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Frederick Rolfe

ADRIANO VII

Traduzione di Aldo Camerino Titolo originale: Hadrian VII 2013 Neri Pozza Editore

Trama

In un freddo giorno di marzo dei primi anni del Novecento, George Arthur Rose, vestito col suo prediletto abito di tela blu simile a una tuta da meccanico, si aggira come un recluso tra le pareti della sua casa londinese. Consumato da anni di speranze non soddisfatte, smarrito dinanzi alla rovina del mondo (Le antiche monarchie legittime sono dovunque in declino, e Demos pronta ad inghiottirle nelle sue fauci vili, ama dire al suo gatto, declamando D'Annunzio), vive nella povert pi assoluta, non confortata da alcuna sacerdotale parvenza di santit. George Arthur Rose un prete mancato. Per oscure ragioni - invereconde calunnie, atroci oltraggi, secondo lui, di giovinetti immaturi - stato brutalmente espulso dal Saint Andrews, il Pontificio Collegio Scozzese di Roma. Bandito dalla Chiesa cattolica, come una spina, una peste, un'ulcera corrosiva e purulenta, Rose ha reagito abbracciando di proposito la sua nefasta fama: si messo a posare a genio altero, sottile, dotto, inaccessibile. Lui, un uomo che la divina Vocazione spingerebbe a essere attivo e possente, ridotto a languire in bizzarre e stupide pose! George Arthur Rose non sa, tuttavia, che questo freddo giorno di marzo , in realt, il giorno del suo trionfo. Al suo misero cospetto appariranno tra un po' due uomini di Chiesa gravi e importanti, un vescovo robusto coi capelli scuri, e un cardinale coi capelli bianchi e l'aspetto pittoresco. Verranno a omaggiarlo come esperto conoscitore degli annali dei conclavi, gli diranno che il conclave in corso per eleggere il nuovo successore di Pietro stato misteriosamente rinviato e gli chiederanno di accettare gli ordini sacri, senz'altro indugio che quello voluto dalle leggi canoniche. Di l a poco le imperscrutabili vie della Provvidenza schiuderanno l'impensabile: dopo un'ulteriore seduta del conclave in cui l'intransigenza e l'equivalenza delle fazioni vieteranno una nomina regolare, il collegio dei Compromissari elegger sul soglio di Pietro proprio lui, George Arthur Rose, l'antico reietto, che prender il nome di Adriano VII e, pi inflessibile di Bonifacio VIII, salver l'Europa dal caos e dall'anarchia e ridisegner i confini del mondo. Pubblicato per la prima volta nel 1904, e da allora oggetto di un vero e proprio culto, Adriano VII un romanzo che, come tutte le grandi opere, si presta a infinite interpretazioni: pu essere visto come una profetica anticipazione dei totalitarismi del XX secolo, come il libro di un impudente profanatore (secondo Giorgio Manganelli la Chiesa era, per Rolfe, il luogo da profanare, dato che solo Iddio poteva dargli l'indirizzo del Diavolo), come l'estremo, meraviglioso frutto di un'esistenza eccentrica. Ripubblicata nel

centenario della morte dell'autore, l'opera svela tutta la sua sorprendente, sfrontata attualit.

In obbedienza al decreto di Urbano P. M. VIII, dichiaro di non aver intenzione di attribuire se non autorit puramente umana ai Miracoli, alle Rivelazioni, alle Grazie e ai Casi particolari ricordati in questo libro; e cos per quanto riguarda i titoli di Santi e Beati applicati a Servi di dio non ancora canonizzati: eccettuati i Casi che sono stati confermati dalla Santa Cattolica Apostolica Romana Sede, della quale mi dichiaro Figlio obbediente; e perci sottometto me stesso e tutto quanto ho scritto al suo Giudizio. XXII jul. 1904 f. r. rolfe

Prooimion

Il suo intelletto era stanco, consumato da anni di speranze non soddisfatte, di solitudine, di lavoro senza premio. Il suo corpo era quasi ridotto all'estrema debolezza dal dolore di un braccio, il decimo giorno dopo la vaccinazione. La sofferenza fisica lo offendeva come un affronto personale. Qualcuno dovr soffrire per questo, aveva detto una volta, durante lo spasimo di un mal di denti. Non ignorava le fatiche della mente; ma quando ad esse s'univa la sofferenza del corpo, si sentiva prossimo a cedere. La sua capacit di lavoro era diminuita: soltanto vedere penna e calamaio lo colmava di disgusto. Ma, poich non poteva tollerare di essere trovato in ozio, dopo colazione, come di consueto, sedette e si prov a scrivere. Abbagliato da un torrente di idee, si fermava, cercando penosamente le parole; perduto in un labirinto di parole, smarriva spesso il filo del ragionamento; di tanto in tanto, poich grande era la sua debolezza, la penna rimaneva immobile. Sedeva su di una poltroncina bassa, coperta di broccato consunto, verde e rosso cupo. Teneva posata sulle ginocchia una vecchia tavoletta da disegno della misura grande che chiamano Antiquariati, che, con la parte bassa, logorava il broccato sui braccioli della poltrona. Un gattino rossiccio, Flavio, dormiva sulla tavoletta inclinata, annidato nella piegatura del gomito sinistro di lui. Quella era la sola creatura vivente alla quale egli parlasse con affetto e cortesia. Con la mano sinistra mise in ordine i fogli del manoscritto, tenuti insieme da un fermacarte di metallo. In alto, sulla tavoletta, c'erano due di quei libri, rilegati ma non stampati, che i tipografi chiamano menab, e che parevano due dei soliti romanzi; ma egli ne aveva riempito le pagine con la sua scrittura arcaica. Il primo conteneva pensieri; ma non scelti secondo un punto di vista particolare; s frasi e opinioni, come l'accusa sofoclea: Oh empio costume e indegno di una donna; o questa frase di Gabriele d'Annunzio: Le antiche monarchie legittime sono dovunque in declino, e Demos pronta ad inghiottirle nelle sue fauci vili. Il secondo era il suo lessico personale che (come artefice di espressioni verbali) aveva compilato prendendo le parole greche dal Liddell e Scott e le latine dall 'Andrews, arricchendo il suo vocabolario inglese con semplici, ma significative formazioni, come l'aggettivo hybrist da ppiairiq, il sostantivo gingilism da gingili-smus.

Guardava sfiduciato il manoscritto. In due ore aveva buttato gi soltanto quattordici righe, e queste erano deturpate da cancellature di parole e di frasi, da sostituzioni e aggiunte. Tracci una riga dal basso in alto, da sinistra a destra, attraverso il foglio; pos la penna; alz la tavoletta, il gatto, i libri e il manoscritto dalle ginocchia, e mise ogni cosa da parte. Non poteva lavorare. Attizz il focherello che bruciava in un angolo del caminetto fuligginoso. Tremava, perch, sebbene marzo infierisse, era vestito molto leggermente, con un abito di tela blu simile a una tuta da meccanico. Aveva una maliziosa predilezione per quell'abito, da quando uno stizzoso prelato col naso rosso, desideroso di farsi beffe della povert priva dell'alone della santit, gli aveva detto, inutilmente, che pareva un napoletano. Scosse via la cenere di sigaretta che gli si era accumulata sul davanti della giacca, e prese in mano un paio di manubri a molla, ma li abbandon subito, non appena sent il dolore all'ascella sinistra. Apr il giornale, che aveva portato con s dopo colazione, e rilesse le notizie da Roma e le notizie dalla Russia. Capiva che le prime non erano che i soliti sotterfugi, di cui si servono abitualmente i giornalisti da strapazzo quando non hanno modo di essere informati dei fatti. Molte parole, e nessun significato. Il nostro inviato speciale veniva ingannato, e lo sapeva, ma non voleva confessarlo; e perci s'abbandonava alla sua fantasia. Qualche cosa stava accadendo a Roma; qualche cosa di misterioso stava accadendo a Roma. Questo si poteva dedurre dal dispaccio, ma niente di pi. Le notizie dalla Russia erano piene d'un orrore senza precedenti. Giungevano da Berlino, poich da quindici giorni non arrivavano notizie dirette dalla Russia. Come sono squisitamente orribili, disse a Flavio, e le credo assolutamente vere. Lo zar... s, c'era da aspettarsela. Ma la zarina... per quanto, se mai una donna port scritto in faccia il suo destino, era lei, povera creatura. Quei suoi terribili occhi spauriti! Quel suo viso giovane e vecchio, rigido e morbido! E quei bimbi innocenti! Che odiosa, cinica crudelt! Eppure ci sono stati presagi e avvertimenti di questa tragedia durante gli ultimi anni. Devono aver saputo che stava maturando. O forse questo un altro esempio del fatto che sono gli spettatori a rendersi meglio conto del gioco? Prese un libro dov'erano appiccicati dei ritagli di giornale, e ne sfogli le pagine. Ecco qui, Flavio, disse al gatto che dormiva, e anche qui, e anche qui. Se questi non sono avvertimenti!... Si mise a sedere, e lesse con attenzione alcuni paragrafi. L'educazione con lo knut Pietroburgo. Tutta la Russia inquieta e vi ribolle lo scontento. L'aria stessa piena di voci di rivolte da una parte e di colpi di Stato dall'altra. Corrono le pi strane dicerie su quanto accade a Kiev, a Sula, e, in

realt, in tutte le parti dell'impero, ma soprattutto a Mosca; dove, pare, mentre gli studenti e i membri delle classi pi alte vengono imprigionati a centinaia (e non pochi di essi sono deportati in Siberia), gli operai sono trattati con straordinario riguardo. Possono perfino dire quel che pensano e tenere pubbliche riunioni, senza chiedere il permesso e senza ostacolo, cosa mai accaduta prima d'ora in Russia. Anche a Pietroburgo lo stato delle cose ha un che di sinistro, e la citt completamente nelle mani della polizia e dei soldati. Le strade sono affollate di gendarmi; anche le case private sono piene di soldati; e non passa mai una settimana senza che nasca qualche disordine o senza che venga fatta una pubblica dimostrazione. In febbraio accadde una scena terribile nel teatro Nicola n, una specie di palazzo del Popolo. Durante una rappresentazione, alcuni studenti gettarono dalla galleria dei foglietti nei quali chiedevano riparazione alle ingiustizie. Il luogo era affollato di gente per la maggior parte rispettosa della legge; ma le guardie, che sono sempre pronte ad agire, entrarono nella sala e finirono col calpestare tutti quelli che trovarono sui loro passi. Fu veduto un omone schiacciare sotto i piedi con tutta calma il viso di un povero ragazzo, come se fosse stato una noce. Non si sa quanti rimasero feriti, e probabilmente non lo si sapr mai. Domenica, le cose andavano anche peggio. Durante la settimana precedente gli studenti avevano mandato ai principali quotidiani, e alla stessa polizia, l'annuncio formale che intendevano fare una dimostrazione sulla prospettiva Newski, per chiedere legale riparazione alle ingiustizie fatte loro. Tutti credevano che sarebbero state prese delle misure per impedire la riunione, e la prospettiva Newski era affollata dei soliti sfaccendati e di gente che andava a passeggio. Ma pareva che la polizia non si volesse interessare della cosa; soltanto pochi sapevano che i cortili delle grandi case vicine erano pieni di gendarmi e di soldati. Fino a mezzogiorno tutto and bene; improvvisamente, da tutte le strade laterali, non soltanto studenti, ma anche operai, cominciarono ad affluire nella Newski; e pochi minuti dopo questa era affollatissima. Nella sola piazza davanti alla cattedrale di Kasan c'erano almeno tremila dimostranti. Ad un tratto s'udirono grida sediziose, si videro sventolare bandiere rosse, furono gettate delle pietre; e allora i gendarmi si misero a galoppare tra la folla. Fu una cosa terribile, perch davano sciabolate a destra e a sinistra, colpendo anche gli spettatori, i quali non pensavano ad altro che a fuggire. Vi furono molti feriti e alcuni morti. (non ci sono due rapporti che vadano d'accordo in quanto al numero) e, durante la settimana seguente, furono operate centinaia di arresti. In seguito, sono state fatte altre dimostrazioni come questa, e altre ne saranno fatte, a qualunque costo, dichiarano gli studenti, fin che non sia abolito il regime poliziesco sotto il quale la Russia soffre.

L'annuncio della tempesta L'assassinio di Baltaicheff ha attratto l'attenzione di tutto il mondo sulle attuali condizioni della Russia, le quali sono assai peggiori che i pi non credano. I moti non si limitano ai soli studenti, sebbene siano questi a far pi rumore. La febbre rivoluzionaria ha colpito anche le classi inferiori. Come abbiamo detto ieri, cervelli e muscoli si sono uniti, e si tratta di una forza formidabile. Pi significativa di qualsiasi altra notizia, se vera, quella che d la Nette Freie Presse. Secondo questo giornale, durante le dimostrazioni nella piazza Kasan di Pietroburgo, un distaccamento di fanteria ebbe l'ordine di far fuoco sulla folla. Gli uomini rifiutarono per ben tre volte di obbedire; furono fatti rientrare in caserma, non vi fu nessuna inchiesta; mentre incidenti simili sarebbero accaduti anche altrove. Poich in Russia il servizio militare obbligatorio, l'esercito rappresenta il popolo. E quel che il popolo sente, finisce ben presto col comunicarsi all'esercito. Se non si pu avere la sicurezza che i soldati sparino, l'assolutismo finito. Un grande cataclisma pu essere pi vicino di quanto non si supponga. Segni della rivolta che cova Pietroburgo. In due distretti del governo di Poltava vi sono state rivolte di operai in seguito alle sistematiche repressioni della Piccola Russia da parte della Grande Russia. Il giornale Pridjeprowki Krai denunci per primo lo stato delle cose, e fu prontamente sospeso per otto mesi. Pietroburgo. L'assassinio del procuratore del Santo Sinodo considerato, in certo modo, un sintomo della situazione generale russa. Si dice che il castello del Duca di Meclem-burgo nella Prussia sudorientale sia stato saccheggiato e distrutto dai rivoltosi. Berlino. Oggi all'arrivo del direttissimo di Berlino a Wir-ballen, alla frontiera russa, venne arrestato un viaggiatore, e nel suo bagaglio furono trovati documenti nichilisti. Questo il terzo nichilista arrestato in due settimane. La polizia berlinese ha avuto notizia da Pietroburgo che numerosi rivoluzionari hanno lasciato la Francia. Adesso, da Berlino, essi continuano a fomentare una vigorosa agitazione contro il governo dello zar. Anche da Londra si parla di parecchi individui sospetti di attivit rivoluzionaria, ivi scoper Nella maggior parte dei casi, le autorit berlinesi non possono eseguire arresti, ma forniscono sempre complete informazioni alla Russia, in modo che i viaggiatori sospetti vengono sempre fermati quando stanno per passare la frontiera.

Verso l'anarchia La Kreuzzeitung, che eccezionalmente bene informata per quanto riguarda la Russia, esprime l'opinione che una delle immediate conseguenze del trionfo del Giappone sar una rivolta di tutti i contadini russi contro l'aristocrazia. Lo stesso giornale dichiara che agenti rivoluzionari di tendenze socialdemocratiche vanno avvelenando sistematicamente, e da gran tempo, il popolo. Torn all'Annuncio della tempesta, e rilesse il sinistro articolo. Davvero un bell'avvertimento, disse. Prima, il Pubblico Ministero assassinato a Odessa, poi, il capo della polizia segreta di Pietroburgo, poi il procuratore del Santo Sinodo, e adesso un'ecatombe, il sovrano, la famiglia reale, l'aristocrazia, il governo, la burocrazia, tutti estinti, e l'Anarchia in excelsis. Adesso la Francia pu prender fuoco in qualsiasi momento, cosa assolutamente certa. Oh, orribile. Ma siamo tutti cristiani, Flavio; e questo non che uno degli strani modi che abbiamo di amarci l'un l'altro. S'alz, e and alla finestra. Il gatto rossiccio si stir, sbadigli con convinzione, lo segu, e mise in atto un sistema di fnte e di imboscate, servendosi di una pallina da ping-pong, che era nella stanza perch ci si divertisse. L'uomo lo guardava, quasi con amore. Finalmente Flavio s'impadron della palla, la prese tra le zampe anteriori, e rimase tranquillo, con tutta la maest d'uno dei leoni di Trafalgar Square. Poi emise un piccolo gorgoglio affettuoso, fissando lento e grave sul suo amico uomo il grande, eloquente mistero d'ambra e di velluto nero dei suoi occhi. Non ebbe risposta. Flavio si alz; e dolcemente sfreg il muso sulla mano pi vicina. Caro! mormor l'uomo; e si mise il gattino sulla spalla. Scese a pianterreno. Non poteva lavorare e si sarebbe preso un po' di vacanza; e voleva un romanzo, disse alla padrona di casa, ma doveva aver letto tutti i libri che c'erano in casa, e quelli del salotto. Dopo un quarto d'ora, le ricerche presso una vicina gli fornirono un libro giallo anonimo, un libro della Braddon e uno di Edna Lyall. Per non parere scortese, li port di sopra con s; e li mise in un angolo, riservandosi di renderli dopo qualche tempo. Quel tratto saliente del suo carattere, il desiderio di non essere scortese, la sua prontezza nel diventare altruista e la sua capacit di sacrificarsi, gli avevano fatto un male incalcolabile. Il mondo infestato da innumerevoli branchi di cuccioli mal leccati e di mediocri ignoranti, i quali pare non abbiano niente di meglio da fare che ronzare intorno, per infastidire e tormentare chi vale pi di loro. Per cortesia, per gentilezza, era avvezzo a cedere; ma tuttavia tenacemente ricordava il suo primo e pi importante proposito, non lo abbandonava. Sapeva che ogni ritardo gli era nemico; eppure, invariabilmente se

ne rimaneva in disparte e tollerava chi lo faceva indugiare. E adesso, sul finire della giovent, era povero, solo; era un altruista misantropo. Torn alla sua poltrona, con un lungo sospiro d'irritazione e di stanchezza; ruppe due o tre cicche di sigaretta (perch, in quel momento, soffriva di una vera carestia di tabacco), le arrotol in una nuova cartina e accese un fiammifero. Flavio, con un indulgente miagolio di protesta, salt dalle sue ginocchia su di una sedia e si dispose a dormire. La poltrona stava proprio davanti al caminetto, che era uno dei soliti caminetti, parte di ferro e parte in muratura, delle soffitte delle case suburbane. Sopra il caminetto, sul muro grigio, era inchiodato un gran foglio di carta marrone da imballaggio. Su questo sfondo erano appuntate fotografie dell'Hermes d'Ercolano, del Sebastiano di terracotta di South Kensington, del Davide di Donatello e del realistico Davide del Verrocchio, del modello di cera del Perseo di Cellini; un ignoto Ruggero XV, pregiato come unico esemplare del raro tipo umano-felino, e il Sebastiano dell' Oxford University Dra-matic Society, nella Dodicesima notte, nell'anno 1900. Nel posto lasciato libero da queste fotografie, c'erano delle cartoline postali italiane, rappresentanti san Giovanni giovanetto di Andrea del Sarto e la Primavera di Alessandro Filipepi, una pagina d'un vecchio catalogo del Salon, coi Lottatori di Friant, una pagina di un vecchio Harper's Magazine coi Corridori di Boucher, una cromolitografia a buon mercato e graziosa che rappresentava un Atleta dalla pelle olivastra, dai capelli neri, coronato di fiori di frumento, su fondo bianco e oro; i biglietti da visita di cinque agenti letterari, e una cartolina postale con la chiara scritta: Verr precipitevolissimevolmente. Sul caminetto erano bottiglie piene d'inchiostro, pipe, una miniatura chiusa in un astuccio di marocchino, un calco del sigillo del cardinale Andrea della Valle che a Oxford, due paia di occhiali montati in argento dentro ad astucci di zigrino, quattro piccoli lingotti di rame puro, una bottiglia di gomma liquida, un libro aperto, con la copertina illustrata che mostrava Eros inginocchiato davanti a Psiche, e un misterioso gruppo di gente che faceva tuffi al chiaro di luna. La porta era a un metro a sinistra del caminetto. V'erano appesi vestiti negletti, di panno nero e di tela blu. Tra la porta e la poltrona v'era un piccolo lavandino di legno, a portata di mano dello scrittore. Il buco del lavandino che avrebbe dovuto contenere la catinella era chiuso da un rettangolo di paglia intrecciata, sul quale erano bottiglie d'inchiostro, penne, temperino, forbici, una lampada, una lattina piena di residui di sigaretta, e sedici squisiti cammei greci. In basso, era una fila di libri di consultazione. Tra il lavandino e il fuoco stava la sedia sulla quale s'era appisolato Flavio (se ci si pu

servire d'una parola tanto poco delicata per un gatto tanto delicato). A destra del caminetto c'era circa un metro e venti di parete. V'erano attaccati un disegno a matita per una Diamastigosis, un pannello a bianco e nero rappresentante il giovane Sofocle come Corago dopo Salamina, disegnato dietro a una carta dell'ammiragliato, un acquerello di Tarquinio Santacroce e Alessandro VI, due fioretti e due maschere da scherma, e un bizzarro sigillo greco-italico con un san Giorgio simile al Perseo dai piedi alati, il quale portava un mantello che pareva quello della Giarrettiera, con la scritta cpa^ dpKrjq. Sulla parete, in basso, erano rozzi mobili che sostituivano gli scaffali. Un paniere di vimini, chiuso e pieno di lettere, reggeva annate de\V American Saturday Review, dell'Author, dell' Outlook, del Salpinx, del Reynords e della Pali Mail Gazette, e un piumino per spolverare libri e carte e per punire Flavio quando diventava troppo vivace. Un altro paniere di vimini, posto su una sedia nel senso della lunghezza, sosteneva una fila di libri, manoscritti, taccuini, classici in dodicesimo di Plantin, di d'Estienne e di Maittaire, e edizioni inglesi e americane delle opere dello scrittore. Nella terza parete c'erano due piccole finestre sempre spalancate. Poi c'era un cassettone, che serviva da scriviritto. I cassetti s'aprivano verso la quarta parete. Ne pendevano fasci di lettere tenuti da fermagli di metallo. Tra il cassettone e la poltrona erano altri scaffali, fatti di panieri di vimini, posti sopra e sotto un tavolino di legno. Libri di consultazione, lessici, e una scatola di carta bianca, erano a portata della mano dello scrittore. Il piccolo cassetto del tavolino conteneva carta da lettere, buste, ceralacca e francobolli. Tutto era disposto in modo che, quando lo scrittore era seduto nella poltrona, con la tavoletta da disegno sulle ginocchia, potesse raggiungere quanto gli serviva, pur che allungasse le braccia. La soffitta era di quattro metri quadrati, bassa; e met del soffitto scendeva di sghembo. C'erano un letto da campo, un piccolo specchio, un porta asciugamano, tre paia di manubri da due, sei e dieci libbre, un paio di scarpe con le sue forme, una bottiglia di eucaliptus e uno spruzzatore. I suoi occhi, nel fare il giro della stanza, vedevano queste cose. Prese un asciugamano, e scese nella stanza da bagno a lavarsi le mani. Quando ritorn, si mise a incitare Flavio con un pezzo di spago. Il gatto non aveva voglia di giocare, e lo guard coi suoi occhi tondi, innocenti e imperscrutabili; sbadigli a lungo, e parve chiedere il permesso di ritirarsi. Si sentiva l'odore dei cibi, che veniva dalla cucina. La porta venne aperta, e poi chiusa. Mise la cicca della sigaretta in un vaso di maiolica, alla sua sinistra, per servirsene pi tardi. Comparve la domestica con la colazione: una scodella di

pane e latte. Seguendo un suo pensiero incosciente, si stir, stacc il piccolo specchio dal muro e and alla finestra. Amico caro, comment, guardando la propria immagine, una delle tue giornate cattive. Mostri tutti i tuoi anni, e anche una dozzina di pi. Andiamo, spiana la fronte corrugata. Non badare a quel solco diritto che ti rende cos severo. Spiana la fronte, apri gli occhi e mostrati sveglio. Fa' qualche cosa per irrigidire la linea tenera e sottile della tua bocca. Non ti devi lasciar andare cos. Cos vengono fuori tutte le rughe e si nota quanto i tuoi capelli siano radi. Se tu avessi le cosce un pollice pi lunghe, gli stinchi un paio di pollici pi lunghi, potresti guardar meglio la gente dall'alto in basso; ma con quell'aspetto mansueto e sottomesso (come ti prendeva in giro Luckock, ricordi?) non c' da meravigliarsi se tutti s'approfittano di te. A che serve che il tuo difficile intelletto sia chiaramente scritto sulla tua bocca difficile, se non insisti nel comportarti da uomo difficile? Coltiva l'arte di mostrare te stesso come se tu fossi sul punto di dir di no. Potrai sempre dire di s, dopo aver detto di no. Ma, se cominci col s, come fai sempre, ti vieti di dire no una sola volta. Per questo tutti ti possono ingannare. Sei troppo desideroso di cedere. Un po' di forza, andiamo. Brutto come sei, non sei n volgare n qualunque. Sta' dritto, spalanca gli occhi e sta' bene in guardia. Rimise a posto lo specchio; e di nuovo diede un'occhiata alla stanza, cercando qualche cosa da leggere; qualche cosa, quale si fosse, che non ricordasse per una lettura troppo recente. Prese su, a caso, uno dei romanzi che aveva rifiutato. S'intitolava Donovan. Ricord d'aver veduto (in una rivista, diretta da un ex commerciante di t) il ritratto della scrittrice di quel romanzo. Ricord anche di averne trovato molto antipatica la posa, il modo di darsi delle arie, e la conformazione labiale. Il suo senso della bellezza era assai pi che acuto. Pur che la sua predilezione fosse soddisfatta (amava la virt reticente ed esperta negli uomini, e un innato e delicato pudore nelle donne), la porta del suo favore s'apriva. Ma, disse tra s, lei vende i suoi libri a decine di migliaia, mentre noi vendiamo i nostri a decine di centinaia. Diamo un'occhiata al suo lavoro, e vediamo come se la cava. Mangi il pane col latte; poi seriamente, con decisione, si mise a sezionare e ad analizzare il libro. Il modo nel quale era ritratto un giovane, un anormale tipo di giovane, del tipo Sensibile-Modesto, lo disgust subito per la sua incompiutezza e la sua superficialit. L'animale umano maschio onnipresente; non difficile, per uno

scrittore attento e dotato di spirito d'osservazione, descrivere le cose come appaiono. Ma l'autrice era di sesso femminile, e perci non aveva potuto conoscere, e quindi non aveva potuto descrivere, le cose come sono. dubbio se l'Uomo abbia mai conosciuto l'intelletto della Donna. E certo che la Donna non ha mai conosciuto l'Uomo; se non in casi particolari, come, per esempio, quello dell'autrice del Tafano. Trovava abbastanza convincente l'immagine di Donovan, ma non il vero Do-novan. Il quale, nella storia eponima, era evidentemente la creazione di una buona donna, d'animo mite, che lo creava a sua immagine e somiglianza. Parecchie volte lo studioso fu sul punto di chiudere il libro, tanto si sentiva infastidito. Soltanto il pensiero di non aver niente da fare, e il desiderio di apprendere fecero s che perseverasse. Il suo carattere era logico soltanto quanto bastava per dargli il desiderio di continuare un lavoro incominciato. Cominciava molte cose, e le continuava. Spesso, l'influsso della luna lo costringeva a smettere, ma vi ritornava, invariabilmente, anche dopo lunghi anni vi ritornava; e allora, lentamente, sicuramente, finiva quel che aveva incominciato. Aveva la tenacia, la felina pertinacia del sangue inglese incorrotto. Arrotolava e fumava una sigaretta dopo l'altra. Spesso tornava indietro, e rileggeva un capitolo. Flavio miagol, chiedendo d'entrare. Lo prese sulle ginocchia, e continu a leggere, accarezzando al tempo stesso il gattino, facendogli il solletico sotto la gola, fin che si mise a far le fusa, contento. Cos pass il noioso pomeriggio di marzo. Alle cinque, la domestica gli port un vassoio, col caff nero e il pane abbrustolito. Alle sei e mezzo fece il bagno e si occup della sua persona, esecrando il dolore del braccio gonfio e la difficolt di tenerlo fuori dell'acqua. Pranz alle sette e mezzo, con una minestra, fagiolini al burro e una mela al forno. Intanto, contava gli errori di grammatica della Pali Mail Gazette. Quand'era ragazzo, un insegnante di Oxford gli aveva detto che possedeva facolt critiche tutt'altro che disprezzabili. Allora, non aveva ben capito che cosa l'insegnante intendesse dire; ma aveva coltivato quelle sue facolt. Aveva imparato, a una ben difficile scuola, le arti dello scegliere e del discriminare e l'arte di annullare l'inutile. Forse a questo era dovuto il suo completo distacco psichico dagli altri uomini. Aveva calpestato tanti vermi. E poche cose sono pi esasperanti di un uomo del quale si pu dire con verit: Quello l tra voi, e annota. Dopo il pranzo, ritorn nella sua soffitta con una tazza e il bricco del caff; e riprese la lettura. Col passare del tempo, dimentic il dolore al braccio, dimentic persino l'abituale tremebonda aspettativa dell'ultima distribuzione della posta: tanta era la sua capacit di concentrarsi. Fum sigarette e centellin caff, di quando in quando, senza badare a Flavio che ritorn da una passeggiata verso le undici, e subito si mise a dormire, ai piedi del letto. Poco

dopo mezzanotte, giunse alla fine del libro; ritorn all'ultimo capitolo e lo riesamin; e poi mise il libro da parte. S, disse, una cara, una buona donna. Il suo libro... s, il suo libro una cosa da poco, goffa, volgare... ma buono. E indicibilmente brutto, semplice e buono. Evidentemente, meglio essere buoni. E una cosa che rende... In ogni modo, deve rendere, a lungo andare. Spinse la sedia di Flavio verso il muro, vicino alla porta; le mise accanto il lavandino che era a sinistra della sua poltrona. Mise anche la poltrona contro il muro, lasciando uno spazio libero sul tappeto (il quale era del solito colore dei tappeti nelle soffitte), tra il caminetto spento e il letto. Quella era la sua palestra. Se un libro come questo rende, riflett, vuol dire che c' una quantit di gente che ama quel che buono. Perch non fare qualche cosa di simile, invece di buttare folclore e storia agli editori, che s'incolleriscono e se la prendono con noi? Che peccato che il Buono debba essere cos terribilmente grossolano. Evidentemente x KaXv e t ya&v sono tanto distinti l'uno dall'altro oggigiorno quanto ai tempi dell'Uomo dall'ampia fronte. Ancora sofismi! Perch non posso essere onesto e semplice, invece che sottile e complicato? Sono proprio come il mio gatto, che d la caccia a una pallina da ping-pong con tanta strategia e con tanta seriet come se si trattasse di un topo. Per amor del cielo, non devo cercare di ingannarmi. Va bene posare davanti al mondo, ma adesso non c' nessuno che ti veda. Spogliati, spogliati nudo, uomo. Sai benissimo che il Buono sempre ammirevole, sia grossolano o chic, e che quello che tu chiami il Bello non che materia opinabile, che vale... s, in generale, non vale pi di sei scellini e otto danari. Butt tutti i suoi vestiti sulla poltrona; prese dal mucchio i calzoni e li mise, piegati, sul porta sciugamano; si polverizz il braccio col borotalco e lo fasci con del cotone idrofilo; guard i manubri, mentre si pettinava; spruzz un po' d'eu-caliptus nella stanza; e and a letto. La grande stanchezza e il dolore lo rendevano straordinariamente nervoso. Esprimeva i suoi pensieri con esclamazioni, dopo essersi legato un fazzoletto sugli occhi, dopo essersi sgranchito le gambe, dopo aver posato la guancia destra sul guanciale: S! La bont rende, anche la semplice bont rende. Lo so, oh, lo so. L'ho sempre saputo. Dio mio, se mai mi hai voluto bene, ascoltami, ascoltami. De profundis ad Te, ad Te clamavi. Forse che non desidero essere buono, e puro, e felice? Quale desiderio ho accarezzato fin da quando ero ragazzo, se non quello di servirTi, tra i Tuoi mistici? Che altro ho mai domandato, a Te, mio Fattore?

Non mi hai dato un'occasione, una sola... una sola... Ascoltami! Come Ti posso servire? Come posso essere felice, puro, o buono, mentre mi tieni cos appartato? Oh, conosco il salmo nel quale scritto che Tu stesso scegli i tuoi devoti. Sono devoto? Ah, no; e nemmeno buono. Sono il Tuo prigioniero, e mi dibatto nelle mie catene; incatenato, impotente, assolutamente infelice. Soltanto chi buono e puro felice. Io sono puro, mio Dio, ma non sono n buono n felice. La forza che non crea nulla non forza. Ogni intelligenza deve essere attiva, possente. Sono intelligente. Tale, o mio Dio, mi hai fatto. Perci debbo essere attivo. Per mia natura, debbo agire. E languisco, aspettando l'occasione di agire. Sono sempre impotente e inattivo. Chi vuole esser buono, si sforza di fare il bene. Ma bisogna che qualcuno lo aiuti. Perci io, nella mia solitudine, sono inutile. Amici? E quali amici mi hai lasciato, che mi siano rimasti fedeli in questi dodici anni di solitudine, o mio Dio? Nessuno. Andrews mi ha tradito; Aubrey, Brander, Lan-caster, mi hanno tradito; Strages mi ha tradito ed perfido; e cos Scuttle; Fareham, Roole e Nicholas m'hanno tradito, e cos Tatham; e quell'odioso e infedele Blackcote, che m'adulava e mi gridava: 'Coraggio! Non soffrirai pi quel che hai sofferto!' e poi m'ha portato via mesi e anni di lavoro! Ah! e Lawrence, il mio caro Lawrence, anche lui mi ha tradito. Le donne? Che cosa so io delle donne? Niente.

Fiat justitia... s, c' Caerleon. Ma un vescovo molto lontano, al disopra di me; e la sua amicizia non se non degnazione; onesta, amabile, cortese, ma degnazione. Pure, mi vuol bene. Cos credo, veramente. Ma se volesse soltanto credere in me, aver fiducia in me, mostrar fede in me, avere in me una fiducia assoluta... potrei fare quel che il topo fece per il leone. Strong? Ma perch faccio il nome del mio splendido padrone? Forte di natura e Forte di nome e di condizione, Forte di corpo e di intelletto, in tutto superiore a me, conosce tutte le mie debolezze e le mie imperfezioni; , per me, tanto simile a Te quanto pu esserlo un uomo! Soltanto una grande indulgenza e urbanit da parte sua hanno permesso ch'io lo conoscessi; e soltanto quando al sole mancher splendore, soltanto allora Megaloprepes avr bisogno di me, soltanto allora, forse, Kalos Kagathos potr aver bisogno di me.

Perch, oh Dio, mi hai fatto cos strano, fuor del comune; un tale mistero per i miei simili, non 'uomo tra gli uomini' come l'altra gente? Voglio forse apparire come l'altra gente? No, no, certo no; ma, Signore Iddio, sono un tal mascalzone da meritare l'esilio? Oh, naturalmente, sono un peccatore, vile e vergognoso. Ma, Dio mio, guarda lo scempio che hai permesso facessero di me e della mia vita. In tutto questo, Tu hai uno scopo. Oh, lo devi avere, se sei, Iddio; e io so che Tu sei. Oh mio Signore, ti ringrazio. Odimi: non ho tentato, non ho faticato e sofferto? Eppure Tu non mi hai concesso soddisfazione, n guadagno, n premio, per tutte le mie fatiche. No; e hai sempre permesso che uno svergognato furfante mi derubasse, portandomi via il giusto frutto delle mie fatiche. S: so come sogno certi piaceri, certi lussi; la purezza, il candore, la freschezza e la vita di tranquillo, sano, vigoroso e sereno benessere, segreto, senza ostentazioni, che vorrei avere se potessi giungere al successo. Lo so, tutto questo. Ma Tu sai pure che non mi servirei a questo modo del successo, se lo potessi ottenere. Ho forse mai fatto uso del successo per me, e non per gli altri? No; o non potrei tollerare l'eterna, silenziosa, dolente visione della Tua Vergine Madre.

Tu sai perch desidero la libert, il potere e il denaro; per far felice poca gente, per mettere un po' a posto le cose, per renderle pi facili, per migliorare certe vite complicate le cui complicazioni mi irritano, perch anch'io sono incapace. Forse che questo male? No; giuro che il mio scopo unico e altruistico. E non voglio nemmeno averne credito. Sai bene che mi hai fatto del tutto privo della capacit di amare qualcuno, della capacit di essere amato da qualcuno. Riservato, mi hai fatto, non comunicativo. Sar sempre distaccato, lontano dagli altri. Mormorare? No. Non ho mai mormorato; e non mormorer mai. S, in verit, mi piacerebbe amare, essere amato; ma fino ad ora sono stato solo, solitario, e credo dovr continuare cos fino alla fine. Hanno paura di me, anche quando sarebbero prossimi ad amarmi. Hanno paura per certe etichette che spesso metto agli altri; hanno paura che anche a loro, un giorno, io debba mettere

un'etichetta. Oh, me lo hanno detto spesso, che non vorrebbero ch'io fossi contro di loro. A questo metter fine, oh Dio, se lo desideri. Ma invece di questo, che cosa mai far? Credo che Tu non voglia ch'io sciupi l'unica abilit che m'hai dato. E allora. Ti prego, dammene la possibilit. Debbo agire. No, non lavoro bene, adesso; non sono al mio meglio. Oh, lo so, e mi odio. Tutta la mia vita posa. In un modo o nell'altro mi sono messo a posare (o gli sciocchi mi ci hanno costretto) a strano, trascendentale, altero genio, molto sottile, molto dotto, inaccessibile: tutto quanto c' di pi stupido. Dio, Tu sai come fingo; come sciocco tutto questo; quanto poco so, in realt. E non me ne rendo forse conto anch'io? Non lo dico sempre? E allora dicono che sono modesto; io! ah! modesto! Questa la verit, in nome della mia Unica Speranza di Salvezza. Ho paura di tutti gli uomini, noti e sconosciuti, e delle donne ho un violento terrore: sebbene io dica sempre cose dure e superbe agli uni, e tutte le cose graziose e gentili e morbide alle altre, mentre scrivo senza piet degli uni e delle altre; perch ho paura di loro, ho paura; e li voglio evitare; e li voglio tenere lontani da me. Per questo poso. E per questo, anche, mi sono fatto una immagine che possano adorare, amare, o odiare, secondo che piace, o dispiace, o incute rispetto; ed essi, di solito, la odiano. Continuamente, mentre essi manifestano i loro sentimenti, io sto a guardare, come un bimbo a uno spettacolo di burattini. Oh, male, male, tutto sbagliato. Ma che cosa posso fare? Dio mio, dimmelo, in modo chiaro, s ch'io non mi possa sbagliare; dimmi chiaro quel che debbo fare... e fa' ch'io lo faccia. S'alz dal letto; prese il rosario nella tasca dei pantaloni, e torn a coricarsi. Durante la quinta meditazione, sul Ritrovamento del Signore nel Tempio, cadde addormentato. Il dottor Courtleigh e il dottor Talacryn? ripet, con il tono di domanda che avrebbe usato uno al quale Belzeb e l'arcangelo Periel fossero stati annunciati alle undici di mattina di un giorno feriale. S, rispose la domestica. Sacerdoti. Uno quel vescovo che gi stato qui. Il vescovo che gi stato qui! E... com' l'altro? Oh, molto vecchio e debole, piuttosto grasso; ma ai suoi tempi dev'essere stato un bell'uomo. Ha una cravatta rossa, sotto il colletto.

Ma... Grazie. Scendo subito. George mise da parte la tavoletta che gli serviva per scrivere e spazzol la giacca di tela azzurra, cercando di rassettarsi, mentalmente e materialmente. Flavio, mi piacerebbe sapere che cosa vuol dire questa faccenda. Vorrei che ci fosse qui Itilo a sostenermi. Se vogliono farmi del male, un giovinotto atletico e litigioso, con gli occhi da basilisco e la bocca piena di un inglese torrenziale, dovrebbe essere un'eccellente carta da giocare. Del male? Che sciocchezza! Non abbandonarti ai tuoi nervi, George. Come sai benissimo, dei rispettabili epistatai non pensano, di solito, a far del male. Non hai niente da temere. E perci mettiti una maschera; quella con l'aria di superiorit e un tantino di disdegno; e sii pronto a resistere al diavolo; e scendi subito, per vederlo fuggire. I due visitatori erano nella sala da pranzo, una stanza appartata di color scuro e anilina, troppo piena di mobili senza carattere, ma utili. Quando George entr, si alzarono in piedi.

uomini gravi e importanti, rispettivamente di pi di quaranta e di pi di settant'anni, l'uno coi capelli scuri e robusto, l'altro coi capelli bianchi, e d'aspetto pittoresco e altero. George s'avvicin al prelato pi giovane, s'inginocchi, e baci l'anello episcopale. Vostra Eminenza capir che non voglio mostrarmi irrispettoso, disse al pi vecchio, con tanta antipatia quanta se ne pu mettere in una voce umana, ma il vescovo di Caerleon mi chiama amico; e non so a che ragione posso attribuire l'onore della presenza qui di Vostra Eminenza, e non conosco il modo nel quale mi vorrete permettere di ricevervi. Spero, mister Rose, che vorrete accettare la mia benedizione insieme a quella del dottor Talacryn, rispose il cardinale arcivescovo, con voce nella quale l'alterigia lottava con la timidezza. Gli porse la mano. George la prese subito; e di nuovo s'inginocchi rispettosamente, notando che l'anello era adorno di un cammeo, invece che dello zaffiro cardinalizio. Poi invit gli ospiti a sedere. L'atmosfera gli pareva carica di un animoso odore di possibilit. Zmnts1 desidera farvi qualche domanda, cominci il giovane vescovo, e ha pensato che non vi sarebbe dispiaciuta la mia presenza, poich vi sono amico.

George guard il vescovo con un'aria che voleva essere di affezionata gratitudine; poi si volt e disse: Credevo che Vostra Eminenza fosse a Roma, al conclave. Ci sono stato fino a quindici giorni or sono; e... ma mi dicono che siete un conoscitore degli annali dei conclavi, mister Rose, e quindi vi interesser sapere che c' stato un rinvio. Perch il conclave dovr essere tenuto fuori di Roma? Oh, no davvero! Non c' bisogno di andare altrove. Gli usurpatori piemontesi ci trattano con profondo rispetto, debbo riconoscerlo. No. Semplicemente, c' stato un rinvio. Ma questo molto interessante! esclam George. Certo un fatto unico! E posso domandare... no, non mi permetter di domandare la ragione; ma cosa risaputa? Non ne ho trovato nulla nei giornali; e non parlo con nessun cattolico, ad eccezione di... No, non cosa conosciuta; e non pensiamo di dare un annuncio ufficiale, per ragioni che capirete; e che, credo, rispetterete. 1. Zmnts: questa onomatopea riproduce la pronuncia dei cattolici inglesi per Sua Eminenza.

La fiducia di Vostra Eminenza mi onora assai, gorgogli George, con l'aria di un gatto che fa le fusa. Per certe faccende, era necessaria la mia presenza in Inghilterra, continu il cardinale. Era un uomo d'et, piuttosto debole; con un che di senile, a momenti. Esitava. Inciampava. Ma, per cos dire, riusc a mantenere in piedi la conversazione soggiungendo: Questi sono tempi pieni di possibilit, mister Rose. George s'avvicin alla porta, fece entrare il gatto, che miagolava chiedendo di passare, e si rimise a sedere. Flavio si strofin alle uose cardinalizie, e poi a quelle episcopali; salt sulle ginocchia del suo amico, vi si accoccol, e rimase fermo, sebbene le sue orecchie fremessero. I prelati si scambiarono uno sguardo. Ma forse mi permetterete di non dire altro su questo argomento, e di venire subito al punto sul quale desideravo consultarvi. Adesso pareva che il cardinale avesse saltato gli ostacoli; e prosegu, con tono arciepiscopale: Di recente, mi hanno fatto ricordare, con molta energia, che un tempo foste candidato agli ordini sacri, mister Rose. So tutto quanto vi fu di spiacevole in quella parte della vostra

vita; ma soltanto da poco tempo ho compreso che voi non avete mai accettato, non vi siete mai sottomesso al verdetto contrario dei vostri superiori. Non l'ho mai accettato. Non mi sono mai sottomesso al verdetto. Non lo accetter mai. Non mi ci sottometter mai. Vorreste dirmi per quali ragioni? Dovrei dire cose molto sgradevoli, Eminenza. Non importa. Ditemi tutta la verit. Cercate di sentire che state confidandovi al vostro padre spirituale, il cui solo desiderio quello di fare giustizia... e potrei anche dire, di far giustizia all'undicesima ora. Sono incline a crederlo, poich vi siete degnato di venire da me. In verit, lo voglio credere. Ma... consigliabile rifarsi ad antiche doglianze? E desiderabile toccare ferite che si stanno cicatrizzando? E come riuscito a trovarmi Vostra Eminenza, dopo tutti questi anni? Il suo carattere felino lo rendeva carezzevole. Certo, stata cosa difficile. Eravate scomparso... Mi permetto di fare obiezione su questo punto, lo interruppe George. Vide improvvisamente che quella era la sola occasione della sua vita per dire la giusta cosa alla giusta persona; e decise di ribattere punto per punto col cardinale, prima che la morte lo chiamasse. Di fare obiezione, ripet. Non sono scomparso, e non mi sono nascosto in alcun modo. Non ho assolutamente pensato a nascondermi. Mi sono trovato abbandonato nel pi perfido modo; e ho fatto la mia strada da solo, senza mutare abitudini, senza mutare aspetto... Non intendevo dire questo, mister Rose. Sono molto lieto che Vostra Eminenza parli cos. Ma queste cose sono state dette. Sono le formule che il dispetto e l'indolenza o la stupidit adoperano per un uomo che non s' fatto vedere per un mese. A volte, sono nocive. Per me, sono offensive; e non sono persona da tollerarle. Il cardinale ingoll la pillola, e continu: Dapprima vi scrissi presso il vostro editore; e le lettere mi furono respinte senza essere state aperte, con la scritta: Rifiutata. Ci fu fatto seguendo le mie esplicite istruzioni. Alcuni anni or sono, mi fu offerta l'occasione di dividere con un taglio netto la mia vita... Volete dire... Alludo a una serie di accuse che mi calunniarono nei giornali, specialmente nei giornali cattolici, sudicia carta celtica... Precisamente. Ma perch era quella un'occasione per dividere con un taglio netto la vostra vita? Eminenza, disse George, cercando di calmarsi e proponendosi d'essere conciso e categorico, dozzine di persone che mi hanno conosciuto per tutta la vita debbono aver capito

che quegli attacchi erano calunniosi e falsi. Lo dovete aver capito anche voi. Allung una mano, l'aperse e la chiuse, come se i suoi artigli avessero dovuto uscire dal velluto, per poi ritrarsi. Eppure soltanto una persona tra tante dozzine venne ad assicurarmi della sua amicizia in quel terribile momento. Tutte le altre sputarono il loro veleno, o si leccarono le labbra, rimanendo in un untuoso silenzio. Mi lasciarono solo a sostenere i colpi, con l'eccezione di quell'uno, che non era cattolico. Se eccettuo lui, non ebbi n simpatia n conforto. Non conosco, n per averne letto, n per esperienza diretta, un caso pi atto del mio a provare la fedelt o l'infedelt degli amici. Per non fare ingiustizia a nessuno, e perch nessuno mi potesse chiamare temerario o precipitato nelle mie decisioni, aspettai due anni, due anni interi. In quel periodo di isolamento, venne da me il vescovo di Caerleon, e venne un altro cattolico, un uomo della mia professione. Poi quest'ultimo torn a tradirmi, e perci non dir altro di lui. Le donne, naturalmente, le lascio da parte. E tutti gli altri, unanimi, se ne rimasero lontani. Poi pubblicai un libro; e dissi al mio editore di rifiutare tutte le lettere che mi venissero mandate presso di lui. Era un taglio netto. Non volevo pi saperne degli amici delle ore buone, di quelli che avevano paura di starmi accanto durante le tempeste. Se, dopo quei due terribili anni, avessi ricevuto offerte di amicizia dalle mie conoscenze di un tempo, credo davvero che le avrei fulminate con le parole di san Matteo XXV. 41-43... Che cosa dicono? Avevo fame e non mi avete dato da mangiare...' e Lungi da me, maledetti, nel fuoco eterno. Avevo un vero amico, ed era protestante. In quanto alla Fede, la trovai di conforto. In quanto ai fedeli, li trovai intollerabili. Ora, il vescovo di Caerleon l'eccezione che prova la regola, poich venne a me sfidando le calunnie. Siete molto severo, mister Rose, molto severo. Sono quello che i vostri cattolici m'hanno fatto diventare. Poveretto, poveretto, mormor il cardinale. Prego Vostra Eminenza di non parlarmi con questo tono. Oggi, sdegno la vostra piet. La catastrofe completa. Non nutro rancore, e non cerco vendetta, no, e nemmeno giustizia. Mi contento di vivere la mia vita, evitando tutti i miei confratelli cattolici, o trattandoli con severa tolleranza, quando le circostanze li fanno passare sulla mia strada. Non schiaccio gli scarafaggi. E quale stato l'effetto sull'anima vostra? L'effetto sull'anima mia assolutamente orribile. In ve rit, odio tutti i cattolici e non mi fido di loro; parlo di tutti i cattolici conosciuti e ignoti, con una sola eccezione. Sono diventato un

derelitto senza guida. Ho perduto ogni fede nell'uomo, e ho perduto la capacit d'amare. E terribile! sospir il cardinale. E non c' nessuno di noi per il quale proviate dei sentimenti amichevoli? Qualche volta, voglio dire. Non si pu essere sempre in condizioni di furore, non vero? Ci debbono essere intervalli, durante i quali l'ira cede, non fosse che per stanchezza; poich lo sdegno sentimento ponderato, frutto di uno sforzo. E in questi intervalli, non vi siete mai sorpreso a pensar bene di uno dei vostri amici di un tempo? S, Eminenza, vi sono molti chierici e laici, verso i quali, strano a dirsi, il mio sdegno non cos violento. A volte desidero una riconciliazione. Ma non mi avviciner mai ad essi, ed essi non mi offrono un'occasione. Non vengono da me, come siete venuto voi. La sua voce divenne pi dolce, e un sorriso lo illumin e lo rese attraente. Ma li accogliereste con vituperi; e, naturalmente, non vogliono esporsi ad affronti. Oh, naturalmente, se il senso del dovere (per non parlare della decenza) non insegna loro a correre il rischio di un affronto... Ma non voglio dire, adesso, come li accoglierei; dir questo soltanto: dipenderebbe dal loro modo di comportarsi con me. Li tratterei com'essi mi tratterebbero. Per esempio, e si rivolse al rubicondo vescovo, ho buttato sedie e porcellane addosso a Vostra Eccellenza? No, certo, sebbene meritassi davvero le une e le altre. Yrmnts2, continu il giovane prelato, mi par di capire quel che prova mister Rose. E stato colpito con forza, ed tutto contuso. E un bimbo scottato, che ha paura del fuoco. E cosa naturale. Sono fermamente convinto che sono pi i peccati commessi contro di lui, di quelli che lui ha commesso. E sebbene mi dolga vedere che ci tiene lontani, non saprei davvero che cosa potremmo aspettarci, fino a quando non lo tratteremo come vorremmo essere trattati. E vero, vero, concesse il cardinale. 2. Yrmnts. questa onomatopea riproduce la pronuncia dei cattolici inglesi per Vostra Eminenza.

Ma peccato lo stesso, concluse il vescovo. Il cardinale pens ad alta voce: Forse non provate sentimenti di grande cortesia neppure verso di me personalmente, mister Rose.

Non provo nessun sentimento di cortesia verso Vostra Eminenza; e credo conosciate le mie ragioni. Confido di non poter mai essere accusato di mancare di riverenza verso la vostra Sacra Porpora; ma, indipendentemente da quella, l'indignazione dei ricordi lo fece irrigidire e accalorare, in verit, vi sto parlando educatamente perch siete il successore d'Agostino, di Teodoro, di Dunstano, di Anselmo, di Chi-chele e di Chichester, e perch il mio amico, il vescovo di Caerleon, ha voluto che foste mio ospite per una volta. Mio signor cardinale, io non so che cosa vogliate da me, n perch siate venuto da me; ma lasciate che vi dica che non mi prenderete in trappola servendovi delle mie parole. Voi trattate con me al modo cattolico; ed il modo sbagliato. Il solo modo per conquistarmi quello della franchezza e della leale onest; se mi volete conquistare... Bene, bene! Stavate per dirmi quel che pensate della vostra Vocazione. Prima Vostra Eminenza doveva dirmi come ha fatto a trovarmi, dopo che le vostre lettere al mio editore furono respinte. Mi rivolsi a parecchi cattolici, che, un tempo, erano stati vostri amici; e, visto che non mi potevano dir nulla, feci mandare una lettera a tutti i vescovi della mia diocesi, perch facessero un'inchiesta presso il clero. Se non il vostro nome, certo la vostra personalit doveva essere nota almeno a uno del clero, lo sapete, se eravate rimasto cattolico. Se ero rimasto cattolico! borbott George con ira sprezzante. Le persone nelle vostre condizioni, mister Rose, a volte diventano apostati. Ed precisamente perch le persone nelle mie condizioni di solito diventano apostati che mi rifiuto di fare quel che ci si aspetta da me. No. Seguir l'esempio del mio gatto, sar unico e singolare. Sarebbe troppo cortese e troppo sciocco fornire a voi cattolici quest'arma, perch ve ne serviste contro di me. No, no, Eminenza; state certo che preferir rimanere insopportabile e povero, come sono, piuttosto che apostata e ricco, come potrei diventare. Il cardinale corrug la fronte. Spero che abbiate un movente pi degno di questo! Ho detto d'essere in rivolta non contro la Fede, ma contro i fedeli. E la grazia di Dio? Oh, s'intende, la grazia di Dio, s'affrett a soggiungere, convenzionalmente, George, per mera cortesia.

La bella fronte, che s'era oscurata, si spian, e il cardinale prosegu: Non appena ebbi mandato il messaggio al clero, il dottor Talacryn mi forn l'informazione desiderata. Capisco, disse George. E continu: Desidera Vostra Eminenza che incominci? Raccontate a modo vostro, figlio caro. George accarezz il suo gattino dolcemente e rapidamente. Si costrinse a pensare intensamente, a ordinare i fatti salienti sui quali aveva meditato notte e giorno senza posa per anni; e cerc di eliminare le tracce dell'acerbit, del divorante furore che ancora gli ispiravano. Forse meglio ch'io dica a mister Rose, Eminenza, che ci siamo gi molto interessati del suo caso, disse il vescovo. Gli sar pi facile parlare quando sapr che non cerchiamo informazioni, ma che desideriamo conoscere il suo punto di vista personale. Certamente, disse George, e ringrazio sinceramente Vostra Eccellenza. Se conoscete gi i fatti, sarete in grado di controllare quel che vi racconter; non avr che da narrare i fatti secondo quel che so e credo. Comincer coi miei studi a Maryvale, dove rimasi per un anno scolastico di otto mesi, soggetto alla disciplina ecclesiastica del vescovo di Claughton, e dove fui tonsurato. Dopo quegli otto mesi, il vescovo della diocesi scrisse di non essere in grado di pensare ulteriormente al mio avvenire, perch (cito le sue parole) il verdetto dei superiori non era unanime, a favore della mia Vocazione. Questo fu per me un fulmine a ciel sereno; perch i miei quattro superiori mi avevano testimoniato, verbalmente, l'esatto contrario. Scrissi loro immediatamente, invitandoli a spiegare quella diversit d'opinione. Fu durante le vacanze estive. Il presidente mi rispose dicendo di non comprendere le parole del vescovo, e mi consigli di cambiare diocesi. M'offerse, anche, una presentazione per il vescovo di Lam-beth, nella quale dichiarava che il mio ingegno e la mia energia (cito sempre parole altrui) mi avrebbero fatto essere un ottimo prete. Il vicepresidente non volle aggiungere altro a quel che mi aveva gi detto. Era un uomo difficile da capire, che nascondeva la sua incapacit sotto una specie di austerit. Il professore di teologia dogmatica disse che non gli era mai stato chiesto di esprimere la sua opinione; e che non l'aveva mai espressa di sua volont. Il professore di teologia morale, che era il mio confessore, disse altrettanto; e, per di pi, fu il revisore della mia corrispondenza col vescovo, da allora in poi. Comprenderete le intenzioni che lo mossero a far questo. Ma non ottenni nulla. Il vescovo di Claughton non volle dare spiegazioni, non volle

ritornare sulla sua decisione, e non mi diede soddisfazione. Il vescovo di Lambeth non mi volle nemmeno vedere, perch il vescovo di Claughton mi aveva rifiutato. Questa fu la prima conoscenza che feci con la Macchina Romana, inesorabile nell'iniquit come nella giustizia. Quale fu l'opinione che vi faceste, dopo gli avvenimenti? domand il cardinale, movendo la bianca mano. Pensai che qualcuno doveva aver mentito, senza dare importanza alle sue parole; che qualcuno aveva commesso un errore grossolano; e che tutti quanti erano ben decisi a non ammettere di aver sbagliato, e a non ammettere che qualcuno avesse sbagliato, ad eccezione di me. Era stato commesso un errore; e, per mezzo di scappatoie, di pretesti, di minacce, servendosi di tutti i mezzi segreti possibili e immaginabili, l'errore doveva essere perpetuato. Se fossi stato il solito studente di seminario, sarei andato su tutte le furie e mi sarei convertito; oppure avrei accettato tranquillamente la decisione, e mi sarei messo a vendere carne di maiale o formaggi. Ma la miopia intellettuale dei miei superiori li rese incapaci di discriminare; e, allegramente, furono la rovina della mia vita. S, davvero, mi feci un'opinione; e ve l'ho detta con la massima franchezza. Volevo chiedervi se v'eravate fatto un'opinione a proposito della vostra Vocazione.

No. La mia opinione, per quanto concerneva la mia Vocazione, l'avevo fin da quando ero un ragazzo di quindici anni. Ero molto devoto, allora. Ammetto sinceramente di aver commesso delle sciocchezze dai diciassette anni ai venti; di averne fatte delle mie, se volete. Ma non ho mai abbandonato il mio Dono Divino. Lo scordai, e dissi 'Domani, come dicono sempre i cattolici. E a ventiquattr'anni ci pensai, e molto seriamente. S, la mia opinione era, ed adesso, immutata, immutabile. Continuate, disse il cardinale. Un anno dopo che avevo lasciato Maryvale, l'arcivescovo di Agneda fu persuaso da uno dei suoi sacerdoti, che aveva fatto l'universit e mi conosceva bene, a invitarmi perch mi presentassi alla sua diocesi. Ne fui lietissimo. Sua Eccellenza mi mand al collegio di St. Andrews, a Roma. Il sacerdote che mi aveva raccomandato, e il canonico Dugdale, mi assicurarono che, in compenso dei miei servigi, le spese sarebbero state sostenute dall'arcivescovo. Ma non fu

cos. Dovetti spendere pi di centoventi sterline di tasca mia. Dopo quattro mesi di collegio, fui espulso, improvvisamente e brutalmente. Non mi fu mai detto per quale ragione, non ho mai potuto pensare a una ragione che potesse giustificare un cos atroce oltraggio. Il mio arcivescovo mantenne un assoluto silenzio. Sentii dire che non avevo la Vocazione. Queste erano chiacchiere dei miei colleghi, in gran parte giovinetti immaturi, ibridi sciagurati, incapaci di sentire il ritmo d'un verso e che s'abbandonavano a nasali cacofonie. Se i miei superiori diretti avessero avuto una ragione per giustificare il loro modo di agire, e avessero osato dirla francamente, esponendola alla luce del giorno; se me l'avessero detta con franchezza, credo che li avrei disturbati assai poco. Stando le cose come stanno, naturalmente io sono una spina, una peste, uno che eccita le altrui passioni, un'ulcera corrosiva e purulenta: vous en faites votre choix. Il mio caso per me un mistero inesplicabile se non per mezzo di un'ipotesi che tenga conto del carattere del rettore del collegio di St. Andrews. Ricordo che il Marchese di Mountstuart mi lesse, nel 1886, un articolo di fondo dedicato al rettore, nello Scotsman, e che osserv poi che 'era un terribile bugiardo'. Ma forse Vostra Eminenza conosce quel reverendo.

Lo conosco bene, mister Rose, lo conosco bene. E adesso raccontatemi quel che faceste poi. M'affrettai ad offrire i miei servigi ad altri vescovi. Quando trovai tutte le porte chiuse davanti a me, decisi fermamente di non abbandonare mai il mio grado di chierico tonsurato, qualunque cosa potesse accadere; e decisi di impiegare le mie energie in un lavoro al quale mi sentissi portato, fino a quando Chi mi aveva dato la mia Vocazione si degnasse di manifestarla agli altri come l'aveva manifestata a me. Scelsi la professione di pittore. Cominciavo a farmi un nome, quando le prevaricazioni di un cattolico mi rovinarono. Tutto quanto possedevo fu inghiottito. Persino gli strumenti della mia professione mi furono sequestrati, illegalmente. Ricominciai la vita senza aver altro che il vestito che indossavo, un Libro d'Ore, e otto scellini in tasca. Ottenni da un prelato, del quale non necessario io faccia il nome, l'ordinazione di una serie di pitture per illustrare un suo progetto, a confusione degli anglicani. Vide alcuni esemplari della mia arte, fu soddisfatto della mia abilit, e mi provvide il materiale necessario a cominciare e la sala d'un gioco di birilli come studio; e, qualche settimana dopo (cito il suo segretario), cambi idea e decise di spendere il suo denaro per far costruire una cattedrale. Mi pare di non dover infastidire Vostra Eminenza con ulteriori particolari.

E assolutamente inutile, mister Rose. Non so come riuscii a mantenermi in vita fino a quando ricevetti una nuova commissione. Ricordo soltanto di aver resistito, durante il terribile inverno del 1894-95, portando sempre lo stesso leggero abito da estate. Ma non morii, e con piccoli lavori racimolati qua e l riuscii a riprendere gran parte del terreno perduto. Poi uno sciocco e degenerato prete mi chiese di fare un'altra serie di pitture. Lavorai per lui due anni, ed egli valut quel che avevo fatto millecinquecento sterline: di fatti, vendette le mie pitture per questo prezzo. Ma non mi pag. Perdetti di nuovo tutti gli utensili, tutto il mio lavoro; e mi trovai nella pi squallida miseria. Allora cominciai a scrivere; unicamente perch sentii l'imperiosa necessit di esprimermi. E avevo molte cose da dire. Vi prego di notare che non chiedevo se non di diventare un umile prete, di dir Messa per i morti. E questo mi fu negato.

Allora volli esprimere ideali belli e santi sulla tela, e ancora me lo impedirono. Debbo avere la possibilit di dire; uno sbocco per quello che il presidente di Maryvale chiam il mio 'ingegno' e la mia 'energia'. La letteratura il solo sbocco che voi cattolici mi abbiate lasciato. Prendetevela con voi stessi, non con me. Oh, s; ho moltissime cose da dire. Tacque. Il cardinale evit lo sguardo di Rose e si mise a osservare attentamente le proprie unghie ben curate, lucide come l'onice e rosee. E circa la vostra Vocazione, mister Rose, qual , adesso, la vostra opinione? George si fece forza per distaccarsi dai pensieri del passato. La mia opinione, Eminenza, come ho gi avuto l'onore di dirvi, quella che sempre stata. Vale a dire? Che ho una divina Vocazione al sacerdozio. Persistete? Eminenza, io non sono uno dei vostri irlandesi o gaelici, pieni di un fervore che dura quel che dura, pronti a cambiare dall'oggi al domani. Grazie al Signore sono inglese, sono nato nel segno del Cancro; e sono tenace, lento e sicuro. Certo che persisto. La fronte cardinalizia torn a corrugarsi. L'uomo al quale la divina Provvidenza concede una Vocazione, ha l'obbligo di attenervisi. E quel che faccio. Non me ne sono mai allontanato per un momento. Ma adesso avete raggiunto una certa fama, come scrittore.

S, vostro malgrado; e non debbo ringraziare se non me stesso. Ma questo non se non un mezzo per un mio fine. In che modo? In questo modo. Quando avr guadagnato abbastanza da poter pagare certi debiti che ho fatto per aver creduto nell'onore di certi imbroglioni arciepiscopali, episcopali e clericali, e una somma sufficiente a darmi una rendita annua piccola e sicura, me ne andr dritto a Roma e metter a posto le cose col rettore di St. Andrews. Ssss! sibil il vescovo. Il cardinale lev le mani delicate. Vostra Eminenza non deve sentirsi offesa dal satirico modo di parlare di mister Rose, s'affrett a dire il vescovo. E un uomo al quale piace far delle frasi. il suo mestiere, lo sapete. Ma sono certo che, in fondo al suo cuore, poich buono, non intende altro che cose giuste e ben fatte. Per di pi, George, voi non siete uomo da percuotere chi caduto. Monsignor Cateran fu sostituito pi di sette anni or sono. Chiedo perdono a Vostra Eminenza se ho parlato in modo inurbano; e ringrazio Vostra Eccellenza che mi ha interpretato con tanta generosit. Non sapevo che per Cateran fosse giunta l'ora di pagare. Me ne dispiace, veramente: ma sono stato ferito e punto per tanti anni, che ora, trovandomi in condizione di potermi vendicare, sono suscettibile come una vespa che abbia un pungiglione nuovo di zecca. Non ci posso far niente. Pare mi dia una gioia maliziosa far s che i miei confratelli cattolici, e specialmente i preti, sentano un dolore pungente e trasaliscano e fremano, proprio come ho fatto io, un tempo. Me ne dispiace. Volevo dire soltanto che, quando sar riuscito a diventare libero e indipendente, cercher di provarvi ancora la verit della mia Vocazione.

Avete avuto contatti col vostro vescovo, di recente? domand il cardinale. Sua Eccellenza mor poco dopo la mia espulsione dal collegio di St. Andrews. Cercai di avvicinare il suo successore, che non mi volle ascoltare; e adesso morto. Non ho mai avuto rapporti con l'arcivescovo in carica; gli ho soltanto comunicato che esisto, e che persisto; perch certo non voglio presentarmi a lui con le mani in catene. Catene? Debiti.

C' una ragione particolare, per la quale appartenete alla diocesi di Agneda? C' un certo fascino nell'idea di essere sacerdote di un'orda di orribili barbari, gli orrendi e ultimi britanni, feroci con gli stranieri. A parte questo, non ho una ragione particolare. Sono stato accettato come suddito ecclesiastico di Agneda a richiesta di mister George Semphill e per invito del defunto arcivescovo Smithson. Questo tutto. Sareste pronto ad offrire i vostri servigi a un altro vescovo, adesso? Eminenza, non sono stato io a perdere gli ateniesi; sono gli ateniesi che hanno perduto me. Vi direi questa frase in greco, se credessi che poteste capire. Quando gli ateniesi mi vorranno, non sar loro diffcile trovarmi. Ma, per dirvi la verit, trovo eccessivamente faticosi questi vescovi. Come ho detto poco fa, quando il vescovo d'Agneda si liber in silenzio dei suoi obblighi verso di me, offersi i miei servigi a una dozzina di vescovi, poco pi, poco meno, raccontando loro semplicemente la mia storia e dicendo quali erano le mie condizioni. Devono avermi giudicato sciocco, oppure un mascalzone sfacciato e pericoloso! S, s, credo che abbiano pensato proprio questo di me. Allora, ero ingenuo al punto di stupire. Non sapevo niente di quel che so adesso; e affermo solennemente di credere che quei gerarchi dall'aria di gufi siano rimasti totalmente stupefatti, perch non piagnucolavo offrendomi di far penitenza e non mi lamentavo chiedendo piet, ma avevo la vera sfrontatezza di dir loro la verit semplice e ignuda per quanto mi riguardava. La verit ignuda e disadorna una merce rara tra i cattolici, come sapete, e specialmente tra il clero. E io credo che fino a quando continueremo a scegliere la maggior parte dei nostri pastori spirituali tra la gente pi abietta, tra la schiuma della societ, l'uomo il quale, suo malgrado, dice la verit, sar sempre e recisamente condannato, come pazzo o cattivo; e come l'una e l'altra cosa insieme. Davvero, mister Rose, esclam il cardinale. S, Eminenza. Insegniamo ai bambini che vi sono bugie di tre sorte; e che la Bugia Officiosa, detta per scusare se stesso o un altro, quella che io chiamo la peggiore di tutte, soltanto un peccato veniale. Cos detto nel catechismo. Ebbene, abbastanza naturale che quei miserabili piccoli uomini, i quali, naturalmente, non possono comprendere la sottigliezza di un distinguo, diano un'indebita importanza all'abominevole parola 'soltanto'; e divengano cos i pi spregevoli tra i mentitori. Uff. Ho imparato queste cose da un ometto di nome Danielson, subito dopo il mio ritorno alla fede dei miei antenati. Ment con me. Innocente, credetti alle sue parole. Poi scopersi il suo inganno; e gli volli dimostrare l'enormit della sua colpa. 'Ebbene, signore', mi disse con una faccia

tosta incredibile, 'non se non un peccato veniale!' George, siete fuori del nostro argomento, disse il vescovo.

Sua Eminenza vorr essere indulgente. Che cosa stavo dicendo? Oh... che ne avevo abbastanza d'esser respinto dai vescovi. Giunsi a questa conclusione quando Sua Eccellenza il vescovo di Chadsee mi disse tranquillamente che nessun vescovo avrebbe mai accettato i miei servigi, se continuavo a dire la verit a proposito delle mie esperienze. Allora smisi di andare in cerca di rifiuti. E non mi propongo di ricominciare, fino a quando non sar in possesso di un libretto di assegni. Il cardinale stava guardando attraverso le foglie di una pianta esposta fuori della finestra; i suoi magnifici occhi erano assolutamente privi d'espressione. Quando la voce nervosa e volutamente dura e patetica di George tacque, rimise in fuoco la discussione con queste parole: George Arthur Rose, vi invito ad offrire a me i vostri servigi. Non sono pronto ad offrirli a Vostra Eminenza. Non siete pronto? Speravo di avervi fatto comprendere che, per quanto riguarda la mia Vocazione, sto segnando il passo, fino a quando avr guadagnato abbastanza da poter pagare i debiti fatti seguendo la mia fiducia nell'onore di un mucchio di imbroglioni arciepiscopali, episcopali e sacerdotali, oltre a una somma sufficiente a fornirmi una rendita annua piccola e certa... Continuate a parlare di queste cose, si lament il cardinale. E la sola corda che abbiate lasciata intatta al mio liuto. Vedo che siete una persona molto sensibile, mister Rose. Credo che tutto questo pensare ai torti che vi sono stati fatti vi abbia messo in testa l'idea pagana ed errata che Giovenale esprime col verso nel quale dice che la povert rende ridicolo l'uomo. Niente affatto, replic George, con tutti gli artigli pronti a graffiare. Al contrario, sono io, la vostra creatura, mio signor cardinale, e dei vostri cattolici, che faccio parere ridicola la santa Povert. Abile paradosso! E nella voce del cardinale c'era un tantino dello scherno a lui abituale.

Neppure un paradosso. Una cosa da poco, ma mia, disse con forza George, guardandolo attraverso gli occhiali del suo trisavolo, che adoperava in casa.

Bene, bene; non vi dovete preoccupare per il denaro, disse il cardinale, guardando di nuovo la finestra. La sua posa era l'indifferenza. Ma mi preoccupa. E per me una preoccupazione vitale. E mi preoccupa anche la vostra stupefacente richiesta... adesso. Perch siete venuto a cercarmi, dopo tanti anni? Precisamente, mister Rose, dopo tanti anni, come dite. Mi stato fatto osservare, e debbo dire che sono d'accordo con quel che mi hanno fatto osservare, che dovremmo considerare la vostra perseveranza durante tutti questi anni... quanti anni? Diciamo venti. Che dobbiamo considerare la vostra perseveranza durante vent'anni come la prova della vostra vera Vocazione. George si volse al gattino rossiccio, che s'era arrampicato sulle sue spalle. E perci, continu il cardinale, sono venuto qui, oggi, per chiedervi di accettare gli ordini sacri, senz'altro indugio che quello voluto dalle leggi canoniche. Risponder a questo invito entro due anni. Entro due anni? La vita incerta, mister Rose. Oggi siamo qui, e tra due anni potremmo essere nella tomba. E io sono vecchio. Lo so. Vostra Eminenza vecchio. Io, per grazia di Dio, per la virt dei miei antenati, e per le cure che ho sempre avuto per il mio corpo, sono ancora giovane; e molto pi giovane di quanto non dovrei essere, con gli anni che ho. Il vigore e la freschezza della giovent non mi sono stati conservati per nulla, per una serie di miracoli, durante vent'anni. Quando avr pubblicato altri tre libri, risponder alla vostra chiamata, ma non prima. Vi ho detto che non dev'esservi d'ostacolo la questione di denaro. S, Eminenza; e il mio vescovo mi disse la stessa cosa parecchi anni or sono. Siete sospettoso, mister Rose. Ho delle ragioni per esserlo, Eminenza.

Il cardinale alz le mani. Quel gesto univa insieme l'irritazione e la disperazione. Parve stesse per dire, col fiato mozzo: Dubitate di me? Mi sono fidato di Vostra Eminenza nel 1894, e... Si frappose il vescovo, poich l'umana e cardinalizia natura scoppi in fiamme vermiglie. George, disse, sono testimone delle parole di Sua Eminenza. E a che cosa serve? Supponiamo che io creda alle parole di Sua Eminenza! Supponiamo che tra un paio di mesi lui cambi parere, che gli vengano altre idee. E, allora, che rimedio ci sarebbe per me? In che condizioni mi troverei? E potrei citare un principe della Chiesa davanti a un tribunale secolare? E lo vorrei, se potessi? Potrei esigere che Vostra Eccellenza testimoniasse contro il suo metropolitano? E lo vorrei? E lo vorreste, voi? Mio signor cardinale, debbo parlare, e voi dovete ascoltarmi, da uomo a uomo. Voi mi offrite gli ordini sacri, con buone ragioni, con ragioni giuste e legittime, con ragioni che, lo so, presto o tardi sarebbero ammesse. Ringrazio Iddio di concedermele adesso... E mi offrite anche qualche cosa, sotto forma di denaro. Agitato com'era, s'alz all'improvviso, con suprema delusione di Flavio; e si mise ad arrotolare una sigaretta, prendendo il tabacco da alcune cicche che erano sul caminetto, in un posacarte. Se vi ho capito, offrite a me, che non voglio vivere a carico di nessuno, che non voglio accettare regali da nessuno, un regalo, una pensione... No, disse il cardinale con molta dolcezza, ma una restituzione. Oh! esclam George, mettendosi a sedere e spalancando gli occhi come il martire che, mentre i suoi carnefici pagani lo tormentavano nelle pi intime viscere, vide gli angeli, apportatori della sua ghirlanda d'amaranto. Riparazione e restituzione, ripet il cardinale. Che cosa debbo dire? George si rivolgeva al suo gatto e al vescovo. Dovete dire semplicemente sotto quale forma volete accettare quest'atto di giustizia da noi, rispose il cardinale, prendendo per s la domanda. Oh, bisogna che ci pensi. Dovete lasciarmi il tempo di pensarci. No, George, disse il vescovo. Non dovete chiedere questo. Parlate subito. Cercate di credere alla nostra sincerit, ditevi che facciamo sul serio; e che, per quanto vi riguarda, siamo nelle vostre mani. Posso dire cos, Eminenza? domand.

Certo; ci mettiamo nelle mani di mister Rose... senza riserve, ah! afferm il cardinale; e sospir, per la grande fatica. George si concentr in se stesso, e recit, pi che non parlasse, serio, deciso e dinamico. Bisogna che io abbia una dichiarazione scritta, la quale esprima il rammarico per i torti che mi sono stati fatti da Vostra Eminenza e da altri, i quali hanno seguito il vostro consiglio, il vostro comando, o il vostro esempio. Eccola qui, disse il cardinale, estraendo dalle pagine del breviario un foglio ripiegato. Sapevamo che ce l'avreste domandata. Posso aggiungere che l'ho scritta a mio nome, e anche come portavoce della Chiesa cattolica. George prese il foglio, e lo lesse attentamente due o tre volte, mentre le sue labbra sottili e sensibili tremavano un poco. Certo era una cosa molto bella. Poi disse: Ringrazio Vostra Eminenza e i miei confratelli cattolici. E gett il documento sul fuoco, che in un momento lo ridusse in cenere. Ma come! esclam il cardinale. Non mi piace conservare la prova dell'umiliazione dei miei superiori, disse George, assumendo ancora una volta il tono recitativo e didattico. Vedo, Frank, che, come dite, mister Rose sa comportarsi nobilmente, comment il cardinale. Solo di tanto in tanto, Eminenza. Non si pu sempre posare. Ma m'ero proposto da molto tempo di agire cos, se me ne aveste porto l'occasione. E ora, soggiunse, ammettete la verit dei fatti? Non possiamo negarli, mister Rose. Allora, adesso che a mia volta mi sono messo nelle vostre mani, riprendeva a recitare, mi occorre una somma di denaro (il paradosso di quel mi occorre era nel suo modo pi caratteristico) mi occorre una somma di denaro pari al valore di tutto il lavoro che ho fatto dal 1892, e che mi hanno... e che non mi stato pagato. Mi occorrono cinquemila sterline. E l'ammontare dei vostri debiti, e un compenso per le sofferenze... Non potete compensarmi per quanto ho sofferto pi che non possiate farmi amare il mio prossimo. Il piccolo ammontare dei miei debiti riguarda me e i miei creditori, e nessun altro. Se il mio lavoro mi fosse stato pagato, non avrei debiti. Quando m'avrete pagato, pagher.

Le cinquemila sterline sono vostre, mister Rose. Ma chi stato derubato... Figliolo mio! disse il cardinale. George! disse il vescovo. Derubato, Eminenza. Non conosciamo tutti il sistema cattolico di derubare Pietro per pagare Paolo? Lo ripeto: chi stato derubato, perch io possa essere pagato? Perch rifiuto di toccare un soldo che sia stato tolto dai fondi religiosi, o portato via ai fedeli innocenti. Non dovete avere di questi timori. La vostra storia ben nota a molti di noi, lo sapete; e, in questi ultimi tempi, ha preoccupato molto alcuni di noi, e questo, forse, non lo sapete. E uno che soleva dirsi vostro amico; che... s... promise di non lasciarvi affogare, e vi lasci affogare, uno che tacque quando vi furono fatti dei torti, ha voluto, ora, mettere a mia disposizione diecimila sterline, come ammenda, come una specie d'offerta per i suoi peccati. Intendo servirmene per la vostra riabilitazione, mister Rose; diciamo per la vostra liberazione. Adesso che ci siamo capiti, vi aprir un conto... avete un conto in banca?... benissimo; vi apriremo un conto, a vostro nome, da Coutts, nel tornare a Pimlico. Bisogna ch'io sappia il nome del peccatore penitente, perch almeno una ventina di persone ha detto quello che Vostra Eminenza m'ha riferito. Edward Lancaster. Lo avrei dovuto indovinare. Non se ne accorger nemmeno, non sar che una goccia del suo oceano; e credo di poter fare, con quel denaro, almeno quanto potrebbe far lui. Eminenza, salutatelo per me e ditegli che accetto cinquemila sterline, non pi. Il resto... s, lo dar a Vostra Eminenza, perch lo consegniate a sacerdoti convertiti che debbono sostenere il peso d'una moglie, o a un asilo d'artigianelli, o al vescovo di Caerleon per la sua formidabile diocesi. S, dividetelo tra loro. I prelati s'alzarono per andarsene. George s'inginocchi, e ne ricevette le benedizioni.

Vi vedremo all'arcivescovado, mister Rose? disse il cardinale dalla soglia. Se Vostra Eminenza vuol telegrafare ad Agneda, potr avere il mio trasferimento alla vostra diocesi con la posta di domattina. Sar all'arcivescovado alle sette e mezzo, per confessarmi al vescovo di Caerleon. Vostra Eminenza dice

la Messa alle otto, e io far la santa Comunione. Alle otto e mezzo sar arrivata la posta, e mi impartirete i quattro ordini minori. Allora... ebbene, allora, Eminenza, disse con un dolce sorriso. Vedete che, adesso, non voglio pi perder tempo. E intanto, far un bagno turco, e mi comprer un colletto da prete, e penser alla mia nuova... no, alla mia antica vita. Che ne dice Vostra Eminenza? domand il vescovo, mentre la logora carrozza si avviava. Lo sa Iddio! Solo Dio lo sa! rispose il cardinale. Spero... Insomma, abbiamo fatto quel che c'eravamo proposti di fare; non cos? Certo, un uomo straordinario, un uomo incomprensibile! Naturalmente non mi piace il suo paganesimo, e non mi piace la sua disinvoltura; e non mi piacciono n il suo modo di parlare, n la sua prontezza nel farla da padrone; e certo triste vedere come manca di umilt. Ci ha trattati tutti e due con poco rispetto, dovete ammetterlo, Frank. Vi ricordate come ci ha trattati; quel che ci ha detto. Gerarchi simili a gufi, per di pi! No davvero. Non credo senta nemmeno un po' di riverenza per noi due. Dopo tutto, non mi pare che ce la dovremmo essere aspettata. Ma pu essere che venga col tempo. Credete, davvero? disse il cardinale; e i quattro occhi si volsero, ad un tempo, nell'interno della carrozza; si incontrarono, e in tutti e quattro scintillava un recondito e reciproco sorriso. Da parte mia, continu il prelato pi giovane, cercher di fare ammenda per l'enorme torto che gli ho fatto trascurandolo. Non so vincere ancora il senso di sfiducia che provo verso di lui. Ma confesso che mi sento attratto da lui in modo strano. E cos raro trovare un uomo che non si periti di trattare un vescovo come un eguale. Non vi sembrato che recitasse una parte? S, veramente; credo che recitasse quasi sempre. Ma sono certo che lo sapeva. E trasparente e innocente come un bambino. Mi sembrato che tutte le sue parole pungenti fossero bell'e preparate. Le ripeteva come una lezione. Poveretto, da anni non pensa ad altro; e sono convinto, Eminenza, che la concentrazione mentale, portata, come in lui, al massimo, d una specie di potere di previsione. Credo davvero che avesse preveduto qualche cosa, e fosse ben preparato a riceverci.

