Sei sulla pagina 1di 16

Newsletter

In attesa di tempi migliori

N 74 Novembre 2013

Trifir & Partners Avvocati

Il Legislatore, nel tripudio di leggi e leggine avvallate negli ultimi anni, non ha considerato di intervenire sullart. 2103 c.c., che la norma intorno alla quale ruota la mobilit nellambito dellazienda e non solo. Lart. 2103 c.c., infatti, stabilisce il principio della immodicabilit in peius delle mansioni e della irriducibilit della retribuzione, prevedendo che il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali stato assunto oppure a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione delle retribuzioni e che ogni patto contrario nullo. Da qui, peraltro, molta conittualit. Il Legislatore ha previsto alcune ipotesi di deroga alla suddetta norma, ma sono casi del tutto eccezionali che riguardano i lavoratori divenuti inabili allo svolgimento delle proprie mansioni o la lavoratrice in gravidanza, oppure richiedono la stipula di accordi sindacali nel corso di procedure di mobilit. In pari tempo, anche la giurisprudenza formatasi sullart. 2103 c.c. non sembra risolutiva. Va, infatti, consolidandosi un orientamento che ritiene ammissibile il c.d. patto di demansionamento quale extrema ratio al licenziamento, cos come la riducibilit della retribuzione (attraverso, ad esempio, la riduzione delle mansioni oppure la rinuncia al superminimo) nei limiti dei minimi retributivi di categoria previsti dai CCNL; il tema delle deroghe allart. 2103 c.c. resta, tuttavia, controverso. Sarebbe, dunque, auspicabile una modica a livello normativo dellart. 2103 c.c., che consenta espressamente a datori e lavoratori di concordare, in alternativa alla perdita del posto di lavoro, non solo lo svolgimento di mansioni inferiori, ma anche la mera riduzione della retribuzione a parit, qualitativa e quantitativa, delle mansioni, andando anche al di sotto dei minimi di categoria per i proli professionali pi elevati e, in ogni caso, prevedendosi ex lege la rinunciabilit al superminimo. Ci potrebbe rappresentare un equo contemperamento dellinteresse dellimpresa a contenere i costi, senza perdere di competitivit, e di quello dei dipendenti a conservare il posto di lavoro, senza rinunciare alla loro professionalit in attesa di tempi migliori. Salvatore Trir e Jacopo Moretti Comitato di Redazione: Francesco Autelitano, Stefano Beretta, Antonio Cazzella, Teresa Cofano, Luca DArco, Diego Meucci, Jacopo Moretti, Damiana Lesce, Luca Peron, Claudio Ponari, Vittorio Provera, Tommaso Targa, Marina Tona, Stefano Trir e Giovanna Vaglio Bianco
1

Diritto del Lavoro Attualit 2 Le Nostre Sentenze 6 Cassazione 9 Diritto Civile, Commerciale, Assicurativo Le Nostre Sentenze 10 Assicurazioni 11 Il Punto su 13 Rassegna Stampa 15 Contatti 16

N74 Novembre 2013 !

Diritto del Lavoro


LASPI spetta anche in caso di licenziamento disciplinare
A cura di Damiana Lesce

www.triro.it

Il licenziamento disciplinare costituisce una ipotesi di disoccupazione involontaria sicch, anche in tale ipotesi, spetta lindennit di disoccupazione (ASpI). Lo afferma il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, acquisito il parere della Direzione generale per le Politiche Attive e Passive per il Lavoro, con interpello n. 29/2013 del 23 ottobre 2013 rispondendo ad una istanza presentata dal Consiglio Nazionale dellOrdine dei Consulenti del Lavoro. Lart. 2 della L. n. 92/2012 ha introdotto l'Assicurazione Sociale per l'Impiego (ASpI) che ha la nalit di fornire una indennit di disoccupazione ai lavoratori colpiti da disoccupazione involontaria. Dal tenore letterale della predetta normativa, afferma il Ministero, pu evincersi che le cause di esclusione dallASpI sono tassative e riguardano: i) i casi di dimissioni (con leccezione: delle dimissioni per giusta causa e delle dimissioni intervenute durante il periodo di maternit tutelato dalla legge) e ii) i casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Ci premesso, si legge nellinterpello, non sembra potersi escludere che lindennit di che trattasi sia corrisposta anche in ipotesi di licenziamento disciplinare, cos come del resto ha inteso chiarire lIstituto previdenziale il quale intervenuto con numerose circolari (cfr. INPS circolari. n. 140/2012, 142/2012, 44/2013) per disciplinare espressamente le ipotesi di esclusione della corresponsione dellindennit in parola senza trattare lipotesi del licenziamento disciplinare. A supporto di quanto sopra, il Ministero ricorda che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 405/2001, aveva statuito in merito allopportunit che, in caso di licenziamento disciplinare, venisse corrisposta lindennit di maternit, pronunciandosi nel senso di ritenere che una sua esclusione integrasse una violazione degli artt. 31 e 37 della Costituzione in quanto alla protezione della maternit andava attribuito un rilievo superiore rispetto alla ragione del licenziamento trovando gi il fatto che ha dato causa al licenziamento (...) comunque in esso efcace sanzione. Il licenziamento disciplinare, quindi, dovrebbe essere valutato con il medesimo metodo di ragionamento adottato dalla Corte Costituzionale atteso che il licenziamento disciplinare pu essere considerato gi unadeguata risposta dellordinamento al comportamento del lavoratore e negare la corresponsione della ASpI costituirebbe unulteriore reazione sanzionatoria nei suoi confronti. Sotto diverso prolo, osserva ancora il Ministero, in primo luogo il licenziamento disciplinare non pu essere qualicato come disoccupazione volontaria. Inoltre, considerato che il Giudice potrebbe ritenere illegittimo il provvedimento, in tale caso potrebbe risultare iniquo negare la protezione assicurata dallASpI. Al riconoscimento del trattamento ASpI a favore del lavoratore segue lobbligo per il datore di lavoro di versare il contributo previsto dallart. 2, comma 31 della L. 92/2012 nell'ipotesi di licenziamento disciplinare per giusticato motivo soggettivo o per giusta causa.

