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Kainos. Rivista on line di critica filosofica - ISSN 1827-3750 - derive del lavoro, n. 13 2013!

Derive post-operaiste e cattura cognitiva


di Carlo Formenti

Analizzando la svolta liberista delle socialdemocrazie europee, Luciano Gallino 1 parla di cattura cognitiva, riferendosi alla doppia capitolazione delle organizzazioni tradizionali del movimento operaio di fronte alla controrivoluzione neoliberista: mancata opposizione agli attacchi del nemico di classe e sostanziale accettazione dei suoi paradigmi teorici Gramsci avrebbe parlato di egemonia e di rivoluzione passiva!" #n un testo recente2, ho tentato di dimostrare come il processo di cattura cognitiva sia andato ben oltre i confini della socialdemocrazia, coinvolgendo anche la cultura dei movimenti e delle sinistre radicali" La breccia che ha consentito lo sfondamento del fronte ideologico anticapitalista $ stata la rinuncia a descrivere il conflitto sociale in termini di lotta di classe" %el testo citato nella nota precedente, ho messo al centro della mia analisi critica: 1! i nuovi movimenti che, dall&inizio degli anni 'ttanta, hanno progressivamente spostato l&asse dei conflitti sociali verso le contraddizioni di genere, le tematiche ambientali e la lotta per l&estensione dei diritti individuali nel (uadro della democrazia reale con estrema approssimazione, si potrebbe parlare di uno slittamento dalla lotta per l)uguaglianza socioeconomica alla lotta per il riconoscimento delle differenze culturali!* +! la lunga deriva del pensiero post,operaista, a sua volta in progressivo allontanamento dal concetto di classe" #n (uesta sede mi occuper- esclusivamente di (uesto secondo bersaglio polemico, concentrando l&attenzione su un testo di .aurizio Lazzarato 3 che ho potuto leggere solo successivamente alla pubblicazione del mio ultimo libro" La mia critica di fondo / attorno alla (uale ruotano tutte le altre / a %egri e allievi riguarda l&incapacit0 di prendere atto della natura storicamente determinata / e dun(ue contingente / del paradigma teorico fondato sulla figura dell&operaio massa" 1opo la destrutturazione della fabbrica fordista, che ha annientato la forza contrattuale della classe operaia occidentale, la tradizione inaugurata dai Quaderni Rossi si $ avvitata nella nostalgica ricerca di nuovi soggetti in grado di incarnare il dogma secondo cui sarebbero sempre i comportamenti del lavoro a determinare il corso dello sviluppo capitalistico" #l glossario neo2post operaista si $ cos3 arricchito di una serie di categorie / operaio sociale, moltitudini, ecc" / nello sforzo di mantenere in vita il mito dell&autonomia delle classi subalterne, proprio mentre la 4guerra di classe dall&alto5 4 andava distruggendo l&uno dopo l&altro tutti gli spazi di autonomia reale" Gli ultimi anelli di (uesta catena di illusioni sono stati i lavoratori della conoscenza e i lavoratori autonomi di seconda generazione, descritti, rispettivamente, i primi come nuova avanguardia in grado di incarnare il punto pi6 alto della contraddizione fra forze produttive e rapporti di produzione, i secondi come pionieri di un
1 7edi, fra gli altri testi in cui Gallino usa tale definizione, Il colpo di stato di banche e governi, 8inaudi, 9orino +:1;" 2 C" Formenti, Utopie letali. Contro le ideologie postmoderne, <aca =oo>, .ilano +:1;" 3 ." Lazzarato, Il governo delluomo indebitato, 1erive Approdi, ?oma +:1;" 4 Cfr" L" Gallino, la lotta di classe dopo la lotta di classe, Laterza, ?oma,=ari 1:1+"

Kainos. Rivista on line di critica filosofica - ISSN 1827-3750 - derive del lavoro, n. 13 2013!

