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Serge Latouche

Leconomia o non morale? A questa domanda la mia


risposta sar no. Viene allora la seconda: pu diventarlo?
E su questo la mia risposta sar S, ma solo a certe
condizioni. Fare i soldi con i soldi non solo contrario alla
fertilit delle specie, ma anche un obiettivo contrario al
bene comune. Noi esigiamo una libert privata quasi
illimitata, tuttavia lideale del bene comune e della
giustizia resta quello definito da Aristotele.
Letica si trasforma, lutile diventa il criterio per
eccellenza del buono, perch il misurabile identificato
con il benessere. Allora, come potrebbe leconomia
divenire morale? La risposta sta in due parole: mettendo
letica sulletichetta. tempo ormai di cominciare a
decolonizzare il nostro immaginario.
Docenza di venerd 26 marzo 2004
Letica della ragione e della ragionevolezza
Il filosofo Emanuel Levinas dice che loggetto principale della giustizia pu essere solo luguaglianza
economica, soprattutto in uneconomia globalizzata, la quale non altro che leconomicizzazione del mondo.
Perch in un mondo dove tutto economicizzato se la giustizia non dentro leconomia, la giustizia non c
pi. Evidentemente c una grande differenza tra una redistribuzione equa delle ricchezze su scala mondiale
e unoperazione di bombardamento a tappeto senza limiti nel tempo, come in Afghanistan.
Cosa significa fare giustizia in uneconomia globalizzata? Chi si pu dire vittima di uningiustizia? E come si
potrebbe porre rimedio allingiustizia globale?
I sintomi dellingiustizia globale
La mondializzazione tecno-economica, vale a dire quella dei processi compresi di solito in questa
espressione, lemergere dominante delle imprese transnazionali, la sconfitta della politica e la minaccia di
una tecnoscienza incorporata. La mondializzazione trascina con s, quasi automaticamente una crisi morale.
Cause e conseguenze della mondializzazione dei mercati, le multinazionali si presentano come i nuovi signori
del mondo.
Si tratta di dirigenti impreparati al loro duro ruolo, appena coordinati da un sistema internazionale incapace,
che non si trovano ancora di fronte n nella societ civile mondiale, n significativi contro il potere. Il potere
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finanziario d i mezzi per comprare e mette al proprio servizio gli stati, i partiti, le chiese, i sindacati, le Ong
(Organizzazioni non governative), i mass media, gli eserciti, le mafie.
Da ci sorge la necessit di codici di buona condotta, codici fondati su una morale universale minima da
definire, si pongono al comportamento di questi giganti nei rapporti tra loro stessi e soprattutto verso gli
altri. Ma come si sa la prima cosa che ha fatto Kofi Annan quando stato eletto al segretariato delle Nazioni
Unite ha deciso di chiudere la commissione dellOnu che lavorava su questo problema. Ha detto che questa
commissione non lavorava bene, ma almeno esisteva. Le ingiustizie pi evidenti sono le ingiustizie sociali e
ecologiche. La mondializzazione sotto lapparenza di una constatazione neutra del fenomeno anche uno
slogan. Uno slogan che incita ed orienta ad agire in vista di una trasformazione considerata come auspicabile
per tutti. Ma il termine, che non affatto innocente, lascia anzi intendere che ci si trova di fronte ad un
processo anonimo e universale benefico per lumanit E non invece che si trascinati in unimpresa
auspicata da alcune persone per i loro interessi, impresa che presenta rischi enormi e pericoli considerevoli
per tutti, particolarmente per i popoli del sud del mondo.
Pi che di mondializzazione dei mercati per questa impresa si tratta di mercatizzazione o mercificazione del
mondo. Ed proprio questo che nuovo e pericoloso. Come il capitale, al quale intimamente legata la
mondializzazione, un rapporto sociale di dominio e di sfruttamento su scala planetaria. Un buon
conoscitore, nel giornale Affluenza, si chiede: Ma che cos la globalizzazione? La globalizzazione non che
il nuovo nome della politica egemonica degli Stati uniti.
Le disuguaglianze crescenti tanto tra il nord e il sud, quanto allinterno di ciascun paese, sono sintomi
dellingiustizia globale. La polarizzazione della ricchezza tra le regioni e tra gli individui raggiunge livelli insoliti
secondo gli ultimi rapporti del programma della nazioni unite per lo sviluppo. Se la ricchezza del pianeta si
moltiplicata di 6 volte dopo il 1950, il reddito medio degli abitanti di 100 dei 174 paesi censiti in piena
regressione, anche una cosa nuova laspettativa di vita, che salita, oggi alta in molti paesi.
Le tre persone pi ricche del mondo hanno una fortuna superiore al prodotto interno lordo totale dei 48
paesi pi poveri. Il patrimonio dei 15 pi fortunati supera il prodotto interno lordo di tutta lAfrica
subsahariana con i suoi 6/700.000.000 di abitanti.
Infine i beni delle 84 persone pi ricche superano il prodotto interno lordo della Cina con il suo miliardo e
trecentomila abitanti. Lo scarto tra nord e sud come ha stabilito lo svizzero Paul de Roc, ha pi o meno
dimostrato che fino al settecento non cera differenza importante tra i paesi del nord e del sud, il tenore di
vita era pi o meno uguale, ma gi alla fine del settecento la differenza era pi o meno 1 a 2. Allinizio del
novecento 1 a 3. Poi negli anni 50 1 a 30, negli anni 70 1 a 60 e oggi 1 a 80.
Le disuguaglianze non sono meno forti o meno problematiche su scala nazionale anche nel nord o dentro le
imprese. Un giornalista francese del giornale Le Monde scriveva: il lavoro di un uomo padrone o quadro di
valida competenza vale 13000 volte di pi che il lavoro di un altro uomo.
Il denaro rende folli. Ed ecco che il capitalismo di imprese divenuto completamente folle costruisce nella
dismisura, nellindecenza, nel cinismo la fortezza dei benestanti. Scavando allinterno delle imprese una
societ a due velocit. Due universi: gli azionisti, coloro che hanno delle stock option, e gli altri. Gli
speculatori e i salariati di base. Cos ci vorrebbero 554 anni di lavoro perch chi riceve un salario minimo
raggiunga il reddito medio del 2001 dei padroni francesi le cui societ sono quotate in borsa.
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Pi modesto Phil Knight, padrone della Nike si accontenta di 20.000.000 di dollari, cio pi di quanto
guadagnano in una vita i 30000 operai indonesiani che lavorano per la sua ditta.
Dovrebbe essere considerato indecente in qualsivoglia istanza umana sbandierare pretese simili. E tutto
questo molto recente. Fino agli anni 60 lo scarto era molto pi limitato.
Non sono meno gravi le ingiustizie ecologiche.
George W. Bush dichiarava il 14 febbraio 2002 a Sylver Plane davanti ai responsabili della meteorologia, per
giustificare il fatto che gli Stati Uniti non avessero firmato il protocollo di Kyoto, che poich questa la chiave
del progresso ambientale, poich questa fornisce le risorse che permettono di investire sulle energie pulite la
crescita la soluzione, non il problema. Noi invece affermiamo che lo sviluppo economico costituisce la
sorgente del male, e deve essere analizzato e denunciato come tale.
La nostra sovracrescita economica supera gi largamente la capacit di carico della Terra. Se tutti gli abitanti
del mondo consumassero come lamericano medio, ma anche come litaliano medio, il francese medio, i limiti
fisici del pianeta sarebbero largamente superati.
Se si prende come indice del peso ambientale del nostro stile di vita lImpronta Ecologica di questo sulla
superficie terrestre necessaria si ottengono risultati insostenibili sia dal punto di vista dellequit rispetto ai
diritti sulla natura, sia da quello della capacit di rigenerazione della biosfera.