Strano, disse il cardinale; il suo sguardo obliquo e altero indicava la mancanza di interesse per idee troppo lontane da lui. Ma a proposito del denaro, s' comportato molto bene, non vero? Benissimo, davvero. Ma che sciocco! Insomma, Frank, non possiamo se non pregare che vada a finir bene. E credo che riuscir. Veramente credo che riuscir. Spero e credo che in lui ci sia un fondo di santit. Forse, una specie di santit poco gradevole. Sar un uomo difficile, col suo carattere strano, e con la forza che tutti questi anni di solitudine, concentrata su un solo pensiero, gli hanno dato. Oh, non sar facile che si sottometta, siatene certo, Frank, ho veduto facce come la sua tra gli anarchici accademici. Dovremo tenerlo d'occhio, perch vorr procedere per conto suo, a suo modo; e bisogner che il suo modo sia il nostro. Non sar quello sbagliato; ma... s, sar molto difficile. Insomma... lo sa Iddio! Volete vedere se passiamo davanti a un ufficio telegrafico, Frank? Intanto, dir il breviario. Forse sarebbe meglio... Il cardinale apr il breviario, e si fece il segno della croce. George ritorn in sala da pranzo e si mise a sedere nella sedia di vimini a sdraio lasciata libera dal cardinale. Accese una sigaretta, che aveva preparato mentre discorreva. Flavio aveva preso possesso della poltrona del vescovo, che era di giunco, con comodi cuscini; e aveva una posa di molta maest, con le cosce larghe e alte, gialle come un bozzolo, la bella coda bene in vista, le zampe davanti graziosamente nascoste sotto il petto, di colore pi chiaro, e l'altero muso rivolto verso il padrone.

Una svergognata donna si mise a cantare, urlando; faceva le scale e gorgheggiava, nella casa di fronte. George progett di annullare il rumore ch'essa faceva con un immenso grammofono che, dalle sue finestre aperte, non avrebbe trasmesso altro che degli a solo di tromba. Fum la sigaretta fino all'ultimo, guardando il gatto. Poi disse: Dove siamo, Flavio? Il gatto chiuse gli occhi e mosse il capo, come se volesse dire: Qui, naturalmente. George accett il suggerimento. And in camera sua e si mise un vestito di panno nero; si fece prestare qualche sterlina dal padrone di casa; fece colazione, con pane e latte; e prese il treno per Highbury. Nell'uscire dalla stazione, e nel camminare tra la vivace e rumorosa inurbanit della Upper Street di Islington, cerc di non pensare; di mantenere inattivi i procedimenti mentali pi alti, quelli induttivi e deduttivi, le facolt di critica e di giudizio. Il suo metodo era aristotelico, poich traeva le regole generali dallo studio di numerosi particolari. Aveva molte cose cui pensare, e le teneva pronte, per il momento nel quale si

sarebbe messo a pensare. Adesso era uscito per prendere aria. E per di pi cercava di vedere chiaramente gli avvenimenti della mattinata. In quel momento il suo intelletto somigliava alla cera calda su di una tavoletta, sulla quale i fatti non segnavano se non impressioni passeggere: una ebrea obesa color magenta, con le scarpe nuove che, intorno ai tacchi stupidamente alti, avevano un filo bianco; un bimbetto, le cui narici avevano bisogno d'esser pulite, al finestrino di una diligenza; la bella gamba di un ragazzo, lunga e molto ben fatta, tesa, mentr'egli saliva in bicicletta; una suora anglicana, con la sua veste di lanetta nera, che guardava con un occhio solo la vistosa vetrina di un mereiaio; un accordatore di pianoforti, venerabile e timido, il cui braccio sinistro portava il peso d'una valigetta di strumenti: lo sguardo stanco, ansioso, doloroso, negli occhi di tutti. S'avvi, e cammin fin che non fu stanco, per un'ora e mezzo. Poco dopo era disteso bocconi nel calidarium del bagno: corpo sottile e bianco, muscoloso, bello e liscio come quello d'un ragazzo. Aveva la fronte appoggiata alle braccia incrociate, che gli coprivano gli occhi. Andava in quel luogo perch non vi era conosciuto; l'ambiente, gli inservienti e i frequentatori erano per lui degli estranei; non lo infastidiva la familiarit del trattamento, ed era certo di non trovare nessuno che conoscesse. Di tanto in tanto si rinfrescava alla doccia; ma, mentre il suo corpo riposava nell'acqua calda e ossigenata, il suo cervello lavorava facilmente, e rapidamente. Dopo due ore, fin il bagno con un lungo tuffo freddo; e se ne and, roseo e formicolante, nell'unctuarium, a fumare. E fece le seguenti annotazioni nel suo taccuino: Sono stato giusto con loro? S: ma spietato. N.B. Perch un'azione sia veramente buona e meritoria, dev'essere compiuta involontariamente e forzatamente. Che cosa ci ho guadagnato? La promessa verbale del sacerdozio, e la promessa verbale di cinquemila sterline. Mmh, mmh. E lui, che cosa ci ha guadagnato? Se onesto, s' liberato da un ascesso purulento, ha ottenuto la fedelt di un uomo che vuole essere fedele, e forse il merito di aver salvato un'anima. N.B. E il suo agire fu involontario e forzato. Perch era tanto timido? Gran parte di quel che gli dissi era gratuitamente esasperante. Perch lo ha sopportato?

Che cosa sa, che io non sappia? Che cosa so, io, ch'egli non sappia? Quali cose salienti ho dimenticato di dire, al solito? Ho detto pi del necessario? Mi sono lasciato andare, ancora una volta? E onesto? Qual il suo vero movente? Oh, perch s' umiliato cos? Non lo so. Non lo so. Non lo so. E adesso, che cosa far? Un passo avanti. Far quel che va fatto, ora. Mentre si dava il borotalco al braccio vaccinato, pens: Andare in Berners Street, e comperare una cravatta grigio ferro e due dozzine di colletti da sacerdote cattolico (con la cucitura in mezzo, se li potr trovare); e poi andare da Scott e comperare un cappello da prete. Il vestito di panno nero, bisogner che vada bene, cos com'. Se non saranno contenti della giacca, se ne dovranno contentare. E poi andr a casa, a fare l'esame di coscienza. Il vescovo chiuse a chiave la porta del salotto; prese il crocifisso che era sul caminetto e lo pos sulla tavola; baci la croce ricamata sulla piccola stola violetta che aveva portato con s, e se la mise sulle spalle. Sedette a capotavola, con la guancia sinistra rivolta al crocifisso, voltando la schiena al penitente. George s'inginocchi sul pavimento, accanto alla tavola, si fece il segno della croce, e cominci: Beneditemi, o padre, perch ho peccato. Possa il Signore essere nel tuo cuore e sulle tue labbra, s che tu possa, con veracit ed umilt, confessare i tuoi peccati, in nome del Padre, del Figliolo, e dello Spirito Santo. Amen. Confesso a Dio Onnipotente, a Maria santissima sempre Vergine, a san Michele Arcangelo, a san Giovanni Battista, ai santi apostoli Pietro e Paolo, a tutti i santi, e a te, o padre, di aver molto peccato col pensiero, con le parole e con le azioni, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Mi sono confessato l'ultima volta cinque giorni or sono; ho ricevuto l'assoluzione; ho fatto la penitenza. Da allora, ho peccato una prima volta contro il primo comandamento, perch sono

stato superstizioso e sciocco, tanto da scendere le scale con le sole calze, per essermi infilato distrattamente la scarpa sinistra prima della destra; e una seconda volta perch ho parlato con disprezzo dei ministri di Dio, e con essi medesimi. Ho peccato contro il terzo comandamento, la prima volta per aver perduto la Messa di domenica; la seconda volta per essermi distratto ad ascoltare l'accento irlandese del prete alla Messa del sabato. Ho peccato contro il quarto comandamento, la prima volta, mostrandomi impertinente con pertinacia al mio superiore; la seconda, dicendo cose che lo rattristarono... L'avete fatto apposta? In parte. Ma i suoi modi con me mi infastidivano. Perch? Avevate di che lagnarvi dei suoi modi? Si dava delle arie. Mi aveva trattato piuttosto male, veniva per riparare; mi dette ombra quella che giudicai arroganza nei suoi modi. Avevo torto. Confesso di essermi abbandonato al mio carattere, critico, intollerante, impaziente, che avrei dovuto saper vincere. Avete altro sulla coscienza, figlio mio? Molte altre cose. Confesso di aver peccato contro il sesto comandamento, una volta, continuando a leggere un epigramma dell'Antologia greca, dopo essermi accorto che era osceno. Ho peccato contro l'ottavo comandamento, una volta, raccontando una storia che diffamava un personaggio regale, ora morto. Non so se fosse vera o falsa; era una storia nota a molti, che avevo sentito raccontare, e non l'avrei dovuta ripetere. Ho peccato contro il terzo comandamento della Chiesa, una volta, mangiando del pane abbrustolito col sugo di carne, di venerd: avevo fame, e il sugo era molto buono; mangiai bene, all'ora del t, e non pranzai; dapprima, peccai senza pensarci; poi, di proposito. Digiunerete la prossima Quaresima? S, padre... Questi sono tutti peccati da me commessi e dei quali sono conscio, dalla mia ultima confessione. Vorrei anche fare una confessione generale di tutti i principali peccati della mia vita. Sono colpevole di disattenzione e di poco amore nell'adempimento degli esercizi spirituali. A volte mi riesce di concentrarmi; a volte mi lascio distrarre dalle minime cose. Il mio intelletto ha un debole per la frivolit, per la perversit. So quel che giusto, l'amo e lo ammiro; ma non mi controllo come dovrei. Dico le mie preghiere a ore irregolari. A volte, le dimentico del tutto. Quante volte, in media, per settimana? Non cos spesso; non pi di una volta al mese, credo. E cos per l'uffizio. Quale uffizio? Non avete quest'obbligo.

No, in certo modo. Ma, parecchi anni or sono, quando fui tonsurato, cominciai a dire l'uffizio divino... Avete fatto un voto? No, padre; stato un mio capriccio. Desideravo quanto possibile di arrivare al sacerdozio al pi presto; e, non appena fui fatto chierico, volli prendere le abitudini degli ecclesiastici. Scrissi le parti necessarie della liturgia su grandi fogli di carta, che attaccai alle pareti della mia stanza da letto; e li imparavo a memoria mentre mi vestivo. L'uffizio, lo dissi con una certa regolarit per circa tre anni. A volte, un brano di cattivo latino volgare, per il quale qualcuno avrebbe meritato d'essere frustato, mi urtava e lasciavo l; ma non abbandonavo la mia pratica per pi di un giorno. Le circostanze mi privarono del mio breviario; ma avevo un piccolo Libro d'Ore, e continuai a recitarlo, con l'eccezione del mattutino e delle laudi. Non era soddisfacente; e non avevo Ordo\ e, dopo un mese o due, smisi. Allora cominciai a dire il Piccolo Uffizio-, e questo d'obbligo, perch ho fatto professione nel terzo ordine francescano. V'aggiunsi l'uffizio dei morti, per aumentare il numero delle preghiere, ma non le ho dette con regolarit. E lo stesso posso dire dei miei doveri. In generale, mi confesso e comunico una volta la settimana; ma a volte non vado in chiesa nei giorni comandati. A volte perdo la Messa nei giorni festivi, per ragioni assurde. S, spesso. Di consueto, sento Messa tutti i giorni; e, quando pecco, e non la ascolto, sempre in un giorno festivo... Spiegatevi, figlio mio. Abito tra due chiese; una a mezz'ora da casa mia, l'altra, a un quarto d'ora di strada. Siete stato costretto ad abitare dove abitate? S; quanto si pu essere costretti a fare una cosa scomoda e odiosa. Non ho scelto io il luogo. Un falso amico mi ci fece andare, se ne and con certe mie carte, e mi costrinse a rimaner l a marcire... Continuate, figlio mio. Quando sono ben disposto, vado alla chiesa pi lontana. Quando mi sento pigro non vado in chiesa per niente; parlo dei giorni festivi; perch, nella chiesa pi vicina, dovrei tollerare le occhiate di disprezzo di una famiglia, orgogliosa delle sue ricchezze, che mi conosceva quand'ero agiato, e che mi guarda male, adesso, come se fosse una impertinenza frequentare una chiesa che s'adorna d'una cromolitografia donata da quella famiglia. Per di pi, non posso sopportare d'inginocchiarmi sui banchi di chiesa, come un protestante, mentre qualcuno respira vicino a me e il suo fiato cola dentro il mio colletto. So ascoltar Messa con devozione, oltre che provando un piacere estetico, in una chiesa che abbia degli angoli bui, e nella quale non vi siano banchi. Non ne ho mai veduta una nel nostro paese, nella quale mi sia riuscito di non far caso alle odiose persone e alle cattive abitudini dei fedeli, all'orribile surrogato della musica sacra, alla vistosa

insolenza del luogo, al pretensioso contegno dei sacerdoti. Queste cose mi distraggono; e, a volte, mi fanno star lontano dalla chiesa. Mi piace adorare il Signore, solo, lontano, veduto da Lui soltanto. Vedete, tra i laici sono come un pesce fuor d'acqua: perch sono un chierico, e il mio posto non al di qua, ma di l dai cancelli. Tuttavia, confesso d'essere abitualmente colpevole di trascurare il mio dovere, per ragioni che so fantastiche, sensuali, e insostenibili. Confesso di aver usato esclamazioni irriverenti, come Oh mio Dio e Dannazione. Non molto spesso... Confesso di essere imperfettamente rassegnato al Volere di Dio. Molto spesso credo di non sapere, e di non poter sapere, quale sia il Volere di Dio. In generale, seguo i miei istinti; naturalmente, non lo faccio quando so che sono peccaminosi. In generale, se lo sono, so resistere. Ma, nel far progetti per la mia vita, nelle prove, quando desidero veramente conoscere il Volere di Dio, non ho una pietra di paragone per giudicare le funzioni del mio intelletto. Non alludo al dogma. Accetto implicitamente quello della Chiesa. Mi riferisco alle piccole difficolt pratiche della vita. Anni or sono, solevo consultare il mio confessore. Non ne ebbi mai una risposta utile o che mi illuminasse, e nemmeno una risposta intelligente. C'era poco tempo, c'era molta gente che aspettava, fuori del confessionale; oppure avevo interrotto il reverendo mentre diceva l'uffizio. Mi gettava in faccia un'inutile banalit; e, naturalmente, me ne andavo via furibondo. Pi tardi, pensai che l'uomo non dovrebbe cercar d'evitare le responsabilit personali; che dovrebbe essere preparato a decidere da s e ad affrontare le conseguenze dei suoi atti. Smisi di consultare i sacerdoti, a meno che non si trattasse di cose della religione. Faccio da me, e faccio del mio meglio; e prego Dio di essere misericordioso verso i miei errori. Desidero ardentemente di fare la Sua Volont in tutto; ma, spesso, non mi riesce. Per esempio, non so tollerare il dolore, che mi fa andar sulle furie, letteralmente. Non sopporto con sottomissione i castighi. Confesso tutte le mie manchevolezze. Verso i miei genitori, mancavo di rispetto filiale. Sono stato irriverente e disobbediente verso i miei superiori. Ho discusso con essi, invece di sottomettere con ossequio la mia volont alla loro. Ho dato ad essi dei soprannomi, etichette che rimangono, che li infastidiscono, perch rivelano caratteristiche fisiche e morali delle quali non sono orgogliosi. Per esempio, ho detto che le gambe violette del rettore del mio collegio avevano la forma delle colonnine di una balaustra giacobita; e ho dato a un certo prelato domestico il soprannome di Confusionario. Non ho fatto queste cose per vera malvagit, ma per orgoglio, fiero della mia capacit di penetrazione e di percezione; o per colpevole frivolit. Confesso d'aver mancato di amore, di pazienza, di giustizia verso il mio prossimo. Questi peccati contro la legge di Dio furono originati da egoismo, da ostinazione, e dal fatuo desiderio di distinguermi.

Questo desiderio quasi sempre inconscio, o subcosciente; di rado voluto. Sono feroce, con la lingua o con la penna, entrambe pungenti. Per esempio, ho preso in giro un editore scrofoloso. Non tollero la debolezza mentale o naturale; per esempio, ho fatto venire le lacrime agli occhi a uno scolaro con le mie osservazioni, quando rifer le parole di Edoardo III a Philippa a proposito dei sei borghesi di Calais, con questa frase: 'Perdinci, non vi posso negar niente, ma vorrei che foste stata altrove. Non sono sincero; ma non in modo delittuoso, s in modo peccaminoso. Voglio dire che mi piace stupire gli altri, mostrando di essere un monumento di complessa erudizione, mentre, in realt, sono un semplicione assai sciocco. Sono ingiusto, perch sono troppo pronto a giudicare su prove insufficienti; e perch ho l'abitudine di credere tutto quello che sento dire (questo uno dei miei difetti principali); e perch racconto o ripeto storielle diffamatorie. Confesso il peccato di maldicenza. Ho raccontato storielle indecenti; non del solito tipo disgustoso, ma squisite, spiritose o difficili. E ho commesso l'ingiustizia di chiamare storielle cattoliche romane le storielle sudice, tanto comuni nei collegi e tra il clero. Se fosse necessario designarle con un nome preciso, il classico epiteto milesie andrebbe benissimo; ma non mai necessario. Non ho peccato spesso su questo punto; solo di tanto in tanto, secondo la compagnia nella quale mi sono trovato. Confesso di aver peccato contro me stesso; per esempio, non ho evitato gli agi e il lusso. Sono stato felicissimo di goderne, quando ho potuto. Sono stato meticoloso per la mia persona, nei miei gusti, nel vestire; e mi piaciuto affettare abitudini, simpatie e antipatie delicate. Non mi piace alzarmi la mattina presto; lo faccio di mala grazia. Sono esigente in fatto di cibi. Non ho mai saputo vincere la mia naturale intolleranza per la carne, specialmente per le interiora, come il fegato e il rognone. Odio il pesce per il suo abominevole fetore. Una volta, non potevo sedere a una tavola alla quale fosse servito un piatto di pesce; adesso, posso farlo, con uno sforzo di volont; ma non potrei mangiar pesce senza nausea. Non ne manger mai. Una volta, feci rivoltare lo stomaco a un signore, con un sudicio paragone che mi fu ispirato dalle ostriche che stava per mangiare... Non ho evitato le occasioni pericolose di peccare; non sono stato pronto a resistere alla tentazione. Per esempio, il mio desiderio di accrescere il mio sapere mi induce a minuziosi apprezzamenti ed analisi di tutto quello che mi interessa. Per quanto riguarda le belle arti, studio il nudo, l'anatomia umana, in generale, senza emozione che superi l'appassionata ammirazione per la bellezza. Non sono mai stato capace di trovare vergognosa la bellezza; vergognosa mi pare la bruttezza. Per quanto riguarda la letteratura, ho letto libri e riviste proibiti; la Nineteenth Century e libri antichi e moderni di un certo tipo. Il movente sempre stato quello di apprendere.

E sapevo perfettamente in quali tentazioni potevo incorrere. Di regola, non hanno prodotto su di me alcun effetto, se non un senso di disgusto per gli scrittori grossolani, come Stratone e il Pontano. Confesso che due o tre volte nella mia vita ho provato piacere a idee impure ispiratemi da alcune righe dell'orazione di Cicerone per M. Coelius; e, forse, una mezza dozzina di volte, per un verso di John Addington Symonds nell'Arista. Confesso di essermi indugiato un momento in questi pensieri, prima di abbandonarli. C' una cosa che non ho mai detto se non vagamente. Non mi sono mai sentito sicuro, a questo proposito. So che non posso pensare ad essa e all'immacolata purezza della Vergine Madre allo stesso tempo. Perci concludo che sono colpevole... Liberate l'animo vostro, figlio mio. Circa quattordici anni or sono, pranzai con una donna il cui marito era mio grande amico. I loro due figli pranzarono con noi: una ragazza di quattordici anni e un ragazzo gazzo di tredici. Il marito era in viaggio d'affari, e sarebbe stato assente alcuni mesi. Poco dopo il pranzo, la donna mand a letto i due ragazzi. Pochi minuti dopo and a dar loro la buona notte; era una madre eccellente. Rimasi in salotto. Quando ritorn, m'ero alzato per congedarmi. Entrando, chiuse la porta e spense la luce elettrica. Istintivamente accesi un fiammifero. Lei rise, scusandosi per la sua distrazione. Me ne andai, con le solite frasi di cortesia. Due settimane dopo, fui di nuovo invitato a pranzo in quella casa. Tutto and come la prima volta; ma quando la donna ritorn dall'aver augurato la buona notte ai ragazzi, aveva una veste da camera di flanella violetta. Non dissi nulla; e me ne andai subito. Quando la incontravo per la strada, fingevo di non vederla. Da allora, non le ho pi parlato. Il marito era un buon uomo, un martire, e lo ammiravo moltissimo. Mor pochi anni dopo. Non provo per quella donna altro sentimento che il disprezzo. Era malvagia, fino a diventarne brutta. Da questi piccoli fatti, nacquero in me pensieri vaghi; pensieri che non hanno nulla a che vedere con lei, ma con qualche idea sensuale, fantasma della mia fantasia. Pensieri che rimasero pensieri. Credo mi dessero piacere, perch mi ritornarono forse dodici o quattordici volte in altrettanti anni. Confesso questi peccati di pensiero. Credo, anche, che dovrei confessare d'aver mancato di alacrit, dopo ch'ebbe spenta la luce la prima volta; e che non avrei dovuto pi rimaner solo con quella donna. Mi mostrai ottuso al punto da diventarne ridicolo; perch, soltanto dopo la seconda volta, compresi quel che essa avrebbe voluto fare la prima. Confesso di non aver sorvegliato i miei sensi come avrei dovuto. Non pongo nessun freno alla vista, all'udito, al gusto, all'olfatto, al tatto; se non per quanto mi dettano le mie naturali simpatie e antipatie. Li coltivo, li raffino e li acuisco, ma non li mortifico mai. Di rado mi sacrifico. E, se lo faccio, mi colgo a trarre elementi di godimento estetico dal mio sacrificio. Per esempio, fui presente

all'amputazione di una gamba. Sotto l'azione dell'anestetico, non appena la sega tocc il midollo dell'osso del femore, l'altra gamba cominci a tirar calci. Ero vicino; e il chirurgo mi disse di tenerla ferma. Fu una cosa orribile, ma la feci. E allora mi accorsi che stavo ammirando lo squisito tessuto, simile alla seta, della pelle peccati, tutti i peccati che non ricordo, tutti i peccati della mia vita. Imploro perdono a Dio; e a te, padre, imploro penitenza e assoluzione. E scongiuro Maria santissima sempre Vergine, san Michele Arcangelo, san Giovanni Battista, i santi apostoli Pietro e Paolo, tutti i santi, e te, o padre, di pregare per me il Signore Iddio nostro. Figlio mio, amate Iddio? Dal silenzio emerse lenta la risposta. Non lo so. In verit, non lo so. Egli per me Aruitoopyot;, il Fattore del mondo. Egli per me x AyaSv, la Verit, e la Giustizia, e la Bellezza. E per me riavivai;, il Signore di tutte le cose. E il primo. E l'ultimo. E perfetto. E supremo. Credo in Dio, Padre Onnipossente; credo nel Figlio, Redentore del mondo; credo nello Spirito Santo, Signore, Datore di Vita; in un Dio nella Trinit e nella Trina Unit. Credo assolutamente in Lui. Non c' nella mia mente la pi piccola ombra di dubbio su di Lui. Ho in Lui assoluta fede. Non ho paura di Lui, perch a Lui non posso pensare se non come a un essere assolutamente giusto e misericordioso. Pensare altrimenti sarebbe ad un tempo assurdo e ingiusto verso me stesso. E sono certissimo d'esser pronto a fare qualsiasi sacrificio per Lui, volentieri e con gioia. Non so il perch. Fino a questo punto, posso vedere chiaramente. Poi, nella mia mente c' come un gran vuoto, pieno di nebbia. Amate il vostro prossimo? No, lo detesto, francamente. Lasciate che mi spieghi. La maggior parte della gente mi ripugna, perch brutta nella persona; pi, perch le sue maniere sono brutte; molti, perch sono brutti nell'animo. Non che non abbia mai incontrato se non gente siffatta. Ho conosciuto persone con le quali simpatizzerei volentieri. Ma non sono riuscito ad avvicinarmi abbastanza ad esse. Pare che io sia un essere a parte. Non riesco a capire il mio prossimo. Quel che lo soddisfa, non mi soddisfa. Una volta, indussi un giovane innamorato a leggermi le sue lettere d'amore. Me le port tutti i giorni per una settimana. Pareva che il suo amore fosse un perfetto idillio, puro e bello come un fiore. E, invece, non ho mai letto sciocchezze simili in vita mia; semplici categorie di fatti e balbettamenti puerili nello stile d'un romanzo da domestiche. Mi nauseavano. Questo genere di cose mi infastidisce, mi atterrisce. Vedete, voglio capire il mio prossimo, per poterlo amare. Ma temo di non sapere che cosa sia l'amore. Ma voglio amare; lo vorrei tanto.

Amate voi stesso? Padre, intendete dire l'essenza o la forma di me stesso? Voi stesso. Naturalmente, ho cura del mio corpo, e coltivo il mio intelletto; ho paura di non fare abbastanza attenzione alla mia anima. Certo non ammiro la mia persona. E tutta sbagliata. Ci posso vedere cento deviazioni del canone della perfezione. Lisippo, se mi vedesse, si sentirebbe male. E, nemmeno di colore pura del tutto. Cerco di accontentarmene, ma non credo importi gran che. In quanto al mio intelletto, mi pare di essere intelligente, a paragone degli altri; ma non lo sono nemmeno met di quel che credono, o di quel che vorrei. In realt, sono piuttosto uno stupido ignorante che il contrario. Naturalmente, in certi casi, mi difendo, contro gli altri; ma, in cuor mio, mi disprezzo. Oh, non sono interessante. In complesso, credo di disprezzarmi, corpo, intelletto e animo. Se potessi credere che potessero servire a qualcuno, li butterei via domani stesso... se lo potessi fare pulitamente, bene e completamente, senza che nessuno fosse l a fare delle osservazioni, le quali non mi procurano un piacere particolare... Figlio mio, ditemi che cosa vi farebbe piacere. Niente, padre. Sono stanco. Niente, in verit... se non fuggirmene via e riposare. Figlio mio, questo , veramente, il desiderio che l'anima vostra ha di Dio. Coltivate questo desiderio; oh, coltivatelo con tutte le vostre forze. Vi porter ad amarLo; e, allora, il vostro desiderio sar soddisfatto, perch Dio amore, come ci dice san Giovanni. Ringraziatelo con tutto il cuore per questo grande dono del desiderio; implorateLo giorno e notte, perch voglia accrescerlo. Al tempo stesso, ricordate le parole di Cristo, nostro Salvatore, quando disse: Se mi amate, osservate i miei Comandamenti. Ricordate che vi comanda di amare il vostro prossimo: Vi comando di amarvi l'un l'altro come io vi ho amati. Mortificate gli acuti sensi di quel vile corpo che per grazia di Dio gi disprezzate. Secondo le parole di san Paolo, tenetelo soggetto; e soggiogatelo. E cercate di amare il vostro prossimo. Siate il suo servo; perch Amare Servire. Servite i servi di Dio; e imparerete ad amare Iddio; e i suoi servi, per amor Suo. Avete provato i piaceri del mondo, e sono come cenere nella vostra bocca. Dite che non c' nulla che vi dia piacere. Questo un buon segno. Coltivate questo distacco dal mondo, il quale non se non per un momento, e poi scompare. Nella terribile dignit alla quale sarete presto chiamato, la dignit del sacerdozio, ricordate sempre la vanit delle cose mondane. Come sacerdote, sarete soggetto a tentazioni pi forti di quelle che vi assalgono adesso. Adunate la grande forza naturale della vostra volont per resistere ad esse. Continuate a disprezzarvi. Incominciate ad amare il

vostro prossimo. Continuate, s, continuate, inconsciamente, ma sia presto consciamente, ad amare Iddio. Figlio mio, la chiave di tutte le vostre difficolt, presenti e a venire, l'Amore... Per penitenza direte, la penitenza per gli ordini minori piuttosto lunga, per penitenza direte le lodi di Dio col celebrante, dopo la Messa. Ora rinnovate il vostro dolore per i peccati commessi, e dite con me,O mio Dio, per i miei peccati ho meritato l'inferno; e ho perduto il mio posto in cielo. Sono veramente dolente di averTi offeso; e decido fermamente, con la Tua Grazia, di evitare in avvenire il peccato. O mio Dio; poich Tu sei infinitamente Buono, e degno di tutto l'Amore, mi dolgo fino in fondo al cuore di aver peccato contro di Te; e faccio il proposito, con la Tua grazia, di non offenderTi mai pi in avvenire... Ego te absolvo in nomine Patris et Filii et Spiritus SancTii. Amen. Andate in pace e pregate per me. Quando, un paio d'ore pi tardi, George si trov veramente a essere portinaio, lettore, esorcista e accolito, osserv anche, con una certa esasperazione, di essere in preda all'abituale malumore del mattino. Fece colazione col cardinale e col vescovo in disposizioni tutt'altro che allegre. Gli avevano detto parole cortesi, dopo la cerimonia: ad multos annos, e il suo confessore gli aveva fatto dono di un rosario da mezzo scellino; ma, in refettorio, lo lasciarono solo con se stesso, mentre essi mangiavano uova al prosciutto discutendo le notizie del giorno. Egli prese una tazza di caff, e vi inzupp un po' di pane abbrustolito. Desiderava trovarsi in armonia col nuovo ambiente. L'ambiente voleva dire tante cose, per lui. Adesso non era pi un atomo irresponsabile e vagabondo, fluttuante nel vuoto della sua volont, o cacciato verso il deserto da un irresistibile ciclone umano; ma faceva parte di una potente corporazione, era soggetto a una regola; un uomo che doveva obbedire a una autorit. Il suo contegno doveva essere semplice e innocuo il pi possibile, doveva mostrarsi pronto ad attendere ordini, e, adesso, ad acquistar merito, dato l'onore che gli veniva fatto, ricevuto com'era da ospite alla tavola cardinalizia. Volse il capo a sinistra, chiedendosi quale fosse stato il caso che lo aveva fatto sedere alla destra di Sua Eminenza, dove la luce della finestra cadeva in pieno su di lui. Studi le fattezze singolarmente distinte del suo vescovo, il quale stava leggendo, nel Times, le notizie dello scoppio della rivoluzione in Francia, dove le riforme del generale Andr per l'esercito, nel 1902, la scandalosa venalit di Combes e Pelletan, e l'influenza dell'orribile societ di scolari chiamata Les Frres de la Cote avevano gettato il potere militare nelle mani di Jaurs e dei suoi anarchici, avevano fatto rivivere la Comune, e interrotto le relazioni diplomatiche con tutte le Potenze. Orribile! Sua Eminenza temeva

d'essere costretto a tornare a Roma per mare; a meno che non potesse andarci comodamente attraverso la Germania. Oh, terribile davvero! George ascolt, dolendosi di non avere per s il giornale e una sigaretta; ma il caff non era cattivo; e la preoccupante irritazione del suo mal di testa mattutino andava scomparendo. Prese un'altra tazza di caff. Ricord come aveva riso, alcuni mesi prima, a una nota della Pali Mail Gazette, la quale sosteneva che l'antica tradizione d'antipatia tra i due popoli separati dalla Manica era morta come l'Inghilterra georgiana e l'ra del Bien-Aim, e diceva che le due principali democrazie del mondo (proprio l'Inghilterra una democrazia!) avrebbero dovuto vivere in termini di comprensione e di buon vicinato, e simili sciocchezze. Come potevano due procedere insieme a meno che non andassero d'accordo? E su quale cosa duratura, vitale ed essenziale andavano d'accordo l'Inghilterra e la Francia? George non riusciva a trovarne nemmeno una; cos come non c'era riuscito Nelson. Il commercio? S, forse qualche sciocco lo credeva, dimenticando che il commercio muta di giorno in giorno, e che fonte di rivalit individuale e internazionale. No. Non aveva fiducia nella Francia. Essa aveva apertamente accumulato combustibile, negli ultimi cinque anni; ed ecco che si era giunti alla conflagrazione. E questa pareva una vera Rivoluzione francese, improvvisa, sanguinaria, fiammeggiante, generata dal fatto di dar valore a quel che instabile, e attuata con slancio e con effetto teatrale. Vivace e pronta alla guerra, morbida e per nulla capace di resistere alle calamit, mutevole nella ricerca delle idee e sempre in cerca di novit: le caratteristiche francesi erano sempre quelle, venti secoli dopo che Giulio Cesare le aveva osservate, per tutti i tempi. George s'accorse che stava attaccando un'etichetta a una nazione. Umili la sua volont, domand la sua facolt di critica. Il vescovo guard il cardinale, e gli ricord che mister Rose aveva l'abitudine di fumare dopo i pasti. Non nuoce alla digestione? domand il cardinale col tono di un arcivescovo a un accolito. Un accesso di cortesia e gentilezza, e di un'altra cosa, cui George, in quel momento, non fu in grado di dare un nome, erano nel tono della sua voce. Non credo di avere una digestione. Per lo meno, non me ne sono mai accorto. Uomo felice! esclam il cardinale, senza rivolgersi a nessuno in particolare. E soggiunse: Possiamo andare di sopra; e mister Rose potr fumare una sigaretta e ascoltarmi, allo stesso tempo. Andarono in uno dei salotti del cardinale: una stanza tutta rossa e oro, grande, aerata, principesca. Il cardinale prese una lunga busta sullo scrittoio: Credo questo

sia perfettamente in ordine, mister Rose, disse. Sar meglio che l'apriate, prima che procediamo. La busta conteneva un libretto d'assegni nuovo e un conto bancario, che accreditava di diecimila sterline il reverendo George Arthur Rose. Malgrado la sua naturale ipersensibilit, lo strano individuo non diventava lo zimbello delle sue emozioni se non qualche tempo dopo il fatto che le destava in lui. Nel momento nel quale fortune o percosse lo colpivano, era di rado pi conscio di quanto non lo sia un granchio, quando colpiscono o carezzano la sua corazza. Poi, quando si metteva ad analizzare le conseguenze, tutti i suoi sensi palpitavano e formicolavano. Ma, prima, soleva agire; d'impulso, certo, ma agiva. Presa conoscenza del contenuto della busta, tir fuori la sua cara Waterman, dicendo: Sono certo che Vostra Eminenza vorr ch'io abbia avuto il piacere di scrivere qui il mio primo assegno. Porse al cardinale un assegno di cinquemila sterline, pagabili al portatore. Poi gli venne da pensare che non avrebbe potuto trovar modo pi cinico per mettere alla prova la verit della sua fortuna. Si vergogn, perch odiava il cinismo. L'atto in s era soltanto quello di un uomo che si sveglia da un sogno pieno di vivacit, e che, automaticamente, fa quel che aveva deciso di fare prima di prender sonno. Quindi l'effetto fu una specie di scortesia verso se stesso. Ma senza dubbio fu anche una scortesia, d'altra specie, verso il cardinale. Seguirono, alterni, rifiuti, stupidit, imbarazzo, umilt, unzione; l'assegno fu messo in un cassetto dello scrittoio, il libretto d'assegni e il conto bancario finirono in una tasca della giacca di George. E ora gli domandarono fino a che punto fosse arrivato nei suoi studi teologici. Il suo sapere, in generale, s'intende, era tutt'altro che eccezionale; ma quali erano le sue conoscenze particolari, in fatto di teologia? Per il Dogma, aveva studiato i trattati Della Grazia, un trattato molto difficile, mister Rose, e Della Chiesa, un trattato molto importante, mister Rose; e per la teologia morale aveva letto Lehmkuhl; e specialmente Dell'Eucaristia e Della Penitenza. Quanto c' di meglio, mister Rose. Questi erano stati gli argomenti delle lezioni professorali a Maryvale. Negli anni seguenti a quelli di collegio, aveva riletto pi volte quei volumi fino a quando non s'era convinto di conoscerli bene. In quanto al De Ecclesia del cardinale Franzelin (era il libro usato a Maryvale), trovava che era uno dei libri pi affascinanti del mondo. In verit, era un libro che aveva sempre accanto a s; e lo sapeva a memoria. Poich era uomo di lettere, era naturale che

volesse un poco accrescerlo, con una chiosa qua e l e, a volte, allargando un tantino la sua tesi, in certi punti. L'Encheiridion di sant'Agostino era un altro dei suoi libri favoriti. Un altro era Cur Deus Homo di sant'Anselmo. Le sue letture erano vaste e bizzarre; ma, purtroppo, occasionali e tutt'altro che sistematiche, perch fatte senza seguire i consigli di nessuno. Aveva letto le opere principali per dovere; ma aveva studiato in modo ben pi esauriente alcuni scrittori oscuri. Le scienze occulte, la magia bianca bien entendue, erano assai interessanti; e, anche, per esempio, il libro sul Demonio del Sinistra-ri d'Ameno. Forse, disse, sarebbe stato desiderabile ch'egli scrivesse quali erano stati i suoi studi, perch Sua Eminenza potesse decidere se dovesse subire un esame, o seguire dei corsi. Assolutamente inutile, mister Rose. E adesso, ditemi tutto quello che sapete a proposito del cerimoniale. Aveva voluto conoscer bene il Martinucci, per la pratica e per la teoria. Era stupefacente quel che si poteva fare con un libro per guida, con pochi utensili domestici, e un po' di fantasia. Sapeva di aver studiato in condizioni difficili; ma poche prove, sotto gli occhi di una persona esperta... E la Legge Canonica? Assolutamente nulla. Bene, bene; baster qualche trattato di dogmatica e di teologia morale in particolare; e, in generale, molte letture, senza un ordine preciso. Naturalmente, la Grazia divina pu supplire a tutte le nostre deficienze. Io stesso... Cose le quali sono nascoste ai savi e ai prudenti, spesso sono rivelate a... oh, s! Bene, mister Rose, non gran che; voglio dire: umanamente parlando, non corredo sufficiente per... per il sacerdozio, certo. Ma dobbiamo pensare agli anni durante i quali avete aspettato. S. E, forse, meglio che, adesso, non perdiamo pi tempo. Andate a casa e fate la valigia; e venite a stare da me, fino a quando potremo decidere per il vostro avvenire. Vi dar il suddiaconato domattina; e potrete prendere accordi per dire la vostra prima Messa alla cattedrale, domenica. La mia prima Messa dev'essere una Messa di Requiem, Eminenza. La fronte cardinalizia si corrug. un'intenzione che ho da lungo tempo, Eminenza; tutto quanto posso fare.

Capisco benissimo, mister Rose. Vorreste dire la vostra prima Messa tranquillo e solo. La direte nella cappella privata. Il vescovo di Caerleon sar lieto di assistervi, e... ah... sar molto lieto se mi permetterete di servir Messa io stesso. George guard il cardinale e poi il vescovo; e poi torn a guardare il cardinale. Dopo la tempesta, erano venute la calma, la pace; ad usura.

Capitolo I Quel che faceva trasudare agli inviati speciali le bugie con le quali (in mancanza di meglio) hanno l'abitudine di guadagnarsi il pane quotidiano non era cosa tanto misteriosa. Come gli ebrei sono commercianti meno abili, e i gesuiti sono meno astuti, cos i giornalisti sono meno capaci di quel che generalmente si crede. In verit, si tratta di persone tutt'altro che dotate di scienza, poich fanno il loro mestiere in modo affatto fortuito, fidandosi dell'elemento umano chiamato sveltezza per produrre il loro effetto. Non si sono ancora resi conto dell'instabilit di tutti gli elementi umani. Il sovrumano per essi un libro suggellato. Sono pieni di buone intenzioni, oh, s; ma non conoscono i primi princpi. Invariabilmente commettono l'imperdonabile errore di confondere l'universale col particolare: perch l'influenza di autorit fragili o indegne, l'abitudine, l'imperfezione dei sensi non disciplinati, e il nascondere l'ignoranza ostentando saggezza, sono gli ostacoli che ostruiscono il sentiero attraverso il quale potrebbero giungere alla Verit. A tutto questo bisogna aggiungere la mancanza di intuizione, di comprensione e di conoscenza storica dell'argomento del quale debbono trattare. Si sottopongono a strenue fatiche per giungere a uno stile corrente nello scrivere; e si pu ammettere che, entro i loro limiti, sanno descrivere la superficie di quasi tutto quello che vien loro messo sotto il naso. Ma superiore alle loro forze dare una descrizione scientifica (per esempio, sotto i titoli di Cause materiali formali, efficienti e definitive) in modo che il lettore possa ottenere una soddisfacente comprensione della cosa descritta. E in quanto a procedere in modo scientifico, sia per mezzo delle arti liberali sia per mezzo delle cosiddette arti occulte, a quella che, in complesso, l'essenza del loro mestiere, e cio a raccogliere le notizie, i giovani di Sir Notyet Apeer, o gli investigatori di delitti di Sir Uriah Tepeddle, o i volenterosi sgobboni che riempiono le colonne del Daily Anagraph di cibo per i leoncelli letterari, per il clero cattolico e per i filantropi non conformisti, non hanno, del loro ramo di letteratura, un ideale tanto preciso. Il loro scopo accontentare il direttore o il proprietario del giornale; e di guadagnarsi da essere cos, in modo quasi onesto, senza allontanarsi troppo dalla legge. E niente di pi.

Di conseguenza, quando (durante i mesi di marzo e d'aprile) circa una ventina di questi giovani signori si trov a Roma, con le porte del conclave murate davanti al naso, le finestre chiuse e coperte di tela, e gli stessi camini (con una eccezione) tappati, non seppero far di meglio che imprecare tra s, e dire che non accadeva nulla, perch non riuscivano a vedere che cosa accadesse; e descrivere a modo loro la folla e le sette fumate (che in sette diverse occasioni commossero la detta folla), in piazza San Pietro. Perch, se c' un luogo del nostro orbe terracqueo dove un segreto sia un Segreto, questo luogo un conclave romano. Questo dovuto alla superlativa incompetenza delle spie. Ignoranti del loro argomento, non ne possono cogliere i punti salienti; non sanno scostarsi d'un capello dalle rotaie convenzionali, pur se il senso comune dovrebbe insegnar loro l'imperativa necessit di applicare metodi non convenzionali a casi non convenzionali. Quando emergeremo dall'offuscamento banale, accecante, soffocante, paralizzante, del secolo decimonono (e dovrebbe essere, a un dipresso, tra dieci anni), sar obbligatorio per gli inviati speciali aggiungere due cose al loro corredo professionale. La prima sar la capacit di servirsi del proprio intelletto, insieme a quella di servirsi della propria volont che gi quegli uomini di mondo pratici e aggiornati che sono i gesuiti mettono in atto con tanto vantaggio. La seconda un oggetto rotondo del peso di circa undici ettogrammi compreso il suo astuccio di velluto nero, il quale costa quarantadue sterline dai mineralogisti di Regent Street.

Capitolo II Ebbene, ecco che cosa stava accadendo nel conclave romano. I cursori avevano gridato: Extra omnes\ cinquantasette cardinali e trecentoundici conclavisti erano stati murati in tre gallerie del Vaticano. Tutto il cerimoniale fissato nel 1274 al concilio di Lione dalla bolla di Gregorio X, era stato osservato. Il Sacro Collegio era diviso in fazioni. C'erano cinque candidati al papato: Orezzo, Serafino Vagellaio, cardinali vescovi; Ragna, Gentilotto e Fiamma, cardinali presbiteri. Poi c'erano i gruppi che rappresentavano le varie nazionalit. I francesi erano Desbiens, Coucheur, Lanifre, Goland, Perron, Mteur, Lgat, Labeur, cardinali presbiteri; e Vaghemestre, cardinale diacono. I tedeschi erano Rugscha, Zarvasy, Popk, Niazk, cardinali presbiteri. Gli spagnoli erano Nascha, Sanasca, Harrera, cardinali presbiteri. Gli irlandesi erano O'Dromgo-ole, O'Tuohy,

cardinali presbiteri. Gli italiani erano Moccolo, Agnello, Vincenzo Vagellaio, cardinali vescovi; Sarda, Ferraio, Saviolli, Manco, Ferita, Creta, Anziano, Cassia, Portolano, Respiro, Riciso, Zafferano, Mantenuti, Gennaio, Rosso, Conella, del Drudo, di Petra, di Bonti, cardinali presbiteri; Macca, Sega, Pietratta, Pepato, della Volta, cardinali diaconi. I cardinali presbiteri inglese e americano Courtleigh e Grace erano d'accordo nel votare insieme; e cos il cardinale presbitero benedettino Cacciatore e i cardinali diaconi cappuccino e gesuita Vivole e Berstein. Il cardinale decano dei vescovi Mundo, portoghese, e il cardinale presbitero boemo Nefski (che portarono in lettiga) erano votanti indipendenti. Il cardinale presbitero Capacitato era assente, per malattia dovuta alla tarda et; poich la voce comune (per non dire della comune esperienza) lo diceva iettatore, le loro Eminenze erano contente, e pensavano che le loro dita, delle quali si sarebbero dovuti servire per scrivere i suffragi, non avrebbero dovuto stare perpetuamente in moto per fare le corna.

Quando furono murati, e dopo che i conclavisti furono soddisfatti per quanto riguardava i loro comici privilegi costituzionali, i cardinali passarono la serata a farsi reciprocamente visita nelle loro celle, a discutere le probabilit dei cinque candidati, a raccogliere e promettere suffragi. Gli stessi cinque erano divisi in due partiti, che Ferraio, il quale era un burlone, chiamava, con scherzo astruso, i Ringhiosi e i Miagoloni. Secondo una tradizione romana la lettera R (la litera canina) esercita un'indefinibile influenza nelle elezioni, poich entra nel cognome di un pontefice su due. Altri dichiarano che questa tradizione fondata soltanto su vecchie dicerie (anicularum lucubrationes). Serafino Vagellaio, Gentilotto e Fiamma erano di questa opinione. A parte ogni elucubrazione, c'era poco da scegliere tra i cinque. Luigi Orezzo era cardinale vescovo, decano del Sacro Collegio, camerlengo di Santa Romana Chiesa. Mariano Ragna era segretario di Stato. Serafino Vagellaio era stato il favorito di un pontefice che aveva avuto tutto il mondo per scegliersene uno. Hieronimo Gentilotto, soprannominato Il Papa rosso, perch era prefetto della congregazione per la diffusione del Vangelo, aveva come superiore soltanto il Successore del Pescatore. Domenico Fiamma, arcivescovo di Bologna, era nel fiore d'una vigorosa vita, e famoso per il brillante ingegno e per la nobile mente. I cardinali non possono votare per se stessi. Orezzo promise il suo suffragio a Ragna, e Ragna promise il suo a Orezzo: i Ringhiosi dovevano ringhiare l'uno per l'altro. Anche Serafino Vagellaio promise il suo suffragio a Ragna, pensando che

un uomo che aveva una carica simile ne fosse degno. Ma Gentilotto sosteneva Fiamma, e Fiamma Gentilotto. La mattina vi fu la Messa e la comunione nella cappella Paolina, e poi le Loro Eminenze salirono sui loro troni nella cappella Sistina. Vi fu un lungo silenzio. Grasse candele di cera scintillavano sull'altare e sul tavolo che era davanti a ciascun trono. Cos i cardinali aspettarono, lisciando le loro vesti violette e i bianchi rocchetti scoperti, i quali indicavano che nelle loro mani era la suprema autorit spirituale. Nessuno parl. L'Elezione non doveva aver luogo per Ispirazione. I maestri di cerimonie misero sul tavolo davanti all'altare due bacili d'argento, contenenti bigliettini di carta. I nomi.

dei cinquantasette cardinali furono scritti ognuno su un pezzetto di pergamena. I pezzetti di pergamena, arrotolati, furono infilati nei fori di cinquantasette palle di piombo. Le palle furono messe in una enorme borsa violetta, a una a una, dopo che gli elettori le ebbero contate. Furono bene mescolate; e Vaghemestre estrasse tre palle. La prima portava il nome di Moccolo; la seconda quello di Popk; la terza quello di Harrera. Cos furono eletti i cardinali scrutatori. A sua volta, ciascun cardinale si provvide d'un bigliettino bianco, prendendolo nei bacili d'argento; ritorn al suo tavolo; e s'accinse a dare il suo suffragio. In alto del biglietto scrisse: Io, cardinale e il suo nome; pieg il biglietto, in alto, lo suggell da ambo i lati. In fondo scrisse il suo motto, pieg, suggell da ambo i lati. In mezzo, scrisse, Eleggo al Supremo Pontificato il Reverendissimo Signore il Cardinale e il nome del candidato al quale dava il suo suffragio. Il grattare delle penne d'oca e lo spruzzare della polvere di pomice ruppero il maestoso silenzio. In obbedienza alla bolla di Gregorio X, alcuni si sforzarono di contraffare la loro scrittura. I risultati furono orribili. Finalmente, tutti ripiegarono i loro biglietti, fino a ridurli, pressappoco, alla larghezza di due centimetri; e, ad uno ad uno, i cardinali s'avvicinarono all'altare, soli, tenendo il braccio allungato e il suffragio tra l'indice e il medio della mano destra; s'inginocchiarono; nel levarsi, giurarono: Affermo, davanti a Cristo, il Quale dev'essere il mio giudice, di aver scelto colui che credo pi adatto a essere scelto, secondo la volont di Dio. Un grande calice d'oro coperto da una patena era sull'altare. Ciascun cardinale pos il suo suffragio

sulla patena, la sollev fin che il suffragio scivol nel calice, rimise a posto la patena e ritorn al suo trono. Il cardinale scrutatore Moccolo prese il calice per il gambo; mise una mano sulla patena, e scosse il calice, per mescolare i suffragi. Il cardinale decano del Collegio, il cardinale decano dei preti, e il cardinale decano dei diaconi portarono il calice sul tavolo, dal quale erano stati tolti i bacili contenenti i biglietti. Sul tavolo era un ciborio. I tre scrutatori sedettero al tavolo, di fronte al Sacro Collegio. Harrera cont i suffragi a uno a uno, mentre dal calice li passava nel ciborio. Erano cinquantasette. S'ud un sospiro di sollievo. un errore avrebbe reso nullo lo scrutinio, e le Loro Eminenze avrebbero dovuto votare, suggellare e giurare di nuovo. Moccolo estrasse un suffragio, lo aperse, senza violare la parte alta e la bassa che erano suggellate, vide il nome del candidato al quale era dato il voto; pass il biglietto a Popk, che vide anch'egli il nome, e lo pass ad Harrera, il quale lesse il nome ad alta voce. Ogni cardinale aveva sul suo tavolo un elenco stampato dei componenti del Sacro Collegio. I nomi giungevano a met del foglio. A destra e a sinistra v'erano delle linee orizzontali, sulle quali dovevano essere annotati i voti; man mano che leggeva i nomi, Harrera metteva insieme i biglietti, forando la parola eleggo con un ago infilato col filo d'una matassa di seta violetta. Quando ebbe messo insieme tutti i biglietti, fece un nodo nella seta; e pos il fascio di suffragi sull'altare. Lo scrutinio diede, quella prima volta, il consueto risultato. I cinquantasette suffragi erano distribuiti tra i cinque candidati in modo tale che nessuno risultava eletto. Orezzo aveva otto voti, e cio quelli di Ragna, Moccolo, Agnello, Manco, Sarda, Macca, Pepato, di Petra. Ragna ne aveva tredici, e cio quelli di Orezzo, Serafino Vagellaio, Cacciatore, Vivole, Berstein, Nascha, Sanasca, Harrera, Ferita, Pietratta, Bosso, Sega, Conella. Serafino Vagellaio ne aveva undici, e cio quelli di suo fratello Vincenzo, Rugscha, Zarvasy, Popk, Niazk, Gennaio, Cassia, Anziano, Portolano, Creta, di Bonti. Gentilotto ne aveva dodici, e cio quelli di Fiamma, Desbiens, Coucheur, Lanifere, Goland, Mteur, Lgat, Perron, Labeur, Vaghemestre, Zafferano, Mantenuti. Fiamma ne aveva tredici, e cio quelli di Gentilotto, Courtleigh, Grace, O'Dromgoole, O'Tuohy, Saviolli, della Volta, del Drudo, Respiro, Riciso, Nefski, Ferraio, Mundo. La votazione per accesso dimostr che tutti erano ancora della stessa opinione; e che ognuno aspettava che gli altri mutassero d'avviso. Un mucchio di paglia nella stufa; vi furono posati sopra i fasci di suffragi legati insieme; fu acceso il fuoco, il quale produsse il

fumo che usc dal camino di piazza San Pietro, ad annunciare che Dio non aveva mandato un Papa a Roma, per quella mattina. I cardinali andarono a desinare, ciascuno nella sua cella. Dopo la siesta e dopo le preghiere, quelli che potevano camminare fecero una passeggiata nelle gallerie; altri lessero l'uffizio coi loro cappellani. Conversarono, parlarono dell'elezione. La sera, cantarono il Veni Creator e si rimisero al lavoro. Orezzo ebbe anche i voti di Anziano e di Portolano, e cos ne ebbe dieci in tutto. I nove francesi e i due irlandesi, con Ferita, Bosso, Pietratta, Sega, Conella, votarono per Ragna, che ebbe cos in tutto ventiquattro voti. Serafino Vagellaio non ebbe che cinque voti, e cio quello di suo fratello e quelli dei quattro tedeschi. Gentilotto perdette i nove francesi; ma ebbe i voti di Gennaio, di Bonti, Cassia, Creta: sette in tutto. La defezione dei due irlandesi ridusse a undici il numero degli aderenti di Fiamma. E ancora una volta lo sbuffo di fumo fece deserta piazza San Pietro. Il tempo fu occupato da colloqui personali; le candele rimasero accese fino a tardi. Vesti di seta violetta frusciavano dappertutto tra cortine di sargia violetta. Vi furono colloqui, suggerimenti, esortazioni, discussioni, promesse; promesse scritte, suggerite, date. Ragna accett l'opinione dei suoi amici a proposito di un comodo nome pontificale. Vivole gli offr Formoso II e una presa di tabacco cappuccino tolta dalle pagine del suo breviario; ma Berstein prefer Aloisio I. Il segretario di Stato promise di ricordare tutti e due i nomi. Cominciarono a radunarsi dei gruppi. I francesi, i tedeschi, gli spagnoli e gli irlandesi erano gi uniti in quattro gruppi. Quel che il capo di ciascun gruppo avesse fatto, avrebbero fatto i nove, i quattro, i tre e i due. Dimostrando che i cardinali diaconi erano stati a volte nominati a diocesi suburbane dai papi che avevano eletto, il cardinale arcidiacono Macca raccolse una piccola frazione arcidiaconale di quattro, composta di lui, di Pietratti, di Sega e di Pepato. Dieci italiani, e cio Conella, Manco, di Petra, Ferita, Creta, Cassia, Gennaio, di Bonti, Sarda e Bosso si misero d'accordo per votare insieme. Mundo non volle unirsi agli spagnoli; n Nefski ai tedeschi, per certi avvenimenti di Polonia. Ferraio, arcivescovo di Milano, avrebbe sostenuto Fiamma in ogni modo, perch erano stati fatti cardinali insieme. Saviolli un il suo voto a quello dei cardinali celti e americani. Del Drudo pronunci questa originale sentenza: che uno il quale era stato maggiordomo avrebbe dovuto distinguere tra un uovo fresco e un uovo che non lo era. E il cardinale vicario ReSpicn ro, e Ricisi, arcivescovo di Torino, furono d'accordo con del Drudo. E cos, la mattina, la terza assemblea capitolare rivel uno stato di cose straordinario. Orezzo perdette tutti i suoi sostenitori, meno quattro, e cio

Moccolo, Agnello, Anziano e Portolano. Serafino Vagellaio perdette tutti i voti, meno quello del fratello. Gentilotto li perdette tutti meno tre, e cio quelli di Fiamma, Mantenuti e Zafferano. Fiamma aveva sempre i suoi undici fedeli. E Ragna cominci ad avere molti voti. Aveva Orezzo e Serafino Vagellaio, il benedettino, il cappuccino, il gesuita e i tre spagnoli. I nove francesi (e fu meraviglia) gli rimasero fedeli per due giorni consecutivi. E cos fecero i due irlandesi; e in verit O'Tuohy, che da studente aveva fatto voto di non guardare mai in faccia una donna (e lo aveva mantenuto), fu tanto perseverante quanto lo era stato quando Leone xm aveva cercato di costringerlo ad accettare la dignit di primate d'Eblana, malgrado gli elettori che non lo volevano. I quattro tedeschi, i quattro diaconi e i dieci italiani votarono anch'essi per Ragna, i cui voti andarono, per cos dire, a sbalzi: da due a cinque, e poi otto, diciotto, diciannove, ventitr, trentasette... Secondo la Costituzione di Alessandro III fatta al concilio del Laterano l'Anno della Fruttifera Incarnazione del Figlio di Dio mclxxx, e confermata dalle bolle di Gregorio xv e di Urbano vili, sono necessari i voti di due terzi dei cardinali presenti allo scrutinio per l'elezione del Papa. Nessuna delle Loro Eminenze ignorava il fatto che due terzi di cinquantasette trentotto. Perci, quando Ragna ebbe raggiunto i trentasette voti, e lo scrutatore pi giovane se ne stava l in piedi, con un altro biglietto in mano, alcuni cominciarono a respirare fragorosamente col naso; alcuni divennero violetti e alcuni color magenta; mentre quelli che erano d'abitudini flemmatiche cercarono con la mano i cordoni del baldacchino sopra il loro trono, baldacchino che doveva discendere quando il Vicario di Cristo fosse stato eletto. Harrera lesse il nome: Ragna.

Harrera lesse ad alta voce i nomi degli elettori e quelli degli eletti. Al tredicesimo, lesse: Io, cardinale Mariano Ragna, eleggo al Supremo Pontificato il Reverendissimo Signore il Cardinale Mariano Ragna. Questo era un orribile esempio di quel che accade all'uomo intelligente e forte, quando, in un momento d'eccitazione, perde il controllo delle sue facolt mentali. Nessuno avrebbe potuto fare una cosa simile per malvagit volontaria: poich il rigore delle regole del conclave non ammette il successo delle pratiche scellerate. Tutti lo sanno. Il segretario di Stato, votando per se stesso proprio quando era sul

punto di soddisfare la pi tremenda delle ambizioni, compromise il suo suffragio: e la sua elezione venne annullata per mancanza di un solo voto. Quali passioni gli lacerassero il petto, Dio solo lo sa. Si chiuse nella sua cella per il resto della giornata, ringhiando orribilmente. Orezzo, che ebbe l'imprudenza di andarlo a trovare per esprimergli la sua simpatia, se ne torn subito indietro, borbottando e traballando. Il quarto scrutinio cominci a mostrare quanto sia imperdonabile un errore. I dieci italiani e i quattro tedeschi di Ragna votarono per Fiamma. Ragna stesso vot per Serafino Vagellaio. E cos Orezzo ebbe quattro voti, Ragna ventitr, Serafino Vagellaio due, Gentilotto tre, Fiamma venticinque. Nel quinto scrutinio, continuarono le diserzioni da Ragna. I nove francesi votarono per Orezzo; i tre spagnoli per Gentilotto. Orezzo ebbe tredici voti, Ragna undici, Serafino Vagellaio due, Gentilotto sei, Fiamma venticinque. E adesso i francesi mutaron parere. Nel sesto scrutinio si vide che erano passati da Orezzo a Gentilotto; cos che Orezzo ebbe quattro voti, Ragna undici, Serafino Vagellaio due, Gentilotto quindici e Fiamma venticinque. I ragazzini del suburbio solevano un tempo saziare le loro emozioni con un gioco frenetico e turbolento chiamato i quattro cantoni. Il settimo scrutinio indic che il conclave era propenso a una dispersione delle energie assai simile. I quattro cardinali decani, che evidentemente non speravano pi in Ragna, lo abbandonarono, e cos fecero i due cardinali presbiteri irlandesi. I diaconi si buttarono a Gentilotto, il quale perdette i francesi che votarono per Serafino Vagellaio. Gli irlandesi votarono per il cardinale camerlengo. La settima fumata che usc dal camino di piazza San Pietro fu causata dall'incendio di cinquantasette suffragi cos divisi: Orezzo sei, Ragna cinque, Serafino Vagellaio undici, Gentilotto dieci, Fiamma venticinque. Le confabulazioni, per tacere dei protocolli, furono all'ordine del giorno e della notte. Nessun nuovo candidato pareva dovesse essere scelto. I cinque candidati rifiutarono di ritirarsi, o di rinunciare ai suffragi a loro disposizione. Moccolo, Agnello, Anziano, Portolano, rifiutarono di abbandonare Orezzo. Zafferano e Mantenuti rifiutarono d'abbandonare Gentilotto. Vincenzo Vagellaio rifiut di tradire suo fratello. Il benedettino, il cappuccino e il gesuita rifiutarono di abbandonare Ragna. I venticinque fedeli di Fiamma eccitarono proteste. Furono additati con le dita inanellate e col dito medio da quelli che protestavano. Sebbene tra di essi non vi fosse un solo vero inglese, dissero che la cosa diventava inglese; e questa rampogna assai grave in Vaticano, poich il Quirinale notoriamente

anglofilo. In quanto al portoghese Mundo, capo dei fautori di Fiamma... tutti sanno che il Portogallo feudo del re d'Inghilterra da tempo immemorabile, disse Sanasca. In quanto ai tedeschi, tutti sanno che i prussiani sono tanto bestialmente cinici quanto i Johnbulls, disse Coucheur. La fazione franco-ispano-irlandese era prontissima ad unirsi a chicchessia e a votare per chiunque non fosse inglese. I diaconi, al contrario, ricordarono che l'Inghilterra era molto alla moda; e cominciarono a rispettare i venticinque. Ma la votazione per scrutinio non ottenne successo, e non lo ebbe neppure quella per accesso: non si riusciva ad avere il Pontefice. I voti di Fiamma salirono a ventinove, con quelli dei diaconi. L'alleanza franco-ispano-irlandese vot a volta a volta per Orezzo, per Ragna, per Serafino Vagellaio, per Gentilotto; ma gli indispensabili due terzi di cinquantasette non furono mai raggiunti. E, dopo una settimana di tentativi, le Loro Eminenze cominciarono a pensare che la cosa era piuttosto seccante. La massiccia mascella prognata di Ragna, colore del porfido, si fece avanti, mentre egli suggeriva un'idea. Poich pareva improbabile che il Collegio potesse mettersi d'accordo, perch non eleggere un vecchio, il quale, secondo la legge di natura, non avrebbe potuto vivere se non un anno o due, e la cui morte avrebbe reso necessario un nuovo conclave entro breve tempo? Altruisticamente, avrebbe designato Orezzo. Quello, per esempio, era un cardinale al quale il papato era dovuto, in certo modo, fin dal 1878, quando lo aveva perduto per l'elezione di Leone. Eleggessero Orezzo, ora; e, durante il suo breve pontificato, le Loro Eminenze avrebbero dedicato le loro energie alla scelta di un successore generoso, glorioso e illuminato; il quale, in quest'et reazionaria, fosse esperto di tutte le oblique sottigliezze della diplomazia secolare; e che avesse meno di sessantacinque anni. Il Sacro Collegio rifiut quest'idea. Come! Eleggere un Papa il quale, per antipatia personale, avrebbe annullato certamente tutto quanto era stato attuato dalla politica di Leone? Come! Eleggere Papa chi aveva passato pi di un quarto di secolo a comporre e recitare litanie che lamentavano il modo nel quale Leone aveva amministrato la Chiesa? Come! Eleggere un Papa il quale aveva dato prova di non essere che un barbaro, per la ferocia del suo rituale percuotere il morto Leone sulla fronte? Di meliora! Ragna, uomo abile, dichiar di non avere una predilezione personale per Orezzo. E l'idea fu abbandonata. E allora, che cosa? fu la domanda di tutti. L'elezione per compromesso, tub Vincenzo Vagellaio.

Vi fu un'altra adunanza capitolare nella cappella Sistina. Per mezzo dei pezzetti di pergamena, delle palle di piombo, dell'enorme borsa violetta, nove cardinali furono estratti a sorte e designati come cardinali compromissari. Fu abbastanza strano che eletti risultassero Courtleigh, Mundo, Fiamma, Grace, Ferraio, Saviolli, Nefski, Gentilotto e della Volta. Il Collegio estese un compromesso per iscritto, al quale nessuno contraddisse e al quale nessuno si oppose; in vista di esso questi nove erano investiti di poteri e facolt assoluti per provvedere un pastore alla Santa Romana Chiesa. I compromissari conferirono. Tanto per cominciare, protestarono reciprocamente che non si doveva intendere ch'essi volessero dare il loro consenso con parole o espressioni di qualsiasi sorta le quali avrebbero potuto essere pronunciate nel calore della discussione; a meno che non mettessero la loro decisione per iscritto. Poi, si guardarono tra loro con aria da inquisitori, senza dir nulla. E, dopo mezz'ora, rinviarono le cose al giorno seguente; raccolsero i loro strascichi, e se ne andarono ognuno nella sua cella. I conclavisti stupiti cercarono di leggere nella loro espressione. Tanto varrebbe cercar di scoprire i suoi pensieri sulla suola delle sue scarpe nuove che sul viso di un cardinale. La maschera cardinalizia tanto superiore (per impenetrabilit simile a quella di un pachiderma) a quella del proverbiale scolaretto, quanto l'epidermide di un coccodrillo lo a quella del pulex irritans. Il compito dei compromissari era troppo difficile per poter essere attuato fin che non fosse stato messo ordine in tutto un caos di idee. Gentilotto e Fiamma passeggiarono insieme su e gi per le gallerie. Accettando il loro nuovo ufficio, avevano rese nulle le loro probabilit d'ottenere il triregno. L'uno e l'altro lo avrebbero portato volentieri e bene; n l'uno n l'altro desiderava lottare per ottenerlo. Gli scrutini avevano tremendamente offeso la loro dignit: la pura e dolce dignit di Gentilotto, la dignit raggiante e opulenta di Fiamma. Erano contenti d'essere sfuggiti a quel faticoso turbine di concorrenze. Ferraio s'un alla loro passeggiata; e un le sue idee e le sue simpatie alle loro. Mundo fece visita a Courtleigh, e ascolt la sua confessione: il cardinale di Pim-lico non sapeva che farsene del confessore del conclave, che era un gesuita. Nefski, pallido e smorto, si prov a camminare un poco, appoggiandosi al braccio di della Volta; e, in seguito, questi due dissero insieme il mattutino e le laudi. Saviolli pass la serata nella cella di Grace, a discorrere della dottrina di Monroe. Courtleigh rimase solo nella sua cella, con le mani appoggiate ai braccioli della poltrona e lo sguardo

fisso alla fiamma della candela. I suoi pensieri turbinarono, divennero vorticosi, e poi si fermarono. Cadde addormentato. Suo fratello, che era il segretario, spi attraverso le cortine violette, e gli domand di che cosa avesse bisogno. Non aveva bisogno di nulla; forse avrebbe scritto un poco, prima di dire le preghiere della sera. Monsignor John mise la scatola dei documenti sul tavolo, un paio di candele nuove nei candelieri, e si ritir. Poco dopo Sua Eminenza apr la scatola con una minuscola chiave d'oro, che portava entro il castone dell'anello col cammeo; sfogli meditabondo la sua corrispondenza arciepiscopale. Parve che un gruppetto di lettere lo affascinasse. Lo tenne a lungo tra le mani, guardandolo fisso. Sciolse il nastro rosso, e cominci a leggere. Aveva gi letto quelle lettere, poco prima di entrare in conclave. Adesso le avrebbe rilette. La lettura aiuta a pensare; come un braccio forte che sorregga i deboli passi; come un paio d'ali, sulle quali il pensiero pu levarsi; o un'ispirazione. Il cardinale Courtleigh lesse una dozzina di pagine. Poi rimase seduto, col mento nella mano, guardando ancora la fiamma della candela. I suoi pensieri andavano lontano. Erano affatto personali, e non avevano nulla a che vedere con la sua presente situazione o il suo presente ufficio. Orezzo, Ragna e Serafino Vagellaio cercavano di far discorrere i compromissari, dovunque li trovassero, sulla soglia di una porta, o mentre passeggiavano. Molto spesso li andavano a trovare, per essere sicuri che non mancassero di nulla nelle loro celle. Al mattino e alla sera v'erano lunghe conferenze, con lunghe discussioni sui meriti dei tre candidati che rimanevano e sugli altri quarantacinque cardinali. Furono passate in rassegna le predilezioni delle Potenze. L'ambasciatore dell'imperatore aveva fatto sapere che l'Austria avrebbe veduto di buon occhio Rugscha. Ma pensare a quel vecchio, nato nel 1818, di quasi novant'anni era cosa assolutamente impossibile. Il trono di Pietro non aveva pi bisogno di senilit, ma piuttosto di giovent. I vecchi erano tanto ostinati; tanto pi ostinati della cocciuta giovent. L'ambasciatore del Re Cattolico aveva raccomandato i meriti dell'arcivescovo di Compostella. S, questo non era tanto vecchio; ma settantanni, non era questo il limite del Salmista? E c'era qualcuno tra le Loro Eminenze che desiderasse assistere a un altro conclave, entro cinque anni, o gi di l? Le Loro Eminenze ne avevano abbastanza di conclavi, per questa loro vita mortale. L'ambasciatore francese non aveva fatto nessuna raccomandazione, poich la Comune lo aveva richiamato, strappato dal treno, a Modane, non appena raggiunta la frontiera francese, e fatto a pezzi. Il Portogallo aveva sollecitato per Mundo, il quale aveva dichiarato di non voler accettare, e, come compromissario, di non essere in grado di accettare il papato.

L'Italia... ebbene, l'Italia? Una espressione geografica, e nulla pi. E gli altri? L'imperatore di Germania? Sua Maest aveva fatto il nome di Courtleigh. E perch? Il cardinale di Pimlico diceva sorridendo che, in verit, non lo sapeva. Gli era molto obbligato, certo. Forse il giovane imperatore aveva pensato che, facendo il nome di uno dei sudditi di suo zio (e di un suddito molto indegno), avrebbe indotto lo zio a rendergli la cortesia e a fare il nome di un tedesco. E lo zio avrebbe avuto tanta cortesia? Courtleigh non lo credeva. Il suddetto zio era tanto ostinato quanto il suo imperiale nipote, e infinitamente pi ricco di tatto; ed era l'ultimo uomo del mondo che si potesse prendere in giro. E allora, qual era l'atteggiamento del re d'Inghilterra? Courtleigh non ne sapeva nulla; ma credeva... e aveva saputo la cosa da mister Cham-berlain... S, e il Lord Ciambellano diceva? No, non il Lord Ciambellano, mister Chamberlain, il primo ministro; aveva detto che Sua Maest non si sarebbe impicciato in faccende che non lo riguardavano. I compromissari affermarono che il modo di comportarsi del re d'Inghilterra era assai notevole. E il cardinale di Pimlico soggiunse che, in ogni caso, come compromissario non era eleggibile; mentre il cardinale di Baltimora supponeva che l'America desiderasse rimaner fuori da quella faccenda. Una decisione definitiva si faceva molto desiderare. Pareva che una soddisfazione fosse assai lontana. Nessuno dei nove sentiva un impulso sopraffacente e irresistibile alla scelta di una particolare persona come Papa. E una cos terribile impresa; mancano le forze, davanti alla sua immensit. Ma, inconsciamente, i compromissari stavano sempre pi avvicinandosi tra loro, e allontanandosi dagli altri; i quali, alla loro volta, erano uniti dalla curiosit. La quarta conferenza fu stranamente inutile. Mundo dichiar francamente e bruscamente la sua convinzione che Dio non intendeva scegliersi un vicereggente nel Sacro Collegio; e le Loro Eminenze risero, e rinviarono; e discorsero d'altre cose, d'affari mondani. Courtleigh usc appoggiato al braccio di della Volta. Eminenza, disse, vi conosco da quasi vent'anni e ogni volta che vi vedo, mi pare di avervi veduto altrove, in altre circostanze. Non siete mai stato a Londra? Credevo anch'io che non ci foste stato. E immagino che non abbiate quello che si chiama un sosia. Non voglio dire con questo che il vostro sia un tipo comune. Tutt'altro. Ma, a volte, mi pare... Mi fate venire in mente... Eppure non so chi... E un'altra notte avvolse il palazzo che sta sul colle Vaticano. La mattina seguente, mentre il cardinale Courtleigh si faceva la barba, il fantasma del suo amico della Volta invase la sua visione mentale. Improvvisamente, rassomiglianza e ricordo s'unirono, e produssero una scintilla,

alla cui luce egli vide e seppe... qualche cosa. Sorrise brevemente; e si fece subito serio. Rimase a studiare i documenti della scatola fino all'ora della conferenza. Le cose che disse ai compromissari fecero s che parecchi precedenti fossero messi in disparte, e che altri ne venissero creati. E, alle nove di sera, quarantadue cardinali, vestiti semplicemente da preti, andarono in carrozza verso la stazione ferroviaria; mentre il cardinale camerlengo apriva dal didentro la porta del conclave. Il maresciallo Chigi, chiamato nella stanza di guardia perch aprisse dal difuori, rimase stupefatto quando fu invitato a dichiarare se il Vaticano fosse una prigione per i cardinali, oltre che per i papi. Non gli piaceva essere preso in giro da un'aragosta lessa! Quindici Eminenze, piuttosto silenziose, passarono l dentro alcune settimane di tranquillit, leggendo in biblioteca, ammirando i quadri e le sculture, e a volte passeggiando nei giardini. Uno dei cardinali cominci a studiare seriamente botanica; e il cardinal decano, in vista di una prossima bolla, scrisse un'accusa tremenda di quell'anomalia ipocrita che chiamata socialismo cristiano. E durante tutto questo tempo l'esercito pontificio fece la guardia ad ogni ingresso, fraternizzando, attraverso i cancelli, con l'esercito nazionale che era dall'altra parte. Ma gli inviati speciali dei giornali londinesi masticarono inezie e buttaron fuori bugie insignificanti, secondo la loro abitudine. A gruppi di due e di tre, preti semplici (ma molto dignitosi) arrivarono, furono fatti entrare, e cambiarono le vesti nere con vesti violette. Uno non cambi vestito. Non era che il nuovo segretario del cardinale Courtleigh. La porta del conclave fu chiusa da tutte e due le parti, e di nuovo murata. Vi fu un'altra adunanza dei compromissari, e il loro atto autentico fu esteso nella forma prescritta dai protonotari apostolici. Vi fu poi un'adunanza capitolare finale, nella quale venne reso pubblico l'Atto di Compromesso. Segu una tempesta di lingue e di modi, la quale fin (come soglion finire le tempeste) in un brontolio di tuoni, con sussulti sempre meno convulsi, con molti rami rotti, con qualche camino caduto; e con tranquillit, pace, sollievo e sorrisi simili a quelli del sole d'aprile.

Capitolo III Quando le Loro Eminenze furono entrate nella cappella Sistina per questa ultima adunanza, i conclavisti se ne andarono alle loro faccende; e la porta venne chiusa. Il reverendo George Arthur Rose usc col vescovo di Caerleon, il quale

faceva da segretario al cardinale Mundo. Camminarono nella galleria reale, tra la cappella Sistina e la Paolina. George era d'umore taciturno. Come di consueto, il suo animo stava ricevendo le impressioni: la storica scena, che aveva luogo sotto i suoi occhi; le magnifiche maschere che nascondevano l'umanit degli attori; la misteriosa oscurit della scena, la sua piccolezza, la sua aria di cavernosa solitudine; l'odore opprimente e settico d'umanit, d'architetture, di cere antiche. Gli avevano detto che avrebbe dovuto dir Messa prima di mezzogiorno; e gli doleva la testa, per il digiuno, tra quegli effluvi indescrivibilmente soffocanti. Ricord che, in passato, la necessit lo aveva costretto di frequente ad astenersi dal cibo per cento ore di seguito; spesso, non aveva mangiato nulla per quattro giorni della settimana; ma all'aria aperta, sulla spiaggia di un mare nordico, o tra le eriche delle paludi o dei monti, dove il vento o le spume davano un senso di vita. Qui, un digiuno di meno di venti ore gli dava la nausea e lo metteva di malumore. Ma bisognava aver pazienza. Una volta, Semphill gli aveva detto che gli studi in un collegio ecclesiastico e i primi anni della vita sacerdotale erano disgustosi come dieci anni di prigione. Guardava le cose a occhi bene' aperti. Questo faceva parte della sua professione. Decise di sopportare. E poi si trovava, adesso, in situazione migliore. Non era pi solo. Da quel giorno, a Londra, pareva che il dottor Talacryn desiderasse la sua compagnia; e George era pronto a dare alla cortesia il suo pieno valore. Pareva che il vescovo di Caerleon fosse proprio quello che occorreva al prete novellino: una specie di bastone da passeggio simpatico, esperto e abbastanza intelligente, onesto e solido come una quercia. Oh, essere certo della sua fedelt! George trasse di tasca la sua diletta edizione di Teocrito, dell'Estienne. Nei momenti liberi, stava facendo conoscere al suo compagno la melodia del greco; e insieme lessero e analizzarono l'idillio dodicesimo. Un'ora dopo, il vescovo propose d'andar a pregare nella cappella Paolina. George lo segu. Non c' nulla che purifichi la mente come la preghiera; ed uno sforzo sempre utile. Cercarono uno spazio pulito per inginocchiarsi l'uno accanto all'altro; e comunicarono con l'Invisibile. Il metodo di George era piuttosto intellettuale che formale. A lui, cos ricco d'un acuto e assai coltivato senso del ridicolo, l'assurdit d'un essere umano che si metta a criticare con compiacenza i divini decreti, e a riunire brani scritturali e liturgici con un vero ed essenzialmente sensuale piacere di musaicista, pareva una gratuita impertinenza. Ges caro, non essere un Giudice, per me, ma un Salvatore, erano le sole parole di cui si servisse. A quanto gli pareva, comprendevano tutto. Le ripet pi e pi volte, come un incantesimo meraviglioso; sempre facevano effetto sul suo animo. Si sent in comunicazione diretta coll'Invisibile Onnisciente, per il Quale tutti i cuori sono

aperti, per il Quale non vi sono segreti. Era il suo metodo personale, nato da un'esperienza dolce-amara. Poi prese il suo rosario di pietre di luna, e si concentr, meditabondo, sul mistero dell'Annunciazione. La sua mente vi pensava strenuamente; le sue labbra pronunciavano rapidamente le preghiere. Dopo cinque decine disse il Salve Regina; e fece l'esame di coscienza. V'era qualche diversit in lui? Si sentiva pi chiaro; sentiva di aver raggiunto una diversit. Questo era un sollievo. Ma valeva qualche cosa? Era senza macchia? Era davvero fatto pi forte da quel suo esercizio? Per esempio, adesso, era pieno e infiammato di puro Amore? No. Era pi vicino al puro Amore, degno che il puro Amore pensasse a lui, seppure con asprezza? No. Ma aveva fatto del suo meglio; un giorno, avrebbe ottenuto di pi. Dio sia misericordioso con noi, poveri peccatori. Guard il vescovo, pi giovane di lui di due settimane; pi vecchio di lui di due secoli sotto ogni riguardo, se pensava a quel che valeva. La stolidit allegra e soddisfatta di quell'uomo,

quando si stacc dalle sue preghiere, e accolse lo sguardo di George con un sorriso bonario, era sorprendente. Come sono diversi gli uomini! Qui, uno invidiava all'altro la sua stolidit; e l'altro aveva quasi paura dell'agilit del primo. George comprese che il vescovo non aveva mai avuto perplessit di nessun genere; che non potrebbe averne avuto. Vide il grande abisso che sta tra chi semplice e chi complicato. Sentirono rumore alla porta della cappella. E meglio che ritorniamo, disse il dottor Talacryn. Due maestri delle cerimonie comparvero, al seguito del cardinale arcidiacono Macca e del cardinale diacono Berstein. Mentre George e il suo compagno si avvicinavano, si voltarono e ritornarono sui loro passi. George avrebbe voluto che fossero dovunque, fuor che l, a impedirgli di correre al servizio del suo cardinale. Gli chiudevano completamente il passo, camminando davanti a lui con superba indifferenza. Com' rigido, com' antipatico il pi vecchio! sussurr acerbo. Sssss! sibil il vescovo. La porta della cappella Sistina era aperta. I conclavisti vi si affrettavano da ogni parte. George e il suo compagno si trovarono spinti oltre la porta. Oltre il delicato cancello di marmo, brillavano ferme le sei fiammelle delle candele dell'altare. Le portentose figure del Giudizio parevano contorcersi. Macca e

Berstein andarono dietro la visione; si fermarono; e si volsero verso la folla che li seguiva. George guardava intorno a s, con impetuosa attenzione. S'era sentito cos tre volte nella sua vita: alle esequie della regina d'Inghilterra, all'incoronazione del re d'Inghilterra, e ai piedi della prima tomba che s'era aperta davanti a lui, nel sentiero della vita. Provava quel che prova il conoscitore al quale permesso, per sessanta secondi, di prendere quel che vuole in un cofano pieno fino all'orlo di gemme incise di valore inestimabile. Era un senso di acquisizione assoluta. Qui vedeva nascere la storia; ed era in prima fila tra gli spettatori. Non c'era tempo per pensare agli effetti. Qui importavano le cause; e bisognava cogliere tutti i particolari e farne tesoro. Pi tardi si poteva scegliere; apprezzare, pi tardi. Ma ora doveva raccogliere. Prima, il suo sguardo balen in alto, verso i piccoli baldacchini quadrati; erano tutti a posto. Poi guard quelli che occupavano i cinquantacinque troni: erano seduti, fermi come i padri coscritti nelle sedie curuli, volti verso la folla che entrava dalle porte, e osservavano. Inconsciamente, George fu spinto sempre pi avanti. Il suo contegno era tanto privo d'emozione, da renderlo incomprensibile; continuava ad assorbire lo spettacolo con violenza. Poco dopo sussurr al vescovo: Che cosa c'? Che cosa accade? Credo che Dio ci abbia dato un Papa. Oh! Chi? Aspettate. Lo sapremo tra un minuto. Il silenzio, la tranquillit, la poca luce nella quale immobili forme di cardinali si curvarono come cime d'onde gelate, scolpite nella giada bianca e nel vecchio avorio in un mare d'ametista, erano pi che meravigliosi. Dal buio usc una voce, una voce intensa che ripeteva una formula. George non comprendeva facilmente il latino pronunciato all'italiana. Si sorprese a tradurre: Reverendo Signore, il Sacro Collegio ti ha eletto successore di san Pietro. Accetti d'essere Pontefice? Reverendo, pens. Come mai non diceva Eminenza? Si volse subito al vescovo, con un'altra domanda pronta. Il vescovo era in ginocchio dietro di lui. Anche la folla s'inginocchiava. E perch mai non s'inginocchiava anche lui? Perch doveva esitare un solo istante? Si guard intorno ancora una volta, figura nera e solitaria, col viso attento, stanco, pallido, solo ed eretto tra tanto splendore di porpora. Guard di nuovo i baldacchini. Su di lui, su di lui erano tutti gli occhi. Perch non s'inginocchiava?

Di nuovo, la voce del cardinale arcidiacono inton: Reverendo Signore, il Sacro Collegio ti ha eletto successore di san Pietro. Accetti d'essere Pontefice? Non c'era possibilit di errore. La terribile, solenne domanda era rivolta a lui. Un bisbiglio del vescovo gli sugger: La risposta Volo... o Nolo. Il palpito alle tempie, il rimbombo alle orecchie cessarono miracolosamente. Respir a lungo e lentamente; incroci la mano destra sopra la sinistra sul petto; divenne come uno in un corteo, e rispose: Volo.