esodo consapevole e spontaneo dalla condizione di lavoratore dipendente" #llusioni frustrate dalla doppia crisi della nuova economia digitale +::1! e dei suprime +::@! che ha fatto strame delle velleit0 di leadership economica e culturale delle classi creative e ha evidenziato il carattere eteronomo dei processi di fuoruscita dal lavoro dipendente" La dura lezione della crisi avrebbe potuto e dovuto suggerire una riflessione autocritica: occorreva tornare a ragionare sulla relazione fra conflitto sociale e composizione di classe allargando necessariamente il campo di analisi al sistema mondo!, ma soprattutto sarebbe stato necessario rispolverare la cassetta degli attrezzi marAista sia pure con le ovvie esigenze di aggiornamento e rinnovamento!, accantonando le suggestioni post strutturaliste che hanno ispirato il pensiero tardo operaista" %on $ successo e benchB lo scossone, come conferma il lavoro di Lazzarato sul (uale concentrer- l&attenzione da (ui in avanti, (ualche effetto lo abbia prodotto, la deriva prosegue, continuando a generare i suoi involontari effetti di cattura cognitiva da parte del campo ideologico avversario" L&analisi della crisi da cui prende le mosse l&argomentazione di Lazzarato $ ormai condivisa dalla maggioranza delle sinistre radicali, non solo da (uelle di tendenza post operaista* tale analisi si basa su due assunti di fondo: 1! per il nuovo modello di accumulazione capitalistica la crisi non rappresenta pi6 un&eccezione bens3 la norma* +! tutte le chiacchiere in merito alla necessit0 di mettere mano alle regole o meglio, di reintrodurre regole che da tempo non esistono pi6! di funzionamento del sistema finanziario sono, appunto, chiacchiere, dal momento che oggi cisignificherebbe mettere in discussione il capitalismo stesso" Ci potrebbe dire che il primo assunto si limita a riproporre una tesi che la marAiana critica dell&economia politica aveva avanzato gi0 pi6 di un secolo e mezzo fa: le crisi non sono incidenti dell&economia capitalistica ma ne rappresentano il normale meccanismo di funzionamento" La novit0 consiste nel fatto che, nella attuale fase del capitalismo finanziarizzato e globalizzato, la crisi tende ad assumere un carattere che va al di l0 dell&evento ciclico: sia perchB la volatilit0 diventa, a mano a mano che i mercati finanziari si rendono autonomi dai mercati industriali, uno stato permanente, sia, o meglio soprattutto, perchB la crisi $ oggi il principale strumento di governo delle classi subordinate" Dna volta accettato il primo assunto, il secondo ne discende come un corollario: (uanto pi6 l&accumulazione assume carattere finanziario, tanto pi6 il sistema tende a divenire irriformabile, per cui i sogni di un nuovo %eE 1eal sono destinati a rimanere tali" %on meno condivisibile suona la critica che Lazzarato avanza, proprio a partire dalla diagnosi sulla natura della crisi, nei confronti del concetto foucaultiano di governamentalit0" #l regime dell&austerit0 comporta infatti, tanto a livello di un potere politico che prescinde ormai dalle tradizionali forme di ricerca del consenso, sia a livello di un potere aziendale che, accantonati i miti orizzontalisti degli anni %ovanta, regredisce verso forme di accentramento gerarchico, il ricorso a tecniche di imposizione, divieto, norma, direzione, comando, ordine e normalizzazione l&elenco $ di Lazzarato!" Ancora pi6 clamoroso appare il fallimento del progetto ideologico di sostituire / attraverso la categoria del capitale culturale / la figura del lavoratore salariato con (uella dell&imprenditore di sB" #l fallimento non si riferisce tanto allo sforzo di cattura cognitiva delle classi subalterne da parte del potere politico ed economico, che non subisce alcuna interruzione basti pensare alle ossessive celebrazioni mediatiche delle virt6 taumaturgiche di auto,imprenditoria, startup, ecc"!, (uanto alla delegittimazione di tutti (uei discorsi che, da sinistra contribuivano ad alimentare analoghe illusioni capitalismo molecolare, lavoro autonomo di seconda generazione, ecc"!, attribuendo una patente di ambiguit0 ai processi di privatizzazione2individualizzazione finalizzati a smembrare il corpo di classe" Furtroppo Lazzarato non sviluppa (ueste intuizioni in una critica coerente e radicale del paradigma teorico che sostanzia il concetto di governamentalit0* al contrario, il suo discorso resta saldamente ancorato al pensiero post strutturalista di Foucault, 2