Se si considerano i bisogni di materiali e di energia necessari per assorbire i rifiuti e gli scarti della
produzione e dei consumi, e se a ci si aggiunge limpatto ambientale delle infrastrutture necessarie i
ricercatori che lavorano per il world welfare hanno calcolato che lo spazio bioproduttivo dellumanit di 1.8
ettari a testa, mentre un cittadino degli Stati Uniti consuma in media 9.6 ettari, un canadese 7.2, un europeo
medio -e un italiano un europeo medio-, 4.5. Siamo dunque molto lontani dalluguaglianza planetaria, e
pi ancora da uno stile di civilizzazione sostenibile che dovrebbe limitarsi a 1.4 ettari, ammesso che la
popolazione attuale resti stabile.
Gi il nostro sistema non pi globalmente sostenibile. Allora com possibile che funzioni ancora?
possibile per due ragioni.
Primo perch divoriamo il capitale. E poi perch ci sono popoli, come gli africani, che accettano, per amore o
per forza, di accontentarsi soltanto di 1/10 del capitale che sarebbe nel loro diritto. Dovrebbero ancora
restringersi di pi affinch noi continuiamo a funzionare. Se continuiamo cos fra 20/30 anni ci vorrebbero 30
pianeti. A questo punto non pi possibile, non sar pi possibile. Queste cifre si possono discutere, ma
esse sono sfortunatamente confermate da un numero considerevole di indici sullenergia, sullacqua,
lagricoltura. Cos, perch lallevamento intensivo in Europa funzioni bisogna che ci sia unarea per quelle che
si chiamano colture a fasce equivalenti a 7 volte quella di questo continente, che andrebbe impiegata in altri
Paesi per produrre lalimentazione necessaria per gli animali cos allevati su scala industriale.
Insomma, una forma di decrescita non soltanto unesigenza per la sopravvivenza del pianeta, anche
unesigenza di giustizia.
Il punto limmoralit delleconomia. Cos letica continua ad apparire sempre di attualit, come aspirazione,
nostalgia, o necessit. Per tutte queste ragioni di moda. Cattedre universitarie e convegni sul tema si
moltiplicano e largomento viene trattato in tutte le salse. Letica dellimpresa, letica della vita politica, le
commissioni di etica eccetera. Ci sono nei campus americani pi di 500 corsi di business ethics che vengono
proposti, spesso sponsorizzati da grandi imprese. Cos la mondializzazione pone in termini nuovi la questione
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delletica del capitalismo e lantichissima questione delletica in economia. La mondializzazione delleconomia
di fatto la forma pi spinta delleconomicizzazione del mondo. Si tratta di far entrare nella sfera dello
scoppio mercantile la totalit della vita senza restrizione alcuna di spazi o di ambienti. La questione etica
delleconomia si riduce semplicemente a sapere se leconomia sia una buona cosa. Leconomia vita
economica, divisione del lavoro, scambi nazionali ed internazionali, concorrenza, leggi di mercato, crescita e
sfruttamento illimitato delle risorse naturali e delle capacit umane o sviluppo illimitato delle forze produttive,
dellaccumulazione del capitale eccetera. Tutto ci fa o non fa parte del bene. Si pu riassumere lenorme
letteratura su questo argomento nella domanda Leconomia o non morale?
A questa domanda la mia risposta sar no.
Viene allora la seconda: pu diventarlo? E su questo la mia risposta sar S, ma solo a certe condizioni.
Perch leconomia immorale? Perch suscita, provoca, o favorisce quella che Hanna Arendt, la filosofa
ebreo-tedesca, chiama la banalit del male. Come potrebbe diventare o ridiventare morale? Direi
ritornando ad essere politica, economia politica, cio reintroducendo il problema della giustizia nello scambio
economico. Lo scambio economico un elemento centrale del rapporto o del commercio sociale, e va
reintrodotto nellorizzonte del bene comune.
Gli interrogativi cos sollevati sono, come si vede, di grande ampiezza, sono quelli del bene e del male, della
giustizia e dellingiustizia. Senza parlare dei problemi terminologici, qui non parleremo delle differenze tra
etica, morale, deontologia, assiologia, equit e giustizia.
Per capire questo giudizio di immoralit delleconomia bisogna ritornare allantica maledizione formulata
contro di essa da Aristotele e poi esaminare il tentativo di uscirne e analizzare il fallimento di quel tentativo.
Si sa che Aristotele, nonostante alla sua epoca (IV secolo a.C.) lattivit economica fosse ancora allo stadio
embrionale, condanna con il nome di crematistica economica [Politica, 1253b 1-23] le ricchezze, larte di
arricchirsi, quello che per noi costituisce lessenza delleconomia, cio la ricerca del profitto, grazie e
attraverso le relazioni commerciali. Il rapporto di scambio naturale di merce, denaro. Vendere una merce per
comprarne unaltra di cui si ha bisogno, ossia la vendita del surplus per acquistare quello di cui abbiamo
bisogno si corrompe in un rapporto di scambio di denaro-merce-denaro. E naturalmente comprare una
merce al prezzo pi basso possibile per rivenderla al prezzo pi alto possibile e fare profitto.
Questo capovolgimento gli sembrava condannabile a pieno titolo, non solo come contrario alla natura, ma
ancor pi come contrario alla civilt. Fare i soldi con i soldi non solo contrario alla fertilit delle specie, ma
anche un obiettivo contrario al bene comune. Un mondo di persone che guadagnano non compatibile con
la cittadinanza, e lo ancora meno con lisonomia, questa parola greca che significa pi o meno
luguaglianza cittadina, e beninteso non compatibile con la giustizia.
Questo il punto di vista di Aristotele. Non c dubbio che il bene, secondo Aristotele, non pi il nostro. Noi
non abbiamo pi il senso comune che fondava la sua etica.
Letica di Aristotele si inserisce dentro la politica. Noi in particolare esigiamo una libert privata infinitamente
maggiore, tuttavia lideale del bene comune e della giustizia resta lo stesso.
Lintero problema della genesi della scienza economica stato quello di risolvere la quadratura del cerchio.
Come riconciliare la vita morale e la vita degli affari. O per dirla alla francese, come il nostro ex presidente
Mitterand, come riconciliare i francesi con il denaro tre secoli dopo gli anglosassoni. E potremmo anche dirlo
con Berlusconi e la sua idea di impresa italiana: le tre I di impresa, inglese e internet. Che si potrebbe
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tradurre con immoralit, incultura, incivilt. Si tratta di scongiurare la maledizione che evoca Aristotele e San
Tommaso dAquino e pesa in occidente sul mondo economico.
La crisi scoppia nel diciassettesimo secolo nellambito del mondo commerciale puritano con un autore
famoso: Bernard de Mendeville, un olandese che viveva in Inghilterra, e la sua celebre favola delle api. La
prosperit e la virt per questautore sono rigorosamente incompatibili. O lalveare prospero ma vizioso, o
lalveare virtuoso ma povero.
Come riuscire a scollegare il business dalla morale? Questa la sfida che si pone la nascente economia
politica. Adam Smith vi si dedicher con successo grazie a due artifici. Primo: separare arbitrariamente una
sfera privata, che sarebbe il terreno della vita morale, e una sfera economica, che sarebbe una sfera senza
morale. Gli affari sono gli affari. E questo loggetto della teoria dei sentimenti morali del 1759. E secondo
artificio esonerare la sfera economica dal sospetto di immoralit, mostrando che normalmente il
proseguimento per interesse personale genera il bene comune attraverso la famosa mano comune. E questo
loggetto della ricchezza delle nazioni del 1776.
Il risultato mette capo in qualche modo allinversione dellonere della prova e al rovesciamento del peso del
sospetto. Guadagnare denaro mediante il commercio in senso ampio, comprese lindustria e la speculazione,
non ha nulla di immorale, salvo prova del contrario. Distruzione criminale, traffici notoriamente illeciti,
inganno eccetera.
