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La differenza tra Freud e Becker che Eros e Thanatos sono istinti, mentre la paura della morte non lo : si tratta

a di una reazione dell'animale che abbastanza consapevole di arrivare a conoscere se stesso e il suo inevitabile destino; quindi, qualcosa che abbiamo imparato. Ma, esattamente, che cos che abbiamo imparato? , il dilemma della vita-opposta-alla-morte, un fatto oggettivo che noi proprio vediamo, o anche questo, qualcosa di costruito e proiettato, pi come un gioco inconscio che ciascuno di noi sta giocando con se stesso? Secondo il Buddismo, la vitacontro-la-morte un illusorio modo di pensare ed dualistico: la negazione di essere morti il modo come l'Io afferma s stesso come essendo vivo; ed il medesimo atto con cui l'Io costituisce se-stesso. Essere auto- consapevoli significa essere consapevoli di s, aggrapparsi a se stessi, come vivi. (E malgrado tutti i loro sforzi per evitare di morire, gli altri animali non temono la morte, perch non sono consapevoli di se stessi come vivi). Quindi il terrore della morte non qualcosa che l'ego ha, ma quello che l'ego . Questo si accorda con la tesi Buddista che lego-s non una cosa, non ci che io sono veramente, ma una costruzione mentale. Lansia generata identificandosi con questa finzione, per il semplice motivo che io non conosco e non posso sapere che cos questa cosa che presumibilmente sono io. Questo il motivo per cui l"ombra" del senso di s sar inevitabilmente un senso di mancanza. Ora vediamo da che cosa l'Io composto: terrore e morte. L'ironia che il terrore della morte, che ci che l'ego, difende solo se stesso. Tutto ci che al di fuori ci di cui l'Io terrorizzato, ma cosa c dentro? Dentro c la paura, e ci rende tutto il resto il fuori. La tragicommedia che l'auto-protezione che questo genera auto-distruttiva, perch le barriere da noi erette per difendere lego rafforzano anche il nostro sospetto che vi sia effettivamente qualcosa di mancante nel nostro intimo sanctumche ha bisogno di protezione. E se si scopre che ci che intimo cos debole perch ... il nulla, quindi non necessita di protezione, e mai sar ritenuto sufficiente, cos finir che cerchiamo di estendere il nostro controllo agli estremi limiti dell'universo. Qualcosa di questo tipo, credo, ci che motiva il compulsivo progetto tecnologico dell'uomo, e suggerisce ci che in esso sbagliato, ma non c' spazio ora per andare in questa direzione.

Se, tuttavia, l'ego costituito da un siffatto modo di pensare dualistico, significa che lego pu morire anche senza morte fisica e senza che la coscienza cessi. Ci che rende questo fatto pi di una mera speculazione che vi ampia testimonianza della possibilit di una tale morte dellego: >Nessuno ha cos tanto da Dio come l'uomo che completamente morto. (San Gregorio); >Il Regno di Dio non che per coloro che sono completamente morti. (Eckhart); >La vostra gloria si trova l dove vi sarete estinti. (Ramana Maharshi); >Noi siamo in un mondo di generazione e morte, e questo mondo dobbiamo gettarlo via. (William Blake); Un commovente esempio di morte e risurrezione ovviamente una delle fonti della nostra cultura Occidentale, ma esempi sono presenti in molte tradizioni religiose. Il problema di demitizzare questi miti, di estrarre il nucleo della verit psicologica e spirituale dalle concrescenze di dogmi e superstizioni che troppo spesso oscurano il loro significato, per far s che la verit sgorghi di nuovo alla vita all'interno del nostro mito - il linguaggio tecnico, oggettivizzante della scienza moderna (in questo caso, la psicologia). La citazione di Blake (da: La Visione del Giudizio Universale) indica la strada, perch ci implica che noi non stiamo vedendo chiaramente, ma stiamo proiettando, quando percepiamo il mondo in termini di categorie dualistiche di nascita e morte. Proprio tale questione fondamentale per la tradizione Buddista. "Perch sono nato, se non per sempre?" si lamenta Ionesco; la risposta nella dottrina del Non-s (antman), secondo cui non si pu morire perch non si mai nati. Antman la "via di mezzo" tra gli estremi di eternalismo (il s sopravvive alla morte) e nichilismo (il s distrutto alla morte). Il Buddismo risolve il problema di vita e morte destrutturandole. L'evaporazione di questo modo di pensare dualistico rivela ci che precedente ad esso. Ci sono molti nomi per questo "precedente", ma sicuramente significativo che uno dei pi comune "il Non-nato". Nel Canone Pali, vi sono forse le due pi famose descrizioni del nirva, entrambe riferentesi a questo "Non-nato", in cui: "n

