessi debba re- stare una possibilit aperta per altri, L risulta essere una sorta di reazione del cuore di fronte agli eccessi di una ra- gione muscolare. Non raro, infatti, che questioni eticamente sensibili sia- no divenute oggetto di lotta politica, motivo di scontri aspri e di conte fina- lizzate a misurare la consistenza dei ri- spettivi eserciti. E, come spesso accade quando il confronto si fa aspro, a pren- dere il centro della scena sono i casi li- mite, quelli in cui le coscienze vengono maggiormente provate e i punti di rife- rimento ordinari paiono vacillare. La reazione di molti allora quella di fare un passo indietro, tenendosi strette le proprie persuasioni personali, ma la- sciando a ciascuno il diritto (e la re- sponsabilit) di gestire quella comples- sit come meglio crede. Chi siamo noi, si sente ripetere sempre pi spesso, per giudicare casi cos delicati? Non ci hanno forse insegnato a non giudicare per non essere a nostra volta giudicati? La tolleranza verso opzioni esistenziali anche distanti dalle proprie quindi una risposta del cuore di fronte allar- roganza di una ragione che appare, a torto o a ragione, insensibile ai dram- mi e alle fragilit dei singoli. Si apre cos quello che potremmo de- finire come lo spread tra la dimensione pubblica e il vissuto privato: lo iato tra le preferenze individuali e i legami ci- vili e sociali. Uno spread al quale si do- vrebbe porre almeno tanta attenzione quanta quella dedicata allindice di mercato oggi divenuto cos familiare. C infatti un rischio che si annida nel- la scelta di separare le preferenze indi- viduali dalle opzioni collettive: quella di perdere di vista il comune che acco- muna, diluendolo fino alla irriducibi- lit delle differenze individuali. Ma esiste anche un secondo pericolo di cui essere avvertiti: il timore per le ferite che un confronto muscolare potrebbe produrre tende a zittire le ambizioni di una ragione pubblica che vorrebbe in- vece declinare la validit dei valori al plurale, e non sono al singolare. In questa afasia della ragione pu acca- dere, cos, che a prendere la parola resti solo il desiderio; e il desiderio, quando non arginato dalla ragione, rischia di essere autocentrato e narcisistico. Lo sanno bene i genitori, che con grande fatica si sforzano di insegnare ai figli che non ogni desiderio pu essere asse- condato e, molto spesso, non perch la cosa voluta non abbia, in s, un profilo di bene il desiderio sempre calami- tato dal bene ma perch il consegui- mento di quel bene particolare ostaco- la la fruizione di altri o rischia di sciu- pare qualcosa di ben pi prezioso. Ma questo, in fondo, lo sanno bene anche gli adulti, quando si rendono conto di essere chiamati, in prima persona, a mettere un freno ai propri desideri, per rendere davvero significative le loro esistenze. E allora, ci che forse bisognerebbe sforzarsi di fare riattivare una buona circolarit tra cuore e ragione, dando testimonianza, sul terreno pubblico, di ci che ordinariamente conferisce si- gnificato e sapore alle nostre scelte pri- vate; rendendo ragione per parafra- sare la Prima lettera di Pietro di quei valori sui quali radichiamo il nostro quotidiano, ma con dolcezza e rispetto delle vite degli altri; unendo il coraggio di una ragione che non teme la parola verit (ed anzi la ricerca con appassio- nata tenacia) allumilt di chi consa- pevole della complessit dei problemi e della fragilit dellumano. LUCA GRION DOCENTE DI FILOSOFIA MORALE PRESSO LUNIVERSIT DI UDINE E DIRETTORE DELLA SCUOLA SPES DELLARCIDIOCESI DI UDINE Lultimo grande dibattito sui valori non negoziabili, riguarda leterologa. Friulani nel mondo, opportunit per il Friuli che si internazionalizza Uno dei messaggi importanti emersi dalla cunvigne dai furlans 2014 riguar- da il ruolo futuro dei Fogolrs come strategici strumenti di promozione e co- municazione delle peculiarit della nostra regione. Domenica 3 agosto ter- minata a Pordenone la due giorni dedicata ai friulani che vivono allestero, una lunga riflessione che si snodata tra radici e futuro (nella foto, la presi- dente della Regione, Debora Serracchiani, con il presidente dellEnte Friuli nel mon- do, Pietro Pittaro). Giovani manager ed emigranti del secolo scorso, uniti per partecipare a un progetto comune coordinati in un sistema sinergico e li vede protagonisti. Lultima giornata della convention si svolta allietata musical- mente dalla Filarmonica citt di Pordenone, con la sfilata del corteo nelle vie del centro. Dopo la messa solenne in Duomo, le autorit nella Loggia del Mu- nicipio hanno salutato i friulani con limpegno di consolidare i rapporti. ReGIoNe GIOVED 7 AGOSTO 2014 12 LA VITA CATTOLICA