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1eleuze e Guattari, finendo in (uesto modo per dare a sua volta il proprio contributo alla cattura cognitiva" Fer dimostrarlo, prender- in considerazione alcuni nodi tematici del suo discorso: la condizione dell&indebitato come nuovo criterio dell&appartenenza di classe* il capitalismo come macchina astratta e la distinzione fra capitale e capitalismo* il rapporto fra stato e capitale* la tesi della natura ciclica dell&accumulazione originaria* la tesi secondo cui il capitale non avrebbe pi6 limiti esterni* la riproposizione della categoria del rifiuto del lavoro"

Fartiamo dal tema del debito" L&indebitamento come tecnica di assoggettamento delle classi subordinate non $ una novit0 storica, anche se $ indubbio che il peso del debito nei meccanismi dell&attuale crisi finanziaria / sia in (uanto debito privato basti pensare alla bolla del debito immobiliare scoppiata nel +::@ e a (uella del debito studentesco destinata a scoppiare nei prossimi anni!, che in (uanto debito pubblico / sia decisivo* ma basta (uesto per affermare che la divisione di classe non $ pi6 fra capitalisti e salariati ma fra debitori e creditoriG Fersonalmente penso che si tratti di un&assurdit0, come ho gi0 argomentato a proposito di analoghe tesi avanzate da Antonio %egri e .ichael Hardt5" L&ipertrofia del debito privato nasce: 1! dall&onda lunga della compressione dei salari, a sua volta provocata dall&esigenza capitalistica di recuperare i margini di profitto erosi dalla crisi e dalle lotte operaie degli anni Cettanta, +! dalla necessit0 di sostenere i consumi falcidiati dai tagli salariali" #nvece Lazzarato rovescia la relazione causa effetto: non si costruisce un&economia del debito per ovviare agli effetti dei bassi salari ma si abbassano i salari per costruire un&economia del debito" I grazie a (uesta inversione prospettica che si arriva ad affermare che la divisione di classe non $ pi6 fra capitalisti e salariati bens3 fra debitori e creditori, mettendo in secondo piano la lotta di classe dall&alto che ha massacrato i salari il rifiuto del lavoro salariato, inteso come tendenziale riduzione a zero del livello salariale, $ oggi la parola d&ordine dei capitalisti piuttosto che (uella dei proletari i (uali, ridotti a working poor appaiono costretti a pietire un lavoro (ualsiasi in cambio di salari di fame!" Lazzarato arriva addirittura ad affermare che 4gli operai non rappresentano pi6 una classe politica e non la rappresenteranno mai pi65" Ci tratta di una tesi (uanto meno bizzarra, ove si consideri che la classe operaia non $ mai stata tanto numerosa a livello mondiale, e che nei Faesi in via di sviluppo le sue lotte sono in continua crescita" .a soprattutto si tratta di abdicazione di fronte alla sfida teorica di analizzare le mutazioni di una classe operaia occidentale che, mentre dimagrisce nelle forme classiche del proletariato industriale, prolifera sotto forma di una galassia di soggetti disoccupati e sottoccupati, working poor, migranti, lavoratori del terziario arretrato, precari, ecc"! che sta a sua volta iniziando a organizzarsi e a lottare basti pensare alle mobilitazioni del 1J e 1K ottobre +:1; a ?oma e alle lotte dei lavoratori americani delle grandi catene commerciali!" 9uttavia Lazzarato, esponente di (uella curiosa genia di operaisti senza operai in cui si sono trasformati lui e i suoi compagni di strada, non pu- riconoscere l&identit0 di classe di (uesti soggetti perchB, intrappolato com&$ nel paradigma foucaultiano, deve fondare i rapporti sociali sulla genealogia delle tecniche di controllo, piuttosto che sui rapporti di sfruttamento socioeconomico" Fer (uesto descrive la relazione fra debitori e creditori come un dispositivo che induce i primi a interiorizzare le relazioni di potere a partire dal debito vissuto come colpa" 9esi che si accompagna a una riflessione critica nei confronti delle teorie psicoanalitiche e antropologiche che riconducono il debito al peccato originale, laddove esso sarebbe piuttosto 4il prodotto delle societ0 gerarchizzate, statalizzate, monoteiste5, si tratterebbe, dun(ue, di una dimensione artificialmente indotta dalle tecniche di dominio politico" Carebbe agevole dimostrare come l&unificazione sotto un&unica
5 Cfr" ." Hardt, A" %egri, Questo non un manifesto, Feltrinelli, .ilano +:1+"