N74 Novembre 2013!

Newsletter T&P
A cura di Barbara Fumai

www.triro.it

Contenzioso Inps: il ricorso amministrativo al Comitato Regionale non sospende ma interrompe i termini dellart. 22 legge 684/1981
Cos si espresso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la circolare 25 giugno 2013, recependo il principio di diritto contenuto nella sentenza della Corte Costituzionale n. 119 del 3 giugno 2013. La questione, sollevata con lordinanza del Tribunale di Brindisi del 26 ottobre 2010, riguarda la legittimit costituzionale dellart. 17, comma 3, d.lgs. 124/2004 rispetto agli artt. 3, 76, 77 e 113 Cost. nella parte in cui dispone la sospensione anzich linterruzione del termine di cui allart. 22 della legge 24 novembre 1981, n. 689, in caso di proposizione di ricorso amministrativo al Comitato regionale per i rapporti di lavoro. Tale articolo disciplina il ricorso contro gli atti di accertamento o ordinanze ingiunzioni delle Direzioni Territoriali del Lavoro, oltre che contro i verbali di accertamento degli istituti previdenziali ed assicurativi, laddove abbiano ad oggetto la sussistenza o la qualicazione dei rapporti di lavoro o lindividuazione della tipologia contrattuale in cui inquadrare le prestazioni lavorative resa dal soggetto impiegato. Il dubbio circa la legittimit costituzionale della norma in questione traeva origine dalla diversit di regime applicabile in tema di sospensione ed interruzione del predetto ricorso ex art. 17 d.lgs. 124/2004, rispetto a quello promosso ex art. 16 d.lgs. 124/2004 davanti alla Direzione Regionale del Lavoro. Tale norma disciplina i ricorsi sempre avverso le ordinanzeingiunzioni emesse dai competenti enti, ma per espressa previsione - fuori dai casi previsti dallart. ex art. 17 d.lgs. 124/2004, ovvero quando queste non abbiano ad oggetto la sussistenza o la qualicazione dei rapporti di lavoro. Prima della sentenza della Corte Costituzionale n. 119/2013, laddove si fosse impugnata lordinanza ingiunzione avanti al Comitato regionale per i rapporti di lavoro (nelle ipotesi di cui allart. 17 d.lgs. 124/2204), ci non avrebbe comportato linterruzione, ma la sola sospensione del termine di 30 giorni previsto dallart. 22 della legge 24 novembre 1981, n. 689 per la proposizione del successivo ricorso giudiziale. Di conseguenza, dal provvedimento del Comitato il predetto termine di 30 giorni non avrebbe ricominciato a decorrere ex novo ma da dove si fosse arrestato con la proposizione del ricorso amministrativo e per il residuo. Al contrario, nei casi in cui si propone ricorso avverso lordinanza ingiunzione ex art. 16 d.lgs. 124/2004, tale impugnazione comporta linterruzione implicita del termine, con leffetto che, al termine del giudizio amministrativo, il ricorrente ha lintegrale termine di cui allart. 22 legge 689/1981 per proporre il ricorso giudiziale. Era, pertanto, evidente la disparit di trattamento in ordine alla tempistica per proporre ricorso giurisdizionale, posto che, in un caso, il ricorrente al termine del giudizio benecia di un termine integrale (art. 16 d.lgs. 124/2004), nellaltro (ex art. 17 d.lgs. 124/2004), invece, il ricorrente avrebbe potuto usufruire solo del termine residuale rispetto al periodo gi trascorso nelle more della proposizione del giudizio amministrativo promosso avanti al Comitato regionale per i rapporti di lavoro. La Corte Costituzionale, chiamata dunque a pronunciarsi sul punto, rilevando una ingiusticata disomogeneit di discipline e una compressione - nellipotesi di cui allart. 17 d.lgs. 124/2004 - del diritto di difesa, ne ha dichiarato lincostituzionalit, appunto, nella parte in cui dispone la sospensione anzich linterruzione del termine di cui allart. 22 della legge 24 novembre 1981, n. 689, in caso di proposizione di ricorso amministrativo al Comitato regionale per i rapporti di lavoro.
N74 Novembre 2013! 3

Newsletter T&P

www.triro.it

Tale principio espresso dalla Corte Costituzionale in relazione ad una questione sollevata prima della modica dellart. 22 legge 689/1981 da parte dellart. 6 d.lgs. 150/2011, trova applicazione - secondo quando disposto dalla circolare in epigrafe - anche nella nuova formulazione dellarticolo, posto che il Ministero invita gli Ufci competenti a voler tener conto del principio di diritto sancito dalla Corte Costituzionale, in ordine alla equiparazione degli effetti legati alla proposizione dei ricorsi amministrativi di cui agli artt. 16 e 17 del D.lgs. 124/2004 comportanti in entrambi i casi linterruzione del termine utile a proporre il ricorso giurisdizionale ai sensi dellart. 22 della legge n. 689/1981; disponendo, inne, limpossibilit di proporre in futuro alcuna eccezione di tardivit discendente dallapplicazione della norma dichiarata incostituzionale e di abbandonare qualsiasi difesa basata sul precedente regime di calcolo dei termini per proporre il ricorso in sede giudiziaria.