Cos la giustizia dello scambio e del commercio allo stesso tempo affermata e messa fuori causa. Questa
doppia conclusione contraddittoria perch eccessiva forma il problema. Non di meno sar ulteriormente
rafforzata con lultimo dei neoclassici. Purtroppo i due artifici del dispositivo di Adam Smith non reggono, o
non reggono pi oggi. La mondializzazione attuale rivelando e insegnando in pieno la mercatizzazione del
mondo manda in pezzi la prima barriera. La sfera mercantile conquista la vita intima delluomo: tutto ci che
oggetto del desiderio umano fa di diritto parte delleconomia. Leconomia del credere, leconomia del
matrimonio, leconomia del divorzio, leconomia dellavvento dei bambini ecc. Per altro verso laffievolirsi
naturale dellinteresse, che regge la mano invisibile, unevenienza felice che si produce solo in contesti
molto particolari, ma non generalizzabile. Comunque lintenzionalit, elemento essenziale della vita morale
ma anche gi nella concezione aristotelica, messa fuori causa nel gioco economico.
Il paradosso della doppia affermazione della neutralit e della moralit nello scambio e nella vita economica
rivelatore di questo fallimento. Da un lato lattivit economica normale detta neutra quanto ai valori,
poich si tratta di unazione razionale. In perfetta colleganza con questa visione un altro Premio Nobel,
Friedman, dichiara che lunica responsabilit dellimpresa consiste nellutilizzare le sue risorse e
nellimpegnarsi in attivit destinate ad aumentare i profitti, purch rispetti le regole del gioco. Cio quelle di
una competizione aperta e libera, senza imbrogli e frodi. Massimizzando la propria ricchezza limpresa
massimizza il benessere sociale di tutti.
Se leconomia esce cos dalla morale lo fa per mero adempiere ai suoi imperativi. In effetti lattivit
economica ritenuta allo stesso tempo essere buona, perch si afferma come efficiente, (ci si pu molto
discutere), e perch nella societ moderna lefficienza identificata col bene, o almeno come condizione del
bene, cio il pi grande benessere per il maggior numero, la massima felicit divisa tra il massimo numero.
Ma come pu essere insieme neutra e buona? C in questo una strana confusione tra giudizio di fatto e
giudizio di valore. Si pu verificare questo problema concretamente con questo aneddoto: alcuni anni fa
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unimpresa francese di assicurazione, Axa, ha deciso di raddoppiare il prezzo delle polizze di assicurazione
per gli handicappati, perch gli handicappati costano troppo, e allora c una grande contestazione. Non sono
un benefattore dellumanit, faccio degli affari, dei profitti, ma al medesimo tempo cos alla fine la
responsabilit dellimpresa, la responsabilit sociale? Tant che ha dovuto innestare la retromarcia perch
doveva fare al medesimo tempo profitto ma anche rispettare il bene comune. Insomma il pericolo della
relazione economica fondamentale, denaro-merce-denaro, non viene tanto nel guadagno illecito, nella giusta
o ingiusta misura degli uomini denunciati da Aristotele, quanto nellineluttabile inclusione dentro la logica
della mercificazione. In questa situazione si trovano gli uomini, luomo, luomo come salariato, e si trova la
natura tutto il mondo si incorpora in questo. Specialmente con leconomicizzazione del mondo e la
mondializzazione.
Si tratta della strumentalizzazione dellessere umano nel mondo come merce, dipendente, utente,
consumatore, materia prima. Luomo e il mondo sono legati come rotelle e ingranaggi della mega macchina
tecnoeconomica. Ma ci significa per luomo che la sua condizione di cittadino e la sua umanit sono messe
fra parentesi, e per la natura la negazione del suo insondabile mistero e loblo della solidariet cosmica.
Dietro lo scambio di merci vi sono sempre degli uomini che si incontrano e si misurano. Man mano che il
denaro penetra i bordi della societ letica e la questione della giustizia nello scambio -e quindi nei rapporti
tra gli uomini- che viene eliminata, esclusa.
Allora di sicuro la nostra societ non la prima e la sola a strumentalizzare luomo e la natura. Le societ del
mondo antico con la schiavit spingevano la questione ancora pi lontano. Ma in ogni caso avevano il buon
gusto, diciamo, di classificare lo schiavo al di fuori dellumanit, precisamente tra gli strumenti. Nel vecchio
Catone i lavoratori sono instrumento vocali, strumento che parla. Arisotele precisa che gli animali e gli schiavi
non partecipano alla filia parola che significa pi o meno amicizia. Che unisce i cittadini. Anche se
raccomanda di trattarli bene.
La mega macchina moderna, grazie alla mediazione monetaria e mercantile, generalizza sistematicamente la
trasformazione delluomo in rotella o in materia prima. Si pu dire che abbiamo generalizzato una schiavit a
una schiavit soft, che non ---. Diventando una tecnica pura leconomia partecipa alluniverso tecnico. La
tecnoeconomia la forma nella qual e si incarna al meglio limmaginario del progresso, oppure se
questultimo gioca un ruolo strutturante della modernit questo contribuisce pienamente allimpostura
dellefficienza.
Letica, allora, si trasforma impercettibilmente. Lutile diventa il criterio per eccellenza del buono, in quanto il
misurabile identificato con il benessere, forma sensibile della fortuna. Ma lutile precisamente ci che le
tecniche consentono di fabbricare o di archiviare e che leconomia permette di vendere? E si assiste a uno
slittamento dei valori. Emergono come priorit i valori che la tecnoscienza pu servire, questi vanno a
prendere il posto dei vecchi valori o sovvertire il loro contenuto da dentro.
Il dato finale della strumentalizzazione monetaria e mercantile altro non che rimettere in questione lo
stesso umano e precisamente in questo momento con le tante tecnologie un progetto che si mette in
moto. La possibilit di migliorare la specie umana spettacolarmente aperta dalle pi recenti scoperte
dellingegneria genetica la necessit di far fronte alle minacce che la stessa mega macchina tecnoscientifica
fa gravare sullecosistema del pianeta, hanno come esito finale le mutazioni che toccano sempre pi da
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vicino lintegrit biologica e lidentit della specie umana. Gi adesso luomo un animale manipolato
tecnologicizzato che vive con un numero sempre maggiore di protesi artificiali, estranee al proprio corpo
biologico. Il pi grande crimine contro la specie umana non forse quello di distruggerla, annientarla, con il
pretesto di farla evolvere, progredire?
Luniversalismo dei valori sparisce davanti alla logica amorale del pensiero unico, centrata sullestorsione a
livello mondiale delleconomia di mercato, autoregolantesi, che caratterizza lattuale mondializzazione.
Il dominio della natura, compagno e complice della ricerca del profitto lelemento centrale della modernit
ed sicuramente allorigine di questo tipo di strumentalizzazione degli altri. Si comincia separando la natura
dal regno umano, e successivamente si scivola verso una naturalizzazione delluomo. Una recente
dichiarazione del barone del Presidente del Medef, che la confindustria francese illustra bene questa
strumentalizzazione. Lui dice che ci sono paesi senza sindacati, come gli Stati Uniti, o la Nuova Zelanda, dove
si riusciti a trasformare il lavoro in merce. Non una stupidaggine visti i risultati ottenuti in materia di
impiego e di crescita. Da ci la quasi impossibilit di distinguere ci che appartiene alleconomia normale e
alleconomia criminale. Le frontiere tra il lobbying e la corruzione, tra il fiuto dellabile speculatore e il delitto
dellindiziato, sono sempre pi esigue, come sono sempre pi esigue le frontiere tra salariato nel sud e
schiavit, o tra turismo di piacere e turismo sessuale.
Come scrive un magistrato francese che fa parte di una commissione sui paradisi fiscali la finanza moderna
e la criminalit organizzata si rafforzano a vicenda. Entrambe hanno bisogno per svilupparsi delle
regolamentazioni e dei controlli statali. Se non stiamo attenti passeremo da uneconomia con una
componente criminale a una economia criminale. I paradisi fiscali, tollerati da tutti i governi sono gli
strumenti di questo passaggio. Verificato con gli scandali recenti di Enron, Parmalat e molti altri.