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categoria di tutte le forme storiche di dominio sopra elencate non regga: nel corso del tempo il debito ha assunto forme diversissime, affondando le radici in dimensioni socioculturali che spesso esulavano dalla sfera politica, la (uale, in ogni caso, se ne $ servita con le modalit0 pi6 diverse" Freferisco tuttavia richiamare l&attenzione su un altro aspetto, evidenziato da Federico Chicchi in una recensione6 / peraltro assai elogiativa / del lavoro di Lazzarato: oggi la psicanalisi / perlomeno (uella di scuola lacaniana / non richiama affatto l&attenzione sulla colpa bens3 su un altro, pi6 potente, motore inconscio che alimenta l&indebitamento, vale a dire su (uella ingiunzione al godimento senza limiti ouissance! che rappresenta il punto di intersezione fra culture desideranti e consumismo7" Fassiamo ora alla distinzione fra capitale e capitalismo" 4#l capitale non conosce nB uomo, nB donna, nB sesso, nB genere, nB corpo, nB razza: nei flussi di denaro de territorializzati non ci sono soggetti, oggetti, individuo, collettivi, professioni, mestieri, e nemmeno linguaggi, immagini, discorsi o classi5" Fartendo da (uesta asserzione di Lazzarato ci si potrebbe aspettare l&avvio di una riflessione convergente con le mie critiche8 nei confronti dei movimenti che attribuiscono alle differenze di genere, etnia, ecc" valenza antagonistica, non solo nei confronti del patriarcato e altre forme di dominio2oppressione, ma anche del capitalismo / illusioni ideologiche smentite dal fatto che il capitalismo si $ rivelato capace di integrare (uesti conflitti nei suoi meccanismi di accumulazione, trasformando le domande di riconoscimento identitario in altrettanti bisogni da soddisfare attraverso il mercato" .a Lazzarato non pu- imboccare tale direzione perchB il concetto di capitale cui si riferisce non $ (uello di .arA, bens3 (uello elaborato dalla coppia 1eleuze, Guattari" Fartendo dal pensiero di (uesti due autori, egli distingue infatti fra capitale e capitalismo: il primo coincide con la deleuziana macchina astratta, il secondo, anzi i secondi essendo (ui il plurale d&obbligo, sono i capitalismi reali, incarnati nelle differenti forme concrete che hanno assunto nei differenti contesti nazionali, culturali, istituzionali, ecc" 8 (ui $ d&obbligo aprire una parentesi epistemologica" A uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare che il capitale descritto da .arA sia a sua volta una macchina astratta" Come spiegare altrimenti il fatto che molte delle sue leggi trascendono le contingenze empiriche e funzionano tuttora, pur in un contesto storico radicalmente mutatoG .a le cose non stanno affatto cos3: il capitale descritto da .arA $ una astrazione concreta, non $, cio$, nB un idealtipo Eeberiano, nB una struttura con buona pace di Althusser e discepoli!, $ piuttosto una descrizione semplificata della realt0 storica del capitalismo industriale del L#L secolo, e se molti elementi di tale descrizione hanno ancora senso oggi, ci- non dipende dalla bont0 del modello, bens3 dalla capacit0 di durare nel tempo di alcuni elementi di (uel concreto modo di produzione" Dna continuit0 che si riferisce, in primo luogo, al conflitto di classe, cio$ alla categoria fondante di un pensiero che non andava in cerca di leggi preoccupazione che lasciava volentieri agli economisti borghesi! ma si poneva come critica dell&economia politica, come pensiero,azione del tutto interno alla lotta di classe" La marAiana ontologia dell&essere sociale, come ha ben compreso GMorgM Lu>acs 9, non conosce distinzione fra struttura e sovrastruttura un&opposizione inventata da epigoni maldestri! ma coglie i rapporti
6 Cfr" l&articolo di F" Chicchi sul sito di Alfabeta+, consultabile all&indirizzo: http:22EEE"alfabeta+"it2+:1;21+21N2il, governo,delluomo,indebitato 7 A tale proposito cfr" ." Fiuman-, !inconscio il sociale. "esiderio e godimento nella contemporaneit#, =runo .ondadori, .ilano +:1:" 8 Cfr" Utopie letali, op"cit" 9 Cfr G" Lu>acs, $ntologia dellessere sociale, O voll", Fgreco 8dizioni, .ilano +:1+"