Legittimit del trasferimento per incompatibilit ambientale del lavoratore disabile


A cura di Antonio Cazzella
Con la recente sentenza n. 24775 del 5 novembre 2013 la Corte di Cassazione si pronunciata sul trasferimento del lavoratore disabile, esaminando, in generale, i limiti legali sussistenti in capo al datore di lavoro in tale materia e, in particolare, la legittimit del trasferimento per incompatibilit ambientale. La norma (speciale) di riferimento lart. 33, comma 6, della legge n. 104/1992, secondo cui il lavoratore handicappato - senza il suo consenso - non pu essere trasferito in unaltra sede di lavoro. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono gi pronunciate in una fattispecie analoga, pure disciplinata dalla legge n. 104/1992, inerente il trasferimento del lavoratore che assiste una persona affetta da handicap in situazione di gravit (la legge fa riferimento al coniuge, parente o afne entro il secondo grado, ovvero, entro il terzo grado nei casi ivi espressamente indicati) e che, ai sensi di quanto previsto dallart. 33, comma 5, della citata legge n. 104/1992, non pu essere trasferito senza il suo consenso. Infatti, con sentenza n. 16102 del 9 luglio 2009, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno precisato che, in base ad uninterpretazione costituzionalmente orientata, il diritto del genitore o del familiare lavoratore con rapporto di impiego pubblico o privato, che assista con continuit un parente o un afne nei limiti di grado previsti dalla legge - di non essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede, se, da un lato, non pu subire limitazioni in caso di mobilit connessa ad ordinarie esigenze tecnico-produttive dellazienda o della P.A., non , invece, attuabile ove sia accertata - in base ad una verica rigorosa anche in sede giurisdizionale - lincompatibilit della permanenza del lavoratore nella sede di lavoro. La sentenza in esame ha ritenuto applicabili i principi affermati dalle Sezioni Unite anche nellipotesi del trasferimento del lavoratore disabile. In particolare, la Suprema Corte ha precisato che linteresse della persona handicappata, ponendosi come limite esterno al potere datoriale di trasferimento (disciplinato dallart. 2103 cod. civ.) prevale sulle ordinarie esigenze produttive ed organizzative del datore di lavoro, ma non esclude che il medesimo interesse, pure prevalente rispetto alle predette esigenze, debba conciliarsi con altri rilevanti interessi, differenti da quelli sottesi alla ordinaria mobilit, che possono entrare in gioco nello svolgimento del rapporto di lavoro (pubblico o privato), cos come avviene in altre ipotesi di divieto di trasferimento previste dallordinamento, per le quali la considerazione dei principi costituzionali coinvolti pu determinare, concretamente, un limite alla prescrizione di inamovibilit (come, ad esempio, per il trasferimento dei dirigenti sindacali, ai sensi dellart. 22, comma 2, della legge n. 300/1970).
N74 Novembre 2013! 4

Newsletter T&P

www.triro.it

Inoltre, stato evidenziato che la giurisprudenza di legittimit aveva gi, ripetutamente, affermato che il trasferimento del dipendente per incompatibilit ambientale, trovando la sua ragione nello stato di disorganizzazione e di disfunzione dellunit produttiva, va ricondotto alle esigenze tecniche, organizzative e produttive di cui allart. 2103 cod. civ. (ex plurimis, Cass. 23 febbraio 2007, n. 4265 e, pi recentemente, Cass. 22 agosto 2013, n. 19425). Nel nostro caso, la Corte di Cassazione ha, quindi, rilevato che la situazione di incompatibilit ambientale (nella fattispecie, si trattava del trasferimento di una lavoratrice disabile determinato da una situazione di forte contrasto tra questultima ed i colleghi di lavoro, con rilevanti ripercussioni sul regolare svolgimento dellattivit lavorativa) si distingue dalle ordinarie esigenze di modica dellassetto organizzativo, in quanto costituisce essa stessa una causa di disorganizzazione e di disfunzione e, quindi, realizza - di per s - unesigenza di mutamento del luogo di lavoro.

N74 Novembre 2013!

Newsletter T&P
LE NOSTRE SENTENZE
LA SENTENZA DEL MESE

www.triro.it

LOBBLIGO DI REPECHAGE VA CIRCOSCRITTO ALLORGANICO DEL DATORE DI LAVORO, NON POTENDO ESTENDERSI A SOCIET COLLEGATE DELLO STESSO GRUPPO (Corte dAppello di Milano, 24 ottobre 2013)

In ipotesi di licenziamento per soppressione della posizione lavorativa, il lavoratore che contesta la violazione dellobbligo di repechage ha lonere di allegare i pretesi ruoli in cui avrebbe potuto essere utilmente ricollocato. Tale onere discende dai principi generali di buona fede e leale collaborazione processuale, e comporta il rigetto di eccezioni generiche che impediscono alla societ di formulare istanze istruttorie a prova contraria. Ci vale a fortiori allorch sia provato che, prima del licenziamento, la societ ha informato il lavoratore dellintenzione di sopprimere il posto da lui ricoperto, e gli ha manifestato la disponibilit a ricollocarlo in differenti mansioni che il medesimo ha riutato, pur dando atto della loro potenziale equivalenza rispetto a quelle da ultimo svolte. La verica sullassolvimento dellobbligo di repechage deve essere circoscritta alla reimpiegabilit aliunde del lavoratore, con riferimento al solo ambito della societ datrice di lavoro, senza poter fare riferimento a societ diverse, appartenenti allo stesso gruppo, seppur tra loro economicamente collegate. E ci vale a fortiori quando tali differenti societ sono ubicate allestero e sottoposte alla legge di un altro paese. Peraltro, se il lavoratore intende lamentare la violazione del repechage a livello di gruppo, deve prima dimostrare che le societ ad esso appartenenti, per lo meno sotto il prolo del rapporto di lavoro, costituiscono un soggetto unitario, avuto riguardo agli indici sintomatici individuati dalla Suprema Corte: a) unicit della struttura organizzativa e produttiva; b) integrazione tra le attivit esercitate dalle varie imprese e correlativo interesse comune; c) gestione del personale e coordinamento tecnico, amministrativo e nanziario tali da identicare un unico soggetto direttivo; d) utilizzazione contemporanea dei dipendenti presso diverse societ. Daltro canto, per chiedere laccertamento della pretesa unicit delle societ del gruppo, il lavoratore dovrebbe convenirle in giudizio tutte o, quanto meno, estendere il contraddittorio alla capo gruppo; non pu, invece, limitarsi ad instaurare una controversia contro la societ datrice di lavoro - da lui ritenuta tale solo formalmente - poich questultima difetta di legittimazione passiva con riferimento a domande di accertamento e di condanna riguardanti la sfera di controllo della casa madre. Inne, non sintomatico di alcun intento ritorsivo, e non comporta pertanto alcun diritto al risarcimento del danno, il licenziamento con esonero dalla prestazione lavorativa nel preavviso e pagamento della relativa indennit sostitutiva. Ci dipende dal legittimo esercizio di una facolt, da parte del datore di lavoro, specialmente quando essa prevista apertis verbis da una norma del CCNL applicato. Causa seguita da Salvatore Trir e Tommaso Targa

N74 Novembre 2013!