Due mani batterono, e i baldacchini discesero, frusciando e sbattendo. Il Sacro Collegio s'alz in piedi, e il Vicereggente di Dio pass dietro l'alto altare. Gli offersero tre bianche vesti pontificali: grande, media e piccola. La grande era troppo grande; la piccola, troppo piccola; ma la media sarebbe andata bene, per il momento. Cominci a spogliarsi, tra la folla del seguito, con la noncuranza di chi abituato a frequentare le piscine. Rifiut ogni aiuto, poich non voleva che lo toccassero. Quando ebbe indossato le calze, la veste, la stola scarlatta, quando si fu infilato al dito il nuovo anello d'oro del Pescatore, vuot le tasche del vecchio abito, senza dimenticar nulla; s'infil il fazzoletto nella manica sinistra, e domand del vescovo di Caerleon. Mentre i maestri delle cerimonie e il sagrista agostiniano s'affrettavano a preparare altari per la consacrazione episcopale del Papa, il dottor Talacryn fu ammesso all'apostolica presenza. Fece un inchino. Il momento era troppo grande per le parole; ma gli occhi parlarono. Un bicchier d'acqua, disse allora il Pontefice. Il digiuno, Santo Padre... Non sar rotto. Rimanete sempre vicino, prego. Gli pareva che tutti lo avessero abbandonato, all'improvviso. Non ch'egli si fosse mosso, o fosse mutato; ma il mondo, il passato, erano del tutto scomparsi, cancellati; l'avvenire era oscuro; il presente era tutto strano. La Sua volont, che non disse, era di darsi forza tenendosi unito, con un unico legame, al passato. Gli portarono l'acqua. Vi tuff a met il fazzoletto, lo strizz, e se lo pos sugli occhi, aridi e infiammati. Durante tutta la lunga cerimonia della consacrazione, Egli si comport con enigmatica equanimit. Sebbene i Suoi occhi non vedessero se non le cose che si succedevano a ogni momento, e sebbene il Suo contegno sembrasse indicare una solitaria indifferenza, nel Suo intimo, la Sua sensibilit era tesa al massimo. Nulla

Gli sfuggiva. E stava mobilitando le Sue forze; facendo i piani per la Sua campagna. Guardava in basso, osservava l'ampio panorama. Poteva gi prevedere due o tre mosse sulla scacchiera apostolica. Quando gli porsero l'anello episcopale, ritrasse la mano; e chiese un'ametista invece dello smeraldo che gli avevano offerto. I cardinali osservarono la prima manifestazione della volont pontificia con molto interesse e con un certo fastidio. Ragna mormor contro gli ignobili risaliti; Vivolo parl d'arroganza da ragazzo; Berstein di mendicanti a cavallo... Chi di gallina nasce convien che razzoli, afferm il benedettino Cacciatore. E: Lui, che prima era una rana, adesso re, cit Labeur dal Satyricon di Petronio Arbitro. Lo condussero davanti all'altare; e Lo fecero sedere su una sedia di velluto scarlatto, chiedendogli quale nome pontificale scegliesse. Adriano VII, fu la risposta, senza esitazioni, tranquilla. Forse Vostra Santit preferirebbe esser chiamato Leone, o Pio, o Gregorio, secondo l'uso moderno? domand il cardinale decano con imperiosa soavit. L'ultimo Pontefice inglese fu Adriano IV; l'attuale Pontefice inglese Adriano VII. Cos vogliamo; e cos, per Nostro impulso, comandiamo. Non c'era altro da dire. L'elezione di Adriano VII fu proclamata in conclave. Segu la cerimonia dell'adorazione. A uno a uno, le Loro Eminenze baciarono il piede del Sommo Pontefice, e la mano e la guancia. Il contatto con quell'umanit senile fece rabbrividire il suo animo giovane. Ripeteva di continuo tra s: Non per Noi, Signore, non per Noi... Eppure questa pareva cosa inadeguata e assurda. Non era umilt; era un disgusto fisico che Lo nauseava segretamente. Alcuni avevano il fiato simile a quello delle ottarde; e quello di tutti meno uno era ardente. Avrebbe voluto strapparsi via la guancia con tenaglie adunche. Con una particolare ginnastica mentale pens, ad un tratto, al verso: Chi scopa una casa e Tu lo vedi, fa bella la casa e bello il suo atto. Afferr con la mente questo pensiero e vi rimase attaccato. O Tu, il pi grande e il migliore, voglia Tu essere chiamato cos o in altro modo, io non sono che il Tuo strumento. Questi orribili baci non sono per essi altro che un'occasione, poich ne traggono vantaggio, onorando Te attraverso me. Cos sia. Sar lo strumento... Il Tuo strumento per tutti gli uomini. Uff! Ma pur doloroso! La sua serenit esteriore era invincibilmente felina. Tollerava appena l'attenzione. Le frecce degli occhi cardinalizi cadevano su di lui, e scivolavano sul ghiaccio della sua corazza. Egli allontan la Sua sensibilit dalla superficie: e la concentr nei pi intimi recessi del suo animo, prevedendo,

progettando. Un passo mi basta... Un altro ricordo che si stacc dal fascio delle Sue memorie per navigare nell'oceano delle Sue idee. Si accert di poter far quel passo; lo fece e si ferm, senza paura; e si prepar al passo seguente. Non guardava mai indietro. L'ametista, il nome pontificale; e adesso...? S! Comincia, poich vuoi procedere, fu il consiglio che si diede. Quando gli enormi prncipi della Chiesa sbocciarono, coperti di porpora e di ermellino, Adriano, con la mitria e il piviale d'argento e d'oro, segu Macca che portava la triplice croce. Un tumultuoso, sontuoso splendore pass attraverso il conclave e and nella galleria della benedizione, sopra il portico di San Pietro. I muratori stavano togliendo i mattoni da una finestra murata che conduceva a un balcone, a destra, a met della lunga galleria. Il Sommo Pontefice fece un cenno ad Orezzo. Cardinale, questo balcone d in chiesa? In chiesa, Santit. Qual la finestra che guarda sulla Citt? La finestra di sinistra. Fate aprire la finestra di sinistra. Il Sacro Collegio tumultu, confuso. Nessuna pressione aveva mai influenzato George Arthur Rose. Soleva dire che lo si poteva schiacciare, fino a farlo morire, a esserne capaci; ma che nessuno gli avrebbe mai fatto fare quel che gli uomini erano troppo pigri, o troppo orgogliosi, o troppo sciocchi per poterlo persuadere a fare. Avrebbe aspettato un secolo; fino a quando potesse agire a suo modo; e, a meno che non lo facessero letteralmente e veramente scomparire dalla faccia della terra coi metodi abituali degli assassini, lo avrebbero trovato implacabilmente deciso, anche allo spirare del secolo. Aveva imparato questo da Flavio; osservando che, se non apriva la porta quando il gatto miagolava per uscire, l'animale rimaneva nella stanza, ma non si metteva a sedere sul collo del suo amico, e non mostrava d'accettare nulla da lui, se non l'apertura della porta. E Adriano VII era ben preparato a essere deplorato e fischiato, come Leone XIII nel 1878; ma nessuna forza terrena avrebbe potuto estorcere l'Apostolica Benedizione alla Sua mano e alle Sue labbra; l'avrebbe data soltanto nel luogo e nel momento scelti da Lui. Avrebbero potuto spingere il Papa al balcone interno, come avrebbero potuto spingere un cavallo all'abbeveratoio; ma neppure il Collegio dei Cardinali, in tutto lo splendore dei suoi ornamenti, poteva fare che il cavallo bevesse, o che il Papa benedicesse. Santit, quella finestra fu murata nel 1870; e, da allora, non pi stata aperta.

Apritela adesso. Ragna ringhi e usc dal gruppo. C'era un che di truculento, in lui. Santit, Papa Leone desiderava che venisse aperta il giorno della Sua elezione, ma non fu possibile. Impossibile. Capite? La ruggine del ferro, la solidit del cemento... Lo sappiamo. La dolcezza di Papa Leone si lasci persuadere. Noi non siamo dolci, e la violenza non Ci persuade. Orezzo, bench felice in cuor suo che qualcuno agisse in modo diverso da Papa Leone, che non aveva potuto soffrire, fu piuttosto scosso dall'idea della benedizione alla Citt e al Mondo mentre colui ch'egli considerava l'Usurpatore Piemontese occupava il cos detto Patrimonio di Pietro e l'intangibile Roma. E un'idea connaturata in quelli della sua scuola, che i popoli debbano soffrire per le meschine ostinazioni dei potentati. Ma cerc di essere cortese. Santo Padre, abbiate piet di noi; e liberateci al pi presto possibile dalle sofferenze che ci affliggono in questo conclave. Degnatevi di benedire i fedeli in chiesa, oggi; e vedremo quel che si potr fare domani, in quanto al resto. Adriano parve piuttosto divertito. Il vescovo di Caerleon pens che non aveva mai veduto una inflessibilit pi crudelmente pacata. A un cenno del Papa, il capo dei muratori si fece avanti e s'inginocchi. Adriano si chin. Figlio mio, aprite quella finestra. I muratori passarono attraverso onde e onde di porpora, e attraversarono la galleria con scale a mano, leve, martelli. Gli inservienti del conclave lasciarono cadere a terra rotoli di tappeti che stavano per distendere, e vi si sedettero sopra. Berstein emise un rumore rauco, ed espettor. Adriano trasal, e not quell'uomo. Al fragore delle martellate, il muro cominci a cadere; una bianca polvere si sparse nell'aria; il collegio vermiglio se ne allontan, insieme al bianco Pontefice. Alcuni andarono in fondo alla galleria, dove voci sonore si levarono, protestando; i tedeschi e la maggior parte degli italiani si fermarono a met conversando, pi moderatamente. Pochi passi lontano dagli operai, il Papa rimase, immobile. Al Suo fianco trattenne Macca con la Croce; dietro di Lui s'adunarono il vescovo di Caerleon e i nove cardinali compromissari. In un intervallo di silenzio, Adriano inton: Kyrie Eleison. Mundo lo segu prontamente. Dapprima, i prelati non compresero; ma, poi, le voci si seguirono; e le Litanie dei Santi risonarono magniloquenti nella galleria.

Fuori, in piazza San Pietro, v'era soltanto qualche centinaio di persone. L'interesse per il conclave era quasi finito; e parecchi inviati speciali cominciavano a pensare seriamente all'eccitamento ben maggiore di un processo per assassinio a Londra. Ma molti romani di vecchio stampo volevano poter raccontare ai loro nipotini di essere stati in piazza San Pietro nel momento in cui il Papa era stato proclamato in chiesa; e, la mattina del giorno di san Giorgio, il camino della Sistina non aveva vomitato alcun fumo. La cosa era molto misteriosa! Che strane cose, dietro quelle bianche mura! Nella basilica c'erano migliaia di persone in attesa: impiegati vaticani, familiari dei cardinali, prelati, penitenzieri, beneficiari, che erano stati murati in conclave. E v'erano anche signori e dame di nobilt eminente, appartenenti al Partito Nero (o clericale), che erano stati fatti entrare con meticolosa segretezza (alla piena luce del giorno, e davanti a tutta Roma) da una porticina nascosta. Tutti i giorni, per settimane, erano venuti ed avevano aspettato, con la speranza di essere tra i primi a salutare il Papa. Andare a San Pietro di mattina, e prima di pranzo, e la sera prima di cena, era diventata la moda di una societ che ha pochi e futili divertimenti e per la quale la compagnia del Quirinale e della Societ Bianca un frutto proibito. Alcuni, che erano vicini alla grande porta, udirono deboli rumori nella galleria, sopra di loro. Cominciarono a circolare voci: certo si sentivano dei colpi, pi forti, pi insistenti. Certo stavano aprendo il balcone. Poi il fragore cess. Nel silenzio, nacquero le supposizioni; e furono soffocate, o accresciute. Un benedettino, con una faccia da macellaio, il quale era appoggiato a una delle grandi colonne, afferm ad un tratto che il rumore ricominciava; ma in un altro punto, pi in l, disse. Un cameriere onorario di spada e cappa fiut l'aria col lungo naso, accarezzandosi la barba alla van Dyke; e balbett: N-non a-apro-no mai il ba-alcone esterno. Parve che quest'idea scoppiasse tra un polo positivo e uno negativo. Vibr e scintill; e cadde su un mucchio di combustibile umano. E allora, che cosa stiamo aspettando, qui? grid il principe Clenalotti; e si precipit verso la porta dalla quale era entrato. Naturalmente fece nascere un tumulto. Nella piazza, la folla aveva gli occhi fissi sul Vaticano. E ad un tratto, dalla via della Sagrestia sbocc un'ondata di esseri mezzo impazziti, che miravano il balcone vuoto e portavano la stupefacente notizia. Le due folle si unirono, e riempirono i larghi scalini di pietra e lo spazio aperto sotto di essi. I soldati si irrigidirono sull'attenti. Gli inviati speciali (come un solo uomo) corsero verso l'obelisco che nel centro della piazza, o verso le fontane, e montarono su scalette portatili. E, naturalmente, automobili e carrozze, e Caio e Tizio e anche

Sempronio per non dire di Maria e di Elena e di Jolanda ed anche di Margherita, cominciarono a uscire dai Borghi. Non c'era nulla da vedere, se non il balcone vuoto sopra il porticato. Non era adorno di baldacchino, non era decorato; ma qualcuno disse di vedere gente muoversi dietro la finestra. Era una notizia concisa e vera. C'era di pi. La finestra stessa si muoveva. Le invetriate invase dal sole divennero opache, mentre giravano sui cardini, verso l'interno. L'esercito italiano present le armi. Roma si inginocchi sulle pietre. Gli inviati speciali salirono sulle loro scalette e misero in moto macchine cinematografiche e fonografi; spinsero bottoni e fecero girare ruote. Una figura minuscola mise una luce d'oro sul balcone; e una minuscola figura di porpora e d'ermellino sal, e mise sul balcone una minuscola triplice croce. S'ud la proclamazione stentorea fatta col megafono dal cardinale arcidiacono: Annuntio vobis gaudium magnum... Abbiamo per Papa il reverendo signore George delle Rose d'Inghilterra, che ha preso il nome di Adriano VII.

Lasci il posto a un'altra figura minuscola, d'argento e d'oro, raggiante nel sole. Un filo di voce chiara e sottile cant: La nostra speranza nel Nome del Signore. I fonografi raccolsero la sonora risposta: Che ha creato il cielo e la terra. Adriano VII alz la mano e cant ancora: Iddio Onnipotente * * * Padre * * * Figliuolo * * * e Spirito Santo vi benedica. Era l'Apostolica Benedizione alla Citt e al Mondo.

Capitolo IV E poi le cose proseguirono rapidamente. C'era un cervello che progettava, c'era una volont alla quale obbedire. Le mani cominciarono a comprendere che avrebbero dovuto compiere il loro lavoro manuale. La cara, circospetta Roma rimase a bocca aperta, davanti a un Pontefice che diceva Domani: e voleva dire, letteralmente, domani. Il Sacro Collegio comprese che non aveva pi diritto di scelta. Naturalmente, divenne scuro come la notte. Ma il cardinale arcidiacono non poteva rifiutare all'improvviso l'incoronazione; e, quando Adriano annunci

che la Sua incoronazione avrebbe avuto luogo la mattina sui gradini di San Pietro, futili sforzi suggerirono difficolt, per limitare la possibilit. Questa era la sola cosa che rimanesse da fare all'opposizione. Tre cardinali, uno dopo l'altro, dissero che non vi sarebbe stato il tempo necessario per dare notizia della cerimonia, per preparare la chiesa, per diramare i biglietti d'ingresso. Adriano scart queste idee, come sciocchezze. Un altro pens alla catastrofe, e disse che non vi sarebbe stato il tempo necessario a chiamare gli aiutanti indispensabili. Si sent rispondere che c'erano sedici ore per chiamare quelli che veramente lo erano. Un quinto disse che, date le tendenze anticristiane del tempo, non sarebbero venuti i rappresentanti del re di Francia, del Sacro Romano Imperatore e del Primo Conservatore del popolo romano; e chiese cortesemente se il quadruplice lavacro avrebbe potuto aver luogo in loro assenza. Il Papa rispose che era in grado di lavarsi le mani quattro volte senza aiuto, nell'assenza dei legittimi aiutanti. E poi, il moderno sindaco di Roma era l'equivalente dell'antico Primo Conservatore; l'ambasciatore d'Austria poteva rappresentare l'Impero; e in quanto alla sciagurata Francia senza re... qualcuno andasse immediatamente nelle vie di Roma e si impadronisse del primo francese cristiano che vi trovasse. E, in ogni modo, il quadruplice lavacro era accidentale. L'essenziale era che il Pontefice cantasse la Messa pontificale all'altare di san Pietro e che gli fosse imposto il triregno. Queste cose sarebbero state fatte la mattina seguente, alle otto. Tutte le porte della basilica dovevano venire aperte a mezzanotte e rimanere aperte. Non doveva venir pubblicata alcuna notizia ufficiale. E questo era tutto. Poi il Papa si chiuse nelle splendide stanze del suo predecessore, e le esamin fin che non gli dolsero gli occhi. Per fortuna s'era procurato una borsa di tabacco e un libretto di cartine da sigarette. Fum e pens, guardando Roma dalle finestre. Dopo il tramonto, mangi costolette con insalata; mise due sedie una di fronte all'altra, vicino al balcone di destra; mand a chiamare il vescovo di Caerleon e chiese una gran caraffa di latte. Le sue abitudini rivelavano una salute tanto straordinaria quanto quella di uno studente. Il dottor Talacryn entr, e osserv l'etichetta. Adriano lo mand a vedere che le anticamere fossero vuote e a chiudere le porte. Il vescovo ritorn, e rimase in piedi. Il Papa era seduto su una delle sedie rosse, magnifiche e scomode. Vi abbiamo mandato a chiamare, perch abbiamo bisogno dei vostri servigi. In ogni momento sono pronto a servire Vostra Santit. Adriano si sentiva attratto verso il vescovo. Odiava molte delle sue azioni, ma l'uomo gli piaceva, e lo credeva onesto.

Il vescovo si sentiva attratto verso il Papa. Gli piaceva, ma non lo capiva, e aveva un po' paura di lui; pure... era bene sapere tutto quello che si poteva sapere e che poteva essere utile. Questa sedia per voi, disse Adriano. Il dottor Talacryn ne fu stupito; ma non moltissimo. Il suo carattere placido e disciplinato lo aiutava, davanti a quel segno di favore che avrebbe confuso molti, e reso altri presuntuosi. Ringrazio Vostra Santit, disse semplicemente. E parve che non ci fosse altro da dire, e soltanto da discorrere di cose da fare. Il Papa continu a parlare nel modo abituale, conciso e monotono. Parlava in chiave di mi bemolle minore, molto rapidamente, scivolando leggermente sulla lettera r, abbreviando alcune parole e omettendo tutte le g finali, pronunciando le altre energicamente, in una maniera che faceva pensare a una pelliccia, alla gomma e agli artigli in modo bizzarro. In quanto all'argomento, pareva che Egli discutesse tra s, dal modo nel quale enunciava le Sue idee, e mostrava il nascere dei Suoi pensieri. Abbiamo moltissime cose da fare, e ci troviamo nella fisica impossibilit di portare a termine i Nostri progetti. Ci troviamo, in modo sorprendente, a capo degli affari. Crediamo che non saremmo stati messi a questo posto se i servigi che possiamo rendere non fossero stati considerati desiderabili. Perci sentiamo di essere obbligati ad agire. Ma, sebbene sappiamo (o sapremo) quel che dobbiamo fare, non lo sappiamo fare con queste due mani. Dobbiamo avere collaboratori coi quali dobbiamo trovarci legati da intimit, e che possano simpatizzare con Noi. Prima di tutto, desideriamo avere con Noi Vostra Eccellenza. Il vescovo era tanto onesto da arrossire un poco per il piacere. Ne sono molto contento, disse. Poi, abbiamo bisogno di informazioni. Conoscete le circostanze che condussero alla Nostra elezione? chiese Adriano. In generale le conosco, Santit. Davvero posso dire che sono generalmente conosciute a tutti, fuor che al Pontefice stesso, soggiunse il vescovo, con un sorriso di furberia episcopale.

Queste parole piacquero ad Adriano. Vi prego di ricordarvi questo dogma; di aver cura di ricordarlo continuamente. Il Papa ben informato pi saggio del Papa male informato. Ricordate anche che Adriano desidera sempre sapere ogni cosa. Ora desidera sapere quel che sapete circa la sua elezione. In breve; i particolari, verranno pi tardi. In breve: il conclave non riusciva a trovare un Papa con i mezzi ordinari; e assegn il compito a certi cardinali compromissari. Questi scelsero Vostra Santit. Ma perch? Il cardinale Courtleigh... Era uno dei compromissari. Quanti erano? Era uno dei nove. Gli altri erano... Per il momento, lasciamo stare gli altri nomi. Supponiamo che questi nove cardinali siano ben disposti verso di Noi. Certamente, Santit. Bene! Nove! Volete dirmi i loro nomi? Courtleigh, Grace... Arcivescovo di Baltimora. S? Saviolli... Chi ? Non stato nunzio, o qualche cosa di simile in America? Vi prego di darmi delle informazioni su ognuno di essi. Era arcivescovo di Lepanto, e legato pontificio negli Stati Uniti d'America. Ora in Curia. Poi c'era della Volta, un tempo maggiordomo, ora anche lui in Curia e che, a quanto dice il cardinale Courtleigh, il sosia di Vostra Santit. E straordinario! esclam con vivacit Adriano. Mundo, capo dei compromissari, patriarca di Lisbona. Nefski arcivescovo di Praga, poveretto... Perch poveretto? Oh, per poco non fu ucciso dagli anarchici. Poi c'erano Ferraio, arcivescovo di Milano; Gentilotto, prefetto generale della Sacra Congregazione di Propaganda Fide; e Fiamma, arcivescovo di Bologna. I due ultimi erano dapprima candidati; ma abbandonarono il loro posto, accettando quello di compromissari. E questi, dite, sono ben disposti verso di Noi? S, Santo Padre. Un celta, un americano, un portoghese, cinque italiani e un polacco. No, un boemo, Santit. Oh? Adriano accenn al vescovo uno scrittoio. Ora, sia questo secondo le regole o no, non Ci importa e non curiamo. Scrivete, vi prego. Sorseggi un bicchiere di latte e cominci a dettare: 'Adriano VII... Vescovo..., Servo dei servi di Dio..., desidera che immediatamente veniate... da Lui... nel palazzo Vaticano... a Roma. Nulla... se non la pi grave impossibilit fisica... o i vostri doveri verso la

vostra famiglia... se ne avete... deve impedirvi di venire. Tutti i cattolici... debbono fornirvi... comodit, mezzi di assistenza... di cui possiate aver bisogno. Vi prego, firmate col vostro nome e fate cinque copie di questa lettera. Il vescovo, sospirando la sua macchina per scrivere, scrisse con diligenza, con calligrafia angolosa, obliqua e quasi illeggibile. La luce elettrica s'accese nella Citt. Il Papa accese le candele, tir le tende, e arrotol una sigaretta. Poi sedette al tavolo, guard i manoscritti, consider l'enorme anello che portava al dito indice. Sorridendo tra S, prese una candela e un bastoncino di ceralacca, e impresse il Piccolo san Pietro in barca in calce ai sei fogli. Indirizzateli, continu, al reverendo George Semphill, St. Gowff, North Britain; al reverendo James Sterling, Oakheath, Stafford; al reverendo George Leighton, Shoreham, Sussex; al reverendo Gerald Whitehead, Wilton, Warwick; e al reverendo Robert Carvale, Duntellin, Ayrshire; e... sapete che diciotto anni or sono aveva il volto pi squisitamente bello, l'anima pi squisitamente bella,, e la voce pi squisitamente orribile tra tutti i ragazzi del collegio? e indirizzate la sesta lettera a Percy Van Kristen, 2023 Madison Avenue, New York. Mentre il dottor Talacryn chiudeva le buste, il Papa scrisse su un foglio di carta, che suggell Lui stesso: HacLrianus P. M. VII dilettissimo filio Francisco Talacryni Caer-leonis Episcopo. Te in cardinalem Designamus et Approbamus: quod tamen sub silentio tenebis donec tempus idoneum aderit. Datum Romae. Sub anulo Piscatoris. Anno pontificatus Nostri primo, a.d. ix Kal. Mai. Ora, vi prego, venite qui e inginocchiatevi. Il vescovo lo guard con aria interrogativa; ma s'avvicin al tavolo, e s'inginocchi davanti al Papa, il quale gli si rivolse con queste parole: Beneamato figlio, Francis Talacryn, vescovo di Caerleon, Ti nominiamo e confermiamo cardinale. Ma non dovrai rivelare la cosa fin che non sia giunto il tempo adatto. Cos dicendo strinse leggermente insieme le labbra del vescovo, e gli mise in mano il breve. Silenzio, continu il Pontefice. Ora andrete voi stesso a San Silvestro, non all'ufficio postale di qui, metterete i francobolli su queste lettere e le imposterete. Un'altra cosa. Non ci saranno difficolt, domattina? Bene. Poi, dopo essere stato a

San Silvestro, volete andar a trovare il principe Pilastro e il principe Orso e dir loro... Certo avremo l'appoggio di quei nove, vero? Bene. Informerete questi prncipi (come prncipi assistenti al Soglio Pontificio) della Nostra incoronazione, senza formalit. Quando avrete dato questa informazione al principe Pilastro, ditegli anche, pure senza formalit, che il Sommo Pontefice desidera che il sindaco di Roma sappia, che, dopo l'incoronazione, andr al Laterano, a prendere possesso della sua sede episcopale. No. Non vi dovr essere confusione. Andremo nel modo pi semplice possibile e a piedi. Ci starete sempre vicino? Vi nominiamo caudatario; e faremo del vostro ufficio una sinecura. Dio vi benedica. Da b'och a dibechod. Adriano rimase sulla porta dell'anticamera, e vide scomparire la grande figura del vescovo lungo il corridoio. Pens che era peccato che la sua disposizione naturale alla corpulenza non fosse frenata dall'esercizio fisico. Un distaccamento della Guardia svizzera si vedeva, armato e immobile, a intervalli regolari. Per me, fu il suo pensiero plebeo. Comparve un ometto, inchinandosi. Aveva un aspetto servile. Adriano lo riconobbe alla seconda occhiata. C' un appartamento, all'ultimo piano, sopra di questo? gli domand. Ma s, Santit, un grande appartamento di stanze pi piccole, e meno alte di queste. Le farete vuotare per domani a mezzogiorno. Ora potete andare a letto. Vogliate aver cura che nessuno entri da questa porta fino a domattina. Il Papa chiuse la porta; e, attraversate le anticamere e la sala del trono, ritorn al tavolo da lavoro. Sedette sul tavolo per un quarto d'ora, facendo dondolare una gamba, pensando, e sorseggiando il latte. Poi prese una candela e and nel guardaroba, dov'erano enormi armadi. Li aperse, e cerc un mantello tra pile e festoni d'abiti nuovi. Ve n'erano parecchi di velluto rosso. Dopo aver cercato inutilmente qualche cosa di semplice, indoss uno di quelli e usc nel corridoio, dopo aver preso, nel passare, un breviario sul tavolo. Fece cenno alla guardia pi vicina. La figura nera, rossa, gialla e color d'acciaio gli si avvicin e si inginocchi. Sapete andare di qui a San Pietro? disse il Papa. Ma s, Santissimo Padre.

Prendete le chiavi necessarie, e conduceteci, figliolo.

Ma certo, Santissimo Padre. Lo svizzero lo precedette. Adriano lo segu, infastidito dai saluti che lo accoglievano durante il cammino. Era stato per tanto tempo uno sconosciuto che essere notato lo irritava e lo umiliava. La vita sarebbe intollerabile se trombe e bizzarre alabarde salutassero ogni nostro movimento. Non aveva la stolidit di chi nasce personaggio. Poco dopo, butt indietro il mantello, e tenne il capo e la mano levati in un gesto che pietrificava. Passarono attraverso innumerevoli corridoi e scesero gradini, fin che giunsero in una cappella, dove ardevano le luci intorno a un tabernacolo di bronzo dorato e di lapislazzuli. Qui Egli si ferm, mentre la Sua scorta apriva i battenti. Poi rinvi la guardia al suo posto, ed entr nella vasta oscurit della basilica. Camminava molto lentamente; era come se avesse gli occhi avvolti da un velluto nero, tanto la tenebra era intensa ed immensa. Poi, molto lontano, a destra, vide come una corona di smorte stelle scintillanti, le quali parevano al livello del pavimento. Era nell'ampia navata; e le stelle erano le lampade sempre accese che circondavano la Tomba. S'avvicin lentamente. Nel passare vicino alle lampade ne prese una dal braccio d'oro e scese i gradini di marmo. Stese per terra il mantello, vi pose vicino la lampada, e si mise a pregare. Fuori, nella Citt e nel Mondo, gli uomini giocavano, o lavoravano, o peccavano, o dormivano. Dentro la Tomba stessa dell'Apostolo, l'Apostolo pregava. A mezzanotte i chiavistelli delle grandi porte caddero, con fragore. Si insinu nella chiesa l'aria fresca. I sacrestani posarono qua e l sul pavimento di marmo enormi candelieri antichi di ferro. La torcia accesa di ognuno di essi metteva una piccola oasi di luce nell'incommensurabile tenebra. Lontano, si mosse una forma bianca e sottile, con un mantello di porpora, e avanz rapidamente, benedicendo quelli che, sorpresi, la contemplavano; e poi scomparve nella cappella del Sacramento. Ritornato nel Suo appartamento, Adriano and subito a letto, invocando dalle anime del purgatorio che lo svegliassero alle sei. S'addorment subito, e ripos bene. Alle sette aveva gi pagato il Suo debito col De Profundis, ed era vestito e aspettava nella sala del trono. Entrarono da Lui dodici cardinali, a due a due. La loro fila s'apr e si vide il cardinale decano dei preti, il quale portava

solennemente l'immagine d'un gallo d'argento dorato. Adriano sal i gradini del trono, e rimase fermo, eretto, vivace. Pareva tanto pieno di energia repressa da somigliare a una fiamma bianca. Non s'ud alcun rumore. In silenzio vennero e se ne andarono. Quando il Pontefice fu di nuovo solo, si mosse, e si ferm in mezzo alla sala. No, Signore, non Ti tradir mai... mai! esclam con immensa energia. Ma proteggimi e insegnami a governarmi, perch io possa governare e insegnare e proteggere il Tuo gregge, o Pastore del popolo. Quando il vescovo di Caerleon port la straordinaria notizia al sindaco di Roma, il principe Pilastro domand subito quali disposizioni fossero state prese. Nessuna disposizione stata presa. Ma disse Marcantonio, che si compiaceva di una certa rudezza inglese, naturalmente siamo felicissimi che il Santo Padre venga tra noi. Pure, lo sapete, le guarentigie ci fanno obbligo di rendere a Lui tutti gli onori che spettano a un sovrano regnante. Se non ci atterremo a quest'obbligo, ci dovremo vergognare davanti a tutta Europa. Si tratta di un capo di Stato che si muove, e dovremo far uscire la truppa e fermare il traffico e mettere picchetti nelle strade... Non credo Sua Santit desideri che facciate tutto questo, principe. Non parlo ufficialmente; e non sono venuto a portarvi una richiesta ufficiale di fare quel che dite. Il Santo Padre dice che andr nel modo pi semplice, a piedi. Vorrei sapere che diavolo (scusate l'espressione) voglia dire questa faccenda. Forse Sua Santit crede che i movimenti della sedia gestatoria, o d'una lettiga, Gli darebbero la nausea. La davano anche a Leone, lo sapete. E non potrebbe cavalcare una mula bianca? So che non sa cavalcare. Come! Non vino sportivo! Ed inglese? S, ma non del tipo sportivo al quale pensate, principe. Ebbene, che cosa vuole che faccia? Diciamo che mi ha mandato ad avvertirvi della Sua intenzione, perch Lo possiate far arrestare per aver disturbato il traffico, se volete.

Naturalmente non faremo una cosa simile.

No, naturalmente. Questo non che il mio modo di prospettarvi la cosa. Credo che voglia avvertirvi, perch non possiate dire che vi ha colto alla sprovvista, che vi ha giocato un tiro, per cos dire. Capisco. E questa una di quelle cose che voi inglesi fate come se si trattasse di una delle cose pi semplici del mondo. E una vera pazzia, o... Sua Santit sar seguito da un grande corteo? Non credo. Capite, abbiamo poco tempo a disposizione. E (rimanga tra noi) non sono per nulla sicuro che abbiamo tutti la stessa opinione in Vaticano. Lo sapete, io dovrei essere con Orso, davanti agli ambasciatori. E Orso sa di questa specie di passeggiata? No. Sa soltanto dell'incoronazione. Questo significa che non vi sar una vera processione. Va bene. Vedete, come Pilastro, debbo essere accanto a Orso nel corteo del Papa, mentre come sindaco di Roma dovrei essere alla testa dei paggi pontifici che precedono Sua Santit. Non posso essere in due luoghi a un tempo, non vero? Insomma, prego Vostra Eccellenza di portare i miei rispetti al Santo Padre; e di dirGli che il principe Pilastro sar accanto al trono per assistere all'incoronazione e che il sindaco di Roma preceder il Papa in Laterano. Non ci sar pericolo che vi accapigliate con il principe Orso per la precedenza? domand scherzando il vescovo. Ma no. Durante l'incoronazione star a destra, e il Papa sar tra noi due. Poi, non vi saranno questioni di precedenza, perch pu essere che Orso venga oppure non venga a questa passeggiata al Laterano; e, in ogni caso, il sindaco avr il posto d'onore. Non sar una rosa, ma, almeno, sar vicino a Rose, molto pi vicino di Orso, fin con un gioco di parole, il versatile Marcantonio. Alle otto del mattino Adriano scese in San Pietro. Lo spazio era occupato da gente d'ogni genere, dagli occhi tumultuosi. Egli scese con una veste scintillante di rubini, granate e carbonchi, simili a un fuoco che scendesse sulla folla: lento, deciso e benedicente. La Sua flemma inglese fu molto ammirata. Gli gridarono: Viva il Papa Re. Egli fece fermare subito i portatori; e il Suo aspetto impose il silenzio alla folla. La gente lo guardava, e si dimenticava di gridare; l'ondata delle acclamazioni declin, nella grande navata e nei transetti. Il Papa procedette, seduto e dritto, simile a un dio, con un volto gelido che vietava gli omaggi personali. Mitrato e in trono, era il servo di quelli che Lo volevano servire: questo significava il Suo

contegno. Un bimbo, un accolito degli ultimi, lev davanti a Lui un vassoio con del lino, al quale dette fuoco, gridando: Guarda, Santo Padre, come passa la gloria del mondo. Il suo volto non diede segno d'emozione. Erano cose che conosceva bene. E accettava tutti i riti che Lo dovevano confermare nel Sommo Pontificato; anzi, insisteva perch venissero osservati; non perch gliene importasse, ma per poter essere libero d'agire. Egli non desiderava la gloria mondana, ma il combattimento; il combattimento: perch il riposo tanto pi dolce, dopo la lotta. Lentamente, e con tutta l'indicibile solennit accumulata nei secoli, cantarono la Messa. L'Apostolo sollev l'Ostia verso le quattro parti del globo. I cardinali s'agitarono intorno a Lui come enormi fenicotteri. Egli rimase al suo posto, candido e immobile. Alla fine, il cardinale vicario di San Pietro Gli port una borsa di damasco, che conteneva venticinque monete d'oro: l'onorario per la Messa cantata. Egli la don a della Volta e a Sega, che avevano intonato il Vangelo in greco e in latino; ed essi la passarono ai loro caudatari. Poi attravers la navata, e ritorn verso il grande porticato. Una voce, tra la folla, grid: Christus regnat. Mentr'Egli sedeva in trono tra la folla tumultuosa, Macca lo incoron, dicendo: Ricevi questa tiara adorna di tre corone, e sappi di essere il Governatore del mondo, il Padre dei prncipi e dei re, il Vicario in terra di Ges Cristo, Nostro Salvatore. Adriano intese la formula non in senso metaforico, ma nel senso semplice e letterale delle parole. Egli non intendeva rendere n pi grande n pi piccolo il loro significato. La Sua posizione gli era in tutto grata. Era Governatore, Padre, Vicario. E non provava alcun timore. Si lev, e benedisse la Citt e il Mondo. Nella cappella Sistina gli tolsero i paramenti pontificali, e la voluminosa e ondeggiante sottana di taffett bianco, cos sontuosa agli occhi degli spettatori e cos ingombrante per le gambe di chi la porta; ed Egli mangi delle mele, mentre Orezzo, rappresentante del Sacro Collegio, recitava antichi complimenti. Signori cardinali, disse Adriano, Vi ringraziamo per i vostri servigi; e invitiamo quelli di voi che lo possono e lo desiderano a seguirci, quando andremo a prendere possesso della Nostra sede episcopale. Egli si mosse verso la porta. Il breve strascico della Sua veste Lo seguiva, e il vescovo di Caerleon si chin a sollevarlo. Ragna aveva da urlare qualche cosa: Santit, questo suicidio per Voi e assassinio per noi. La citt piena di ebrei e di massoni; ed certissimo che saremo pugnalati o che spareranno su di noi, o che le bombe ci faranno a pezzi, e

che ci butteranno il vetriolo... La Chiesa ha grande bisogno di un martire. Vostra Eminenza invitata, non comandata. Berstein sussurr a Vivole, con tono scandolezzato, che Sua Santit andava in cerca di popolarit. Pepato comment con ammirazione il modo di parlare dell'inglese pazzo. La voce dell'invito corse. Molti dei dignitari cominciarono a disporsi con un certo ordine; altri, protestarono d'avere urgenti occupazioni altrove. I maestri delle cerimonie, tormentandosi il cervello per ricordare particolari da lungo tempo dimenticati, corsero qua e l, con istruzioni, spingendosi tra loro. Il povero vecchio Grani se ne stava seduto in un angolo; e piangeva nel pensare che non c'era, il tempo necessario per tirar fuori i ginnetti bianchi, dono annuale del re di Spagna. Adriano procedette lentamente, discorrendo con Caerleon, dando modo alla gente di prendere una decisione. Quando usc dal colonnato in piazza San Pietro il sindaco di Roma entr nelle file, subito davanti al Papa, e una scorta reale di guardie pretoriane lo circond. Adriano si ferm, e fece cenno al principe Pilastro. Signor sindaco, siamo liberi? chiese. Ma certo, Santo Padre. Fate che i vostri soldati Ci precedano, e non Ci circondino; e che nessuno si avvicini a meno di dieci passi da Noi. Andiamo per la via Giulia e per monte Celio. Lo squadrone si mosse, e si mise in testa al corteo. Il Papa tolse il suo strascico al vescovo, e lo butt sopra il braccio sinistro, e avanz solo. Poich agiva come se l'ideale fosse reale, lo rendeva reale. Se gli ebrei e i massoni lo volevano uccidere, facessero pure; anche quella era parte delle fatiche del giorno. Egli non desiderava per nulla diventare un martire; e sinceramente sperava che, se avesse dovuto subire il martirio, questo non sarebbe stato molto doloroso, ne tale da sfigurarlo. Ma poich era cosa Sua, parte del Suo compito, volle essere solo. Dieci passi davanti a Lui era il principe Pilastro, che di tanto in tanto si voltava a guardare. Dieci passi dietro di Lui era il vescovo, rosso in faccia e robusto, vestito di bianco e di porpora, pieno di meraviglia. I nove porporati seguivano, compatta falange, molto venerabile e grandiosa; e, dopo molta confusione e molto rumore, seguiva la magnificenza di altri diciassette cardinali. Una folla multicolore di patriarchi, arcivescovi, prelati e guardie pontificie chiudeva il corteo. Al Suo primo apparire nella piazza, Adriano fu accolto da un urlo immenso. Era cosa del tutto incoerente, poich il vero significato del corteo non fu

immediatamente compreso. Nessun Papa aveva messo piede in Roma dal 1870; ma quello era senza dubbio il Papa, con il Suo volto dolce e inflessibile, una solitaria figura, con la mano sinistra posata sulla piccola croce che portava sul petto, mentre con la destra faceva, gravemente, lo stesso segno. La folla non era composta di due file parallele, simili a quelle che le autorit descrivono sulle strade nelle quali passano i Grandi. Era un accorrere dalle vie laterali, che s'univa alla folla degli oziosi e dei passanti, e tutti s'inginocchiavano subito, guardando, ansimando, ed emettendo urli d'onomatopee deliranti. Le carrozze e i carri si tiravano da parte, ai lati della strada; e i conducenti s'inginocchiavano a cassetta. Qua e l, uno straniero volgare diceva: Che buffonata, e spiegava con aria di protezione che l'Esercito della Salvezza faceva assai meglio queste cose. Qua e l, alcuni poveri incapaci inaciditi sputavano le lodi delle societ segrete. Qua e l qualche mondano senza Dio scoppiava a ridere, sottovoce. Ma Adriano procedeva, camminando con quel Suo passo che ingannava poich pareva tranquillo, ed era tanto veloce. I Suoi movimenti parevano quelli di una macchina perfetta; avevano la grazia semplice e possente dell'atleta dagli agili muscoli forti; lo stesso impulso dei Suoi movimenti occasionali non aveva nulla di sgraziato. Era quello il Suo modo di nascondere la naturale timidezza. Di tanto in tanto, guardava da una parte e dall'altra. Sorrise a un gruppo di ragazzi bruni e scalzi, inginocchiati presso uno degli angeli del Bernini, sul parapetto del ponte. Adorava i bambini, sebbene ne avesse una tanto disperata paura. Mentre salivano il colle, presso la chiesa dei santi Giovanni e Paolo, una bambinetta si butt sul capo uno straccio indescrivibile, corse in mezzo alla strada, gettandovi delle margheritine; e rimase stupita della sua stessa audacia. Egli la prese per mano, la condusse da sua madre, e le benedisse entrambe. Per tutta la vita aveva desiderato di dare. Ora, in ogni circostanza, aveva qualche cosa da dare, dieci parole e un gesto; e pareva che la gente Gliene fosse tanto grata! Era contento. Nel porticato della Madre e Signora di tutte le Chiese della Citt e del Mondo, Egli sedette sul basso trono, mentre i canonici intonavano: Egli solleva i poveri dalla polvere, e i bisognosi dal letamaio; per poterli far sedere coi prncipi, eguali ai prncipi del Suo popolo. Gli diedero le chiavi d'oro e d'argento. Lo condussero al trono di marmi preziosi, al centro dell'abside. Intonarono il Te Deum. Salito sulla loggia della benedizione, Egli benedisse la mobile folla nella piazza di San Giovanni; e poi fece ritorno, seguendo la stessa strada, Vescovo di Roma di nome e di fatto, e Sommo Pontefice.

Capitolo V

Fisicamente stanco per la fatica di sopportare lo sguardo concentrato di tutta Roma, Egli ripos tutto il pomeriggio. Il palazzo era tutto in agitazione. I cardinali e i loro familiari schiamazzavano, tubavano, gridavano e borbottavano negli angoli; o si disponevano a ritornare alle loro lontane diocesi. Gli operai portavano via tutto quanto era stato preparato per il conclave. Adriano prov ad andare nei giardini con un libro; ma gli ossequiosi camerieri segreti vestiti di velluto nero, con la testa sorretta da collari increspati a forma di piatti, cercavano di rendersi tanto straordinariamente necessari, e gli uditori della Sacra Rota correvano svelti per i vialetti con tanto evidente segretezza, e sbucavano dalle siepi di bosso davanti a Lui tanto di frequente, come per casi accuratamente calcolati, che, alla fine, Egli si rifugi nell'appartamento pontificio. Suon il gong, e mand a chiamare Caerleon. Ci ricordiamo un po' vagamente di un luogo sul lago d'Albano, chiamato Castel... Castel Gandolfo, Santit. S. Era una villa pontificia? E ancora una villa pontificia; ma, dopo il 1870, un ordine di religiose ne ha preso una parte, e se ne serve da convento. Quale parte? Credo conservino l'appartamento pontificio tale qual era, sperando che giunga il giorno nel quale il Santo Padre riavr quel che Gli spetta. Benissimo. Volete telegrafare a queste monache che il Santo Padre verr nel luogo che Gli spetta per circa una settimana? E, vi prego, fate che tutto sia disposto semplicemente e senza pubblicit. Questa la prima cosa. Forse sar meglio che la faccia subito.

S, ma fate presto. Quando il vescovo fu di ritorno, Adriano lo invit a fare un giro di ispezione intorno alle stanze. Erano decisamente antipatiche: troppo rosso, troppo princisbecco; erano troppo floridamente rinascimentali, troppo esageratamente rococ. Non avrebbe potuto lavorare, l dentro. S, il lavoro; niente doveva opporsi al lavoro. Ma, in nome del cielo, come si poteva lavorare sotto quei soffitti dipinti, tra tutte quelle curve inutili e violente? Ora che lo poteva, doveva avere quel che desiderava. Sarebbe andato ad abitare all'ultimo piano, dove la gente non avrebbe potuto far rumore sopra il suo capo, e dove, dalle finestre, si godeva d'una vista migliore. Voleva degli spazi chiari ed ampi, semplicit senza

ciarpame. Allora la Sua mente si sarebbe potuta muovere. Vicino agli armadi degli abiti, maledisse il velluto rosso. Era da abolire. Soltanto a toccarlo Gli dava fastidio. Vederselo indosso, Gli faceva venire in mente il latrato di cani malodoranti e il ragliare di somari ostinati. Il bianco andava benissimo, pur che fosse ben tagliato, fatto sulla Sua persona. Si sarebbe vestito soltanto di bianco, di morbida flanella bianca, non di quella stoffa lucente; con una bella cotta (che non somigliava alle vesti dei servi di Davide dopo le cortesie dei figli d'Ammone), la cotta e il pallio, e la stola rossa pontificale in pubblico. Ma senza merletti, che andavano lasciati alle signore. Com'era delizioso avere una quantit di vestiti bianchi! Com'era delizioso essere vestiti di bianco al sole! E avrebbe lavorato, per meritare queste dolcezze. E, a proposito di lavoro, bisognava certo fare qualche cosa per le stanze del piano di sopra; e bisognava certo dare delle disposizioni a proposito dell'ordinamento domestico. A chi bisognava dare quelle disposizioni? Il maggiordomo il capo di casa; e il maestro di camera si occupa personalmente della persona di Vostra Santit. Quell'uomo anziano? Sentite, rimarr maestro di camera. Non ripeteremo l'errore di Pio ix, non Ci interesseremo di nessuna delle loro occupazioni. Ma non Ci deve venire vicino. Ci sentiremmo costretti ad aiutare la sua decrepitezza; e desideriamo essere tanto liberi da ogni cura secolare da poter concentrare tutta la Nostra attenzione al Nostro apostolato. Questo quel che pi conta. Quell'uomo un estraneo; e, data la sua et, si pu essere certi che ha delle abitudini; pieno di precedenti esperienze e d'opinioni che non pu cambiare per un nuovo venuto, e che non ci si pu aspettare che possa cambiare. Ma, se rimanesse qui, saremmo Noi a dovergli ubbidire. E questo ci infastidirebbe. Perci dobbiamo frapporre qualcuno che sia abbastanza giovane da adattarsi a Noi, qualcuno che conosciamo. Ci sono due giovani gaglioffi di circa venticinque anni; i quali, come la maggior parte dei suoi conoscenti, un tempo George Arthur Rose amava e odiava. Si trovano in cattive condizioni; sono tutti e due impulsivi e appassionati, sempre innamorati di una donna o dell'altra, perch non hanno modo di divertirsi innocentemente, schiavi e legati come sono con le catene d'una rispettabile povert. In verit non possono vivere secondo la regola, religiosamente e sobriamente. Sono pazzi, moralmente malsani; perch la civilt non fornisce loro l'occasione di vivere sanamente, senza abolire le pi salienti e le pi ammirevoli caratteristiche della loro personalit. Vi prego, mandateli a chiamare: 'John Devine, 107, Arkwright Street, Preston, e lulo Carrino, 95, Bloomsbury Square, Londra' e noi daremo ad essi un po' di lavoro e molta libert e un po' di sana indifferenza, s che possano rafforzare e sviluppare il loro carattere e far agire la

loro particolare natura, come dice il buon vecchio Jowett. Noi crediamo non sia difficile, ma facile essere buoni... Sentite, Frank, dite a lulo Carrino di portare con s quel gatto rossiccio che forse ricordate. A proposito, n l'uno n l'altro possono venir qui senza denaro. Prendete questo assegno, sul conto di George Arthur Rose, da Coutts; mandate una somma generosa; generosa, badate; Ce ne renderete conto pi tardi. E ora, al resto. Sar meglio che vediamo Centrina e il maggiordomo, di sopra. Il Papa e il vescovo esaminarono le stanze vuote dell'ultimo piano, che occupavano i lati nord-est e sud-est del palazzo. Adriano scelse la grande stanza d'angolo, con le finestre dai due lati, come stanza segreta. L'accesso era dal corridoio di nord-est, dopo aver attraversato quindici anticamere e una grande stanza, adatta ai ricevimenti privati. Oltre alle anticamere, c'era anche una serie di stanze, che Egli prese pure per s. La stanza d'angolo, salotto (o laboratorio, com'Egli la chiamava), conduceva ad alcune piccole stanze, a sud-est del palazzo. Qui Egli dispose fossero preparate una stanza da letto, un bagno, una stanza da toletta, l'oratorio, e parecchie stanze da servire come depositi, accessibili per mezzo di una sola porta dell'ultima stanza che portava nel corridoio il quale dava sul cortile di San Damaso. Il maggiordomo e il maestro di camera giunsero. Quest'ultimo tremava, per il timore di perdere il posto. Adriano lo rassicur rapidamente, e venne al punto. Siete confermato nel vostro beneficio, fino a quando preferirete andare in pensione. Gli emolumenti e la pensione sono a vostra disposizione. Tra pochi giorni, arriveranno due signori dall'Inghilterra. Preparerete un salotto e una stanza da letto per ciascuno di essi, vicino alla prima anticamera. Metterete in ciascuno dei salotti un campanello che comunichi con questa stanza. (Erano nella stanza che aveva scelto come laboratorio.) Prowederete due servitori per essi. I due signori prenderanno i pasti nel loro salotto. Quando saranno arrivati, i Nostri ordini vi giungeranno attraverso loro. Si volt e si rivolse al maggiordomo. Bisogna dare una posizione ufficiale a questi due signori. Se capisco bene, Vostra Santit vuol nominare due Gentiluomini della Camera Apostolica. Benissimo. Quando arriveranno, fate che abbiano i diplomi di nomina a Gentiluomini della Camera Apostolica. Il vescovo di Caerleon disporr con voi per gli emolumenti. Ora, ammobiliamo queste stanze. Uscirono nel corridoio, e rientrarono nella stanza della prima anticamera.

Ricoprite tutte le pareti e i soffitti di carta scura da imballaggio; s, carta scura da imballaggio... carta straccia, ripet il Papa. Verniciate di un marrone pi scuro tutti gli zoccoli e le cornici. Le dorature delle cornici possono rimanere come sono. Niente tappeti. Queste mattonelle verdazzurre vanno bene, e riposano gli occhi. Tendine? Potrete mettere delle cortine di lino molto voluminose alle porte e alle finestre; verdazzurre, del colore del pavimento, e senza orlature. Mobiliate tutte le anticamere con sedie di giunco e tavoli di quercia. Ricordate che tutto deve essere semplice, senza ornamenti. In questa stanza potrete mettere il solito trono e il baldacchino e il crocifisso che qui sotto (com' delicata quella Figura di madreperla); gli sgabelli e dodici grandi candelabri, di ferro o di ottone. Questa stanza dev'essere un laboratorio. Ci metterete un divano e tre poltrone, ampi, bassi, con buoni cuscini, coperti di cuoio naturale. Prenderete alcune di quelle tavole semplici e grandi che si adoperano per la cucina, lunghe circa tre metri e larghe uno e mezzo. Su una di esse, l, a destra della finestra, metterete l'occorrente per scrivere. Lascerete vuoto il centro della stanza. Metterete tre piccoli scaffali davanti a quella parete, e qui un armadio. Di questa stanza farete una stanza da letto. Il letto dev'essere stretto e lungo, con un materasso di crine. La nuca dev'essere rivolta verso la finestra. Ci metterete una delle grandi tavole di legno, e una dozzina di sedie di giunco. Si rivolse al vescovo. Sapete che qui non c' acqua, se non in piccole brocche? E continu, rivolto al maggiordomo: Farete ricoprire le pareti di questa stanza con mattonelle verdazzurre, come quelle del pavimento. Farete mettere parecchi attaccapanni ad ogni porta. In quest'angolo mettete un tubo di scarico, coperto da una grata; e, un metro e ottanta pi in alto, un rubinetto, che si stacchi di sessanta centimetri dal muro. E che ci sia sempre acqua, acqua piovana possibilmente. Capite? Il maggiordomo capiva. Il maestro di camera rabbrividiva. E lampade. Procurate due semplici lampade a olio per ogni stanza, con paralumi di rame; lampade grandi, che facciano molta luce. Fate scrivere su tutte e due le porte della stanza da letto, all'esterno: Intrantes excommunicantur ipso facto. Quando avremo finito qui, Ci mostrerete i vostri dipendenti, e Noi ne sceglieremo uno e gli daremo una dispensa da questa regola per tutto il tempo durante il quale si porter bene. Dovr occuparsi della stanza da letto e sar il solo ad avere il diritto d'entrarvi. Il Papa pass in un'altra stanza, si ferm, e sussurr precisi comandi al maggiordomo; e poi pass nella stanza seguente. Potete far portare gli armadi che sono gi in questa stanza. Andranno benissimo. E sar meglio che facciate aprire una porta, qui, in modo che si possa entrare in questa stanza dal corridoio. E continu il giro delle stanze. Questa stanza sar la sacrestia; questa, l'oratorio. Ci farete mettere un semplice altare di pietra, le

stazioni della Via Crucis, e il puro necessario per la Messa, il pi semplice possibile. Tutto quanto, pareti, soffitto, pavimento, dev'essere bianco; d'un bianco naturale, non dipinto; e fate aprire una porta, qui, che dia anch'essa nel corridoio; una porta grande e doppia, che serva ai fedeli che assisteranno alla Messa pontificia. In quanto alle altre stanze, ve ne occuperete pi tardi. Adriano e il vescovo ritornarono al piano di sotto, nell'appartamento pontifcio. Vostra Santit mi scusi... S? ... ma, avevate gi pensato alla Vostra situazione d'ora? No. Perch? Perch pare che Vostra Santit avesse gi tutto bell'e disposto. Il Papa rise. Sapete che George Arthur Rose ha avuto quanto tempo ha voluto per pensare e per far progetti. I suoi progetti non ebbero mai seguito, se non una volta; e certo non fece mai progetti come questi. Ma forse capirete che gli ultimi vent'anni hanno fatto conoscere ad Adriano tanto i Suoi limiti quanto le Sue capacit, insieme ai Suoi bisogni; e perci, con un'occhiata, in grado di descrivere in ogni particolare quel che desidera. Quando desidera qualche cosa senza sapere quel che desidera, chiede. Per esempio, che cos' quell'oggetto che il cardinale Courtleigh porta attaccato all'anello? Una chiave speciale, Santit. Ne ho una anch'io. E il vescovo mostr il suo anello. Che cos'? Ho parecchi mobili che devono rimaner chiusi, casseforti, armadi, e cos via; e le chiavi, tutte diverse, sono affidate ai vari cappellani e ad altri. Ognuna di queste persone pu aprire soltanto la serratura del mobile che gli affidato, ma, con questa chiave, io li posso aprire tutti; cosa che nessuna altra persona al mondo pu fare. Utilissima. Dove fanno queste chiavi? In Bond Street. Mi pare che il nome del fabbricante sia Bramah. Ditegli di... Abbass la voce, perch alcuni signori vestiti di scarlatto cominciavano a portare le tavole coi piatti suggellati per la cena del Pontefice. Gli occhi di Adriano si fermarono un momento sui nuovi venuti. Erano cos sottili, cos robusti, cos agili, cos gravi, cos romani. Condusse il vescovo nel vano di una finestra. Non sono belli? disse. Forse che il mondo non pieno di cose belle, di cose belle e vive? Sono le cose morte e stagnanti, le cose brutte.

Questo era un cambiamento d'umore cos rapido che Talacryn non lo poteva seguire. Non appena i servi se ne furono andati, Adriano continu, ritornando all'anello episcopale: Dite a Bramah di procurare per tutte le porte dell'ultimo piano serrature che abbiano chiavi separate, e anche un'altra ventina di serrature con chiavi separate; e di mandare qui un uomo che possa fare un anello episcopale che contenga una chiave speciale, per aprire tutte queste serrature. Benissimo, Santo Padre. Non ve ne andate. La cena pu aspettare un minuto. Sentite. Desideriamo essere in comunicazione diretta col Sacro Collegio. Sopra tutto siamo curiosi di conoscere i nove compromissari; ma, a volte, le preferenze fanno nascere invidie. In ogni modo, dobbiamo avere un colloquio lungo e segreto col cardinale Courtleigh. Perci vi prego di far sapere alle Loro Eminenze che le riceveremo dopo cena. Chiedete a Pimlico di rimanere quando gli altri se ne andranno. E... chi si occupa delle finanze, qui? Il cardinale diacono di Santa Maria Nuova il tesoriere apostolico; e il maggiordomo responsabile delle spese della Vostra Casa. Volete chiedere al tesoriere di venire? E inutile che veniate anche voi. Buona notte e che Dio vi benedica. Caerleon aveva creduto di conoscere davvero George Arthur Rose e lo aveva giudicato un uomo delizioso; forse, un po' incomprensibile, e perci, forse, un po' pericoloso. Ma in quanto ad Adriano, Caerleon provava, a suo riguardo, quel che provarono i coniugi Curie quando misero per la prima volta un soldo su un pezzo di radio, e osservarono la penetrante energia emanata senza posa da una sorgente ad un tempo concreta e inesauribile. Vi fu molta gente alla serata del Papa. Alcuni dei membri pi vecchi del Sacro Collegio, che avevano veramente sofferto per i disagi del conclave, avevano lasciato il Vaticano. La maggior parte dei francesi era assente, come avevano il diritto di fare, visto che l'invito non era ufficiale. Il segretario di Stato non si fece vedere, adducendo ragioni d'affari. Ma ragioni composite, tra le quali l'ingrediente dominante era la curiosit, fecero intervenire trentadue porporati, i quali si recarono nella sala del trono. Il cardinale decano, malgrado l'et e l'infermit, vi and con gioia. Non potendo essere Papa lui stesso, non c'era nulla che gli potesse far tanto piacere quanto l'avere come Papa uno straniero, il quale certamente avrebbe sovvertito ogni atto di Leone. Giunse quasi a dir questo ad Adriano, affrettandosi verso il trono e sedendo su uno sgabello.

Siamo molto lieti che Vostra Eminenza sia venuta da Noi; e vi facciamo sapere che il Nostro primo concistoro si riunir il trenta d'aprile, disse il Papa con tono che era un'abile mistura di quello del Reggitore del Mondo con quello che la giovent usa coi vecchi; quello di un nuovo venuto a uno del mestiere. Orezzo ne fu contento. S'impadron della conversazione come di una palla, e la fece correre. E una fortuna, Santit, disse, che il Divino Leone (possa la sua anima riposare in luogo fresco) non abbia mai messo in atto la Sua intenzione di nominare i Suoi successori. Ah! rispose il Papa. Ricordiamo di aver letto qualche cosa a questo proposito alcuni anni or sono, in un giornale inglese, la Pali Mail Gazette. Forse Vostra Eminenza pu dirCi quanto ci fosse di vero in quell'articolo. I fatti, Santo Padre, erano questi. Leone credeva tanto fermamente che la politica da lui scelta e attuata durante il Suo lungo regno fosse essenziale al benessere della Chiesa, che desiderava essere certo della sua continuazione. E volle che ognuno di noi gli promettesse, nel caso che fosse stato eletto, di non abbandonare il Suo esempio. Alcuni di noi (non faccio nomi) non desideravano legarsi; e, nell'impossibilit di ottenere un'unanime promessa, Leone dichiar che avrebbe usato in pieno il Suo potere apostolico e che avrebbe nominato i Suoi successori. Gli altri cardinali, attratti da queste parole, si avvicinarono al trono. Alcuni si misero a sedere su sgabelli, altri rimasero in piedi; tutti ascoltarono attentamente Orezzo; tutti guardarono intenti Adriano. L'aspetto del Pontefice non li soddisfaceva. Non era indifferente, non era disattento, poich, in realt, mostrava un interesse vivace, ardente, studioso, la perfetta percezione di essere tra i dottori; ma pareva che Adriano trattasse la cosa troppo impersonalmente, troppo dal punto di vista di un estraneo. Non dava a vedere per alcun segno di rendersi conto di quanto quell'argomento lo toccasse da vicino. Ea venire in mente un chirurgo che cerchi un proiettile in un corpo che non il suo, disse Mundo a Fiamma. E trover il proiettile, rispose l'arcivescovo di Bologna. Adriano (che riusciva a vedere attraverso un muro di mattoni quanto la maggior parte degli uomini, e molto pi addentro di certuni) si rendeva benissimo conto della situazione, ed era avidamente curioso. Continu a chiedere. Molti pensarono che sarebbe stato pi delicato lasciar cadere la questione.

S. Questo era il sugo dell'articolo, continu, rivolto a Orezzo. Lo ricordiamo bene, perch ci domandammo se il pieno uso del potere apostolico includesse o no un simile privilegio. Non riuscimmo a trovare un precedente; e nessuna delle autorit che consultammo pot illuminarci. Dite, signor cardinale. Se Orezzo non fosse stato cardinale vescovo di Ostia e Velletri, decano del Sacro Collegio e camerlengo di Santa Romana Chiesa, il suo volto avrebbe mostrato un sogghigno. Trovava la situazione straordinariamente divertente. Santit, v' una pia opinione, rappresentata (credo) dal cardinale penitenziere, Serafino Vagellaio arross violentemente, la quale sostiene che il Divino Leone non fosse in errore. E v' anche un'altra pia opinione, rappresentata (come so) dal resto del Collegio, che su questo punto il detto Divino Leone errasse quanto pi infallibilmente possibile. Il discorso si faceva pericoloso. L'esposizione di Vostra Eminenza stata molto precisa. E un argomento da teologi, disse Adriano. Ma perch, cardinale, dite che una fortuna che la nomina non venisse effettuata? Perch, se fosse stata effettuata, non avremmo potuto provare il piacere di salutare un Pontefice il quale, a quanto dice il cardinale di Pimlico, un anarchico accademico.

Adriano rise semplicemente e candidamente, dando un'amichevole occhiata a Courtleigh, al quale non piaceva per nulla essere la seconda vittima della caustica lingua di Orezzo. Sua Eminenza ha preso da Noi la cattiva abitudine di mettere un'etichetta alle persone, disse il Papa. Ma, sebbene diamo il peso dovuto all'epiteto 'accademico', aborriamo e non possiamo accettare la parola 'anarchico'. Non siamo Aristocratici; la sola parola Democratici ci riempie di ripugnanza. Tale qual , la nostra filosofia un altruismo individualistico. Ma, Eminenza, non futile etichettare una materia che si trova in uno stato di continuo mutamento, come l'umanit, per esempio? Anche supponendo che la materia cos etichettata rimanga statica, le parole dell'etichetta non mutano il significato col passare del tempo? Ma le azioni rimangono; ed dal suo movente che un'azione dev'essere, e sar giudicata. Dateci dunque il beneficio delle vostre sante preghiere, signori cardinali, s che i Nostri moventi possano essere puri, e le Nostre azioni accette a Colui che s'

degnato di mettere nelle Nostre mani indegne l'ufficio di Suo Vicereggente, qui, sulla terra. S'appoggi un momento alla spalliera della poltrona, dopo questo piccolo sfogo. Sentiva la Sua enorme responsabilit. In modo indefinito e impreciso, aveva pensato di fare una simile allocuzione ai cardinali, per spiegar loro come concepisse il Suo compito; ma aveva voluto esprimersi in modo pi deciso e formale. Pure, quando le parole furono uscite dalle Sue labbra, s'accorse d'aver detto ogni cosa in una frase. S'accorse anche che l'allegria degli inizi, e la solennit della conclusione, bastavano a dare importanza a quanto aveva detto. E non disse di pi. Senza dubbio aveva fatto impressione; un'impressione, vero, diversa secondo il carattere degli ascoltatori; ma, insomma, aveva fatto impressione. Le Loro Eminenze, esseri pi formali che vivi, assunsero il contegno professionale astratto tipico di un gruppo di sacerdoti quando uno di essi parla di cose inerenti al loro ministero. I due o tre che erano devoti entusiasti rimasero sorpresi, e mostrarono la bianca cornea sotto l'iride degli occhi. La maggioranza (che univa le caratteristiche del signore dignitoso della vecchia scuola a quelle del dotto, del maestro e del buon cristiano) raggiarono di subita approvazione. Il loro verdetto fu che le parole del Papa erano giuste e adatte. Niente poteva essere pi vero. I convenuti si divisero in gruppi; e cominciarono varie conversazioni. Il Papa era seduto, immobile e grave. Orezzo si scus, adducendo la tarda et e l'ora notturna; baci il ginocchio dell'Apostolo e si ritir. Adriano chiam con un cenno il cardinale decano di Santa Maria Nuova; e gli si rivolse in tono confidenziale. Sappiamo che le spese della Nostra Casa debbono passare attraverso le mani del maggiordomo. Sono pagate traendo il denaro da un fondo particolarmente destinato a questo scopo? S, Santo Padre; da... I particolari non hanno importanza. E le spese del papato, in generale? Vi sono numerosi fondi, Santo Padre, amministrati da numerosi uffici, sotto la mia direzione. E questi fondi... Alcuni bastano, e alcuni non bastano. Variano, senza dubbio? Variano, Santo Padre. C' un fondo particolare, del quale Noi abbiamo l'esclusivo controllo? Tutto il reddito, Santo Padre, soggetto al piacer Vostro; ma l'Obolo di San Pietro appartiene personalmente al Pontefice regnante. E la Sua propriet privata, il Suo stipendio, il Suo onorario, per cos dire.

Vostra Eminenza vorr avere la bont di farCi sapere entro otto giorni la media annua di questo reddito, per gli ultimi vent'anni, diciamo. Sar fatto, Santo Padre. Intanto, quanto denaro a Nostra disposizione in questo momento? S' accumulata una grande riserva, il cui ammontare esatto noto soltanto ai banchieri. E Vostro, Santo Padre. Qual la somma approssimativa? In cifre tonde, Santo Padre, non pu essere meno di cinque milioni. Di lire? Di sterline, Santo Padre. 115Gli occhi di Adriano scintillarono. Dove sono? La maggior parte della somma depositata presso la Banca d'Inghilterra, Santo Padre; ma c' molto oro nella cassaforte. Quale cassaforte? Quella che nel muro della stanza da letto, Santo Padre. Dov' la chiave? Il cardinale camerlengo ha tutte le chiavi, Santo Padre. Domani Vostra Eminenza vorr avere la bont di far portare la cassaforte nella stanza da letto che il maggiordomo ha avuto istruzioni di preparare all'ultimo piano. E ora, vi prego, andate dal cardinale camerlengo, fatevi dare la chiave della cassaforte, e portatecela. Il tesoriere apostolico s'alz e usc. Anche Adriano si alz. Gli adunati, comprendendo che il ricevimento era finito, s'inchinarono e cominciarono ad andarsene. Il Papa per trattenne ancora il cardinale Courtleigh. Eminenza, disse, abbiamo molte cose da dirvi; ma non vi tratterremo ora. Domani andremo a Castel Gandolfo. Venite con Noi. Pochi preti stanchi possono esser certi di trovarvi buona ospitalit. S, venite con Noi. Chi quel giovane cardinale, vicino alla porta? E monsignor Nefski, Santit, l'arcivescovo di Praga. Pare porti i segni di un terribile dolore. Di un terribile dolore, davvero, Santit. Una volta, nella stanza di uno studente di Oxford, entr un giovane matricolino. Aveva proprio quel pallore mortale, quei fitti capelli neri, quella rigidit di fattezze, quella tetra, sbiancata fissit di sguardo. Quando se ne fu andato, facemmo delle osservazioni sul suo aspetto. Il Nostro ospite ci disse che

aveva assistito all'annegamento del suo miglior amico. Erano su uno scoglio, nel paese natio di Vostra Eminenza, a fotografare le ondate durante una tempesta che era al suo colmo. L'amico era proprio sull'orlo. Ad un tratto, lo scoglio trem, e precipit nel mare infuriato. Era un perfetto nuotatore. Lott con i flutti per pi di mezz'ora. Per lo spazio di cinque miglia non c'era nessuno che lo potesse aiutare; alla fine, gli manc il respiro. L'altro non pot che rimanere dov'era e guardare. Ed era rimasto indelebilmente segnato. Il cardinale Nefski, dite, stato segnato da una terribile esperienza. Era altrettanto terribile? Dieci settimane or sono, Santit; e fu un'esperienza assai pi terribile. Eminenza, portate anche lui a Castel Gandolfo. Alcuni di voi debbono stare col Papa. E meglio che abbiamo quelli che Ci possono essere utili. Quando fu solo, Adriano esamin la cassaforte, nel muro della stanza da letto. Accresceva la sua sensazione di essere immensamente potente. Quante cose progettate da lungo tempo poteva fare adesso! Col contenuto della cassaforte, avrebbe aperto un conto corrente alla Banca d'Italia. Con quello, e con un altro alla Banca d'Inghilterra... Cominciava a conoscere gli strumenti della Sua nuova professione. In verit, Caerleon non sbagliava del tutto chiamandolo un'incomprensibile creatura. Da un lato, col Suo principio, che era quello di dare, non poteva nemmeno comprendere un problema che comportasse il prendere; mentre, d'altro lato, non Gli riusciva di rendersi conto del fatto che la maggior parte della gente sia restia, quando si tratta di dare. In quanto a Lui, prendeva liberalmente; e altrettanto liberalmente avrebbe dato. In quanto all'opinione del vescovo di Caerleon... cos facile e d tanta soddisfazione chiamare un uomo un'incomprensibile creatura quando si mentalmente incapaci di comprendere, e non si desidera cercare di comprendere la creatura.

Capitolo VI Pass la prima giornata di Castel Gandolfo in giardino, scrivendo e godendosi la dolcezza della tarda primavera. Riemp una ventina di fogli di una scrittura rapida e piena di correzioni. Il secondo giorno fece chiamare il cardinale Courtleigh subito dopo la colazione del mattino; e gli si rivolse con una certa formalit. Desideriamo stabilire relazioni con Vostra Eminenza, principalmente perch avete una posizione di tanta responsabilit in Inghilterra, paese caro sopra tutti al Nostro cuore e che vogliamo trattare con favore particolare. Per poter seguire le

Nostre intenzioni e il Nostro desiderio, bisogna definire certi punti. Se le Nostre parole saranno spiacevoli, Vostra Eminenza deve considerarle alla luce di codeste intenzioni e di codesto desiderio. Il cardinale assunse la sua maschera cardinalizia. Doveva ascoltare quell'uomo ancora giovane e avventato e prender nota di quel che diceva. Se fosse stato necessario dire qualche cosa, era l per dirla. Nostro desiderio fare dell'Inghilterra 'un popolo pronto per il Signore'. E cosa che cercheremo di fare per tutto il mondo; e per questa ragione cominciamo con la stirpe che domina il mondo. Ci troviamo di fronte a degli impedimenti, i quali derivano dalle abitudini e dalla condotta presente dei cattolici inglesi, e specialmente dei cattolici inglesi aborigeni. A questa inattesa folgorazione, a questo graffio felino, le sopracciglia del cardinale si levarono di scatto, e scesero poi di nuovo orizzontali. Sua Eminenza fece un piccolo inchino, e aspett. Il Papa sfogli un volume di ritagli di giornali inglesi; scelse un ritaglio e continu: Vi preghiamo di dirci la vostra opinione su questa notizia. Una importante petizione stata preparata, e verr presentata al parlamento. Essa viene fatta dai cattolici laici residenti in Inghilterra, i quali pregano il parlamento di stabilire un controllo sul denaro e gli interessi cattolici. Vien fatto notare che il totale del capitale investito dal clero cattolico romano nel Regno Unito deve ammontare a quasi cinquanta milioni di sterline. Viene fatto osservare che i vescovi cattolici non rendono per nulla conto del loro modo di amministrare la detta propriet, n degli esborsi di denaro. E gli autori della petizione richiamano anche l'attenzione del parlamento sulle gravi ingiustizie che vengono commesse quotidianamente. Fu dovuta all'iniziativa di un prete della mia arcidiocesi, Santit. E stato un terribile scandalo; ma riuscimmo a fare che non si divulgasse. Allora questa petizione c' stata? Eravamo propensi, dapprima, ad attribuirla alla fantasia di uno dei giovani collaboratori di Sir Notyet Apeer. E davvero furono molti coloro che approvarono quella petizione? S, purtroppo. Allora avete la rivolta, nel vostro campo. E c'era una qualche base a queste dicerie? Non c'era assolutamente nessuna base all'insinuazione che ci accusa di fare abitualmente cattivo uso del denaro affidatoci. Quell'uomo si lamentava di

un'ingiustizia. La sua protesta era soltanto un modo per costringerci ad aiutarlo. Credeva, rendendosi spiacevole a noi, di farci diventare piacevoli con lui. Perci attacc la nostra amministrazione. Fu un perfido colpo; perch, lo sapete, Santo Padre, non ci si pu attendere che diamo conto a tutti delle dotazioni e dei lasciti che amministriamo. I vostri conti sono esaminati ufficialmente, come si conviene, senza dubbio? In gran parte, s. Ma non sempre? Vi affidate all'onest e all'abilit finanziaria dei singoli sacerdoti? Non vogliamo presumere neppure per un momento che vi siano sistematiche malversazioni. Avete avuto una lezione, a questo riguardo. Una lezione? S, nel 1886, dopo il famoso caso Carvale, quando si vide che la folle stupidit dei vescovi gaelici e picti li rendeva non desiderabili come amministratori, il clero non os pi agire irregolarmente. Oh, no. Ma, oggigiorno, il clero davvero capace di tenere un'amministrazione finanziaria? Quanto gli altri uomini, suppongo. I sacerdoti non sono come 'gli altri uomini'. Comunque, pensiamo che voi tutti crediate di aver agito coscienziosamente. Ci pare anche che, considerando il potere e l'influenza derivanti dalla posizione di amministratore e fiduciario, il vostro clero desideri molto ottenere questo posto, e si sottometta mal volentieri alle revisioni e alla critica. E cosa affatto umana. La disapproviamo assolutamente. Ma Vostra Santit che cosa desidererebbe che facessimo? Non lo possiamo dire in una frase sola. Dovete comprendere il Nostro pensiero dal Nostro modo di agire, oltre che dalle Nostre parole. Disapproviamo assolutamente che il clero cerchi di ottenere il potere secolare e che se ne serva, specialmente se si tratta di un potere che implica dominio ottenuto per mezzo del denaro. I sacerdoti sono ministri; ministri, e non padroni. E in quanto all'altra accusa: 'le gravi ingiustizie che vengono commesse quotidianamente'? Questa, naturalmnte, non se non l'accusa di un oppositore. E rabbia. Vostra Eminenza vuol dire che non vi sono ingiustizie? Non sapete di gravi ingiustizie? Bisogna aspettarsi d'essere calunniati. Ma guai a colui dal quale viene la calunnia! Eminenza, perch non affrontate francamente la situazione? I sacerdoti sono umani; e, certo, non sono nemmeno i migliori tra gli uomini. Ora, non vogliono forse aver troppo, nel primo caso; e, nel

secondo, non rifiutano invariabilmente di ammettere i loro errori, o di porre ad essi rimedio? Ascoltate questo. La Pali Mail Gazette racconta, e ha la notizia dalle Missiones Ca-tholicae, che in Australia, durante gli ultimi cinque anni, il numero dei cattolici cresciuto da 3.008.399 a 4.507.980. Ma il censimento governativo dell'anno scorso ci d la popolazione totale dell'Australia: 4.555.803 abitanti. Rimarrebbero soltanto 47.823 persone appartenenti ad altre religioni, e atee. E, in verit, i cattolici sono 916.880. Perci il numero stato volontariamente esagerato; e di 3.591.100 persone. E cosa assurda. E che si perpetua. Cosa orribile. Non comprendo esattamente dove Vostra Santit voglia arrivare. No? Prendiamo un'altra cosa. Il Papa gli mostr un bigliettino verde, sul quale erano stampate queste parole: Chiesa del Sacro Cuore - Quest Road - Il portatore sar ammesso alla -Funzione di Mezzanotte - La Vigilia di Capodanno, 1900 - Prezzo 6 pence. Questo viene dalla diocesi di Vostra Eminenza, disse. Il cardinale guard il pezzo di carta come si guarda l'erba dei campi. L'abbiamo sotto gli occhi. Tutti l'hanno gi veduta. E cosa che disapproviamo, disse il Papa. Che cosa suggerirebbe Vostra Santit, come mezzo per vietare alle persone non gradite di assistere a queste funzioni? Le persone non gradite dovrebbero essere incoraggiate ad assistervi. Non si dovrebbe ostacolarle in alcun modo. Il cardinale era irritato. Allora vi sarebbero dei disordini, per non dire profanazioni. E qui che Vostra Eminenza e tutti gli aborigeni sbagliano. La vostra opinione basata sull'apprensivo sentimentalismo di pie persone d'ambo i sessi, per le quali l'ideale della Giustizia ci che non troppo evidentemente ingiusto. Quando una cosa spiacevole, cercano di allontanarsene; si puliscono la bocca; e, allontanandosene, credono di averla abolita. Non aboliscono il male; lo evitano. Ora, Noi siamo qui per cercar di salvare quel che perduto; e le nostre chiese devono essere aperte pi agli smarriti che ai salvati, se vi sono dei salvati. L'esperienza prova che i vostri pii timori non hanno una base sicura. I wesleyani celebrano funzioni di notte da pi di un secolo. Cos gli anglicani; e, negli ultimi anni, hanno celebrato i loro misteri a mezzanotte, la vigilia di Natale. Noi stessi abbiamo assistito a queste funzioni. Le chiese erano aperte a tutti; e non abbiamo mai veduto le profanazioni che temete e non ne abbiamo mai sentito parlare.

Senza dubbio erano presenti ubriaconi e sgualdrine, ma non vi fu alcun disordine; erano intimoriti, erano pieni di sonno, erano curiosi: ma non fecero alcun rumore. E se anche avessero gridato, sarebbe stato per protestare contro un ordine dato dagli uomini; e gli ordini dati dagli uomini debbono cedere, se diventano un ostacolo tra un'anima e il Suo Creatore. Se supponiamo che in chiesa si possa ottenere la grazia, chi oser negarla a quelli che pi ne hanno bisogno? La posizione presa dal vostro clero assolutamente falsa. Non siamo qui per stabilire convenzioni, o per imporre conformismi. Siamo qui per servire, soltanto per servire. E disapproviamo in modo particolare ogni sistema che vieti l'ingresso nelle chiese o che lo renda difficile. Per esempio, questo biglietto a pagamento. Santo Padre, i sacerdoti debbono vivere. Vorreste farci dedurre che non possono vivere senza questi sei pence? Siamo tanto poveri, non abbiamo redditi; e non si tratta che del pagamento per occupare il banco, in chiesa, durante una funzione... Signor cardinale, siate preciso. Avete dei redditi; non eguali a quelli ai quali pensate, le 'propriet rubate', delle quali gode la Chiesa d'Inghilterra, fondata con una legge; ma avete dei redditi. Volete dire che sono minimi. Ma far pagare il posto in chiesa insopportabile; e lo sono anche i banchi delle chiese, del resto. Abolite l'una cosa e l'altra. Debbo obbedire a Vostra Santit; ma debbo dire che questo chisciottesco e impossibile idealismo sar la rovina della Chiesa... Questo impossibile; perch il Suo Fondatore promise d'essere sempre con lei, fino alla fine del mondo. Dio aiuta chi s'aiuta... Ma non quelli che s'aiutano prendendo nelle altrui tasche. Chi lavora ha diritto d'essere pagato... Giustissimo. Ma chi lavora accetta il suo salario, non lo impone. Il costruttore della nuova sala da concerti, a Londra, in Denambrose Avenue, non si lasci dominare dai suoi muratori. Offerse lavoro, con un certo salario. Lo accettarono, o non lo accettarono. Voi confondete le funzioni del compratore con quelle del venditore, come fanno sempre i sacerdoti. E per di pi, poich mi pare amiate le Sacre Scritture, 'non abbiate n oro, n argento, n bronzo nelle vostre borse'; e: 'non vi date pensiero del domani'. Ma questo Tolstoi! No. Non abbiamo letto una sola riga di Tolstoi. Evitiamo accuratamente di leggerlo. Vi citiamo i comandamenti di Cristo stesso, secondo san Matteo. Signor cardinale, siete tutti in errore... Vostra Santit parla come se non fosse uno di noi.

Oh no! La testa guarda le mani; e dice: 'Avete le falangi e le unghie sporche'. Il cardinale era davvero stizzito. Adriano tacque, lo guard con lo sguardo di un domatore e continu: E giusto o desiderabile che il clero si metta a fare del commercio; si metta letteralmente a commerciare? Guardate il vostro Catholic Directory, e leggete l'annuncio economico di un prete che, con la sanzione episcopale, pronto a pagare interessi bancari su somme di denaro, o, per parlar chiaro, a prendere a prestito denaro ad usura, contravvenendo alle parole del Signore trasmesse da san Luca su questo argomento. Guardate la Catholic Hour, vedrete l'avviso pubblicitario di un prete che commercia in tabacco. Guardate nelle vostre chiese, e vedrete i tavolini di quelli che vendono gli opuscoli feniani, e i posti di quelli che vendono biglietti per il teatro e per le feste di beneficenza dove viene esercitata la chiromanzia... Interrompo Vostra Santit solo per ricordare che il Suo Augusto predecessore commerci, da pescatore che era. Benissimo! approv il Papa, divertito dalla risposta. Ma non bene quanto basta. Il mestiere del pescatore un mestiere all'aria aperta, e per di pi, un mestiere sano. Ma forse che il Nostro predecessore san Pietro continu a fare il pescatore dopo essere diventato Apostolo? Non lo crediamo. No, signor cardinale, il clero vuol fare troppe cose. Potrebbero essere preti eccellenti. Come commercianti, imprenditori, impresari di spettacoli di variet, fanno fiasco. E, considerati in entrambi i loro lavori, sono veramente disastrosi. Le cose secolari e le clericali vanno tenute divise. Vanno tenuti separati Dio e Mammone. La differenza che tra essi deve venire sottolineata. Cercando un compromesso, il clero fallisce nell'una cosa e nell'altra. Li prendono in giro come preti; e, in quanto ai loro mestieri da quattro soldi... Ma, Santo Padre, pensateci per un momento. Di che cosa devono vivere i sacerdoti? Delle libere offerte dei fedeli; e ciascuno deve aiutare gli altri. Ma se i fedeli non danno le loro offerte, Santo Padre? Devono morir di fame e salire in cielo, come dice Ruskin. Questo quello che faremo se sar possibile.