Come scrive Bauman, che so che domani sar qui da voi, nel suo libro Il costo umano della
mondializzazione, rubare le risorse di nazioni intere per fare della promozione della libera impresa, rubare
per il guadagno il pane di famiglie e di comunit intere, questo si chiama regresso. O razionalizzare questi
due furti che non si trovano evidentemente registrati nellelenco degli atti criminali per cui si prevede
sanzione. Il clima di concorrenza esagerata che si sviluppa nella tarda societ moderna genera, daltro canto,
unautomutilazione, che acuisce la strumentalizzazione, la sofferenza muta o inespressa dei guerrieri puritani,
secondo la parola del sociologo francese Lejune . La paura della vergogna di non corrispondere allimmagine
del combattente. Questa sofferenza rende insensibili alla sofferenza degli altri in particolare, agli esclusi dalla
riconoscenza collegata al lavoro. La strumentalizzazione di se stessi rende complici e insensibili alla
strumentalizzazione del mondo e degli altri. E questo sociologo ha scritto un bel libro che si chiama La
sofferenza in Francia e sottotitolo la banalit dellingiustizia sociale. E lui fa anche il confronto con il
periodo nazista e la banalit del male.
Come scriveva Hannah Arendt nel suo libro, il cui sottotitolo rapporto sulla banalit del male, non
bisogna escludere che se Adolf Heichman avesse potuto dire che non era lui a organizzare i convogli che
portavano gli ebrei ai forni crematori ma un plotone di computers obbediente agli ordini non gli si sarebbe
mai potuto chiedere di rispondere delle sue azioni.
La tecnoeconomia attuale contribuisce massicciamente alla banalit del male in epoca moderna.
Naturalmente non sono gli strumenti stessi, o il denaro in s ad essere colpevoli. Un coltello pu tagliare il
pane o pu uccidere. Un raggio laser pu guidare un missile ma pu anche salvare un occhio. Il denaro
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permette molte azioni utilissime, tuttavia non sono lo strumento o il denaro che costituiscono la categoria
pertinente. Le invenzioni fanno la loro comparsa in seno a una organizzazione sociale, un laboratorio, una
fabbrica, una societ, e infine una mega macchina universo dominata dal mercato. La mega macchina
moderna davvero particolare. Sarebbe dunque eccessivo affermare che ignora letica, che letica
scomparsa. In essa regna unetica anche molto pregnante, ma unetica di seconda categoria, unetica
tecnica, che un po un ossimoro. Si tratta di unetica che insiste sui mezzi e non sui fini. Si tratta del
perfezionismo, della ricerca dellefficienza per lefficienza. Lo sviluppo dellingegneria genetica, con i semi
transgenici costituisce un esempio calzante di perfezionismo e di oblio dei fini. Indipendentemente
dallinnegabile fascino della prodezza tecnoscientifica, difficile trovare in essa un obiettivo diverso dal
guadagno attraverso questimpresa.
Ancora su questo punto J acques Venu ha scritto delle tragedie bellissime. La morale della tecnica, la morale
dei comportamenti, escludendo la problematica morale. La morale immorale si pu dire.
Non esiste alcuna differenza di fondo tra la criminalit della scienza hitleriana o staliniana e quella della
ricerca dei laboratori di . Ma questa ricerca gestita da quei bravi padri di famiglia che Hannah Arendt
definisce filistei.
Ricordiamo che pi di 6000 studiosi nazisti che lavoravano nei laboratori nazisti per fabbricare V2, in
particolare utilizzando gli schiavi del Reich sono stati recuperati dagli americani, dai sovietici, dagli inglesi e
dai francesi. Ne sono usciti a mani pulite, senza palesare emozione alcuna. Ma il loro unico crimine non era
forse quello di aver svolto coscienziosamente il loro compito?
Quando ho letto questo libro ero scandalizzato, ma dopo ho trovato la corrispondenza tra Bayer, limpresa
tedesca chimica e lorganizzazione dei campi di concentramento e i campi di sterminio. E allora due passaggi
sono rivelatori.: In vista di sperimentare un nuovo sonnifero ci piacerebbe che voi forniste un certo numero
di donne, abbiamo ricevuto la vostra offerta ma noi stimiamo che 200 marchi a donna un prezzo eccessivo.
Non abbiamo intenzione di pagare pi di 170 marchi a testa, se questo va bene a voi siamo pronti a
prendere possesso di queste donne. Ce ne servono pi o meno 150. E la lettera successiva: i test sono
stati fatti, tutti i soggetti sono morti. Ci metteremo in rapporto con voi per un nuovo ordine.
Come scrive un filosofo J ean Pascal Gotthard nel suo libro sulla societ postmoderna il principio che rende
gli uomini superflui come persone giuridiche, morali e particolari risiede negli atti stessi della vita
regolamentata e fa il vuoto negli spiriti che essa amministra. Questo principio si chiama SVILUPPO. Si tratta
di unentit non meno astratta della natura o della storia, che massimizza leffetto scritto dalla Arendt, la
messa in movimento, la totale mobilitazione delle energie. Non sono indispensabili nellorganizzazione politica
strutturata a livelli, n luso del terrore per infrangere la legalit e il diritto della nascita. Al contrario come
gi Hersung sapeva dal 1930 la legge dello sviluppo trova nella forma democratica e nella gestione
incessante della legalit ai fini del benessere al tempo stesso un mezzo, una maschera molto pi potente e
accettabile dai filistei rispetto allorganizzazione totalitaria. La propaganda brutale ristretta e lascia spazio
allinoffensiva retorica dei media. E la mondializzazione non si fa con la guerra, ma con la competizione
tecnologica, scientifica ed economica.
I nomi storici di questo totalitarismo bravo ragazzo non sono pi la Normandia e meno ancora Auschwitz, ma
piuttosto lindice Dow J ones a Wall Street e lindice Nikkei a Tokio.
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Allora, arrivo alla terza parte, come potrebbe leconomia divenire morale?
La risposta sta in due parole: mettendo letica sulletichetta. Cio riponendo il problema delletica nello
scambio mercantile nelle finalit del bene comune. Si pu dire che si tratta di ritornare dalla triangolazione
denaro-merce-denaro a quella merce-denaro- merce o ancora di ritornare all oikonomia, la gestione del
denaro, la gestione familiare, casa nel senso di patrimonio.
C un paradosso per la giustizia dello scambio nelleconomia normale. Lo scambio e i prezzi sono quel che
sono, ma perci spesso sono detti giusti, allo stesso tempo la giustizia viene affermata ed eliminata. Ci
appare chiaramente dalle dichiarazioni di alcuni economisti, che rappresentano bene lunit della professione.
Viene matematicamente dimostrato come lequilibrio generale dei prezzi nella pura teoria corrisponda alla
condizione ottimale. Allora il valore cos desunto non soltanto sar il giusto prezzo, ma non pu neppure
esserci altro giusto prezzo che quello. Ma immediatamente dopo aver scritto questo cambia la nozione stessa
di giusto prezzo. Siamo convinti che lopinione pubblica e il pensiero economico segnerebbero un progresso
reale se finalmente si decidessero a escludere dal novero delle nozioni economiche il concetto plurisecolare
del giusto prezzo. Concetto morale dai contorni necessariamente imprecisi. Tale nozione non ha alcun
significato scientifico. Di conseguenza una volta smantellati i monopoli e abolite le rendite di posizioni
acquisite se lo scambio mercantile genera miseria e povert la causa sar necessariamente da ricercarsi
nellinsufficiente produttivit delle vittime. Sicch non rimarrebbe che ricorrere alla carit privata, se
possibile, per correggere quanto pu apparire come una debolezza del mercato. Market failure si dice. Nei
riguardi delle aspirazioni umanitarie a una migliore suddivisione della ricchezza.