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sociali nella loro concreta unit0 storica, senza disconoscere la reciproca autonomia delle loro articolazioni economiche, culturali e politiche"

9orniamo ora a Lazzarato21eleuze" %emmeno nel suo caso la macchina astratta $ un modello nel senso Eeberiano del termine, visto che rispecchia piuttosto il concetto di struttura che sta alla base di tutto il recente pensiero filosofico transalpino" La struttura $ (ualcosa di assolutamente reale in un senso non molto diverso da (uello in cui sono reali le idee della filosofia classica! che tuttavia, per manifestare la propria realt0, deve incarnarsi" 8cco perchB la macchina capitalistica astratta che Lazzarato descrive anche come 4un operatore semiotico incluso nell&infrastruttura5! necessita di un processo di personificazione" Anche (ui siamo dun(ue in presenza di una tensione verso l&immanenza, che tuttavia, a differenza dell&immanenza marAiana, non $ originaria, costituiva dell&unit0 del reale, bens3 derivata" Ce partiamo dalla macchina non troviamo soggetti concreti 10 ma solo relazioni astratte che, come abbiamo appena visto, devono essere personificate" Puesto compito spetterebbe, secondo Lazzarato, allo Ctato: $ lo Ctato a produrre letteralmente dal nulla tutti i soggetti che le incarnano" #n sostanza, ci troviamo di fronte all&intersezione fra l&anti,statalismo ideologico della tradizione operaista sempre pi6 vicina alla tradizione anarchica! e il pensiero genealogico di Foucault, che ricostruisce la storia di tutte le forme moderne della soggettivit0 come produzioni del potere" La promettente riflessione critica di Lazzarato sui limiti del concetto di governamentalit0 vedi sopra! va cos3 a farsi benedire, riassorbita da (uesta idea di una potenza produttiva in grado di plasmare i soggetti"

1a dove viene (uesta potenzaG La domanda si fa impellente laddove Lazzarato ripropone una tesi che $ patrimonio di tutta la tradizione marAista rivoluzionaria, (uando afferma cio$ che il capitalismo non $ mai stato liberale, ma $ sempre stato capitalismo di stato, nel senso che a garantire il funzionamento della smithiana mano invisibile non sono gli automatismi del mercato, bens3 gli effetti di una vittoria politica che sta a monte del mercato " Giusto, ma la vittoria politica di chi su chiG ' si ritorna alla buona immanenza marAiana, vale a dire al concetto dello stato come comitato di affari della borghesia che oggi la simbiosi fra lobbM finanziarie e caste politiche rende pi6 attuale che mai!, o ci si smarrisce nella cattiva immanenza foucaultiano,deleuziana, che neutralizza la soggettivit0 antagonista ingabbiandola fra la macchina astratta del capitale e la potenza produttiva del potere" Dna volta imboccata la seconda strada, (uali sono i soggetti antagonistiG Gli indebitatiG 1ifficile, visto che lo stesso Lazzarato ammette che faticano a esteriorizzare il conflitto proiettandolo su un nemico di classe" # lavoratori autonomiG Ancora pi6 improbabile, visto che sono gli stessi cantori del Puinto Ctato e dei lavoratori autonomi di seconda generazione i primi a riconoscere l&individualizzazione e la totale assenza di consapevolezza politica di (uesto strato sociale11G # cognitariG Furtroppo (uella che negli anni %ovanta veniva salutata come la nuova classe emergente, alla fine del primo decennio del LL# secolo non esiste letteralmente pi6: una esigua minoranza $ stata cooptata nelle stanze dei bottoni delle multinazionali
10 %otiamo, per inciso, che a sparire non sono solo gli operai ma anche i capitalisti: non ci sbarazza solo della fatica di analizzare la mutazione della composizione del proletariato mondiale, ma anche dello sforzo, di cui si sono fatti carico autori come Gallino vedi note precedenti!, di dare volto, nome e cognome ai membri della nuove Blite che governano il mondo" 11 Cfr" in proposito, G" Allegri, ?" Ciccarelli, la furia dei cervelli, manifestolibri, ?oma +:11 e C" =ologna, 1" =anfi, %ita da freelance, Feltrinelli, .ilano +:11"

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hi tech, gli altri sono sprofondati nell&inferno della sottoccupazione e dei working poor" 8 alloraG La risposta di Lazzarato, come chiarisce Federico Chicchi nella gi0 citata recensione, si fonda su tre classiche categorie neo2post operaiste: bioproduzione, moltitudini, rifiuto del lavoro"