Come costruiremo le nostre chiese? Non le costruite, se non ve ne forniranno i mezzi spontaneamente. Evitate di chiedere l'elemosina, con la quale disgustate i fedeli, e vi opponete alla generosit... Come manterremo le nostre chiese? La cattedrale, per esempio... S, la cattedrale; il futile monumento del desiderio di notoriet di un uomo vano. Quante vite ha rovinato? Una, almeno. Lo sappiamo. Quante malvage passioni ha ispirato? La passione pubblicitaria, per mezzo del giornalista da pochi soldi; la passione critica, che distrugge le nostre facolt

creative; le orribili passioni che sono l'invidia e la cupidigia, la passione della rivalit, la passione della derisione, poich sapete che il mondo, ora, si fa beffe di questa mal celata e pretensiosa mostruosit. Sarebbe meglio che non fosse mai esistita. Stando le cose come sono, per quanto riguarda le chiese esistenti, dovete fare quel che potete. Se i fedeli vi danno liberamente quanto basta, bene; altrimenti, lasciateli stare. L'Inghilterra non mancher mai d'altari. E, in tutti i modi, non v'ingombrate di edifici non pagati. Accettate quanto vi dato; ma non domandate nulla e non suggerite nulla. Signor cardinale, il clero non agisce come se confidasse nel Divino Ordinatore degli Eventi. Ha buone intenzioni; ma il suo scopo pare sia quello di servire Iddio conciliandosi Mammone. Non v' nulla di pi criminoso e inutile. Invece di ottenere l'ammirazione dell'Inghilterra, potete esser certi della sua sprezzante tolleranza. Invece di riunire i fedeli, avete fatto s che le moltitudini vi abbandonassero, e le moltitudini vi abbandonano, giorno per giorno. Invece di rendere sempre migliore il loro carattere di sacerdoti (e, di conseguenza, quello di chi guarda al clero per averne esempio), i membri del clero diventano sempre pi simili ai laici. Il clero dovrebbe coltivare le virt, non i vizi dell'umanit. Nessuno di noi pu dire quale delle nostre azioni sia o non sia importante. Con un pensiero o con un'azione sconsiderata, possiamo far prendere la cattiva strada a un fratello, per il quale Cristo ha dato la vita. Questo dobbiamo temere dal vostro clero mondano. Insegnate ad esso quella magna ars che san Tommaso d'Aquino dice est conversari Jesu. Insegnate al clero ad elevarsi sopra il mondo.

Certamente quel che fa, Santo Padre. Senza dubbio cos fanno alcuni membri del clero. Non li abbiamo mai conosciuti. Il tono del clero chiaramente mondano. Eccone una prova, presa dal vostro giornale. La prima cosa che The Slab considera degna di nota come monsignor Cateran difese il suo onore e pun esemplarmente il suo calunniatore, il proprietario del 'Fatberland'. I termini delle scuse che sir Fredrick Smithers ha dovuto pubblicare sono qui dati, come avvertimento ai malvagi. A pagina 397. Conoscete i particolari? Li ho letti. Non potete approvare il selvaggio trionfo della lettera a pagina 416, nella quale monsignor Cateran descrive la sua vittoria; non potete approvare il suo modo di farsi beffe del suo nemico, che non pot essere condannato a pagare i danni perch non ha i mezzi per pagare, n le parole di scherno verso il diffamatore,

perch massone, n l'odiosa e maligna rabbia di tutto il documento... Ma, Santit, la diffamazione fu tremenda, e grossolanamente ingiusta. Ma, Eminenza, la sua qualit di cristiano obbligava l'accusato a soffrire ingiurie e persecuzioni e ogni parola falsa e malvagia. S' dimenticato di questo. Difendendosi, non s' comportato come deve comportarsi un ministro di Dio, ma da comune animale umano. Comunque, oltre a pubblicare la cosiddetta trionfante difesa di monsignor Cateran, che The Slab glorifica in ben tre colonne, lo stesso numero della rivista formicola di cose sconvenienti. A pagina 415, i controversialisti domenicani e i gesuiti si danno reciprocamente dei bugiardi e cortesemente mostrano di odiarsi e si svillaneggiano tra loro... Oh, gesuiti e domenicani! Il Papa pos la rivista e guard. Il cardinale raccolse le sue forze, per una sortita in piena regola. Vostra Santit mi permetter di dire che tutto questo molto strano. Io stesso fui consacrato vescovo nel 1872, quattordici anni prima che voi foste cristiano; e mi pare che dovreste ammettere che i pi vecchi di Voi abbiano almeno una coscienza... Caro cardinale, se avessimo veduto almeno un segno di queste coscienze... Il cardinale vacill; ma volle dare un altro colpo. Non sono il solo membro del Sacro Collegio a pensare che l'atteggiamento di Vostra Santit mostra una certa... una certa singolarit... e... arroganza. Singolarit? Oh, lo speriamo sinceramente. Ma arroganza... Non possiamo pensare che sia arroganza ammettere di conoscere un argomento che abbiamo studiato con passione fin dall'infanzia pi di quelli che non lo hanno studiato per nulla. Eminenza, abbiamo incominciato dicendo che desideravamo stabilire relazioni con voi. Ora, vi abbiamo mostrato un poco il Nostro modo di pensare? Certo, Santo Padre; desiderate che io... Desideriamo vedervi agire secondo le Nostre parole e la Nostra condotta, perch l'Inghilterra possa avere il buon esempio e non il cattivo esempio dai cattolici inglesi. Null'altro. Potremo dire che siamo cristiani fino a diventar paonazzi; ma ci manca il vero carattere della cristianit, perch le grandi promesse della profezia non sono ancora compiute. La barca di Pietro ha cercato di raggiungere il porto. Gli ammutinamenti dentro di essa, le tempeste fuori, l'hanno sbattuta qua e l. E, oggi, tanto lontana dal porto quanto mai lo stata? Chi lo sa? Ma il nuovo capitano cerca di riprendere la rotta secondo l'antico portolano. Egli non guarda pi indietro, ma davanti a S. Signor cardinale, pu il capitano contare sul fedele aiuto del suo luogotenente? Santo Padre, vi assicuro che potete contare su di me. Era uno sforzo immenso; ma,

giunti a una situazione tanto importante, la natura e l'orgoglio dell'uomo cedevano alla grazia della sua divina Vocazione. E ora, ancora un ultimo colpo del flagello, e poi prenderemo in mano il pastorale. Fate che i vostri cattolici la finiscano di mostrarsi servili con l'imperatore di Germania. Leggete. E perfettamente assurdo che dicano che tutto il mondo cattolico sarebbe felice se la protezione dei cattolici d'Oriente fosse a lui affidata. E una persona ammirevole; ma non confideremo a lui la protezione dei cattolici d'Oriente... L'Inghilterra la sola potenza che sappia trattare con gli orientali. E che diritto hanno questi cattolici irlandesi e gaelici di parlare per 'tutto il mondo cattolico'? L'Inghilterra e l'Italia non contano? Fate che questi ottusi devoti si interessino delle loro faccende; fate loro capire che quando dicono al Kaiser che faranno il possibile per eliminare ogni malinteso tra la Germania e l'Inghilterra... la Germania viene prima, osservate... sarebbero comici se non fossero impertinenti e completamente stupidi; e, naturalmente, sleali, come sempre. Adriano prese i documenti e il quaderno di ritagli di giornale; mise tutto in una cartella; e cambi ad un tratto argomento. Volete avere la bont di dirci quali circostanze condussero alla Nostra straordinaria elezione, Eminenza? Appena rimesso dal suo turbamento, a una domanda a bruciapelo come questa, il cardinale Courtleigh esit, e disse qualche cosa circa gli Atti del conclave. Il suo temperamento d'aborigeno tardo era incapace di seguire la felina agilit del Pontefice. Adriano comprese la sua difficolt, e prosegu attentamente l'inchiesta da un altro punto di vista. Sappiamo tutto quanto riguarda gli Atti del conclave, che leggeremo quando ne avremo l'occasione. Ma desideriamo quegli schiarimenti pi umani che Vostra Eminenza pu darci in argomento. Forse la cosa sar pi semplice se Noi useremo il metodo socratico. In che modo giunsero il Nostro nome e lo stesso fatto della Nostra esistenza al Sacro Collegio? Per mio mezzo, Santit. Dobbiamo intendere che Vostra Eminenza Ci propose al conclave? S. E dobbiamo anche dedurre che Ci raccomandaste; o, almeno, che Ci descriveste in modo tale che i cardinali sapevano chi stavano per eleggere? S, Santo Padre. E perch Ci ha proposto Vostra Eminenza? chiese divertito il Papa.

Parve ancora una volta che il cardinale non sapesse che cosa dire. Pareva trovasse difficile esprimersi; non che gli mancassero le cose da dire. Adriano si lanci di nuovo sull'argomento. C'erano altri nomi davanti al Collegio? Perch non fu scelto nessuno di essi? Era impossibile andare d'accordo circa i loro meriti, Santit.

Senza dubbio, furono fatti parecchi tentativi? Fu provata sette volte l'elezione per scrutinio e per accesso. E poi? E poi ci trovammo a un punto morto. Nessuno dei candidati ottenne il numero di suffragi sufficienti. E nessuno degli elettori voleva cambiare opinione. E allora? Fu cercato d'ottenere l'elezione per compromesso. E, per mezzo di Vostra Eminenza, i compromissari furono indotti ad imporCi al Sacro Collegio? S, Santit. Eminenza, quando il conclave fu murato la prima volta, non potevamo essere ricordati da voi. E improbabile che abbiate pensato a Noi in quella occasione. Quando entrammo nei vostri calcoli? Dovrei forse dire a Vostra Santit che il Vostro nome m'era stato ricordato qualche settimana prima della morte del predecessore di Vostra Santit. Per le cose che trattammo a Londra? S. E in qual modo, precisamente, fu ricordato il mio nome a Vostra Eminenza? Da una lettera di Edward Lancaster; una lettera folle, nella quale egli si accusava di delitti d'ogni genere. Forse Vostra Santit sa com'egli sia strano, piuttosto scrupoloso, e assai impulsivo. S. Lo conosciamo. Noi avremmo detto 'privo di scrupoli'. Vostra Eminenza usa la parola 'scrupoloso' nel senso cattolico, mentre Noi preferiamo parlare inglese. Voglio dire che ha l'abitudine di tormentarsi a proposito di peccati immaginari... E Noi vogliamo dire che, di regola, non si comporta affatto cos; ma, come molti altri, riesce con singolare successo ad addormentare la sua coscienza. Per lo meno, per quindici anni c' riuscito, in questo caso. Comunque, adesso ha fatto penitenza; e non c' pi nulla da dire. Continuiamo. Riceveste da

Edward Lancaster una lettera nella quale egli si accusava. E allora? Non una lettera, Santit. Una dozzina almeno. L'ingiustizia della quale eravate stato vittima gli tormentava i nervi. Mi scrisse parecchie lettere; e venne da me parecchie volte. Come sapete, persona di qualche importanza, e un grande benefattore della Chiesa; e cos fui costretto a occuparmi della cosa. Promisi di occuparmene personalmente. S. E cos faceste. Istituii un processo d'inchiesta tra alcune delle persone che avevano avuto a che fare con Vostra Santit; e debbo dire che le loro parole mi indussero alla meditazione. Perch? Erano materialmente diverse in quanto ai particolari della Vostra storia; ma la loro opinione su di Voi era press'a poco unanime. Non era un'opinione desiderabile. No, Santit. Non lo poteva essere. Non siamo mai stati capaci di farCi amare. Essere sgradevole era per Noi una specie d'abitudine. Ma pu Vostra Eminenza, a memoria, darCi un'idea della differenza per quel che riguarda i fatti? Le opinioni non contano. Il cardinale medit per un minuto. S, Santit; Vi posso ricordare tre esempi di Oxford. Padre Benedict Bart disse di averVi veduto due volte soltanto personalmente, ma di aver molto sentito parlare di Voi dai suoi amici, chierici e laici. Disse che tutto quanto poteva essere fatto per Voi era stato fatto; e che eravate... Vostra Santit vorr perdonarmi... uomo molto incapace, e ingrato. Il Papa rimosse un poco il piccolo peso di piombo del Suo pallio; e si mostr raggiante di gioia. Il cardinale continu: Padre Perkins, che Vi accolse nel seno della Chiesa, disse: 'Temo che sia un genio, poveretto!' Che sciocca bestemmia! Bestemmia, Santit? S, bestemmia. Accade che l'Onnipotente faccia qualche cosa che un po' fuor del comune; e, invece di lodarlo per il privilegio di aver avuto a che fare con una Sua opera singolare, padre Perkins se ne lamenta addirittura! Ma continuate. Confesso che prima d'ora non ho mai veduto sotto questa luce... No. E nemmeno padre Perkins. Continuate.

Raccolsi anche l'opinione di un certo dottor Strong, che uno dei capi dell'universit. Era il decano degli esaminatori. Appunto. Ebbene, disse che eravate stato suo intimo e caro amico per pi di vent'anni, che non avevate avuto amici influenti ad incoraggiarvi, e che i Vostri meriti non erano di minor valore del Vostro carattere. Il Papa rise di nuovo. Il dottor Strong un abile estensore di certificati. Ma non potrei pensare che un uomo nella sua situazione... No, certamente. Il dottor Strong uno dei due uomini onesti che abbiamo conosciuto. Bene, e che effetto vi fece la discrepanza tra le sue parole e quelle di padre Benedict? Questo. Come mai tanti degni sacerdoti arrivarono a un dipresso alla stessa conclusione (perch altri hanno detto quel che disse padre Benedict), quando la loro conoscenza dei fatti pareva tanto superficiale e dubbia? Voglio dire: padre Benedict e gli altri parlarono dopo una conoscenza assai superficiale; ma il dottor Strong fu Vostro intimo per pi di vent'anni. E proprio mentre stavo pensando a queste cose contraddittorie, il predecessore di Vostra Santit mor e dovetti venire a Roma. Vostra Eminenza non ha mai osservato che pochissimi sacerdoti sono in grado di... in grado di farsi un'opinione giusta, originale, senza pregiudizi; di giudicare dalle prove che hanno davanti agli occhi e da esse soltanto? Ho eccellenti ragioni di credere che quel che Vostra Santit dice esatto. E tanto pi facile seguire gli altri che discriminare. Ora, se volete, ritorneremo al compromesso. Che cosa vi fece ripensare a Noi, in conclave? Santo Padre, fu cosa molto strana. Noi compromissari fummo tanto incapaci di venire a un accordo quanto lo era stato il Sacro Collegio. E allora, alla fine di una delle nostre sedute, fui colpito dalla straordinaria somiglianza del cardinale della Volta con qualcuno che ricordavo d'aver veduto, ma del quale avevo dimenticato il nome. Non fu che un mero caso; ma uscii che ancora mi tormentavo il cervello a pensarci. La stessa sera, accadde un altro fatto curioso. Avevo delle carte da firmare, e presi la scatola della corrispondenza; e proprio per caso, mi vennero sotto gli occhi le lettere di Edward Lancaster a proposito di Vostra Santit... Noi non chiamiamo 'casi' questi fatti.

E nemmeno io, adesso, Santo Padre. Ebbene, probabilmente perch non avevo niente di meglio da fare, rilessi una mezza dozzina di quelle lettere; e decisi di occuparmi della cosa quando fossi ritornato in Inghilterra. Ma, la mattina seguente, di buon'ora, ricordai, in un baleno, che avevo veduto Vostra Santit... Nel 1894. Ah, s, nel 1894; e che il cardinale della Volta era il sosia di Vostra Santit. Questo mi fece ritornare alle lettere; e mi convinsi sempre pi che Vi era stato fatto un torto immenso, e quasi irreparabile. Non Vi so dire quanto me ne dolsi, Santo Padre. Ma che cosa fece... s, insomma, che cosa fece che Ci imponeste ai compromissari? Non lo so; sebbene nella mia mente ci sia pochissimo dubbio che... Ma ecco i fatti. Ero cos interessato al Vostro caso, che nella seduta del mattino lo raccontai, come un esempio della fallibilit di quello... credo fosse Vostra Santit a darle questo nome... s, Vostra Santit... come un esempio della fallibilit della Macchina. Non dimenticher mai l'effetto che fecero le mie parole sul cardinale Mundo. Fu assolutamente straordinario. Disse... ricorder fin che vivo quel che disse: 'Signor cardinale, vostro dovere proporre quell'uomo per il papato; s, glielo dovete!' Mi sconvolse. Gli risposi che Vostra Santit non aveva neppure ricevuto gli ordini sacri. Mi rispose: 'Di chi la colpa?' Debbo dire che era un'osservazione assai fine. Non si poteva non capirne l'importanza. Per usare un'espressione volgare, toccava il nodo della questione. Gli altri non mi aiutarono per nulla; e io rimasi meditabondo per alcuni minuti. Mundo continu: 'Se quell'uomo aveva una vera Vocazione, ha certo perseverato, i venti o pi anni d'attesa hanno purificato...' Vi prego di non citare il cardinale Mundo. Insomma, in breve, fui irresistibilmente mosso a proporre Vostra Santit... E allora, poich non si presentava alcun altro candidato; poich... Comprendiamo. Veniste da Noi e Ci trovaste sempre eguali... S, Santit. Bene. Vogliamo fare una piccola passeggiata in giardino e dire l'uffizio? Il cardinale Courtleigh ebbe un sussulto. Certo... Se a Vostra Santit non dispiace camminare a lato della mia sedia a rotelle... Oh, no. Nostra invariabile abitudine camminare dietro alle sedie a rotelle, e spingerle. In verit, non potrei permettere per un momento... No; ma, per un'ora, obbedirete. Credete che non abbiamo mai spinto una sedia come la vostra prima d'oggi? Mettetevi tranquillo a sedere, aprite il breviario e leggete l'uffizio; e Noi leggeremo, standocene dietro di voi, e risponderemo. E un eccellente esercizio, sapete.

Capitolo VII Dopo le sue fatiche mattutine per domare e addomesticare un principe della Chiesa, Adriano s'accorse d'aver bisogno d'un cambiamento di emozioni. I Suoi pensieri si fermarono all'argomento seguente del suo elenco, la storia del cardinale Nefski. Quella sarebbe stata un'esperienza immensamente interessante. Egli non desiderava essere di disturbo al dolore, ma era attratto da tutti i fenomeni singolari; e il pathos del pallido e giovane prelato pareva assolutamente esemplare. Una volta, durante la sua vita secolare, George Arthur Rose era stato portato da un medico a vedere un uomo che s'era segato la gola in modo non comune, servendosi di un temperino rotto e tagliando un triangolo irregolare, il cui apice per poco non aveva toccato la laringe, e la cui base sfiorava la sternocleido-mastoide, evitando per un millimetro la carotide e la iugulare. Il medico voleva un diagramma della ferita, perch servisse al giur che doveva pronunciarsi sul tentato suicidio; e George aveva fatto lo schizzo di quell'essere senza parole che lo guardava, aveva osservato i mobili della stanza e l'aspetto del modello, senza commuoversi per nulla alle sensazioni del paziente o all'orrore del caso. Adriano s'avvicin al cardinale Nefski con sentimenti simili a quelli. Il Pontefice era strano, era psichicamente lontano; ma, al tempo stesso, una specie di inconscia simpatia nei Suoi modi fece s che gli fosse fatta la rivelazione desiderata. Era una cosa spaventevole. Nefski, cardinale arcivescovo, era corso in una piccola citt della Polonia Russa, occupata dagli anarchici, per trattare con essi. Arriv al tramonto. In un collegio, v'erano centoventi ragazzi di nobile famiglia; e tra essi suo fratello, di appena diciassette anni. Il cardinale fu preso e legato con corde alla fontana della piazza del mercato. Gli anarchici si impadronirono del collegio; spogliarono nudi i ragazzi e li buttarono nella strada, davanti ai suoi occhi. Egli diede loro l'assoluzione mentre venivano gettati dalle alte finestre. Alcuni si sfracellarono e morirono subito; altri, che caddero sui loro compagni, rimasero feriti e mutilati, ma non morirono sul colpo. Per tutta la notte Nefski rimase crocifisso. Gli anarchici dovevano averlo dimenticato, perch lo lasciarono l, e, all'alba, uno che non conosceva gli si avvicin e lo liber. Non ricordava altro; se non di essersi trovato, paralizzato, in un vagone ferroviario, insieme a due preti, in viaggio per Praga. Poi prosegu per Roma, sperando di non vedere pi i fantasmi che di continuo aveva davanti agli occhi, che gli pareva di udire: il mucchio di feriti nel buio della notte, il gruppo sempre pi grande e tutto lamenti, i giovani corpi sulle pietre insanguinate, le membra che si contorcevano come i vermi nel formaggio, le pallide forme curve e contorte, i capelli al vento, gli occhi fissi, il

continuo cadere, gli urli mozzati, il tonfo delle cadute, l'interminabile, bianco contorcersi. Era una storia terribile, e fu raccontata con grande freddezza. Il giovane era ancora in preda a quella stupefazione che la benigna Natura manda, a consolazione dell'estremo dolore. Stava guarendo della paralisi. Ora poteva camminare bene; soltanto, vedeva e udiva. Parlava con affetto del fratello assassinato; ma non lo piangeva. Adriano era commosso. Mise tutta la Sua gentilezza umana, e non era molta, nella Sua voce e nei modi. Cerc veramente di confortare il cardinale. Cit gli splendidi versi dell'araldo nei Sette contro Tebe. puro secondo i sacri riti di questo paese senza macchia caduto, dove glorioso per i giovani cadere. Nefski pareva esserGli grato. Il Pontefice gli offr di trasferirlo da Praga, e di farlo venire alla Corte di Roma; ma Nefski preferiva, per il momento, ritornare al suo arcivescovado; per lo meno, disse, fino a quando quella tirannia non fosse finita. Poco dopo, chiese il permesso di ritirarsi. La luce del sole lo abbagliava. Durante il resto del Suo soggiorno a Castel Gandolfo, il Papa fu veduto di rado. Un barcaiolo lo portava con la sua barca un'ora o due nel pomeriggio sul lago d'Albano, mentre Egli correggeva a matita un manoscritto. Ma la bianca figura, nel bagliore dell'acqua azzurra, sotto il sole, non sfugg ai passanti della strada presso i Riformati; e, vedendosi osservato, il Papa torn alla pace solitaria del giardino. Pensava al tempo nel quale la gente lo scherniva per la Sua abitudine di scrivere lettere, lettere che spiegavano troppe cose a uomini ciechi che non potevano vedere, a serpi sorde che non volevano sentire. Sorrise, nel pensare che, adesso, le stesse persone avrebbero letto, annotato, imparato e intimamente digerito tutte le parole, tutte le i col puntino delle Sue lettere; lettere che non sarebbero pi state faticosamente voluminose e coscienziosamente persuasive, ma dittatoriali. Scriveva un foglio dopo l'altro, e li correggeva. Ritornava nella Sua stanza e bruciava tutti gli appunti, ormai inutili; e port a Roma con s la bella copia, la sera del ventotto aprile. La mattina del trenta di buon'ora a un'udienza segreta nella nuova sala del trono, Caerleon introdusse cinque preti piuttosto spaventati, molto scapigliati, in disordine per il viaggio che avevan fatto, e in preda a un certo sbalordimento. Mister Semphill, coi capelli tagliati cortissimi e la faccia rosea di un bravo scolaro, faceva di tutto per ricordarsi d'essere alla presenza dell'uomo pi divertente che avesse conosciuto. Cerc di controllarsi, e fece una curiosa riverenza, che ricordava il sacerdote cattolico, e i modi d'un curato anglicano e di

un prete piet. Mister Sterling, maestro di scuola robusto e bruno, molto bello, malgrado una voglia sul naso, nascondeva i suoi sentimenti sotto una calma imperscrutabilit. Mister Whitehead, sassone equilibrato e di buon senso, uomo dal cuor d'oro, che non aveva mai fatto le sue per mancanza di vocazione, era reticente su un argomento il quale superava la sua capacit di comprendere. Mister Leighton, paffuto, lindo, coi capelli ricciuti, ammiccava allegramente e aspettava. Mister Carvale, piccolo gaelico snello e solido, coi capelli neri e la pelle bianca e rosea, le labbra delicate, e l'aspetto di sognatore, guardava il suo antico compagno di collegio coi chiari occhi di un azzurro ardente. Qualcuno dei cinque aveva, in fondo alla memoria, ricordi di peccati d'omissione. Nessuno di essi ricordava peccati veri e propri. Tutti si domandavano che cosa si volesse da loro; che diavolo volesse dire quella faccenda, come s'espresse Semphill, in modo assai secolare. Se qualcuno s'aspettava delle allusioni al passato, dovette rimanere deluso. Adriano non mostr di riconoscerli.

Fu il Sommo Pontefice a riceverli, molto apostolicamente, e a rivolger loro la parola. Reverendi signori, desideriamo avere, nel Nostro apostolato, quell'aiuto che gli organi dei sensi possono dare all'intelletto, o quelli che lo sperimentatore pu dare al teoreta. Per ragioni a Noi note vi abbiamo scelti. Poich siamo convinti che siate tutti d'un pensiero in questo: nella volont di servire Iddio, vi chiamiamo perch vi dedichiate a servire il Suo Vicereggente. A questo scopo vi uniamo alla Nostra persona in modo intimo e singolare, nominandovi cardinali diaconi. Quelli tra voi che credono di non essere in grado di servire Iddio in questo nuovo ufficio meglio che nell'antico, possono andarsene senza tradire la Nostra volont. La sola vera luce d'ogni uomo la sua coscienza. E ben lontano da Noi il desiderio di interferire in questa grave materia, nella quale ogni uomo , per se stesso, il miglior giudice. I cinque rimasero in piedi e non parlarono. Semphill era sinceramente felice: la bizzarra precisione di quell'allocuzione da letterato lo riempiva di gioia. Gli altri sentivano che il loro dovere era obbedire: perch George Arthur Rose non era mai stato pazzamente fantastico, e c'era sempre stato un elemento fondamentale e ragionevole nelle sue eccentricit; perch non era mai andato a casaccio, ma aveva sempre girato, con decisione, intorno a un punto fisso. E, per dei semplici preti, la voce del Successore di san Pietro era una chiamata alla quale bisognava rispondere, e obbedire.

Il Papa si rivolse a Semphill: Vostra Reverenza sperava, molto legittimamente, di finire i suoi giorni a St. Gowff? E vero... (uhm!)... Santit; ma il mio vescovo mi pu trasferire altrove con un telegramma. Non siete ancora rettore missionario? Soltanto un povero laureato di Oxford. Ma siete sempre stato a St. Gowff a quanto ricordiamo? Mister Semphill soffoc un risolino. Poich avevo un piccolo patrimonio, Santit, feci testamento a favore dell'ar-cidiocesi di St. Gowff e d'Agneda; e non dimenticai di farlo sapere al mio arcivescovo. Gli dissi anche che, se fossi stato trasferito altrove da St. Gowff, sarei stato costretto a fare un altro testamento. Ma, naturalmente, non pensavo di essere mandato cos lontano, di venire a Roma.

Adriano si volse a mister Sterling. Le ultime parole che rivolgemmo a Vostra Reverenza furono per dirvi che avevate ragione di vergognarvi di voi stesso. Ce n'era ragione, Santo Padre. Per voi, il Nostro invito il modo per riparare l'unico piccolo fallo di una carriera degna di lode. Sar riparato, Santo Padre. Agli altri il Papa non disse nulla, perch vedeva le loro anime pure. Nel sacro concistoro, il Sommo Pontefice dett agli avvocati concistoriali un atto pontificale, che creava Francis Talacryn, vescovo di Caerleon, cardinale presbitero del titolo dei Quattro Santi Coronati; George Semphill, cardinale diacono di Santa Maria in Via; James Sterling, cardinale diacono di San Nicola in Carcere; George Leighton, cardinale diacono del Santo Angelo del mercato del pesce; Gerald Whitehead, cardinale diacono di San Giorgio della Vela D'oro; Robert Carvale, cardinale diacono dei santi Cosma e Damiano. Poi i sei furono fatti entrare, e giurarono davanti al Collegio. Sulle loro teste furono imposti i cappelli; alle loro dita furono messi gli anelli di zaffiro, le loro bocche furono chiuse e aperte dal Papa; poi si ritirarono, coperti d'ermellino e di porpora. E inutile chiedersi quali fossero le loro emozioni. E, in verit, ebbero poco tempo da dedicare alle loro emozioni, poich per tutto il resto della giornata rimasero seduti nella stanza segreta, a scrivere, scrivere, scrivere, mentre Adriano dettava. La sera, Whitehead e Carvale indossarono le loro vecchie sottane e impostarono una carrettata di lettere a San Silvestro. Erano suggellate con

l'Anello del Pescatore; e indirizzate a re, imperatori, primi ministri, direttori di giornali e capi di varie religioni; sicch era stato giudicato poco desiderabile dare al principe Minimo, il direttore delle poste pontificie, argomento di chiacchiere. Intanto, Adriano e il cardinale Semphill rimasero soli con gli operatori nell'ufficio mar-conigrafico vaticano; e il Papa dettava, mentre dita esperte trasmettevano le sue parole in punti e linee a Londra e a Nuova York. In conseguenza, quelli che Sua Santit chiamava i cinque giornali possibili uscirono il primo maggio con un'epistola apostolica, con una bolla pontificia, e con articoli di fondo che le commentavano.

Il mondo trov molto interessante l'Epistola a tutti i cristiani-, non per la sua novit, ma per l'ignudo e splendente candore col quale antiche e trite verit erano enunciate dogmaticamente. La cristianit, proclamava il Papa, era assai pi che una semplice funzione rituale. Si estendeva ad ogni parte della vita umana; e le sue regole dovevano essere di guida ai cristiani in ogni cosa, fosse di principio o di pratica. Dava molta importanza all'asserzione del principio della Responsabilit Personale degli Individui: era assolutamente inevitabile; e non poteva assolutamente essere trasferita a societ o a servi. Ogni anima avrebbe dovuto rendere conto di s al suo Creatore. In rapporto con questa dottrina, Egli condannava come orribile sciocchezza l'eresia alla moda che cristallizzata nelle quartine di Edward Fitzgerald: Oh, Tu, che hai seminato d'insidie e di tranelli la strada nella quale dovevo errare, non potrai, con mali predestinati, prendermi nella rete; e poi accusare della mia caduta il peccato. Oh, Tu, che facesti l'uomo della terra pi vile, e che nello stesso paradiso hai nascosto il serpente, per tutti i peccati che oscurano il volto dell'uomo da' a lui perdono... e sii perdonato. Egli descriveva questi versi come il lamento di un piagnucoloso vigliacco; e giustamente chiedeva se un padre che avesse insegnato a suo figlio a nuotare, potesse venir biasimato se lo buttava in mare, perch potesse avere il merito di raggiungere, lottando con le onde, la spiaggia, dove la corda era a portata della sua mano. Condannava tutti i tentativi d'uniformit come delitti contro natura, perch insultavano l'intelligenza divina, che s'era degnata di far tutte diverse le Sue creature. Dichiarava che i servi di Dio dovevano essere riconosciuti alle loro intelligenze aperte, ai cuori generosi, e alle costanti volont. La Chiesa di Dio non ristretta, n 'liberale', ma cattolica, e v' in essa posto per tutti; perch 'v' diversit di doni..

Era l'anima individuale che doveva essere salvata; e ad essa si rivolgeva il Vangelo. Egli considerava l'immensa forza del versetto: Ogni uomo sia pienamente persuaso dentro di s. Perci non voleva che vi fosse alcun ostacolo tra i cristiani della Chiesa Romana e gli altri cristiani. Il seguente passo, che conteneva l'opinione che Egli aveva delle Sue relazioni con gli altri uomini, attrasse molto l'attenzione: L'uomo non ha facolt di credere quel che desidera. Nessuno pu essere biasimato per aver argomentato a sostegno della sua religione; perch lui solo responsabile. Ho altre pecore, che non sono di questo gregge; e queste meritano pi cure e pi amore, ma non una facile piet, non un'insultante tutela, non l'irritante persecuzione; perch, come stato detto, l'uomo deve seguire la Legge di Cristo e deve credere nelle Sue parole secondo il significato che d ad esse in coscienza; sar membro del Gregge di Cristo sebbene non sia nell'Ovile. E, se pure sapremo ch'egli comprende in modo errato le parole di Cristo, non c' alcuna ragione per la quale possiamo dire d'avere una superiorit su di un uomo onesto, la cui mente e il cui cuore si propongono di obbedire a Cristo e di essere guidati da Lui. Questi un cristiano ed il Nostro buon fratello, un servo di Dio; e, se ci vorr, anche Noi, in virt del Nostro Apostolato, siamo i suoi servi. La conclusione dell'Epistola conteneva un notevole ammonimento, rivolto ai membri della Sua comunione, il quale affermava che il fatto di essere cristiano non confermava alcun titolo al dominio esterno o fisico; ma, piuttosto, era tutto il contrario. Forse la perorazione degna di essere citata: Persuadete, se potete persuadere, e se il mondo vi permetter di persuadere; ma non cercate di persuadere. E meglio vivere in modo che gli uomini si convincano contemplando il vostro esempio. Soltanto cos si avr soddisfazione. Accettate, ma non esigete obbedienza. Non cercate la sofferenza, e non l'evitate; ma, quando Dio si degna di imporvela, nascondetela quanto potete, e tolleratela con giubilo, ricordando le parole di Platone dove scritto: 'L'aiuto viene attraverso il dolore e la sofferenza, e non possiamo liberarci dall'iniquit con altri mezzi'. Non disprezzate ci che trito. Non disprezzate gli uomini vostri fratelli. Non disprezzate nulla. E se (essendo uomini) dovete far uso del disprezzo, disprezzate i nemici di Dio e del re, che sono il Diavolo, il Disonore e la Morte. Una sensazione anche maggiore di quella prodotta dall'Epistola a tutti i cristiani accolse la simultanea pubblicazione della bolla Regnum Meum. Era personalmente rivolta all'ultima persona del mondo alla quale, in circostanze ordinarie, si sarebbe potuto aspettarsi fosse diretta una comunicazione dal

Vaticano. Adriano VII, Vescovo, Servo dei servi di Dio, mandava Saluti e l'Apostolica Benedizione al Suo beneamato Figlio: alla Maest di Vittorio Emanuele re d'Italia. Il Mio Regno non di questo mondo, era il testo della bolla che il Papa incominciava con una ferma difesa della Rivelazione Divina, della Chiesa di Pietro, del Potere delle Chiavi. Fin qui, parlava da teologo. Poi, con lampeggiante rapidit, si faceva storico. Il suo tema erano i falsi Decretali o Donazioni di Costantino, promulgati la prima volta in un breve che il predecessore di Sua Santit, Adriano I, rivolse a quello che (in un certo senso) fu il predecessore di Sua Maest, all'imperatore Carlo Magno. Raccontava fatti ben noti, e diceva che i Decretali, sebbene indubbiamente falsi, erano stati falsificati soltanto come passatempo intellettuale da un arcivescovo esiliato, nelle sue ore d'ozio, e senza alcun intento colpevole. Mostrava come, durante quattro secoli, non si fosse avuto alcun dubbio sulla loro autenticit; e come fossero passati altri tre secoli prima che venissero raccolte prove sufficienti a giustificare il loro abbandono, quando furono gettati dalla Barca di Pietro per alleggerire la nave. Allora, continuava il Pontefice, il Papa era sovrano di un patrimonio per il quale non possedeva alcun titolo. Un diritto pi solido di quello di prescrizione fu considerato desiderabile; e Alessandro VI e Giulio II legarono a Pietro il patrimonio permesso dalla conquista militare. Cos fu sino all'unificazione dell'Italia sotto la Casa Savoia, quando i territori prima conosciuti come Stati della Chiesa vennero assorbiti dal nuovo regno. Fin qui continuava Adriano. Poi disquisiva sui diritti mondani dei cristiani, il cui significato forse espresso pi luminosamente nelle frasi seguenti: Noi ci serviamo di cose mondane fin che il mondo ne ha bisogno; e poi le abbandoniamo, senza nemmeno pi pensarci. Perch chiaro che tutti siamo segnati: dobbiamo ottenere quel che diamo. Nulla irrevocabile su questa terra. Nulla assoluto; perch, dopo questo mondo, il mondo a venire. Perci muoviamoci, muoviamoci lietamente, muoviamoci con i tempi, muoviamoci veramente. Dio sempre misericordioso. Perci, come Sommo Pontefice, Adriano metteva in pratica il principio della rinuncia. Avrebbe rinunciato a tutto quel che altri volesse prendere, perch Il Mio Regno non di questo mondo. E, prima di tutto, per abolire la ragione della contesa, faceva formale e incondizionata rinuncia al diritto di sovranit temporale e alla lista civile fissata dalla Legge delle Guarentigie. Allo stesso tempo, non si doveva credere ch'Egli volesse denigrare quelli dei Suoi predecessori che avevano seguito una diversa opinione: Essi erano responsabili verso Dio; lo sapevano; Dio e loro stessi erano giudici delle loro azioni. Noi, da parte Nostra, a Nostra volta, facciamo quel che ci pare il meglio.

Conosciamo la Nostra responsabilit, e non la rifiutiamo. Siamo il Vicereggente di Dio; e questa la Nostra volont. Dato in Roma, a San Pietro in Vaticano, nel nono giorno del Nostro Pontificato. La formale pubblicazione dell'Epistola e della bolla ebbe luogo nel secondo concistoro, che si radun alle sei del mattino, ora inconsueta, il primo maggio. Adriano lesse i due documenti con quel Suo tono minore distinto e monotono che era tanto intensamente eppure cos impersonalmente autoritario. Il tono stesso era tale da provocare. Anche l'argomento era tale da esasperare; e il modo particolare del Pontefice lo rendeva tale da esacerbare. Pareva Egli s'aspettasse l'opposizione. E questa venne da Ragna. Se il Papa non era pi un sovrano a che cosa serviva pi un segretario di Stato? Era forse congedato? Oh, no, certo, non era congedato; soltanto, invece di occuparsi di affari di Stato per Stati sui quali non aveva alcun controllo, e che veramente il potere secolare sapeva come andavano trattati, avrebbe dovuto prestare la sua attenzione al maggior numero d'affari che ora, inevitabilmente, sarebbero affluiti ai suoi uffici. Il mondo sente bisogno della Chiesa; soltanto, non lo confesser mai, fin che la Chiesa si mostra sua rivale, disse Adriano. Ci nondimeno fu un colpo, un colpo forte e pesante. Met del Collegio assunse un'aria di indifferenza, mostrando di non volersi compromettere; l'altra met rugg anatemi ed esecrazioni. E Ragna urlava: Giuda, Giuda, questo non sar! In un istante di silenzio, Adriano disse freddamente: E; e sar. E gett sui gradini del trono le bozze di stampa dei giornali romani del mattino. Facce vermiglie si chinarono a guardarle. C'erano l'Epistola e la bolla. Serafino Vagellaio si lanci su un annuncio del Popolo Romano il quale diceva: Per cortese concessione del Santo Padre stesso siamo in grado di presentare ai nostri lettori questi atti autentici ed importanti contemporaneamente al Times, alla Morning Post, al Globe, alla St. James's Gazette e al New York Times, i bellissimi giornali dei magnanimi inglesi, alla cui stirpe (sempiterna amica dell'Italia) dobbiamo un Pontefice tanto grande ed illuminato. Non v'era dubbio; la cosa era fatta, poich il mondo la sapeva; e, sapendola, non avrebbe permesso che non fosse attuata. Non v'era cardinale, per quanto su tutte le furie, il quale non fosse abbastanza simile al serpente per riconoscere che l'atteggiamento pi adatto alle circostanze era quello della colomba. La prima folle idea che era venuta ai ribelli, l'idea di sopprimere i decreti pontifici per mezzo della forza fisica, fu messa da parte. Senza dubbio v'erano altri mezzi per annullarli, pi tardi. E le Loro Eminenze si dispersero e andarono a dir Messa con

un'aria che, come disse il cardinale Leighton, dava al Papa l'impressione di essere davvero un ragazzo molto cattivo e indisciplinato. La questione di Edward Lancaster preoccupava notevolmente Adriano, per la semplice ragione che, mentre non desiderava riprendere le relazioni con quell'individuo, era pur necessario occuparsene in qualche modo. Discusse la cosa col cardinale Talacryn e col cardinale Courtleigh; ma n l'uno n l'altro compresero le Sue difficolt. Ridotto alle Sue sole risorse, arrotol con gran cura una sigaretta, una sigaretta lunga e grossa nella quale introdusse il tabacco per mezzo di una matita, e ben ripiegata ai due capi, tanto da somigliare a una piccola salsiccia bianca; e la fum tutta. Poi scrisse una lettera, dicendo a Lancaster che la sua offerta era stata accettata e messa in atto, rassicurandolo sulle ottime disposizioni del Pontefice e su un buon ricevimento se avesse sentito il bisogno di presentarsi a Roma. Gli dava poi l'Apostolica Benedizione e gli mandava una indulgenza plenaria per l'ora della morte. Adriano mise la lettera in una tabacchiera d'oro adorna di diamanti, che il destinatario avrebbe potuto conservare, insieme ad altre bizzarre mostruosit. Pareva che Orezzo e Ragna si fossero scambiati la loro morale; perch, mentre il secondo era stato la mano destra del Pontefice e Orezzo s'era chiuso in Cancelleria, adesso era Orezzo a tener d'occhio il Papa, e Ragna se ne stava lontano, vermiglio e imbronciato. Non che fossero finite le sue occupazioni; ma, allontanandosi, desiderava mettere in rilievo la sua indispensabilit. In quanto agli altri, si ritirarono meravigliati nelle loro nicchie. Adriano si tenne vicine le nuove creature; e i nove compromissari erano sempre pronti a rendersi graditi, fin che rimanevano a Roma. Il Papa desiderava essere con essi in termini amichevoli, e ci si prov; e non ci riusc, come sempre. Non riusciva mai a mostrarsi amichevole. Comparvero in gran folla i visitatori inglesi; e s'annunciavano preoccupanti. Si raccolsero nella sala ducale, e Adriano cammin in mezzo a loro. In uno di questi ricevimenti, lo sguardo del Pontefice si ferm, nell'entrare, su di un titano scuro e magro, pieno di un dolore che cercava di nascondere, accompagnato da una tranquilla e gentile dama inglese (moglie e madre) e da tre figli: due bellissime ragazze e un ragazzo inglese, fiero e timido. Erano un gruppo tipico, tipico di tutto quanto v' di meglio: esperienza, cultura, mediocre successo, e qualit inglesi. Subito Adriano strinse loro la mano.

Vogliate aspettare che gli altri se ne siano andati, disse; e si rivolse a un piccolo signore pieno di s e con gli occhi rossi, e a un uomo paffuto e sfacciato che cercava di starsene agiatamente a gambe incrociate, nella posa delle fotografie virili del 1864. Entrambi si inginocchiarono, ma subito si alzarono, a una parola. S, Santo Padre, chi avrebbe mai pensato, eccetera, disse il primo; e l'altro disse: Oh, certo non oser pi chiamare Vostra Santit Boffin' come un tempo. S, dovete proprio osare, rispose Adriano; e li benedisse. Il paffuto rispose, innervosito: Proprio cos, certo, davvero! Un'altra coppia si inginocchi; un ometto che non pareva di questo mondo, con lo stringinaso, e una donnina modesta, con begli occhi miopi. Furono fatti alzare; e l'uomo si mise a chiacchierare impetuosamente, con molto spirito e con gesticolazioni galliche, assolutamente prive di sincerit. Furono benedetti; e il Pontefice prosegu con passo pi dignitoso. Quando l'udienza fu finita, un signore magro vestito di scarlatto, che aveva la pensosa bellezza di un san Giovanni di Giambellino, condusse la famiglia inglese nell'anticamera apostolica. Qui Adriano offerse loro frutta e vino, e mostr il panorama dalle finestre. Forse adesso mistress Strong vorrebbe vedere il giardino, disse poi. Fu un'idea molto felice. Sua Santit port con S il gattino rossiccio, e scesero tutti insieme; passeggiarono nei boschetti, nei viali di bosso e nelle vigne. Colsero i fiori; e i ragazzi colsero frutta. Ammirarono i pavoni, e riposarono in emicicli marmorei all'ombra dei cipressi, rotta qua e l dai raggi del sole. Venne un cameriere segreto, attraverso gli alberi, e consegn un piccolo vassoio ricoperto d'un velo al signore che seguiva il gruppo a cinquanta passi di distanza. Quando i visitatori stavano per andarsene, il signore si avvicin. Il vassoio conteneva cinque piccole croci d'oro, crisoberilli e diamanti. Tre erano ricche, e due severamente semplici. Adriano le offerse ai visitatori. Vorrete accettare un ricordo di questa bella giornata; e, naturalmente (e qui mostr quel Suo caro e raro sorriso) non potete aspettarvi che il Papa vi dia se non oggetti papali. Addio, cari amici, addio. Come s' fatto bello, disse la ragazza bruna quando uscirono. Oh, mamma, hai veduto le fibbie che aveva sulle scarpe! disse la bionda. E un grand'uomo, disse il ragazzo.

Non per niente cambiato, disse la moglie al silenzioso marito. Credo che, finalmente, abbia trovato il posto che fa per lui, rispose il grand'uomo. Arriv Percy van Kristen, e fu condotto nella stanza segreta. Sebbene avesse poco pi di trent'anni, mostrava l'et di Adriano. La freschezza della carnagione olivastra era appassita; ma gli occhi superbi brillavano d'aspettativa e la piccola testa rotonda era bruna e accuratamente pettinata, come sempre. Pareva stanco, ma in buona salute; ed era vestito irreprensibilmente. Il Papa disse poche parole di saluto e di ricordo; e gli chiese di parlare di s. Van Kristen era timido, ma desideroso di parlare. Le domande lo indussero a mostrare che apparteneva a quella classe di uomini, degna di compassione, per i quali gli di hanno pensato a tutto, fuorch a una carriera. La maggiore et gli aveva portato tre quarti di milione di sterline. Non era necessario che si mettesse a fare il commerciante. La politica era una professione impossibile per le persone rispettabili. Era ormai troppo vecchio per servire lo Stato. In verit, gli mancava l'energia naturale che gli sarebbe servita per trovarsi una professione, nel senso mondano della parola; e perci il mondo lo aveva lasciato in disparte, lo aveva relegato sullo scaffale degli oggetti che non hanno se non funzioni puramente decorative. Viveva da uomo alla moda, in maniera semplice e squisita. Forse leggeva molto; e, naturalmente, la casa occupava la maggior parte del suo tempo: ma questo era un segreto. Adriano fu tanto abile da riuscire a fargli confessare d'aver fondato e di mantenere nella sua citt un asilo per cento ragazzi, dove essi venivano educati e studiavano a fondo l'ingegneria elettrotecnica, s che nella vita sarebbe stato loro facile trovare un'occupazione. I suoi magnifici occhi brillavano, mentre parlava dei suoi ragazzi. Pareva desiderasse che il suo mondo ignorasse del tutto il suo ardente sforzo per rendersi utile; ed naturale che uno sia contento di parlare delle sue faccende quando, finalmente, trova un buon ascoltatore. No, non aveva mai desiderato prender moglie e farsi una famiglia. Non gli pareva fosse cosa per lui. S, dopo aver lasciato Oxford, aveva pensato, a volte, al sacerdozio. Ma l'arcivescovo Corrie aveva riso di lui, e gli aveva fatto abbandonare quell'idea. Non era mai stato intelligente quanto occorre per essere prete. Questa era la verit, la sua personale opinione. Oh, s, gli sarebbe molto piaciuto, gli sarebbe piaciuto pi di qualsiasi altra cosa; ma davvero non gli pareva di essere all'altezza. E non voleva si potesse pensare che si insinuava, che si voleva imporre. S, la Casa della Dinamo avrebbe potuto andare avanti benissimo senza di lui. Erano fortunati, perch avevano un abile direttore, al quale tutti volevano bene; e, in quanto a lui, non faceva se non giocare coi ragazzi, pagare i conti; e, scoperte certe difficolt,

cercava di provvedere. Se avesse potuto vedere l'asilo un paio di volte l'anno, per un paio di mesi l'anno, sarebbe stato ben contento di stare con Adriano, se proprio Sua Santit desiderava averlo vicino. Come cardinale diacono? Oh, bellissima cosa! Ma... pregava d'essere scusato; non era mai stato capace di comprendere gli scherzi. Adriano diceva sul serio. I grandi occhi verginali di van Kristen guardarono il Pontefice con attenzione. Poi, con quei suoi modi stranamente raffinati e graziosi che erano un dono naturale (e dovuto alle perfette proporzioni del suo scheletro), e che contrastavano tanto con la normale nasalit della sua voce, disse: Bene; credo che non Vi sar molto utile. Ma Voi siete il padrone; e, se davvero volete, vedr di fare il possibile. E and subito al ritiro dei passionisti a monte Celio.

Capitolo VIII La chiave di tutte le tue difficolt, presenti e future, l'Amore. Adriano ancora una volta si stava studiando; e questo aforisma, da Lui raccolto durante la pi memorabile confessione della sua vita, gli torn alla memoria all'improvviso. Ripens ancora a molte cose. Era convinto di non sapere ancora che cosa fosse l'Amore. Pareva che la gente Gli volesse bene. Fino a un certo punto, c'era della gente alla quale voleva bene. Ma l'Amore... Ammise che, per lo pi, gli uomini Gli erano assolutamente sconosciuti. Forse era questa la Sua colpa. Forse non poteva avvicinarsi ad essi tanto da poterli amare semplicemente, perch non li ammetteva a una sufficiente intimit; perch non li osservava abbastanza da vicino. Questa era una colpa alla quale si poteva porre rimedio. Invit i Suoi quindici cardinali a passare un'ora con Lui nella Vigna di Leone. Era una splendida giornata romana, sul principio dell'estate. Il Papa voleva servirsi dei cardinali per discutere gli affari, per aguzzare il Suo intelletto sul loro; desiderava sentire quel che pensavano, per assistere al formarsi delle Sue opinioni. Gentilotto osserv cortesemente che se Sua Santit avesse voluto presentar loro una questione, avrebbero fatto del loro meglio per aiutarlo. Egli parl della rinuncia al potere temporale, ed essi ammutolirono. Naturalmente, gran parte di essi disapprovavano. Erano rimasti stupefatti. Tutti loro erano stati educati a credere nell'idea errata che il successo della Chiesa dovesse misurarsi secondo la grandezza del suo potere temporale. Non si sradica un'idea di questo genere, non la si abolisce in un momento, specialmente se ereditaria, neppure con una bolla papale. Adriano comprese che

i Suoi sostenitori come i Suoi oppositori erano contrari a quella Sua prova d'audacia. Santit, non ci permettiamo di condannarla; ma non la lodiamo. Eppure Voi dovete avere le Vostre ragioni, disse alla fine Fiamma. Il Papa non aveva le Sue ragioni pronte, alla superficie; erano fondamentali. E il Suo carattere lo induceva a nascondere quel che sacrosanto sotto un velo di frivolit, quando le Sue pi intime idee pareva potessero esser violate. Gli piaceva allontanarne l'attenzione con un allegro paradosso o con un motto di spirito. Un sorriso furbesco illumin le Sue labbra sottili; e un minimo scintillio comparve agli angoli dei Suoi occhi semichiusi. Abbiamo conosciuto, una volta, un certo scrittore di romanzi d'amore. Le chiacchiere sentimentali che soleva mettere nelle bocche delle sue marionette (sempre le stesse), ebbero su di Noi una grande influenza. Doveva guadagnarsi da vivere. Credeva di poterci riuscire raccomandando il Potere Temporale. Era, in verit, un cattolico intelligente e mondano; ma gli argomenti che riusc a mettere insieme, per uno scopo tanto vitale quanto era quello di guadagnarsi la vita, erano cos sterili e preteschi da farci considerare il Potere Temporale come cosa trascurabile. E c'era il tono sgraziato e rabbioso dei giornali cattolici, che godevano delle disgrazie di gente che lavorava molto e che era in buona fede, e profetavano rivoluzione e fallimento nazionale per questa cara Italia, e cos via. Ebbene, le Nostre simpatie furono, naturalmente, non per chi maltrattava, ma per chi era maltrattato. Oh, s, avevamo le Nostre ragioni. Questo basta. Le mani obbediscono alla testa, disse Sterling. Per conto mio, credo che se il Potere Temporale degno di essere preso in considerazione, anche degno che si combatta per esso. Lord Ralph Kerrison, che un generale britannico, mi disse una volta che se il Papa vuol chiamare i cattolici di tutto il mondo e ordinare delle operazioni militari, pronto ad abbandonare il suo posto e ad arruolarsi nell'esercito pontificio, assicur Semphill. Davvero? chiese Mundo a occhi spalancati. S, ve lo assicuro, asser Semphill. Ma vale la pena di combattere? Naturalmente, Santo Padre, il possesso conferirebbe una certa dignit, interloqu Saviolli.

Il Papa sorrise. Una certa dignit? Talacryn era infastidito. La domanda gli pareva troppo sarcastica. Forse Sua Santit approva la teoria secondo la quale la Chiesa non mai stata pi potente di adesso, disse della Volta. Mi pare che questo sia un fatto, non una teoria! esclam Grace. E allora? Capisco. In questi pi di trent'anni, durante i quali stata priva del Potere Temporale, il potere della Chiesa aumentato. Se ne potrebbe dedurre che il Potere Temporale non essenziale. Continuate su questa strada, e... C' qualcuno che abbia una sua teoria su quel che precisamente l'ostacolo principale al Nostro cammino, qui, in Italia? chiese il Papa. Le societ segrete. L'ateismo. La povert. Il socialismo. I politicanti corrotti. Che cosa sappiamo, noi, ultimi arrivati, dell'Italia? domand Whitehead a Leighton, che aveva parlato per ultimo. I giornali dicono... I giornali! esclam Carvale. Non lo sappiamo, come vengono scritti i giornali? Non abbiamo scritto tutti sui giornali? E allora... Vi prego di considerare la questione da questo punto di vista. Da una parte, avete il Papato e la Monarchia, la Chiesa e lo Stato, l'Anima e il Corpo. Dall'altra, avete i loro nemici. Che cosa necessario? Distruggere i nemici. O farli diventare amici. Ma come? Come potranno camminare insieme, se non vanno d'accordo? domand il Papa. Il Papato e la Monarchia non sono d'accordo, disse Courtleigh. Vostra Santit vuol dire che dovrebbero mettersi d'accordo, che dovrebbero unire le loro forze? domand Ferraio.

Abbiamo il desiderio e la speranza di riconciliarCi col re d'Italia. Ma Sua Maest lo vuole? Non lo sappiamo; ma abbiamo mostrato che non saremo Noi a porre degli ostacoli. Certo, il Papa e il re uniti avrebbero, per il bene, un'influenza quasi illimitata, riflett Ferraio. E allora Vostra Santit non crede che valga la pena di combattere per il Potere Temporale? concluse Sterling. Gli occhi di Adriano non erano pi semichiusi. No, rispose. Cercate, padri venerabili, di credere che giunto il tempo di spogliarci. Abbiamo accumulato e accumulato, eppure non abbiamo convertito il mondo. Domandatevi se in verit abbiamo tutto il successo che dovremmo avere; o se, in complesso, il nostro non sia un abietto e lamentevole fallimento. Se cos, proviamo l'altra strada, quella della semplicit, della semplicit apostolica. Per lo meno, proviamo. E un'idea; e, da parte Nostra, siamo lieti di avere l'occasione di mettere in atto l'idea della semplicit, attaccando questo stato di cose alle radici. Vostra Santit non ha paura di andare troppo lontano? domand Talacryn. William Blake dice che la verit sta negli estremi. Lo sciocco campione del cos detto giusto mezzo (il quale, generalmente, tanto pi meschino che giusto) dir che questa massima , per lo meno, scandalosa. Tuttavia, quanto c' di pi giusto, Eminenza; e non mai pi appropriata che quando si tratta del principio dell'unione della Chiesa con lo Stato. Mentre rientravano per il pranzo, Mundo sussurr a Fiamma: Abbiamo un Papa santo, o pazzo? Due terzi del primo e un terzo del secondo, rispose raggiante l'arcivescovo di Bologna. Dopo uno dei ricevimenti dei pellegrini inglesi, Adriano ricevette, in privato, una visitatrice fuor del comune, nell'ultima anticamera. Fu fatta entrare da un signore, che rimase fuori di una delle porte durante il colloquio, mentre il suo compagno stava di guardia fuori dell'altra. Fu un'udienza segreta, come di rado era accordata a un sovrano; ed era concessa a una donna della bassa borghesia, di circa sessant'anni e dall'aspetto di cuoca molto per bene. Cadde in ginocchio, quando il Papa le si avvicin; parl delle sue articolazioni quando fu aiutata ad alzarsi; ed esit prima di servirsi della sedia che le fu messa vicina. I modi di Adriano erano assolutamente privi di dignit pontificale. Nessuno lo avrebbe preso se non per un semplice inglese; forse, di qualit leggermente superiore, e,

forse, vestito in maniera piuttosto bizzarra. Parl con cortesia e facilit; e, gradatamente, la sua ospite fu portata da uno stato di tremante terrore e di gioia ossequiosa alle sue condizioni normali, e a essere quel che era sempre stata, una brava donna. Eh, eh, eh, gorgogli con una certa allegria, ma non posso dire alla Vostra Sacra Maest quel che ho provato quando ho saputo che mi avreste permesso di venirVi a trovare. Oh, grazie, e Dio Vi benedica, signore. E l'ho sempre saputo che ci sareste arrivato. E, oh, Santo Padre, non siete tutto contento nel pensare a tutto il bene che state facendo? Pensare che avrei potuto dire una cosa simile a Vostra Santit, qui seduta su una delle Vostre sedie. Dio vi benedica, mister Rose, signore, come se foste mio figlio. S, ho subito capito chi me l'aveva mandata. Perch, Santo Padre? Ma perch Vostra Santit mi promise quella somma anni or sono, dicendomi che me l'avrebbe data se fosse stato pagato convenientemente. S, Santo Padre, ho fatto quel che volevate. Ho avuto tutto pi a buon mercato che non credessimo, perch la casa era vuota da tanto tempo. Tredicimila sterline in contanti, per la casa; cento per il contratto; quattrocentodue per i mobili e le altre cose. Ecco, Santo Padre, Vi ho portato il resto. E tir fuori una borsa che conteneva centonovantotto sterline. Oh, cara anima, non dovevate far questo. Era tutta per voi, quella somma. Tutta mia, Santo Padre? Ma Vi dico che ho avuto tutto a prezzo migliore che non credessimo. Vuol dire che ci guadagnate centonovantotto sterline. Avete la casa e mobili; e, se potrete trovare gli inquilini, sarete a posto per tutta la vita. Se potr trovare gli inquilini, Santo Padre? Ma ho la casa piena, e non faccio che mandarne via, perch non ho pi posto. Bene. Mettete quella somma alla banca, per l'inverno. Ma, allora, avr fiumi di denaro che avr guadagnato in estate, Santo Padre. Sentite, mistress Dixon. Vi ricordate di aver preparato, in un giorno di Natale, due pranzi? Uno, lo abbiamo mangiato Noi. L'altro, lo portaste, sotto il grembiule, a un falegname disoccupato. Vi ricordate chi vi scoperse e vi disse di non sporcarvi il vestito col sugo? Oh, mister Rose, signore, come ricordate le cose! Ebbene, allora faceste dei sacrifici, non vero? S, forse, qualche piccolo sacrificio.

Adesso, non dovete pi sacrificarvi; e potrete offrire tanti pranzi quanti vorrete. Capite? Le lacrime le scendevano dagli occhi e le scorrevano sulle guance bruciate dal fuoco dei fornelli. Certo era piuttosto malandata. Se capisco? Lo credo bene. Mister Rose, signore, Ve lo dico in faccia: ho sempre detto che eravate un santo. Ohim! Ohim! Pensare che mi abbandono cos. Bene, bene, siete troppo buono per questo mondo, Maest. Oh, e mi sono presa la libert di portarvi dei finocchi marini sottaceto, che Vi piacevano tanto. Li ho raccolti e preparati io, con le mie mani; e ho pensato che forse non Vi sarebbe dispiaciuto avere questa fodera per il sof che ho fatto per Voi, Santo Padre. Sapevo che tutte le Vostre sedie sono rosse, perch le ho vedute dipinte; e ho pensato che il grigio e l'arancione avrebbero dato un po' di vita a un angolo buio, per Voi. Adriano la ringrazi con effusione; accett le sue piccole offerte come se le apprezzasse pi della tiara; e la rese infinitamente felice. Bene, adesso non tratterr pi Vostra Maest, perch so che ci dev'essere una quantit di personaggi che aspettano di vedervi; e io che Vi porto via cos il Vostro tempo, Santo Padre. Vi prego di pregare per me, e di benedirmi; e grazie, signore, per tutto quello che avete fatto per me; e dir una preghiera per voi ogni giorno, fin che sar al mondo. Si inginocchi, e il Pontefice la benedisse. Poi le disse: Quando ripartirete, mistress Dixon? Santa Maest, pensavo di dare un'occhiata qui, gi che ci sono, cos avr tante cose da raccontare ai miei inquilini; ma non posso trattenermi pi di una settimana. Adriano scrisse su un biglietto: Mistress Agnes Dixon Nostra ospite. Ricevetela ed assistetela. Firm il biglietto e glielo diede, dicendo: Sapete che questo luogo pieno di cose belle, pitture e tante altre cose. E c' una quantit di sacre reliquie nelle chiese. Questa carta vi far entrare dappertutto. Mi lasceranno vedere i ventagli? Quali ventagli? Quelli coi quali Vi sventagliano quando Vi glorificano. Oh, s. Mostrate questa carta al signore che vi condurr gi, e ditegli quel che desiderate vedere. Dovr dare questo biglietto alla porta? No, se lo volete conservare.

Ah, bene. Vedr tutto e conserver il biglietto fino a quando mi metteranno sotto terra, Santo Padre. Oh, che cosa dico! Mi scuserete, signore; sapete che sono una brava donna; ma debbo baciare la Vostra mano, Maest. Oh, siate benedetto, siate benedetto! Non appena rimase solo, Adriano si mise a camminare su e gi per la stanza. Che buona e giusta e brutta creatura, comment. Passando davanti alla cassaforte nella stanza da letto, colp col pugno sinistro la porta di ferro. Ecco a che cosa servi, disse; e spalm della glicerina sulle Sue nocche che sanguinavano. Vedendo la Sua immagine nello specchio: Maledetto ipocrita, sogghign, burlandosi. Nella cerchia di Ragna, correvano voci assai sgradevoli. Gli atti pontificali di Adriano erano abbastanza abietti, ma i Suoi atti privati erano semplicemente delittuosi. Un Papa che vi domandava l'ora, la data e poi vi diceva i vostri vizi e le vostre virt segrete, era uno che praticava le arti infernali. Senza dubbio quell'orribile gatto rossiccio che portava con S nei giardini tutte le mattine era il Suo spirito familiare. Aveva maledetto Cacciatore in uno dei corridoi, come se avesse il dono della parola. Baldo, il cameriere segreto, era pronto a giurare due cose, che aveva raccolte dai gentiluomini della Camera segreta. Primo, che Sua Santit stava sotto il rubinetto dell'acqua, nella Sua stanza da letto, tutte le mattine e tutte le sere, e, a volte, anche durante il giorno. Senza dubbio, lo faceva per alleviare i tormenti del Demonio che Lo possedeva. Secondo, che Sua Santit stava alzato met della notte a scrivere o a leggere; eppure il cestino era sempre vuoto, non c'era mai una carta stracciata. Neppure un pezzettino. Ma c'erano le ceneri nel caminetto. Ah! Erano disposti ad attribuire alla pazzia, alla stupidit, o alla disonest tutto quanto era troppo nuovo per il loro comprendonio. L'aggressiva personalit del Pontefice, la Sua contraddittoriet ostentata, la Sua concezione particolarmente ideale del Suo carattere apostolico, la Sua seriet morale, il Suo trasferire, in modo tutt'altro che pratico e confortevole, le Sue vedute nella Sua condotta, Lo facevano odiare dai seguaci di Ragna come era amato dai nove e dai sei. Lo accusavano d'una specie d'entusiasmo anarchico. Quando ne sent parlare disse: Tutti i Nostri istinti sono conservatori, ma tentiamo di non essere conservatori soltanto con uno sforzo della ragione o di principio, cos come cerchiamo di vincere tutte le Nostre altre propensioni verso il vizio. Questa fu considerata un'ulteriore mancanza di dignit. La Sua dizione stranamente corretta ed arcaica esasperava gli uomini che non avevano per esprimere i loro pensieri se non la fluida, allusiva e rapida verbosit del loro tempo. Sollevarono obiezioni contro le Sue allocuzioni in endecasillabi certi mediocri che non potevano tollerare che un uomo parlasse in versi. Il Suo

dogmatismo autocratico, che in realt era dovuto alla Sua completa devozione al Suo ufficio, urtava gli opportunisti, irritava i prudenti preoccupati delle cose mondane. E neppure nel mondo era, il Suo, un completo successo. La gente che non era della Sua comunione era convinta che il Papa si prendesse una certa libert, se aveva la Versione Autorizzata della Bibbia sulla punta delle dita. Dapprima molti, fantasiosi e mutevoli, erano pronti a salutarlo come Riformatore; ma Egli li offese gravemente, insieme a tutti gli sciocchi devoti, col suo rifiuto di appoggiare qualsiasi sorta di progetto o di societ. La Chiesa sufficiente per questa vita, disse; e la Sua frase: Coltivate l'individualismo, e aiutate chi lo coltiva; a vostre spese, se possibile, ma non mai a spese dei vostri fratelli, fu assai disapprovata. Dove cominciavano i diritti dell'Uomo? Ma Adriano era certissimo che i cristiani, in realt, non avevano diritti mondani di nessuna specie. Accusato di superstizione dallo stolido buon senso di Talacryn, disse: Una credenza di pi, la superstizione: quel che speriamo, o auguriamo o immaginiamo, la poesia della vita; e le Sue parole furono considerate quasi come un'eresia. L'assoluta mancanza, in Lui, di vanagloria personale e perfino di dignit, la Sua abitudine di arrotolare e fumare di continuo sigarette, i Suoi modi naturali ed evidentemente non professionali, offendevano molti estranei i quali non potevano immaginare il Papa se non col duplice carattere di Sacerdote Infinitamente Ambizioso e di Persona Impossibile Vestita di Scarlatto. Aveva nemici in casa e fuori. E rimaneva assolutamente solo, psichicamente lontano; in gran parte senza rendersi conto dell'impressione che, personalmente, andava creando e certo senza interessarsene; e per nulla influenzato da altri intelletti e da altre creature. Un gruppo di sacerdoti malcontenti circondava il Papa, e si sfogava con copiose interrogazioni e critiche da studentelli. Adriano se ne stava perfettamente immobile, movendo di tanto in tanto un orecchio; s'era costretto a imparare questo piccolo scherzo muscolare per sconcertare gli sciocchi troppo fastidiosi. Era muto; era grave. Guardava, con i Suoi occhi grandi, onniscienti, imperscrutabili, con chiara espressione, trattenendo i Suoi pensieri. I cavillosi recitavano le loro doglianze; per esempio: il Suo rifiuto di portare la croce pettorale pontificia di diamanti, e di portare qualsiasi gemma che non fosse la Sua ametista episcopale...; e si servivano di frasi come: Ora, certo... o E lo scandalo... o Non sarebbe meglio.... Egli rimaneva muto, grave, attento. Il Suo intelligente silenzio raggiungeva l'effetto calcolato di far allontanare da punti che, dapprima, erano stati considerati importanti. Non rimase che una sola obiezione: un'obiezione alla nuova forma della Sua stola. Nessuno si lamentava del colore. Il rosso era canonicamente giusto. Ma avrebbe potuto essere di raso. E, per di pi, il disegno

del ricamo d'oro era fuori del comune. L'uso esigeva un disegno ricco, un fogliame convenzionale e grotteschi che circondassero lo stemma e le chiavi (Adriano non aveva stemma. Parecchi anni prima, nel discorrere di araldica con un vecchio sacerdote, gli era accaduto di dire: Il mio stemma candido. Fate che lo rimanga, aveva risposto l'altro. E lo stemma di Adriano era d'argento). Ma quella strisciolina, non pi larga di un nastro, severamente adorna di piccole croci greche (un emblema buddista diceva con aria di scherno Berstein), disposte in piccoli rettangoli, senza ampi finali, e con poca frangia, non era certo la stola adatta ad ispirare l'ammirazione o l'omaggio dei fedeli. E ancora: Adriano rimaneva immobile, seduto, con gli occhi bene aperti, e stava ad ascoltare ogni cosa; e li lasciava alle loro furie, e ad immaginare vanissime cose. E, dopo tre quarti d'ora, mormorava soltanto: Le Vostre Eminenze possono ritirarsi; e se ne andava nella stanza segreta. Sentivano che bisognava fare qualche cosa. Ragna espose un caso a Vivole e a Cacciatore. Il Concilio Ecumenico Vaticano era rinviato fin dal 1870; ma, se il Sacro Collegio avesse richiesto... Trovarono eccellente quest'idea; la comunicarono a Berstein e ai francesi; se ne vantarono; e andarono in giro, misteriosi, col naso in aria. E s'intessevano intrighi negli angoli nascosti. Adriano and alla chiesa di monte Celio e confer il diaconato a Percy van Kristen, il quale piaceva ai passionisti per la sua maestosa timidezza, che non mutava con l'abitudine. Era il segno d'un animo simile a quello del suo patrono, un animo non legato a nessun altro; ma, mentre l'animo di Adriano era stato strappato alla Sua solitudine e amaramente maltrattato dal mondo, l'animo di van Kristen conservava l'originaria tenerezza. Il Papa doveva essere armato. Il Suo diacono rimaneva presso l'altare. Il concistoro fu indetto per il ventiquattro maggio. Quella mattina, Adriano si svegli da un sogno con queste parole: Concilio Ecumenico, Pseudopontefice, eretico. Un uomo che abbia un cervello attivo come il Suo soffre naturalmente di molti pensieri inconsci. Gli accadeva molto spesso di sognare con molta esattezza una cosa o l'altra, apparentemente senza alcun rapporto col presente. Egli se ne stupiva; voleva ricordarsene; e, generalmente, se ne dimenticava. Di tanto in tanto un fatto (del quale il sogno era una parte) seguiva immediatamente il sogno; ed Egli, che pareva fosse stato informato, se ne avvantaggiava. Nel concistoro, Adriano nomin Percy di Nuova York cardinale decano di San Ciriaco alle Terme di Diocleziano. Sua Eminenza apparve splendido nella sua porpora; alto, raffinato, reticente, con gli occhi scuri, grandi, umidi. Fu ammirato in silenzio. Per caso, il Papa volse lo sguardo verso Ragna; il quale aveva un tale aspetto da

far s che Sua Santit lo guardasse con maggiore attenzione. La grande, forte mascella di Ragna si muoveva, come se masticasse; e i suoi occhi si volsero con aria di sfida. Vostra Eminenza libera di rivolgersi a Noi, gli disse il Pontefice. Desidero piuttosto rivolgermi al Sacro Collegio, rispose Ragna, alzandosi. Adriano ebbe un'intuizione. Il Suo volto divenne austero; la Sua voce decisa. Sull'argomento di un Concilio Ecumenico, nel quale Ci potrete accusare come pseudopontefice ed eretico? Ragna s'affrett a mettersi a sedere, e il suo volto si contrasse nervosamente. Berstein e Vivole mormorarono che si trattava di divinazione e di negromanzia. Questa cosa che generalmente fanno, continu il Papa, col tono di uno che scelga la frangia di un poggiapiedi, cardinali dagli occhi obliqui (voleva dire invidiosi, ma si serv del latino di Orazio), i quali non sanno abituarsi al nuovo pontefice. Rovere chiese urlando un Concilio Ecumenico, quando il Nostro predecessore Alessandro gli parve antipatico; e ci sono altri esempi. Ma, signori cardinali, se vi venisse in mente una simile idea, o se una simile idea dovesse esservi fatta presente, ricordatevi che nessuno se non il Sommo Pontefice pu convocare un Concilio Ecumenico; e per di pi che i decreti di un Concilio Ecumenico sono nulli, a meno che non siano promulgati con l'esplicita sanzione del Sommo Pontefice. Chi sanzionerebbe i decreti che ordinassero la Sua deposizione? Chi lo potrebbe? Se affermassimo di essere uno pseudopontefice, quale sarebbe il valore d'una simile affermazione? Voi foste i Nostri elettori. Noi non vi costringemmo ad eleggerci. Se siamo il Pontefice non vogliamo, e se siamo lo pseudopontefice non possiamo deporre Noi stessi. Ci rendiamo conto del vostro amore e del vostro odio per la Nostra persona e per le Nostre azioni. Diamo al primo il suo giusto valore; l'altro, ci dispiace. Ma avete giurato volontariamente obbedienza alla Nostra persona; e questa obbedienza richiediamo. La subordinazione, cos dice l'adagio (citava dal greco, con fastidio dei latini), ' la madre dei buoni consigli. Nulla deve esserCi d'ostacolo, e nulla lo sar. Sappiatelo. E saremmo ben lieti della vostra cooperazione. Perci, eminentissimi signori e venerabili padri, fate che le pecore del gregge di Cristo non vengano trascurate perch i pastori possano scambiarsi anatemi. Mundo e Fiamma s'alzarono di scatto; s'avvicinarono al trono e rinnovarono il giuramento di fedelt. I nuovi cardinali s'unirono agli altri e cominciarono a parlare, mentre gli altri compromissari s'avvicinavano al Pontefice. Anche Orezzo

gli si avvicin con otto italiani. Poi, i sette portarono un compagno per ciascuno. Quando, alla fine, il benedettino, con uno sforzo, s'alz, l'opposizione fin. Ragna fu l'ultimo della fila. Sua Santit ha evitato uno scisma, disse Orezzo a Moccolo. Siamo costretti ad ammirare, anche se non possiamo approvare. E a seguirlo zoppicando, anche se non ci riesce di andare col suo passo. Santo o pazzo? ripet Mundo a Fiamma. Per un terzo santo, per un sesto pazzo, per un sesto genio, per un sesto sognatore, per un sesto diplomatico... No. George Arthur Rose, pi Pietro, osserv Talacryn. E mi disse proprio cos, Lui stesso, una volta! Adriano usc a prendere aria. Sotto il mantello portava una bottiglia di sottaceti, della quale aveva tolto e distrutto l'etichetta. Prese una cazzuola, lasciata da un giardiniere tra i fiori. Cerc un angolo solitario, pieno di acace e di cespugli di lavanda, dietro la Villa Leonina. Alz gli occhi alla cupola di San Pietro, e non vide americani intenti a osservare col binocolo. Allora scav una piccola fossa, e vi seppell i sottaceti; e nascose la bottiglia pochi metri pi in l, sotto gli alveari, presso i cespugli di lavanda, violetti e cos profumati. Il solenne profumo stimol il Suo cervello; ed Egli ritorn a chiacchierare coi Suoi gentiluomini. Questi facevano ginnastica in un salotto. L'italiano, un vero atleta, sapeva gonfiare il petto in modo da far parere che le sue costole non fossero attaccate allo sterno, e s'abbassava verso il pavimento e s'alzava, interminabilmente, su una gamba, mentre allungava l'altra gamba e tutte e due le braccia, dritte davanti a s. L'inglese, che era studente, aggraziato e magro, ma non muscoloso, guardava il suo compagno, e avrebbe desiderato imitarlo. I suoi muscoli non avevano la forza necessaria a farlo alzare e abbassare ritmicamente. Perdeva spesso l'equilibrio e cadeva a terra disastrosamente. Dovete aver le cosce fatte di corda e d'acciaio, stava dicendo. Poi videro il loro visitatore, e Gli si avvicinarono. Adriano domand che esercizio fosse e da chi lo avesse imparato. Santit, dai bersaglieri, rispose Iulo. Lo fanno ogni giorno per un'ora, per rinforzarsi le gambe. Per questo corrono cos bene. E un bell'esercizio. E volete emulare i bersaglieri? Il mio compagno educa la mia mente. E io discipliner il suo corpo, disse il ginnasta.

Oh, ripassiamo insieme i classici, Santit, e io lo aiuto come posso. E tutto qui, soggiunse lo studente. Bene davvero, disse Adriano. E adesso, vi succeder qualche cosa. Andate, e scortate il segretario di Stato nella camera segreta. Ragna e i giovani comparvero entro un quarto d'ora. Il Papa era seduto; e due guardie nobili stavano dietro la Sua sedia. Eminenza, disse, desideriamo dare a questi signori il titolo di cavaliere; in inglese, knight. Nai-tah, ripet Ragna. Vostra Eminenza far preparare le lettere patenti... Ma questo atto da sovrano! E Noi, poich non abbiamo sovranit temporale, esercitiamo le nostre prerogative di Padre dei prncipi e dei re. Fece cenno ai giovani di inginocchiarsi, prese la spada della guardia che era alla Sua sinistra, e li percosse tutti e due sulla spalla, dicendo: Per onorare Iddio, la Sua Vergine Madre, e san Giorgio, ti facciamo cavaliere. Sii fedele. Alzati, Sir John. Per onorare Iddio, la Sua Vergine Madre, e san Maurizio, ti facciamo cavaliere. Alzati, Sir Iuo. Il cardinale si ritir borbottando. Nella prima anticamera, Sir Iulo fece una capriola. Oh, che dovessi conoscere un uomo simile! disse allegramente. Sir John and in camera sua; aperse un Orazio con la traduzione interlineare e non riusc a leggere neppure una riga.

Capitolo IX Adriano sapeva di essere sempre maggiormente riconosciuto come capo. Non che si sentisse orgoglioso della Sua esaltazione all'apostolato. Sapeva che la gente, con l'eccezione di pochi entusiasti, stava diventando indifferente alla religione. E sapeva che il pericolo dell'indifferenza tanto grande che non era il caso di perdersi a cercare le zanzare. Non poteva preoccuparsi dei topi che erano nella stiva del bastimento, mentre il siluro si avvicinava. Credevano che condividesse l'abominevole eresia di Tolstoi, le cui opere non avrebbe toccato neppure con le molle. Vedeva che la maggior parte degli uomini vivevano in una nebbia, e la preferivano; che la maggior parte degli uomini non osavano vedere chiaramente, perch ci sarebbe stato di pregiudizio ai loro affari e ai loro interessi sociali. Non era assolutamente certo di poter vedere il rimedio; ma era

certo che la cecit non era un rimedio. Per questo intim le istruzioni evangeliche per l'obbedienza. Spogliati, e obbedisci a costoro, pareva sufficiente, per il momento; ed Egli non voleva aver a che fare con le dottrine umane o con esperimenti empirici. Aveva una visione ampia, gli occhi fatti per vedere, intelligenza, perversit, ardire; e un cuor solitario, e il disprezzo del mondo. La Sua assoluta libert d'azione gli dava, fisicamente e mentalmente, il vigore d'un atleta. Aveva la violenta energia del piccolissimo elettrone nell'enorme atomo. Si sentiva forte. Sapeva che le Sue forze erano vigorose; ed era lieto del loro melodioso fluire. A volte, si sorprendeva a domandarsi per quanto tempo avrebbe potuto resistere cos; ma allontanava da S questo pensiero. Gli bastava quel che aveva. Non si sarebbe risparmiato. Verr la notte, nella quale l'uomo non potr lavorare. Che essa venga, disse al cardinale Sterling, ma, fin che dura il giorno, Noi lavoreremo. Gli stava in mente, fissa, una splendida frase del Mommsen: Cesare govern come re di Roma per cinque anni e mezzo...; negli intervalli di sette grandi campagne, che non gli permisero di rimanere per pi di quindici mesi nella capitale dell'impero, regol i destini del mondo per il presente e per il futuro... Proprio perch l'edificio era immortale, il signore, fin che visse, mise pietra su pietra, sempre con la stessa abilit, e sempre con la stessa elasticit pronto al suo lavoro, senza mai rimandare o posporre, come se per lui non vi fosse che l'oggi, e non il domani. Cos lavor e cre, come nessun mortale mai, prima o dopo di lui. E, come lavoratore e creatore, ancora oggi, dopo duemila anni, egli vive nella memoria delle nazioni, il primo, e al tempo stesso l'ultimo, Imperator Caesar. Giulio era stato anche lui Pontifex Maximus. Adriano prese un bianco ombrellino e and a fare una passeggiata fino al forte di nera lava della via Appia. Considerava le orribili condizioni della Francia e della Russia. Era quella una minaccia per il mondo. Della Russia, non riusciva a sapere nulla di nuovo. I muscoli e il pensiero uniti avevano abolito l'autorit, in una follia di carneficina. Le informazioni che aveva potuto avere dai cardinali francesi non erano utili. Elementi di sentimentalit emotiva e di convenzionalismo arcaico rendevano quasi,vane le loro informazioni. Erano eloquentissimi nell'esprimere il loro orrore per l'empiet del governo della folla che li aveva privati del diritto al saluto delle armi, imposto dal Concordato. Facevano ribollire il sangue con le loro strazianti descrizioni di olocausti di preti e di monache; entusiasti assolutamente incapaci di fare qualche cosa di veramente pratico per sradicare lo spirito demoniaco del quale divenivano le vittime. Nulla sarebbe piaciuto di pi alle loro Eminenze che accorrere nella loro patria impazzita, per offrirsi come martiri ai demoni delle loro

diocesi. Non erano dei vili, se il desiderio di precipitarsi verso la morte coraggio; ma erano pittoreschi e ditirambici; sopra tutto pittoreschi, coi loro lunghi capelli e le facciole orlate di perline bianche. Non avrebbero potuto servire, nelle cose essenziali. Dalle infinite cose che Gli venivano presentate, il Pontefice estrasse certi punti. La Francia non era pi cristiana. Il Diavolo era il padrone. I cristiani che potevano passare le frontiere se ne andavano. La Spagna, l'Italia, la Svizzera, la Germania li accoglievano. L'Inghilterra, l'America, il Giappone, bloccavano Tolone, Brest, Cherbourg.