Ed cos che Rodan William e Margaret Thatcher hanno ampiamente fatto appello alla generosit dei loro
cittadini per contribuire alla sovvenzione del welfare. E il capitalismo compassionale di George W. Bush?
Voleva fare la medesima cosa, ma si verificato che negli Stati Uniti il capitalismo compassionale non
funzionava bene, perch se ci sono delle fondazioni, degli sponsor, queste fondazioni sono pi orientate a
comprare quadri di pittori per le collezioni dei musei americani, che per aiutare i poveri negri del ghetto.
E le ong caritatevoli sono invitate a fare la stessa cosa a livello internazionale. Secondo Frederich Hayek,
famoso teorico del liberalismo, ogni mediazione politica delleconomia sarebbe fondamentalmente immorale
e ingiusta.
Il pensiero unico riuscito a imporre lidea che lefficienza ha il primato sulla giustizia e in ogni caso la
condiziona. Da questo punto di vista questa teoria ma anche famosa fra gli economisti quella di Colmar
Multiasset non sfugge del tutto allo spirito del tempo, non pi della filosofia che ispira i vari governi socialisti
europei. Dal momento che si suppone che la questione della giustizia nelleconomia sia stata regolata una
volta per tutte nessuno osa pi sollevare il problema. Bisogna affermare contro questo positivismo amorale
che il prezzo pi giusto non necessariamente il giusto prezzo.
Ricordiamo che i teologici scolastici definivano il giusto prezzo come quello che permetterebbe a ciascuno di
mantenere il proprio rango grazie a un profitto ragionevole. Se ne trova ancora leco allarticolo 23 comma 3
della Dichiarazione dei Diritti dellUomo del 1948 :
ogni individuo che lavora ha diritto a una remunerazione buona e soddisfacente, che assicuri a egli stesso e
alla sua famiglia unesistenza conforme alla dignit umana, ed integrata se necessario, da altri mezzi di
protezione sociale.
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Si tratta di smascherare il feticismo della merce, cio di ritrovare i rapporti fra gli uomini, mascherati dai
rapporti fra le cose.
Il commercio equo e solidale con i suoi tre termini (commercio-equo-solidale) evidenzia tutta una serie di
problemi teorici e pratici, di cui alcuni hanno antichi e profondi legami con la storia della filosofia.
Laggettivo solidale rimanda al concetto di carit e a tutta una tradizione cristiana, anche se in seguito
laicizzata con il solidarismo.
Lequo rimanda alla giustizia, e il termine commercio naturalmente alleconomia.
Il successo per giustificare la spilorceria degli ufficiali americani e al contempo opporre alla pratica europea
del dono e dellassistenza un approccio pi realistico in uneconomia mondializzata. E vero che il rapporto
mercantile sembra riconoscere nellaltro un partner commerciale a pieno titolo, costituendo cos, in un certo
qual modo, il versante economico del faccia a faccia democratico, mentre invece laiuto, e particolarmente
laiuto al terzo mondo, non esente da paternalismo e da corruzione.
Lo slogan di Clinton ne riecheggia un altro giustizia, non carit.
Secondo il pensiero unico leconomia di mercato sarebbe di per s portatrice di giustizia. E risaputo come i
filosofi anglosassoni siano inesauribili sulla questione della giustizia.
Ma si pu veramente considerare conforme alla giustizia il fatto che le disuguaglianze diventino sempre pi
vistose, al punto che secondo le statistiche, che ho detto allinizio, del programma delle nazioni unite per lo
sviluppo, il prodotto interno lordo di tutta lafrica pesa meno di quello di questo paese.
E incontestabile che esigere un fair trade, cio un commercio veramente equo e leale molto meglio di
tutto laiuto e di tutta lassistenza con le loro conseguenze perverse. Ma quando il dipartimento di stato degli
Stati Uniti riprende liniziativa si capisce bene che justice significa soprattutto just us, soltanto noi.
Il recente dibattito a Cancun sul prezzo del cotone, e il mercantaggio nei paesi africani, ne illustrazione
perfetta, hanno anche messo un paese come il Mali in una situazione terribile per alcuni dollari in pi o in
meno per il prezzo del cotone, che sovvenzionato.
Dietro lo scambio di merci vi sono sempre degli uomini che si incontrano e si misurano. Non
necessariamente uno scontro se i protagonisti hanno degli statuti fissati e riconosciuti. In queste condizioni lo
scambio equo sar quello che assicura a ciascuno la persistenza e la riproduzione del proprio statuto.
In altre parole, per riprendere un esempio celebre di Aristotele allorch larchitetto si misura col falegname
nello scambio, il rapporto tra un prezzo di un preventivo che rappresenta unora di lavoro, e quello di un
mobile, che rappresenta un tempo uguale, devessere tale da permettere al falegname di continuare a vivere
come falegname, e allarchitetto di vivere come architetto.
Se gli statuti non sono garantiti e riconosciuti lo scambio pu trasformarsi in scontro e in tal caso viene
richiesto lintervento deliberativo del gruppo. Allora il feticismo della merce smascherato, la trasparenza del
rapporto sociale mediata dalla societ. Riaffiora cos lintuizione, purtroppo con molto seguito
dalleconomicismo, dei primi socialisti. Uno di questi, Pierre Loru, scriveva: non possibile dissociare la
politica e la scienza sociale nella sua totalit, cos come non si pu fondare una scienza economica al di fuori
di ogni problematica politica. Ciascuno ha diritto alla sua parte di dignit che il mercato gli rifiuta
Evidentemente la trasposizione a livello di rapporti e di scambi economici mondiali non semplice. Come ho
preso questa parola commercio equo e solidale, possiamo prolungare questo esempio. Comprare del caff
etichettato Maxafl o Transfer che sono le due pi conosciute imprese di certificazione, piuttosto che una
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marca del grande commercio ordinario, come Lavazza, forse un atto civico. Scegliere un acquisto equo
piuttosto che lasciarsi vendere un prodotto non equo al prezzo di mercato, equivale ad affermare la
mediazione politica dello scambio commerciale, equivale dunque ad affermare la solidariet con partner
lontani e sconosciuti, senza negarne lesistenza e essere indifferenti alla loro sorte.
Purtroppo non facile per il consumatore comportarsi da cittadino, e questo sia soggettivamente che
oggettivamente.
Soggettivamente perch attraverso la pubblicit e leccessificazione della grande distribuzione quasi totale
c la manipolazione dei gusti e dei disegni dei suddetti consumatori.
Oggettivamente perch anche se fosse deciso ad adottare un comportamento civico ed etico il nostro
consumatore non avrebbe scelta. Comprare ecologicamente, politicamente, ed eticamente corretto, rientra
per lo pi nel campo della militanza e dellegocentrismo, senza una vera garanzia di risultato. Per la maggior
parte dei prodotti non esiste una possibilit di scelta. Dove trovare lautomobile equa? Probabilmente non
esiste e non esister mai, perch la macchina equa un ossimoro. Dove trovare il frigorifero etico, la
lavatrice solidale? Gi ci consideriamo fortunati se la tracciabilit spinta abbastanza lontano da permettere
di procurarci un abito che non sia confezionato in una sorta di penitenziario per donne o bambini del sud est
asiatico.
Diamo davvero il nostro voto per la schiavit dei bambini pakistani quando compriamo un paio di scarpe di
una grande marca transnazionale: davvero difficile pensare di poter fare societ con il piantatore di canna
da zucchero o di caff venezualano, con il senegalese che coltiva le arachidi, con il contadino camerunense
produttore di banane oppure con lartigiano keshua.
Non esiste una societ mondiale, non sicuro che ce ne sia mai stata una e neppure che ci sia augurabile.
E possibile misurarsi soltanto con i propri vicini e lo scambio sociale necessariamente locale. Anche se il
sito pu entro certi limiti essere virtuale. I principali problemi vengono dal fatto che non ci sono pi delle
vere e proprie societ locali, e non esistono pi molto semplicemente perch le abbiamo distrutte e
continuiamo a farlo. La questione non si risolve automaticamente, anche se per miracolo i nostri fornitori del
sud vendessero la loro produzione allufficio acquisti di ----. In che modo fare societ con i nostri partner?