Newsletter T&P
ALTRE SENTENZE

www.triro.it

HA DETTO ALLAMMINISTRATORE DELEGATO CHE LE SUE DECISIONI SONO INFLUENZATE DAL CICLO MESTRUALE: IL LICENZIAMENTO LEGITTIMO (Tribunale di Brescia, 10 ottobre 2013, n. 998) Lo ha affermato il Tribunale di Brescia in una recente ed esemplare sentenza n. 998 del 10 ottobre 2013, rigettando il ricorso con cui il lavoratore aveva impugnato il licenziamento e chiesto la reintegrazione in servizio. Questo il caso. Il lavoratore, peraltro rappresentante sindacale, stato licenziato a seguito di un procedimento disciplinare in cui gli era stato contestato di aver proferito nei confronti dellAmministratore Delegato, in occasione di una riunione tra le rappresentanze sindacali e la direzione aziendale in cui si discuteva del tema della sicurezza, una frase del seguente tenore: ...allora ci coinvolga di pi cos non ci sar modo di pensare che lei prende certe decisioni perch ha le mestruazioni o in menopausa.. Il licenziamento stato impugnato e contestato sotto il prolo della sproporzione tra fatto contestato e la sanzione. Il Tribunale ha rigettato tale eccezione cos come, diversamente da quanto sostenuto dalla difesa del lavoratore, non ha ritenuto che il comportamento censurato avrebbe dovuto essere ritenuto dal datore di lavoro come superato in ragione delle scuse presentate dal dipendente in sede di giusticazioni nel corso del procedimento disciplinare. A sostegno della propria decisione, il Tribunale ha affermato, in primo luogo, che non pu sminuire la gravit della dichiarazione la situazione di tensione della riunione sindacale. Ci premesso, con queste le parole il Giudice ha censurato il comportamento addebitato al lavoratore: Loffensivit della frase che mira a colpire con volont discriminatoria il genere a cui appartiene l'amministratore delegato, non merita particolari commenti sia per il tono volgare, sia per il contenuto intrinseco. Limpertinenza e la eccentricit del riferimento gratuito alla condizione personale dell'amministrazione delegato, come condizione che verrebbe anteposta o sovrapposta al doveroso coinvolgimento sul tema della sicurezza allude - ma non pu che essere intesa in tale senso, ancora una volta - come un ingiusto e gratuito riferimento alla condizione femminile come condizione minorata nello svolgimento di incarichi di responsabilit, facendo strame con una semplice battuta, di anni di evoluzione della donna nella societ, incapace di tenere distinti la condizione personale ed i compiti di amministratore (se mestruata o se in menopausa, in ogni caso, incapace di anteporre alla condizione personale i temi aventi riessi sulla responsabilit sociale che l'amministrazione di una societ implica, compreso quello della sicurezza sui luoghi di lavoro). Il Giudice ha anche posto in rilievo che lepisodio ancor pi grave considerato sia il contesto in cui la frase stata rivolta, ossia la riunione sindacale, sia le vicende immediatamente successive: il lavoratore si era vantato della frase rivolta allamministratore delegato davanti ad altri colleghi di lavoro. Si tratta, conclude la sentenza, di episodio che per il ruolo qualicato che il lavoratore rivestiva allinterno dell'azienda e per il contenuto intrinseco della frase, preclude la possibilit di proseguire il rapporto lavorativo. Causa seguita da Damiana Lesce INSUSSISTENZA DEI PRESUPPOSTI PER IL RICONOSCIMENTO DELLA QUALIFICA DI DIRIGENTE E DI QUADRO (Tribunale di Milano, 25 settembre 2013) Un lavoratore subordinato (con qualica impiegatizia) ha convenuto in giudizio il proprio ex datore di lavoro al ne di ottenere il riconoscimento della qualica di dirigente, ovvero - in subordine - di quadro, unitamente alle differenze retributive. La pretesa stata motivata dal ricorrente con lo svolgimento di attivit (quali il coordinamento di determinati ufci, dellorganizzazione dei tecnici e della sicurezza), caratterizzate dallassunzione di peculiari responsabilit.
N74 Novembre 2013! 7