I loro bastimenti battevano le coste, e davano la libert a migliaia di persone. La povert affliggeva gli emigrati; quelli che lasciavano dietro di s erano carnefici, o soggetti alla carneficina. Poich don Jaime de Bourbon era morto, il Papa mand a chiamare il Duca d'Orlans; e lo conged con austero disgusto, ed egli scompar rapidamente. Sua Santit ricevette in udienza una ventina di nobili francesi; e pass qualche giorno ascoltando gli emigrati, raccolti a caso. Poi adun di nuovo i cardinali francesi, e disse loro quale fosse la volont del Papa. Furono tutti deposti dalle loro sedi episcopali, e nominati missionari apostolici. Dovevano aver cura prima di tutto dei corpi, e poi delle anime dei francesi, dovunque si trovassero. Il cardinale missionario di Parigi sarebbe andato a Londra col cardinale arcivescovo di Pimlico, e avrebbe potuto prelevare un milione di sterline del tesoro pontificio depositato alla Banca d'Inghilterra. Questa somma, divisa in due parti, avrebbe dovuto essere il nucleo iniziale di due fondi, inglese e tedesco, per i bisogni dei cristiani francesi. Ognuno dei cardinali missionari ricevette anche un breve, che autorizzava lui e le persone da lui delegate a raccogliere denaro in tutti i paesi cristiani per i detti fondi. Non doveva essere una carit dei preti. Il sindaco di Londra e l'imperatore tedesco erano pronti ad amministrare quei fondi, ognuno per suo conto. Inoltre, le Loro Eminenze dovevano usare la loro discrezione, avventurandosi nel diabolico dominio. Se potevano servire meglio Iddio in esso, in nome di Dio e con la benedizione del Vicereggente di Dio, vi andassero; ma fu ad essi comandato espressamente di ricordare soprattutto un solo oggetto, e questo era il servizio di Dio, mentre davano sollievo e conforto ai Suoi servi. Nulla li doveva ostacolare. Il mondo cominciava a concentrare i suoi sguardi su Adriano. L'Olanda e il Belgio caddero tra le braccia della Francia anarchica. Il vigoroso, ardito, brillante sultano Ismail, non essendo riuscito ad annettere il Marocco al suo progetto panislamico, intrigava per ottenere un'alleanza con l'altra grande potenza musulmana, l'Inghilterra. Il predecessore di Sua Maest, morto assassinato, con

l'aiuto della Germania aveva messo insieme un esercito di un milione e mezzo di uomini, pieni di fanatico valore e della meravigliosa adattabilit naturale dei turchi; nel quale la recluta pi incapace aveva un valore, come combattente, assai pi grande di quello dei coscritti d'ogni altra nazione. Queste forze potevano essere pronte al servizio attivo nel tempo di quindici minuti. Tutti potevano ambire d'essere gli alleati della Turchia; e, infatti, tutti lo desideravano. La Germania aveva istruito gli squadroni turchi; ma non doveva trarre profitto da questo fatto. La stolidit teutonica era stata messa nel sacco dai furbi orientali. L'Islam poteva e voleva unirsi soltanto all'Islam, come si sarebbe potuto prevedere. Il resto del continente europeo aveva le frontiere armate. Ogni nazione temeva le altre, e tutte temevano la Francia e la Russia. Adriano si interessava molto ai passi della diplomazia. Sapeva che l'Inghilterra era in grado di sbrigarsela da s, con o senza i musulmani. Comprendeva la teoria secondo la quale il maomettanesimo, sorto seicento anni dopo Cristo, giustificava la Saggezza divina nel giudaismo, provando che le menti orientali non potevano sopportare nulla di pi perfetto, e aveva una specie di simpatia per l'Islam. Le Sue conversazioni con gli ambasciatori furono conosciute presso le corti (il legato del re di Prussia scrisse cose stupefacenti all'imperatore tedesco); e le descrizioni d'opinioni, di gusti, d'abitudini, venivano trasmesse dalle corti, fino a venir discusse nei circoli e un po' dappertutto. L'abitudine di Adriano di andare in giro senza seguito, di andar a visitare gli scavi del Foro, i malati degli ospedali; di andarsi a godere gli splendori del tramonto dal Pincio, erano il tema delle conversazioni di tutti. E quando, una sera, lasci andare un pugno a un socialista che Gli aveva sputato addosso in Borgo Nuovo; e poi quando l'animale scoppi in lacrime, per il colpo ricevuto e per la fame che aveva, gli don la Sua croce pettorale con la collana, i Suoi occhiali d'oro e tutto il denaro che Gli era rimasto dopo aver camminato due ore per Roma, la stirpe inglese cominci a considerare il Papa come degno d'attenzione; e nei giornali inglesi si cominciarono a vedere colonne col titolo Roma giorno per giorno. Come si diedero da fare gli inviati speciali! Quello della Pali Mail Gazette ottenne la solita informazione particolare della faccenda di Borgo Nuovo; e commise nove errori di grammatica nel descrivere il Pontefice miope che strizzava gli occhi per vederci meglio e cercando di trovare la strada attraverso il colonnato insieme al Suo assalitore indebolito; e il Suo appassionato atto d'accusa della farsa della carit organizzata, che aveva permesso ad un uomo di degradarsi a quel punto; e la Sua agitazione, fin che il cardinale Carvale non era giunto di corsa, portandogli un altro paio d'occhiali; e la Sua contentezza stranamente patetica per la vista che Gli avevano

ridonato; la Sua tristezza per l'abito profanato; e la Sua cortese offerta di ospitare il socialista affamato in Vaticano. Tutto questo era quanto ci voleva per il carattere inglese: perch era prettamente inglese. Ma nacque una pi profonda e durevole impressione. Il legato del re di Prussia scrisse altre cose stupefacenti all'imperatore di Germania. Adriano fu considerato nei gabinetti e nelle cancellerie come uno che non si curava n delle perdite n dei guadagni, e che non lottava per essi, n per la vita o per la morte; come il solo Potentato che, giustamente o no, sapeva quel che si voleva; come una Potenza con la quale bisognava fare i conti. Dopo tutto, non si trattava che dell'effetto della semplicit sulla complessit, della felinit sulla caninit. Era seduto, solo; pensava, e disfaceva con cura una fodera da sof di lana. Era stata eseguita all'uncinetto, in cinque strisce a rilievo, tre arancione e due grigie, a colori alternati; e la lana era aggomitolata con cura in quattro gomitoli che Gli stavano accanto. Quando fosse andato in giro per la Citt, avrebbe fatta felice una ragazzina con due bei gomitoli di lana grigia e una lira per comperarsi dei ferri da calze; e, un'altra volta, avrebbe dato a un'altra ragazzina tre gomitoli di lana arancione, e un'altra lira; e gli occhi del Papa non sarebbero pi stati offesi da quell'orribile fodera da sof, e non sarebbe stato ferito il dolce cuore di nessuno. Fin il Suo lavoro, e and a discorrere col Suo socialista. Si trattava di un orefice, con gli ideali, il cervello e le dita del Cellini, ma privo della sua abilit nel far quattrini: donde la povert, il socialismo, i sofismi e la fame. Passeggiarono nella galleria delle sculture, cercandovi il fresco; e parlarono di Cose Belle. Adriano si divertiva. Il Suo ospite era un uomo di gusto; e parlava in fretta, con gesti stupendi, facendo e modellando immagini ideali che vedeva con gli occhi della mente. Giunsero davanti all'Apoxyomenos, si fermarono, s'entusiasmarono e rimasero muti, godendosi nell'ammirare l'agile maest delle perfette proporzioni. Parl prima l'artigiano: Santit, disse, riuscite a vedere questo corpo e queste membra in croce? Adriano comprese la sua idea. Parve che le stupende forme marmoree prendessero la nuova posa. Volse lentamente gli occhi su quello che Lo aveva interrogato. S, rispose, ma alto e trionfante, 'regnante sull'albero, non cadente e morente, e non la testa e il busto. Prese per il braccio l'orefice e lo condusse verso l'Apollo del Belvedere; e ricominci a parlare, molto rapidamente. Signore, disse, rimarrete qui, e, coi materiali che vi saranno forniti, farete per Noi una nuova croce. La croce sar di quelle chiamate alte, lunga; la Figura avr il corpo e le membra dell'Apoxyomenos e il capo e il busto dell'Apollo, ma nella

posa che abbiamo descritta. Finito questo capolavoro, diverrete l'orefice pontificio... Ah, padrone. Adriano ritorn alla camera segreta, anticipando, felice, l'emblema che non avrebbe offeso il Suo gusto. Egli era lieto (in certo modo) che una vita complicata potesse essere resa semplice tanto facilmente; ma era l'ideale visione della Bellezza che Gli dava gioia.

Capitolo X L'insieme di gente ottusa, intellettualmente mezzo cieca e avida che formava la setta socialista dei sudditi del re d'Inghilterra, nel suo modo rozzo e goffo, cominci a prendere in considerazione il Papa di Roma. Quegli scontenti sentimentali avevano molto discusso se fosse o no profittevole unirsi agli anarchici francesi e russi, per raggiungere, in tal modo, i loro fini; ma una certa Julia, nel Salpinx, diede voce a cos atroci racconti a proposito dei bimbi francesi massacrati che si fin col non parlarne pi. Si ricord anche che un certo compagno Dymoke, il solo uomo capace e combattivo che mai il socialismo avesse posseduto, era stato sfruttato per quindici anni dai portatori del verbo socialista, ridotto alla miseria, rovinato e abbandonato, vittima dell'invidia e del tradimento socialista. Nei piani della Rivoluzione Sociale, verso la fine del secolo decimonono, quell'uomo era stato nominato comandante in capo. Adesso non era disponibile; e il suo posto era vacante; perch raro che un abile soldato vada a perdersi negli ambienti socialisti. Ma una cosa era stata fatta. La Federazione Social Democratica era stata indotta, al circolo nazionale Liberal, a unirsi col Partito Indipendente Laburista. La coalizione aveva preso il nome di Associazione Liblab, il Salpinx e il Reynard erano i suoi organi; e una quantit di Bob e Ben e Bill e Bounder i suoi profeti. Conclusero che ci avrebbero guadagnato, accarezzando il Sommo Pontefice. Il mostro senza cervello del socialismo era sempre in cerca di un cervello che dirigesse le sue forze. Con un procedimento da pervertiti, giunse a credere che un Papa il quale poteva dettare l'Epistola a tutti i cristiani probabilmente si sarebbe prestato ad appoggiare i cattivi propositi del socialismo sull'altrui propriet. Una settimana dopo, il cardinale Whitehead richiam l'attenzione di Adriano sugli ultimi numeri dei suddetti giornali, che contenevano una Lettera aperta al Papa, nella quale era lodato l'umanitarismo illuminato delle recenti espressioni di Sua Santit, la quale era

invitata ad avere il coraggio delle Sue opinioni e a portare la Sua epistola a quella che veniva chiamata una logica conclusione, con una dichiarazione formale e appoggiata dalla Sua autorit della dottrina dell'Eguaglianza. I papi, di regola, non danno importanza alle Lettere aperte. Ma Adriano aveva imparato dalla Pali Mail Gazette che certi scrittori, ricchi di parole, avevano l'abitudine di far la lezione al Romano Pontefice. S'aspettava di sentirsi dire da quell'elegante giornale ch'Egli capiva tanto del vero, intimo significato del cattolicesimo quanto una mucca capisce una camicia di bucato. Ma, per Suo conto, era convinto che si pu fare pi male col non dire certe cose. Ma amare...! Era possibile che potesse amare, o anche che potesse avere simpatia per iene che pubblicavano nella stessa pagina canzonette come questa? Metteranno imposte sulle patate al forno. Metteranno imposte sulla nostra birra. Metteranno imposte sulla nostra povera zuppa di piselli, sul cuoio e sulle trippe. Metteranno un'imposta sul somaro del rivendugliolo. Metteranno un 'imposta sui cavalli del Derby, e finiranno col mettere un 'imposta sul Diavolo, se andr ad abitare a Charing Cross. Uff! No. Era assolutamente impossibile. Eppure... c'era della gente per la quale poteva avere simpatia, anche se non la poteva amare; gente del Suo ambiente. E questa l'avrebbe resa felice. A questa avrebbe procurato una vita comoda. A questa poteva dare l'esempio. E queste persone, alla loro volta, avrebbero fatto altrettanto per quelle che stavano sotto di esse; e cos via, e cos via. Cos forse, con lo stesso metodo della Natura, si sarebbe potuto riportare l'Amore tra gli uomini. Cos, con severi e rigorosi rimproveri, Egli condann la presunzione. La domenica seguente, da ogni pulpito cattolico del regno d'Inghilterra, in patria e oltremare, fu letto un breve papale il quale proclamava il dogma dell'Eguaglianza scientificamente, storicamente ed evidentemente falso e inapplicabile; come un'illusione diabolica per la rovina delle anime. Adriano non si levava a complicazioni metafisiche, ma limitava le Sue parole alla larga strada maestra nella quale anche l'uomo comune poteva camminare a suo agio. Un'infinita diversit, Egli diceva, era caratteristica nella creazione del Divino Creatore. Non eguaglianza, ma differenza fisica, intellettuale, di condizioni, era diritto di nascita dell'uomo. Un uomo non valeva l'altro; di solito, era assai migliore degli altri; e tutti lo sapevano. Reclamare l'eguaglianza era tanto indecentemente ingiusto che non poteva venire in mente se non ad esseri inferiori, i quali speravano di guadagnarci, degradando i loro superiori. I socialisti, che proclamavano l'eguaglianza, erano mossi unicamente dall'avidit di migliorare le loro condizioni

a spese dei loro fratelli. Questo era egoismo, e indegno di un cristiano; e perci eresia da condannare. I servi di Dio erano avvertiti, e la dovevano evitare. Il Vicario di Cristo ripeteva il comando del Signore: Amatevi l'un l'altro... Amate i vostri nemici. Soltanto con l'Amore si poteva raggiungere la felicit che tutti desideravano. Che le classi superiori si curassero delle masse, per quanto futile ed indolente potesse essere il loro metodo, era certo; ma l'atteggiamento delle masse verso le classi inferiori era d'odio schietto. Non era una colpa nascere ricco o povero, perch era un fatto inevitabile. Bisognava sostenere il principio di Aristos, I migliori. La forza di Aristos incalcolabile, perch agisce per mezzo delle relazioni della vita privata, che sono durature; mentre l'eccitamento politico del socialismo essenzialmente effimero. I diritti ereditari, degni di lode, conferiti dall'autorit legittima, sono sacri. Soltanto coloro i quali possiedono tali diritti possono, di loro piena volont, deporre se stessi, o abdicare, abbandonando i loro diritti; e, come cristiani, giusto aspettarsi che si comportino cristianamente. Ma privarli dei loro diritti, per volont di coloro i quali non li potevano conferire, sarebbe stata violenza. L'idea socialista, la quale suggeriva una simile iniquit, era essenzialmente egoistica e venale. Adriano condannava severamente i giornali nei quali era comparsa la Lettera aperta al Papa. Diceva che la lettura di un giornale, se fatta seriamente, era una delle fatiche pi solenni e penose del mondo; perch vi si trovava ben poco pi che un insieme di peccati e sofferenze, di incitamenti al peccato; e vi si potevano osservare gli sforzi per ottenere sudici guadagni, in modo onesto o disonesto. Egli citava copiosamente la pubblicit, la pagina del Cyclorama, le pagine di Note Automobilistiche, quelle sui teatri e le Lettere della Donna, e gli articoli di fondo di uno dei giornali, per mostrare come il clamore dei socialisti non fosse per nulla l'amaro grido della povert oppressa, ma piuttosto il mormorare vituperoso della mediocrit invidiosa e scontenta, desiderosa di mostrarsi quale non era e di godere lussi che non aveva guadagnato. E specialmente Egli osservava che il Programma Socialista... Diciamo che la nazione dovrebbe possedere tutte le navi, tutte le ferrovie, tutte le fabbriche, tutti gli edifici, tutte le terre e tutto quanto occorre alla vita e alla difesa della Nazione... era una chiara dichiarazione che il furto della propriet privata, creata dall'industria e dalla genialit individuale, il furto puro e semplice, era la base del programma socialista. Egli accusava il giornale d'essere scritto da atei dilettanti per agnostici dilettanti. Derideva mordacemente i tentativi fatti da pseudoscienziati dell'antiquata scuola dello Haeckel per rendere popolare tra la gente la scienza di ieri e le critiche distruggitrici dell'altrieri. In quanto all'altro giornale, Egli lo paragonava a una cloaca, dove i sudiciumi d'ogni genere vengono gettati e raccolti. Le notizie quotidiane v'erano date soltanto se passibili

di presentazione oscena. V'erano pagine dedicate a diffondere gli orrori della polizia; e (col titolo di Storia Segreta) a calunniose invenzioni o ad alterazioni dei fatti riferentisi a uomini e donne che non appartenessero alla feccia della societ. Come metodo per guadagnarsi da vivere col giornalismo, questo appellarsi alle pi vili passioni era disgustoso e condannabile, nel pieno senso della parola. Non con cotesti mezzi si potevano migliorare le anime e i corpi degli uomini; e non di queste cose potevano essi profittare. Non era con simili mezzi che si poteva raggiungere la felicit, in questo mondo, o nel mondo avvenire. Lasciate che gli uomini, se lo vogliono, s'innalzino; e che ognuno aiuti se stesso aiutando quanto pu i suoi fratelli; non vi saranno limiti alla vostra resurrezione, amati figli, se vi innalzerete non sugli altri uomini, ma sui vostri stessi corpi morti, concludeva il Papa. Seguendo le istruzioni avute, il cardinale prefetto della Congregazione dei Riti present al Pontefice processi ultimati e petizioni per la beatificazione dei Venerabili Servi di Dio Alfredo il Grande, re e confessore; Enrico VI di Dancaster, re e confessore; Mary Stewart d'Inghilterra, Francia e Scozia, regina e martire. A queste petizioni il Pontefice diede il Suo assenso; e furono scoperti dei ritratti, ognuno con un'aureola d'oro, nella basilica vaticana. La bolla di beatificazione decret l'aggiunta delle seguenti parole al Martirologio Romano, elenco ufficiale dei santi: Oggi, in Inghilterra, la festa del beato Alfredo, re e confessore, che per acclamazione popolare chiamato il Grande; memorando come padre della sua patria, amante dei suoi fratelli, vero servo di Dio. Oggi, in Inghilterra, la festa del beato Enrico VI, re e confessore, memorando per dolcezza, sopportazione, purezza di cuore e per il suo dono della preghiera. Oggi, in Scozia, la festa della beata Mary Stewart, Regina e Martire, memoranda per femminile fragilit, per l'espiazione di diciannove anni di prigionia, per aver scelto la morte piuttosto che il tradimento. Semphill e Carvale avevano sollecitato Adriano ad imporre l'ufficio e la Messa per quest'ultima beata all'Inghilterra oltre che alla Scozia. Egli chiese loro il perch. Perch Sua Maest era regina legittima d'Inghilterra oltre che di Scozia, rispose Semphill, con l'aria di chi ha inventato una nuova salsa. Elencate le vostre ragioni, signor cardinale, disse il Papa.

Sono semplicemente fatti storici, noti a tutti. Ma le conclusioni che si possono trarre dai fatti storici dipendono soprattutto dalla sequenza o dal metodo di chi espone i fatti medesimi. Elencate i vostri, signor cardinale. La beata Mary Stewart era erede di Giacomo V, il quale era erede di Margaret Tudor moglie di Giacomo IV di Scozia e figlia di Enrico VII d'Inghilterra. L'erede di Enrico VII fu suo figlio Enrico VIII, il quale spos Caterina d'Aragona ed ebbe per figlia Mary Tudor. In seguito, non essendo riuscito ad ottenere l'annullamento di questo matrimonio dal predecessore di Vostra Santit, Clemente VII, Enrico VIII visse nel peccato con Anne Bullen e con Jane Seymour, dalle quali ebbe i figli Elisabetta ed Edoardo. Canonicamente questo principe e questa principessa erano illegittimi e incapaci di succedergli. Perci, alla morte di Enrico VIII, la corona d'Inghilterra spettava alla sua unica erede legittima, Mary Tu-dor... Ma il parlamento aveva votato una legge, 28 Hen.vm.c.7, la quale dava facolt al sovrano inglese di conferire la corona, con lettere patenti e col suo testamento, alla persona o alle persone ch'egli giudicasse adatte. Certamente, Santit, questa legge non dovrebbe contare. Comunque, alla morte di Mary Tudor senza eredi, deduco che la corona d'Inghilterra spettava de jure se non de facto alla Tudor legittima, che era Mary Stewart, erede di Margaret Tudor. Adriano si rivolse a Carvale. Naturalmente, Santo Padre, sono d'accordo col cardinale Semphill. Credo, i suoi begli occhi brillarono del fuoco dei suoi sogni, credo che sia venuto il tempo di rendere giustizia alla memoria di quella vittima predestinata di innumerevoli tradimenti, di innumerevoli torti, torti che pervertirono, fuorviarono e sconvolsero la sua nobile natura, ma non fecero mai diminuire il suo coraggio, non fecero mai diminuire la sua gratitudine verso un servitore, non scossero mai la sua fedelt verso un amico, non la resero mai traditrice della sua fede. Pensate, Santit, a tutto quello che hanno sofferto gli Stewart! Adriano aveva un attaccamento assai tenero e romantico per gli Stewart; ma rispose: E Nostro ufficio di non eccitare alla lotta. E indubbio che noi inglesi abbiamo fatto, di Elisabetta, un ideale. Con la nostra particolare abilit nel crearci degli ideali e nel conservarli malgrado la realt, abbiamo preferito dimenticare il fatto che nessuna sovrana d'intelligenza normale avrebbe potuto non risplendere della luce di quel gruppo d'ingegni davvero anormali che illuminarono l'et di Elisabetta. Furono questi geni giganteschi che fecero, allora, la gloria d'Inghilterra. L'Inghilterra era personificata da Elisabetta. Perci, agli occhi degli inglesi, Elisabetta fu grande e

gloriosa, eccetera eccetera. Nessuno, e si rivolse a Semphill, pu mettere in dubbio i fatti semplici e ignudi che avete esposti; e nessuno che abbia intelletto sano li metter in dubbio. Ma desideriamo conciliare, e non esasperare; sebbene sappiamo che non Ci rifiuteremo di esasperare, quando ve ne sia la giusta ragione. Perci non sosterremo, ora, quel che non occorre sostenere. Siate contento nel vedere che la vostra buona regina e martire assunta all'onore degli altari nel vostro paese. Chiedete a Dio Onnipossente di guardare favorevolmente la vostra terra, per amore di Suo Figlio, e per amore di colei che, per la forza di quel Figlio, fu fedele fino alla morte. Rivolgetevi a Mary in cielo, e chiedetele di unire le sue preghiere a quelle che offriamo a Dio dalla terra. Preziosa in vista del Signore. Se sar Sua volont confermare con segni di prodgi queste vostre invocazioni... Le Loro Eminenze guardarono estatiche il Papa. Che Colui che avevano conosciuto, e non sempre con simpatia, che Colui... Oh, davvero, disse Semphill a Carvale quando se ne andarono, non so se sogno o son desto. E Adriano, solo, arrotolando una sigaretta, parlando ad un Altro, non a se stesso, disse: E questo che desideravi ch'io facessi in questa occasione? Insieme alla bolla di beatificazione Laudamus insignes, fu pubblicata L'Epistola agli inglesi. Il Papa affermava che la stirpe inglese era naturalmente atta a dare l'esempio all'umanit. In particolare, Egli ne distingueva categoricamente i solidi meriti, il dignitoso buon senso, la decisa tenacia, l'imperturbabilit, la superba impassibilit nelle sciagure, la stoica fermezza nelle pi crudeli delusioni, l'assoluta decisione di vincere, in ogni caso. In generale, Egli parlava delle capacit di autocontrollo, dell'abilit nel costruire e nell'amministrare e (nelle classi superiori e medie) dell'altruismo degli inglesi. Egli non indulgeva a vani rammarichi; ma trattava interamente del presente e del futuro. Si rivolgeva alla Stirpe cos com'essa avrebbe voluto Egli le si rivolgesse, con perfetta sincerit. Malgrado, Egli diceva, la schiuma che viene a galla, e si chiama astuta; malgrado la feccia che si abbandona a gioie disordinate ed chiamata plebe, in complesso e nel suo cuore il popolo inglese pieno d'onest, come sempre. Milioni di ricchi e di non ricchi, di nobili e di non nobili, nelle citt e nelle campagne, vivevano vite oneste e pure. Nessun paragrafo di giornale proclamava che quelle buone anime educavano i loro figli perch divenissero dame e gentiluomini, solleciti del benessere dei loro inferiori, rispettosi di se stessi. Non v'erano titoli fiammeggianti a gridare concessi vivevano la loro vita, sposandosi, sopportando i dolori e godendo le gioie da quella brava gente qualunque che erano. Nessun pettegolezzo della societ parlava di Robert, di William, di Nicholas, di James, di Frederick, di Herbert, di Percy e di Alfred, i quali facevano il loro lavoro quotidiano per un compenso troppo misero, i quali non bevevano, non lottavano, non truffavano e non urlavano chiedendo che

fossero riconosciuti i loro diritti, ma conducevano nobili vite da gente per bene in condizioni spesso crudelmente ingiuste e sempre rigorosamente difficili. Di uomini come questi, diceva Adriano, era composta la razza inglese. Egli ricordava all'Inghilterra che essa aveva avuto dalla Chiesa di Roma pi di ogni altra nazione; che i suoi utili erano stati diretti fino al 1534, e indiretti dopo quella data, quando i suoi naturali nemici erano stati trascinati dalla corruzione di Roma. (Gli parve che questo punto avrebbe dovuto piacere agli inglesi.) Non dava nulla per inteso, nemmeno un pregiudizio. Consigliava senza comandare; dirigeva senza sconfinare. La seconda met dell 'Epistola concerneva quelli che Gli dovevano spirituale obbedienza; a questi Egli parlava con piena autorit. Egli biasimava il loro frenetico desiderio di entrare in competizioni mondane. Osservava che le leggi penali, che dal 1534 al 1829 li avevano privati di quella cultura che pu essere data soltanto dal contatto con un mondo pi vasto, avevano reso i cattolici inglesi corporalmente deboli e intellettualmente inferiori al resto della nazione. Non biasimava i difetti involontari, ma i fatti; e soltanto gli sciocchi avrebbero voluto rifiutare di prenderli in considerazione. Questi difetti avrebbero trovato il loro rimedio nell'afflusso di sangue nuovo e vigoroso e di cervelli non esausti. Egli citava le parole di un grande critico, il quale ha detto che il movimento religioso dei nostri giorni sarebbe quasi ridicolo, se non fosse, per i caratteri e le azioni alle quali eccita, tanto irreligioso. Ci sono voluti quattro secoli a produrre la presente situazione dei cattolici d'Inghilterra; e, poich nessuno ha il diritto di aspettarsi dei miracoli, ci potevano volere altri quattro secoli per ridar loro l'eguaglianza corporale e intellettuale con la media dei loro compatrioti. A questo fine Egli diceva loro di accogliere e accettare quelli che volessero essere dei loro; non (come d'abitudine) con un sentimentalismo imbecille, che dava luogo a torti, a ripulse, a calunnie e a sogghigni; ma con fraterno amore, mettendo in pratica la Fede che professavano; e lasciando risplendere la loro luce, invece di dar pubblicit agli sforzi fatti per illuminare, che, al paragone, erano ben meschini. Egli ricordava loro che Dio ha fatto giusto l'uomo, ma che questi andato a cercare molti astrusi ragionamenti; e che, per una societ di cristiani, pretendere di essere il mondo o del mondo era una incongrua mostruosit. Egli li ammoniva che quella coscienza ch'essi coltivavano, la coscienza che scende dal suo alto piano personale, che s'adatta a cavillare e a discutere fino a che punto bisogna portare la resistenza alle tentazioni, che si degna di considerare le conseguenze, di pesare le possibilit, e di stare in guardia contro i disastri, la vera occasione delle accuse d'ipocrisia e di falsit fatte a tutte le religioni dagli uomini dissoluti della peggiore specie. In quanto ai membri del clero il cui comportamento faceva dire a testimoni che non erano dei loro che si trattava di

esseri del tutto mondani, senz'altro di sacerdotale all'infuori dei loro colletti, o di buonissima gente, pronta a bere e a divertirsi a una storiella sboccata come chiunque altro, Sua Santit assicurava a questi reverendi che avevano completamente frainteso il carattere del loro sacro ministero. Siamo cittadini del cielo (ri 7io,tTia ruucov v oupavcoi). Se, in verit, cercate una citt che sia celeste, dovete considerarvi, 'nel mondo', come estranei (%evoi) o residenti stranieri (petaKCTe), e perci non dovete essere 'curiosi in aliena repubblica'. Ordinava che i membri del clero anglicano ammogliati (le cui mogli fossero vive e che possedessero la grazia di una Vocazione Divina), nel ritornare ad obbedire alla Sede di Pietro dovessero essere accettati come sacerdoti e servire nelle chiese secolari. Ma i preti ammogliati non dovevano aver facolt di ascoltare le confessioni; e ognuno di questi sacerdoti avrebbe dovuto nominare e mantenere almeno un vicario regolare, il cui solo dovere sarebbe stato quello di amministrare il sacramento della Penitenza. Infine, il Sommo Pontefice ordinava il sacrificio di quella fantomatica uniformit che era stata la maledizione del cattolicesimo per quattro secoli; e che fossero conservati e coltivati i riti nazionali e locali, e tutti gli usi. E raccomandava l'Inghilterra a san Giorgio, protettore del regno. Gli arcisocialisti furono amaramente afflitti dalle accuse pontificie alla loro Lettera aperta; ma L'Epistola agli inglesi fece loro digrignare i denti. Per le stampe, prima scrissero parole senza senso, e poi, al solito, vomitarono improperi. Al congresso, ognuno sospettava il suo vicino come traditore della Causa, come un traditore che aveva fatto s che i suoi compagni attraessero coi loro corpi i fulmini pontifici. Vi fu una scena terribile a West Ham, vi fu una libera bastonatura a Battersea. Il compagno Peter Quillet minacci di portar via un orecchio al compagno Bill Meggin; e gli port via quel che poterono strappare dell'orecchio sinistro ventisette denti sudici color gorgonzola, prima di soccombere sotto sei stivali, una bottiglia, e una fibbia presa dai finimenti d'un cavallo. Al quartier generale i demagoghi si comportarono con una certa esteriore decenza; senza nascondere il loro disappunto, ma cercando un nuovo piano d'azione. Era curioso che tutti desiderassero pi che mai l'alleanza con la Potenza che li disprezzava e li condannava. Era il Potere ch'essi agognavano; e 10 ammiravano al possibile. Il loro atteggiamento verso il Papa era quello di chi lecca la mano che lo ha colpito. Il Papa non era persona contro la cui libert potessero invocare le leggi che, altrimenti, deridevano; era per essi qualche cosa di immenso, intangibile, possente, detestabile... e assai desiderabile.

Mentre stavano discutendo in qual precisa maniera dovessero continuare a strisciare, il compagno Jerry Sant comunic loro notizie sensazionali. Era delegato del Nord; di professione, prima commesso viaggiatore di un mereiaio, e poi socialista: poich il socialismo gli pareva un facile modo di farsi pi grande. Di regola, non si metteva in vista, lavorava nell'ombra, scriveva sotto il velo dell'anonimo nei giornali, e aspettava un'occasione che gli potesse servire. Mormor una parola al suo vicino. Stupidaggini, gli rispose. Stupido sei tu! ribatt Jerry. L'altro compagno sghignazz: Sentite, signor presidente, il compagno qui dice che conosce il Papa! Tutti si voltarono a guardare Jerry Sant. Aveva l'aspetto feroce e florido, gli occhi fuori dell'orbita con le palpebre arrossate, e il labbro pendulo del miserabile. Si alz, e cominci a parlare, tirandosi ogni tanto gli incolti baffi biondicci e toccandosi le tempie lustre e coniche; ma per lo pi teneva le mani sui risvolti di una corta redingote di panno, facendo uscire dalle asole i pollici dalle unghie nere, imitando un gesto imparato durante un soggiorno d'una settimana a Parigi. Per cos dire, il suo stile era geologico: consisteva di vari strati, accumulatisi in periodi differenti. Lo strato pi superficiale, e che rappresentava l'ra cainozoica, consisteva di scipite ampollosit, caratteristiche dei soliti oratori demagoghi. Sotto questo strato, e corrispondente all'ra mesozoica, era il gergo ridicolo e ossequioso del commesso viaggiatore. Poi, e rappresentava l'ra paleozoica, veniva l'inglese evirato la cui gracilit priva di muscoli viene appresa dai saputelli inadatti ad ogni genere di lavoro nelle incubatrici delle scuole. E tutti questi strati posavano sullo strato dell'epoca azoica, e cio sul gergo nativo, picto-presbiteriano della persona sentenziosa, maligna e litigiosa di mister Sant. Questi differenti strati erano disposti con la stessa irregolarit degli strati naturali. Si mescolavano l'uno all'altro come vene in una spaccatura; causando variazioni simili a quelle che tecnicamente sono chiamate spostamenti; ricercarle, metterle in luce, il compito dell'abile geofilologo. E verit assoluta, compagni. Conoscevo quello che adesso chiamereste il Papa pochi anni fa, quando non era che George Arthur Rose, e non aveva una sola sterlina in tasca. Pubblicavo il Social Standard, coi miei denari, e gli ho dato parecchio lavoro. A quel tempo cercava di darsi al giornalismo, ed era ben contento quando riusciva ad aver qualche cosa da fare. Posso anzi cogliere questa occasione per dire che deve a me la posizione che s' fatta; e mi ha trattato da

quell'ingrato aristocratico che , compagni. Non che io vada cercando la gratitudine tra i suoi pari; ma ho pensato spesso, quando ho sentito dire che si stava facendo un nome, voglio dire prima che diventasse quello che diventato adesso, che forse si sarebbe ricordato di chi gli ha dato una mano. Ma no, per niente. Una volta, gliel'ho consigliato; e lui mi ha trattato male. E non sono nemmeno stato il solo; vi posso raccontare dell'altro, su di lui. C' una signora, mia amica... Sentite, state un po' zitto, lo interruppe il presidente. Mi pare che esageriate un po'. Perch lo avete fatto scrivere nel Social Standard? Era un compagno, un liberale o un socialdemocratico, o forse un fabiano? Pare che fosse un tipo piuttosto altezzoso, a quanto dite. Un compagno! Perdinci! La mia opinione personale che non fosse altro che una... spia dei tories. Ho sempre pensato che fosse un gesuita travestito; e adesso ne sono sicuro. Quando lo conobbi, era grande amico del traditore Dymo-ke... Dymoke!!! Digrignarono i denti; e si sentirono borbottare parole che, per loro, corrispondevano dXYAnathema sit della Chiesa Romana. Compagni, non ero io che andavo biasimato. Aspettate un momento, prima di allontanarvi da me senza ragione. Ho sviluppi importantissimi da rivelarvi, e che sottoscriverete cordialmente. Non c' qualcuno di voi che ricordi come fui io a fermare le lettere del traditore e a informarvi del suo tradimento? Se non ci fossi stato io, avrebbe comperato tutto, con l'oro dei tories. Sono stato io a mettergli i pali tra le ruote, e a farlo cacciar via in tempo. Ora, come vi dicevo, quando conobbi Rose, era grande amico di Dymoke. Perch lo ho fatto scrivere per noi? Perch era molto abile, e si serviva di epiteti che facevano sudar freddo i nostri nemici. Naturalmente io rivedevo tutto quello che scriveva, per accertarmi che fosse economicamente nel giusto. Se non lo avessi fatto, tanto sarebbe stato chiuder bottega. Ma volevo dire, compagni, che c' una signora mia amica che fu trattata da lui in modo vergognoso; le ha fatto la corte, mentre lei aveva il marito ancora vivo; si fece prestare da lei biglietti da venti sterline, fino a quando non gli proib di andare in casa sua; e, quando rimase vedova e con dei bambini, la trov in una galleria di pitture e finse di non conoscerla. Questa la sua ingratitudine, roba da far vomitare, brutto maiale, con tutte le sue belle parole. Quel che stavo per osservare... no, non ancora dei nostri, questa signora. L'ho conosciuta per ragioni d'affari, se mi capite, ma spero che sar dei nostri tra poco. So che si iscriver; basta che mi riesca questa faccenda della quale sto parlando. Ha una pensione e ha degli inquilini che pagano; una pensione per bene. l che l'ho conosciuta. Sono sempre andato da lei, ogni volta che son venuto a Londra; e

sono ormai cinque anni. Capite, non appena entrai nel suo salotto buono, vidi la fotografia sullo stipo. Perdinci, dissi, quel tipo l lo conosco! Allora, conoscete un ben cattivo soggetto, mi disse, e in francese, perch lo conosce bene, il francese, ed una donna raffinata. Cos ci siamo messi un po' a discorrere; e tra quel che mi disse e quel che sapevo prima, vi posso assicurare che, se volete ottenere qualche cosa da lui, io sono l'uomo che pu essere certo della sua accettazione per qualsiasi proposta che gli possiamo sottoporre. Questo il mio piano, compagni; e se c' qualcuno che ne abbia uno migliore, fuori; altrimenti se ne stia zitto ora e sempre e non intralci quelli che ne hanno uno. Compagni, suonata l'ora nella quale la tirannia morr, perch ho il tiranno nelle mie mani e sapr ben io trattarlo come devo. Ma dobbiamo essere cauti, molto cauti; perch Rose, quando lo conoscevo io, era molto sottile, ed era facile riuscisse a sfuggire. Furbo? Eh! eh! Non mi parlate della sua furberia. E orgoglioso, anche! Era l'uomo pi altezzoso ch'io abbia conosciuto. A volte aveva gli occhi lustri come tizzoni ardenti. Non c'era modo di aver ragione, con lui. Insolente, vi dico, e lo avrei messo a posto un'infinit di volte se ne fosse stato degno. L'ho conosciuto che era un morto di fame; eppure mi dovete credere se vi dico che si lavava e spazzolava e andava a spasso tutti i pomeriggi, facendo l'elegante coi suoi vecchi vestiti; e sempre con la sigaretta in bocca, da quello zerbinotto che . Quella sigaretta! E dovete sapere che era sempre la stessa. Non l'accendeva mai. L'accendeva una volta e subito la lasciava spegnere; e poi se la metteva in bocca, tutti i pomeriggi, e si mostrava, cos, perch nessuno sapesse che era in bolletta; che non mangiava un pezzettino di carne da una settimana. Me lo disse lui stesso, quando ci conoscemmo. E adesso, compagni, questo tipo sui sette colli di Roma, con tre corone d'oro in testa, come hanno detto i giornali, e se la prende con noi, pi che pu. Compagni, stasera voglio richiamare la vostra attenzione su... Vi domando se a questo Rose piacerebbe che io e la signora mia amica rivelassimo la sua vita. La mia amica si chiama mistress Crowe.

Jerry tacque, aspettando una risposta, e sent che tutti gli prestavano attenzione. S'asciug col fazzoletto le bozze frontali; bevve un po' di whisky dalla bottiglia del presidente, e continu. Riprese a parlare nel suo modo retorico, e si dava delle grandi arie, adesso. Compagni, come a oriente la luce dorata dell'alba mostra che il sole sta per sorgere, questa mia povera voce vi mostra che il trono del tiranno vacilla e sta per cadere. Ma, compagni, dobbiamo essere cauti. Il nostro cammino pieno di insidie. Una volta ci siamo lasciati prendere dalla sua infernale macchinazione da

gesuita, ed riuscito a buttarci a terra e a schiacciarci. Cos vengono trattati i lavoratori; e cos saranno trattati fin che ci toglieremo il berretto per chiedere quel che ci spetta, invece di domandare quel che il nostro diritto; invece di prendere, come dice il compagno Matchwood nel Salpinx. Compagni, questa volta dobbiamo vincere o morire. Se vogliamo vincere, dobbiamo combattere il nostro nemico con le sue stesse armi. Quali sono le sue armi? Compagni, le sue armi sono armi gesuitiche e tory. I suoi emissari sono dappertutto; le sue spie invadono il nostro cammino da tutte le parti; dovrei dire che infestano la nostra strada. Anche in questa sala, stasera, ci pu essere un occhio di tory a guardarci, ci pu essere un orecchio gesuita, teso a cogliere il sussurro che viene da questa mia debole lingua, per riferirlo a quell'arciparia di Roma, ubriaco del sangue dei lavoratori; pronto a ingrassarsi con ricchezze non guadagnate. Compagni, dobbiamo strappare un foglio dal suo libro; lo dobbiamo far saltare con le sue stesse polveri. Dobbiamo diventare anche noi gesuiti, per amore della Causa. Compagni, in Roma c' quell'Abominevole Desolazione; e dovete sapere che avete a che fare con un uomo difficile. Ogni giorno i suoi satelliti si prostrano davanti al suo piede che chiamano santo, e gli riferiscono tutto quello che sono riusciti a sapere con mezzi vili e sotterfugi. Per questo tanto potente. I suoi schiavi gli dicono tante cose che sa tutto. Vedete quel che ha detto del Salpinx, seppure con assoluta mancanza di logica. Avrebbe potuto dire tutte quelle cose se non avesse avuto le sue spie? No, lo ripeto; mille volte no. Compagni, dobbiamo fare altrettanto. Egli conosce i nostri segreti, e se ne serve contro di noi nel modo pi ignobile. Noi dobbiamo scoprire i suoi segreti, e dobbiamo servircene per far piegare le sue ginocchia orgogliose davanti al volere del popolo. Compagni, io, io, conosco i suoi segreti. Io sono l'uomo; e mistress Crowe la donna che lo svergogner davanti a tutti i suoi harem, ai cardinali e ai potentati; saremo noi a buttarlo a gambe all'aria, se mi posso servire di un'espressione popolare. Baster che il despota veda i nostri due volti, e potete star sicuri che sar colto da un tremore mortale. Non appena vedr me e la signora mia amica, il mostro si metter a gemere, chiedendo misericordia. Allora potremo vendicarci delle sue recenti parole di oltraggio. Saremo noi a imporgli quel che dovr fare per ottenere il nostro favore. Tutte le arie che si d, tutti i suoi modi altezzosi, scompariranno, come il fumo che sale dal ponce, quando ci vedr; e pagher qualunque cosa pur di vederci sorridere. E allora vi dir quali sono i miei piani. Compagni, lo sapete, siamo tutti d'accordo: il solo modo per far trionfare la Causa contro il Capitale ottenere la maggioranza del Partito del Lavoro alla Camera dei Comuni. Quello che voglio dire con queste parole che, alla magnifica dimostrazione dell'irresistibile forza elettorale dei lavoratori, per usare le parole del Salpinx,

potremo ottenere che i tories e i nostri amici liberali votino le leggi che ci faranno avere il giusto compenso del nostro lavoro; e strapperemo ai ricchi riluttanti le miniere, le ferrovie, i mulini e tutte le industrie redditizie, e nazionalizzeremo la terra stessa, della quale la nostra aristocrazia, rigonfia di ogni ben di Dio, ci ha derubati, per esultare e goderne e pascersi del nostro sangue. Compagni, non vi tratterr pi a lungo, perch si fa tardi. Quel che voglio dire questo, questo quel che conta. Vi sono, in Gran Bretagna e in Irlanda, stanotte, non meno di 8.452.637 illusi papisti, i quali hanno diritto al voto parlamentare. Ho questa cifra da esatte statistiche. Dovete considerare con attenzione i particolari come questo, se volete fare qualche cosa di buono. Ora, compagni, tutti questi 8.452.637 papisti getteranno con gran piacere i loro voti, i loro 8.452.637 voti, nelle urne che saranno messe loro davanti dall'Associazione Liblab. Lo faranno, baster che odano una parola del loro Papa; baster un suo tratto di penna; tale lo stato di infatuazione e schiavit nel quale vivono. Non oserebbero rifiutare; o languirebbero negli orrori dell'Inquisizione spagnola, o dovrebbero accendere i Fuochi di Smithfield, o ritornare ai massacri della cosiddetta notte di san Bartolomeo. Compagni, questa parola e questo tratto di penna saranno strappati all'alterigia del Papa dalla vista di mistress Crowe e mia. Sar bene che vi sia una deputazione, che venga con noi da lui, per sicurezza; e sar meglio che abbiamo una specie di indirizzo da presentargli, che gli spieghi come stanno le cose, perch tutto sia, per cos dire, d'aspetto gradevole e cortese. Ma non che per la forma. La cosa importante che lo vedr cadere a gambe all'aria dal suo trono del giudizio, come se fosse morso dai vermi, quando vedr chi far parte della deputazione. Ridete? Non ho mai riso come rider davanti a lui in quel momento! Ora, compagni, ho detto quel che dovevo dire; e non dico di pi, e lascio voi pensare alla cosa. Compagni, pensate a tutti gli insulti sotto i quali lui e i suoi mir-midoni ci hanno fatto soffrire cos a lungo. Ora avete la vendetta a vostra disposizione. Questa mia debole mano vi ha additato la via. Servitevene; oh, servitevene, in nome della Libert: tutto quanto domando. Per me, non chiedo nulla; neppure un soldo, se me lo voleste offrire. Compagni, io combatto per la Causa. Per la Causa darei anche la vita, per quanto in mio potere. Questo il mio scopo; questa la mia battaglia, come dice il poeta. Compagni, non vi tratterr pi a lungo. Ora ho finito. E quel rauco signore cadde anelante sulla sedia del compagno pi vicino.

Capitolo XI

Cara mistress Crowe Segreta e confidenziale Bruciate questa lettera non appena l'avrete letta Con riferimento alle nostre numerose e gradevoli conversazioni sul socialismo che avete mostrato di accettare pienamente, il Consiglio dell'Associazione Liblab mi incarica di richiamare la vostra attenzione sui vantaggi che si possono ottenere iscrivendosi. La tassa d'iscrizione di due scellini e sei pence, mentre il contributo annuo di cinque scellini pagabili in giugno e in dicembre. Posso aggiungere che queste sono condizioni speciali, e che mi sono servito della mia influenza per ottenerle per voi, e spero di ottenere cos la vostra stimata approvazione. Se deciderete di iscrivervi, vi prego di informarmi con un telegramma, per il quale accludo sei francobolli. Baster che telegrafiate S o No; ma, personalmente, mi sento sicuro che ci manderete un s. A ricevimento del vostro cortese assenso, vi proporr di venire alla nostra adunanza serale, il giorno stesso nel quale riceverete questa lettera. Debbo dirvi che, se accetterete, sarete subito nominata a far parte di una deputazione, della quale anch'io ho l'onore di essere membro, che sta per partire per Roma, col proposito di intervistare diplomaticamente il nostro comune amico, il Papa. Le spese del viaggio saranno sostenute coi fondi della Liblab; perci non vi dovete preoccupare di questo. Sapete bene che un viaggio, e specialmente un viaggio verso una citt famosa come Roma, considerato vantaggioso sotto ogni riguardo. Il cielo d'Italia, i numerosi edifici antichi e gli stessi romani, nei monasteri nativi, non posson mancare di divertire l'occhio dello spettatore. L'escursione interamente gratuita, e perci ogni difficolt abolita. Ma, oltre a quel che ho detto, c' la prospettiva di rinnovare la nostra conoscenza con Sua cosiddetta Santit!!! E posso dire come cosa certa che avr con lui dei privati colloqui nei pi intimi recessi del suo palazzo. Per ora, non posso aggiungere di pi. La missione della deputazione strettamente diplomatica e connessa agli affari politici; e naturalmente non mi lecito divulgare i particolari se non ai compagni; non sarebbe prudenza. Ah, se voi, cara mistress Crowe, foste dei nostri! Ma, senza approfittare della fiducia che m' concessa, posso informarvi, con la massima confidenza, che Rose alias Adriano in nostro potere: e perci, mettendo da parte la politica, sar ben strano se voi e io non potremo trattare dei nostri affari privati con lui, e per nostro conto. Spero di ricevere presto da voi il modulo qui unito, e vi ringrazio anticipatamente. Vostro (e della Causa, spero) jeremiah sant P. S. Bruciate questa lettera al pi presto. L'amica di Sant era seduta a colazione e pensava a questa lettera, mentre il rognone si freddava. I quattro inquilini erano usciti per i fatti loro; ed era sola, con

suo figlio, il quale era uno di quei bei giovani senza parola e con gli occhi gonfi che paiono nati per servire di zimbello. La maggior parte della gente esercita un'influenza, mette in valore una sua nota personale. alarco Crowe non faceva n l'una cosa n l'altra. Dopo essere stato sottoposto per un bel po' al governo femminile, ne era uscito con non pi personalit di un cuscino. Egli mangiava conservando un delicato silenzio. Sua madre era immersa nella meditazione. La lettera di Sant le pareva attraente. La grande passione di tutta la sua vita era stata George Arthur Rose. Oltre a lui, desiderava la fama, la notoriet, come guida di circoli letterari e artistici suburbani. Con la perseveranza, una innegabile abilit organizzatrice, una certa quantit d'ingegno di terza o quarta qualit, e una notevolissima quantit di faccia tosta, aveva messo insieme una specie di salotto, dove ruggivano settimanalmente piccoli leoni. Ma non era mai riuscita ad ottenere la minima considerazione dall'uomo per il quale ardeva. La violenza della sua passione l'aveva portata a commettere con lui un errore irrimediabile. Non s'era resa conto del carattere felino di Rose, il quale lo aveva indotto a respingere le profferte di lei, tanto ovvie, rozze e svergognate quanto quelle di una cagna. Egli aveva smesso di tener conto dell'esistenza di lei. E, allora, mistress Crowe aveva commesso un altro errore. Sempre ignorando le caratteristiche di lui, lo aveva trattato come l'animale femmina tratta il maschio che desidera. Trovatolo inavvicinabile per mezzo delle blandizie, s'era messa a perseguitarlo. Voleva indurlo a tornare da lei, a pregarla. E, anche qui, aveva sbagliato. Inutilmente lo diffam con quelli che le erano seguaci; inutilmente lo calunni presso gli editori, con i quali guadagnava il poco che gli bastava per vivere; inutilmente si present ai nuovi amici di Rose, per raccontar loro la storia dei suoi misfatti. Egli lasciava che quelli che le davano ascolto lo abbandonassero. Tollerava il malvolere o la stupidit di Barabba. Non disse mai una parola in propria difesa. E la tenne severamente e completamente lontana, senza mostrar nemmeno di conoscere le manovre di lei. Era una cosa estremamente pungente. S'intende che Rose aveva egregiamente torto. N nel male, n nella cara prosperit, posso aver a che fare con le donne; perch, quando esse prevalgono, non si pu tollerare la loro audacia; e, quando esse sono spaventate, sono anche di maggior danno alla loro casa e alla loro citt. Egli sentiva, a proposito delle donne, come Eteocle dei Sette contro Tebe. E fu per questo che commise il grande errore della sua vita. Una donna di questo colore non pu mai essere trascurata; dev'essere presa, o annientata. Questo, Rose lo sapeva; ma non voleva prendere, e una sua delicatezza cavalleresca, unita alla sua misericordia di cuore e al suo schizzinoso allontanarsi da ogni oggetto repulsivo fecero s ch'egli non volesse mettere in atto contro di lei tutti i rigori della legge. Devi commettere dei torti, o devi soffrire dei

torti. E allora concedete a noi, o di ciechi e muti, di soffrire piuttosto che commettere. Queste parole esprimevano il suo atteggiamento, il quale lo infastidiva, e rendeva mistress Crowe furiosa e furibonda: cosa assolutamente inutile. E adesso, egli era balzato dalla miseria impotente alla terribile altezza del Trono di Pietro. Era famoso, possente, ricco; ed era l'idolo dell'adorazione di quella donna, malgrado l'enorme abisso che v'era tra l'insignificanza di lei e la Supremazia di Lui. Oh, che cosa non avrebbe dato mistress Crowe per una maledizione, per un colpo che le venissero da lui! L'emozione la percosse tutta e l'abbagli. Durante dodici anni, non era trascorsa un'ora senza che pensasse a lui. Era un caso di assoluta ossessione. Entr nella stanza sua figlia, con una veste da camera color di rosa, cantarellando. Una toccatina alla teiera e un'occhiata sotto il coperchio del piatto le rivelarono un astringente e coagulato tepore. Suon il campanello. Mamma, perch non fai colazione? La sto facendo. Mi sono soltanto fermata un minuto, per leggere la corrispondenza. Un minuto molto lungo, direi. Tutto gelato. E poi, non hai che una lettera! Di chi ? Di mister Sant. Vuole che vada a Roma con lui. Oh, mamma, non puoi andare, adesso. Non vero per niente. E ci andr, difatti. Andremo in gruppo. Oh, se sarete un gruppo... E la casa? Sono certa che Big Ann in grado di occuparsi della casa, Amelia. Se non posso avere un paio di settimane di vacanza di tanto in tanto, meglio che vada ad annegarmi. Non ne posso pi di Oriel Street. Voglio muovermi un poco. S, andr. E la casa andr avanti come meglio potr. Chi ti sentisse penserebbe che siate tutti macchine, e che non possiate lavorare se non sono qua io a caricarvi. Oh, va bene, mamma; va' e divertiti, se vuoi. Ma che cosa ti verr a costare? Io non ti posso aiutare, fin che non riesca ad avere quei contratti da tre ghinee. E non posso assolutamente portare ancora quel vestito verde nilo. La camicetta tutta rovinata, sotto le braccia. Nessuno ti domanda di aiutare. Mister Sant paga tutte le spese. E, se potr fare quel che cercher di fare, Amelia, avrai tanti vestiti quanti ne potrai portare. Andremo dal Papa.

Dal Papa? S, sciocchina, dal Papa, da mister Rose! Che cosa vuoi dire? Quel che ho detto. Ma non puoi andare! Sciocchezze. Certo che posso.

Voglio dire che lo potrai vedere come lo vedono tutti; ma sarai tra la folla, e Lui... Non riesco a capirti, questa mattina. Fammi vedere la lettera di Sant... Come scrive male quell'uomo, da briccone! Come un... E vuoi andare con gente simile? Mmh, Mmh. S, capisco il vostro gioco. S, ma credi di poterci riuscire davvero? Certo, se l'idea ti piace ancora, vale la pena di provare. Mammina sciocchina! Ma davvero, io credo che tu sia ancora adesso innamorata di Rose. Ah, arrossisci. Come sei carina, mamma, cos! Amelia, non fare la stupida. Pensa ai fatti tuoi. Oh, non voglio immischiarmi nei fatti tuoi. Non devi essere gelosa di me. Sono certa che, per conto mio, non ho mai veduto nulla di particolare in lui. Parlavano come se fossero sole. Non facevano alcuna attenzione ad Alarco, che pieg il tovagliolo e s'alz da tavola. E... e, mamma, mugg, lento, con leggera esitazione, con vergine voce da tenore, sonora e bassa, se vai a Roma, non comportarti male con mister Rose. Tutte e due le donne si volsero di scatto verso di lui. Si sarebbero sorprese ben poco di pi se i rognoni avessero fatto dei commenti sulla loro bella cera. alarco, come ti permetti! E... e io dico soltanto che, se vai a Roma, spero che non ti comporterai male con mister Rose. Hai mai sentito una sciocchezza simile, Amelia? E perch, poi, vorrei sapere. Mi... mi ha insegnato a nuotare. Anche a me. O, per lo meno, ci si provato. E che cosa vuol dire? disse aspra la ragazza. Non... non mi pare che sarebbe bello. Mi era simpatico. E... anche al povero babbo era simpatico. S, davvero; purtroppo, era proprio il tipo d'uomo che era simpatico a tuo padre. Gli piaceva anche quel poeta da sonetti. Un bel tipo! Quel che posso dire, alarco, che se ti facessi vedere le sue lettere che ho e i suoi albi pieni... Ma va' l; non sai tutte le cose che so io, circa tuo padre! Il ragazzo mugg. Non... non arrischiatevi a dire qualche cosa contro mio padre! Non lo sopporterei. Amelia lo

sa che non lo sopporterei da lei; e non lo sopporter da nessuno; no, nemmeno da te, mamma. No, ti dico! Me ne andr, se si parler ancora di questo. Mamma, mi dispiace parlare cos, ma non lo dovresti fare... E... non voglio comportarmi male con mister Rose, perch era simpatico al babbo e a me, concluse alarco, andandosene. La madre e la figlia si guardarono. Chi si sarebbe aspettato una simile uscita da alarco? E ben dura, dopo tutto quello che ho dovuto sopportare, vedere i miei figli rivolti contro di me. Io non mi rivolgo contro di te, mamma. Penso... s, insomma, non riesco a capire come mai ti importi di Rose; ma certo saresti una sciocca a perdere un'occasione come questa. Che cosa vuol dire mister Sant, quando scrive che in suo potere? Non lo so bene. Suppongo che George, in un modo o nell'altro, si sia impicciato con quella gente; e che essi pensino che gli farebbe piacere liberarsi. E possibilissimo. Ai suoi tempi, ha avuto a che fare con certi tipi dubbi... Comunque, vedremo, Amelia. Sai che cosa pensavo? Quel vestito viola della zia Sarah; mi pare che potrei ridurmelo per la sera, e risparmiare un vestito nuovo. E di seta buonissima; non se ne trova d'eguale, al giorno d'oggi. Come, quello con le frange? S. Non lo sai che le frange tornano di moda? Mi par di vedere come far per ridurlo, in tutti i particolari. La sola difficolt saranno le maniche. Vorrei che qualcuno inventasse una manica che coprisse soltanto la parte bassa delle braccia. Perch le mie sono pi belle verso le spalle. Perch non porti le frange sulle spalle, e un paio di guanti lunghi? S, potrei fare cos. E bisogna, Amelia, che mi prenda una parrucca nuova; tutto considerato, per questa volta andr da Du Schob e Hamingill. Ho paura che siano piuttosto cari; ma se penso di che occasione si tratta, e quante cose dipendano da questo... E poi c' un'altra ragione d'andare. La gente comincia a trascurare i nostri mercoled. Ora, se andr a Roma con quella gente, mi metteranno di sicuro sui giornali; e certo, quando sar di ritorno, i nostri amici vorranno sentirmi raccontare... Cos, questa preziosa copia di donne che aspiravano a diventare ricattatrici, accompagn la deputazione dell'Associazione Liblab presso il Vicereggente di Dio. Molte delle formalit prescritte per le udienze pontificie erano cadute in disuso. Adriano riceveva ambasciatori o personaggi con vari gradi di cerimonie; ma, quasi ogni giorno, Lo si vedeva camminare su e gi per il portico di San Pietro; e, allora, era accessibile a tutti. Ma quando i socialisti chiesero un'udienza, fu detto loro che il Sommo Pontefice si sarebbe degnato di riceverli alle dieci del mattino seguente; e il personale del

Vaticano ricevette istruzioni perch il ricevimento fosse fatto con la massima pompa. Era il compleanno di George Arthur Rose. Per vent'anni nessuno se ne era ricordato. Adesso, c'erano tante persone che ricordavano; e nessuna che osasse. Adriano era pi distante di quanto lo fosse stato George Arthur Rose. Un gruppo nervoso di venti individui, evidentemente plebei, Lo aspettarono nella sala ducale. Magnifici camerieri segreti di spada e cappa mostrarono loro la porta dalla quale sarebbe entrato il Papa, e insegnaron loro ad avvicinarsi al trono quand'Egli vi si fosse seduto. Furono tirate le grandi tende rosse in fondo alla sala; e cardinali, prelati, guardie e ciambellani fluirono, come un'onda la cui cima fosse Adriano. Mentre la processione passava, Sant borbott a mistress Crowe: Sta bene, vero? Oh, proprio splendido! gua mistress Crowe. Poi i camerieri segreti manovrarono i Liblab in modo da condurli ai piedi del trono. Jerry, per comune consenso, era stato scelto come oratore; e le intelligenze riunite dell'Associazione avevano preparato l'indirizzo che egli cominci a leggere, con calma ostentata. La mano inanellata del Papa era sul Suo ginocchio; il Suo gomito sinistro era posato sulla poltrona scarlatta, e la mano reggeva il volto intelligente e impenetrabile. Aveva preparato i Suoi piani; ma era intento ad ascoltare, per timore che sorgesse la necessit di mutarli. Aspettava un'occasione con gli occhi semichiusi e con l'intelletto bene aperto. Non se ne present nessuna. Le Sue previsioni erano state singolarmente accurate. In verit l'Associazione non aveva nulla da dirGli ad eccezione di sesquipedali verbosit le quali esprimevano un assoluto disinteresse e una vergognosa adulazione che (secondo il modo di vedere dei compagni) avrebbe dovuto solleticare la vanit d'un uomo medio, quale si fosse. Sarebbe stata una cosa buffa, se non fosse stata terribilmente noiosa; impertinente, se non fosse stata compassionevole. La lingua di Sant schiocc sul palato riarso. Sentiva la sua stessa voce come davvero strana in quell'atmosfera di splendido colore e di odori fragranti. Mistress Crowe trem e ammir. Gli altri erano come presi da un torpore. Nessuno ascoltava l'oratore, se non il Papa. La Curia frusciava e sussurrava, e si scambiava tabacchiere ingioiellate. Le guardie parevano statue colorate adorne d'acciaio. Abbiamo l'onore di dirci, nella causa dell'umanit, concluse Jerry Sant, recitando i nomi senza rilievo dei firmatari, per conto dell'Associazione Liblab. Ripieg i fogli protocollo, e se li pass tra le dita, come se stesse per porgerli al Papa con un gesto. Un lacch adorno d'increspature e vestito di velluto nero prese i fogli, li diede a un prelato color porpora, il quale li pass a un cardinale vermiglio, e questi si inginocchi e li porse al Papa. L'imponente cardinale van Kristen si mosse dal suo posto, al fianco del Papa, e Gli present un secondo

manoscritto. Adriano lo aperse e cominci a leggere la Sua risposta. Era cortese e concisa, distante e indipendente; null'altro che un'allocuzione sulla distinzione che era necessaria fare tra Demagoghi e Demos; sul valore del secondo e sul dubbio valore dei primi. Alla fine, rimasero tutti in silenzio. I camerieri segreti fecero discretamente comprendere ai compagni che chiunque volesse rendere omaggio al Papa poteva farlo; e diedero loro istruzioni, secondo il solito. Dodici dei demagoghi preferirono una posa non compromettente, poich avevano paura delle critiche del Salpinxr, e, di questi, due trovarono giusto guardare senza pronunciarsi, ma facendo comprendere che consideravano il loro ospite come l'Uomo del Peccato. Ma otto si avvicinarono al trono. Cinque di essi s'inchinarono, come sopra il banco di bottega; uno s'inginocchi su di un ginocchio e si mise a leggere il nome del fabbricante nella fodera del suo cappello; Sant strinse i gomiti e si guard la punta del naso; e mistress Crowe pos le labbra sulla croce ricamata in oro della pantofola scarlatta del Pontefice. Questo fu tutto. Quella gente era sbalordita, quasi inebriata dalla magnificenza della scena, dalla cerimonia pi che regale, dall'immensa distanza psichica che li divideva da quella candida figura, squisitamente semplice sotto l'alto baldacchino, dalla voce tranquilla e precisa che gorgogliava ignote parole da un mondo non immaginato, dal delfico splendore dell'Apostolica Benedizione, data con un cenno dalla sedia gestatoria, mentre Egli si allontanava tra uno sciame di flabelliferi. Nel lasciare il Vaticano, erano assolutamente stupefatti; non sapevano se la loro diplomazia avesse avuto o no successo. Jerry Sant aveva una mezza idea di poter essere chiamato dopo il cader della notte; per venire introdotto in un angolo buio del Vaticano, dove si sarebbe cercato di comperare il suo silenzio. Mistress Crowe s'esaltava, e provava una nuova emozione. Lo aveva veramente toccato; e ne era tutta commossa; ed era certa che non si trattava se non del principio. Mentre stava per scendere, solo, a San Pietro, per la preghiera della sera, Adriano vide che uno dei Suoi gentiluomini faceva una nuova e bizzarra ginnastica nella prima anticamera. Sir Iulo era solo; e non ud il passo felino che gli si avvicinava. Aveva un coltello piuttosto lungo nella mano destra, che teneva dietro la schiena. Coi denti stretti e gli occhi fissi su di un immaginario paio d'occhi, dritti davanti a lui, e tutti i muscoli tesi, port all'improvviso mano e coltello all'altezza del volto, e poi davanti a s, con terribile forza e rapidit. Adriano si ferm a guardarlo, mentre ripeteva lo stesso movimento per cinque volte. Allora Sir Iulo s'accorse della Sua presenza; e si mise, diritto e fermo, a sorridere, scintillante. Che cos' questo gioco? domand il Papa.

Non un gioco; per proteggervi. Proteggermi? Da che cosa? Da quella gentaglia che venuta qui oggi per una qualche vendettaccia. Volete dire i Liblab? Ma, s, quei Libberlabberersser; specialmente il Libberlabber che ha parlato e la Libberlabber che era con lui. Li ho osservati tutti e due. Per questo cerco di imparare a vibrare il coltello nel modo pi comodo, per infilarlo nel ventre di quei due. Sua Santit pu riposare sicura. Volete dire che pensate di sbudellarli?

Ma s, nel modo che ho imparato dal capo di Napoli. Li star a osservare. E appena li vedr muovere, ecco, precipitevolissimevolmente, le loro budella a fette. Iulo. No. Capito? No. Non c' nessun disonore! Facendo prima cos, mostrando il coltello, vedranno in che modo stanno per morire. Non c' niente di straordinario. E poi, do loro la morte che si sono meritata. E questa non azione disonorevole. Vi si comanda di non dare la morte; di non pensare a dare la morte. E proibito. O vinici, quo vadis? Capito? Sotterrate il coltello in giardino, Vinicio mio. Capito? Sotterratelo in giardino3, spezzatelo, prima. E poi sotterratelo in giardino... Se volete essere il protettore di Adriano, imparate a fare a pugni. Capito? Dite a John di comperare un pallone di gomma, e esercitatevi con quello. Comperare un pallone di gomma, ripet deluso il devoto assassino in fieri, mentre il Papa lo lasciava l, quasi privo di forze. A un cenno, il cardinale van Kristen si mise al fianco di Adriano, mentr'Egli tornava da San Pietro in Vincoli, il giorno della festa del santo titolare. Di tanto in tanto i suoi grandi occhi timidi si volgevano al Papa, mentre procedevano con ritmo regolare. Di tanto in tanto, scendeva dalla mano dell'Apostolo una benedizione per uno straniero che era sulla strada. Santit, disse alla fine. Vi ricordate il santo che solevate adorare in questo giorno a Maryvale? Adriano si distolse da un sogno a occhi aperti. Sant'Ugo? E ancora ve ne ricordate! E di nuovo ricadde nel Suo silenzio.

Sarebbe difficile dimenticare qualche cosa da Voi fatta o detta in quei giorni, Santo Padre. Il Papa non disse nulla. Pensava ad un'altra cosa. Ho messo il piccolo sant'Ugo da Voi dipinto nel nostro refettorio, alla Casa della Dinamo. Non ebbe risposta. Le lunghe ciglia del cardinale si sollevarono un poco, mentre egli guardava il suo compagno. Non era sicuro che il suo tentativo di conversazione fosse bene accolto. 3. In italiano nel testo.

Forse non piace a Vostra Santit che io parli di questa cosa. Non volevo disturbare. Mi dispiace. Adriano allung una mano. No, Percy, non disturbate. Ci domandavamo quanto durer questo re. Quale re? Il re d'Italia. Oh. S? Le cose sono ferme. Quali, per esempio? Tutte; per lo meno in Italia; tutte, fin che manchi qualche cosa di meglio di una pace imbronciata. Vogliamo amicizia, collaborazione. L'influenza personale di Sua Maest enorme. Sebbene i suoi atti siano del tutto costituzionali, la forza magnetica del suo carattere tale ch'egli comanda per davvero. Non importa quale sia il partito che al potere; egli comanda. In realt, un autocrate; e, fino ad ora, non ha commesso un solo errore, non ha commesso una sola azione ingiusta, e nemmeno ingenerosa. Ora, anche Noi abbiamo qualche potere, qualche personale influenza. Pare che questa gente abbia simpatia per Noi. Sono deliziosamente cortesi. Ci corrono dietro. Non ne dubitiamo: ci ubbidirebbero, se comandassimo; se ordinassimo che le donne non si coprissero i capelli con quegli orribili fazzoletti per entrare in chiesa, per esempio, o se sostituissimo con della sabbia fine quelle spugne orribilmente antigieniche nelle pile d'acqua santa; ma quanti Ci obbedirebbero se comandassimo di smettere di far asciugare la biancheria alle finestre, o di smettere di sputare? Ci seguite? No, Santit.

Il Nostro influsso sui particolari, sentimentale, ideale. Quello della Maest del Re sulle cose universali, pratico, reale... S, lo capisco. E allora... Vostra Santit vuol dire che il Suo influsso e quello del re... Potrebbero fare molto di pi per questo caro, delizioso paese, che... Credete, Santit, che il re sappia che desiderate la conciliazione? Vittorio Emanuele uno dei quattro uomini pi intelligenti del mondo. E impossibile che non abbia compreso il Regnum Meum. E Ci siamo rivolti a lui personalmente. Ci deve la cortesia di una risposta. Santit, permettete che gli faccia pervenire questa notizia. Guido Attendolo... No. Noi Stessi non abbiamo ancora veduto chiaramente quale sar la prossima mossa. Crediamo che Sua Maest, di sua iniziativa, avrebbe dovuto avvicinarsi a Noi, il figlio al Padre, prima d'ora. Gli abbiamo dato segno del Nostro buon volere. E qui sono rimaste le cose. Egli non pu aver dubbi sul Nostro proposito. Ma... Sua Maest deve fare come gli piace. Crediamo, ora, di aver fatto quanto Ci spettava. Per ora, non desideriamo procedere oltre. Quando lo vorremo... e questo quanto Ci occupa adesso. Ci pare si stia formando un'idea nella Nostra mente; ma ancora... Percy, invitate i Nostri amici al t nel Giardino della Pigna, oggi, alle sedici e mezzo. In quello stesso pomeriggio, dopo la siesta, Adriano era seduto a uno dei capi del grande sedile di marmo bianco a semicerchio. Un metro pi in l, sedici cardinali spiegavano la loro porpora sullo stesso sedile. Davanti a loro erano dei tavolinetti, con latte di capra, biscotti e uva secca. Il Papa preferiva sedere dove il pavimento era di marmo, perch le lucertole ne stavano lontane, e il loro strisciare e i loro balzi sull'erba o sulla ghiaia gli davano un urto nervoso. Era certo che i rettili sono diabolici; ed Egli preferiva le cose angeliche e pure. Fumava una sigaretta; e gett un argomento alla Sua corte, come si getta grano ai polli. Alla questione dei requiem ai non cattolici, non fu dato ordine due o tre anni or sono? rispose Courtleigh. S, disse Talacryn. Fu dichiarata cosa impossibile, empia, inconseguente. Come? Adriano preferiva l'inconseguente a quel fossile non suscettibile di sviluppi il quale passa sotto il nome di conseguente. Sarebbe inconseguente, Santit, da parte della Chiesa, proclamare, col pi solenne atto del Suo ministero, Suo figlio sottomesso a colui il quale l'ha sempre rifiutata, o certo non ha mai consentito a riconoscerla come madre; colui il quale,

da vivo, avrebbe rifiutato un simile riconoscimento, come grave insulto e irreparabile sventura, rispose Talacryn. Non seguo Vostra Eminenza, disse Whitehead, siete eloquente, ma questa non altro che eloquenza. Santit, forse che il cardinale Talacryn non sta facendo una questione di principio? domand Leighton. Chi ha parlato di proclamare figlio sottomesso chi sottomesso non fu mai? La Santa Messa la pubblica e solenne testimonianza della comunione visibile; la tessera communionis, se cos posso dire; e perci la Chiesa pu celebrare pubblicamente i Suoi riti soltanto per coloro i quali hanno lasciato questa vita come membri di quella comunione visibile, insist Talacryn. La Santa Messa ben pi di questo! esclam Carvale. Davvero? Santit, non tocca a me dire al cardinale Talacryn che la Santa Messa non soltanto un sacramento per la santificazione delle anime, ma un sacrificio; il vero Sacrificio del Calvario, offerto dal nostro Divino Redentore e celebrato a Suo nome da noi, Suoi vicari. Non un altro sacrificio, ma la riproduzione del Sacrificio della Croce. E la Pura offerta, fatta a Dio per tutti i cristiani vivi e morti, per tutti coloro per i quali Cristo mor. E non ci possono entrare anche i non cattolici in buona fede? disse Semphill. Per esempio, la Divina Victoria... Divina? domand della Volta. S. Divina. Voi dite Divus Julius' e Divus Calixtus' e volete dire il defunto Julius' e il defunto Calixtus. Benissimo. E allora io dico 'la Divina Victoria' per una donna assai pi degna... Va bene, ma questo vorrebbe dire che, alla morte di questo o di quel non cattolico, dovremmo istituire un processo di inquisizione, per giudicare della sua vita e delle sue opere, soggiunse Ferraio. Adriano gett il mozzicone della sigaretta a una lucertola che stava sulla ghiaia, e rise brevemente. Torotot, la mamma m'ammazz, il babbo mi mangi, mia sorella Caterina raccolse le mie ossicina... cit con deliziosa e felina inconsistenza. Come siete abili voi teologi a spaccare in quattro una pagliuzza! Ma proseguite. Siete assai interessanti.

Il patriarca di Lisbona si batt un ginocchio con la mano. Santit, vi sono parecchi decreti su questo argomento, osserv dolcemente Gentilotto.

Li ricorda Vostra Eminenza? Innocenzo III decret che la comunione non potesse venire amministrata ai morti che non l'avessero gi ricevuta da vivi. Concedo. Ma non si tratta di questo. La Santa Messa pi della semplice comunione. Inoltre, non comunichiamo con i defunti, ma per essi. Non una concessione ai defunti. E il nostro dovere verso Dio e verso il nostro prossimo, insist Carvale. Poi c' stato il caso di Gregorio XVI e della regina Carolina di Baviera, continu Gentilotto. Il ragionamento lo stesso, ma forse stato un po' ampliato. E proibisce esplicitamente gli onori dei riti cattolici alle persone che sono morte in eterna e notoria professione d'eresia. Mi viene un'altra idea, disse Talacryn. Se cantassimo i requiem per i non cattolici, sarebbe come se dicessimo che una religione ne vale un'altra. Mi pare di poter negare questa deduzione, ribatt Grace. Naturalmente la gente dedurrebbe una quantit di cose che non andrebbero dedotte; ma non riesco a vedere che cosa c'entri tutto questo con noi. Si arrischierebbe di mettere in pericolo l'essenziale e sacra solitudine che distingue l'opera di Dio da quella dell'uomo, l'assoluto contrasto tra la Chiesa e il mondo, disse il cardinale di San Nicola in Carcere. E la sua completa discordanza dal mondo, fatta di tutta la differenza che separa le Istituzioni Divine dalle umane, la Chiesa di Dio dalle chiese degli uomini, soggiunse Saviolli. Tuttavia, credo che rimarr col cardinale di San Cosma e Damiano, disse Mundo. Non vi sarebbe una vera base, continu Sterling, per sospettare qualcuno di infedelt verso la Chiesa, se si dovessero riconoscere gli Invincibilmente Ignoranti come gli 'altri fedeli' dei quali Sua Santit scrisse nella Sua prima Epistola. Non si parla di prender parte al loro culto, n di frequentare i loro riti: sappiamo di che cosa si tratta. E non si parla di accettare il principio di una Chiesa riunita, del cosiddetto tipo di 'comune cristianit', pi che non si parli di accettare come Divinit un Olimpo di di. Ma viene da confessare di non vedere una ragione per la quale non si debba pregare per quelli che non appartengono alla nostra religione, dir Messa per essi; riconoscerli, in breve; come pare Sua Santit ordini. Essi non ci conoscono; e, naturalmente, inventano una nostra

caricatura: cos vanno le cose. S, in complesso, forse sarebbe giusto sostenere Carvale. Se si tratta di prendere partito, vi seguir, disse Semphill. Le Loro Eminenze si alzarono e circondarono il cardinale Carvale. Talacryn fu lasciato solo dall'altra parte del sedile; e Percy si avvicin di qualche centimetro al Papa. E voi, Percy? disse Talacryn con aria d'invito. Il cardinale scosse il capo maestoso, con aria di diniego. E voi, non vi unirete alla maggioranza? domand Adriano all'esigua minoranza. Seguir Sua Santit, rispose Talacryn. Gli altri si mostrarono molto interessati. Il Papa sorrise. Vi preghiamo di notare che non stiamo pronunciando un infallibile dogma, ma la fallibile opinione di un sacerdote, debole, forse, o mondano. Non sappiamo altro che questo: che Cristo mor per tutti gli uomini. Si alz, e si butt sulle spalle il Suo mantello bianco, perch era l'ora che precede il tramonto e l'aria si faceva pi fresca. Eminenze, continu, impariamo molte cose da voi. Questa discussione fu un caso, dovuto alla Nostra negligenza. Il punto sul quale intendevamo interrogarvi non si riferiva a un non cattolico; ma, mentre voi parlavate, abbiamo raggiunto in altro modo la soluzione del problema. Vi chiediamo di rendere immediatamente pubblica la notizia che domattina alle dieci il Sommo Pontefice canter in San Pietro una Messa da Requiem per l'anima di Umberto, l'intrepido re d'Italia. Si present un pittore inglese cattolico, che voleva dipingere il ritratto del Papa. Adriano lo conosceva come un mentitore volgare e officioso; e, alla prima domanda, aveva rifiutato di posare per lui. Sua Santit non amava per nulla il suo aspetto. Lo infastidiva, perch non raggiungeva l'ideale ch'Egli ammirava; e non desiderava essere eternato. E per di pi odiava la tecnica fotografica di quel cattivo pittore e la sua fantasia assolutamente terrena: non era possibile che da quella tavolozza venisse nulla di spirituale, di intellettuale, di nobile. Ma pens al volto tormentato di quell'uomo mentre faceva la sua richiesta, alla sua orribile moglie, ai suoi figli, a tutti i suoi quadri, rifiutati dall'Accademia in quell'anno, e al fatto che cominciava a essere soppiantato da menti pi giovani. Privato dei mezzi di sussistenza! Orribile! Amate i vostri nemici! Uff! Il Pontefice avrebbe

concesso sei pose di un'ora l'una, a condizione di poter leggere durante tutto il tempo. Il privilegio stesso era un'inestimabile pubblicit. Alfred Elms pens che sarebbe diventato il pittore alla moda. Adriano sedette in giardino durante sei sieste; e lesse il Fedone di Platone, che il massimo della perfezione dell'umano linguaggio, fin che i Suoi lineamenti presero una composta espressione di vivo, dolce e raffinato rapimento. Gli sforzi di Elms per ottenere, secondo la sua abitudine professionale, di conversare col Papa, furono annullati tranquillamente e nettamente. Il Papa lo benedisse, e benedisse una quantit di rosari alla fine di ogni posa. A volte Sua Santit era cos presa dalla bellezza del greco del Suo libro che, con un piccolo sforzo, riusciva a pronunciare qualche parola di critica intelligente e cortese sull'opera del pittore. La quale era reale in modo stupefacente, e pareva un riflesso in uno specchio. Il vario biancore del marmo, della flanella e della pergamena, il sano pallore delle carni, traevano purezza dalle tinte rosso-brune dei capelli e dal trasparente violetto dell'ametista. La pura luce era resa in modo mirabile. Il pittore sapeva disegnare; e sapeva colorire con la sua mano quel che i suoi occhi vedevano e con perfetta esattezza. Quel che i suoi occhi non riuscivano a vedere, 1' animo, l'intelletto, gli intenti del suo modello, ometteva con altrettanta esattezza. Adriano lo fece contento complimentandolo per la perfezione con la quale aveva mostrato come il suo cervello sapeva comunicare alle mani quel che dovevano eseguire. Alla fine dell'ultima posa gli diede anche duecento sterline, il quadro, e un'indulgenza scritta per l'ora della morte. Il pittore se ne and felice: la sua fortuna era fatta. Non seppe mai con quanta veemenza la sua opera fosse detestata, n quanto profondamente egli stesso fosse disprezzato.

L'agosto era deliziosamente caldo. Il Papa trasfer la corte per qualche settimana al palazzo sul lago Nemorenziano, prestato dal Principe di Cinthyanum. Era un palazzo che pareva un gran casermone. Sebbene tre dei suoi lati fossero nella piccola citt, e sebbene attraverso le sue arcate passasse una strada pubblica, piacque moltissimo ad Adriano. V'era un'enorme stanza, affrescata in modo da parere una tenda principesca, alla quale si giungeva attraverso numerose anticamere e gallerie di quadri. In quella stanza misero il trono per i ricevimenti. C'era un grande balcone, sopra il porticato, davanti a un viale d'olmi lungo tre chilometri. Quando i fedeli si adunavano (e questo accadeva spesso) il Papa si poteva mostrare. V'erano innumerevoli stanze di parata e appartamenti privati, dove abitarono i cardinali. Ma in alto, nel quarto lato del

palazzo, al quale non si poteva accedere se non per mezzo di parecchie piccole scale segrete, Adriano trov un appartamento di cinque stanzette, il quale era veramente tranquillo. Dalle finestre (il palazzo era in cima a una rupe) si poteva lasciar cadere una pietra nel lago senza fondo, cento metri pi in basso; e, oltre il lago, l'occhio spaziava sul querceto di Diana e sugli sproni del monte Albano. Una scala segreta e un corridoio conducevano agli incomparabili (e quasi ignoti) giardini, che coronavano le rocce e scendevano per sentieri sinuosi alle specchianti acque del lago. Qui il Pontefice prese residenza. Da una parte, il rumore del mondo degli uomini e i suoi limiti; dall'altra, lo spazio tranquillo e illimitato, dove l'anima poteva aprire le sue ali ed esplorare l'empireo. A met altezza della rupe, v'era nel giardino un tempietto in rovina. La rotta finestra gotica grigio-bruna incorniciava uno squisito panorama d'acque e colline lontane, d'un azzurro e d'un verde intenso. Il piccolo edificio era lontano dal sentiero principale, e del tutto nascosto dal fogliame baciato dal sole e ricoperto di viti e d'edera. Adriano vi passava la mattinata, solo, con le sigarette, le odi di Pindaro e i Suoi pensieri. L'aria era profumata dalle piante e dal sole generoso. Egli era seduto su una sedia di giunco, bassa, e se ne stava tuffato nella luce e nella pace. I Suoi occhi guardavano la lontana spiaggia, dove il gran bosco d'elei metteva le sue ombre nell'acqua profonda. Una macchiolina rosea pass d'un balzo dalla luce del sole all'ombra; un'altra la segu; si levarono due piccoli spruzzi di spuma argentea, e svanirono; sullo specchio tremolante comparvero due macchioline azzurro-nere. Adriano invidi i giovani nuotatori. Ricordava la gioia di poco prima, libera, selvaggia, illimitata, sensuale. Il pescatore era ancora l con la sua barca col ragazzo bruno che vogava? Si domand che cosa avrebbe detto il mondo se il Papa si fosse messo a nuotare nel lago di Nemi, sotto il sole o nel chiaro di luna. Ah, il dolce tepore dell'acqua illuminata dalla luna, la pura, fredda carezza dell'aria lunare! Non che gli importasse per niente di quel che il mondo avrebbe detto, personalmente. No. Ma... No. Se avesse chiesto di servirsi della barca, le lingue si sarebbero messe a chiacchierare. Ed Egli non poteva andare solo, con quel deliberato proposito. Eppure... Pietro non nuot in Galilea? E i giardini di Attendolo non erano privati? Una notte o l'altra avrebbe potuto scendere alla spiaggia. L'acqua era subito profonda; non occorreva camminare nell'acqua, che avrebbe fatto rabbrividire orribilmente la Sua pelle. Ah! Ma i rospi del sentiero, e le lucertole e le bisce nell'erba... oh, no. Allora, cos doveva essere. Il Papa non doveva cercare il Suo piacere; se Dio avesse degnato concedere al Suo Vicereggente lo svago del nuoto, gli avrebbe fornito un'occasione. Altrimenti...