Come non essere partecipi del movimento di distruzione dei vincoli sociali, fonte ultima dellimpoverimento
economico? Come non essere complici di fatto dellimmane bazar mondiale? E questa la grande sfida del
commercio equo. In un certo qual modo esso dovrebbe avere come obiettivo la propria distruzione, nel
senso che il suo compito sarebbe quello di contribuire alla ricostruzione delle societ del sud ormai andate in
frantumi, e per esempio incoraggiare la riconversione delle colture speculative consegnate al commercio
mondiale, nelle colture alimentari necessarie al sostentamento delle popolazioni locali affamate.
La sfida dovrebbe convincere lartigiano a rispondere ai bisogni di una clientela a lui prossima, invece di
esportare paccottiglia per occidentali in vena di esotismo.
La questione evidentemente delicata e non pu essere risolta in modo pragmatico dalloggi al domani. Ma
questa non una ragione per non affrontarla.
Qui la giustizia indissociabile dalla solidariet, va al di l del problema del prezzo e non cerca il bene
comune. Il giusto rapporto di scambio va ricercato pensando che noi facciamo societ con i nostri partner, e
che i loro problemi sono anche i nostri e viceversa. Non di meno la deliberazione del popolo, in questo caso
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virtuale per forza di cose, deve per questo mediare la determinazione del prezzo. La riflessione sulla giustizia
dello scambio, se non offre una soluzione immediata, deve tuttavia costituire una guida per lazione.
Allora per concludere devo dire che non si rifar il mondo dalloggi al domani, e neppure si canceller con un
tratto di penna la manipolazione delle potenze economiche di cui impossibile disconoscere il peso, e
bisogna ben guardarsi dal sottovalutare. Non di meno lobiettivo quello di rifare il mondo. E il mezzo
proprio quello di contrastare la manipolazione e il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti. E tempo ormai
di cominciare a decolonizzare il nostro immaginario. Per questo necessario avere questo come orizzonte,
unitamente allideale di un giusto scambio, vale a dire di economie e di mercati liberati dal sociale e dal
politico.
DOMANDE
1) HA PARLATO DEI GRANDI GRUPPI NAZIONALI E INTERNAZIONALI. SEMPRE Pi SI STA SVILUPPANDO IL
CONCETTO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE COLLEGATO ANCHE A DELLE AZIONI DI MARKETING ETC.
COME GIUDICA QUESTO ATTEGGIAMENTO?
2) MI AVEVA COLPITO LEGGENDO IL SUO LIBRO LA SUA OPINIONE NEL SENSO DI LIBERIAMO
LIMMAGINARIO. LIMMAGINARIO COLLETTIVO. HO UN MIO PESSIMISMO. SECONDO ME IN QUESTO
PERIODO LA FORBICE SOCIALE SI STA ALLARGANDO. TRA I GIOVANISSIMI SPESSO FACILE TROVARE
QUESTI RAGAZZI STRAORDINARI, PARLANO DIVERSE LINGUE, HANNO VIAGGIATO SU TUTTO IL PIANETA
E HANNO UNA CULTURA NOTEVOLISSIMA, ACCANTO A QUESTI ELEMENTI CE GENTE DI 18/20 ANNI, Et
IN CUI DOVRESTI ESSERE ESPRESSIONE DELLA POTENZA E INVECE DEVI SFRUTTARE IL MONDO. COME
PENSIAMO DI POTER DECOLONIZZARE LIMMAGINARIO CON QUESTA FORBICE CHE SI FA SEMPRE Pi
GRANDE, CON QUESTA MINORANZA SEMPRE Pi EMANCIPATA E QUESTASSENZA TOTALE? COME
CONCRETAMENTE SI PUO FARE?
3) DI FRONTE A QUESTA GLOBALIZZAZIONE MODERNA, CHIAMIAMOLA COS, MI VIENE FACILE PENSARE
CHE CORRISPONDE IOGNI NAZIONE LA RISCOPERTA DI QUEL RANGO SOCIALE SEMPRE Pi NETTO E Pi
DISTINTO CHE CORRISPONDE UN POCHINO ALLA CLASSIFICAZIONE ALLA CATEGORIA DELLE NAZIONI.
SECONDO IL PENSIERO FORTE QUESTO CORRISPONDEREBBE ALLE DIVERSE ATTITUDINI, ALLE DIVERSE
CAPACITA DEGLI UOMINI DI PRODURRE, DI ESSERE ESSERI ECONOMICI. NOI RISPONDIAMO GLI UOMINI
SONO TUTTI UGUALI PER IMPARIAMO CHE NON COS. QUINDI SIAMO DEBOLI NOI NEL DIRE GLI
UOMINI SONO TUTTI UGUALI, COME SONO DEBOLI QUELLI DEL PENSIERO FORTE NEL DIRE LUOMO
CALVINISTA, LUOMO RICCO LUOMO ABILE E LUOMO POVERO LUOMO INETTO.
COME SI POSSONO CONCILIARE QUESTE DUE COSE? COME LA DIFFERENZA DEGLI UOMINI Pu ESSERE
COERENTE CON LA GIUSTIZIA SOCIALE?
Cominciamo dalla domanda sullo sviluppo sostenibile. Lei sa che ho fatto una critica allo sviluppo sostenibile.
Perch un ossimoro, lo sviluppo non sostenibile. Naturalmente si pu parlare di uno sviluppo ideale, ma
lo sviluppo realmente esistente non sostenibile, e le cifre che vi ho dato sullimpatto ecologico ne sono una
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dimostrazione. Allora si deve parlare, come fanno alcuni, di FUTURO SOSTENIBILE. Il futuro sostenibile ha
senso nella parola sostenibile, che una parola bella e che non si pu trascurare. Dobbiamo costruire una
societ sostenibile, ma per questo bisogna cambiare molte cose, perch naturalmente sarebbe
uninclinazione naturale che tutti vorrebbero avere, come si dice in francese il burro e il denaro del burro. E
questo non possibile. Allora lo sviluppo sostenibile serve ad avere il burro, lo sviluppo il denaro del burro,
e la rivoluzione della persona. Dobbiamo scegliere, non possiamo al medesimo tempo avere la macchina e
laria pulita.
Naturalmente pone un grosso problema agli industriali, perch sicuramente essere a capo dellindustria e
avere un gusto per la natura e per laria pulita.allora hanno fatto questo gruppo che il world business
council, gi da molto tempo, gi da quando la parola sviluppo sostenibile diventata popolare negli anni 80.
Allinzio era un gruppo di 200 industriali, oggi sono pi di 3000.
Allora il loro discorso che possibile allungare, continuare a fare delleconomia, della crescita, e preservare
lambiente, grazie a due o tre cose. Sono le coefficienze che la riduzione del consumo delle materie prime,
del consumo dellinquinamento, e lesempio pi conosciuto la macchina. Le macchine oggi consumano
meno petrolio, ma anche incorporano meno acciaio, meno tutto. Solo che c il climatizzatore che fa che il
consumo di petrolio aumenti del 30%. Allora tutto inutile. Ci sono sempre pi macchine e le macchine
fanno ancora di pi.
Allora se c una riduzione effettivamente dellinquinamento delle risorse naturali per unit il risultato globale
un aumento terrificante delle unit.
La prima volta che i problemi sono stati identificati bene la conferenza di Stoccolma del 1972. Non se ne
parla molto, perch se se ne parla si dovrebbe dire che non solo abbiamo fatto poco, ma il risultato
terribilmente negativo, le cose sono peggiorate.