Newsletter T&P

www.triro.it

Il Tribunale ha rigettato le domande, in quanto - con riferimento alla rivendicata qualica dirigenziale - il ricorrente ha completamente omesso di riportare nel proprio atto difensivo la declaratoria del C.C.N.L. applicato ai dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi e di fornire quindi elementi argomentativi (ma prima ancora, evidentemente di fatto) dai quali le mansioni svolte possano ricondursi al livello richiesto, carenza che non certamente sanabile con la mera produzione del C.C.N.L. considerato che la circostanza in esame non attiene a un mero formalismo ma ad una necessaria ed essenziale prospettazione in fatto e in diritto che, al contrario, difetta in ricorso. Quanto alla qualica di quadro, il Tribunale ha motivato linfondatezza del relativo diritto stante levidente genericit dei capitoli di prova ed ha osservato che il livello di quadro si caratterizza per la responsabilit gestionale e il contributo fornito ai ni della denizione degli obiettivi dellimpresa, elementi del pari assenti nel ricorso. Causa seguita da Stefano Beretta e Orazio Marano EVOLUZIONE DELLA GIURISPRUDENZA IN MATERIA DI INDENNIT DI CESSAZIONE RAPPORTO DI AGENZIA (Tribunale di Pescara, 20 dicembre 2012) Nel caso esaminato lagente, a seguito del recesso da parte del preponente e della liquidazione dellindennit in base ai criteri della contrattazione collettiva di settore (AEC), aveva promosso ricorso chiedendo, tipicamente, il pagamento dellindennit cessazione ex art. 1751 c.c. nel massimo previsto dalla norma (una annualit media di provvigioni). Il Tribunale adito, ripercorrendo il lunghissimo e travagliato iter interpretativo dellultimo decennio, tenuto conto sia del noto pronunciamento della Corte UE sul punto, come pure della successiva giurisprudenza della Corte di Cassazione italiana, ha ribadito che lart. 1751 c.c. prevede una serie di presupposti che condizionano per un verso linsorgenza e per altro verso la quanticazione del diritto alla indennit in essa prevista, limitandosi per questultimo prolo a ssare soltanto una soglia massima e non anche una minima, allinterno della quale la quanticazione dellindennit va compiuta nel caso concreto con criteri equitativi. In questo quadro normativo, le indennit prevista dagli AEC (indennit suppletiva di clientela e meritocratica) possono essere liquidate in alternativa a quella prevista dal citato art. 1751 c.c. ove risulti, in concreto e alla cessazione del rapporto, che siano di fatto pi favorevoli rispetto allapplicazione della normativa legale. Pertanto, ove i requisiti previsti dallart. 1751 c.c. non vengano provati dallagente (sul quale grava il relativo onere) ovvero lapplicazione della normativa legale porti ad un risultato deteriore rispetto agli AEC, allagente non spetta lindennit di cessazione ex art. 1751 c.c., bens quelle previste dagli AEC (indennit suppletiva e meritocratica), in quanto pi favorevoli per lagente medesimo. Causa seguita da Luca Peron

N74 Novembre 2013!

Newsletter T&P
A cura di Stefano Beretta e Antonio Cazzella

www.triro.it

OSSERVATORIO SULLA CASSAZIONE


LICENZIAMENTO DISCIPLINARE DEL LAVORATORE CHE REGISTRA DI NASCOSTO LE CONVERSAZIONI DEI COLLEGHI Con sentenza n. 26143 del 21 novembre 2013 la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento di un medico, che aveva registrato di nascosto brani di conversazioni tra colleghi, avvenute nello spogliatoio ed in altri locali di comune frequentazione, in violazione del loro diritto di riservatezza, utilizzandole in sede giudiziaria per supportare la denuncia di mobbing contro il primario, rispetto alla quale il pubblico ministero aveva chiesto larchiviazione. La Corte di Cassazione ha ritenuto che tale comportamento certamente suscettibile di far venir meno il vincolo duciario, stante la palese violazione del diritto di riservatezza dei colleghi ed in considerazione del fatto che questi ultimi avevano ritenuto impossibile una collaborazione a seguito dellaccaduto. LA PROCEDURA DI MOBILIT NON PU ESSERE LIMITATA AD UN SOLO STABILIMENTO PER VOLTA SE LA CRISI GLOBALE Con sentenza n. 25310 dell11 novembre 2013 la Corte di Cassazione ha affermato che, ove la crisi coinvolga tutta lazienda, non legittimo avviare una procedura di mobilit presso singole strutture operative. In particolare, la Corte di Cassazione ha rilevato che la mobilit frazionata impedisce una differente utilizzazione dei lavoratori coinvolti, che, ad esempio, potrebbero evitare la perdita del posto di lavoro accettando un trasferimento. Ci non esclude, tuttavia, il diritto del datore di lavoro di circoscrivere la procedura di mobilit ad una singola struttura produttiva, ma si deve motivare in modo adeguato la scelta che giustica il restringimento rispetto allintero complesso aziendale. LICENZIAMENTO DISCIPLINARE DEL LAVORATORE CHE DENUNCIA ALLESTERNO UN CONFLITTO DI INTERESSI DEL MANAGER Con sentenza n. 24586 del 31 ottobre 2013 la Corte di Cassazione ha ritenuto illegittimo il licenziamento di un lavoratore, che aveva divulgato allesterno lesistenza di un preteso conitto di interessi di un dirigente. In particolare, il lavoratore aveva inviato ad organi pubblici esterni una lettera-denuncia in cui evidenziava che il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dellazienda, controllata dal Comune, non si trovava in una condizione di imparzialit nello svolgimento dellincarico. Tale comportamento non ha consentito di mantenere il necessario riserbo sulla vicenda e senzaltro il lavoratore avrebbe potuto e dovuto coinvolgere i competenti organi aziendali prima di adottare tale iniziativa; tuttavia, il licenziamento risulta sproporzionato, in quanto il comportamento improprio non denota malafede e/o un intento denigratorio da parte del lavoratore.

N74 Novembre 2013!