Piccoli passi scesero verso il boschetto. Stavano per invadere il Suo ritiro. Tre bambini entrarono tra le piante; e rimasero fermi, attoniti. Erano due ragazzine con gli occhi e i capelli neri, e un bambino molto pallido, dalle articolazioni molto delicate e gracili, ma robusto, con gli occhi scuri stellari e sopracciglia superbamente disegnate. Il gran terrore di Adriano per i bambini Lo paralizz. Quei limpidi sguardi Gli facevano sentire d'essere un vecchio, indurito peccatore. Ma Egli non mostr alcun tremore apparente, e guard con dolcezza e cortesia i Suoi visitatori, mentre si domandava che cosa (in nome di tutti gli di) dovesse dire o fare. Tre bambinaie e un'atletica signora con un completo a giacca unirono la loro presenza a quella dei bambini. Mille scuse, signore! esclam una bambinaia. O Santissimo Padre! Sei ginocchia caddero a terra. Signorina, annunci il ragazzo, ho trovato un padre bianco. Perch fino ad ora non avevo mai veduto un padre bianco? Parlava con decisione, e il suo inglese era del tutto privo d'accento. La signora col completo a giacca fu all'altezza dell'occasione con un intuito che poteva essere soltanto femminile e con un sangue freddo che poteva essere soltanto inglese. S'inchin al Papa, dicendo: Vostra Santit perdoni il disturbo. I bambini ci sono sfuggiti a una svolta del sentiero... Ma un piacere, disse con ipocrisia Adriano; un piacere, ripet, vedendo che stava per portar via i bambini; e sarebbe un piacere anche pi grande conoscere i nomi di questi piccini. Il principe Filiberto, la principessa Iolanda e la principessa Mafalda, rispose la signora. La regina offre una colazione sull'erba ai bambini, nei boschi di Lady Demochde: e ci siamo presi la libert di venire fin qui in cerca di fiori campestri. Naturalmente non avevamo un'idea... Signorina, disse ancora il ragazzo, vorrei parlare a questo padre bianco. Se ne stava con le graziose gambe aperte, col piccolo corpo in una posa squisita: aveva lo sguardo di un piccolo leone. E permesso? domand Adriano alla governante. Oh, certo, gli rispose questa con perfette maniere. Vorrei domandare a questo padre bianco se sa parlare inglese come me, proclam il giovinetto, tenendosi a una certa distanza, fino a quando non avesse conosciuto meglio la posizione.

Non dire sciocchezze, Berto; naturalmente che parla inglese. Questo un Papa inglese, credo, disse la principessa Iolanda, con la pi graziosa regalit. Era una personcina molto maestosa, e molto sicura di s; e aveva gli occhi grandi, neri, meravigliosi. La sorella pi giovane si succhiava il pollice, in silenzio. Allora vorrei sapere se posso baciare quell'anello, quello grande. Bacio sempre gli anelli che portano i padri, continu suo fratello. Offriva con tutta ingenuit il suo piccolo segno d'omaggio, adducendone le ragioni al modo di chi troppo nobile per approfittare dell'ignoranza, e nemmeno della cieca cortesia. Adriano non sapeva assolutamente che cosa dire. In vita Sua non aveva mai parlato a un'Altezza Reale; e l'et del bimbo Gli aveva incatenato la lingua. Non avrebbe esitato un momento a conversare con un angelo; anzi, sarebbe stato assai discorsivo. Ma parlare con un bambino! Allung la mano destra. Il principino la prese, la guard, guard il grande anello col Piccolo Pietro in Barca e l'anello con l'ametista, e si mise a pensare. Li bacer tutti e due, disse poi. Il morbido color di rosa delle sue labbra pass dall'anello pontificale a quello episcopale. Poi alz la bella testa, e guard arditamente il Papa negli occhi, con un sorriso che mise in mostra dei meravigliosi dentini bianchi; con uno sguardo il quale diceva come un patto d'amicizia fosse suggellato. Dio vi benedica, piccino, disse l'Apostolo. Oh, parla inglese come me!, grid felice il giovinetto. Iolanda, vieni a baciare questi anelli, e a sentirGli dire Dio vi benedica, piccino, un'altra volta; no, bambina, voglio dire, signorina cara, soggiunse, con uno sguardo alla governante. La principessa venne avanti come una dama, e present i suoi omaggi. Suo fratello guardava intento. Dio vi benedica, principessa, disse l'Apostolo. Oh, ma sentite, grid il Principe di Napoli saltando qua e l, sa tutte le parole esattamente, proprio come mio padre. A me ha detto 'piccino' e a Iolanda 'principessa'. Ora va' tu da lui, Mafalda, e io star ancora ad ascoltare. La bambinetta si mosse. Dio vi benedica, principessina, disse l'Apostolo. Cos va bene, esclam il ragazzo. Ha detto principessina perch... Qui si ferm un momento. Poi: Bianco padre, perch... no, perch non mi avete chiamato 'principe'? Io sono il principe Filiberto, ho cinque anni, e sto al Quirinale, a Roma. Lo conoscete, Bianco padre? S, principe. Ma siete un ragazzo.

S, cos. Sono anche un marinaio, come lo zio Luigi. Non lo vedete, Bianco padre? Sapete che cos' un marinaio? Era vicino alla sedia, appoggiato al ginocchio di Adriano, deliziosamente roseo e marittimo nel suo vestito di flanella bianca. Oh, s, conosco molti marinai, rispose il Papa. Sono inglesi? La domanda voleva essere importante. Era evidente che Sua Altezza Reale voleva verificare un'informazione.

Molti di essi sono inglesi. Mio padre dice che tutti i buoni marinai sono inglesi, o come gli inglesi. E voi, siete un buon marinaio? Il Papa evit di discorrere della Maest del re d'Italia, per un'ottima ragione. Ma s, sono molto buono questa mattina. Ma sono sempre un marinaio; anche quando... non sono proprio buono, disse il.candido bambino, con una certa esitazione. Vi piace essere 'non proprio buono'? Oh, ma s, direi, a volte. Credo che, a volte, mi piaccia; ma non adesso. No, non mi piace essere 'non proprio buono'. Cos concluse, e nobilmente si tenne a quanto aveva detto. Non vorrete essere sempre un buon marinaio? (Adriano non si poteva soffrire cos, in veste di predicatore. Ma era una tale occasione! Avere tutto per s l'erede del trono!) Ma naturalmente mi ci provo sempre... soltanto... e qui pareva stesse la difficolt. Il bambino rimase un poco incerto. Cercate di essere sempre un buon marinaio e di non disturbare... Non disturbare? Nemmeno mio padre? domand il principe, come se una simile idea non potesse andare con quella ch'egli si faceva del modo di essere dei padri. No, nemmeno vostro padre. Nemmeno la signorina? La faccina tonda s'allung un poco. No, nemmeno le signore, per nessuna ragione.

E allora, chi posso disturbare, se non posso disturbare n mio padre n la signorina? Sentiva di aver fatto una domanda conclusiva. Non disturbate nessuno. Come, nessuno? Questa era una faccenda, una difficile faccenda, e bisognava andare a fondo. No, nessuno. I grandi occhi coraggiosi del bambino guardarono attentamente l'Apostolo; poi si posarono sulle sorelle, sulla governante, sulle nutrici, e poi ritornarono al Papa. Adriano ricambi lo sguardo, dolcemente, ma inflessibilmente. Era adesso che il ragazzo doveva imparare. Il principe Filiberto pens alla nuova dottrina, da tutti i suoi piccoli punti di vista; e alla fine comprese le conseguenze, da vero uomo.

Ah, sar meglio che non disturbi nessuno. Mi dispiace di aver disturbato voi ieri, signorina. Adriano si sent la gola stretta nel pi strano dei modi. Un altro momento, e qualche cosa di Lui avrebbe guastato tutto. Si alz; benedisse i Suoi visitatori, e se ne and rapidamente, attraverso gli alberi, a sinistra. Signorina, mi piace quel padre bianco. Quando Lo rivedr? Lo segu l'incomparabile voce dell'innocenza. Sal rapidamente il sentiero sinuoso, attraverso il corridoio segreto, sal i gradini fino alla terrazza; vi port una sedia e sedette. Dio! esclam ad alta voce, con un grande sospiro, all'ampia distesa d'acque e terra e cielo che s'apriva davanti a Lui. Aveva le lacrime agli occhi; e non si sentiva pi la gola stretta. Estrasse il fazzoletto dalla manica. Grazie al Cielo era solo! E divenne calmo, analitico e infinitamente felice. Gli correvano nella memoria i versi di Meleagro di Gadara: Nostra Signora del desiderio mi port a te, Teocle, mi port a te; e l'Amore dai sandali delicati mi ha spogliato e fatto cadere ai tuoi piedi: il baleno d'un lampo della sua dolce bellezza! fiamme egli dardeggia dagli occhi! Forse Amore ha rivelato un Bimbo che combatte coi fulmini? Lo splendore di fuochi gemelli m'ha tutto bruciato; e una fiamma veniva davvero dal sole, e una era l'amore negli occhi di un fanciullo.

Era in estasi, in ammirazione della graziosa personcina e della nobile e piccola anima. Il puro e vivo candore, le delicate proporzioni, i puri colori, fecero sorgere in Lui un desiderio di possesso. La franca personalit, la verit senza errore, la coraggiosa tranquillit della rinuncia di s, facevano nascere in Lui il desiderio d'emulazione: Lui, il Sommo Pontefice, era in ginocchio davanti alla serafica maest del Bambino. E, come se si fosse alzato un sipario, aveva veduto dentro al cuore umano. Ora, Egli credeva di poter vedere e comprendere una causa, forse la causa principale, della societ umana; la possibilit di dire: Questo mio, mio, perch l'ho fatto io. Cominciava a capire che la mente umana deve agire all'esterno oltre che all'interno; e molte altre cose insieme. In quanto a S, stava provando la prima emozione personale che gli venisse dalla compagnia degli uomini e che fosse gioia pura, la prima di cui avesse ricordo. Allora, dopo tutto, io posso amare, riflett. Sebbene Egli s'unisse, e in modo del tutto libero e indipendente, con gli altri uomini, nella parte pi intima del Suo animo si ritraeva, rabbrividendo pi che mai, dal loro contatto. Ogni singolo atto di urbanit, di cortesia, era per Lui uno sforzo violento. Per i Suoi simili non provava se non ripugnanza pura e semplice. Ma, nel caso di quell'ometto con i capelli biondi, la cosa era diversa. Gli sarebbe piaciuto possedere una parte tanto radiosa del Divino-Umano quanto quel bel principe Filiberto. Avrebbe apprezzato l'onore e la gioia di custodire un simile tesoro. Ma Egli non poteva cercarlo; e non Gli era mai stato offerto. Forse si sarebbe ritratto, se Gli fosse stato offerto. Quella era la sua particolare natura. Aveva mai desiderato cercare intime relazioni con qualcuno? No; no, era chiaro. Era un essere a parte, e per di pi era un essere da evitare. Ricord quante volte aveva camminato per Londra, senza uno scopo, osservando i Suoi simili sgambettare per Piccadilly, o a Marble Arch, di domenica, mentre parlava un anarchico dall'aspetto misero, allampanato, frenetico, tra un timido avvocato cattolico pronto a recitare i suoi scherzi corretti che collezionava in un quaderno di lucida tela nera e un giovane ecclesiastico dagli occhi lustri che parlava della sua fede con genuina convinzione. Aveva camminato dappertutto, tra folle d'uomini in cerca di un compagno, pigro, vigile, attento; ma nessuno Gli si era rivolto. Lo vedevano e lo evitavano. S, era un essere a parte. Questo era il Suo male. E... che cosa aveva detto il ragazzo? Ah, sar meglio che non disturbi nessuno. Il contenuto di queste parole era stato come un fulmine per Adriano. Era Amore, s, quello era Amore quintessenziale, venuto dai chiari occhi e dalle pure labbra dell'infanzia; non disturbare nessuno... Perch in tal modo, si d sollievo agli altri. E il Servo dei servi di Dio deve... Rimase seduto al sole; in una specie di estasi. Il lago, le colline e il cielo di turchese scomparvero ai Suoi occhi. Era solo con i Suoi pensieri, col Suo ideale, con la Sua anima... Dopo l'Angelus di

mezzogiorno, s'avvi al Suo pasto solitario. Pi tardi, nel pomeriggio, quando ebbe dormito e si fu lavato e si fu messo nuove vesti, scese a discorrere con la Sua corte. Osservarono che il Suo contegno era pi caldo, pi umano. I Suoi occhi avevano una luce non abituale, e pi comune. Non pareva pi tanto lontano. Mi pare che l'aria di questo villaggio vi faccia bene, Santit, disse il giovane cardinale Percy. Avete un cos bell'aspetto, stasera. S, l'aria davvero deliziosa; ma non si tratta dell'aria. Adriano raccont l'incontro della mattina, e fin con queste parole: E abbiamo riconosciuto in Noi stessi un nuovo e ignoto potere, una capacit perfettamente strana. Abbiamo provato un sentimento che... s, che supponiamo... possa essere chiamato Amore. E si rituff negli affari. Aveva scelto tre uomini per uno scopo. L'arcivescovo Ilario della Valla era un prelato giovane e squisitamente raffinato, figlio di un ambasciatore, espertissimo della lingua e delle abitudini degli inglesi. Il signor Gargouille Grice era uno di quegli esseri ibridi, privi di divina Vocazione, che la gente crede occupino un posto importante alla corte pontificia (equivalente per lo meno alla carica inglese di Lord Ciambellano), ma che, in realt, vi hanno un posto di lacch. Il principe Guido Attendolo era un giovane italiano di molto generosi natali, il quale, come figlio minore di un figlio cadetto non troppo carico di ricchezze, conduceva vita poco vistosa, vana e priva di interesse. Con l'idea d'offrire un'occasione a questi tre, il Papa li mand in America col cappello rosso per l'arcivescovo americano Erin, che nomin cardinale presbitero di Santa Maria del Popolo. Non si trattava se non di un tentativo, perch non si fossilizzassero, per dar loro quel campo d'azione che la natura umana deve avere se vuol compiere quel che nata per fare, se non vuole diventare un pubblico flagello. Allo stesso tempo, Egli era certo che il dono di simpatia del prelato, l'antichit del cameriere segreto e l'urbanit (per non dir nulla del perfetto profilo greco) del principe li avrebbero raccomandati come ambasciatori della pi antica potenza alla pi nuova nazione. All'arrivo del legato apostolico a Nuova York, Adriano pubblic l'Epistola agli americani. Egli lodava il loro esuberante vigore e l'individualistica mancanza di convenzionalismo, mentre li ammoniva circa i loro obblighi verso la loro stirpe e i mali della tirannia oligarchica. Li implorava di non vivere con la disperata fretta della quale era esempio la loro indifferenza per i particolari. Li consigliava di non essere troppo orgogliosi, e di imparare dalla storia delle altre nazioni, e si soffermava a considerare il principio della tendenza intermittente insita nella natura umana. Osservava che, poich l'effetto dovuto alla causa, e il campo e la quantit delle idee umane sono ben lontani dall'essere illimitati, come i tipi umani si ripetono, anche le idee umane e le situazioni da essi

prodotte debbono finire col ripetersi. Pure, Egli continuava, la stessa natura umana, quando ispirata dalla divina Grazia, che forza tanto grande e potente, capace di immensi sviluppi. Ha Volont, Libero Arbitrio; e quest'ultimo, ben diretto, pu governare se stesso, pu controllare le leggi naturali, pu disporre degli eventi. Perci, Egli ammoniva gli americani a spogliarsi della giovanile arroganza e dell'egoismo, per poter poi (imparate le cause che producono gli effetti) conoscere le regole e vivere pi veramente. Egli parlava loro non soltanto con l'autorit del Suo apostolato, ma con l'affetto di un compagno desideroso di fornir loro l'esperienza (ereditata e acquistata) di un membro delle nazioni pi antiche. Concludeva con deliziosa malizia: I giovani credono che i vecchi siano sciocchi; i vecchi sanno che i giovani lo sono. L'America si mostr contenta non solo della considerazione che il Papa le dimostrava, rivolgendosi a lei subito dopo essersi rivolto all'Inghilterra, ma anche della pungente e vivace vitalit delle Sue osservazioni. Dissero, in America, che era un uomo che capiva le cose, che sapeva fare il Suo mestiere, che era un aviatore che conosceva la rotta al capello, e cominciarono a considerarlo con molta attenzione. La morte di Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria e re d'Ungheria, avvenuta in settembre, ebbe le sue non inaspettate conseguenze. Il disordine dell'Europa fu reso pi grave dal conflitto tra il sentimento nazionale ungherese e la Lega Pan-germanica. Il successore di Francesco Giuseppe non ispirava ai suoi multilingui sudditi la stessa rispettosa devozione che era stata tributata al vecchio imperatore per il triplice prestigio della sua dignit, del suo lungo regno, e dei suoi molti dolori. L'Ungheria voleva un re magiaro. La Boemia voleva un re ceco. Anche la Polonia russa voleva un re polacco, e lo chiedeva a gran voce; e la Polonia tedesca lo avrebbe chiesto con lei, se avesse osato. Invece, aperse gli occhi pieni di desiderio, e attese. I tedeschi dell'Austria fecero appello all'imperatore tedesco perch venisse in loro aiuto e li prendesse nel suo pugno armato. La dinastia degli Absburgo vacillava. La Serbia era un piccolo inferno. La Turchia e la Rumenia guardavano con favore la possibilit di un'espansione della Germania: la Turchia, perch trovava facile mettere nel sacco i teutoni; la Rumenia, perch la potenza per il cui favore esisteva era posseduta dai demoni. L'Albania, il Montenegro e la Grecia disapprovavano con tutte le loro forze; essi davano il giusto valore alla loro esistenza come nazioni, e non sapevano adattarsi all'idea di essere ridotti al servaggio. Le condizioni di disordine dell'Austria e la sua incapacit di mantenere i suoi obblighi con la Germania e con l'Italia, fecero

decadere la Triplice Alleanza. Eppure n l'Italia n la Germania fecero un cenno. Vi fu un intervallo di intensa e silenziosa vigilanza. Adriano lesse nel Times che il signor Panciera, ambasciatore italiano alla corte di St. James, stava per partire per Roma, dove sarebbe rimasto qualche settimana. Il cardinale Fiamma si rec da Sua Eccellenza e la port, privatamente e senza cerimonie ufficiali, nell'appartamento del Papa. Sua Santit fu molto contento di rifare conoscenza con un uomo tanto simpatico, solido, e degno di fiducia. (In complesso, non era difficile amare un uomo come quello.) L'ambasciatore s'inchin, e si domand che cosa ci si aspettasse da lui. Il Papa glielo disse chiaro. Egli s'interessava profondamente alla politica; non spiava i segreti, desiderava raccogliere fatti e opinioni di uomini di Stato secolari ed esperti. I sei ambasciatori rimasti in Vaticano erano gente arida. Se il signor Panciera trovava il modo di parlare degli avvenimenti in corso, senza tradire la fiducia del suo sovrano, ma semplicemente come si poteva tra due uomini i cui moventi erano puri e patriottici, avrebbe fatto un favore al Papa (o, se preferiva, Gli avrebbe reso un servigio). Sua Eccellenza s'inchin, riconoscendo l'onore che gli veniva fatto. Osservando, per suo conto, che Sua Santit non nascondeva nulla, e (di fatto) era incapace di nascondere qualche cosa, pens non vi fosse alcuna difficolt. Non si trattava di diplomazia o dell'arte dello Stato. Il cristallino candore del Papa lo rendeva trascurabile come uomo di Stato; come uomo era delizioso e assolutamente trasparente; non desiderava conoscere dei segreti di Stato, ma l'opinione degli uomini d'affari sugli affari. Il signor Panciera era molto contento. Passarono in rivista le condizioni dell'Europa; cos come le rivelavano i giornali. Sua Eccellenza credeva che la Germania guardasse piuttosto a Oriente e a Occidente che altrove. Che cosa ci si poteva aspettare? Naturalmente, doveva guardare dove erano i suoi due naturali nemici. In quanto all'Austria... peuh!... era cosa di secondaria importanza. La Germania non avrebbe toccato l'Austria, fin che il pericolo minacciava dalla parte della Francia e da quella della Russia. L'Italia? S, l'Italia era adesso indipendente. Non pi legata alla Germania e all'Austria, l'atteggiamento dell'Italia era quello del leon quando si posa (con le parole di Dante immortale). Naturalmente, osserv Adriano, l'Italia star a vedere che cosa accade e la sua politica s'accorder col suo interesse. Ma certo, rispose l'ambasciatore. Il Pontefice parl della Spagna. Il signor Panciera si batt il polso destro con la mano sinistra. La Spagna era finita. Il Portogallo? Il Portogallo era inglese.

L'Inghilterra? L'Inghilterra era l'Inghilterra. Il Papa e l'ambasciatore sorrisero tutti e due; il sorriso dell'uno voleva dire trionfante orgoglio di razza; l'altro, illimitata e intelligente ammirazione. Adriano si volse ad oriente. Gli Stati Balcanici? Sua Eccellenza cominci a discriminare; quel piccolo gruppo di sovranit separate era molto difficile. Parve esitare, scegliere le parole. Naturalmente era argomento che lo interessava molto. Il Papa rimase singolarmente immobile. Di tanto in tanto, quando il Suo ospite, massiccio e scuro, gli passava davanti nel camminare per la stanza, gli buttava una domanda. Gli Stati Balcanici? Il signor Panciera and a gran passi verso una finestra e ne ritorn con una nuova mezza dozzina di parole poco rivelatrici. Adriano and a uno dei suoi armadi; ne prese due palline e le mise nelle mani dell'ambasciatore del re. L'aiuto di Vostra Eccellenza nel conversare, disse con un profondo sorriso. Non vi scomponete. Tutti gli uomini hanno qualche cosa di questo genere. Noi ci balocchiamo con i 211Nostri anelli, o ci tocchiamo gli occhiali. Il vostro amico Fiamma gioca con la frangia della sua sciarpa. Il cardinale decano accarezza il disco di madreperla che segna la tonsura sulla sua parrucca. Il segretario di Stato mastica i suoi denti nuovi. E, se ben ricordiamo, a voi piace baloccarvi con un paio di palline. Stavate dicendo che quel piccolo gruppo di sovranit separate molto difficile. Perch, ora, sono autonome? Clik, click, click, facevano le palline sul palmo della mano bruna; e l'ambasciatore tradusse il significato del rumore ch'esse facevano. S, Santit, per questa ragione; ma, anche, perch sono di razza diversa da quella delle nazioni con le quali si aspettano di venire incorporate. La Russia, la Germania, l'Austria, la Turchia, per esempio? {Click.) Credo che possiamo lasciar da parte la Russia. S? Nel caso della Rumenia? Credo che le simpatie rumene siano rivolte alla Germania. Bene; per ora, lasciamo stare le opinioni; ditemi di quelle differenze di razza delle quali parlavate. Son d'opinione che il popolo rumeno provi simpatia per i popoli tedeschi, insist il signor Panciera. E la Bulgaria? Il signor Panciera fece due o tre volte il suo giretto verso la finestra, facendo vigorosamente rimbalzare le palline. Santit, Voi non mi domandate la mia opinione, e io posso dirvi soltanto le speculazioni di un etnologo dilettante. (Click, click.) Io ho... (Click.) Posso dirvi quel che i miei

studi mi hanno insegnato... Ma questo interessantissimo, signore. Siamo tutti qui per imparare. Alcuni desiderano imparare, altri no; ma gli uni e gli altri stanno meglio di chi sa di non aver pi nulla da imparare. Diteci quel che i vostri studi vi hanno insegnato. Credo veramente che nei principati a sud del Danubio risiedano i discendenti di quei bizantini i quali furono spinti verso il nord dalle incursioni dei turchi nel secolo decimoquinto. Perch? (Click.) Prima di tutto, dalle fisionomie. (Click.) Poi, dalla struttura delle loro lingue.

meraviglioso! E avete osservato dei punti di rassomiglianza? Dir anche di pi, Santit. Dovrei dire che la mia attenzione fu attratta su questo argomento da Sua Maest il re, il quale, come sapete, spos una principessa montenegrina. Sua Maest soleva parlare molto di queste cose a me e al ministro della Pubblica Istruzione... Che il signor Cabelli? S. Esaminammo l'argomento per Sua Maest; e tutte le nostre ricerche parevano sottolineare il fatto che i turchi, venendo dall'Asia, percorsero rapidamente l'impero bizantino andando verso occidente e settentrione. Allora, esaminando gli sbocchi e i confini, trovammo caratteristiche bizantine lungo tutto il confine settentrionale della Turchia, vale a dire, non nella Bulgaria, che slava, ma in Albania, nell'Erzegovina, in Bosnia e nel Montenegro; e, ancor pi, lungo la costa adriatica dell'Italia. Vostra Santit vedr che questi luoghi sono tanto contigui da diventare ottimi rifugi per i cristiani che fuggivano dai musulmani. S. C' anche un'altra cosa. Trovammo tracce di una migrazione pi antica di quella bizantina. Crediamo che nell'Italia orientale, da Taranto a Ortona, e anche nell'Albania meridionale, si possano trovare i discendenti diretti degli ateniesi dei tempi di Pericle. Ma la Grecia, Eccellenza? Santit, i greci d'oggi sono discendenti degeneri dei la-coniani dalle dita sudice, unitisi agli ottomani infedeli, loro conquistatori. Questo magnifico, signore. E s'accorda con un'opinione che ci facemmo una dozzina d'anni or sono, per lo meno per quanto riguarda i vostri greci d'Italia. Li abbiamo veduti con i Nostri occhi. In Puglia, per esempio, i marmi di Lord Elgin hanno i loro sosia viventi; i carbonai e i pescatori, pare siano scesi dai fregi del

Partenone. Una volta, abbiamo sentito un pescatore chiamare il suo ragazzo con la parola Paddy, per cercare di renderla in inglese. Un italiano avrebbe gridato Putto. Ma Paddy, che vocativo questo se non rcatSe pronunciato come lo avrebbe pronunciato Alcibiade? Oh! Capisco il vostro punto di vista. E Sua Maest si interessa ancora a questo argomento? Credo che Sua Maest se ne interessi moltissimo. Spero di poter ripetere a Sua Maest l'opinione di Vostra Santit. Sono certo che Sua Maest... Certamente. S'intende che ripeterete soltanto la nostra conversazione. Non parlerete di Noi a Sua Maest il Re nel Nostro carattere apostolico, ma unicamente... Il desiderio di Vostra Santit sar rispettato. Ma riassumiamo: siamo d'accordo nell'identificare gli Stati a sud del Danubio coi bizantini in generale; e il Montenegro e l'Albania del Sud coi greci in particolare. E l'Albania del Nord? (Click.) E turca. Tutta l'Albania turca. Ma l'Albania meridionale cristiana. E tutta l'Albania, cristiana e musulmana; adora la Madonna, 'Panagia', 'Ilavayia', 'Signora di tutti', la chiamano. E straordinario! Bene, adesso consideriamo la loro situazione presente. Volete, signor Panciera, che invertiamo le nostre posizioni? Invece di ascoltare la vostra opinione, vi diremo la Nostra, e voi la commenterete. Va bene? Vi va? Va benissimo. Io imparo sempre dagli inglesi, e imparer da Vostra Santit. Bene. Crediamo che il Montenegro sia felice e contento sotto il paterno dominio del principe Nicola. (Click, click, click.) Cos , Santit. Sentiamo dire che l'Albania sta bene sotto il principe Ghin Castriotis. (Click. Passeggiata verso la finestra e ritorno; altri click.) Dopo l'assassinio di Abdul Hamid e da quando l'Albania stata eretta in principato, il progresso stato stupefacente. Quel bel paese (click), quello splendido popolo, sono un premio per qualsiasi governante. Il sultano Ismail la sola nube sull'orizzonte. Egli non approva la perdita di questa fetta del suo impero. Ma l'Albania far da s. E la Serbia, e il suo desiderio di ripristinare un impero serbo? Impossibile. Una nazione che uccide due re in quattro anni non pu essere un impero.

Assolutamente impossibile. La Bulgaria, paese di eretici della specie pi conosciuta e terribile, atroci briganti tutti senza eccezione, governata (o meglio non governata) da uno straniero che un botolo spregevole. Vostra Santit proporrebbe... La deposizione del principe Ferdinando; facile compito, ora che la Russia ha le mani occupate; e l'annessione della Bulgaria e della Serbia da parte del Montenegro, sotto la protezione dell'Italia. (Click, click, click.) Qui, Santit, entriamo nel terreno della grande politica. (Click, click, click, click.) Bisogna andar molto guardinghi. S, miagol Adriano, fino a quando l'Italia e la Germania non abbiano preso una decisione. L'ambasciatore s'inchin. Vogliate lasciare le palline, Eccellenza; e accettate i Nostri ringraziamenti per la molto gradevole conversazione, disse il Papa. Nel rendere conto di questa conversazione al re, l'ambasciatore concluse: ... e, Maest, Sua Santit parl da inglese. Oh, davvero? disse Vittorio Emanuele. In che modo? Maest, stato profondo e limpido, ampio e particolareggiato, ardito e cauto. Basta! Tornate da Lui quanto volete; e fatemi sapere ancora qualche cosa di questo inglese. Come vuole Vostra Maest.

Capitolo XII La deputazione del Liblab era ritornata in Inghilterra; ma Jerry Sant e mistress Crowe rimasero in un pulito alberghetto di via Due Macelli, vicino al quartiere inglese. Volevano aspettare l'occasione per commettere il loro ricatto. Mistress Crowe passava la maggior parte delle sue giornate in piazza San Pietro, col naso all'ins, a guardare il Vaticano, sperando di veder comparire Adriano alla Sua finestra. La sera, Lo vedeva camminare su e gi sui gradini della basilica. C'era sempre un po' di gente. I pi poveri tra i poveri, per comune consentimento della pi cortese tra le nazioni, erano in prima fila: ed essa vedeva il Papa distribuire parole e oro a persone che le parevano poco per bene. Avrebbe

sacrificato la sua parrucca nuova per avere una di quelle monete. Una volta si spinse in prima fila e s'inginocchi con la plebe. Sent un ragazzo cieco raccontare la sua miserevole storia; ud le dolci parole dell'Apostolo e vide il munifico dono, fatto senza darvi importanza. Era la sua volta. Sent gli inflessibili, i distanti occhi sul suo capo chino. Le parole: Dio vi benedica, figlia, andate in pace, caddero su di lei; e Adriano prosegu. La povera ragazza alla sua sinistra piangeva amaramente: il medico della polizia le aveva rifiutato il certificato, aveva perduto la sua occupazione. La carit di Adriano non piaceva a mistress Crowe; la chiamava disgustosa e assai sconveniente a tavola, all'albergo. C'erano parecchi strani visitatori all'Hotel Nike. Erano in gran parte inglesi; e ascoltavano in silenzio, con strani occhi, quand'essa esponeva il suo modo di vedere. Ma poi divenne la confidente di strane zitelle e di consunte signore, che la portavano negli angoli del giardino, lontani dalla capanna nella quale Sant se ne stava a fumare, e le sussurravano nervosamente: Mia cara, son certa che mi scuserete se mi rivolgo a voi, ma sono costretta a dire che debbo ogni cosa a Colui del quale parlate. Spero non vi dispiacer che io dica questo, ma sono certa che non vorreste commettere un'ingiustizia verso nessuno. Capite, l'ho conosciuto anni or sono; e, non saprei nemmeno dir come, gli dissi che una certa somma mi avrebbe messa a posto per tutta la vita; e adesso, dall'aprile, mi arriva per mezzo della Banca d'Inghilterra un reddito costante, per tutta la vita, e sono certa che viene da Lui, perch non c' un'altra anima al mondo capace di fare una cosa simile. E poi, mia cara, sebbene io non possa, naturalmente, approvare la carit indiscriminata che m'avete detto, mi sembrato giusto raccontarvi questo perch il fatto che io sono venuta qui e ho cercato di vederlo per dirGli quanto Gli sono grata. Uomini puri, pallidi e stanchi, con un callo al dito medio della mano destra e giacche rigonfie verso il basso, la chiamavano signora e le raccontavano esperienze consimili; e quando la stessa storia le fu raccontata con molto ardore da due gemelli orfani di sedici anni, di belle membra e dagli occhi franchi, cominci a sentirsi a disagio, e a provare invidia. Che Adriano dovesse fare tanto per quegli spaventapasseri, e nulla per lei! La gente l'evitava; e si sentiva sola. Sant e i commessi viaggiatori cosmopoliti coi quali soleva fare amicizia non erano compagnia per lei. Voleva qualche cosa di pi scelto. Le venne l'idea che avrebbe avuto maggiore probabilit di venire a contatto col Papa per mezzo di qualcuno degli inglesi di Roma. E... forse che non avrebbe fatto meglio a convertirsi al cattolicesimo?

All'albergo le dissero che c'erano pochissimi inglesi, a Roma; cominciavano ad arrivare in ottobre, e se ne andavano in giugno. In luglio, agosto e settembre non c'erano altri inglesi che quelli dei collegi, e pochi che abitavano in citt tutto l'anno. And verso Sant'Andrea delle Fratte, dove aveva sentito dire che c'era la tomba di una inglese; ma non vide nessuno che dall'aspetto paresse inglese. Lo stesso accadde nella chiesa presso la Posta centrale. Poi scoperse un piccolo gruppo d'inglesi in via San Sebastiano, una specie di convento; e attrasse l'attenzione delle suore. Quelle buone creature erano fin troppo contente di aver scoperto una inglese chiacchierona; e quando mistress Crowe, come per caso, fece sapere che aveva conosciuto George Arthur Rose, s'affrettarono ad offrirle frutti canditi e aranciata. Mistress Crowe chiacchier con discrezione. Conquist tutti i cuori ascoltando attentamente i discorsi del monastero. Quando le riusciva di far scivolare una parola nella conversazione, stava bene attenta che fosse significativa. In tutta la loro vita le suore non avevano mai udito nulla di tanto edificante come la sua descrizione delle antiche predilezioni del Santo Padre per le camicie di flanella bianca, e per le berrette da notte e le calze bianche lavorate a maglia. Giudicarono veramente celestiale da parte Sua l'aver rifiutato di portare qualsiasi colore che non fosse il bianco e il nero, mentre viveva nel mondo; e i particolari di un vestito da caccia di velluto di cotone nero le riempirono di estatico rapimento. Nel corso di queste istruttive conversazioni, mistress Crowe rivel alle suore di essere un'agnostica, un'agnostica involontaria, piagnucol; oh! se avesse soltanto potuto credere in quello a cui credevano le sue ascoltatrici, sarebbe stato un tale conforto per lei! Naturalmente le suore si dichiararono pronte ad aiutarla a trovare un simile conforto. Le donarono una medaglietta d'alluminio; promisero di pregare. Essa andava regolarmente alla Messa e alle benedizioni; e le suore avevano grandi speranze sul suo conto. Le ringraziava tanto! E le sarebbe piaciuto parlare un po' col padre Dawkins, che era tanto un sant'uomo? Nulla le sarebbe piaciuto di pi. Ebbe un piccolo colloquio col padre Dawkins; vale a dire, di frequente, durante le settimane che seguirono, il reverendo la esort per tre quarti d'ora di fila nel parlatorio del convento; ed essa rispose ai suoi discorsi con degli: Oh, s, Com' vero, Perch non m'hanno mai detto questo prima d'ora, eccetera. Le suore le prestarono Le soglie del paradiso e altri libri violentemente cerulei. Essa li giudic assolutamente convincenti. E poi chiese di essere accolta nella Chiesa di Roma. Si cominci a vederla ai ricevimenti nelle pensioni inglesi; e, naturalmente, si cominci a parlare di lei. Ai ricevimenti, conobbe cardinali e prelati. Era l'eccitante del momento. La sua posa di vedova interessante, madre amorosa del pi caro ragazzo e della pi cara ragazza del mondo, abile scrittrice di versi di

societ in The Maid and the Matron, fu molto lodata. Ma fu soprattutto come la donna il cui caro e compianto marito era stato il migliore amico del Santo Padre che riusc a far bella figura. Per Sua Santit essa aveva sempre avuto la pi grande ammirazione. Certo, era stato un uomo bizzarro; ma sempre assai distinto. Essa Lo ricordava povero e male in arnese, ma il Suo passo e il Suo portamento erano sempre stati il passo e il portamento d'un'anima nobile. In ogni tempo, essa aveva predetto per Lui un avvenire straordinario. E raccontava le pi adorabili storie a proposito del Suo spirito, del Suo amore, del Suo pathos, e dei Suoi manubri. Si dilungava a raccontare di un foruncolo che aveva avuto sulla nuca. Aveva sentito dire che dormiva coi guanti coperti di glicerina, per ammorbidire le Sue mani screpolate. S, era stato davvero un grande amico di casa. Era cos serio, cos brillante, cos istruito, che non le era mai riuscito di comprendere come mai un uomo della Sua abilit potesse essere cattolico. Naturalmente ci era accaduto quando era circondata dalla tenebra. Adesso che si trovava nell'intima luce, lo comprendeva benissimo. Tutti furono d'accordo nel dire che mistress Crowe era una persona deliziosa; ed essa ebbe un grande successo. Sant approvava il suo modo di procedere. N lui n lei riuscivano a trovare il modo per avvicinare direttamente Adriano. Dovevano aspettare un pochino. Intanto, non c'era niente di male, e si poteva ottener molto coltivando il quartiere inglese. E, forse, sarebbe stato bene, per il momento, non parlare di socialismo. Jerry sarebbe rimasto dov'era; e mistress Crowe avrebbe fatto meglio a trovar posto altrove. Di tanto in tanto, potevano vedersi, per confrontare le loro impressioni... E, se qualche cosa fosse accaduto, avrebbero potuto comunicare per iscritto. Cos mistress Crowe prese un appartamentino in via del Babuino, e si fece vedere alla sala da t di piazza di Spagna e dalle suore inglesi. In fondo al suo cervello c'era un desiderio ben chiaro. Essa ce lo teneva per goderselo tutta sola e di tanto in tanto, perch era donna troppo intelligente per permettere alla sua passione di impadronirsi di lei, e a quel punto del suo agire. Era la molla principale delle sue azioni, la mta dei suoi pensieri, il fine della sua esistenza; ma la teneva ben nascosta, e ben sotto il suo controllo: di tanto in tanto, nella solitaria la rispettabilit del suo carattere la riportavano entro i giusti limiti. Giocava con molta attenzione, e accresceva il numero dei suoi gettoni, quando se ne presentava l'occasione. Aveva i Liblab e le loro quattro sterline per settimana per vivere; aveva quella che chiamava la storia del Papa in suo possesso; stava impadronendosi degli inglesi devoti.

E poi, una sera, venne in possesso di un'inestimabile informazione; della quale, presto o tardi, si sarebbe servita per ottenere il suo George. Era andata in giro da sola per quelle strade nuove del Viminale che Roma moderna ha costruito imitando le residenze suburbane dei mercanti inglesi: strade nelle quali case di mattoni rossi separate l'una dall'altra stanno a una a una nel loro giardino chiuso da un cancello. Mentre passava davanti a una di queste residenze, belle, ma semplici, accesero la luce in salotto; ed essa vide tre figure sedute sul balcone, al tavolino del t. Osserv due magnifiche donne, dalla pelle candida e con i capelli biondi, evidentemente madre e figlia. Queste non le conosceva ma il terzo era George Arthur Rose. Guard attraverso le sbarre di bronzo dorato del cancello. Imbruniva. Lei sola passava per quella strada. E l, a meno di venti metri di distanza, dietro una lastra di vetro, era l'uomo che adorava. Mistress Crowe si abbandon alle sue emozioni per un minuto. Poi l'uomo e le donne si ritirarono in fondo alla stanza; e un decoroso cameriere vestito di nero tir le tendine. Per un momento, mistress Crowe credette che avrebbe preso d'assalto il cancello. Il suo cuore palpitava con violenza. Il significato dell'esperienza la colp all'improvviso. Che cosa faceva il Papa l dentro? Sapeva che andava dappertutto, ma dicevano che non mangiava e non beveva mai in compagnia, ed essa lo aveva veduto finire una tazza di t. Com'era delicato il Suo modo d'alzare il dito mignolo! Ah! Perch non era vestito di bianco come al solito? Travestito, a prendere il t in una casa privata, con due donne sconosciute! Ah, davvero, perch? Concentr in attenzione la sua furia. S... il numero della porta. Corse in fondo alla strada e lesse: via Morino. Attravers la strada, ritorn dov'era prima; e scoperse una nicchia, dove poteva nascondersi, all'ombra del muro. Vi rimase in attesa e di guardia, come un cane aspetta e sta in guardia, quando un timido gattino salito su un albero, latrando e guaendo in modo da non poter essere udito, e quasi scoppiando per l'impulso represso di balzare. Forse aspett per mezz'ora. Poi due servi scesero al cancello, lo apersero, e s'inchinarono ossequiosi a un ecclesiastico che usc sulla strada, buttandosi le pieghe del mantello sulla spalla sinistra, e s'avvi rapidamente verso via Nazionale. Mistress Crowe lo segu. Quando giunse nella luce pi viva il sacerdote sollev il mantello stringendoselo intorno alla bocca. Questo atto la decise. Sapeva che il suo George aborriva ogni sorta di imbacuccamento. Era abbastanza naturale che si imbacuccasse, ora. Non voleva essere riconosciuto. Era in incognito, con un cattivo scopo. Che avesse preferito camminare apertamente nella strada pi grande di Roma, quando avrebbe potuto scivolare per i vicoli, o prendere una carrozza, non faceva se non rendere pi certa la prova. Il suo George era l'uomo pi pazzamente coraggioso, lo sapeva. La precauzione da una parte,

annullata dall'estrema audacia dall'altra, le aveva gi notate prima, in lui. Quasi lo perdette, mentre passava davanti all'Ambasciata d'Austria, mentre passava al Ges, mentre entrava in corso Vittorio Emanuele. All'oratorio attravers, e, per la piccola piazza, entr in Banchi, dove lasci un biglietto al portiere di palazzo Attendolo. Poi torn a nascondere il Suo viso, e prosegu, attraversando il ponte provvisorio, e andando diritto alla porta del Vaticano per Borgo Vecchio. Fu fatto entrare; e mistress Crowe rimase sola, con la sua angoscia e con la sua ilarit. Usc dal colonnato sulla piazza, maledicendosi perch non Gli aveva parlato; soffrendo perch aveva veduto l'amato mentre visitava segretamente un'altra donna. Poi rise, pensando che aveva scoperto Sua Santit il Papa occupato in un volgare intrigo. La punta avvelenata di una delle emozioni la straziava. La punta dell'altra, l'avrebbe messa da parte per straziare Lui.

Capitolo XIII La sera del due ottobre, l'imperatore di Germania sedeva nel palco imperiale nella Schauspielhaus di Berlino. Davano il Guglielmo Tel Guglielmo guardava l'attore che riproduceva il genio audace il quale, con l'abilit ed il coraggio, liber un popolo dalla tirannia. Consider i fatti che si svolgevano sulla scena sentendo il valore umoristico del loro coincidere con le sue presenti intenzioni; perch la sua mente imperiale (quell'agile mente, fatta per il predominio, della quale gli intelletti inferiori, guidati dalla Pali Mail Gazette, avevano l'abitudine di farsi beffe) era a conoscenza di una certa altra scena, che non era stata ancora recitata, e che avrebberecitata egli stesso. Durante l'intervallo, entr un aiutante di campo, mentre il pubblico era assorto nelle conversazioni, e a mangiar noci, mele, Pfefferkuchen. Tese al Kaiser un portafogli chiuso a chiave. Le carte sono tutte qui? S, sire. Il direttore aspetta? E alla porta, sire. Ha ricevuto i miei ordini? Gli ordini di Vostra Maest sono stati eseguiti. Bene. Lo seguir. Adesso, andate agli uffici dei giornali; e, dopo cena, portatemi i supplementi. Mahlzeit! Il sipario s'alz sull'ultimo atto. Il pubblico fu colpito da un improvviso stupore che lo paralizz. Sulla scena, gli attori, i macchinisti, tutti quelli che facevano parte del teatro, erano raggruppati in un immenso semicerchio. Nella corda del semicerchio era una figura, sola, torva, dominante. Dapprima, fu presa per un'ardita e realistica caricatura dell'imperatore;

e nella mente dei riguardanti albeggi il timore delle pene per i delitti di lesa maest. Ma la figura parl, e il dubbio scomparve. Era l'imperatore. Tutti conoscevano quel vigoroso vocativo: Tedeschi! I tedeschi erano abituati alle manifestazioni dell'onniscienza e dell 'onnipresenza del loro capo; e, automaticamente, si disposero ad ascoltare. Egli cit l'affermazione di Herr Bebmarck al Reichstag, che ogni discorso del Kaiser contro i socialisti voleva dire un aumento di centomila voti a favore dei socialisti alle elezioni. Poi lanci una sfida. Disse che le prossime elezioni significavano una guerra al coltello, non tra lui e il suo popolo, ma tra lui e la manciata di venali demagoghi indegni di portare il sacro nome di tedeschi, i quali facevano deviare il suo popolo dalla retta via. Aperse il suo portafogli. Il socialismo, disse, comandava quattro milioni di voti. Un terzo dell'esercito tedesco era socialista. Il socialismo era il pi grande partito politico dell'impero; e aumentava ogni anno, a spese di tutti gli altri partiti. Era un corpo grande e importante. Un corpo aveva bisogno di un cervello che ne dirigesse le funzioni. Chi, dopo tutto, il capo? I demagoghi, o il Kaiser? In un momento come il presente, quando la patria era minacciata da ambo i lati, dall'anarchia e dal nemico ereditario, la gloriosa nazione germanica non doveva essere tormentata da lotte intestine. Fin qui, avevano insegnato a gran parte del suo popolo a ostacolare i suoi piani per il benessere della Germania, e cos aveva nociuto a se stesso. Avevano avuto il piacere di opporsi a lui, ma avevano protratto il loro miglioramento; perch soltanto la sua volont avrebbe governato la Germania. Pure, non voleva rimproverare il suo popolo. Era stato tradito da mentitori, deluso da pseudofilantropi traditori. Non avrebbe biasimato i tentati, ma i tentatori. I nomi dei tentatori, dei Satana in vesti umane erano: August Bebmarck, tornitore; Grillenberger, magnano; Raue, Bulermolken, Reistem, sellai; Varmol, ex ufficiale postale; Steinbern, avvocato; Vol-kenberg, magnate territoriale; Singenmann, capitalista. Metteva questi uomini in stato d'accusa, per aver illuso il buon cuore di quattro milioni di tedeschi, con dichiarazioni di disinteresse e di benevolenza e con promesse di miglioramento universale. Tacciava le loro dichiarazioni e le loro promesse di falsit; e le loro pratiche di essere corrotte al punto da aver destato l'interesse della polizia. I demagoghi socialisti erano traditori della causa stessa della quale si professavano servitori. Il loro scopo non era il miglioramento delle condizioni sociali del popolo, bens il miglioramento delle loro condizioni personali. Aveva le prove nel suo portafogli. Beb-marck, Grillenberger, Varmol, s'erano fatti corrompere rispettivamente, per marchi 100.000, 45.000 e 40.000, dal governo comunista di Francia. Raue, Bulermolken e Reistem avevano accettato il posto di fornitori di finimenti dell'esercito francese. Ognuno di essi aveva rilasciato una promessa scritta di

servirsi della sua influenza per far avere un maggior numero di voti ai socialisti. Il Kaiser lesse e mostr le promesse; e continu. Steinbern aveva venduto i verbali delle sedute di vari comitati socialisti di Hannover per marchi 300.000. (I libri furono mostrati da un aiutante di campo dell'imperatore.) Volkenberg s'era opposto, sprezzante, alla proposta di municipalizzare i suoi grandi possedimenti; Singenmann, c'erano le prove, s'era arricchito pagando con salari di fame le fatiche dei lavoratori. Questi sono i tuoi di, o Socialismo, esclam l'imperatore; il possesso di propriet private importanti, o di quel che vien chiamato un interesse nella nazione, ha rivelato le loro facce di bronzo e i loro piedi di creta. L'offerta del prezzo del sangue ha rivelato i Giuda della Patria. Comand ai suoi ascoltatori di ricordare che nel 1890 lui stesso aveva abrogato le leggi contro il socialismo e aveva congedato il persecutore Bismarck, dicendo: Die Social Democratic berlassen sie mir mit der werdeich gang alleine fertig. Disse che il suo metodo era stato quello di lasciarli liberi di lavorare per la loro salvezza: ma invano. Un cattivo albero non d buoni frutti. Non era stato il socialismo, non erano state le maggioranze e le decisioni parlamentari a dare unione all'impero germanico; erano stati l'esercito e lui, l'imperatore, il rappresentante di quel potere dello Stato il quale non soltanto aveva creato l'unit tedesca a dispetto di quelli che credevano di rappresentare il popolo, ma, in tal modo, aveva portato in ogni casa tedesca il senso della potenza nazionale. Infine, domand se gli uomini innocenti e industriosi e di gran cuore, vittime dei demagoghi socialisti, intendessero, in quella crisi della storia tedesca, seguire e obbedire gli ordini di ignobili traditori, di sfruttatori non mai abbastanza maledetti e disprezzati, di Rabagas infami; e se non volessero giurare fedelt a lui, loro Kaiser per diritto divino e sovrano legittimo, erede di Federico il Nobile, di Guglielmo il Buono e di Federico il Grande; a lui, Padre della Patria, del quale tutta la vita e tutte le energie erano consacrate a Deutschland Deutschland ber alles. Con queste parole lasci la scena e il teatro. Il pubblico, tipicamente borghese, e quindi appartenente proprio alla classe sulla quale una simile orazione doveva fare effetto, fu scosso nel profondo della sua flemmatica anima teutonica. Quando il Kaiser se ne and, non un Hoch fu pronunciato; ma una moltitudine di convertiti dalle facce severe usc dal teatro, salutando l'imperatore col fuoco della fedelt negli occhi. I tedeschi sono logici per natura. Esponete delle premesse inattaccabili; e certo un tedesco non mancher di giungere alla giusta conclusione.

Per tutta la notte tutti i giornali, escluso il Vorwaerts, mandarono fuori edizioni speciali contenenti il discorso dell'imperatore. Durante i giorni seguenti, Guglielmo stesso ripet il suo discorso nelle grandi citt dell'impero. A Essen e a Breslavia fu accolto da vere ovazioni. Dovunque la stampa diffuse le sue parole che segnavano un'epoca per tutti quelli che non le avevano potute sentire. Il buon senso tedesco preferisce l'onest, la vigorosa onest del padrone, la stessa onest scervellata, al vile tradimento il quale non ha altro movente che l'utile personale. Il buon senso tedesco pot comprendere che il Kaiser stesso era l'uomo che lavorava di pi in tutto l'impero; che la sua diligenza e le sue fatiche semplicemente sbalorditive erano assolutamente altruistiche, assolutamente impersonali; che egli non aspirava ad alcun premio tangibile; che la sua vita, la quale avrebbe potuto essere una vita di piaceri senza responsabilit e d'agi, era un giro incessante di sforzi fisici e mentali per il bene altrui. L'onore tedesco ammir e la generosit tedesca ripag. L'affascinante personalit di Guglielmo n fu finalmente riconosciuta come l'elemento principale della potenza della nazione. La sua splendida, impareggiabile fiducia in se stesso fece nascere nei suoi sudditi la fiducia in lui. Lo strattagemma dello scrutinio segreto, e la possibilit nella quale si trovava ora ogni tedesco di votare secondo la sua coscienza, ebbero l'effetto calcolato. Le elezioni mostrarono che l'enorme prestigio dell'imperatore aveva vinto, ottenendo i voti dei socialisti e dei cattolici, e i voti della Destra e della Sinistra, a sostegno della sua sovrana autorit. I giornali inglesi smisero di sogghignare; e la Pali Mail Gazette, nel plaudire al successo, si abbandon a un'orgia di complicate e novissime sgrammaticature. Il maggiordomo laico del palazzo apostolico ebbe occasione di invitare i cardinali Talacryn e Semphill a esaminare certi punti. Sento che mio dovere richiamare l'attenzione delle Vostre Eminenze, diceva egli, al fatto che Nostro Signore consuma in media circa sette scellini e sei pence di cibo e di bevande per settimana. E cosa che fa impressione. Ed , anche, ridicola. Vi prego di voler posare gli occhi su questi documenti. Sono i conti degli ultimi sei mesi. Osservate quante volte il Suo pranzo consiste in tre carote crude e due uova al burro. Carne, lo vedete, non ne mangia pi di due volte per settimana. Il pesce lo rifiuta. So che prende del muscolo di manzo, grasso di maiale e il petto di un uccello, e li mastica per un'ora. Questo spiega la sua magnifica digestione, disse Talacryn; e so che mangia carote crude per mantenersi bianca la pelle. Ma grasso di maiale! Semphill,

riuscivate a digerire il grasso di maiale, quando avevate la sua et? Io non ci riesco nemmeno adesso.

Vogliate considerare il vino, soggiunse il conte Piccino. Sua Santit non apprezza assolutamente il vino bianco... Tutto quel che posso dire che ricordo di averlo veduto prendere assai volentieri un cucchiaio da t della mia acquavite di pesca, vent'anni or sono, disse Semphill. Gli piaceva l'acquavite di pesca! Mille grazie, Eminenza. Gliene daremo una bottiglia. Non ci avevo pensato. Finora, ha preso quel che Gli abbiamo offerto; ma non ha proprio palato per le grandi marche. Si accontenta benissimo di un comune vino rosso di Citt Lavinia o Cinthyanum; e ne beve in una settimana quanto un altr'uomo ne berrebbe in un pasto. Ma la panna, e il latte di capra! Credo che se ne serva per farci il bagno! No, no, disse Semphill. Ne beve notte e giorno, questa la verit. Ha la digestione di un lattante, per il latte. Non dimenticher mai come ha bevuto mezzo litro di panna densa, mezzo litro, dico, in una fattoria, una volta che siamo usciti a passeggiare insieme. Credevo di vederlo morire sul posto. Lo pregai di prendere una delle mie pillole. Ma no; rise di me; e sta benissimo, sempre. Ma, Eminenza, credete che Sua Santit possa vivere con una simile dieta? Chi lo sa? Io non potrei. Ma forse per Lui va benissimo. In ogni modo, una creatura assolutamente incomprensibile, concluse Talacryn. Armato della fedelt di un impero unito, il Kaiser percorse il continente, diretto a Roma. Viaggiava in incognito, come Duca di Knigsberg, e scese a palazzo Caffarelli. Il mondo guardava e si meravigliava. Non si sapeva nulla delle sue intenzioni; e, di regola, i giornalisti avevano la decenza di trattenersi dal fare delle supposizioni. L'eccezione alla regola fu francese, naturalmente. La religione la grande preoccupazione di Guglielmo II. Sotto la scintillante uniforme di questo imperatore c' l'anima di un sacerdote; o meglio l'anima visionaria di un iniziato ad ancor pi vaghi misteri. Il Kaiser aspetta soltanto un'occasione per fare a Roma quello che ha gi fatto in Oriente; e cio per sopraffare la Francia, gridava monsieur Jean de Bonnefon ne\Y Eclair di Parigi. La Patrie strill subito, a commento: Lasciate che la Germania prenda la Santa Sede. Sar la fine della Germania e il principio della vendetta per Sdan. Il papato un acido che scioglier le parti mal cementate di un impero ancora troppo nuovo, j Ma non era

precisamente la religione a muovere il Kaiser. Egli aveva il buon senso di capire che la religione un fatto personale; e sebbene non perdesse mai l'occasione di affermare le sue opinioni personali in fatto di religione, l'idea di farne la regola per tutti gli uomini non gli venne mai in mente, perch la sua era una mente del tutto rivolta alla pratica. No; aveva altri piani; e stava cercando il materiale col quale costruire. Confer a lungo e segretamente col re d'Italia, uomo fatto per piacergli, governante nato, autocrate per natura, che era stato schiavo lui stesso. Discussero quel che bisognava fare. Guglielmo II aveva bisogno di spazio per una popolazione cresciuta di venti milioni in trent'anni. Vittorio Emanuele III aveva bisogno di denaro e di tempo; di denaro per rendere pi facile la vita al suo popolo, e di tempo per maturare dei miglioramenti; col denaro e col tempo, avrebbe potuto ridere dei nemici dell'Italia, delle societ segrete e del clero... Il clero? obiett il Kaiser. Ma siete proprio certo che il clero sia vostro nemico? S, in fondo al cuore, mio nemico. Non capite che li abbiamo derubati? Non sapete che questo stesso palazzo del Quirinale, nel quale ricevo la Vostra Imperiale Maest, propriet proveniente da un furto? S, s. Ma questo inglese? Certo vede le cose in modo diverso. Fino a un certo punto. Ma non pu estirpare in un momento l'odio e l'invidia con i quali il clero che abbiamo spossessato considera me e la mia Casa. Per circa quarant'anni, il clero ha insegnato al popolo a odiarci. Un'erbaccia come questa non si pu sradicare in un momento. Ha radici profonde. Forse, in un'altra generazione... Basta! E intanto? Intanto che cosa? Insomma, il Papa non ha reso il vivere pi facile per noi? S, in certo modo. Ma qual il Suo scopo? Quale concessione, per esempio?... Non pare che si sia lasciata aperta la strada per estorcere delle concessioni. Ma forse che la Vostra Imperiale Maest ha mai sentito parlare di un prete che desse qualche cosa per nulla? Uno dei miei cardinali mi dice che un pazzo, il quale posa a primitivo, ad apostolo. Ah! Per un apostolo primitivo ha metodi singolarmente dittatoriali. Avete letto le Sue epistole e le Sue accuse ai socialisti, per esempio? Certo. E le approvo pienamente. Mi hanno molto aiutato a trattare con alcuni ribelli del mio impero. Oh, nessuno potrebbe dir male dei Suoi sentimenti... fino ad ora. Ma sono cos fuori del comune, cos extra-pontificali, che viene da domandarsi che cosa nascondano.

Vostra Maest sicura che nascondano qualche cosa? No. Naturalmente non ho modo di giungere alla certezza. Non la si potrebbe avere se non dal Papa stesso; e, anche da Lui, se volesse darcela. Vostra Maest Gli ha fatto delle domande? No, certo. Continuiamo a non comprenderci, reciprocamente. La Vostra Imperiale Maest sa che non vi sono comunicazioni tra il mio governo e il Vaticano. Tutto quel che ci arriva, sentito dire; e tutto quel che giunge loro chiacchiera. Perch non chiedete ad Adriano di ricevervi... voi, in persona? Immagino che non vorrebbe rifiutare. Forse no. Credo sia andato preparando per me una trappola di questo genere. Ma non mi fido dei greci nemmeno quando portano doni. A proposito, pare che reciti le Sue preghiere in greco. Sto per chiedere a Sua Santit di ricevermi. Il caso di Vostra Maest Imperiale diverso. Voi non riceverete nuovi insulti e nuove umiliazioni. Che cosa volete dire? Voglio dire che ho bene in mente tutte le punture ecclesiastiche somministrate a mio padre e a mio nonno. Punture? Perch le chiamate punture? Per esempio, nel 1878, Pio IX, dal Suo letto di morte, mand la riconciliazione a mio nonno, che era scomunicato, e che pot cos morire nell'abbraccio del Signore. Poco dopo, mor anche Pio IX. Mio padre volle contraccambiare il favore, e mand il suo aiutante a portare le sue condoglianze al conclave. Leone, il quale era allora camerlengo, ordin alla Guardia svizzera di non permettere l'accesso alle porte di bronzo all'inviato del re, e di rifiutare anche il messaggio. Molto clericale!, disse l'imperatore; e medit un momento. Poi: Vostra Maest verrebbe in Vaticano con me? No, sire. Non andr mai in Vaticano, rispose il re. Un telegramma firmato Wilhelm i. r. e indirizzato al principe vescovo di Breslavia, port il cardinale Popk dal suo sovrano, all'Ambasciata tedesca di Roma. Nel sentire le intenzioni del Kaiser, fece del suo meglio per dissuaderlo; e gli fu chiesto laconicamente di spiegarsi.

Maest, disse Sua Eminenza, da un simile incontro non pu venire nulla di buono, e pu venire molto male. Il Nostro Santo Padre inglese; e, come inglese, possiede la qualit inglese del cinismo. Con lui, 'Et Petro et Nobis', al massimo grado. E uomo di forti simpatie e antipatie, fervente patriota, e perci fervente antitedesco... Vostra Eminenza lo sa di certo? Non ho informazioni esplicite; ma, visto in quale stima ci tengono quegli isolani, giudico sia cos. Sire, vi scongiuro di fermarvi. Vi scongiuro, vi scongiuro, in nome dei vostri fedeli sudditi cattolici di non esporre la vostra imperiale persona al rischio di un affronto. Proprio un affronto! Maest, ricordate quel che accadde la prima volta che visitaste Papa Leone. Guglielmo II rise. Cardinale, siete un buonissimo tedesco, e... s, uno strano cattolico. Sire, io distinguo. Io obbedisco implicitamente ad Adriano come Vicario di Cristo; e mi antipatico come inglese cinico. Desidero che Vostra Maest non possa avere l'occasione di provare antipatia per questo inglese che il direttore spirituale dei Vostri leali sudditi cattolici. La sollecitudine di Vostra Eminenza vi fa molto onore. Ma ho conosciuto inglesi che ammiro immensamente per certe qualit che possiedono e che mancano a noi tedeschi. Quel che avete detto punge la mia curiosit. Desidero conoscere questo inglese; e desidero che Vostra Eminenza prepari il colloquio. Vi prometto che, mi faccia subire o no un affronto, non affligger i miei sudditi cattolici con un'altra Kulturkampf, se questo che temete. Comunque, se ancora esitate a rendere un servigio al vostro Kaiser, far che si occupi della cosa la mia Legazione; o meglio, mi rivolger al cardinale vescovo di Albano, che ha risieduto a Monaco. Il cardinale vescovo di Breslavia and al Vaticano senza pi proferir verbo; e il Sommo Pontefice acconsent a ricevere il Kaiser. Adriano pass un'ora di terrore. Il compito di trattare con un imperatore... era incline ad allontanare da S quel colloquio, come cosa troppo grande per Lui. Ma era curioso di sapere che cosa volesse il Kaiser. Colui il quale siede sul trono di Pietro guarda tutto il mondo e sa che vi trover nemici e seguaci. Adriano era anche curioso di vedere la persona e di conoscere l'intelletto dell'uomo ch'Egli invariabilmente aveva difeso come il solo sovrano d'Europa la cui condotta

indicasse fede nel suo diritto divino alla sovranit; e come una delle poche persone simpatiche del mondo che possano considerare il loro intelletto e persuadersi che di molto valore. Adriano si interessava di Guglielmo II come di un esemplare estremamente fine del tipo assoluto. Eppure... esitava a entrare in strette relazioni con lui, perch... ebbene, tra l'altro, perch non Gli piaceva essere dominato, e quel militare arcangelo Michele che veniva dalle alte cime della montagna degli Hohenzollern certo avrebbe puzzato di caserma. Tuttavia, papi avevano ricevuto imperatori prima di allora; e non erano sempre stati gli imperatori a farla da padroni. Ma avrebbe potuto amarlo? In ogni modo, poteva cercare di risparmiargli dei fastidi. E quale era mai lo scopo del Kaiser? Sapeva che si desiderava qualche cosa da Lui; e temeva... temeva di dire, al solito, pi di quanto intendesse dire, e di dare, al solito, pi di quanto non fosse necessario dare. Ma a questo si poteva porre rimedio. Per quell'occasione, si sarebbe fatta questa regola: Ascolta poco, chiedi meno, afferma pochissimo e non concedere nulla. Bene! Cos avrebbe fatto. Fece mettere un paio di poltrone nella sala del trono, e un tavolino con sigarette, cartine da sigarette e tabacco, la mistura Granchio, inventata da George Arthur Rose. Egli sedette su una delle sedie vicine alla finestra; prese una piccola pisside d'oro che teneva in petto, e la tenne tra le mani mentre aspettava l'arrivo dell'imperatore. I Suoi occhi si fecero tranquilli e gravi. Le Sue labbra si muovevano rapide. Una singolare serenit lo ispirava... L'annunciatore dei sovrani annunci: Il Duca di Knigsberg. La visita di Vostra Maest Ci fa molto piacere, fu il saluto dell'Apostolo al Kaiser, pronunciato con la chiara voce giovanile che era cos ben conosciuta a Roma. I due potentati si misurarono l'un l'altro con un'occhiata. L'imperatore, vestito da sera con semplice eleganza, con nastro, croce e stella, aveva la testa leggermente conica che distingue il pensatore e l'uomo ostinato di semplice carattere. Il Papa, di un anno pi giovane di lui, dava un'impressione di pura semplicit, col Suo vestito bianco e col Suo bianco viso intento. Egli ricordava il teutonico bacio di Guglielmo al suo indignato predecessore; e, quando il Kaiser Gli si avvicin, gli strinse la mano all'inglese, in quel modo che pare voglia dire: ho piacere-di-vedervi-ma-statevene-lontano. I manubri a molla erano serviti a dare al Papa una stretta di mano simile a una morsa, e un braccio che pareva uno stantuffo d'acciaio. L'imperatore sbatt gli occhi una volta. Sono grato a Vostra Santit di volermi ricevere cos, senza cerimonie. Il Papa chin il capo; accenn una sedia all'ospite, offerse le sigarette. Ne arrotol una per S, l'accese, e sedette.

Ho il piacere di congratularmi personalmente con Vostra Santit per la Vostra elezione; e spero che Dio vorr concedervi molti anni, durante i quali governerete la Vostra parte del Suo popolo bene e saggiamente. E Nostra sincera speranza che il Nostro modo di nutrire il gregge di Cristo possa essere gradito. Ho molti cattolici nel mio impero; e posso dire che le loro virt meritano la mia pi piena approvazione. Il Papa torn a chinare il capo. Mi dicono che Vostra Santit non mai stata in Germania. No. La Nostra vita, fino ad ora, stata priva d'importanza. Siamo quasi ignoranti del mondo e degli uomini; se non forse, dal punto di vista dell'osservatore estraneo e dello studioso. La mia santa madre soleva citare un proverbio inglese, il quale dice che gli spettatori son quelli che vedono meglio il giuoco. Tutti i proverbi inglesi positivi hanno il loro corrispondente negativo. La lontananza fa pi amoroso il cuore. Lontan dagli occhi, lontan dal cuore. Il proverbio di Vostra Maest contraddetto da: Soltanto il rospo che s' trovato sotto l'erpice ne ha contato i denti. Vogliamo dire che abbiamo imparato molto di quel che vien fatto, ma molto poco dei particolari dell'esecuzione. Ah, questo, naturalmente, s'impara con la pratica, o dono ereditario. O s'acquista con l'ufficio. Temo di non aver ben capito. Il Papa temette, all'improvviso, di essersi reso colpevole di una specie di insistenza, con la quale aveva richiesto la piet e la considerazione di quel possente imperatore per la Sua origine plebea e per la Sua inesperienza. Era questo il Suo modo di non rivelare i Suoi crucci? S'affrett ad allontanare la conversazione da Se stesso. Il Nostro predecessore, san Pietro, era un plebeo illetterato; ma, per dono della divina Grazia, fu messo in grado di portare le chiavi del regno dei Cieli, e di meritarsi la immortale palma laggi, presso l'obelisco.

Ah, s. E confido che Vostra Santit possa avere altrettanto. E non dubito che lo potr avere. Pare che l'Onnipotente conceda in grado eminente il Suo favore agli uomini della nostra nazione. Della nostra nazione? S, Vostra Santit ricorda certo che, per nascita, io sono mezzo inglese. Oh, s davvero. Ma, Maest, in Inghilterra vi si considera assolutamente tedesco. In Inghilterra sono molto mal compreso. Di nuovo il capo inclinato in silenzio fece continuare l'imperatore. E sono stato, anche, molto mal compreso in Germania. Gli inglesi sospettano ch'io stia complottando contro l'Inghilterra; e il mio impero mi ha sospettato di certe tendenze anglofile che potrebbero opporsi all'adempimento dei doveri nell'interesse della Germania! E tutti e due i sospetti sono egualmente gratuiti. Tutti e due. Se si tratta di doveri, penso prima agli interessi della Germania; proprio per poter curare questi interessi, debbo curare l'amicizia dell'Inghilterra. Personalmente, apprezzo assai molte qualit inglesi, come sanno molti dei miei amici inglesi. E naturalmente, bench fosse, in certo modo, una persona terribile, avevo una immensa ammirazione per la mia non mai abbastanza lodata nonna, la vostra grande Regina Vittoria. Quella era una Donna, una Regina... Su questo punto, il comportamento di Vostra Maest fu magnifico. Noi stessi vi vedemmo alle sue esequie; notammo il vostro aspetto e il vostro contegno; e onorammo la vostra splendida piet. Allora, il sentimento dell'Inghilterra a vostro riguardo fu unanime. Il Kaiser era commosso. Il suo braccio sinistro si mosse nervosamente una volta o due. Le parole di Vostra Santit... e mosse gli occhi feroci ... mi sono molto gradite. Ma, da allora, che cosa ho fatto, per perdere... Maest, per gli inglesi, voi incarnate la Germania. Sono la Germania. Non di Vostra Maest che l'Inghilterra non si fida, ma dei tedeschi. Ma perch, ma perch? Gli inglesi dicono: 'Va benissimo dissimulare il vostro amore; ma perch mi avete buttato a calci gi per le scale?' Essi non credono nei sentimenti dell'amicizia di Vostra Maest, perch commettono il comune errore di confondere il particolare con l'universale. Vostra Maest il capro espiatorio.

Danno a voi la colpa dell'esecrabile cattivo gusto dei vostri giornalisti e dell'ombrosa diplomazia dei vostri uomini di Stato; e se la prendono con voi. Vostra Santit al corrente delle difficolt con le quali debbo combattere? Siamo letteralmente stupiti dell'inerzia, della stupidit, della leggerezza, dell'incostanza del materiale che i governanti debbono dirigere, moderare, formare. Siamo perfettamente d'accordo con Vostra Maest nel riconoscere le difficolt che riempiono la vostra vita. E anche, per scendere ai particolari, conosciamo ed approviamo il vostro metodo ammirevole nel trattare coi demagoghi. Sono lieto di sentire questo. Ho piacere di sapere che c' un punto sul quale posso andare d'accordo con Vostra Santit. Confidiamo vi siano molti punti sui quali non possiamo andare d'accordo con Vostra Maest. Il Kaiser rimase stupito. Non capisco, disse. Completo accordo vuol dire completo ristagno. Il disaccordo vuol dire, per lo meno, attivit; e soltanto per mezzo dell'attivit il Meglio vien fatto manifesto e approvato. Santit, vi domando perdono. Capisco. Questa una giusta dottrina, e da ricordare, in ogni tempo. Debbo cercar di ricordare le Vostre belle parole; perch il Meglio che sto cercando per la Germania. E la Germania non lo trover mai nel socialismo, il quale ha per scopo quella ridicola impossibilit che chiamano Eguaglianza, e che vuol dire che B, senza far nulla, deve ottenere quello che A, ha guadagnato per mezzo della sua attivit. Tutta la storia mostra che dal conflitto soltanto Aristos emerge. Questa una verit sulla quale bisogna insistere. Allo stesso tempo, siamo molto lieti di vedere che Vostra Maest stata ispirata nel distinguere tra i ciarlatani e coloro che essi ingannano. Molte ingiustizie sono fatte all'umanit sofferente da quelli che non vogliono darsi la pena di ricordare che, quando l'uomo naturale ferito, si mette a urlare e afferra la medicina pi a portata di mano. Il saggio governante cerca di far del bene ai suoi sudditi andando direttamente alla radice del male, strappando la causa stessa del dolore. Ma non dobbiamo fare la predica a Vostra Maest. Senza dubbio Vostra Maest aveva una precisa ragione, nel venire da Noi? S; certo avevo uno scopo preciso; ma non avevo un'idea di dover discutere con un

Pontefice il quale avesse una cos completa intuizione dei miei sentimenti imperiali. E Nostro ufficio simpatizzare con tutti quelli che lavorano per il Meglio. La cortesia con la quale Vostra Santit mi ha ricevuto, e le indimenticabili verit che cos nobilmente avete enunciato, rendono molto pi facile il mio compito. Desideravo consultare Vostra Santit, per conoscere i Vostri sentimenti su certe questioni. In questo momento, lo sapete, la mia frontiera orientale minacciata dalla Russia, la mia frontiera occidentale dalla Francia; e sulle mie frontiere meridionali v' una terza e pi complicata difficolt. I tedeschi dell'Austria hanno fatto una petizione per essere ammessi a far parte dell'impero tedesco. Potete annetterli... annetterli? Sarebbe ben fatto? Santit, lo debbo: come imperatore di Germania, debbo proteggere i tedeschi. Fin che Francesco Giuseppe viveva, i suoi sudditi tedeschi erano contenti di vivere in Austria come austriaci. Ora che la Boemia e l'Ungheria si stanno separando dall'Austria, non sono pi contenti. L'Austria non pi. I frammenti che la componevano sono staccati gli uni dagli altri, per sempre. E... La Polonia? Santit, nel mio impero non c' Polonia. No? Vostra Maest crede che i tedeschi dell'Austria sarebbero pi felici sotto il vostro governo. probabile che troviate opposizione, se li annetterete? Una terribile opposizione. La Francia e la Russia dichiareranno immediatamente la guerra. Con quale probabilit di successo? Senza nessuna probabilit di successo. Il mio glorioso esercito tedesco e la mia gloriosa flotta tedesca conquisteranno la Francia e la Russia. Maest! Maest! Eppure... vi siete reso grato a centinaia di migliaia di rifugiati francesi. Per la graziosa iniziativa di Vostra Santit. Potete ben credere che tutta la Francia cristiana pronta a diventare tedesca; o inglese; per pura gratitudine. Ma la Russia... la Russia immensa... immensamente potente. Scusatemi, Santit; ma leggete i giornali inglesi? Diciannove, con molta attenzione; trentasette, dai quali vengono scelti dei ritagli perch Noi li leggiamo.

I giornali inglesi sono ben informati e degni di fede? I quotidiani da un penny e da tre penny, i settimanali da tre penny, i mensili da uno scellino e da mezza corona, in generale, sono ben informati e degni di fede. Bene. E allora dico a Vostra Santit quel che dice un giornale quotidiano inglese da un penny: che la Russia non potente dal punto di vista militare. La grande maggioranza dei suoi ufficiali incapace in modo abietto. I soldati sono tutti reclutati tra i contadini; e, a quanto ammettono i loro stessi generali, non c' da fidarsi di loro. Non hanno n intelligenza n iniziativa; non sanno come si debba ubbidire, e i loro ufficiali non sanno come si debba comandare. La vittoria del Giappone non ha insegnato nulla alla Russia. E, per di pi, tra i patrioti russi, nord, sud, est e ovest, c' stato, per anni, il singolare desiderio di soggiacere a un'enorme disfatta da parte di una potenza europea. Soltanto cos, dicono, potranno essere liberati dall'opprimente e anarchica tirannia sotto la quale soffre tutto il paese. Anche supponendo che la Russia sia unita, e non lo , dico che non ha probabilit di successo finale contro la flotta e l'esercito tedesco. Dico che il numero dei suoi abitanti ha ispirato un timore esagerato e senza base della sua potenza militare. Io dico che soltanto le fanfaronate (fanfaronate, se Vostra Santit mi permette di dire cos) le sono utili. E la Russia continuer con le sue fanfaronate, fin che non trovi l'opposizione di una volont decisa, sulla quale non vi sia possibilit di errore. Il timore della Russia somiglia al timore di un bimbo per una maschera brutta. Se la Russia dovesse passare le mie frontiere, marcerebbe verso la sua completa rovina. E, cosa migliore d'ogni altra, i russi lo sanno bene quanto me. Pare che Vostra Maest abbia studiato la cosa. Ebbene, conquisterete la Francia e la Russia. E poi? Le annetter al mio impero. Ed probabile, allora, che incontriate opposizioni? Non lo so. Sto per discutere con mio zio su questo punto. Intanto, i miei ambasciatori stanno consultando il signor Chamberlain e il signor Roosevelt; e io sto consultando il mio regale cugino, il re d'Italia. Ah... il re d'Italia! E che cosa desidera da Noi Vostra Maest? Sarei lieto di conoscere l'atteggiamento che Vostra Santit prescriver ai cattolici del mio impero e agli altri cattolici se mi metter ad attuare questi progetti. Perch? Perch, ora, i miei sudditi cattolici sono fedeli. Non permetterei ad alcuno dei miei sudditi di non essere fedele. Desidero dare ad essi ogni libert in materia di religione; ma non potrei tollerare alcuna opposizione alla politica del mio Stato.

Per quanto riguarda la Polonia... Non c' Polonia. Il Papa pos la mano sul tavolo... pontificalmente. Vuole Vostra Maest, per ragioni di discussione, consentire ad immaginare un paese chiamato Polonia, in parte russo, in parte tedesco, abitato da una stirpe che non n tedesca n russa, da una stirpe molto tenace nelle sue tradizioni? Nell'eventualit della Vostra annessione della Francia e della Russia, per esempio, e dell'Austria, la quale composta di sedici razze diverse, le quali parlano trentadue diverse lingue, le varie nazionalit slave dei parti, dei medi e degli elamiti... Dei parti, dei medi e degli elamiti? S, dei croati, degli sloveni, dei dalmati; e gli abitanti della Boemia e dell'Erzegovina, per non dir nulla dei cechi e dei magiari; dicevo: nell'eventualit di una vostra annessione di tutti questi popoli, dovreste preoccuparvi delle caratteristiche razziali dei vostri nuovi sudditi. Ora, allo stesso tempo, non fareste bene a considerare le caratteristiche razziali della Polonia? In qual modo? Per esempio, concedereste alla Polonia la lingua polacca, un re polacco e una sua costituzione, sotto la vostra imperiale sovranit? Vostra Santit intende qualche cosa che abbia la natura di una federazione, come quella che il Vostro paese ha adottato con tanto successo? S, per dire in breve. Non ci avevo pensato. E cosa che merita la mia profonda considerazione. E che cosa sarebbe degli altri frammenti dell'Austria, e degli Stati Balcanici? Non lo so. Il sultano avrebbe da dire la sua. E che cosa direbbe? Debbo dire a Vostra Santit che la Turchia mi ha molto deluso. La consideravo come la potenza militare la cui capacit di trattenere la Russia e di prevenire lo strangolamento politico della Germania in Europa tenendo aperte le porte dell'Oriente doveva essere rafforzata ad ogni costo. Perci, praticamente fui io a riarmare le forze del sultano; e una quantit di giovani ufficiali turchi pass nelle mie scuole militari. Si pu dire che io abbia costituito l'esercito turco. E tutto per niente. Il nuovo sultano mi ha tradito. Adesso, temo che la Turchia sar pi influenzata dall'Inghilterra e dall'Italia che da me. Forse che quel re cieco? Mio zio? No. Il re d'Italia. Non ch'io sappia. Perch Vostra Santit mi fa questa domanda? Il Sommo Pontefice si alz. Ringraziamo Vostra Maest per la sincerit della Vostra conversazione; e vi assicuriamo del nostro benvolere. Penseremo alle cose delle quali ci avete parlato.

Speravo di... Ma non si poteva sbagliare nel considerare quel volto suggellato. E Guglielmo II era uno degli uomini pi intelligenti del mondo; ed era, anche, mezzo inglese. Sarei molto obbligato a Vostra Santit se volesse scrivere quella dottrina d'Aristos. L'apprezzerei assai. Il Papa and a uno scrittoio, e scrisse due righe con la sua meravigliosa grafia del secolo decimoquinto. Questo sar uno dei retaggi degli Hohenzollern, disse il Kaiser. Possa Dio guidarvi, figlio amato. In quel pomeriggio, Adriano and a passeggiare col cardinale Semphill per via Nomentana, fino a Santa Agnese fuori le mura. Era uno di quei pomeriggi dell'autunno romano assolutamente deliziosi, quando una passeggiata un colmo di gioia vivace, col pensiero di una tazza di t al suo termine. Parlarono di libri e specialmente di romanzi; e Sua Eminenza afferm che i romanzi di Anthony Trollope, in complesso, gli davano la maggiore soddisfazione. C'era in essi, afferm, molto di pi di quanto non si credesse. Il Papa ammise che fossero di lettura molto piacevole e facile, deliziosamente anodina. Le sue preferenze andavano all 'Esmond di Thackeray. Ma non si sarebbe compromesso, approvando tutte le opere di uno scrittore, semplicemente perch nessun uomo era in grado di essere sempre al suo meglio. Nel passare da Porta Pia a via Venti Settembre, Adriano accenn al palazzo a sinistra della porta, e disse: Ci siete mai stato? No, Santit. Per lo meno, non ci sono pi stato da quando porto questo. E indic il suo mantello scarlatto. Non credete che ci offrirebbero una tazza di t, se la domandassimo con molta cortesia? Il cardinale rise malizioso. Credo che l'ambasciatore inglese sarebbe lietissimo di fare la conoscenza di Vostra Santit prendendo una tazza di t. Adriano suon il campanello. Semphill, disse mentre aspettavano sulla porta, se vi saranno delle signore, vi preghiamo di parlare con loro, e di lasciare a Noi l'ambasciatore. Sir Francis era in casa. E si mostr molto onorato. Altrettanto fecero i due segretari. E non c'erano signore. E c'era il t. Il cardinale Semphill si dedic ai segretari; e raccont loro storielle allegre che trattavano di preti. Essi risero enormemente alle storielle (che erano spiritose) insieme al prete ancor pi spiritoso che le raccontava. Il Papa disse all'ambasciatore che aveva ricevuto quella mattina la visita del Duca di Knigsberg; e poi cambi discorso e chiese

dove si potessero trovare delle belle carte geografiche. Sir Francis fece il nome di Stanford of Longacre; e si mostr molto interessato. C'era forse qualche carta che Sua Santit desiderasse consultare in particolare? Erano piuttosto ben forniti di carte geografiche, all'ambasciata. Forse il Santo Padre si sarebbe degnato... No, grazie, Sir Francis. Se mi facessi prestare da voi delle carte geografiche vi farebbero delle interrogazioni in parlamento. E Lady Wilborne avr uno svenimento se verr a sapere che avete offerto il t alla Bestia a dieci corna. Non ho paura di questo, Santit. No, s'intende. Ma Stanford Ci dar tutte le informazioni delle quali abbiamo bisogno... a meno che voi non Ci vogliate dire... (con concentrato interesse)... che cosa far l'Inghilterra nella crisi attuale. Posso dire a Vostra Santit una cosa che l'Inghilterra ha fatto; e che sar pubblicata nel Times di domani. L'Inghilterra e la Turchia, le due grandi potenze musulmane, sono legate da oggi da un'alleanza offensiva e difensiva. Il che vuol dire che gli interessi dell'Inghilterra stanno in Asia e in Africa; e non in Europa. L'ambasciatore ebbe un leggero sobbalzo. Posso sapere perch Vostra Santit la pensa cos? Adriano s'alz e gli strinse la mano. Perch l'Inghilterra era gi alleata del Giappone; perch ha una conscia simpatia per i barbari. Sostituite 'successo' a 'simpatia' nella mia ultima frase, se preferite. E, vi prego, ricordate che questo non un discorso infallibile. Tuttavia un discorso sagace in modo stupefacente, disse l'ambasciatore con una smorfia allegra. Grazie per il vostro t. Stanford, avete detto? E, Sir Francis, non ci sono porte chiuse, in Vaticano. Adriano discorse di varie cose per il resto della serata; e sogn industriosamente tutta la notte: prima di certi portenti che avevano rapporto con le nocche degli imperatori; poi di terribili carte geografiche sulle quali bisognava camminare strisciando; e finalmente fece il Suo sogno consueto e favorito: gli pareva di essere invisibile e completamente nudo e fornito di grandi ali bianche e piumose, e di volare, col moto di chi nuota, sopra e tra gli uomini, vedendo, vedendo, vedendo, facilmente, e con enormi improvvise discese. Al mattino, vi fu

la reazione. Egli fu disattento; desider essere solo. Lo lasciarono solo; e per parecchi giorni Egli fu inaccessibile; e scrisse e bruci molto di quello che scrisse. Il palazzo, con i suoi cinquanta edifici separati, con le sue undicimila stanze, i suoi quattordici cortili, era vivo del brusio della popolazione d'una piccola citt. Lass, in quelle piccole stanze sotto il tetto, nell'ampia e deliziosa quiete del colle vaticano, Egli trovava la pace. Pensava per ore di seguito, fumando una sigaretta dopo l'altra, guardando fuori dalla finestra o oltre i prati autunnali. A volte, rimaneva rapito a contemplare la perfetta bellezza della Sua nuova croce, carezzandola dolcemente con dita delicate. Arriv da Londra un atlante di grandi carte geografiche. Egli le attacc con degli spilli sulle pareti coperte di carta marrone e medit a lungo su di esse. Di notte s'alzava spesso e si metteva a guardarle, fin che il petto Gli doleva e le braccia Gli si irrigidivano, per il peso della lampada. Mand una lettera olografa al re di Spagna; e ricevette una risposta che Gli illumin il volto. Concentr il pensiero sul futuro. Cominci a fare i Suoi piani. Ai primi di novembre, firm il decreto di canonizzazione di Madame Jehane de Lys, comunemente chiamata Giovanna d'Arco; e simultaneamente pubblic VEpistola ai tedeschi. Molto pochi compresero l'intimo valore del paradosso. I francesi rimasti cristiani furono tanto lieti dell'onore accordato alla loro eroina nazionale che non compresero il significato dell' Epistola. I tedeschi erano tanto occupati dal contenuto dell' Epistola che la glorificazione di una francese pass inosservata. In Inghilterra pensarono che il Pontefice stesse cercando la Sua strada. Il Worldly Christian domandava ai suoi lettori che cosa si erano mai aspettati da un gesuita; e il Daily Anagraph Lo paragon a Machiavelli. Certo l'Epistola ai tedeschi non era tanto notevole per i suoi argomenti quanto per le sue idee. Era un capolavoro di quella che Walt Whitman chiama rivelazione fatta con deboli argomenti indiretti. Il Kaiser non sapeva se doveva esserne soddisfatto o insoddisfatto. Adriano lodava la razza teutonica per le sue abitudini poetiche (nel significato greco di creative) e diligenti. Si soffermava con ammirazione a dire dei molti benefici che la civilt deve alle facolt costruttive tedesche. Ma diceva anche che in ogni parte, fisica e intellettuale, della vita tedesca mancava l'elemento d'aria aperta e d'aria pura. Avete bisogno di spazio, di libero movimento di mente e di corpo. Il ristagno produce purulenza, rancorosa, soffocante, acida. Pensare a lungo a cattivi disegni non pu portare soddisfazione; n la portano il ferro o il sangue; ma soltanto l'oro dell'Amore. Perci, beneamati figli, cercate la vostra salvezza nell'amore. Prima di tutto, amatevi l'un l'altro; siate pazienti, sapendo che l'Amore si manifesta con l'obbedienza e avr grandissimo premio.