Farlare oggi di rifiuto del lavoro salariato suona (uanto meno bizzarro, dal momento che, come ricordavo in precedenza, a praticarlo assai pi6 dei proletari sono i capitalisti, i (uali nei paesi ricchi eA ricchi, per la maggioranza della popolazione! offrono sempre meno lavoro retribuito se e (uando lo offrono, si tratta di lavoro sotto retribuito, precario saltuario e, non di rado, gratuito!, mentre nei Faesi in via di sviluppo ne offrono tantissimo creando una enorme massa di nuovi operai che il lavoro non lo rifiutano ma, semmai, lottano per strappare salari pi6 elevati, riduzioni di orario e ritmi produttivi accettabili" .a non $ a (uesto lavoro che si riferisce Lazzarato, il (uale pensa piuttosto al concetto di bioproduzione elaborato da Antonio %egri e .ichael Hardt, pensa cio$ alla tesi secondo cui, grazie ai processi di digitalizzazione e finanziarizzazione, il capitalismo $ oggi in grado di mettere al lavoro la vita stessa, di appropriarsi dell&intero universo delle relazioni sociali e di tutto il tempo vita, che divengono materia prima dei nuovi processi di valorizzazione" Chi scrive, pur non utilizzando il concetto di bioproduzione, ha sviluppato idee analoghe analizzando i meccanismi di funzionamento del capitalismo digitale, la sua capacit0 di appropriarsi dei saperi, delle conoscenze, delle relazioni sociali e delle emozioni dei prosumer interconnessi in ?ete12" La differenza $ che il sottoscritto non ha mai scambiato la parte per il tutto, le tendenze per la realt0 assoluta: il capitalismo digitale non $ il capitalismo tout court e non sopravvivrebbe un secondo senza l&enorme mole di attivit0 produttive che si svolgono al di fuori della sua sfera di azione e di dominio" # post operaisti, che al contrario eleggono la tendenza a realt0 assoluta, sono costretti a difendere il dogma secondo cui oggi non esisterebbe pi6 alcun fuori dal capitalismo, in palese e stridente contrasto con l&altra loro asserzione, assai pi6 sensata e condivisibile, la (uale afferma che l&accumulazione primitiva non $ un processo che si $ svolto una volta per tutte nella fase aurorale del capitalismo ma si ripete ciclicamente, dal momento che il capitalismo non pu- evolversi senza condurre periodiche campagne di appropriazione di risorse, energie, culture, conoscenze, soggettivit0, relazioni, ecc" che stanno appunto fuori sia dal punto di vista territoriale, sia in (uanto irriducibile scarto di relazioni e attivit0 eAtra mercato presenti all&interno dei suoi stessi confini!" Ci tratta di una verit0 ben nota a ?osa LuAemburg, che l&aveva meglio compresa di Lenin e dello stesso .arA / verit0 che smaschera l&assurdit0 dell&idea un capitalismo infinito, senza limiti nB confini" 1el resto, se non esistesse un fuori il capitalismo sarebbe gi0 morto o agonizzante, il che, secondo lo sfrenato ottimismo post,operaista, $ appunto (uanto sta avvenendo perchB, se davvero non c&$ pi6 fuori, la contraddizione non $ pi6 (uella fra capitale e lavoro bens3 (uella fra capitale e vita: 4'ggi il rifiuto del lavoro, chiosa Chicchi commentando le tesi di Lazzarato, mette in discussione pi6 profondamente il capitale di (uanto non abbia fatto il rifiuto operaio, perchB riguarda la societ0 nel suo insieme e la soggettivit0 in tutte le sue dimensioni, ci- che $ in gioco $ l&antropologia della modernit05" Fensiero stupendo ma vuoto, dato che la 4soggettivit0 in tutte le sue dimensioni5, privata di ogni connotato di classe, non $ un soggetto antagonista ma una assurda astrazione" Dn&astrazione che, ricondotta con i piedi per terra, non si incarna nelle nuove forme di lotta del proletariato globale cui accennavo in precedenza, bens3 nel volto rabbioso delle classi medie impoverite: populismi cin(uestellari, forconi e dintorni"

12 Cfr" C" Formenti, &elici e sfruttati, 8gea, .ilano +:11"

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