Un secondo argomento che non viviamo pi nel capitalismo di una volta. Oggi viviamo un capitalismo
cognitivo, che impone sulla produzione di beni materiali -----. Questo non falso, vero che c uno
sviluppo dei beni materiali, ma la produzione di questi beni in mezzo a noi non fa diminuire la produzione di
altri beni. C un rallentamento della crescita, ma continua a crescere e il funzionamento dei beni materiali, e
il risultato finale ancora mediato, da tutto questo si vede che lo sviluppo non sostenibile, dobbiamo
riorganizzare completamente il sistema. In modo provocatorio in Francia abbiamo fatto un gruppo che ha
preso come parola nobile la DECRESCITA, e abbiamo fatto un giornale La decrescita, il giornale della gioia
di vivere Perch il temine che abbiamo preso in prestito. Vivremo molto bene se viviamo altrimenti.
Cambiare modo di vivere non soltanto perch una necessit ecologica, ma perch una condizione per
vivere meglio e sviluppare idee razionali eccetera.
La seconda domanda. Pessimismo, come decolonizzare?
Se vedete non sembra un personaggio troppo pessimista, e anche abbiamo fatto questo giornale che
sottotitolato il giornale della gioia di vivere. Allora naturalmente sono un po come Gramsci, c il pessimismo
della ragione, perch tutte le analisi dimostrano che andiamo direttamente contro il muro.
Ma possiamo conservare un ottimismo nel cuore e nella volont, e forse il peggiore non necessario, si pu
sempre avere una speranza. Io ho preso anche come orientamento la parola di Guglielmo Il taciturno, che ha
fatto lindipendenza dei paesi bassi, che dice: non bisogna sperare per intraprendere, n riuscire per
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perseverare. E a lui riuscito bene, si poteva credere che un piccolo paese come lOlanda riuscisse a
liberarsi.
Allora ci che possiamo fare che lottimismo si trova dentro di s. La tua mente, quando si legge il giornale
tutti i giorni, disperata. Ma sempre cos, forse sempre stato cos. Allora meglio tentare di vivere con
ottimismo, fare quello che si pensa. E precisamente letica la cosa che si dice che si deve fare quel che si
pensa che giusto.
E allora come decolonizzare?
La decolonizzazione dellimmaginario non una cosa che si pu fare completamente e coscientemente e con
decisione. E in pi non possiamo pensare che una cosa che si pu imporre agli altri. un processo con cui
dobbiamo prendere coscienza delle cose, tentare di cambiare, di dare un esempio, ma penso che un
processo storico, che dobbiamo aiutare. Il minare con il pensiero la riflessione filosofica, quello che stiamo
facendo con Firenze, ma prima di tutto, come la conclusione, come alcuni di voi hanno letto sul Manifesto, la
traduzione del mio articolo, per una societ di decrescita, dice che alla fine tutti gli argomenti fanno meno
che il fatto della canicola dellestate scorsa. E questo chiamata la pedagogia delle catastrofi. E ho scoperto
che un ecologista svizzero: Tonino Buscheron, che abbastanza famoso e ha scritto un libro la morte
delloccidente, aveva scritto un po di anni fa che il venire delle catastrofi organizzate dalle nostre cure
vacillanti, che facciamo di tutto per produrre catastrofi. Se queste catastrofi non sono troppo gravi, al punto
di distruggere la specie umana, ma abbastanza gravi per far riflettere la gente e cambiare di rotta, allora
potrei chiamare queste catastrofi pedagogiche, e penso che le cose molto spesso cambiano. Se gli uomini
sono cos determinati a rifiutare gli organismi geneticamente modificati, perch abbiamo vissuto il dramma
della mucca pazza. Se gli italiani hanno rifiutato le centrali nucleari per quella cosa di Chernobyl. E allora il
mio ottimismo proviene dal pessimismo della situazione, e sono convinto che le catastrofi che abbiamo
davanti, le catastrofi sempre pi terribili degli anni prossimi, queste catastrofi sono occasioni per rimettere in
discussione, di cambiare coscientemente o incoscientemente il nostro immaginario. E questo vale anche per
la nuova generazione.
ANCHE PER IL TERRORISMO ISLAMICO RISPETTO ALLA GUERRA?
S. Naturalmente di fronte alla catastrofe ci sono due possibilit. Una possibilit di modificare. O una
possibilit di ripiegarsi, e allora di sicuro ci saranno delle esperienze verificate nei tenori di vita e nei modi di
vivere. Ma anche, si vede bene, tentativi di totalitarismo, di ripiegamento, si pu avere un totalitarismo
ecologico eccetera.
Dobbiamo fare di tutto perch le cose vadano per il meglio, non per il peggio.
La terza domanda. Nella mia opinione non c una teoria astratta, transistorica, della giustizia. La giustizia
una cosa contro cui si deve sbattere in ogni contesto. E di sicuro la giustizia non di questo mondo, il
problema non di realizzare la giustizia, il problema di diminuire lingiustizia. Perch ad un certo punto
lingiustizia enorme e problematica, e allora oggi viviamo un momento dove, come abbiamo cacciato la
giustizia delleconomia, e che leconomia diventa pi o meno la cosa pi importante della vita, abbiamo
finalmente cacciato la giustizia del nostro mondo. Ma lingiustizia che si sviluppa diventa talmente forte che
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pone problemi. Il terrorismo islamico in fondo il ritorno del cacciato, e ci sono problemi sociali di ogni sorta.
E ci obbliga a riporre il problema della giustizia e a riporlo dove si deve riporlo oggi.
Due anni fa ero stato invitato Francoforte da un gruppo filosofico, e il collega diceva Francoforte capitale
intellettuale della scuola di Francoforte, e cerano due torri, la Banca Europea e la Deutsche Bank, no non
la Deutsche Bank, ma una torre ancora pi grande. Ma Francoforte oggi prima di tutto la citt delle
banche, e visitando ci che rimaneva della vecchia citt c ancora una parte del palazzo imperiale, davanti
c una piazza e al centro della piazza c una statua, la statua della Giustizia. E va detto che nelle citt
vecchie mettevano nel centro della citt mettevano la statua della giustizia. Vedete questo a Venezia, in
piazza San Marco c la Giustizia veneziana. Allora non va detto che queste citt erano giuste, si sa che cera
molta ingiustizia, ma era la giustizia come orizzonte, non si poteva immaginare che la citt potesse
sopravvivere senza avere questo ideale. E lideale che fa tenere insieme tutti questi cittadini, che
naturalmente sono nelle situazioni diverse, alcuni molto ricchi, altri poveri. E il fatto che la citt deve rendere
giustizia a tutti. Naturalmente non lo fa, ma si sa che c un limite allingiustizia. Non c un limite di quello
che si pu fare alla borsa, ma c un limite, se la citt diventa troppo ingiusta, allora a un certo punto
esplode.
4) LAPPROCCIO TRADIZIONALE QUELLO DI OCNSIDERARE IL PROFITTO PRODOTTO COME UN
MISURATORE DELLA RICCHEZZA DELLE IMPRESE E INVECE UNIMPRESA PRODUCE Pi DI QUELLO CHE
VIENE MISURATO DAL PUNTO DI VISTA MONETARIO. HA EFFETTI DI ALTRO TIPO CHE NON VENGONO
MISURATI, GLI EFFETTI SOCIALI. ESISTONO DEI TENTATIVI DI AFFRONTARE QUESTO PROBLEMA, DI
MISURARE IN MODO UN PO Pi COMPLETO GLI EFFETTI SOCIALI DELLE IMPRESE?
S, esistono. Recentemente uscito in Francia un rapporto, che diventato anche un libro, che si chiama
Riconsiderare la ricchezza, di Patrick Viveret.
Ma c una contraddizione del fatto che il discorso gira su un punto che dobbiamo introdurre dentro la
ricchezza, statisticamente le cose che non sono valutate. C un po di contraddizione perch le cose che non
sono valutate non sono valutate perch non sono valutabili, molto interessante fare le statistiche delle
valutazioni, per dimostrare che il PIL per esempio non ha un grande -----, ma se pensiamo che dobbiamo
uscire dallossessione quantitativa del contare il PIL, allora la questione non misurare ci che non
misurabile, di decolonizzare il nostro immaginario, e ripensare a una realt che non pi necessario
quantificare, anche se dobbiamo separare luso etico della quantificazione alternativa, di un uso che sarebbe
positivo, mi sembrava un po contraddittorio. Non so se vi fa capire bene, un po difficile spiegare queste
cose.