Capitolo XIV Jerry Sant vide mistress Crowe andare in giro in carrozza con delle signore che portavano cappellini alla moda. L'esperienza personale lo metteva in condizioni di riconoscere il vero aspri. Tre o quattro volte l'incontr col suo vestito violetto, mentre si recava a una serata. Da questo dedusse che si divertiva; e, poich questa era cosa affatto contraria ai princpi del socialismo, perch nessuno si deve divertire se non sotto la supervisione dei socialisti, si mise una cravatta rossa e l'and a trovare. Era un giorno piovoso; mistress Crowe non aveva niente da fare; e non le dispiaceva parlare di s. Mentre guardava la fiorente e sudata volgarit di lui, era un balsamo per la sua vanit raccontare a quel plebeo quali patrizi avesse ammaliato: l'onorevole signora Questa, la baronessa von Quella, e Lady Comesichiama dell'Altro. Erano state tanto cortesi. I loro t e le loro partite di bridge erano tanto chic. Si incontrava, da loro, gente tanto per bene, e di Nizza, sapete. Avevano modi cos stupefacenti. Mistress Crowe era riuscita perfino a vedere uno di loro bere la minestra da un piatto.

Jerry s'era fatto sempre pi scuro, mentr'essa parlava; e alla fine scoppi: Io sono abbastanza ben educato per non mangiare la minestra in questo modo. Io la mangio col cucchiaio. Naturalmente, mister Sant. Ma queste americane non hanno educazione. S, va bene; ma di queste cose abbiamo discorso abbastanza. Sentite, adesso; vi ho lasciato fare a modo vostro per un po'; e mi pare che sia venuto il tempo di presentarmi a qualcuno dei vostri amici eleganti. Non mi ci diverto, all'albergo; e poi, me lo dovete. Mistress Crowe pens che era una bella seccatura; ma non poteva litigare con chi aveva il portafogli. Certo, se vi pare consigliabile, io non desidero tenervi in secondo piano. Ma davvero, non so come potrei portarvi con me, come vorreste. Vedete, voi non conoscete nessuna di queste persone. E che cosa importa? Ma s, dico, dovreste essere presentato. E voi, come vi siete presentata? Oh, ma io mi sono convertita! Uhm! Bene. Sappiate che non ho deciso di convertirmi anch'io, come dite voi. No, non mi pare che lo farete. E mi pare che sia un peccato, sapete; perch sono certa che, poi, non avreste pi nessuna difficolt. Ma io non ne voglio sapere! Forse, se dicessi che state pensando di... S, questo si potrebbe fare. Ma sentite, insomma. Perch non mi potete presentare? Oh, ma impossibile. La gente vorrebbe sapere che cosa siete per me. Sono il vostro ufficiale pagatore. Oh, come potete dire queste cose! Lo sono pure. S, so che lo siete; ma non c' bisogno di dirlo cos brutalmente. Vi dir io quel che potrei fare. Venite alla sala da t, in piazza di Spagna, ogni giorno, dalle quattro alle cinque. Domani o dopodomani, io ci verr di sicuro, con qualche amico; e, se mi farete un inchino, vi potr riconoscere e vi potr chiedere di sedere al mio tavolino. Va bene, far cos. Ma chi pagher il t? A volte io, a volte quelli che sono con me. Va bene; allora verr. E fate di avere un po' di buone cose, focaccine e dolci, eccetera eccetera. Pagher io; non ci bader, se dovr spendere tre scellini, pur che possa conoscere qualcuno di quegli zerbinotti.

Va bene. Ma ricordatevi che state pensando a farvi cattolico. Non vero. Santo Cielo, mister Sant, deve essere cos. Allora, si interesseranno di voi, e vi inviteranno ai loro ricevimenti. Ah, allora va bene. Chi questo mister Sant? disse un picto a un irlandese (il quale metteva l'articolo davanti al suo cognome). La stessa domanda fu formulata a un ricevimento in casa di mistress O'Jade, in palazzo Campello, una settimana circa dopo la precedente confabulazione. Davvero non so altro di lui, se non che amico di quella mistress Crowe che si convert l'altro giorno. S' convertito anche lui? No, non ancora; ma dicono che probabile si converta. Sono tutti e due dei Liblab, sapete. Oh, s, naturalmente, ho letto i loro nomi nei giornali. Che trionfo per la Chiesa! E che ve ne pare di lui? Oh, pare che faccia abbastanza sul serio; ma non mi pare che abbia molto da dire. E non mi pare che sia un gentiluomo, sapete. Adriano era seduto a capo di una delle Sue lunghe tavole ignude. Alla Sua destra e alla Sua sinistra stavano quattro grandi panieri numerati. All'altro capo della tavola era un enorme sacco di cuoio, che conteneva la posta pontificia. Ai due lati della tavola stavano i due gentiluomini della Camera Apostolica, con stiletti. Il Papa aperse il sacco; e Sir John e Sir Iulo, l'uno dopo l'altro, presero dal sacco una manciata di lettere, e le misero davanti a Lui. Egli osservava la scrittura di ognuna; e diceva il numero di uno dei quattro panieri, nel quale la missiva cos designata veniva gettata. Quando il sacco fu vuoto, si occuparono del contenuto dei panieri. Tutte le lettere del primo erano indirizzate a Sua Santit il Papa, Prefetto della Santa Romana e Universale Inquisizione. Adriano prese lo stiletto di Sir Iulo, e apr tutte le buste presentategli da Sir John. Cos venivano rimesse nel paniere, e mandate al cardinale segretario di Stato, perch se ne occupasse. I due gentiluomini sedettero alla tavola: apersero le buste del secondo paniere, e le misero a portata del Papa. Erano lettere il cui indirizzo era scritto con caratteri a Lui noti. Adriano leggeva le lettere, e le disponeva in gruppi separati, davanti a S; ogni gruppo aveva per fermacarte un minuscolo lingotto di rame puro, del quale Egli ammirava immensamente il colore. Due lettere vennero poste coll'indi-

rizzo rivolto alla tavola. Le buste del terzo paniere furono aperte dai due gentiluomini, i quali ne estrassero anche le lettere; Adriano non fece che guardarle e ordinarle. Il quarto paniere conteneva giornali che Sir John apriva, cercando i passi segnati. Se ve n'erano, Sir Iulo apriva il giornale e lo metteva sul tavolo; altrimenti il giornale, stracciato, tornava nel paniere. Intanto, il Papa esaminava meglio le lettere da Lui trattenute. I gentiluomini misero due fonografi sulla tavola; inserirono in essi nuovi cilindri, e si ritirarono. Adriano si alz e chiuse a chiave le porte. Prese i piccoli mucchi di lettere da sotto i lingotti; e pronunci dentro la macchina formali frasi di ricevuta e brevi benedizioni, o precise istruzioni per particolareggiate risposte, fin che ebbe concesso la Sua attenzione a tutte le lettere meno due, che erano a parte, e a tre altre. Allora apr la porta. I gentiluomini entrarono, e portarono gli strumenti coi cilindri parlanti ai cardinali Sterling, Whitehead, Leighton, della Volta e Fiamma, i quali fungevano da segretari pontifici nella nona anticamera. Adriano stesso scrisse al Suo amato figlio Guglielmo, al Suo amato figlio Edmondo, conte Maresciallo d'Inghilterra, e al Suo amato figlio A. Panciera. Quanc'o ebbe chiuso queste lettere e ne ebbe scritto l'indirizzo, fu lasciato solo. Prese le due lettere che rimasero e le port con s. Sedette nella poltrona vicino alla finestra; arrotol e accese una sigaretta; e si mise a leggere le missive. Reverendo e caro Signore, Dal nostro recente e stimato colloquio, quando ebbi il piacere di rivolgermi a Vostra Eccellenza a proposito del socialismo, ho aspettato con ansia una vostra risposta alle mie parole. Nel caso che la faccenda vi sia uscita di mente, vi ricorder che vi informai per conto dell'Associazione Liblab che non eravamo contrari a dare la nostra attenzione a ogni proposta che avreste potuto credere di farci, per cooperare con noi contro l'orda di vitelli d'oro cosmopoliti i quali monopolizzano i mezzi di sussistenza, produzione, distribuzione e scambio, per giungere a un completo cambiamento dell'intero organismo sociale. Non riesco a capire per quale ragione non mi abbiate favorito di una risposta diretta, a meno che non vi siano dei punti sui quali vorreste pi chiare spiegazioni; nel qual caso sar felicissimo di venire da voi, secondo l'appuntamento che fisserete, e che aspetto mi comunichiate all'indirizzo qui sopra indicato. E aspetto trascurando miei affari con notevole spesa e scomodo per me, che un uomo della mia umile condizione (se paragonata alla vostra!) non pu certo affrontare, e che la pi comune cortesia vorrebbe gli fossero rimborsate. Perci confido che in vista dei fatti non del tutto piacevoli che sono in mio possesso Vostra Eccellenza trover giusto fissarmi un privato colloquio, quanto prima potrete. Con la speranza di non dovermi sentire costretto

a procedere pi oltre, se non mi lascerete altra scelta che di procedere, assicuro Vostra Eccellenza che le nostre istruzioni riguardanti il tempo e il luogo dell'incontro riceveranno la mia pi piena e pronta attenzione. Rimango, Signore, Il Vostro Compagno jeremiah sant L. F. P. S. Forse bene ch'io accenni al fatto che potremmo pungere a un accordo con reciproco vantaggio su basi non del tutto eguali alle suddette, e desidero dire alla vostra Reverendissima Eccellenza che sar pronto a venire incontro ai vostri desideri, se le condizioni saranno convenienti. Spero di ricevere presto vostre notizie e che ogni malinteso possa ben presto essere chiarito. J. S. Carissimo carissimo Gergie, Perch, sebbene non portiate pi l'antico e dolce nome, il mio cuore sempre fedele e non mi permette di chiamarvi in alcun altro modo. Non vi ricordate quel giorno di tanto tempo fa, quando il fiume straripava nei prati e voi e io e Joseph tornavamo a casa dai Bellamy, e voi mi prendeste tra le vostre solide braccia e mi portaste oltre l'acqua che copriva il sentiero? Come rise Joseph. Non gli parve mai che valesse la pena di prendersi cura di me, come facevate voi. Ma io sapevo che agivate cos perch mi amavate, e il mio cuore si rivolse a voi fin da allora, e, da allora, non pi stato mio. Se poteste sapere quanto profondamente mi dolgo del dissenso che sorto tra noi, credo mi compiangereste un poco. Gergie, ve ne prego, perdonatemi. E stato il mio amore a farmi impazzire. Mi odio per quel che ho fatto, e darei il mondo intero per non averlo fatto. Sono stata pazza e sciocca, allora. Non sapevo quel che mi facevo, n che avreste preso la cosa tanto sul serio. Gergie, siete sempre stato buono, e io sono stata cattiva. Ma non mi avete punita abbastanza? Pensate a quel che ho sofferto in questi anni, lontana da voi. Ogni volta che avete rifiutato di curarvi di me stata come una pugnalata al mio cuore. Lo sapete che sto a guardare la vostra finestra, ogni giorno, e vi osservo mentre camminate per la citt? Parecchie volte mi avete sfiorata per la strada, senza saperlo, perch io non voglio far pi nulla che vi possa far del male, carissimo Gergie. So benissimo che le signore non sono ammesse nel vostro palazzo, perch mi sono fatta cattolica per venirvi un po' pi vicina; ma tutti i preti hanno una donna di casa. Gergie, lasciate ch'io venga da voi e che io sia la vostra donna di casa. Vi prometto sulla mia parola d'onore che vi servir fedelmente, in tutti i modi possibili. Potremmo essere tanto felici. Nulla mi potrebbe dare una gioia pi grande che lavorare fino a consumarmi le dita per voi. Gergie, credetemi, poich vedete come sono pronta a umiliarmi per voi. Naturalmente non parlo mai delle nostre precedenti relazioni; dico soltanto che vi conoscevo un poco, quando Joe era vivo. Ma dell'amore non

parlo mai, perch fu troncato in boccio dalla mia cattiveria e non mai stato per me altro che un dolore, e non vorrei che il mio amore vi facesse del male. Non dovete pensare che quest'ultima frase voglia significare qualche cosa di maligno; non davvero cos, ma so che non vi fidate di me. Volevo soltanto dire che sarebbe meglio per tutti e due se voleste smettere di essere cos crudele e senza cuore e terribile e di trascurare tanto La vostra devota e turbata N. P. S. Ho il sospetto che l'uomo che con me non vi sia amico. Gergie, siate savio, e permettetemi almeno di vedervi e di dirvi quel che sospetto. Penso soltanto al vostro bene, non mi dite di no, Gergie, ve ne prego. Adriano lesse queste due lettere due o tre volte, osservando i guaiti e i latrati dell'una, gli aneliti e i lamenti dell'altra, l'abbaiare di tutte e due. Si volt verso la finestra e guard nel vuoto fin che non ebbe finito la sigaretta. Le Sue labbra sottili si irrigidirono per il disprezzo e s'abbassarono, assumendo la loro linea dritta e inflessibile. Il suo impulso sarebbe stato di por fine all'animale maschio in un serbatoio d'acqua forte, se un simile oggetto avesse fatto parte dei beni pontificali. In quanto alla donna, si ricord la frase di George VIeredith, e Gli sarebbe piaciuto strizzarne tutto l'acido con una stretta, per poi buttarla alle divinit che fanno collezioni di limoni spremuti. Un minuto dopo: Cani, sudici, osceni cani, disse ad un tratto con disprezzo; e port le lettere in stanza da letto e le chiuse nella cassaforte. Proib a Se stesso di pensarci pi. Sapeva che era un errore. Ma cos avrebbe fatto. Aveva un pomeriggio laborioso davanti a S, e lesse con diligenza il breviario, per prepararsi a una buona disposizione di spirito. Continuando nella Sua politica, che voleva accentuare la differenza tra la Chiesa e il Mondo, aveva convocato i generali degli ordini religiosi. A ciascuno di essi desiderava dire alcune parole d'ammonizione, parole che rimanessero loro nella memoria e che passassero da persona a persona, da mistico a portatore di tirso, da generale a postulante. Gli piaceva, ora, attaccare delle etichette sulle cose e sulle persone, perch lo poteva fare con uno scopo. D'altro canto, sentiva di toccare soltanto la superficie. Pure, qua e l la superficie poteva essere morbida, e in grado di ricevere le impressioni; oppure qua e l vi poteva essere un crepaccio o una fessura: che Egli avrebbe potuto riempire con una cartuccia. In un modo o nell'altro, comunque, le Sue parole e i suoi atti dovevano essere fatti penetrare fino alla radice, per influenzare le cose essenziali. Alle quindici, Egli sal sul piccolo trono. A uno a uno i generali furono ammessi alla Sua presenza, udirono le parole apostoliche, e uscirono: serviti, premonstratensiani, agostiniani, cistercensi, certosini, oblati, maristi, passionisti, carmelitani, domenicani. Al generale dei trinitari raccomand l'Africa; e ordin

che venti frati predicassero, come un tempo, nelle piazze del mercato in Inghilterra, nel Canada e in Au-stralasia, per le missioni africane. Al generale dell'Ordine della Carit per il momento non disse nulla a proposito delle quaranta proposizioni condannate; ma disse: Amate i vostri nemici gesuiti e non distogliete gli occhi dai bisognosi e non date a nessuno occasione di maledirvi. Al generale dei benedettini ordin di fare in modo che i suoi monaci rimanessero nei monasteri, e di proibir loro di comparire nelle colonne della corrispondenza dei giornali, sia col loro nome di religiosi, sia col nome secolare, al quale avevano rinunciato. Ricord al ministro generale dei cappuccini il secondo ministro generale, l'apostata Ochino, che aveva preferito le cose mondane e aveva predicato la poligamia; e anche il fatto che il dimenticare i propri obblighi e l'occuparsi di cose mondane continuava a produrre cappuccini apostati. Al ministro generale dei francescani raccomand l'Asia; e comand che cinquanta frati predicassero, come un tempo, nelle piazze del mercato in Inghilterra, nel Canada e in Australia, per le missioni asiatiche. Poi mostr il grigio scapolare e il cordone ch'Egli portava sulla pelle; e preg i Suoi confratelli di ricordarLo al beato Frate Francesco come un fratello che non era allegro, ma triste; non lieto, ma stanco; e che aveva soltanto poco amore. Adriano, come frate Serafino del Terz Ordine, baci il piede nudo del ministro generale e implor la sua benedizione. Ritornato al trono, il Sommo Pontefice impart l'Apostolica Benedizione. E frate Pietro Battista se ne usc nelle rumorose anticamere con la pura faccia luminosa tutta serena, e con una luce nei chiari occhi azzurri. Il generale dei gesuiti entr ostentando la conoscenza del fatto che, se Adriano VII era il Bianco Papa inglese, lui era il Papa Nero inglese. Aveva quei modi benevoli e truculenti che le donne considerano adorabili. Mentre s'inchinava, Adriano osserv che aveva in mano una piccola tabacchiera laccata e che un orribile fazzoletto colorato gli usciva da una tasca. Sua Santit port subito la guerra nel campo, ricordando a padre St. Albans le bolle di Urbano VIII e di Innocenzo X, che proibiscono di fiutar tabacco, pena la scomunica. Senza dubbio queste bolle sono obsolete; ma Vostra Reverenza vorr avere la bont d'astenersi da questa sudicia abitudine in Nostra presenza. Lo smorto generale mise in tasca la tabacchiera; e tir fuori il sorriso dolce e impietrato che si usa davanti alle eccentricit. Il Papa osserv che la Compagnia di Ges pareva trovarsi in situazione molto simile a quella dei wesleyani, poich l'una e l'altra s'erano molto allontanate dalla volont e dallo spirito del loro fondatore. Si serv del Suo modo di

Parlare lento, mordente e monotono, perch voleva rispar-niare a questo generale la noia di fraintenderlo. Disse che, Con la parola Borgia e la parola Nerone, la parola gesuita forse l'eponimo di tutto quanto v' di pi basso nel mondo. Questo era tutt'altro che desiderabile. Tutt'altro. Ma i cristiani non dovrebbero fruire di nulla, nemmeno di una cattiva reputazione, su false basi. Egli desiderava fare qualche cosa per rettificare l'opinione erronea che il mondo s'era fatto circa la Compagnia di Ges; e, poich gli uomini giudicano pi dalle azioni che dalle parole, Egli non si proponeva di muover l'aria con vani rimproveri, con spiegazioni, con l'elencare delle virt, e cos via: cose gi fatte mille volte prima di Lui. Le calunnie storiche erano state refutate dai pulpiti e per iscritto, con irrefutabile logica; eppure, ancora oggi, quando l'uomo della strada dice gesuita vuol dire un lupo furbo come una volpe. Il Pontefice non avrebbe cercato di dissuadere il mondo da questa sciocca convinzione. Desiderava che la Compagnia di Ges desse al mondo una immediata occasione di persuadersi. Perci propose al generale, segretamente, di ritornare all'osservanza della buona e antica regola del santo spirito di sant'Inigo Lopez de Recalde. Desiderava che i gesuiti prendessero in considerazione la loro situazione, per cos dire; e abbandonassero i... non sempre erano peccati mortali, no... non sempre erano tangibilmente illegali... ma, forse, erano generalmente transazioni di dubbia moralit... Il generale Lo interruppe. Era pronto all'insolenza. Adriano lo gel con uno sguardo di luminosa supremazia. Non commettete errori, disse il Papa. Non intendiamo punire la vostra Compagnia, n degradare i vostri compagni, che con tanta diligenza degradano se stessi, n conferire fittizia ed immeritata importanza a voi tutti con decreti di scioglimento e di soppressione. Non dimentichiamo la cattiveria degli uomini nella bont della causa, n la bont della causa nella cattiveria degli uomini. Egli guardava, coi Suoi occhi che tutto osservavano e che teneva semichiusi, il naso del generale, che era un naso sottile. Questo lo sguardo pi atto ad esacerbare; perch, mentre fa che l'ascoltatore rimanga irrigidito e attento, non ammette il contraccambio. Nella guerra mondana, molto si pu fare con gli occhi. Si pu sfidare, si pu intimidire, si pu schiacciare l'awersario; ma non si pu fare nessuna di queste cose se l'awersario si rifiuta di prestare il suo sguardo. Cos accadde al morbido generale. Il Pontefice lo trattenne con occhi che guardavano tanto da vicino nei suoi da costringerlo ad attenderne il bagliore, quando, coi suoi occhi, lo poteva cogliere. Adriano conosceva l'astuzia. Non aveva osservato e sezionato uomini e gesuiti dall'osservatorio e nella camera anatomica della Sua solitudine durante vent'anni per nulla. Quando fin la Sua frase, il Suo sguardo sfugg, ad un tratto. Poi Egli si

alz, e and alla finestra. Guardando i tetti di Roma Dorata e Immortale, continu, con tono pi dolce. Abbiamo chiamato Vostra Reverenza soltanto perch udiste il Nostro paterno rimprovero al vostro agire cattivo; perch possiate emendarvi, ritornando, di vostra libera volont, all'osservanza dello spirito oltre che della lettera di quelle regole di vita e di condotta che vostro Padre, sant'Ignazio, lasci per voi. Tacque. Il generale, che avrebbe preferito portar del letame in una carriola per ordine di un novizio (A.M.D.G., s'intende), piuttosto d'ascoltare questa mordente esortazione, pens che l'udienza fosse finita; e fece per inginocchiarsi. Ma il Papa continu. Perch della natura di tutte le cose umane di peggiorare; e voi siete diventati tali da essere disprezzati tra gli uomini. La Nouvelle Revue constata che siete in grande decadenza. Pu essere che questa osservazione sia uno dei vostri accorgimenti per allontanare l'attenzione del mondo dalle vostre nefande macchinazioni. O pu essere un fatto. In tutti e due i casi, condannabile, e degna di essere condannata. Tacque di nuovo. Jube, Domine, benedicere, inton il generale, deciso ad ottenere la benedizione apostolica e a ritornarsene in via del Seminario al pi presto possibile. Sentiva d'avere delle cose molto importanti da dire ai suoi sozi. Ma la voce spietata lo scrut ancora. Perci vi ammoniamo; mettete in ordine la vostra casa, fin che siete in tempo. La mascella ovale del gesuita assunse una ruga laterale extra. Le sue mani tremarono e si mossero, su, gi, su, a mo' di una talpa. All'improvviso, gli occhi inflessibili e inscrutabili balenarono su di lui, lucidi assiomi lo frustarono come nevischio.

Ricordatevi che esistete soltanto in sofferenza. Abbandonate le illusioni; e vedetevi come siete in realt. Denudatevi, uomo, denudatevi. Ricercate le vostre debolezze; per timore che non il Padre, ma il Nemico, scopra le piaghe, e i diamanti, che nascondete. Perch non meritate la fama associataa col vostro nome, e in forza della quale agite. Il lucido, nero prete s'alz in piedi di scatto; si genuflesse, ; stava per andarsene dalla Presenza del Papa. Il Pontefice, ;che aveva assunto un modo simile a quello della Pizia, gli si avvicin, e gli pose una mano ferma sul nodo dei nastri del mantello. Non vi accasciate, caro figlio. Tre quarti di voi agiscono

servendosi della fama della vostra Compagnia, di astuzia e di sapere. Un quarto di voi, sono i cristiani del mondo. Siate almeno franchi con voi stessi. Dateci una pi gran parte del fiore della vostra cristianit. E meno delle vostre false esibizioni. La vostra erudizione vistosa abbastanza. Oh, s. Ma tanto superficiale. Le vostre macchinazioni sono scaltre abbastanza. Oh, s. Ma sono tanto sciocche. Non siete dei geni. Non siete mostri n di vizio n di virt; ma soltanto ridicole mediocrit, che, sempre, scavano, scavano in modo compassionevole, come talpe assidue; e sempre vedete che le vostre fatiche sono male spese, vedete i vostri progetti complicati fallire, se non quando, proprio per caso, vi accade di uccidere. Questo non per la Maggiore Gloria di Dio. E allora basta. Basta, e subito. Erano vicini alla porta. Il Papa Nero aveva una mano sotto la tenda di cotone azzurro, e stava cercando d'aprire la porta. Il Papa Bianco ribad rapidamente la Sua ammonizione: Non dovete pretendere di essere Persone Superiori. Non date tante arie. Non andate tanto in giro in carrozza da 100. Non giocate a biliardo nei caff. Non allevate sciacalli. Cercate di essere onesti. Non opprimete i poveri. Non adorate i ricchi. Non truffate n gli uni n gli altri. Dite la verit; o cercate di dirla. Amate tutti gli uomini, e imparerete a servire. E non siate volgari. Padre St. Albans era riuscito ad aprire la porta. Pareva una donna magra affetta da clorosi. Era verde, e assolutamente privo di parole. S'inchin profondamente, mentre i camerieri segreti venivano avanti, per scortarlo attraverso le anticamere.

Benedicat te Omnipotens Deus... Andate in pace e pregate per Noi, disse il Sommo Pontefice, strofinandosi la mano sinistra col fazzoletto e ritornando alla finestra.

Capitolo XV una mattina, Adriano stava meditabondo nella Tesoreria, e si domandava perch la gente continua a portare diamanti, invece di servirsene per montare le gemme colorate; e, dolendosi dell'eccessiva bruttezza della maggior parte delle opere mostruose degli orefici moderni, abbandonava disgustato le enormi e sfacciate masse volgari di metallo che pareva avessero assunto forme d'incubo, in calici, pissidi, pastorali, nitre, tiare, piatti, caraffe e bacili. Egli godeva della bellezza dei berilli azzurri come il mare, degli occhi di gatto, dei coindoni, delle calcedonie. Una grande alessandrolite rosa cambi misteriosamente di colore, diventando violetta dopo essere stata verde mirto, quand'Egli la port dalla luce del sole a quella della candela. Guard una grande pietra di luna,

trasparente come l'acqua da una parte, luminosamente annuvolata, come l'etereo azzurro d'un cielo di mattino estivo, dall'altra. Quelle due pietre non avevano la vistosa tentazione, l'inevitabile noto splendore dei rubini, degli smeraldi, dei diamanti e delle perle. Erano diverse; caste, segrete, serene e durature. Egli le amava. Il Suo sguardo ritorn agli armadi abbaglianti. Un progetto cominci a nascere in una delle cellule del Suo cervello. Prese l'alessandrrolite ; la pietra di luna nelle Sue mani; e sedette, in profonda meditazione, guardando il bello e profondo mistero delle gemme. Cos rimase per mezz'ora, mentre il Suo piano andava prendendo forma. Entr il cardinale Semphill, pi rosso d'una ciliegia, col Times di due giorni prima. Santit, disse, piuttosto animato, spero di non interromperVi. Grazie Dio abbiamo un re d'Inghilterra, finalmente! Lesse nel giornale: La Maest del Re s' compiaciuta di mandare lettere autografe a tutti i sovrani d'Europa e ai loro primi ministri, invitandoli a riunirsi, col Presidente degli Stati Uniti e l'imperatore del Giappone, al castello di Windsor, per pren dere misure per metter fine all'attuale lamentevole stato di cose. Questo spiega il perch della lunga durata della visita dell'imperatore del Giappone in Inghilterra, e l'arrivo di Roosevelt la scorsa settimana. S, cosa molto regale. L'arte dello Stato va benissimo, fino a un certo punto. Poi, la sua forza pare svanire; ed ecco dove cominciano le possibilit dei re. Felice l'Inghilterra, che ha un vero re! Ho pensato che Vostra Santit sarebbe stata contenta. E ora, che cosa accadr? Chi lo sa? Adriano pens per un minuto; e poi sal su un pulpito immaginario, e si mise a predicare, come un letterato che ha un suo scopo. Prima di tutto, certo che litigheranno in modo terribile: perch cinque di essi sono entit ben distinte, e gli altri, (quelli che non sono entit), per il terrore che avranno, diventeranno fastidiosi. Poi, quando le non entit saranno state rassicurate, o schiacciate, le cinque entit dovranno unirsi su un terreno comune. Se ci riusciranno, saremo molto sorpresi. Infine, supponendo che venga raggiunto un accordo, le Loro Maest e il Presidente dovranno attenderne la conferma costituzionale. Si suppone che l'autocrazia sia morta; e la solita farsa costituzionale doPerch dite 'si suppone che l'autocrazia sia morta', Santo Padre? Oh, perch in uso l'ampollosa espressione 'monarchia costituzionale', in sua vece. Al ventesimo secolo non piace la parola Autocrate; e sostiene che la cosa non esiste. Ma esiste, bench non nell'antica forma ereditaria; l'Uomo Forte domina, invariabilmente. E nell'ordine della natura. E piace a Demos per questo; soltanto, lo sciocco, non lo vuol dire. Ecco tutto. Semphill, potreste mandare un marconigramma al conte Maresciallo. Desideriamo aver notizie di questo Congresso di Windsor almeno una volta al giorno.

Il Papa riconsegn le gemme al beneficiato di servizio; prese con s il Times e and nei giardini, attraversando la basilica. Il vento di tramontana lo morse fino alle ossa, ed Egli si avvilupp nel mantello. Camminava contro il vento e l'accecante bagliore del sole. Cammin agile per un paio di chilometri, fin che il calore del sangue dest la Sua mente all'attivit. Presso il muro in rovina di Leone IV incontr il cardinale Carvale, occupato a un esercizio simile al Suo, con le guance delicate ardenti e rosse, e con i gravi occhi pieni di luce. I buoni preti, di solito, conservano segni di freschezza per tutti i quarantacinque anni della giovent. Adriano sollecit la sua compagnia e la sua conversazione durante il ritorno in Vaticano. Formavano, quei due uomini di media statura, sottili ed atletici, l'uno vestito di bianco, e l'altro di vermiglio, una coppia dal passo vivace e vigoroso, e tutti e due splendevano nel sole. L'uno e l'altro avevano l'aspetto di uomini veramente vivi. I loro discorsi erano proprio il parlare vigoroso e piuttosto epigrammatico degli uomini sani e ben educati. Mentre entravano nel Cortile del Belvedere, Sua Eminenza disse: Oh, a proposito, Santo Padre, forse dovrei dirvi che al collegio di St. Andrews non riescono a capire perch non siate mai andato a trovarli. Ma voi lo capite, rispose subito Adriano. Ebbene, s, rispose il cardinale. Nel suo candido sguardo v'erano intuizione, simpatia, e anche dell'altro. Il Pontefice lesse in quegli occhi. Quando ve lo hanno detto? Ieri. Oh. Ci andate spesso? Circa una volta ogni quindici giorni, Santit. Carvale, vi piace andarci? ... S, in complesso. I giovani sono lieti di vedermi; e in quanto ai pi vecchi, un sorriso raggiante mostr i suoi denti bellissimi, mentre egli allungava un braccio, sono contenti che la porpora si occupi di loro. E credo faccia bene alla mia anima, parlava gravemente, visitare il mio vecchio collegio. Ho rimandato la prima visita quanto ho potuto; sarei stato contento di dimenticare certi orrori. Strano a dirsi, li ho dimenticati, dopo esserci tornato qualche volta. Il cuore di Adriano Lo informava. Capiva tutto benissimo. Carvale, andiamo subito a St. Andrews. Possiamo arrivare per l'ora di pranzo. Il cardinale si fece subito lieto in volto; i due continuarono a camminare rapidamente attraverso la citt, passando per Tordinona, Orso, piazza Colonna, e

la Fontana di Trevi. Nel passare davanti a un crocifisso, all'angolo di un vicolo, AdriaNO

s'inchin. Sua Eminenza non s'inchin. Perch non salutate il nostro Divino Redentore? chiese il Papa. Ma naturalmente, mi tolgo sempre il cappello quando passo davanti a una chiesa, per rendere omaggio al Signore nel Suo tabernacolo... j E vi inchinate a Noi, e anche alla Nostra scrittura; ma-Sentite, Carvale: 'E idolatria parlare della Santa Chiesa e del Santo Padre, inchinarsi davanti all'Uomo fallibile e peccaminoso, se non si inchinano labbra e ginocchia e cuore ad ogni immagine di Dio manifesto come Uomo...!' Vi pare abbastanza esplicito? Ebbene, stato un prete protestante a scrivere queste parole, un certo Arnold of Rugby. Aveva ragione, Santit, disse il cardinale, voltandosi e inchinandosi. Continuarono a camminare in silenzio. Il Papa stava facendo una cosa che non avrebbe potuto cancellare. Avrebbero potuto pensare che Lui andasse nel collegio dove era stato studente (e dal quale Lo avevano espulso) per darsi delle arie. Naturalmente lo avrebbero pensato. E che lo pensassero. Allora l'odioso ricordo di tutti gli angoli e i recessi nei quali, da studente, s'era sentito cos terribilmente infelice, si rinnov nella Sua mente: la cappella dagli ornamenti vistosi dove aveva ricevuto un certo rimprovero, il brutto refettorio dove gliene avevano fatto un altro. Il corridoio dove il rettore aveva pronunciato scherzi grossolani sulla Sua schifiltosit, davanti a ossequiosi scolari pronti all'approvazione; la biblioteca dove aveva trovato libri impossibili e sudici; le scale sulle quali s'era trovato vacillante, in solitaria debolezza; la terribile e tetra stanza che era stata la Sua casa di ragazzo senza casa; il pretensioso, bestiale, malsano ambiente... Lo ricordava, e ogni pietra Lo faceva indietreggiare; Gli faceva passare il desiderio di ricordare. Erano nella stretta via degli Avignone-si. Li precedevano di cinquanta metri degli studenti, in doppia fila e vestiti di violetto, con un mantelletto nero. Un gruppetto di monelli grid delle parolacce alle due file; e uno di essi s'attacc alla manica convenzionale del mantelletto di uno degli studenti, che ondeggiava al vento. Allo strappo, la stoffa dozzinale si stracci. Il monello scapp via con la sua preda. Ma lo studente gli corse dietro, gli port via il trofeo; colp al capo il monello, che si mise a urlare; e poi torn nella fila, senza sapere che il suo atto era stato osservato.

La storia si ripete, disse il Papa; e rise. Carvale sorrise, in risposta. Pensare che Ve ne ricordate. Non dimentichiamo nulla di quei giorni, disse Adriano, e il mantelletto di Vostra Eminenza fu portato via in uno Dei soli due giorni nei quali ci permettevano di accompagnaRe gli altri all'universit. Naturalmente! Ce ne ricordiamo. Per Di pi, Carvale, eravate tanto furibondo; e Noi che vi credevamo un topolino tanto virtuoso. Davvero? disse il cardinale. Di solito, bisognava starsene piuttosto sottomessi; ma a volte, il vecchio Adamo... Dobbiamo il solo momento d'allegria trascorsa nel collegio di St. Andrews a quel vecchio Adamo. Ma me ne dovetti restare in collegio per una settimana, senza poter uscire. Il padre del ragazzo mi aspettava col coltello. S. L'Italia non ha ancora perduto il suo amore per l'acciaio. Credete che lo perder, Santit? Certamente; quando avr ucciso voi, o Noi... Soltanto una tragedia pu rompere un'abitudine secolare, disse il Papa, mentre suonava il campanello del collegio. Il vecchio portiere, Aurelio, aperse, spalanc la bocca, e cadde in ginocchio. Adriano e il cardinale Carvale entrarono. il lungo corridoio s'apriva alla loro destra e alla loro sinistra. davanti a loro, a destra, c'era una scala di pietra; a sinistra, un'altra scala scendeva a un uscio vetrato che portava in un gramo orticello; due o tre indugiavano nel corridoio. All'en-trare del Pontefice, tutti si voltarono, curiosi, spalancarono la bocca, e caddero in ginocchio. Era uno spettacolo comicissimo. Parevano lepri violette, sui loro banchi, rigide, con gli occhi in fuori, pronte a balzare. Dal pianerottolo, un solido e nero gaelico corse di sopra ad avvertire i superiori. L'Apostolo benedisse gli altri, con un timido sorriso che voleva essere cortese e un gesto della mano che faceva il vuoto davanti a Lui; rimase soltanto quella piccola creatura, obesa, con gli occhiali, col naso adunco, simile a un passero violetto, che saltellava qua e l, vivacemente ossequiosa. Scesero di corsa i superiori, mentre la campanella cominciava a suonare e nei corridoi del piano disopra s'udivano delle voci-Il rettore era seccato d'essere stato colto alla sprovvista; ma present il suo vicerettore, un dolce anemico di trent'anni, dal viso di giovane donna.

Siamo venuti ad accettare la vostra ospitalit, monsignore, senz'alcuna cerimonia, disse Adriano. Entrarono in refettorio. Ventinove studenti li seguirono; e si disposero in due file al centro della grande tavola, e alcuni a uno dei capi. Il decano degli studenti inton il Benediciter, gli altri risposero. Il Papa sedette alla destra del rettore, e il vicerettore era alla Sua destra. Carvale era a sinistra del rettore. Minestra, manzo bollito, verdura, manzo al forno, formaggio, mele, comparvero e scomparvero. Il rettore concesse ad Adriano il diritto di dare le istruzioni al lettore che stava sul pulpito; il Papa lo fece leggere di continuo, perch non voleva parlare per dire delle insulsaggini, e perch voleva guardare gli uomini. Mangi poco. Il cibo era abbondante di quantit; poco delicato di qualit. Gli offrirono il miglior vino nero delle vigne del Collegio; ma Egli prefer la bottiglietta di vin rosso degli studenti, un po' aspro, con molto corpo e senza bouquet, assolutamente; un vino genuino, come avrebbe potuto berlo Fabrizio Colonna sul finire del secolo decimoquinto. La maggior parte dei presenti pranzarono assiduamente e dedicandosi tutti al loro pasto, con un occhio alla tavola alta, il naso nel piatto, e l'altro occhio al piatto vicino. Adriano osserv tutte le loro fisionomie; e cominci a scegliere quelli coi quali avrebbe scambiato qualche parola. Osserv il decano, debole, giovane, dal naso sottile, a capo della tavola di destra; l'alto e tranquillo uomo vestito di nero, che aveva gi qualche cosa di sacerdotale; il vecchio calvo e amabile, con un'aria convenzionale, che avrebbe potuto essere un parroco: s, avrebbe parlato a lui, piuttosto che agli altri; il mangione dalle labbra sensuali, che intingeva nel sugo di carne un pezzo di mollica e ingollava avidamente l'intingolo: no; la persona meticolosa che mangiava pane e beveva acqua e pareva tanto affamata: s; il giovane rubicondo dal rosso ciuffo di capelli rigidi: no; l'uomo dalla pelle scura con la faccia crudele d'un redentorista: no; quell'asse mal piallato coi modi di un diplomatico: no. A sinistra, mediocrit incolori: no. Laggi, dei ragazzi; Sua Santit ne scorse uno, coi capelli neri, la pelle bianca, e gli occhi neri e umidi, certo uno scozzese; un adolescente dai capelli crespi e muscoloso, con gli occhi grigi lucenti e la pelle abbronzata, che avrebbe fatto un'ottima figura in una fattoria; un ragazzotto dai capelli biondi e dagli occhi azzurri, dalle labbra umide e rosa, ardente e modesto. Il Papa batt sulla tavola. Il lettore, che nessuno aveva ascoltato, tacque, e scese a mangiare. Si lev un basso mormorio di conversazioni. Tutti cominciarono a pensare furiosamente quel che avrebbero fatto o chiesto se ne avessero avuto l'occasione. Questo un gran giorno per il collegio, Santo Padre disse il rettore. Il Papa s'inchin appena. Se avessimo saputo che intendevate onorarci, Santo Padre, un ricevimento adatto... Inutile, lo interruppe tranquillamente Adriano. Non

desideriamo disturbare. I nostri figli s'aspettavano di vederci; e siamo qui per essere veduti. Potranno dire tutti quanti che ci hanno veduto: e udito e toccato, se vogliono. Parl a bassa voce, e (il rettore se ne accorse) senza gran desiderio, ma molto ufficialmente. Mangiavano mele cadute dall'albero. Il rettore offerse una enorme tabacchiera. Adriano la pass al vicerettore, il quale prese il tabacco con alacre rossore. La tabacchiera fece il giro delle tavole, e intorno alla sinistra del rettore. Adriano osserv con cura quelli che avevano preso tabacco. Alcuni lo prendevano senza dare importanza alla cosa; altri per abitudine; altri, in modo orribile. Il gigante dai capelli rossi si alz e assorb ostentatamente il tabacco, inchinandosi alla tavola alta. Quelli ai quali il Papa aveva deciso di parlare non ne presero; il meticoloso mostr di odiarlo. Il pranzo era finito. Gli studenti si misero in fila per la preghiera di dopo il pranzo, e tutti andarono nella cappella a visitare il Signore nel Sacramento. Dopo cinque minuti di silenziosa preghiera, uscirono nel primo corridoio. Pareva vi fosse un'incertezza; si vedevano persone riunite ad aspettare istruzioni. In un giorno ordinario, alcuni sarebbero andati alla Propaganda, per le lezioni; altri, nelle loro stanze a studiare o a far la siesta; ma, per qualche minuto, una dozzina, forse, si sarebbe messa a giocare nel magro orticello. Un gruppo di questi ultimi si un in capo alla scala, presso la sala di ricevimento (coi sof di velluto rosso e i lampadari di falso vetro veneziano), nella quale il rettore stava tentando di attirare il Papa. Ma Adriano stava guardando gli studenti con un sorriso malizioso. Speriamo che non andiate in giardino per uccidere il gatto, disse. Tutti si fecero subito di fuoco, alcuni per la vergogna, uno per il disgusto, altri per paura. Gli studenti di religione prendono paura molto facilmente, perch, in generale, c' meno grazia che natura in essi; e basta che mostriate di conoscere la seconda perch desiderino (tanto freneticamente quanto possibile) il predominio della prima. Questo spiega l'inquietudine, spesso, e l'ipocrisia; e, in entrambi i casi, gli sforzi mentali e corporali e un improvviso fluire del sangue alle estremit. A uccidere un gatto, Santo Padre? disse il vicerettore. Era lui responsabile della disciplina. S. Avevano l'abitudine di uccidere gatti spersi, qui, per passatempo. Lo abbiamo veduto. Quel che ricordiamo del vostro orto, una fuga di ragazzi che si precipitavano con zappe e forconi, per cacciare e ammazzare un povero gatto sperso. Ci pare ancora di vedere quella cosa orrenda, con la schiena rotta e un occhio pendente sopra i baffi: Ci par di sentire i suoi tremendi urli, che straziavano il cuore. Ragazzi, non fate di queste cose; e ai gatti poi! Parlava con fervore. Alcuni selvaggi si domandarono che cosa diavolo volesse dire. Vi fu una

breve pausa. Pareva che nessuno sapesse come rompere il silenzio. Poi lo studente simile a un passero comparve, con una sedia rossa che s'era preso la libert di tirar fuori della sala di ricevimento; e la port dietro al Pontefice in capo alla scala. Quell'interruzione fu la benvenuta. Adriano sedette; e conged il cardinale Carvale e i superiori. Voleva avere il collegio per S, per mezz'ora. Il trono improvvisato era solo, nel corridoio ignudo; gli studenti si raccolsero sui gradini, sotto di esso. Adriano fiut l'inevitabile odore di ragazzo accaldato. Form una frase, per rivolgersi ad essi. Cari ragazzi, disse, e si sent vecchio come Matusalemme, mentre parlava, imparate ad amare; non siate duri n crudeli per nessuna delle creature viventi. E questo fu tutto. Fece un cenno al decano, che si avvicin e si inginocchi davanti a Lui; pos la mano sulla testa del giovane; e lo benedisse. Gli altri seguirono, a rotazione. Con voce segreta, Egli invit ciascuno a chiedere un favore. I pi Gli domandarono di pregare per loro, e alzarono il capo, per essere benedetti da Lui; alcuni chiesero l'Apostolica Benedizione nell'ora della morte per s e per i loro parenti; la persona meticolosa non chiese nulla. Nulla? bisbigli il Papa. Nulla. Nulla? con grande tenerezza. Tutto, o Santit rispose lo stoico con un singhiozzo e uno sguardo di pietra. Adriano gli domand il numero della sua stanza; e fece una simile domanda agli altri quattro che aveva osservati. Quand'ebbe benedetto tutti quanti, li conged, e rimase solo per un minuto o due. Poi and a trovare il ragazzo grande; che Lo guard coraggiosamente, con gli occhi innocenti pieni di lacrime. Per Adriano, era una cosa meravigliosa vedere quel grande, virile e virgineo ragazzo di diciannove anni. Il quale gli raccont una storia semplice e non rara; una piccola fattoria gaelica, rimasta cattolica attraverso tutte le persecuzioni, il terzo di otto figli, la Vocazione a dodici anni d'et, la madre che voleva confessare suo figlio. Era una cosa idillica. Sarebbe stata squisita, raccontata al modo bucolico di Teocrito. Le lunghe membra armoniose tremavano davanti a Lui; le grandi spalle si curvavano. Egli diede al ragazzo la Sua sciarpa bianca, come dono per sua madre; gli raccomand di essere un buon prete; e lo lasci felice. Adriano si

ferm nel corridoio, deluso, perch il ragazzo veniva da una fattoria. Gli era sembrato che dovesse venire dal mare, e s'era fatto un'immagine ideale di lui, con le gambe nude e una maglia azzurra, al timone di una barca da pesca. Ma l'altro, il ragazzotto muscoloso, veniva davvero dalla campagna; la sua pelle aveva l'abbronzatura riconoscibile tra mille che viene dal sole su di un campo di grano; e aveva la fronte bovina. E bovini erano i suoi modi. Era tanto intimorito dall'importanza del suo visitatore, che parlava cupo, e con la voce d'un bambino di tredici anni. Adriano si stup della diversit tra la voce e il ragazzo; lo mise pi a suo agio sostituendo i modi ufficiali agli amichevoli che quel ragazzone non poteva comprendere, chiedendogli il suo nome, facendogli le solite domande; e, rivolgendosi lo chiam mister Macleod. Era un magnifico animale, incapace delle pi raf finate emozioni sentimentali, che probabilmente avrebbe dovuto nascondere il suo grasso nella sottana (o nel vestito, se fosse rimasto nella sua fattoria) prima di aver trent'anni. In cuor Suo, il Papa si chiedeva quale fosse il segno della Vocazione in costui. Non riusciva a scorgerne alcuno; ma, in verit, era privo d'esperienza, e il giovane era riservato. Adriano cerc di farlo parlare. Era contento? Oh, s. Aveva bisogno di qualche cosa? Oh, no. A quale diocesi apparteneva? A quella di Devana. Quando sperava di essere ordinato prete? Uno sguardo di folle terrore invase gli occhi grigi. Adriano scorse un indizio; e ripet la sua domanda. Non sar mai prete, disse il ragazzo con voce acuta. Perch no? Nessuna risposta; ma si precipit verso il letto e vi nascose il volto. Adriano lo prese per le spalle ed esercit un atto di volont. Perch no? Non posso. E, allora, furono scoperte le sorgenti del profondo. La sua impiallacciatura d'inglese scomparve; parl con le dentali sibilate, con la decisione tagliente d'un gaelico. Nessuno glielo aveva mai detto. Non lo sapeva, fino a un mese avanti. Nessuno lo sapeva. Non lo aveva detto al suo confessore, perch non era un peccato. Aveva letto il Lehmkull e Togni, che ne parlava. Sarebbe stato costretto a tornare di dove era venuto, a lavorare nella fattoria di suo zio, dove era stato educato. Apparteneva alla Chiesa Libera. Era orfano. S, era suo zio per matrimonio. Adriano lo guard fisso negli occhi: Questa la verit, come se parlaste davanti al re? E la verit, come se parlassi davanti al re, questa fu la risposta, ed l'affermazione pi recisa che possa fare un gaelico: scelta deliberatamente offerta da Colui il quale sapeva tanto poco e sapeva tanto di tante piccole cose. Adriano lo confort; e gli disse di fare la valigia. Il suo segreto era sicuro. Il Vaticano era il luogo per lui, fino a quando non si fosse potuta trovare per lui una vita utile e felice.

Il Papa sal molto lentamente le ultime due scale, che portavano al corridoio pi alto. Nessuno pu entrare in una tragedia umana senza una qualche vibrazione di sentimento; e i sensi di Adriano, acuti per natura, erano resi pi intensi dall'arte. Entr nella stanza dello scozzese dai capelli neri, il quale certo sapeva l'arte di lusingare. Davvero! Benedizioni sulla benedetta testa del Santo Padre; e possano i Santi riceverlo in gloria! Il Papa scrisse una benedizione in un vistoso libro di premio, e usc dalla stanza pi presto che pot. Che un cos grazioso ragazzo, cos agile e colorito, dovesse essere cos abietto nell'abbassarsi! Sua Santit cerc di dimenticarlo; e buss a un'altra porta. Entrate. Entr in una grande stanza, quadrata e ignuda, con una finestra dalla quale si vedeva l'Urbe dal Quirinale a San Pietro. Adriano vide il letto, il cassettone che serviva da toletta, lo scrittoio, lo scaffale dei libri e due sedie. Sotto il letto v'era un bagno; e davanti a una parete v'erano due grandi secchi d'acqua. Il meticoloso ospite offr una sedia; e rimase in piedi, davanti al Pontefice. Adriano gli fece cenno di sedere. Caro figlio, voi siete uno degli infelici. Volete dirci il vostro dolore? Santit, non mi sono lamentato. No, ma lamentatevi. Non voglio lamentarmi. Piacque al Papa per questo; e per un'aria di distinzione che non veniva dall'educazione. Bisognava provare la dialettica. Quanti anni avete? Ventinove. In che mese siete nato? In luglio. In Inghilterra? In Inghilterra. Un rapido calcolo secondo l'oroscopo fece comprendere ad Adriano il modo nel quale lo doveva trattare. Trovate sgradevole il vostro ambiente? Tutti gli ambienti mi sono pi o meno sgradevoli. Tutti quelli che avete provato sino ad ora, forse. Forse il futuro potr essere pi propizio. Santit, lo spero proprio; ma non ci conto.

Perch no? Non lo so. Non vi pare che la vostra situazione influenzi la vostra condotta? Non vi pare che vi impedisca di rendervi giustizia? Sempre. In questo collegio, non avete trovato uno spirito fraterno? Pu essere che sia colpa mia. Pi probabilmente, una vostra sfortuna... e le sfortune non sono colpe, qualunque cosa possano dire gli sciocchi. Ricordatelo. E ricordate anche che le sfortune si possono vincere... Ma, non vi capiscono, qui? No. Si fanno beffe di voi?... S, lo so. Perch si sono fatti beffe di voi, oggi? Oggi, no. E ieri? Perch porto ogni giorno quei due secchi pieni d'acqua fin quass, e sono duecentodue gradini. Volete dire che in questo collegio non ci sono ancora bagni? Possiamo fare un bagno ai piedi una volta per settimana, se ci rivolgiamo all'infermiere. Non c' altro. E a me piace fare un buon bagno. Certo diranno che dovete essere una persona molto sporca, per aver bisogno di lavarvi tanto. Santit, voi state citando il rettore. Il Papa rise. Hanno mai messo una biscia... una biscia... nei vostri secchi? No, non l'hanno fatto. Ma l'hanno messa nei Nostri. La distanza tra i due era adesso notevolmente diminuita. La persona meticolosa cominci a sentirsi pi a suo agio. Il suo modo di trattare, evidentemente, era soltanto un cavallo di Frisia, per tener lontano gli intrusi; e questo inquisitore delicato e tenero evidentemente non era un intruso, ma un... Apostolo che era davvero il benvenuto. Il Papa continu: Non assurdo? E molto assurdo. Ed anche assai sconcertante. Naturalmente cercate di non lasciarvi sconcertare.

Mi ci provo; ma non ci riesco. Ho sempre l'istinto di mostrarmi, e ne approfittano. Adesso, cerco di contenermi e di restarmene solo. E parlano di 'malumore'? S.

Quanto tempo dovete ancora rimanere qui? Forse un anno; forse due. Riuscirete a restare tanto a lungo? Oh, ci riuscir. Nulla mi scoragger. Santit, ma non di questo che ho paura. Caro figlio, che cos' che vi fa paura? Il poi. Questa gente dovr essermi superiore, o dovr trovare tra di essa i miei eguali; i miei colleghi, per la vita. Non ho paura della povert o della malvagit tra il popolo del quale dovr essere il pastore; ma dei miei colleghi preti; dovr essere agli ordini di questa gente, dei miei rettori, dei miei vescovi. Questo mi fa paura. Non sapevate che specie di gente... S, lo sapevo; ma non me ne sono reso conto fin che non sono venuto qui. Eppure avete deciso di perseverare? Santit, lo debbo. Sono chiamato. Ne siete sicuro? E la sola cosa al mondo della quale sono sicuro. Vivete sempre di pane e acqua? S. Perch? Il cibo mi pare schifoso. Sono stato in cucina; e ho visto... certe cose. Ho paura a mangiare qualunque cosa; fuori che uova al guscio. Non possono... sputare, dentro alle uova. Ma i servi si sono lagnati del troppo lavoro che davo, quando dovevano bollire le uova apposta per me. Il pane non fatto in collegio. Per non passare per un originale, mangio e bevo quel che posso mangiare e bere di quel che mi mettono davanti; e sono tenuto per pi originale che mai. Avete detto queste cose al rettore? S. Vi piacciono il pane e l'acqua? Non li posso soffrire. Questa dieta nociva alla vostra salute? Per nulla. Mi d dei mali di testa. Ma sono forte come una pantera. Perch 'come una pantera'? Non saprei. Mi sembrato che questa fosse la frase giusta. E credete di poter continuare?

Voglio continuare. Sapete che questo collegio non luogo adatto per voi? S; ma il mio vescovo mi ha mandato qui; e voglio espiare. Caro figlio, qual la vostra ambizione? Il sacerdozio. Con un piccolo patrimonio, vi trovereste in condizioni migliori; e poi, non dovreste fare il giuramento come missionario. Il fatto di possedere un patrimonio vi procurerebbe cortesia e considerazione durante il soggiorno in collegio; e vi fornirebbe la possibilit di coltivare la vostra personalit quando avrete raggiunto il sacerdozio. Oh, s. Ma io sono studente di teologia. Anche Noi lo eravamo. E Vostra Santit persever? S. Anch'io far lo stesso. Qual il vostro nome? William Jameson. Adriano prese un foglio di carta e scrisse l'Apostolica Benedizione per William Jameson. Vi fa piacere aver questa? Perseverate, caro figlio; e pregate per Noi, come vostro fratello nel Signore. E... conoscete il cardinale Sterling? Bene, venite al Vaticano quando vorrete, e fate la sua conoscenza. Vi aspetter. Addio. Dio vi benedica. Il Papa scese dal vecchio calvo e amabile, che fu abbastanza dolce e corretto nell'esprimere quanto profondamente godesse dell'onore che gli veniva fatto. Adriano gli parl di lui stesso, e comprese che la scuola, l'universit, e la vita di parroco in Inghilterra avevano cancellato in lui le possibilit di emozione che poteva aver avute; o gli avevano insegnato la rara arte di sapersi celare. Era un notevole esemplare dell'uomo comune, ristretto, limitato; un uomo al quale l'istinto vietava di mettere in mostra la sua personalit. Ma era un gentiluomo; e un cristiano, mosso dalle migliori intenzioni, paralizzato dalle peggiori convenzioni. Desideriamo parlarvi di Jameson, disse infine l'Apostolo. Ah, poveretto! Perch dite cos, mister Guthrie? Santit, temo si trovi nella peggior situazione. Sono certo che questo non luogo per lui. Lo vedete, non va d'accordo coi suoi compagni.

Litiga con loro? Oh, no davvero! Ma li evita. Forse ha le sue ragioni. S, temo che le abbia. Ma non neppur bene mostrarle. Glielo dico spesso; cerco di scherzare con lui, per riuscire a indurlo a una migliore disposizione di spirito, Santo Padre. E difficile che questo sia il modo giusto. S, temo anch'io che non lo sia. E tanto sensibile, vedete. E s'irrit con me, per davvero. Che cosa disse? Ebbene, disse che credeva che avrei dovuto conoscere meglio il modo di comportarmi con lui. E che cosa diceste, allora? Oh, gli diedi del... ma non possibile ch'io Vi dica come lo chiamai, Santo Padre. Perch no? Perch fu veramente troppo orribile. Da allora, non faccio che dolermene. Come lo chiamaste? Oh, assolutamente impossibile che io possa ripetere questa parola davanti a Voi, Santo Padre. Non mi riuscirebbe pi di tenere la testa alta. Sciocchezze, mister Guthrie. Desideriamo sapere. Non so che cosa penserete di me, Santo Padre; ma il fatto che arrivai a chiamarlo... no, non lo posso; s, non so che cosa mi prese, se ho potuto servirmi di un termine tanto obbrobrioso; ma, capite, ero molto seccato, in quel momento, e la parola mi sfugg prima che mi potessi rendere ben conto di quel che stavo dicendo... Come l'avete chiamato? Se proprio lo volete sapere, Santo Padre, gli ho dato dell'oca. Oh... E che cosa fece? Scoppi in una risata e mi chiuse la porta della sua camera sul viso. Vi dispiacque? S, forse un poco, allora; ma non quando mi accadde di ripensarci. Capite, non posso non dolermi per lui.

Perch? Perch deve essere molto infelice, sapete, Santo Padre.

Secondo la vostra opinione, lui stesso la causa della sua infelicit, mister Guthrie? Proprio cos, Santo Padre. Vedete, pare che non sia capace di andare d'accordo con gli altri. Non sa scendere al loro livello, per cos dire. Sta troppo da solo; non vuole o non pu avvicinarsi a loro, neppure un pochino. Naturalmente credono tutti che si tratti di orgoglio, da parte sua; e lo ripagano con scherzi di molto dubbio gusto, temo. Egli buono, cortese e intelligente, ha tutte le buone qualit; ma non sa assolutamente rendersi simpatico, come dovrebbe uno studente di teologia coi suoi compagni. Vedete, quello che potrei chiamare (se posso essere proprio franco sul suo conto) un vero sciocco. La cosa non piace al rettore, ne sono sicuro. Allora, forse, sarebbe pi esatto dire che la colpa non tanto dell'uomo quanto del suo ambiente. Questo quel che ho sempre detto, Santo Padre. L'ambiente nel quale ora si trova assolutamente inadatto per un uomo come lui. Lo deve trovare estremamente spiacevole. Mister Guthrie, non volete cercare di renderlo pi gradevole per lui? Sopportatelo; difendetelo; non fate che sembri che voi formiate con lui un partito contro gli altri; ma non fate venire agli altri l'idea che approvate il loro atteggiamento verso di lui. Farete tutto questo? Certo far tutto quanto in mio potere, Santo Padre. Questo, per lo meno, in vostro potere. Dio vi benedica. Il Papa and nella sala dei ricevimenti a cercare il cardinale Carvale. Per non trascurare i superiori (sebbene fosse molto stanco), permise loro di mostrarGli i loro tesori, piuttosto dubbi e assai brutti; e toller una mezz'ora di scipita conversazione. Parve loro tanto amabile. Era annoiato a morte. Dopo aver conferito le cortesie usuali, ottenne un intero giorno di vacanza per il collegio; notific al rettore che avrebbe portato via uno studente; dispose perch mister Jameson potesse andar a trovare il cardinale Sterling; e se ne and. Fece salire il Suo acquistato in una vittoria, e comand al cocchiere di condurlo all'obelisco di piazza San Pietro. Luogo orrendo! disse Adriano a Carvale, mentre passa vano per il Tritone. Credete che ne potreste fare qualche cosa di decente, se ne foste il rettore? Mi ci proverei, Santit.

Bene. Non vediamo come Vi potremmo nominare rettore, per via di monsignor Come-si-chiama. Ma potreste fare qualche cosa come protettore... Gentilotto il protettore, Santit. St. Andrews soggetto al cardinale prefetto di Propaganda. Solo per il momento, Carvale. Troverete quel caro e buon Gentilotto benissimo disposto. E voi siete un celta. S, cos va bene! Un collegio di celti dovrebbe avere un protettore celta. Carvale, da questo momento voi siete il protettore del collegio di St. Andrews, e avrete il vostro breve non appena saremo giunti in Vaticano. Ora, prima di tutto, partite per Oxford, dite al dottor Strong di mettervi in collegio per una settimana, e tenete gli occhi ben aperti. Questo lo farete nella prima quindicina che avrete libera. Poi ritornate qui, e fate passare i fiumi Peneios e Alpheios per quella stalla dAugia. Date loro bagni e igiene, per amor del cielo; e cercate di far nascere in loro abitudini di pulizia. Potreste fare una palestra di quel loro orticello, e una piscina, con una bella terrazza. Carvale, cercate di renderveli amici, e di vedere quel che potete fare per togliere dai loro giovani occhi quell'orribile sguardo, segreto, impaurito. Mi capite? Credo di s, Santit. Vi diamo un anno di tempo. Se vivremo fino a un anno da oggi, torneremo al collegio, per vedere i progressi che avrete fatti. Ricordatevi che avete mano libera. Ora, un'altra cosa. Dite a Sterling che... ma no. Glielo diremo Noi stessi. All'obelisco presero con loro Hamish Macleod. Adriano lo fece andare diritto ai quartieri dei gentiluomini della camera segreta. Sir John e Sir Iulo, a torso nudo, davan pugni su un pallone di gomma. John, disse il Papa, mister Macleod sar vostro ospite, per ora. Dategli una stanza vicino alla vostra, e fate che si trovi a suo agio. Port fuori il giovane, mentre Sir Iulo prodigava il suo bell'inglese al visitatore. John, riorganizzate il suo guardaroba sulla base del vostro; e insegnategli a fare quel che fate voi. Al cardinale Sterling che and da Lui nella camera segreta, Adriano spieg il caso di William Jameson. Ecco un'occasione per voi, disse a Sua Eminenza. E non sar ripetuto il precedente errore, fu la risposta, notevole e grata. No, non lo ripetete, ve ne preghiamo. E ora, sentite. Il tesoriere vi pagher, su quest'ordine, la somma di 10.500 sterline. Le investirete presso la Banca d'Inghilterra, come vi dir. La transazione dev'essere segreta. L'interesse di 10.000 sterline sar pagato trimestralmente a William Jameson, fin che viva. Alla sua morte, il capitale deve ritornare al tesoriere che vi sar allora alla Santa Sede.

Date istruzioni alla banca di mandare 500 sterline e i documenti a Jameson, dicendogli che quello il suo patrimonio; e di non dargli altre informazioni. Poi Adriano si ritir a riposare, fum e lesse le Recensioni di Libri non scritti in certi vecchi numeri della Monthly Review. Una di esse Gli diede da pensare. Era intitolata Recensione di Tucidide all'Orazione di Pericle all'Incoronazione di Re Edoardo vii. capitolo XVI Jerry Sant morsicchi i suoi magri baffi per un paio di settimane, fino a ridurli gocciolanti e ineguali. Cominci a capire che mistress Crowe avrebbe preferito saperlo altrove. Questo non lo disturbava; perch sapeva che avrebbe sempre potuto costringerla a servirlo, se lo voleva, stringendo i cordoni della borsa. L'elegante esiguit della cerchia nella quale essa si muoveva, non aveva attrattiva per lui. Non la frequentavano molti del suo rango; ed egli si sentiva un pesce fuor d'acqua se non si trovava tra gente che poteva menare per il naso. Nel regno dei ciechi, il guercio re. Sapeva di essere un guercio; e nel regno dei Liblab era stato, naturalmente, uno dei re. Qui, tra i cattolici inglesi e celti di Roma, era appena tollerato; ed era terribilmente infastidito dalla gente che gli offriva librettini edificanti dei quali, nemmeno se si fosse trattato di salvarsi la vita, sarebbe riuscito a capire un'acca. Per di pi, era veramente e seriamente seccato che il Papa non avesse accettato la sua bella offerta; non avesse nemmeno risposto alla sua lettera. Gli pareva cosa assai scortese. E cosa futile e fatale non rispondere alle lettere, e specialmente alle lettere impertinenti. Il silenzio non mette a tacere; in novantanove casi su cento fa nascere della bile, che presto o tardi deve venir fuori. E un uomo dappoco quello che non sa scrivere una lettera che sia una ghigliottina, una conclusione sulla quale non vi sia possibilit d'errore. Con questo mezzo, l'incertezza e le sue abiette conseguenze sono evitate. Adriano sapeva perfettamente come liberarsi. La sua abilit nello scoprire i progetti malvagi degli altri lo avrebbe fornito di polvere nera, se avesse desiderato essere dinamico; ed Egli possedeva la famosa formula in tre righe del vescovo Bagshawe, la quale non ha mai deluso chi ha desiderato strozzare un corrispondente importuno. Egli non avrebbe potuto mai toccare Sant, nemmeno con una lettera, come non sarebbe mai riuscito a toccare la trippa, neppure con le molle. Quel che provava per quell'uomo era un'assoluta antipatia, che Lo indusse a commettere il comune errore di ignorare quel che andrebbe annientato. Di qui, il senso di malumore di Jerry Sant; il quale, per di pi, doveva far stare tranquilli i Liblab. Quelle straordinarie persone chiedevano qualche cosa di preciso, in fatto di notizie; ed egli non aveva assolutamente notizie da dar loro. Questo era il

peggio. Ben presto, un qualche tradimento gli sarebbe stato fatto, alle spalle, nel pi noto stile Liblab; gli avrebbero chiesto spiegazioni, avrebbero voluto vedere i conti, e lui avrebbe dovuto camminare sui carboni ardenti, e peggio; e, no, non poteva permettere che le cose arrivassero a quel punto. Doveva fare un nuovo sforzo. Era venuto il momento di giocare una nuova carta. E per tre giorni se ne rimase all'Hotel Nike, scrivendo per i giornali. Fu lo stesso cardinale segretario di Stato ad avere il piacere di informare il Santo Padre del risultato delle manovre di Jerry Sant. Davvero Sua Eminenza non aveva mai compiuto un dovere pi congeniale in tutta la sua vita. Una sera, all'imbrunire quando Adriano aspettava le lampade, s'introdusse alla Presenza. Il Papa era seduto davanti alla finestra senza cortine, e guardava le nere ombre che passavano sulla grigia piazza e le macchie di luce gialla che comparivano a tratti nelle case di Borgo. Ragna port un giornale, che mise nelle mani del Papa. Guardate che gaglioffo siete! sogghign con aria truculenta. Fuggite! Tutto scoperto! La Catholic Hour\i sta mettendo in piazza a dovere! Oh, disse Adriano allontanandosi tranquillamente dalla finestra, e parlando con estrema freddezza. Accendete delle candele, vi prego. Prese il giornale, alz la mano sinistra per far ombra ai Suoi occhi; e guard il foglio. Mentre leggeva il Suo nome pontificio e il suo nome secolare, il sangue cominci a scorrergli pungente nelle vene; poich ancora odiava la pubblicit. E mentre continuava a leggere il sangue cominci a ribollirgli. Leggeva un orribile racconto! Orribile, perch Egli vide a un'occhiata che non era possibile rispondere, perch vi sono cose il cui minimo mormorio basta a distruggere; il cui effetto non dipende dalla loro veridicit. non era possibile rispondere; perch lo scritto era anonimo. non si poteva rispondere, perch non si sarebbe mai potuto indurLo ad abbassarsi... Chi Lo aveva potuto attaccare con tanta maligna abilit? I nomi di mezza dozzina di sudici cani gli vennero in mente in altrettanti secondi; ma non fu in grado di riconoscere nessuna zampa in particolare. Continu a leggere. Sentiva che il Suo viso era in fiamme per l'indignazione; ma era nell'ombra. Giunto a un chiaro errore di fonologia, Egli rise. E questo Gli ricord che la Sua voce era sotto controllo; e ricord che gli occhi invidiosi di Ragna erano su di lui. Da quel momento, di tanto in tanto fece sentire un breve riso o una breve parola di disprezzo, commentando le pi eccessive assurdit; e cos, a poco a poco, riprese il controllo di s. In tal modo lesse l'articolo. Alla fine, alz gli occhi sul cardinale. S, disse, pare che siamo un tipo davvero indegno. Ora rileggeremo tutto l'articolo, e noteremo gli errori di fatto. Ritorn al principio della prima colonna; e riprese a leggere, in modo pi analitico. Nel prendere, cont ad alta

voce Una, due, fino a trentadue assolute e indiscutibili menzogne, senza tener conto delle esposizioni inesatte dei fatti, gratuite e ignoranti, in una colonna 2 tre quarti di stampa. Ebbene? domand, con lo sguardo rivolto al cardinale che aspettava. Che cosa farete, adesso? Mediteremo su questa faccenda che Vostra Eminenza Ci ha sottoposta; e a suo tempo renderemo noto il piacer Nostro. Il giornale pu esserCi lasciato. Vostra Eminenza ha il permesso di ritirarsi. Ragna s'avvi alla porta. Sulla soglia si volt e latr: Abdicate! No, non abdicheremo, disse Adriano. Il segretario di Stato corse via. Mentre se ne andava frusciando, sogghignando contro uno e contro tutti, attravers l'anticamera dove stavano i gentiluomini. Sir Iulo allung le braccia all'improvviso, dritte al livello delle spalle, allung la gamba destra, irrigidita, in modo simile; si pieg sul piede sinistro, fino a trovarsi seduto sul calcagno; riprese la posizione iniziale, cambi gamba e ripet i suoi movimenti sulla destra. Tutto fu fatto in un minuto secondo; e i suoi denti bianchi balenarono in un sorriso, mentre i muscoli si rilassavano.

Vi sono pochi spettacoli pi nocivi ai nervi di quello di uno svelto e aggraziato gentiluomo vestito di scarlatto il quale si comporti, senza avvertimento, esattamente come uno scimmiotto su un bastone, mostrando la stessa angolarit discendente e ascendente, tanto rapida da far sobbalzare, la stessa imperturbabile, inevitabile e intollerabile agilit. Il cardinale Ragna lo accus d'essere un diavolo; e se ne and tra un ondeggiare di seta vermiglia marezzata. Non appena rimase solo, Adriano decise il pi fermo atto di volont che potesse fare; decise di non piegare e di non spezzarsi. Poi cen con cura e tranquillamente; mand via il vassoio; e ordin una grande caffettiera piena di caff. Poi chiuse a chiave tutte le porte e si concesse un periodo di disintegrazione, preparatorio alla reintegrazione, un periodo di rilassamento preparatorio all'intensificazione. Ora soffriva molto. Lesse e rilesse l'articolo sulla Strana carriera del Papa, fin che l'orrore Gli fece girare la testa. Era la peggior cosa che Gli fosse mai capitata. La Sua precedente esperienza delle calunnie giornalistiche era un nulla, al paragone. Durante tutti gli anni di lotta per la vita, Egli aveva saputo di essere nato per combattere. Da buon combattente, s'era aspettato dei colpi in cambio di quelli che dava. E, alla fine delle fini, il Suo combattere non era stato per Lui fonte di dolore implacabile. Prima di tutto, aveva

avuto il piacere di sapere che combatteva scrupolosamente nemici senza scrupoli, che combatteva una battaglia perduta, che combatteva contro un milione di volte il Suo peso, che combatteva a mani vuote contro campioni armati, sempre. Era stata questa conoscenza, di aver combattuto non da eroe, ma come gli eroi hanno combattuto, questa sola a sorreggerlo. E ora... Ma questo... Lo faceva apparire semplicemente come spregevole. Pensare alla Sua stessa immagine, che la Catholic Hour disegnava con tanta feroce morbidezza, Gli dava quasi una nausea fisica. Ma non era vera, reale. Non era Lui. No, no. Era un'atroce caricatura. Tutti l'avrebbero riconosciuta come tale... Davvero? Quanti avevano riconosciuto come calunnie le calunnie precedenti? Quanti avevano osato proclamare che le precedenti calunnie erano calunnie? Uno, su centinaia di persone... Oh, che cosa orribile, orribile! Rilesse l'articolo; e butt per terra il giornale. Almeno fosse riuscito a farLo apparire malvagio... o anche ridicolo! Ma no. Era categoricamente condannato come ignobile, basso, volgare, abietto, meschino, degno soltanto di disprezzo. Soltanto uno strenuo sforzo lo trattenne dal mettersi a gridare. Dio, Dio, sono veramente cos? si lament ad alta voce, con le palme rivolte in alto e all'infuori e gli occhi intenti e angosciati. Perdeva la fiducia in Se stesso. Forse era fatto a quel modo. Forse a Sua fantasia, dopo tutto, Lo aveva illuso, ed era veramente una creatura intollerabile. Era possibile. Oh, sono mai stato un animale cos spregevole? Io? si lament ancora. E poi tutto il Suo essere si commosse e vacill, e la Natura oltraggiata Lo prese per mano. Il colpo al rispetto di S, l'aggressione tremenda alla Sua sensibilit, erano pi di quanto il suo stesso valido e virile corpo potesse sopportare. Cadde dalla Sua sedia bassa, e svenne, affondando nell'oblio. Dopo un'ora ricominci a vivere. Parve ch'Egli ricordasse immediatamente quel che era accaduto, perch s'avvi vacilando alla finestra aperta, s che la fredda aria della notte potesse rinvigorirlo. La piena coscienza ritorn a poco a poco: e, con essa, una certa serenit. Riprese l'argomento dove l'aveva lasciato. No, non era fatto a quel modo. In nome di Ges che portava nella pisside sul Suo petto, non era fatto a quel modo. Cos, a poco a poco, si calm. Aveva commesso azioni orribili e azioni sciocche, ma non mai azioni ignobili; s, una; ma non aveva nulla a che fare coll'argomento di cui si trattava ora; n quell'azione ignobile era ignobile agli occhi di nessuno, ma soltanto ai Suoi; era astuta o abile, secondo la fraseologia umana; nessuno ne aveva sofferto; l'aveva espiata; ma, secondo il codice ideale ch'Egli aveva ricordato perc:h Gli servisse di guida, era ignobile. Pure, non era conosciuta, se non da Lui, da Dio e dal Suo angelo custode; non era nemmeno conosciuta dal Suo confessore, perch non si trattava

nemmeno di un peccato veniale. E allora... No. No. Non aveva meritato la gogna del disprezzo del mondo. Chi Lo aveva messo alla gogna? Rilesse il giornale con molta cura. Chi mai aveva potuto raccogliere una tal massa di testimonianze, che in apparenza erano convincenti? Cominciava a studiare la questione dall'abituale punto di vista di disinteresse personale. Le Sue stesse parole scritte erano citate a prova delle accuse che Gli venivano fatte. Chi poteva aver alterato tanto abilmente il loro significato, chi aveva potuto presentarLo con tanta abilit sotto una falsa luce? In un momento della Sua vita Egli doveva (forse senza accorgersene) aver calpestato un verme umano; e ora il verme s'era rivoltato, a colpirlo. Cerc un segno, una traccia;... e li trov... Naturalmente;... e il movente, in modo simultaneo, balz alla luce. Era un vecchio rancore, il rancore di un ladro di lettere, di un infedele di professione, ch'Egli aveva ferito con pungenti sarcasmi, circa dieci anni avanti. E c'era di pi. Di nuovo Egli rilesse l'articolo, per trovarvi la riprova. Come mai, la Catholic Hour, era proprio questo il giornale, pubblicava una simile accusa, a Lui rivolta? Osserv che la Catholic Hour pretendeva di aver copiato la sua accusa dal Devana Radicai. E il ladro delle lettere risiedeva a Devana; e faceva di mestiere il giornalista; e aveva modo di ottenere la maggior parte delle informazioni delle quali aveva fatto cattivo uso. Ma non tutte. Qua e l nell'articolo, l'abilit letteraria di Adriano lo metteva in condizione di poter sentire un mutamento di tocco. Qua e l v'erano opinioni tecniche e modi tecnici d'esprimersi che non potevano venire da quell'uno. Chi era dunque responsabile? Il Papa, tra tutti gli uomini che vivono su questa bella terra di Dio, era il pi adatto a riconoscere la bella scrittura romana; per lo meno, la bella scrittura romana di uno dei Suoi colleghi al collegio di St. Andrews, al quale aveva appiccicato una ridicola etichetta, uno scherzo innocuo, per il quale s'era servito delle iniziali unite del nome e del cognome del Suo compagno; la bella scrittura romana di uno pseudonimo direttore di giornale, col quale s'era rifiutato di aver a che fare. S, e c'era anche l'osceno tocco della femmina. Spretae injuria formae, ancora una volta! Alla fine, Egli riassunse: Causa materiale. Informazione posseduta (gli di sapevano come) dal ladro di lettere colto in fallo e dalla femmina. Opinioni, ottenute dalla (forse, offerte dalla) Rabbia, desiderosa di pugnalare nella schiena il Disprezzo. Causa formale. Calunnia, vale a dire maldicenza, che falsa.

Causa efficiente. Il modo nel quale il Pontefice aveva trattato i rappresentanti dell'Associazione Liblab che si trovavano nell'Urbe. Causa finale, a) Intimidazione; b) Vendetta. Era tutto chiaro come la luce del giorno. Adriano appoggi la schiena alla sedia; e biasim... Se stesso. La Sua mente and dritta alla radice della cosa. Era colpa Sua. Non aveva amato il Suo prossimo. Era stato duro, scortese, austero. Aveva coltivato la Sua facolt naturale di spargere il sale sulle pi dolenti e segrete piaghe del Suo prossimo; il sale, sotto forma di parole mordenti, di satire, di sarcasmo, d'ironia corrosiva: etichette che restavano. Ma aveva fatto questo mentre lottava, ignudo e solo, e quando era il pi debole. Non importava: era una parte della lotta per la vita! Non importava. Ma sarebbe stato ucciso; non metaforicamente, ma letteralmente ucciso, molto tempo prima... Come lo sapeva? Come tutti gli uomini, aveva avuto fiducia in S, non in Chi ha fatto le stelle. Invero, Egli non sapeva e non poteva sapere. Ai Suoi stessi occhi, come proprio giudice, ogni punto della Sua difesa veniva a mancare. Si accus. Non aveva amato il Suo prossimo. Il Suo animo vol alle divinit che siedono severe sul tremendo seggio; ma da esse non si poteva ottenere sollievo. Prese il bel crocifisso che portava al collo; la pisside del Suo petto; li pos sul tavolo; e s'inginocchi davanti al Sovrano dei serafini. Fece atto di contrizione. Riconobbe il Suo peccato. Riconobbe di aver meritato una giusta punizione. Ringrazi molto umilmente Iddio di averlo punito in questo mondo. Oh possa il mio destino guidarmi sul sentiero della santa innocenza di pensieri e d'azioni, sul sentiero comandato dalle leggi auguste, le leggi nate nei pi alti cieli, non generate dalla stirpe degli uomini, e che non saranno mai messe a dormire nell'oblio; poich la Forza divina possente in esse, preg, con i versi di Sofocle. Mand a chiamare il Suo confessore. Era stata una terribile esperienza. Sentiva d'esserne stato seriamente scosso. Si sentiva vecchio. La Sua giovent e la Sua forza, il Suo vigore, pareva Gli fossero stati strappati via. Pareva che il mondo si fosse allontanato da Lui. S... il mondoCome si sarebbe comportato di fronte al mondo? Con equanimit e fortezza. Che cosa avrebbe detto e fatto? Nulla... Nulla...

Venne il confessore; ed Egli confess che, dopo la Sua confessione del giorno precedente, s'era reso colpevole del peccato d'ira. Rinnov anche il Suo dolore per un peccato della Sua vita passata. Non aveva amato il Suo prossimo. Il frate scalzo lo assolse; e Gli comand di dire, per penitenza, una Messa per la pace presente ed eterna di tutti quelli che aveva offeso. Adriano mise la Catholic Hour spiegata su un tavolo, dove non era nascosta e di dove non sarebbe stata tolta; cerc di sviare il Suo pensiero e di lasciare dietro di S quell'incidente. Che l'effetto di esso sarebbe diventato manifesto, che il suo ricordo sarebbe ritornato, Lo sapeva; ma n il ricordo n l'effetto avrebbero mai ritardato il Suo avanzare. Pass il resto della serata a meditare sul futuro. Quando fu l'ora di coricarsi, non scese a San Pietro; ma disse le Sue preghiere vicino al letto, con infantile semplicit e debolezza. E il sonno che allontana le cure si pos sulle Sue palpebre, senza risvegli, molto gradevole, il pi simile alla morte.