Newsletter T&P

www.triro.it

Civile, Commerciale, Assicurativo


LE NOSTRE SENTENZE
LA PROPOSIZIONE DI DOMANDE RICONVENZIONALI PU ESSERE CONSIDERATA COME RINUNCIA IMPLICITA ALLECCEZIONE DI ARBITRATO? (Tribunale di Termini Imerese, 4 novembre 2013) In data 23 gennaio 2012 il Tribunale di Termini Imerese emetteva un decreto ingiuntivo in favore di una societ di costruzioni (subappaltatrice) nei confronti di unaltra societ (subappaltante) per il pagamento di alcune opere individuate nel contratto di subappalto stipulato tra le parti. Con atto di citazione in opposizione la societ subappaltante eccepiva, in via pregiudiziale, limproponibilit dellazione avversaria e/o comunque lincompetenza dellAutorit Giudiziaria adita, stante la presenza di clausola compromissoria nel contratto di subappalto che rimetteva ad un Collegio arbitrale, con sede a Milano, la decisione di tutte le controversie relative allinterpretazione od allesecuzione del contratto di subappalto, compresi i pagamenti. Nel merito, oltre a domandare la revoca/annullamento del decreto opposto, svolgeva domanda riconvenzionale. La societ subappaltatrice, con comparsa di costituzione e risposta, sollevava eccezioni in merito alloperativit della clausola compromissoria ed asseriva, altres, che la societ subappaltante, proponendo domanda riconvenzionale, avesse rinunciato implicitamente a far valere la clausola compromissoria. Il Tribunale adito, sul punto, ha rilevato che la proposizione di domande riconvenzionali non di per s sufciente a congurare una rinuncia alleccezione relativa allesistenza della clausola compromissoria. La parte istante, infatti, pu proporre nello stesso giudizio, in forma alternativa o subordinata, due diverse richieste tra loro incompatibili, senza che le espressioni che manifestano lintenzione di proporre domande subordinate, alternative od eventuali possano escludere di per s la richiesta di accoglimento della domanda principale. Inoltre, il Giudicante ha ritenuto che la mancata separata sottoscrizione ex art. 1341 cod.civ. della clausola compromissoria, a differenza di quanto sostenuto da controparte, non costituisse causa di inefcacia della medesima, in quanto la disciplina delle clausole vessatorie opera a tutela del contraente debole nei soli casi di contratti con condizioni generali predisposte da uno dei contraenti o di stipula mediante sottoscrizione di moduli o formulari, ipotesi non ricorrenti nel caso di specie, poich il contratto di subappalto conteneva clausole specicamente riguardanti lincarico afdato e frutto dellincontro delle volont delle parti contraenti. In conclusione, il Tribunale ha accolto leccezione pregiudiziale formulata dalla societ subappaltante, revocando il decreto ingiuntivo precedentemente emesso. Causa seguita da Francesco Autelitano e Francesco Cristiano

N74 Novembre 2013!

10

Newsletter T&P
Assicurazioni"
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
NATURA DEL DEBITO
DELLASSICURAZIONE A TITOLO DI INDENNIZZO

www.triro.it

Il debito indennitario nell'assicurazione contro gli infortuni, quando previsto un procedimento di liquidazione convenzionale per il tramite di una perizia contrattuale, si connota come debito di valore dal momento del sinistro al vericarsi della liquidazione e solo successivamente a tale momento diventa obbligazione di valuta . Ci, in quanto il debito di indennizzo dell'assicuratore, ancorch venga convenzionalmente contenuto, nella sua espressione monetaria, nei limiti di un massimale, assolve una funzione reintegrativa della perdita subita dal patrimonio dell'assicurato, e, pertanto, suscettibile di automatico adeguamento alla stregua della sopravvenuta svalutazione della moneta. (Cassazione, 7 novembre 2013, n. 25086) Le direttive europee esprimono la superiore ratio legis Europae in tema di solidariet nella materia particolare della circolazione dei veicoli, aerei e natanti, prevedendo una solidariet tra gli autori del danno e le assicurazioni. Il terzo trasportato, anche se proprietario del veicolo e contraente, ha sempre diritto al risarcimento integrale da parte dell'assicuratore. (Cassazione, 30 agosto 2013, n. 19963) L'accertamento di postumi permanenti, incidenti con una certa entit sulla capacit lavorativa specica, non comporta l'automatico obbligo del danneggiante di risarcire il danno patrimoniale, conseguenza della riduzione della capacit di guadagno - derivante dalla ridotta capacit lavorativa specica - e quindi di produzione di reddito; detto danno patrimoniale da invalidit deve perci essere accertato in concreto, attraverso la dimostrazione che il soggetto leso svolgesse o, trattandosi di persona non ancora dedita ad attivit lavorativa, presumibilmente avrebbe svolto, un'attivit produttiva di reddito. La liquidazione del danno, peraltro, non pu essere effettuata in modo automatico in base ai criteri dettati dall'art. 4 legge 26 febbraio 1977 n.39, che non comporta alcun automatismo di calcolo, ma si limita ad indicare alcuni criteri di quanticazione del danno sul presupposto della prova relativa che incombe al danneggiato e pu essere anche data in via presuntiva, purch sia certa la riduzione di capacit lavorativa specica. (Cassazione,19 novembre 2013, n. 25939)

RCA DANNI A
PERSONA TRASPORTATA

DANNI PATRIMONIALI

N74 Novembre 2013!

11

Newsletter T&P
RAPPORTI TRA GIUDIZIO
PENALE E GIUDIZIO CIVILE

www.triro.it

L'accertamento contenuto in una sentenza penale irrevocabile di assoluzione pronunciata perch il fatto non costituisce reato non ha efcacia di giudicato nel giudizio civile di danno, nel quale compete al giudice il potere di accertare autonomamente, con pienezza di cognizione, i fatti dedotti in giudizio, e di pervenire a soluzioni e qualicazioni non vincolate all'esito del processo penale. (Cassazione, 13 novembre 2013, n. 25538)

N74 Novembre 2013!

12

Newsletter T&P
IL PUNTO SU
A cura di Vittorio Provera S.R.L. SEMPLIFICATE. UN ESEMPIO DI INUTILE COMPLICAZIONE