questo mondo n l'altro, n venire, n andare, e n stare, n nascita, n morte, e n vi si trovano oggetti sensoriali". "Vi , o monaci, un non-nato, un non-venuto, un non-creato, un noncondizionato; Se, o monaci, qui non ci fosse questo non-nato, nonvenuto, non-creato, non-condizionato, qui non vi sarebbe scampo dalla nascita, dal divenire, dal creare, e dal condizionato. Ma, poich c' un non-nato, (ecc.), ... quindi vi scampo dal nascere, (ecc.) ... [26]. Simili dichiarazioni sono comuni in scritture e commenti Mahyna. Il termine pi importante nel Mahyna nyat, "vacuit", e gli aggettivi pi usati per spiegare cos nyat sono: "non-nato", "increato" e "non-prodotto". La pi nota scrittura Mahyna, il laconico Sutra del Cuore, spiega che tutte le cose sono nya (vuote) perch sono "non create, non annientate, non impure, e non pure, non aumentano e non diminuiscono". Ad esso fa eco Ngrjuna nella prefazione al suo testo sacroMlamadhyamikakrik, il quale fa uso di otto negazioni per descrivere la vera natura delle cose: "esse non muoiono e non nascono, non cessano di essere e non sono eterne, non sono uguali e non sono diverse, non vengono e non vanno". Andando dallIndia alla Cina, nel "Canto dellIlluminazione" di Yung-Chia, un discepolo di Hui-Neng, il sesto patriarca Ch'an, si legge: "Da quando ho realizzato allimprovviso il Non-nato, non ho avuto pi alcun motivo di gioia o di dolore, n onori e n vergogna". "Che tutte le cose sono perfettamente risolte nel Nonnato" stata la grande realizzazione e successivamente linsegnamento centrale del maestro Zen giapponese del XVII secolo Bankei: "Quando si dimora nel proprio Non-nato, si dimora nella stessa testa del Buddha e dei patriarchi". Il Non-nato la mente-Buddha, e questa mente-di- Buddha al di l di vita e morte [27].Questi passaggi (e molti altri potrebbero essere aggiunti) sono importanti perch, anche se pu non essere chiaro a che cosa il "Non-nato" si riferisca, in ogni caso una esperienza immediata che viene descritta (o almeno dichiarata), anzich una congettura filosofica circa la natura della realt. Per un caso che combina esperienza personale con intuizione filosofica, ci rivolgiamo al Giappone, soprattutto al maestro e filosofo Zen, Dogen. "Il dualismo tra la vita e la morte, per il Buddismo solo un esempio

di un problema pi generale, che il pensiero dualistico. Perch il modo di pensare dualistico un problema? Noi distinguiamo tra il bene e il male, tra successo e fallimento, tra la vita e la morte, e cos via, perch noi desideriamo mantenere l'uno e respingere l'altro. Ma non si pu avere l'uno senza l'altro, perch le due cose sono interdipendenti: affermandone una met se ne sostiene anche laltra. Vivere una vita "pura", richiede perci laver a che fare con limpurit, e la nostra speranza per il successo sar proporzionale alla nostra paura di fallire. Noi discriminiamo tra la vita e la morte, al fine di affermare la prima e negare l'altra e, come abbiamo visto, la nostra tragedia sta nel paradosso che questi due opposti sono invece interdipendenti: non c' vita senza morte e - ci che pi probabile osservare - non c' morte senza vita. Ci significa che il nostro problema non la morte, ma il vivere-e-morire". In questione, vi sono i limiti del S come entit simboleggiata. Vi un chiaro senso del rapporto tra la consapevolezza della morte e un S delimitato. Il secondo impossibile senza la prima. Perfino prima dellinquietante sillogismo: "Se la morte esiste, allora io morir", ce n' uno precedente: "Dal momento che 'Io' sono nato e morir, Io 'devo' esistere".Se possiamo realizzare che non vi un delineato Ego-s che vivo ora, il problema della vita e della morte risolto. E tale l'obiettivo Buddista: l'esperienza di ci che non pu morire, perch non mai nato. Se la nostra mente ha creato questo dualismo, essa dovrebbe essere in grado di farlo svanire o destrutturarlo. Questo non un deviante trucco intellettuale che pretende di risolvere logicamente il problema, lasciandoci per la nostra angoscia profonda come prima. Gli esempi di cui sopra rendono chiaro che noi stiamo riferendoci ad una esperienza, non ad una qualche comprensione concettuale. Pu non essere una coincidenza che le scritture del Mahayana sulla praj~naparamita sottolineano anche ripetutamente che in realt non ci sono esseri senzienti

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