Per esempio molto interessante ci che hanno fatto due ricercatori, un ex economista della banca
mondiale, Armand Deli e Robert Putnam.
Deli ha fabbricato un indice che si chiama indice del Genuine Progress a partire da 10 indici su indicatori
ecologici, e il PIL. Si sa che il metro linquinamento, che fa salire il prodotto e la distruzione ambientale.
Allora lhanno calcolato per gli Stati Uniti e molti altri paesi. La cosa interessante che fino agli anni 70 il PIL
tendeva sempre a salire e lindice genuine progress era pi o meno alla medesima posizione, e a partire dagli
anni 60 comincia a salire, e ha fatto la medesima cosa con lindice del social benessere; allora non le cose
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economiche, ma le cose sociali, come il grado di disoccupazione, la copertura sociale, la medicina I risultati
sono identici.
Allora a questo punto interessante concludere che la cosa che dobbiamo fare fare salire il benessere e
forse rovesciare la forbice, dobbiamo per molte ragioni far decrescere il prodotto interno lordo e aumentare il
benessere. E naturalmente questo impossibile. Allora molto interessante fare un calcolo cos, fare la
critica del prodotto interno lordo e della logica del sistema. Invece non penso che in questo indice non c
una valutazione di un altro problema, in realt fatto con indici che sono falsi indicatori. In un mondo
mercantile non si pu far funzionare unaltra ricchezza che non la ricchezza mercantile.
A questo punto usciamo dalla logica del pensiero.
5) NEL SUO MODELLO E IN PRIMO PIANO LA MERCE RISPETTO AL DENARO. MI RISULTA ABBASTANZA
SEMPLICE PENSARLA TRA DUE SOGGETTI, DUE PERSONE, COME SI RIESCE AD APPLICARE LO STESSO
MODELLO A UNINDUSTRIA, UNIMPRESA? COME APPLICO QUESTO MODELLO DI SCAMBIO DI MERCE
GIUSTO SE SONO UNIMPRESA, UNINDUSTRIA?
Non si pu farlo immediatamente, ma si deve pensare a questo come guida. Si deve sognare a pensare che
dietro lo scambio mercantile ci sono delle persone che esistono e che si deve fare un po di pi.
Ci sono gi alcune esperienze. Ci sono le esperienze delle cooperative di produzione su scala abbastanza
grande.
Al di l di un certo punto unimpresa non pu diventare, necessariamente non pu funzionare
eccessivamente in modo ingiusto.
Dobbiamo anche, come ho fatto nella conclusione di questo libro, uno studio su lopposizione fra mercato con
la M maiuscola, che il mercato astratto e i mercati. I mercati sono dei luoghi concreti di sociabilit, dove
naturalmente coloro che vengono voglio avere benefici, ma c un rapporto umano.
Non esiste ancora un mercato totalmente astratto come il mercato della teoria, ma tutto il movimento
attuale delleconomia va in questa direzione, sbagliata. Impedire linterdipendenza, invece di accrescere
linterdipendenza dei mercati, invece dobbiamo impedire questinterdipendenza.
Precisamente il processo di globalizzazione stato un passo molto grande per linterdipendenza dei mercati,
a questo punto non pi possibile porre il problema dello smascherare il feticismo dello scambio, perch
diventa totalmente anonimo, totalmente impersonale, siamo tutti presi in una mega macchina infernale di
ingranaggi. Allora a questo punto questa mega macchina dobbiamo romperla.
6) [Bonsignore] SAI CHE QUESTO CORSO HA LOBIETTIVO DI CONTRIBUIRE A FORMARE UNA FIGURA
PROFESSIONALE CHE DOVRA CONFRONTARSI E MISURARSI CON LETICA NELLE AZIENDE E NEGLI
AFFARI. QUINDI UNA SITUAZIONE DI GRANDE DIFFICOLTA E DUBBI.
A ME SMEBRA DI AVER CAPITO CHE IL LAVORO CHE CI ASPETTA HA ANCHE DEI CONTENUTI POLITICI.
HAI DETTO CHE CE DA FARE UN LAVORO DI ECONOMIA LEGATO ALLA POLITICA. PUOI SINTETIZZARE IN
UNULTIMA VALUTAZIONE COME VEDI I RESPONSABILI DELLETICA AZIENDALE, UNA SINTESI CHE CI PUOI
DARE ALLA FINE DELLINTERVENTO. CE UN FUTURO? LE AZIENDE SONO PRONTE A CAPIRE
QUESTESIGENZA E QUINDI A DARE SPAZIO A UN MANAGER ETICO?
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A questo punto letica una questione personale, ciascuno ha il suo senso della giustizia, il suo vissuto,
naturalmente ho presentato una teoria un po schematica, ma si deve usarla in un contesto concreto,in
funzione di un contesto concreto.
Dico sempre che siamo al centro di un triangolo. I tre vertici sono la sopravvivenza, la resistenza e la
dissidenza. Dobbiamo fare un arbitraggio tra questi tre, e ciascuno lo fa in modo diverso.
SOPRAVVIVENZA, RESISTENZA, DISSIDENZA. Ciascuno pu essere in un punto diverso. Dipende dalla loro
etica.
Ma dobbiamo tutti fare questo arbitraggio.
La sopravvivenza che cosa significa? Significa che il mondo va male, la banalit del mondo insopportabile.
Allora di sicuro non si pu cambiare il mondo, dobbiamo fare i conti con il mondo. Non si pu vivere senza
fare compromessi. Senza compromessi non possibile sopravvivere, allora bisogna trovare qualcosa, una
scelta personale.
Ma dobbiamo fare compromessi pratici, ma dobbiamo anche decolonizzare limmaginario. Significa anche non
fare compromessi col pensiero, allo stesso tempo si pu fare qualcosa. Di giorno lavoro in unimpresa e di
notte lavoro in una Ong che fa la critica di ci che faccio di girono.
La resistenza si pu farla a Seattle, a Cancun, si pu farla ovunque. Pi o meno. Ci sono quelli che fanno
molta resistenza, che sacrificano la sopravvivenza alla resistenza.
Ma se pensiamo che domani sar un altro giorno, ci sar un altro modo di funzionare, ci sono gi quelli che
pensano alle alternative, e questa la dissidenza.
Questi giovani sono delle cose alternative, un mondo alternativo.
Ma la dissidenza non pu sopravvivere se non c una resistenza. La resistenza serve a proteggere le
esperienze. Tutto questo per dire che dobbiamo situarci dentro queste tre dimensioni, pi o meno.
Al momento ci sono dei punti nella storia, e nella storia personale, dove non si pu pi accettare si deve
entrare in resistenza o entrare in dissidenza.
Non c una soluzione, non un diritto di dire fate cos, non fate cos, se questa una questione di etica.
Come non c il senso della differenza fra morale ed etica. Perch la morale laspetto oggettivo. Si parla di
regole morali. Letica il modo in cui vissuta la morale. C interdipendenza, ma sono due cose diverse.
7) MA UN CONFORMISTA DOVE SI POSIZIONA L NEL TRIANGOLO? ALLAPICE DELLA RESISTENZA?
Questa una cosa interessante. Anche nelluomo pi conformista c un che di sovversivo, che appare.
Perch luomo non tutto di un pezzo, ci sono delle cose che ogni tanto possono emergere. Non siamo
sempre cos. Cera un uomo che sembrava preso solo dal suo lavoro, in realt era un fanatico delloper. E
come diceva Adorno, anche larte pi conformista ha una funzione critica. E direi anche una funzione etica.
Allora siamo pieni di contraddizioni, fortunatamente.
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