www.triro.it

Nellarco di poco pi di un anno, il Legislatore riuscito ad introdurre, modicare ed, in parte, abrogare la disciplina concernente le cd nuove societ a responsabilit limitata: le s.r.l. semplicate (articolo 2463 bis c.c. introdotto dallart. 3 D.L. 24 gennaio 2012 n. 1) e le s.r.l. a capitale ridotto (articolo 44 D.L. 22 giugno 2012 n. 83). Si trattava, in sostanza, di varianti delle s.r.l. ordinarie con talune peculiari caratteristiche, con lo scopo di agevolare lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali. Per le s.r.l. semplicate, i Soci dovevano essere persone siche che, al momento della costituzione, non avessero compiuto i 35 anni; gli Amministratori dovevano essere scelti tra i Soci; le quote non potevano essere cedute a persone di et superiore ai 35 anni; lo Statuto doveva essere conforme ad un modello standard ministeriale (tali Societ godevano di particolari beneci scali e di esenzione di spese). Per le s.r.l. a capitale ridotto, invece, lunico presupposto era che i Soci (o lunico Socio) fossero persone siche, senza alcun requisito anagraco. Entrambe le Societ dovevano avere un capitale sociale tra un minimo di " 1,00 ed un massimo di " 9.999,00, da coprirsi con conferimenti in denaro interamente versati. Trascorso un anno, stata varata una nuova disciplina di cui allarticolo 9 D.L. 28 giugno 2013 n. 76 (convertito nella Legge 99/2013) con lo scopo di ottenere una effettiva semplicazione attraverso la fusione delle due varianti e lestensione, a tutti i soci persone siche, delle agevolazioni prima riservate alle sole s.r.l. semplicate, senza alcun riferimento allet. Quindi, dopo tale ultima riforma, sopravvive la sola s.r.l. semplicata, disciplinata dallart. 2463 bis c.c.. Attualmente, pertanto, non ha alcuna importanza il dato anagraco, n vi divieto di trasferimento di quote a favore di persone over 35 anni; parimenti stato abolito lobbligo che imponeva di nominare gli amministratori tra i Soci. Permangono le agevolazioni costituite, in sostanza, dallesenzione dagli onorari notarili, dallimposta di bollo e dai diritti camerali a fronte, tuttavia, dellobbligo di adozione dello statuto ministeriale standard, con la precisazione che le clausole del modello standard sono inderogabili. E qui abbiamo un primo intoppo. Infatti, come spesso accade nel nostro sistema, a tale ultima previsione non immediatamente seguito laggiornamento delle clausole dello Statuto tipizzato introdotto nel giugno 2012; conseguentemente si creato un contrasto tra la nuova normativa e le disposizioni sorte sotto il regime del 2012, tuttora non modicate (quindi, lo schema di statuto tipizzato contiene ancora il divieto di trasferimento delle quote a persone con et superiore ai 35 anni e lobbligo di individuare gli Amministratori tra i Soci, disposizioni abolite con il D.L. 76/2013). A prescindere da ci, il principale pregio della riforma determinato dalleliminazione di una delle varianti (la Srl a capitale ridotto) e lestensione dei beneci scali, notarili e quantaltro a tutte le persone siche, prescindendo dallet. Inoltre, si ampliato laccesso al regime di irresponsabilit dei soci, per le obbligazioni della Societ, a fronte di un capitale sociale minimo compreso tra " 1,00 ed " 9.999,00. Ovviamente permangono: la necessit dellesistenza di capitale sociale; nonch i vincoli che impongono di intervenire immediatamente qualora il rapporto tra capitale sociale e patrimonio si alteri in
N74 Novembre 2013! 13

Newsletter T&P

www.triro.it

conseguenza di perdite eccedenti un terzo. Da ci consegue che, quanto pi il capitale sociale vicino al minimo simbolico, tanto maggiore il rischio che i soci debbano immediatamente attivarsi, osservando le regole a tutela dei creditori e ricapitalizzando le societ in perdita. Nel quadro cos delineato, tuttavia, la funzione della nuova srl semplicata stata sostanzialmente circoscritta, se non del tutto eliminata, in considerazione del fatto che, sempre nel D.L. 76/2013, stata introdotta in sede conversione (art. 9 comma 15 ter) una previsione la quale, modicando la disciplina delle s.r.l. ordinarie, consente alle medesime di ssare un capitale minimo in misura inferiore a ! 10.000,00 (articolo 2463 comma 4 c.c.). In sostanza, anche per le s.r.l. ordinarie si pu ssare un capitale sociale ridotto che pu variare da " 1,00 a " 9.999,00, con conferimenti in denaro versati ai soggetti cui afdata lamministrazione. In tal caso, tuttavia, la somma da dedurre dagli utili netti per formare la riserva prevista dallart. 2430 c.c., deve essere pari almeno ad un quinto degli utili stessi, no a che la riserva non abbia raggiunto unitamente al capitale - lammontare di " 10.000,00 (la riserva pu essere utilizzata solo per imputazione al capitale e per copertura di eventuali perdite, con obbligo di reintegra art. 2463 comma 5 c.c.). La predetta modica (introdotta quasi di soppiatto) nel regime delle s.r.l. ordinarie, ha ulteriormente circoscritto la convenienza al ricorso delle s.r.l. semplicate. Infatti, tale convenienza limitata solo allipotesi di godimento delle agevolazioni scali e notarili in fase di costituzione. Per contro, le s.r.l. semplicate devono sottostare ai vincoli gi citati, quali la necessit che i soci siano tutte persone siche e ladozione di un modello di statuto tipizzato dal Ministero. cos prevedibile che gli imprenditori optino per le srl ordinarie con capitale inferiore a " 10.000,00, senza i limiti di cui sopra; con il solo obbligo di sottoporsi alla disciplina che impone la successiva patrimonializzazione della Societ, attraverso un vincolo pi stringente circa la formazione della riserva legale (appunto la destinazione di un quinto degli utili annuali a tale scopo). In conclusione, dal susseguirsi delle norme illustrate, si evince che il clamore mediatico e lenorme sforzo normativo tanto pubblicizzato nel 2012 (connessi allintroduzione di ben due modelli di s.r.l. agevolate rispetto alle srl ordinarie) si risolto esclusivamente in un ulteriore intasamento burocratico/ amministrativo, creando altres incertezze operative e conseguenti turbative (spesso onerose) nelle scelte degli imprenditori. Infatti, la riforma concernente le s.r.l. semplicate (a prescindere dal susseguirsi di disposizioni modicative) divenuta sostanzialmente superua, a fronte dellintroduzione di un semplice ulteriore comma allart. 2463 c.c. che consente di accedere al regime della responsabilit ridotta dei soci, nellambito delle s.r.l. ordinarie, con un capitale inferiore ad " 10.000,00. Quindi limpianto delle s.r.l. semplicate - che non ha, peraltro, avuto sostanziali effetti incentivanti per una ripresa economica ed imprenditoriale - rimane pi che altro una palestra per esercitazioni dottrinali e fonte di complicazione, a causa delle sovrapposizioni normative che si sono susseguite in brevissimo tempo.

N74 Novembre 2013!

14

Rassegna Stampa

Gazzetta di Parma: 19/11/2013 Upi, nuovi incentivi per chi assume giovani Newsletter Lavoro - AIDP: N34 Novembre 2013 Qual la portata attuale dellaccordo del maggio 2013 sulla rappresentanza di Giorgio Molteni Diritto24# Il Sole 24 Ore:#12/11/2013 Ha detto allAD che le sue decisioni sono inuenzate dal ciclo mestruale: licenziamento legittimo di Damiana Lesce HR On Line AIDP: N. 18 Novembre 2013 Gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato di Claudio Ponari Diritto24# Il Sole 24 Ore:#08/11/2013 LASPI spetta anche in caso di licenziamento disciplinare di Damiana Lesce Diritto24# Il Sole 24 Ore:#05/11/2013 Lobbligo di repechage va circoscritto allorganico del datore di lavoro di Salvatore Trir e Tommaso Targa Diritto24# Il Sole 24 Ore:#05/11/2013 Privacy e security di Vittorio Provera Il ltro dellappello. Torino, 2013, G. Giappichelli Editore Impugnazione di lodo arbitrale e ltro in appello a cura di Francesco Autelitano e Carlo Uccella#

Social Media
T&P su twitter Scribd YouTube ickr Pinterest Iscriviti alla Newsletter T&P
N74 Novembre 2013! 15

Contatti
Milano
20122 Milano Via San Barnaba, 32 Tel.: + 39 02 55 00 11 Fax.: + 39 02 54 60 391; + 39 02 55 185 052; + 39 02 55 013 295

Roma
00195 Roma Piazza Giuseppe Mazzini, 27 Tel.: + 39 06 3204744; + 39 06 37351176 Fax.: + 39 06 36000362

www.triro.it
triro.partners@triro.it

Torino
10121 Torino Via Raimondo Montecuccoli, 9 Tel.: + 39 011 52 10 266 Fax.: + 39 011 51 19 137

Trento
38122 Trento Via Galileo Galilei, 24 Tel.: + 39 0461 26 06 37 Fax.: + 39 0461 26 44 41

Parma
43121 Parma Strada Petrarca, 18 Tel.: + 39 #0521 23 94 65

Twitter @TriroPartners

N74 Novembre 2013!

Realizzazione Newsletter: Emanuela Zocchi


16

Potrebbero piacerti anche

  • NL T&P-v5
    NL T&P-v5
    Documento29 pagine
    NL T&P-v5
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • WP T&P Newsletter Settembre
    WP T&P Newsletter Settembre
    Documento14 pagine
    WP T&P Newsletter Settembre
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL - T&P 2
    NL - T&P 2
    Documento30 pagine
    NL - T&P 2
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P-v3
    NL T&P-v3
    Documento19 pagine
    NL T&P-v3
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P-v5
    NL T&P-v5
    Documento29 pagine
    NL T&P-v5
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • WP T&P Newsletter Settembre
    WP T&P Newsletter Settembre
    Documento14 pagine
    WP T&P Newsletter Settembre
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento11 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Newsletter Marzo - T&P
    Newsletter Marzo - T&P
    Documento20 pagine
    Newsletter Marzo - T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Highlights 2019
    Highlights 2019
    Documento30 pagine
    Highlights 2019
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Highlights 2019
    Highlights 2019
    Documento30 pagine
    Highlights 2019
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento9 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL Trifirò&Partners - Agosto 2019
    NL Trifirò&Partners - Agosto 2019
    Documento14 pagine
    NL Trifirò&Partners - Agosto 2019
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Highlights 2019
    Highlights 2019
    Documento30 pagine
    Highlights 2019
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL Trifirò&Partners - Luglio 2019
    NL Trifirò&Partners - Luglio 2019
    Documento15 pagine
    NL Trifirò&Partners - Luglio 2019
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento9 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P
    NL T&P
    Documento12 pagine
    NL T&P
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Brochure Seminario 18 Giugno 2019
    Brochure Seminario 18 Giugno 2019
    Documento4 pagine
    Brochure Seminario 18 Giugno 2019
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • NL T&P v3
    NL T&P v3
    Documento13 pagine
    NL T&P v3
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Lavoro, I Dubbi Dei Legali
    Lavoro, I Dubbi Dei Legali
    Documento4 pagine
    Lavoro, I Dubbi Dei Legali
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Statista 24
    Statista 24
    Documento1 pagina
    Statista 24
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Mestre 18 Aprile Lavoro
    Mestre 18 Aprile Lavoro
    Documento1 pagina
    Mestre 18 Aprile Lavoro
    Trifirò Partners Avvocati
    Nessuna valutazione finora
  • Il Flauto e L'arte in Alcuni Processi Economici
    Il Flauto e L'arte in Alcuni Processi Economici
    Documento71 pagine
    Il Flauto e L'arte in Alcuni Processi Economici
    salvatore
    Nessuna valutazione finora
  • Il Gioco Del Mondo
    Il Gioco Del Mondo
    Documento2 pagine
    Il Gioco Del Mondo
    Elvira Giannetti
    0% (1)
  • Canti Colaiacomo PDF
    Canti Colaiacomo PDF
    Documento90 pagine
    Canti Colaiacomo PDF
    Màvïdà Røss Mïs Pàrënts
    Nessuna valutazione finora
  • I Sei Esercizi Di Rudolf Steiner
    I Sei Esercizi Di Rudolf Steiner
    Documento3 pagine
    I Sei Esercizi Di Rudolf Steiner
    Svetlana
    100% (2)