Capitolo XVII Al mattino, Adriano convoc Gentilotto, Sterling, Whitehead, Carvale, della Volta, Semphill, van Kristen. Gli parve che i gentiluomini di camera Lo guardassero in modo strano. Era cos. E immagin che da allora in poi avrebbe dovuto sopportare il fuoco di occhi curiosi, udire i mormorii ostentati della gente che avrebbe desiderato di farsi conoscere come avversa; di gente che avrebbe desiderato vedere il Romano Pontefice contorcersi su una graticola rovente. Benissimo. Avrebbe sopportato il fuoco; forse, fino a un certo punto; avrebbe risposto alle domande di interesse generale (ma non a quelle di interesse particolare). Ma non ci sarebbero stati semplici contorcimenti umani. Le Loro Eminenze entrarono nella sala del trono, dove il Papa era seduto, piuttosto rigidamente, con atteggiamento ieratico, con le mani sui braccioli della poltrona, coi piedi e le ginocchia stretti, con la schiena dritta e il capo eretto. Era un tantino pi pallido del solito. Gli offersero il loro omaggio, ognuno in modo diverso. Il dolce e puro viso di Gentilotto esprimeva la compassione, mista a un senso di offesa personale. Gli assalitori del Papa avevano ferito anche lui. Lo scuro volto di Sterling era chiuso, e aveva l'aspetto di chi deciso a essere giusto in ogni circostanza, bench desideri mandare una buona raccomandazione a chi di dovere per il prigioniero che sta alla sbarra. Il cardinale di San Giorgio della Vela d'Oro era tanto ricco di personale innocenza che non gli era possibile credere nella colpevolezza altrui. L'atteggiamento di della Volta indicava una curiosit comune, ma simpatizzante. Carvale era bianco, e Semphill rosso, per l'impaziente

indignazione. Come Gentilotto, anch'essi erano feriti dall'attacco fatto al loro superiore; ma erano armati. Van Kristen era molto, molto triste. I suoi grandi occhi malinconici nuotavano in una nebbia di commiserazione; e Adriano osserv che le sue labbra rimasero un momento pi a lungo del solito sulla fredda mano del Pontefice. I camerieri segreti offersero da sedere ai cardinali, e si ritirarono. Il Papa cominci a parlare con il tono abituale, rapido e conciso. Per mettere in maggior rilievo la differenza essenziale tra la Chiesa (associazione puramente missionaria) e il Mondo, aveva deciso di disperdere i tesori del Vaticano. Questo non era per nulla quel che le Loro Eminenze s'erano aspettate di sentire; e rimasero piuttosto male. Adriano concesse loro un momento; e poi continu: C' qualcuno che sappia se il vecchio e buon Cabelli ministro della Pubblica Istruzione, adesso? Della Volta rispose di no. Tanto meglio, perch sar in condizione di farci un favore. E ora (Sua Santit si rivolse direttamente all'ultimo che aveva parlato) mettiamo la cosa nelle mani di Vostra Eminenza. Avrete un breve di commissione; e questo quanto farete. Prima, riunite Cabelli, Longhi e Manciani, come vostri consiglieri. Poi, con il loro aiuto, vi procurerete i servigi dei pi abili periti del mondo, diciamo cinque. In terzo luogo, farete che questi cinque periti esaminino ciascun pezzo del Tesoro e ne diano la stima massima e minima. L'elenco di questi valori lo sottoporrete a Noi. In quarto luogo, farete disporre i pezzi (e il modo nel quale saranno disposti dovr essere indicato nell'elenco dei valori) in tre categorie: storica, artistica e di valore, secondo il peso e la qualit. In quinto luogo, farete pubblicare dovunque una nota, che informi come la vendita di questi oggetti, a prezzo fisso, avr luogo dal primo al sei gennaio venturo. Tacque, perch vide che qualcuno desiderava parlare. Diede la parola a Gentilotto. Vostra Santit ha considerato, disse il Papa Rosso, che la maggior parte dei tesori consacrata al servizio della Chiesa? S. Abbiamo anche considerato che la Chiesa esiste per servire Dio nelle Sue creature; che non serve n l'Uno n le altre tenendo cose belle e costose chiuse negli armadi; che la Chiesa, la quale ha messo da parte questi oggetti, dopo averli consacrati, pu renderli di nuovo utili, sconsacrandoli. Tecnicamente, le cose concrete possono diventare sconsacra te con un semplice colpetto, che abbia l'intenzione di sconsacrarle. Scenderemo presto nella Tesoreria, e toccheremo tutti gli oggetti sacri, per farli ridiventare gemme e metalloQuesto si pu fare, disse il cardinale prefetto di Propaganda. Il

cuore lo tirava da una parte: la tradizione e il pregiudizio ecclesiastico lo tiravano dall'altra. C' una cosa che mi pare di dover dire, soggiunse della Volta; che cosa sar degli impiegati del Tesoro, e degli edifici? Gli impiegati continueranno a godere gli stipendi dei loro benefici. Avranno altre occupazioni, pi utili che non il lucidare argenterie. In quanto all'edificio, quando gli armadi saranno vuoti, li faremo portare via; e, poich non vi sar piu il Tesoro, l'edificio sar la sacrestia. Mi piacerebbe aggiungere una parola, se posso, disse Semphill. Vostra Santit non crede che il governo italiano si occuper della cosa? Non c' una legge che vieta di esportare dall'Italia le opere d'arte? Ci piacerebbe vedere il governo italiano venire a conflitto con Noi, rispose Adriano con un sorriso forte e luminoso. Il governo italiano non n feniano n sciocco. No, ma... continu il cardinale. Vostra Eminenza non deve temere opposizioni da quella parte. Nulla sar escluso da questa vendita? domand pensoso Semphill. Vi saranno alcune esclusioni. Il Papa si rivolse al cardinale della Volta. Riserverete un calice e una patena d'argento dorato per ciascuno dei preti che vi sono nel palazzo; una pisside d'argento dorato per ogni tabernacolo; e un semplice servizio di ornamenti pontifici, che vi indicheremo. Null'al' tro. D'ora in poi, la corte potr usare ornamenti che siano propriet privata dei suoi membri. Debbo dire che mi pare che gli ornamenti pontifici meritino miglior sorte che d'essere convertiti in oro e gemme" disse Gentilotto. Sciocchezze, rispose aspramente il Papa. Gli ornamenti pontifici non sono sacrosanti come il velo cartaginese. Era evidente che i nervi di Sua Santit erano stanchi. Lo concedo, ammise il cardinale. Adriano si alz. Abbiamo adunato il Sacro Concistoro per domani mattina; e Vi pubblicheremo i Nostri decreti in argomento. Semphill non seppe pi trattenersi. E scoppi in un: Naturalmente Vostra Santit ha veduto la Catholic Hour? Adriano pens che c'era una ragione per cui provava una particolare simpatia per quel cardinale, quel giorno. S, naturalmente,

Sua Eminenza aveva miglior aspetto durante l'Avvento. La porpora faceva parere troppo azzurra la sua rubiconda rotondit. Questa era la ragione. Oh, s, rispose il Pontefice. Ebbene, non ho mai letto nulla di pi abominevole nella mia vita! E nemmeno Noi. Tutti gli occhi dei cardinali erano rivolti al Papa. Egli rimase in piedi sul gradino del trono; e pareva stesse diventando d'alabastro. Semphill continu, irato: Mi pare che bisognerebbe fare qualche cosa. Anche a Noi. Semphill s'avvicin a occhi spalancati. Ma certo Vostra Santit far qualche cosa? No. Come? Neppure rispondere? No. Avrei pensato che vi dovrebbero essere mezzi canonici di mettere a posto la Catholic Hour per ingiurie al Papa, disse Sterling. C' la bolla Execrabilis di Pio II. Ma le ingiurie non sono rivolte al Papa, ma a George Arthur Rose, disse imperturbabile Adriano. Questo davvero cavillare, disse Whitehead, alzando gli occhi per la prima volta. Davvero, disse Carvale. Direi di scomunicare il direttore, il tipografo e l'editore! esclam Semphill. Sterling continu: E difficile comprendere che cosa abbia potuto persuadere la Catholic Hour a pubblicare... Adriano lo interruppe. Domandatevi soltanto questo. probabile che un periodico scozzese, e quando diciamo un periodico scozzese intendiamo dire un periodico clericale (perch, secondo McCarthy, il clero scozzese tiene la stampa cattolica nel palmo della mano)... probabile che un periodico scozzese, il quale ha l'infernale sfacciataggine di chiamarsi 'Organo dell'Opinione Cattolica' e che una volta ha chiamato il cardinale Semphill... come, Eminenza? ah s, 'un vagheggino profumato', si lasci sfuggire l'occasione di aumentare la sua tiratura a spese del Vicario di Cristo? Oh, benissimo davvero! esclam Semphill, con un cordiale scoppio di risa.

Ma, Santit, continu gravemente Sterling, sappiamo che le cose dette nell'articolo non sono vere. Sappiamo che l'articolo Vi mostra sotto falsa luce. Non sono tutte vere; e l'articolo Ci mostra totalmente sotto falsa luce. Si vorrebbe raccomandare di render noto tutto questo. E noto. Lo sanno centinaia di persone. E non ad esse proibito dire quel che sanno... Se osano. Adriano scese dal trono. Un'ombra grigia rendeva pi dura la sottigliezza del viso. Le sopracciglia e gli occhi erano diventati paralleli; i secondi erano semichiusi; e le labbra sottili erano dritte e crudeli. Le Loro Eminenze si ritirarono con circospezione. Van Kristen rimase quando gli altri se ne furono andati. Santo Padre, disse, mi pare che la cosa Vi faccia soffrire. Adriano strinse la mano magra e bruna, sulla quale lo zaffiro cardinalizio era tanto bello. Forse, Percy, disse. Penso che non torner alla Casa della Dinamo, questo autunno, continu il cardinale. Possono far senza di me, Santit. Se Vi posso servire qui, non Vi lascer. Siete molto buono e utile per Noi, venerabile padre disse il Papa, assai rigidamente, mentre passava rapido attraverso i tendaggi dell'anticamera segreta. Ora il mondo aveva qualche cosa di cui parlare, oltre alle probabilit di una guerra universale e l'inferiorit dell'attuale Papa. Quando la dispersione dei tesori del Vaticano fu annunciata nel Sacro Concistoro, cinque cardinali furono sul punto di imprecare, quattro scoppiarono in lacrime, otto espressero assai liberamente il loro pensiero e due tra questi a voce molto alta, e gli altri rimasero muti. Ragna, Berstein, Cacciatore e Vivole conclusero che la nuova mossa di Adriano fosse una ambigua mossa pontificia, per sviare l'interesse della gente dalle calunnie rivolte a George Arthur Rose. Continuarono a cercare di far s che la gente vedesse le cose dal loro punto di vista. Celti e cattolici di tutto il mondo mandarono alte grida, e paragonarono Adriano a Onorio, con tutto vantaggio del secondo. Da un punto di vista cattolico, scrisse un gentiluomo clericale che in giovent, quando era addetto d'ambasciata a Parigi, era conosciuto come la Belle Anthropophage, impossibile biasimare troppo severamente Adriano. Era rovinato, dicevano con untuosa rettitudine; e si metteva a vendere i tesori del Vaticano per essere in grado di provvedere iniquamente alla Sua personale vecchiaia. Naturalmente, giudicavano secondo il loro modo di essere. Tutti i cattolici fanno altrettanto.

L'Associazione Liblab si felicit di possedere un compagno come Sant. La sua diplomazia fu giudicata geniale. I socialisti s'aspettavano a ogni ora di sentir annunciare che il Papa, preso dalla disperazione, aveva chiesto di rifugiarsi nelle loro file. Jerry Sant rimase alzato tutta la notte all'Hotel Nike, per essere pronto, se il Papa avesse pensato di fuggire da un trono divenuto troppo rovente per Lui. Nel caso d'una simile fuga, naturalmente, Sua Eccellenza Reverendissima avrebbe cercato di fare la pace con quelli ai quali aveva imposto tanti fastidi e tante spese non necessarie. Cos i Liblab cercavano di preparare i loro piani. Avrebbero fatto prestare giuramento al Vicereggente di Dio; avrebbero accettato il Suo obolo per l'ammissione e la sottoscrizione annuale anticipata; e Lo avrebbero ammesso come socio. Poi, come compagno anziano. Poi Gli avrebbero comandato di tornarsene in Vaticano, per servirsi del papato per mettere in esecuzione i piani dei lavoratori contro il capitale. Frattanto, avrebbero colto l'occasione di trasferire parte del capitale pontificio da un uomo che non lo meritava a un uomo che lo meritava. Ma Jerry pass due notti insonni per nulla. Sarebbe stato meglio, sebbene forse non altrettanto grazioso, a letto. E il terzo giorno, mistress Crowe lo venne a trovare, con un cattivo umore fatto di gioia, d'odio e di paura. Suppongo questa sia opera vostra, mister Sant, disse, tirando fuori dalla borsetta un ritaglio di giornale. Uhm. Jerry rispose con una smorfia che lo fece somigliare a una gurgula oblunga.

Oh, come avete potuto dire simili cose di Lui! Mi pare che dovreste vergognarvi! Donna, non me le avete dette quasi tutte voi? Si, naturalmente. Ma non avrei mai pensato che le avreste messe tutte nei giornali. Non ce le ho messe tutte. Ce ne sono molte altre... se non Gli bastano queste... Oh, ma sono certa che Gli bastano Immagino che sar rimasto semplicemente sbalordito. Pu essere. Non vi ha fatto ancora saper nulla? No. Aspetto, di momento in momento. Mister Sant, se avete ucciso il mio George... non so quel che far; ma non vi perdoner mai.

Eh, che non morir per questo; ma pu essere che gli faccia un po' male; e vi dico io che verr qui a curarsi. Non m'importa che Gli faccia male Se lo merita, poich s'e comportato a quel modo con me. Ma... Adesso andatevene. Non potete trovarvi qui, quando verr Rose. Quando avr finito con Lui ve Lo mander. Su, andatevene. Goffo bestione! disse mistress Crowe tra s quando si trov di nuovo in via Due Macelli. Avreste fatto meglio a lasciar fare a me. Non mi sorprenderei se George prendesse una decisione disperata. Gli somiglierebbe- E credo che io sarei riuscita... Chiam una carrozza e si fece portare in piazza San Pietro, per dare un'altra occhiata alla finestra. Il Papa ordin sacerdote il cardinale van Kristen il giorno degli Innocenti. Sua Santit sent che la preghiera sacerdotale di un uomo tanto innocente avrebbe fatto bene a tutti. L invasione degli inglesi e degli americani batt il primato . cagione invernale. Alla cena di palazzo CafTarelli, la vigilia di Natale, fu osservato che in quel momento si trovavano nell'Urbe tutti i multimilionari del mondo. Se la guerra tosse ancora stata fatta all'antica, vale a dire col sistema dei "scatti e delle prede, e se una Potenza avesse posseduto la Preparazione militare sufficiente, un nuovo Sacco di Roma sarebbe stato impresa eminentemente lucrativa. Stando le cose come stavano, Roma saccheggiava i multimilionari. Malgrado il fatto che la prossima primavera probabilmente avreb be veduto l'alba di un Armageddon, un numero stupefacente di persone fu incapace di resistere alla tentazione di comperare i tesori del Vaticano. L'elenco dei prezzi di stima dei periti era stato sottoposto ad Adriano, il quale aveva fissato quelli tra il massimo e il minimo con grande disgusto dei curialisti; che, una volta afferrata l'idea, desideravano fare dei buoni affari. Suggerirono una vendita all'asta, che il Papa rifiut subito, dicendo che non voleva mettersi in concorrenza n coi bottegai n coi briganti. Rese facile l'acquisto ai musei, che poterono comperare dei pezzi storici; gli oggetti che erano soltanto artistici finirono in gran parte in mano di collezionisti privati; e il mondo acquist gli oggetti di valore. La sola collezione di merletti frutt 785.000 sterline; e il totale, per l'ammontare di trentaquattro milioni di sterline, fu depositato alla Banca d'Italia. Il signor Panciera trov ben pi che conveniente un altro invito in Vaticano. Questa volta la sua fu una breve visita, e di molta importanza. Parl sempre il Papa. Sua Santit si espresse in modo asciutto e conciso, leggendo da un foglio manoscritto che poi diede all'ambasciatore; e pareva consunto da un interno fuoco, i cui segni comparivano sul Suo volto bianco e dolente. Disse di aver

approvato il progetto del signor Gigliotti, secondo il quale i condannati, dopo un'iniezione antimalarica, lavoravano a bonificare le zone malariche della Puglia e della Calabria. Egli desiderava che l'Italia fondasse e dotasse gruppi di fattorie nei boschetti d'eucalipti della campagna romana, dove ragazzi e giovanet-te immunizzati potessero condurre vita sana e laboriosa. Desiderava che l'Italia fondasse e dotasse case di ricovero per i vecchi e scuole gratuite dove venissero insegnate le arti manuali ai ragazzi. Desiderava che l'Italia fondasse e dotasse borse di studio per coloro che volessero dedicarsi all'archeologia italiana, allo scopo di nutrire uno spirito di patriottismo entusiastico per mezzo degli scavi, dello studio e della conservazione delle citt sepolte, dei monumenti e dei tesori dell'antichit dei quali pieno il sacro e inviolabile suolo d'Italia. Infine, desiderava che l'Italia desse dei premi, per esempio di mille lire in contanti, a ogni uomo e a ogni donna tra i venti e trent'anni d'et, che avesse servito un padrone o una ditta secolare dal giorno dell'Annunciazione del 1899 e che richiedesse detto premio. Per porre in atto i Suoi quattro desideri, diede al signor Panciera un assegno sulla Banca d'Italia pagabile al Primo Ministro del governo italiano. L'assegno era di trentatr milioni di sterline. Era un'offerta in onore dei trentatr anni durante i quali il Dio Uomo fu travagliato per Amore degli uomini. Doveva essere il nucleo di un fondo nazionale chiamato L'Azienda di Cristo. Questo fondo doveva venir amministrato, nel modo gi detto, da un membro di sesso maschile della Famiglia Reale d'Italia, dal Primo Ministro e dal ministro dell'Interno in carica, e da nove fiduciari, scelti, a rotazione, nell'elenco del Libro d'Oro. Il primo di questi dodici doveva conservare la carica a vita, e doveva essere nominato dal re, entro un anno da quel giorno. Il secondo e il terzo dovevano durare nella carica di fiduciari fin che avessero conservato il loro posto. Dei nove nobili, tre si sarebbero ritirati ogni anno; e sarebbero loro succeduti i tre seguenti nell'elenco dei nobili. Gli ecclesiastici non dovevano occuparsi in nessun modo del fondo, a meno che non fossero nobili, e perci eleggibili a fiduciari, o non fossero pagati come cappellani dai fiduciari. Era speciale desiderio di Adriano che L'Azienda di Cristo diventasse, in tutti i sensi, un'amministrazione del regno d'Italia. Il signor Panciera se ne usc barcollando; e si fece condurre dalla carrozza, in gran furia, a Montecitorio. Qui, prese con s il signor Zanatello, e tutti e due portarono il loro panierino di notizie alla regina reggente, al Quirinale. Undici minuti nella sala da musica di Sua Maest bastarono; tutti e tre attraversarono la sala degli Uccelli e salirono all'ufficio marconigrafico, per annunciare il nuovo piano a Vittorio Emanuele, al castello di Windsor.

La risposta del Sovrano fu tipicamente italiana, e (perci) splendida. Aggiungo un milione; la regina aggiunge un milione; il Principe di Napoli aggiunge un milione. Milioni di sterline. Il Primo Ministro mand i ringraziamenti della nazione, e chiese al re di nominare se stesso fiduciario. Ricevette quest'eccellente risposta: I fiduciari saranno soprannominati i Dodici Apostoli del Papa. La Voce della Verit e l'Osservatore Romano mi darebbero immediatamente il soprannome di Giuda.

Il signor Panciera mand questo messaggio: Sire, c'era un tredicesimo apostolo. Il Re rispose: S, ma fu aggiunto. Questo fece ridere la regina Elena. Il re continu: Zana-tello, prendete questo denaro; rilasciate una ricevuta in nome dell'Italia. La regina reggente emaner un decreto reale col quale fonder 'L'Azienda di Cristo' come amministrazione governativa; nomino il Duca d'Aosta regio fiduciario. Questo piano proprio quello di cui l'Italia aveva bisogno; abbia subito effetto. Zanatello implor Sua Maest di nominare se stesso fiduciario. No, fu la risposta definitiva, dar il mio pi strenuo aiuto senza comparire ufficialmente. Quando ci sar posto per un tredicesimo apostolo, ci ripenser; intanto, mi impegno a raddoppiare il fondo entro un anno. Il re d'Inghilterra si interesser anche lui della cosa. Adriano lesse dell'accettazione del dono fatto all'Italia nel Popolo Romano del giorno seguente: in uno dei giornali pi rispettabili del mondo, come soleva dire. Sent d'aver fatto un altro passo; e subito pens al seguente. Chiam il sindaco di Roma, e gli don, come libero dono all'Urbe, tutte le sculture mobili, le pitture, gli arazzi e i pezzi archeologici custoditi in Vaticano. Canonizz don Bosco e Dante Alighieri e pubblic YEpistola agli italiani. Questo documento era soprattutto esortativo, e diretto contro i miscredenti e le societ segrete. Egli diceva all'Italia di considerarsi come il tempio dell'arte in Europa; e di darsi alla contemplazione dei capolavori dell'arte umana gi in suo possesso o che venissero in suo possesso per future scoperte, allo scopo di divenire paese e popolo preparato per il Signore e degno d'ogni amore. Parl della mafia con ammirazione e con orrore. Era una fratellanza piuttosto che una societ, disse. Era una fratellanza di individualisti, ognuno dei quali era pronto al servizio dei fratelli. Le sue virt essenziali erano l'onest, il mutuo aiuto, lo spirito di sacrificio. Non c'era niente di meglio. Ma il

Diavolo aveva svisato un piano davvero eccellente. Sua Iniquit aveva tentato i mafiosi, che non s'aiutavano soltanto per le buone azioni, ma anche per le cattive. Soprattutto per le cattive. Uccidevano, e nascondevano gli assassini; e dimenticavano il comandamento: Non uccidere. Rubavano e nascondevano i ladri; e dimenticavano 1 comandamento: Non rubare. Essi sostenevano che Mazzini li aveva uniti in corporazione per scopi politici; e che aveva dato loro per motto: Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti; dalle iniziali di queste parole avevano preso il loro nome. Al posto di quella malvagia e abominevole frase, Egli diede loro quest'altra: Madonna Applaude Fraternit Individualit Amore. Fiorisse la mafia, con questo motto come principio dominante. L'Italia vedeva che il fardello della povert veniva tolto di dosso ai suoi figli, che la sua giovent era messa in condizione di poter coltivare il suo ingegno; l'onesto lavoro dei suoi uomini e delle sue donne veniva premiato; rifugi e provvedimenti si stavano preparando per i vecchi. Roma si mise nobilmente a pensare agli edifici per i tesori che Adriano le aveva donato. Immensi e splendenti palazzi furono progettati e cominciarono a sorgere sul Celio e sull'Esquilino; e le forme graziose degli antichi di dovevano stare sotto porticati marmorei, bianchi e puri come gigli di fuori, di mosaico d'oro splendente all'interno, tra i boschetti del Gianicolo. Gli onesti ebbero quel che si meritarono. Non c'erano disoccupati. Perci, i cuori non erano esacerbati, mentre le mani erano occupate; e l'anarchia cominci a essere dimenticata insieme ad altre antiche e malvage sciocchezze. Anche VEpistola agli italiani Erano tutti in ottima disposizione per ascoltare qualsiasi cosa da quell'essere onnipotente, onnipresente e solitario che chiamavano il Papa inglese. Per il forte e semplice carattere italiano, le Sue parole furono convincenti, perch erano essenzialmente semplici e forti. Parla come la voce della coscienza, dicevano Caio e Tizio, e anche Sempronio. E allora ascoltatelo e obbeditelo, soggiungevano Maria ed Elena, e anche Margherita.

Capitolo XVIII L'Italia non era prima nel cuore di Adriano. Era terza. La serviva, perch ne vedeva le urgenti necessit. La seconda, tra le terre ch'Egli amava, non sapeva di avere bisogno di Lui; e perci Egli non le offerse nuove cortesie. Non voleva che l'America gli dicesse di non occuparsi troppo di lei. E l'Inghilterra era la prima. E che cosa poteva fare per l'Inghilterra? Solo il pensiero di poter fare qualche cosa per lei Lo sosteneva, adesso. La vita tra milioni di uomini dalla favella articolata era divenuta per Lui un onnipresente orrore. Egli si chiedeva di frequente che cosa Lo trattenesse dal gettarsi dalla finestra sulle pietre di Roma. Fece comperare una scatola di rasoi di sicurezza, e band i coltelli dagli appartamenti pontifici. Oh, avere le ali, le ali di una colomba; e allora lontano, lontano volerei. C'era un ragazzo che si chiamava Roebuck, il quale cantava cos nella cappella del Nuovo Collegio, durante la settimana commemorativa a Oxford, venticinque anni avanti. La voce d'oro, l'incomparabile voce giovanile, Gli ritorn nella Roma d'oro, dove desiderava tanto riposare. Un braccio scarlatto alz la tenda di tela azzurra, e il cardinale Leighton entr. Mi pare che questo ci sia sfuggito, Santo Padre, disse, e Gli offerse una copia della Catholic Hour di pi d'un mese prima. Adriano si eresse, fisicamente e intellettualmente, in un momento. Prese il giornale e lesse: Abbiamo ricevuto una lunga lettera da D. J., il quale ci accusa di aver messo in piazza George Arthur Rose in modo ch'egli chiama 'selvaggiamente

crudele'. Egli dice: 'Ringrazio Iddio di non riuscire a comprendere l'umorismo di chi parla allegramente d'un uomo che soffre la fame per diciotto mesi, e al tempo stesso lavora tutto il giorno per guadagnarsi da vivere con la penna; io posso garantire l'onest delle sue fatiche. Qualsiasi possa essere stato il suo passato (e io credo che per la massima parte il vostro articolo sia erroneo) certo meglio abbandonarlo al passato. Come convertito, doveva soffrire e tollerare per la fede che in lui. Gi una volta, nella sua vita difficile, in un momento nel quale aveva i mezzi per vivere con le sue mani, un attacco gratuito, opera di un giornale, gli strapp il sostegno e l'appoggio. Ora conduce una vita che abbastanza amara per lui e assolutamente innocua (per non dire benefica) per gli altri; e mi sento costretto a dirvi che considero il vostro attacco come criminoso e odioso'. Un altro corrispondente scrive: 'Mi addolor molto il vostro articolo intitolato Strana carriera, eccetera, nel numero del diciotto novembre, perch sono un grande ammiratore di alcuni libri pubblicati da George Arthur Rose prima di diventare Papa. Questi libri servirono pi di ogni altro alla mia conversione al cattolicesimo, e mi molto dispiaciuto leggere quel che avete scritto del loro autore'. Un altro corrispondente scrive: 'Sar bene informare i vostri lettori che l'Austin White il quale scrisse le lettere molto offensive intitolate Rhyponondylose Religin nel Jecorian Cou-rier alcuni anni addietro il George Arthur Rose alias Papa di Roma a proposito del quale i vostri lettori furono tanto ampliamente informati nelle vostre colonne, nel numero del diciotto novembre'. In risposta a D. J. possiamo dire di avere in nostre mani una lettera diretta dal Rose a un prete eccellente nel 1898. Essa termina cos: 'Mi dispiace per amor vostro lo scandalo che dovr inevitabilmente esserci quando suo cognato, il vescovo, verr a conoscere l'indebita influenza della quale vi servite per sottrarre queste somme a Lady Mostingham. Vi consiglio di emendarvi e di ritirarvi da tanto vergognose transazioni prima che sia troppo tardi'. Se il nostro corrispondente D. J. pensa ancora che non era consigliabile accusare selvaggiamente e crudelmente l'autore di questa lettera, possiamo dirgli soltanto che non siamo d'accordo con lui. Adriano lesse con indignazione e disprezzo. Era l'orribile inglese dello scritto volgare, ancor pi dei bassi sentimenti che v'erano espressi, a provocare in Lui un tale rictus di disprezzo. Per un momento guard fuori della finestra, senza fermare lo sguardo su nulla, per nascondere il Suo disgusto. Accorgendosi che il

cardinale Leighton aspettava, si controll; e si volt, con uno sguardo di fredda interrogazione. S, disse. Voglia il Cielo che mi concediate un piccolo favore, cit in greco Sua Eminenza. Era un artificio molto abile e invariabilmente coronato da successo, rivolgersi al Pontefice nella Sua lingua preferita. Infatti Egli riconobbe la citazione; e continu con il verso seguente: Ditemi pi presto che potete; e subito sapr. Posso fare una domanda? Avete scritto Voi quella lettera, Santo Padre? Quale? L'ultima? S. Che cosa sapevate? Tutto. Posso dire che pare abbiate una conoscenza proprio straordinaria degli uomini, in ogni momento? disse il cardinale, socchiudendo gli occhi. No, non straordinaria. 'A quelli che soffrono davvero, la Giustizia porta la conoscenza', cit ancora il Pontefice da Eschilo. 'Tanto maggiore il distacco dal mondo, tanto maggiore il nostro potere sulle cose mondane', canta un grande poeta. Non siamo mai stati 'uomo tra gli uomini'. Avevamo cinque sensi, e ce ne siamo serviti. E tutti gli uomini che incontravamo, abitualmente e volontariamente Ci raccontavano i loro segreti. Non li abbiamo mai sollecitati. Venivano messi davanti a Noi. E i Nostri cinque sensi li percepivano. Ecco tutto. La voce del Pontefice era dura e crudele; il viso era pi duro e pi crudele e, anche, pi terribile. La Sua Presenza era come una fiamma. Il buon Leighton, onesto e innocente, Lo guardava come fosse inumano; ma continu. Santit, desidero proseguire. Sapete chi ha scritto le altre lettere? Oh, s. D. J. era un altro 'eccellente prete'. Era a scuola di filosofia quando Noi studiavamo teologia a Maryvale. Ma lo conoscete anche voi, Leighton; prese il diploma di baccelliere in lettere con Ambrose. Come, Gionde? S, certo, che lo conoscevo. lui. Non abbiamo sentito parlare di lui da anni; ma evidente che ha trovato giusto difenderci. Poveretto! Per premio, lo trattano male. La Catholic Hour non d'accordo con \ lui... Un oste ubriacone ha scritto la seconda; e la terza stata scritta da uno sciacallo gesuita, in compenso della clien- i tela, e

probabilmente sotto la dettatura, dell'assai detestabile mascalzone al quale Noi abbiamo scritto l'ultima. Che cosa ne stato di lui? Del cattivo prete, voglio dire? Si rovin, come avevamo predetto. Continu nella sua vita di delitti, fin che il suo vescovo lo scoperse. Allora fu la rovina; e scomparve. Una casa di salute o qualche cosa di simile, per qualche tempo. Adesso in colonia; e avrebbe * potuto essere... Cardinale, abbiamo detto troppo. Non vogliamo e non Ci piace parlare di queste cose. Ma il vantaggio ch'io derivo nell'ascoltare Vostra Santit... se non impertinenza... Santit, mi permetto di assicurarvi della mia eterna fedelt, balbett commosso Leighton. Adriano non gli mostr il Suo viso. Si volse alla finestra, dalla quale si vedeva il panorama dell'intangibile Roma; e poco dopo era solo. Dio! Dio! esclam, agitando il giornale con terribile violenza. Vedi questa brutale, cinica ingiustizia... guasta... condannata... La sola idea di difesa, derisa e beffata... In Inghilterra, nell'onesta Inghilterra... in Inghilterra, il paese dei liberi... No, non era l'Inghilterra, ma soltanto un pugno di vermi maligni che la infestano. Inghilterra; questa parola Lo riportava al Suo apostolato. Che cosa pensava l'Inghilterra, ora? ! Questa domanda Lo preoccupava. Avrebbe desiderato che l'Inghilterra dichiarasse il suo pensiero attraverso i suoi ambasciatori, il pensiero degli uomini di Stato inglesi. Non conosceva ufficialmente nessuno di essi. Non poteva chiedere la fiducia dell'Inghilterra; poich, essendo inglese, sapeva che chi chiede si fa chiudere le porte in faccia. Umanamente parlando, Egli non aveva nulla che Lo potesse guidare nella crisi cosmica presente, nella crisi sulla quale era certo di essere consultato, come ultima ratio, ma certo di essere consultato. Di questo, era convinto. Un breve calcolo mostr che Giove passava nell'Ariete, e questo significava un immenso beneficio per l'Inghilterra. Oh, benissimo. E allora, quale sarebbe stato il Suo modo di agire? Si alz e gir per la stanza, guardando le carte geografiche e cercando di ricordarle, fin che parve che il Suo orizzonte mentale si ampliasse e allargasse, fin che vide tutto l'orbe terracqueo. Che cosa doveva dire, o fare, per l'Inghilterra, quando essa era troppo timida, o troppo orgogliosa, per comunicare a Lui con un cenno quel che desiderava ch'Egli dicesse, o facesse? Inghilterra, Inghilterra! Terra di speranza e di gloria, - come ti odieremo, Noi che siamo nati da te? - pi grandi, sempre i grandi saranno i tuoi confini; Dio, che t'ha fatta possente, ti faccia ancora pi

possente! Avrebbe detto o fatto quel che Gli era stato dato di dire o di fare. Come inglese, aveva le Sue intenzioni. E non chiedeva confidenze. L'Inghilterra, la timida, l'orgogliosa, sarebbe stata servita dal Suo figlio timido e orgoglioso, dal Servo dei servi di Dio. Il divino afflato del patriottismo lo ispirava, e rendeva pi luminosi i Suoi occhi, e Gli faceva levare il capo. Sedette; si mise sulle ginocchia la tavoletta, e scrisse. Poi suon il campanello e diede degli ordini. Mand anche dei foglietti scritti in cifra agli operatori dell'ufficio marconigra-fico del Vaticano. Il ventidue gennaio, il Sommo Pontefice scese nella basilica di San Pietro in Vaticano; e cant la Messa per il riposo dell'anima della regina Victoria, la Grande, la Buona. Lo stesso giorno, i giornali inglesi annunciarono che Sua Santit aveva mandato un cardinale legato a posare la Rosa d'Oro, il tributo del Pontefice alle regine virtuose, sulla tomba di Sua Maest nel mausoleo di Frogmore.

Capitolo XIX vinti dall'Italia i socialisti italiani, e i socialisti tedeschi dall'imperatore di Germania, i socialisti inglesi cominciarono a domandarsi quando sarebbe toccato a loro. La predilezione di tutti i degenerati e di tutti i maniaci, i quali formano sempre delle societ, pu assumere varie forme. I criminali uniscono in gruppi, come Lombroso stabilisce chiaramente. Perci i socialisti britannici (nella loro perplessit) tennero inutili riunioni, sperando di creare una politica in un'atmosfera di uomini esaltati e invidiosi. In realt, desideravano conoscere la loro esatta posizione; perch, in modo difficile da definire, cominciavano a sentire di non essere pi necessari all'universo, e s'erano figurati di esserlo. Pareva che questo Pianeta (per cominciare) si muovesse benissimo senza di loro, e (cosa pi seccante) per un cammino del tutto estraneo a loro, su di una strada agiata e desiderabile. Pareva loro d'esser lasciati fuori al freddo; e, secondo la loro natura, si guardarono intorno, cercando una persona

sulla quale sfogare la loro bile. Cominciarono col Romano Pontefice. Che un arcaico potentato del Suo calibro si mostrasse ancora fresco e attuale e vigoroso, li colp come un grave fastidio. Lo avevano considerato appena degno di considerazione, resto decaduto dell'antichit, utile forse come monumento dei pessimi tempi antichi nei quali il mondo era sottoposto all'idolatria; ma nulla pi. Che un uomo la cui fama era stata cos pubblicamente macchiata osasse levare il capo, muoversi, fare quel che voleva, e disporre di milioni in danaro e dell'animo delle nazioni, li colp come cosa semplicemente atroce. Aveva rifiutato l'onore della loro alleanza, aveva disprezzato le loro offerte, accogliendole con il silenzio. Gli avrebbero reso disprezzo con disprezzo; Gli avrebbero mostrato che cosa aveva perduto. Se si lusingava che le Sue cosiddette Epistole a questo e a quest'altro potessero avere qualche influenza, quanto pi presto lo avessero disilluso, tanto meglio. L'Associazione Liblab avrebbe ben presto fatto capire quale fosse il Suo posto all'infelice biascicatore di piatte sciocchezze che era Adriano, disse il compagno Bob Matchwood. Tuttavia, in mezzo a tutte le rapsodiche rodomontate, piene di grida e furore senza alcun significato, rimaneva abbastanza intelligenza ai compagni per capire una cosa. Il compagno Frank Conollan si mise lo stringinaso; con uno spasimo di smorfie e di movimenti incomposti partor la sua opinione: l'Associazione Liblab non poteva sperare di riprendere la sua posizione rispettabile nell'estimazione pubblica, fin ch'Egli rimanesse dov'era. Disse che cercare di non vedere questo fatto: che i Liblab avevano fatto un passo falso nell'avvicinare il Papa di Roma, non serviva a niente. I Liblab erano andati in cerca di essere trattati male, ed erano stati trattati nel peggior modo possibile. Se poteva permettersi di servirsi di una metafora, avrebbe detto che i Liblab erano stati attratti in una palude, e ci avevano fatto una figura indicibilmente brutta. Se poteva servirsi di una espressione poetica dello Shakespeare, avrebbe detto: Come puledri tesero gli orecchi, avanzarono le palpebre, levarono il naso, e seguirono come vitelli attraverso cespugli spinosi, eriche pungenti, e spini, che ferirono le loro fragili epidermidi, fino ad entrare nel sudicio stagno, dove bagnati fino al mento, le fetide acque insozzarono i loro piedi. (I Liblab cominciarono a capire che il loro compagno stava facendo proprio quel che desideravano. Stava arrivando all'abituale accusa di un traditore. Stava per provvederli del nome dell'abituale capro espiatorio. Allungarono nella sua direzione le orecchie compiaciute.)

Sarebbe andato pi in l. Avrebbe detto, servendosi sempre delle espressioni dell'immortale bardo dell'Avon: La vostra fata, che dite essere un'innocua fata, ha fatto poco pi che tradirci. (Questo era parlare! Le orecchie degli ascoltatori parvero mettersi in moto.) E allora, incapace di tener pi a posto lo stringinaso, perch aveva il naso gocciolante, mise improvvisamente fine alle sue parole chiedendo l'immediata e pubblica espulsione del compagno Jerry San. Questa fu votata all'unanimit. L'Associazione Liblab scosse la polvere dei suoi sudici piedi all'indirizzo del traditore; e il compagno Bob Matchwood scrisse cose assai offensive per lui nel Salpinx. Nessuno crede tanto facilmente e con tanta energia al male come un pessimista, vale a dire un socialista; e quando viene scoperto un traditore, che cosa ci potrebbe essere di pi naturale che sospettare che ve ne siano degli altri? E cos fu. La reciproca invidia, l'evidente incompetenza, il sordido egoismo, che sempre furono l'infezione dei demagoghi socialisti, e (naturalmente) le fondamenta di sabbia sulle quali era basato il sistema socialista, condussero a maggiori e pi fatali dissensi. Il Sospetto s'accoppi ai Disegni andati a vuoto. Ne nacque la Recriminazione. I compagni, che erano stati d'accordo nell'appro-vare il piano di Jerry Sant, si trovarono ad essere accusati come complici, ed espulsi a loro volta. Il dissenso era pi che un passo verso la disunione. Ogni demagogo, nel timore di doversi mettere a fare un onesto mestiere per guadagnarsi da vivere, dedic la sua persuasiva loquacit a procurarsi dei sostenitori personali. Burnson si fece mantenere a Battersea. West Ham si mise a trescare con strani Bill. Glasgow and a finire nella galera di Kerandy. E Devana soccombette a uno stagnino anarchico, che aveva l'unghia del pollice fessa. Seguirono scismi dietro scismi. Caverne e covili ricevettero i resti dell'Associazione Liblab. Le reciproche condanne erano all'ordine del giorno. I socialisti divennero quasi dei cristiani. Le file furono assottigliate dalle guerre intestine. Poi cominciarono le diserzioni. Il socialismo non rendeva; e i socialisti chiesero apertamente l'oro dei tories agli agenti dei conservatori. Quando fu loro rifiutato, bestemmiarono (come loro abitudine). Il lavoro cerc l'aiuto del Capitale. E il socialismo inglese stava per perire, per la sua radicale fatuit e per la sua instabilit. Adriano osserv il processo di disintegrazione dalla Sua torre di Roma, osserv il naturale assorbimento dei socialisti pi rispettabili da parte della pi rispettabile comunit; e ne fu lieto. Ben presto la sciocca e oscena eresia sarebbe morta e scomparsa insieme alle vane e obsolete illusioni dei gimno-sofsti, degli anabattisti, dei piccardi, degli adamiti e dei turlupini. Adriano ne fu lieto. Poi giunse il Times, il quale annunciava che l'Australia, il Canada e l'Africa del Sud

avevano armato tutti gli uomini validi dai diciassette ai cinquant'anni; e che l'Inghilterra stava mobilitando le forze di terra e di mare del suo impero. Ora tutto il mondo era in assetto di battaglia. Egli prese la Sua pisside, e preg la preghiera delle Danaidi: O Re dei re, Santo tra i santi, o Pi Perfetto e Possente, lasciati persuadere e fa' che questo accada: allontana dalla Tua razza l'insolenza di uomini che (per una qualsiasi ragione) la odiano; e sprofonda la nera peste nello scuro abisso. Era una preghiera piuttosto pagana, per un Papa. Era un sentimento piuttosto feroce, per un altruista. Erano parole interamente comprensibili per un misantropo e misogino, stanco, e reso impaziente e armato dalle convulsioni faticose di gente piccola e sciocca. Quel che pi Lo preoccupava era l'impossibilit di riconciliarsi col re d'Italia. Aveva fatto il possibile per far capire a Vittorio Emanuele che non lo avrebbe respinto, ma gli avrebbe dato il benvenuto. Sapeva quali benefici sarebbero venuti dalla cooperazione del Papa col re. Eppure l'espressione del fatalista persiano in Erodoto: s/OicTTri 5uvr| noXX cppoveovxa or|8ev<; Kpaietv. Il pi amaro dolore vedere chiaro, eppure essere incapaci di fare qualche cosa, avrebbe potuto essere il motto di tutto il Suo modo di pensare: ora, in modo evidente, come tanto spesso nella Sua vita. Chiam il cardinale di Caerleon. L'innocente Sant e la sua compagna erano in un bell'impiccio. L'espulsione dall'Associazione Liblab comportava non soltanto la cessazione dell'uso dei suoi fondi, ma anche la minaccia di un processo, sotto l'accusa di aver avuto denaro con un pretesto senza base. Dell'accusa potevano ridersene. Nessun tribunale inglese avrebbe potuto condannarli, date le testimonianze che l'Associazione avrebbe presentato. La cessazione dei contributi era seccante; ma, naturalmente, avevano messo qualche cosa da parte. E il futuro? Mistress Crowe era adesso certissima che Jerry aveva rovinato tutto. Cominci a pensare con desiderio alla sua pensione. A che cosa serviva rimanere a Roma? S, e chi le avrebbe pagato le spese, avrebbe voluto sapere? Espose queste sue idee con impazienza al suo ufficiale pagatore. Assunta un'aria forense, Sant domand tempo per pensarci. Essa gli chiese quanto tempo gli sarebbe occorso. Egli fece delle osservazioni sull'abitudine femminile di dare un calcio all'uomo caduto; e parl e url fino a quando l'impauri per davvero. Il picto figura veramente terribile quando rosso di rabbia. Essa corse a piagnucolare in un angolo, perch cominci a temere che Sant l'avrebbe picchiata. Invece, egli divenne pi calmo e us improvvise blandizie; e poi l'accarezz. Essa glielo permise. Era meglio che niente; e le pareva di aver bisogno di qualche cosa di simile. Come aveva potuto fraintenderlo cos? Naturalmente, non l'avrebbe

abbandonata. Erano nella stessa nave; e dovevano stare a galla o annegare insieme. Per conto suo, egli voleva stare a galla. Doveva aver capito che non era uomo da cedere, quando le cose erano andate tanto in l. Ma, essa gli chiese, che cosa potevano fare? Fare? Potevano fare tante cose. Tanto per cominciare, potevano andar a trovare un bel po' di quei vecchi cardinali, e diventare un bel fastidio. Andarono da Ragna, e gli raccontarono delle graziosissime storie. Le loro parole furono assai gradite; ma Ragna non lo mostr. Fu soave, cortese; disse che avrebbe veduto quel che si sarebbe potuto fare; e li conged con un inchino. Andarono da Whitehead, ma non ne ebbero soddisfazione. Caerleon disse loro che sarebbe stato meglio lasciar stare quelle cose. Carvale si rifiut. Sterling li ascolt con gravit da giudice, e non diede loro risposta. Semphill li tratt malissimo; e li mand via coi nervi in tumulto. Ritornarono all'Hotel Nike ad aspettare quel che sarebbe venuto da Ragna. I cardinali parlarono dei due col Papa. Il segretario di Stato fu insinuante. Parl del terribile scandalo; e fece capire che, secondo la sua opinione, si sarebbe dovuto sborsare del denaro per fermarlo. Accenn all'impossibilit di difendere quel che non pu essere difeso. Meglio servirsi di quel milione avanzato dalla vendita del Tesoro del Vaticano. Con quel milione erano state pagate le spese della vendita e del restauro della sacrestia; era servito a dotare il collegio di San Giorgio per le ricerche storiche, sotto la presidenza del dottor Richard Barnett: era inscritto nel bilancio di della Volta, osserv Adriano. Carvale soggiunse che il denaro non aveva mai fermato uno scandalo. Caerleon sperava che non se ne facesse nulla; si sarebbe rimosso il passato, si sarebbero coinvolte tante persone. Semphill aveva la nostalgia del buon tempo antico: roghi, lingue strappate, mani tagliate, orecchi portati via, colpevoli decapitati, occhi fatti saltare dall'orbita, mutilazioni, lapidazioni, e i lamenti degli uomini impalati, e altre cose, prese dalle Eumenidi. Lo disse ad alta voce; e fu fatto tacere da uno sguardo del Pontefice, pieno d'angoscia e di disprezzo. La discussione languiva. Poi Adriano disse: Portateli qui. Sir Iulo se ne and rumoreggiando per l'Urbe con una motocicletta, e arriv in via Due Macelli, Ermete scarlatto, con l'annuncio: Siete chiamati dal Santo Padre in Vaticano. Mistress Crowe singulto: Finalmente; e corse di sopra a mettersi il suo cappellino pi elegante. Jerry Sant ebbe un riso pungente, che pass attraverso i baffi sconvolti. I due salirono su una carrozza da nolo; e seguirono il gentiluomo della camera segreta. Adriano li ricevette nella sala del trono. Non era sul trono, ma sedeva sulla sedia centrale di un gruppo semicircolare di cinque. Ragna, Sterling, Leighton e

Caerleon erano seduti sulle altre. Caerleon aveva un portafogli di pelle di cinghiale sulle ginocchia. Davanti agli ecclesiastici erano due sedie, d'eguale importanza. L'uomo e la donna vi si accomodarono. Era proprio una riunione di famiglia. Ma, tra la Chiesa e il Mondo, stava Sir John, vicino a un piccolo tavolo, coi fonografi del Pontefice. Vi abbiamo mandato a chiamare, per dirvi quel che pensiamo, disse il Sommo Pontefice, ma non comunicheremo con voi, sappiatelo, senza che le Nostre e le vostre parole siano registrate da questi strumenti. La Sua voce era molto fredda, ma non vi si sentiva n offesa n minaccia. Il Suo tono era assolutamente in contrasto con la sfida che contenevano le Sue parole. Il paradosso sconcert gli ascoltatori. Sant si fece violetto dalla rabbia; ricord quanto era in gioco per lui, e fu tanto prudente da non fare obiezioni. Cercando di mostrare un volto ridente, disse che la cosa era fuor dell'usuale, non proprio quel che s'era aspettato, ma che non voleva mostrarsi scortese con Sua Eccellenza, e perci non aveva proprio nulla da obiettare. E se ne rimase seduto nella sua poltrona, come dicesse: Qui me ne sto benone. Mistress Crowe si morse le labbra; ma disse che neppur lei aveva nulla da obiettare. Adriano alz la mano; e il gentiluomo mise in moto le macchine. Il Papa domand alla donna: Signora, che cosa desiderate? Di fronte a questa domanda, essa non riusc ad esprimere con le parole il suo desiderio. Era un desiderio acuto e permanente, innominabile. Si morse di nuovo le labbra; e guard Jerry, per averne aiuto. Jerry continu: Credo, reverendo signore, che sarebbe meglio per tutti se parlassi io per mistress Crowe. D'accordo, signore; che cosa desiderate? disse il Pontefice. Allora il virtuoso Jerry cominci a impappinarsi. Desiderare? Eh, ma desiderava parecchie cose. Ditele, comand il Papa. Ebbene... riparazioni... danni. Per che cosa? domand il Papa. Per la perdita di tempo, durante la mia permanenza qui, e per i miei affari, che posso dire sono andati a farsi benedire; e per essere stato mandato via dai Liblab. E che cosa avete perduto? Che cosa ho perduto? Ve lo dir. Sono qui dal luglio, vale a dire da otto mesi, diciamo da quaranta settimane, diciamo pure da

trecento giorni; e di solito mi danno una sterlina al giorno durante i viaggi, per le spese; ma questa volta ho speso molto di pi. Diremo cinquecento sterline, per le spese vive. Poi ci sono i miei affari, che ho dovuto trascurare; otto mesi, o meglio diciamo un anno, e centocinquanta sterline di stipendio, e le provvigioni, diciamo altre cinquanta sterline: in tutto, ottocento sterline. Poi, hanno avuto la faccia tosta di cacciarmi via dai Liblab, come immagino saprete. Naturalmente questo di gran danno al mio prestigio; mettiamo, per altre duemila sterline. Duemilaottocento sterline; mettiamo tremila. E naturalmente c' quello che il vecchio Krooger chiamava danno morale e intellettuale; non so bene a quanto calcolarlo, ma potreste fare tutt'uno, e dire, in tutto, ventimila sterline. E la vostra compagna? Oh, potete raddoppiare la somma, e saremo a posto tutti e due. Quarantamila per contanti! Il Papa guard i cardinali intorno a S. Anch'essi Lo guardarono. Ci chiedete di pagarvi quarantamila sterline disse il Papa ajerry, che stava in attesa. Proprio cos. Perch domandate a Noi questa somma? Perch? Ma perch abbiamo sostenuto per Voi queste spese. Se non foste stato qui, non ci saremmo venuti, e non avremmo avuto tanta confusione e tante noie. Chi ci deve indennizzare se non Voi, Vi domandiamo? E Vi dico che ci siamo quasi rovinati... Mistress Crowe la Calva lo interruppe. Se potessi dire due parole da solo a sola a Vostra Santit. Il movente non sfugg all'attenzione di Adriano. Figlia, la vostra condotta e le vostre note tendenze vi vietano qualsiasi rapporto da solo a sola con un sacerdote, se non nel confessionale. E allora, nel confessionale. Il Papa si alz e le fece cenno di seguirlo. Fece cenno a Sir John di fermare le macchine e di rimanere; agli altri, di seguirlo. Scesero in San Pietro. And al confessionale inglese, vi prese posto, e la donna s'inginocchi, a sinistra. A distanza sufficiente per non poter sentire, stettero i quattro cardinali con Sant, il quale era furibondo. Che cos'era questa faccenda, che si doveva svolgere sotto il loro naso? La porticina e il finestrino erano aperti; solo la partizione laterale divideva il prete dalla penitente. V'era la grata tra i loro volti; e, sebbene fossero perfettamente visibili, erano visibili a uno a uno, e separatamente. Adriano recit a bassa voce: Possa il Signore essere nel tuo cuore e sulle tue labbra e si dispose ad ascoltare.

Attraverso la grata giunse un lamento: George! Figlia mia, non c' nessun George, qui, c' soltanto il vostro Giudice. Confessate i vostri peccati, se volete... soltanto a Dio Onnipotente. Mostrate la vostra contrizione. E, per la Sua autorit commessa a me Suo ministro, io assolver. Allora il Diavolo entr in lei. Si mise a sputacchiare, incoerente: Non ho peccati... se ne avessi, non Ve li direi... Mi respingete?... Oh, Ve ne far pentire... Vi far soffrire come ho sofferto io... Vi far conoscere per quello che siete... Si irrigid e corse dajerry: Ora, fate quel che peggio potete, disse; e il suo volto era livido.

Sant strinse tra le mani i risvolti della sua grottesca palandrana, e s'avvicin alla bianca figura che usciva dal confessionale. Vorrei finirla con questa faccenda, disse. Adriano fece loro strada fino alla sala del trono. I fonografi furono rimessi in moto; e la conferenza fu ripresa. Adesso, disse Jerry, mi pare che Vostra Reverenza farebbe meglio a dirci quel che intende fare. Il Papa parl pi lentamente di prima, e con pi singolare dolcezza. Voi Ci chiedete di pagarvi quarantamila sterline come riparazioni per un danno che dite, Vi abbiamo ausato. S. E inutile farvi osservare che non Vi abbiamo domandato di perdere il vostro tempo a Roma... Sarei stato ben sorpreso se l'aveste fatto. E che non Vi abbiamo n costretto n forzato a trascurare i vostri affari?... No! Non avreste mai pensato che avrei osato affrontarvi come ho fatto. E che non abbiamo avuto nulla a che fare con la vostra espulsione dall'Associazione Liblab... Ma certo! Se aveste avuto la cortesia di dare una risposta soddisfacente alla deputazione, o anche di soddisfare i compagni dopo averli ricevuti, o se Vi foste messo d'accordo con me, in modo che io li potessi tranquillare, non ci sarebbero stati tutti questi fastidi n queste cose spiacevoli. Alcuni uomini sono dotati di un'anormale capacit, per la quale si mostrano stupidi al possibile. Per l'onore della razza umana, bisogna dire che raro veder

qualcuno fare una figura indecente come questa. Mister Sant, non vi pare di mettervi in una faccenda molto stupida e molto sudicia? Faccenda sudicia sarete Voi! Con chi credete di parlare? le mie mani sono pulite quanto le Vostre! Chi che deve venti sterline a questa signora che venuta qui con me? Non lo sappiamo. Uhm. Bene, e se dicessi che siete Voi? Direste una bugia interessata, mister Sant. Il Papa si risolse alla donna. Signora, Vi dobbiamo venti sterline? Mi dovete ben di pi, fu la risposta.

Mister Sant allude alla specifica somma di venti sterline e qualche cosa, che era dovuta al defunto marito di questa signora per libri, giornali e oggetti di cancelleria, forniti anni or sono, quando aveva un negozio, spieg il Papa ai cardinali, facendo un cenno a Talacryn. Il cardinale di Caerleon prese nel portafogli un foglietto; e lesse una ricevuta per l'ammontare suddetto, pi il 5 per cento d'interesse. Il documento portava la data del trentun marzo precedente. Il Papa continu: Sapete, signora, che vi pagammo questa fattura non appena Ci trovammo in condizione tale da poterla pagare. Sapete anche che il pagamento fu a lungo protratto unicamente perch voi stessa, calunniandoci e diffamandoci presso quelli che Ci davano lavoro, e quelli che si dicevano Nostri amici, Ci impediste di guadagnare pi del minimo necessario a sostenerci. Jerry s'intromise: E se l'avete pagata, perch non dovreste pagare me? Perch non vi dobbiamo nulla. E allora volete che scriva ancora di Voi nei giornali? Ascoltate, mister Sant. Vi consideriamo uomo profondamente offeso... Oh! Questo parlare! Vi consideriamo un uomo profondamente offeso da se stesso. Siete stato il vostro stesso nemico. Avete sofferto perdita e danni semplicemente perch vi siete concesso di continuare a fare delle sciocchezze, e delle malvagit. Ora, inutile chiedervi di cambiar vita? Non volete ricominciare? Non vi si lascer. Sarete aiutato. Voglio il mio denaro. Se vorrete lavorare come si conviene, se vorrete guadagnarvi da vivere in modo migliore di quello che avete seguito finora, ve ne sar offerta l'occasione.

Un richiamo fatto alla bont che non in lui, per un animo vano e sensibile diventa insulto e offesa. Il viso di Jerry si fece pi rosso e sudato. E i danni per il passato? abbai. Avrete delle probabilit per il futuro. E allora, non volete pagare? Volete che Vi svergogni ancora sui giornali? Potete scrivere nei giornali quel che volete. Non pagheremo nemmeno un soldo perch non lo facciate, mister Sant. Nemmeno un soldo. E allora, non otterr nulla? Con le minacce? No. Niente. Il disprezzo scagli il diniego all'animale. Che cosa stiamo aspettando qui, donna? grid Sant a mistress Crowe. Andiamocene. Mi d il mal di stomaco con le Sue sante prediche! Quando fu alla porta, si volt, dandosi delle arie, come un gallo accanto alla sua gallina; e, brandendo il cappello duro: Eh! ma Vi far pentire, insetto! grid, con la schiuma alla bocca. Ragna era furibondo. Santit, perch non li fate fucilare subito? Siete Sovrano tra queste mura. Date ordine che siano arrestati prima che lascino il palazzo, Santit; e fateli fucilare! E Nostro desiderio che siano lasciati al comune carnefice, comand sdegnosamente il Papa, rimanendo seduto assai ieratico sulla Sua poltrona, giovane, rigido e terrificante come il Flamen Virbialis. L'udienza era stata per lui una nuova angoscia; aveva cercato di scordare la Sua umanit, e non c'era riuscito; e questo era per Lui tormento fisico, atroce. Era indignato; ed era pericoloso. Le loro Eminenze lo guardavano con aria interrogativa. Leighton sbatt le palpebre; e pens che era cosa ben triste. Talacryn avrebbe voluto correr dietro ai ricattatori per cercare di persuaderli, anche con un compenso; tutto era meglio dello scandalo, diceva. Il Papa lo ammon di non fare lo sciocco e di non insistere col suo infernale desiderio di compromesso. Pagare il silenzio! soggiunse Sua Santit, con disprezzo. No; ma, Santo Padre, credo che se lasciaste fare a me, riuscirei a trovare il modo di farli tacere. E quel che desideriamo, proprio il silenzio. Vostra Eminenza molto abile nell'arte di far tacere la gente, buona e cattiva. Non per nulla un'arte onorevole; e Vi proibiamo di praticarla. Credevamo che aveste smesso di praticarla nel 1899. Eravamo in errore? No, no davvero, Santit. Non ho voluto dare che un suggerimento, disse il cardinale, pieno di collera.

E allora finitela! fu la secca risposta del Pontefice. S, Santit; s, davvero.

Non avrei mai creduto che una malvagit cos sfacciata potesse esistere, medit grave Sterling. Santo Padre, ricomincer ogni cosa, sospir triste Leighton. Che ricominci! disse Adriano con aria di sfida, irato e pallido di collera, ritirandosi nella camera segreta. Le Loro Eminenze uscirono dall'altra porta. Non erano per nulla contente del Papa. Nella prima anticamera s'erano riuniti parecchi cardinali, desiderosi di notizie; Orezzo e Courtleigh in portantina, oltre a Percy, Fiamma, della Volta, Semphill, Carvale e Whitehead. Ragna era d'opinione che bisognasse rispondere pubblicamente alle accuse, se era possibile rispondere; ma... Si poteva scagionarsi dalle accuse in modo soddisfacente? Nessuno fece la domanda; ma l'aroma di quest'idea era nell'aria. C' stato un gran mistero intorno a Sua Santit, disse Orezzo. C' sempre stato. Davvero una creatura incomprensibile, afferm Talacryn. Si pu aspettarsi qualunque cosa, qualunque cosa da Lui; il massimo del bene e del male; l'estrema virt e l'estremo del vizio; lo si pu quasi credere capace di qualunque cosa, giudic Sterling. Oh s, fino a quando non si siano sentite le Sue spiegazioni, soggiunse il piccolo Carvale. Nessuno di voi ha mai osservato Sua Santit mentre parla? Io s. Debbo dirvi la differenza tra il Santo Padre e noi? Noi vediamo le cose da un unico punto di vista. Egli le vede da parecchi. Noi decidiamo che la cosa sia come la vediamo. Ma Egli l'ha veduta in un altro modo, e la presenta come un insieme pi o meno complesso delle Sue qualit. Guardate questo zaffiro. Voi, lo vedete di fronte; dietro, se me lo tolgo, potrete vedere molte faccette, e ve ne sono altre che l'oro della montatura nasconde. Ora, io voglio dire che il Nostro Santo Padre ha veduto tutte le faccette, oltre al centro dello zaffiro, o della cosa. Di conseguenza, sa dello zaffiro, o della cosa, molto pi di noi. Dovete aver notato questo, in Lui. Dovete aver notato come, di tanto in tanto, quando si degna di dare delle spiegazioni, fa s che i misteri appaiano meravigliosamente chiari.

Ma, se possiamo chiederlo, quando mai si abbassa fino a dare delle spiegazioni, se non al Suo gatto? osserv Sterling.

Debbo ammettere ch'Egli aperse i miei occhi in modo considerevole durante i quindici giorni che passammo insieme in citt, prima della Sua elezione, disse Courtleigh, restando seduto. Ragna si avvicin e gli parl della giustzia che vi sarebbe stata nella pena capitale. Bene, in ogni modo, io credo in Lui, mormor Whitehead. S, e Leighton sbatt energicamente le palpebre. Mi scuserete se parlo da povero prete, ma io dico con sant'Anselmo: 'Neque enim quaero intelligere ut credam; sed credo ut intel-ligam. Nam et hoc credo quia nisi credidero non intelligam'. Risuon forte e improvviso il gong dalla camera segreta-Le membra scarlatte di Sir John si precipitarono verso di essa. Talacryn stava scotendo il capo, dubbioso e poco persuaso. Van Kristen lo guard con disgusto dall'alto della sua statura. Credo, Eminenza, che vi sentirete molto piccolo un giorno o l'altro, se non credete anche voi in Lui. Adriano non ha difetti, e se ne and via a gran passi, con la dignit di un ragazzone infuriato per ragioni onorevoli. No, no Percy, disse Talacryn correndogli dietro. S'intende che credo in Lui; ma proprio per questo non desidero che si difenda. Voglio che stia tranquillo. Non mi par saggio rimestare il passato. Ci sarebbero tanti orribili scandali. Glielo avete detto? S, certo. E che cosa vi ha risposto? Talacryn scroll il capo ancora una volta. E allora consiglio Vostra Eminenza di tornare al vostro posto e di mettervi a sedere, come diciamo negli Stati UnitiRicominciarono le invettive sui giornali. Gli attacchi precedenti al Papa, per quanto fossero stati orribilmente pruriginosi, erano quasi dimenticati, poich la gente si preoccupava delle guerre e delle voci di guerra imminente. Ma i pescatori di Fleet Street, che sapevano il loro mestiere, sapevano che l'appetito del pubblico capriccioso e che bisogna tentarlo con esche variate. Anche le guerre e le voci di guerra finiscono col perdere attrattiva. Non bisogna gridare troppo spesso al lupo! Quando le trote sono stanche di zanZare, bisogna provare con le mosche di maggio; perch bisogna riuscire a

vendere i giornali, o i fabbricanti di sapone e di cacao si metteranno a tremare; e i giornali non si vendono se le notizie non sono nuove. Perci, quando il direttore del Daily Anagraph ricevette un paio di lettere da Jerry Sant e da mistress Crowe, i quali offrivano certe saporite informazioni, e chiedevano un'offerta per le medesime, consult i proprietari del giornale. Certo, l'argomento non era del tutto nuovo; ma quel che ne era stato detto prima poteva essere considerato un aperitivo, non pi... Questo doveva essere il piatto forte del banchetto di rifiuti. Sant possedeva informazioni uniche. La loro pubblicazione sarebbe stata una fortuna per il giornale. I direttori di giornale non possono permettersi di essere schizzinosi a proposito della morale dei loro collaboratori, e, in verit, a proposito di nulla che li riguardi, con l'eccezione della qualit delle loro collaborazioni. N i proprietari n il direttore erano mossi da cattiveria di alcuna specie, personale o professionale, nel diffamare il Papa. Il loro movente era soltanto commerciale. Perci, offrirono quattromila sterline per ciascuno a Sant e alla sua complice; e investirono un'eguale somma in investigazioni da dilettanti. A intervalli, durante le settimane seguenti, il Daily Anagraph pubblic articoli di commento sul carattere del Vicereggente di Dio; e due colonne erano dedicate ogni giorno a informazioni anonime, sulla Sua carriera. Oh, ricominci la stessa storia! Insistevano a dire che non era e non era mai stato che un ozioso amante dei suoi comodi (e avrebbero voluto dire vizioso), un machiavellico gesuita e un ignorante pretensioso. S, ricominci tutto daccapo. I mediocri, se hanno potere sul loro prossimo, diventano invariabilmente tiranni. Tutta la storia lo prova; la tirannia del clero stata ben dolorosa; ma non stata nulla a paragone della sordida tirannia della Stampa che noi tolleriamo, oggi, con compiacenza. La calunnia culmin con un'invenzione di mistress Crowe la Calva. Fu ammesso di aver raggiunto il massimo. Fino ad allora, la stessa virulenza degli attacchi aveva fatto nascere una certa quantit di non espressa simpatia tra gli agenti di cambio, gli ufficiali di marina, gli universitari ed altri uomini di pensiero. Il nostro corrispondente era andato all'arcivescovado e aveva intervistato monsignor Questo e monsignor canonico Quello, invitandoli ad esprimere candidamente la loro opinione sull'Infallibilit del Papa, alla luce delle recenti imprese e ricerche giornalistiche. Era stata fatta presente al neutro corrispondente la differenza tra infallibilit e impeccabilit; ed era stato tutto. N il Papa, n quei poveri sciocchi di papisti avevano cercato di difendersi. Poi, a lenti gradi, gli eletti, gli intelligenti, cominciarono a persuadersi che, alla fin fine, gli errori giovanili di George Arthur Rose erano del tutto distinti dagli atti

pontificali di Adriano VII. Questi ultimi erano ammirati in tutto il mondo; i primi... ebbene, se erano veri, era un peccato... Questa era la pubblica opinione. E allora giunse mistress Crowe. Aveva da raccontare la sua storia, a proposito dei vizi segreti di Adriano VII. Fu concisa a proposito di nomi, date e luoghi. Afferm che all'imbrunire di una certa sera di settembre, il ventinove, aveva veduto lei stessa il Papa, vestito semplicemente di nero come un qualsiasi prete, prendere il t... Lui, che non mangiava mai in pubblico... con due donne innominate (troppo belle per essere per bene, secondo l'opinione di mistress Crowe), in una casa di via Morino. Lei aveva visto dalla strada; la cosiddetta Santit del Papa e le Sue compagne erano vicini alla finestra. Poi avevano chiuso le imposte; ed essa non sapeva che cosa fosse accaduto, dietro di esse. Aveva fatto la guardia alla casa per un'ora e mezzo; e poi il Papa era uscito, nascondendosi il viso (cosa che non aveva mai fatto, ma necessaria in quell'occasione per non essere riconosciuto). Usc, ed essa Lo segu; Lo vide fermarsi a palazzo Attendolo, e (finalmente) entrare in Vaticano, salutato dalle guardie, per la porta di bronzo. Essa raccontava i fatti con tanti particolari e in tal maniera che molta gente immagin di capire completamente. In certo modo, la buona signora fece pi di quanto non abbia fatto la maggior parte della gente per effettuare l'unione dei cristiani di tutto il mondo; perch The Caparlo delirando (e ispirandosi all'Apocalisse) di un grande drago rosso e di sette teste e di dieci corna e di dieci corone sulle sue corna; e la Catholic Hour simultaneamente si lav le mani, da quell'innocente che era, mettendo in mostra la sua untuosa rettitudine in un articolo di fondo intitolato: Il terzo Borgia.

Capitolo XX Mentre i nani stavano divertendosi come s' detto, i loro capi erano insieme a concilio. E un giorno Sir Francis Ber-tram non trov le porte chiuse in Vaticano. Gli fu concessa un'udienza che fu amichevole, non ufficiale e segreta; tanto segreta, invero, che non se ne ebbe notizia. Fu considerata la visita di cortesia di un inglese a un altro inglese. L'ambasciatore giunse con un'automobile elettrica, senza seguito. Nessuno osserv che portava con s un piccolo portafogli, n che non lo aveva pi con s, uscendo; ma alcuni dei cardinali pi anziani, che ebbero la cortesia di andare a discorrere delle pi recenti effusioni del Daily Anagraph con Adriano, la sera, trovarono Sua Santit allegrissima. Osservarono che la visita dell'ambasciatore Gli aveva fatto un gran bene. Era vivace, sereno, giovanile; nessuno Lo avrebbe preso per la persona descritta nei giornali. Lesse quelli che ebbero la cortesia di porgergli; ma non mostr alcuna emozione, sebbene occhi

esperti ed attenti cercassero le tracce che avrebbero potuto servire a far teorie e ipotesi. Ed Egli non fece alcun commento. E riprese a conversare. Prima che le Loro Eminenze si ritirassero, invit il Sacro Concistoro a radunarsi a mezzogiorno, l'indomani; e questo fu il solo fatto degno di nota di tutta la serata. Adriano sal sul trono; e il vermiglio collegio era davanti a Lui. Una valigia di pelle di cinghiale, che un gentiluomo della camera segreta aveva messo vicino al poggiapiedi pontificio prima che le porte venissero chiuse, non sfugg ai pi attenti osservatori. Il Pontefice stesso era di ottimo umore, e questo era incomprensibile, poich aveva in mano una copia di quel giornale che tutti avevano letto con disgusto. Che dovesse essere tanto aggressivamente di buon umore, cos vivace dominatore, con quel giornale in mano, fu considerata cosa appena compatibile con la Sua dignit. Anche a quelli che erano fermamente decisi a costringere se stessi a credere in Lui parve che, non piegando il capo sotto i colpi, Egli non si sottomettesse a tutte le regole della buona educazione. Con questi pensieri, le Loro Eminenze si prepararono ad ascoltare. Dopo che la sessione fu formalmente dichiarata aperta, un avvocato concistoriale (vestito di violetto e con ornamenti d'ermellino intorno al collo) ebbe l'ordine di leggere ad alta voce il racconto della visita segreta del Papa in via Morino, dal Daily Anagraph. Doveva leggerla prima in inglese, e poi in latino. Non era cosa lunga, perch l'istinto giornalistico aveva rivelato allo scrivente che i fatti sarebbero stati pi terribili quanto pi ignudi. Con l'imperscrutabile e incomprensibile vivace bagliore che raggiava dal Suo viso, Adriano fermava di tanto in tanto l'avvocato concistoriale, perch non cadesse nella dizione monotona che s'usa per la formale lettura di documenti il cui contenuto gi noto; e se il Suo scopo era quello di far s che ogni mortale accusa contro di Lui risultasse pi chiara, pi definita e per cos dire ben verniciata, bisogna ammettere che il Suo metodo ebbe successo. Ebbene dunque? mormor il cardinale Ragna. Adriano si rivolse al cardinale prefetto di Propaganda: Volete, Eminenza, avere la bont di descrivere al Sacro Collegio quel che avete fatto nel pomeriggio e nella sera della festivit di san Michele Arcangelo? Queste parole furono tali che parvero aprire una serratura nella memoria del Papa Rosso. Il suo viso dolce e puro si illumin, perch comprese ogni cosa, e fu ispirato da una gioia che gli diede tanto piacere da indurlo a fermarsi a scegliere le parole, deliberatamente degustandole, indugiando su di esse.

Dopo la siesta, il giorno di san Michele Arcangelo (saranno state le quindici e mezzo, non pi) venni in Vaticano e fui ricevuto da Vostra Santit. Fui ammesso nella camera segreta. Sedetti di fronte a Vostra Santit, vicino alla finestra. Me ne ricordo, per una ragione. Parlai a Vostra Santit dell'idea di liberare l'Inghilterra dal controllo della Propaganda. Dissi che avevo ponderato la proposta di Vostra Santit. Dissi che mi pareva, come gi era sembrato a Vostra santit, che la necessit di trattare l'Inghilterra come un barbaro, selvaggio e non civilizzato, nel quale la Fede predicata dai missionari, non esistesse pi. Aggiunsi la mia opinione, che continuare a trattare l'Inghilterra come un barbaro, selvaggio e non civilizzato, ora, diventava un insulto. Ricevetti i ringraziamenti di Vostra Santit, non riferisco se non gli argomenti della conversazione, la quale si prolung fino alle diciassette. Poi i paggi pontifici prtarono un vassoio con frutta, biscotti, e t inglese. Dissi a vostra Santit che il t mi faceva male, e notai la differenza tra i nervi degli inglesi e quelli degli italiani. Mi fu permesso fare qualche scherzo. E intanto che mi divertivo cos, mangiai un po' di frutta, forse un fico e mezzo, e bevvi un po' di vino di Cinthyanum. Poi mi misi a discutere un altro caso con Vostra Santit. Si trattava di togliere al controllo spirituale -della Propaganda altri paesi che sono sotto il governo secolare del re d'Inghilterra. Era cosa complicata; e la discussione occup alcune ore. Dissi, in complesso, che non avevo ricevuto informazioni ufficiali sufficienti relative alla natura, carattere e alla storia nazionale degli abitanti di quei paesi, specialmente della Scozia, dell'Irlanda e del Galles. Chiesi a Vostra Santit di accordarmi un tempo pi lungo per raccogliere informazioni sull'argomento. Mi permisi di osservare che, mentre parlavamo, Vostra Santit prepar e fum diciannove sigarette. Ricordo che, quando mi alzai per congedarmi, vostra Santit mi port pi vicino alla finestra accanto alla quale eravamo stati seduti; e si degn di indicarmi l'immagine di san Michele Arcangelo, in cima alla Mole. Il metallo del quale fatta la detta immagine pareva brunito, per le luci che venivano dall'Urbe. Dissi che pareva un'apparizione angelica nell'oscuro cielo notturno. Ricordo che Vostra Santit disse: 'Possa il Principe degli angeli che servono in cielo occorrerci e difenderci sulla terra'. Risposi: 'Amen'. Vostra santit aggiunse alcune parole in greco, che si degn di tradurre: O dio dal timone d'oro, guarda, guarda la Citt che un tempo amavi'. Anche a questa preghiera risposi: 'Amen'. mi fu permesso di ritirarmi nel momento stesso nel quale i paggi di Vostra Santit portavano la cena, ed erano le ore venti e mezzo. Il cardinale Gentilotto si mise a sedere; e gli occhi del

Sacro Collegio brillarono come talco. Il Papa, che aveva ripreso il Suo pi abituale contegno di reticente e distante gravit, concesse loro un momento di silenzio, perch comprendessero meglio, e poi rivolse parole molto simili al cardinale della Volta: Eminenza, volete avere la bont di descrivere al Sacro Collegio quel che avete fatto nel pomeriggio e nella sera della festivit di san Michele Arcangelo? L'ex maggiordomo del palazzo apostolico si schiar la gola, e chiese il permesso di mandare a prendere il suo diario. Poi continu: M-m-m-m. Ventinove settembre. Alle quindici, andai in carrozza a ponte Milvio; e camminai un po' nei campi. Il cielo era nuvoloso. Poi andai in carrozza, per via Flaminia e per il Pincio, al villino della contessa Demochde; e rimandai a casa la carrozza. Ebbi notizie dell'imperatore di Germania. C'era anche la figlia di Sua Eccellenza, la principessa Neri. T e gradevolissima conversazione. La principessa parl delle virt del camminare. Insieme alla sua bella madre, mi prese in giro quando dissi che sarei tornato in Vaticano a piedi. Andai a palazzo Attendolo a domandare notizie di don Umberto. Aveva comperato un nuovo cavallo, un roano, ed era andato a Cinthyanum a provarlo. Quel giovanotto non fa che comprare cavalli. Mm-m. Ritornato in Vaticano alle diciannove; detto il mattutino e le laudi. Scritte, m-m-m, scritte quattro lettere, Santit. Cena, capretto ai ferri e zuppa inglese. Date a Sua Santit le mie notizie sull'imperatore di Germania, letto il capitolo IX, Letteratura e Dogma di Matthew Arnold con Semphill. Parlato con Semphill fino all'ora di andare a letto. Dice che non libro da temere. A me pare un libro meraviglioso, ma pericoloso; e che pu dar luogo a interpretazioni errate, ma non presso i lettori inglesi. Ma non condannabile, sebbene molti lo direbbero tale. Sancte Francisce, ora pr me. Stava per mettersi a sedere; e il Collegio stava per aprire ventitr bocche, ma Adriano gli fece cenno con la sinistra di avvicinarsi al trono e allo stesso tempo con la destra fece cenno a un maestro delle cerimonie, vestito di rosso e col mantello violetto. Il cardinale Berstein aggiunse, con un segreto sogghigno: Il fenomeno dell'ubiquit, come nel caso di san Filippo Neri, ben conosciuto. Ma questo non il caso di un santo.

Adriano lo tratt subito molto male: N lo era quello di Pitagora di Samo, divino, dalla coscia oro (se mai Vostra Eminenza ne ha udito il nome). EppuRE:, poich fu udito insegnare a Metaponto e a Tairomenio NELLO stesso giorno e alla stessa ora, parrebbe poter essere esempio del fenomeno d'ubiquit. Ma questo

non n il caso di un santo, come tanto acutamente avete osservato, n un caso ubiquit, come con tanta ilarit avete sostenuto. Lanci queste parole al cardinale con tanta forza, che Berstein cadde a sedere come se fosse stato colpito. Signori cardinali, la voce del serpente e la voce dell'oca sono una sola ed unica voce. L'uno e l'altra sibilano, soggiunse il Papa, prima di muoversi. I convenuti sentivano che il Papa era dinamico, esplosivo, pericoloso. Ognuno dei cardinali si domand chi sarebbe stata la prossima vittima di quella placida e aguzza unghia di velluto che feriva il cervello. Il Pontefice pieg il capo davanti al maestro delle cerimonie significando che voleva Gli togliesse la mitra. Si tolse anche il piviale; e si rivolse al cardinale della Volta. Ricordate, Eminenza, che abito portavate durante il pomeriggio e la sera del ventinove settembre? S, Santo Padre; il semplice abito che portiamo sempre. Come questo? Adriano si chin e aperse la valigia; ne trasse una sottana nera coi bottoni rossi, una sciarpa rossa, un mantello di panno nero e un cappello di feltro nero cogli occhi e il cordone rosso. Ma s, esattamente come questo. Volete farci, Eminenza, il grande favore di indossare quegli indumenti? Della Volta sorrise, ma mut d'abito e rimase sui gradini del trono, a dar ordine alle pieghe, cercando di sentire a suo agio le braccia nelle maniche nuove. Il Papa prese un altro abito eguale nella valigia; e cambi il Suo vestito bianco col nero. Poi scese e si mise accanto al cardinale. Erano uguali come due macchie d'inchiostro. E il Collegio rumoreggi, naturalmente, adesso si ricordarono tutti, e subito, di quel che aveva detto Courtleigh: che della Volta era il sosia del papa; ma nessuno fino a quel momento li aveva veduti uno accanto all'altro, e vestiti allo stesso modo. E il Collegio rumoreggi... rumoreggi soprattutto di gioia, perch la tragedia s'era cambiata in commedia. Il Papa e il cardinale tornarono a indossare i loro abiti; < Adriano risal sul trono. Il suo aspetto s'era fatto molto freddo molto duro. Disse poche parole con tono che sferzava come nevischio, dalla grande distanza della Sua anima misantropica strappata dal luogo remoto condiviso con le bestie ferite che si nascondono per morire sole. Incominci rapido; e intensific il valore delle Sue parole col graduale rallentare che segn la chiusa. Signori cardinali, disse, sappiate che, se desiderassimo intrigare, la Nostra esperienza dell'estrema stupidit di chi s'occupa di intrighi Ci insegnerebbe ad evitare le loro penose e trite sciocchezze. Sappiate anche che gli intrighi, travestimenti, gli artifici, gli strattagemmi e gli imbrogli Ci ripugnano. E infine sappiate che non cederemo le insegne della Nostra dignit, n l'autorit pontificale, a nessuno.

Dopo un momento, cambi maniere; e annunci finalmente che il Congresso di Windsor aveva sollecitato l'intervento del Romano Pontefice come arbitro supremo. Era l'appello di Cesare a Pietro. Rese noto il contenuto del dispaccio portato da Sir Francis Bertram; e lesse i nomi dei firmatari: sovrani e presidenti. Senza aspettare i commenti, chiuse il concistoro; e fu condotto via. Lo seguirono le acclamazioni. La porpora inciampava nell'ermellino, nello sforzo di raggiungerlo. Quante cose tutti desideravano sapere, e con urgenza e Che cosa avrebbe fatto? Non avrebbe approfittato di quella magnifica occasione per rivendicare il Patrimonio di San Pietro? Non glieLo avrebbero potuto negare, ora. Questa era l'idea di Ragna. I due Vagellaio erano d'accordo con lui; l'Italia avrebbe potuto essere compensata con la cessione dell'Italia irredenta, disse Serafino. I piccoli cervelli s'occupavano di un'infinit di cose. Poi, qualcuno cominci a parlare delle calunnie. Che cosa avrebbe fatto il Papa? Oh, certo aveva dimostrato la falsit di quella che colpiva Adriano VII; ed era molto probabile che potesse fare altrettanto per le altre. Davvero? domand cinico Berstein, ridendo. E avrebbe reso pubblico quel che i cardinali avevano saputo or ora? Chi lo sa? domand Fiamma. I cardinali inglesi e americani affermarono energicamente che, per parte loro, non avrebbero consultato Sua Santit sull'argomento, e non si sentivano tenuti a conservare il segreto per quanto riguardava quel che avevano udito. Fu Carvale affrettarsi a raccogliere e ad esprimere le opinioni dei suoi colleghi. Che cosa volete dire? nitr il cappuccino dalla eia lunga. Vi dir io quel che vogliamo dire, disse semphill. Con l'aiuto di questi miei amici, manderemo copia gli atti di questo concistoro a tutti i giornali della terra. E subito, ci potete scommettere! esclam van Kristen. Il cardinale arcidiacono e nove italiani approvarono il ogetto a gran voce. Talacryn gridava con gli altri, andando su e gi per la sala allegramente. Poi pos in terra un piede elefante; non era proprio sicuro che la cosa fosse consi-gliabile; in fondo al cuore provava l'antica sfiducia verso adriano; non voleva paresse che egli sostenesse... Sua Santit dalla persona dalla quale ci si liberava assai difficilmente, se ci si voleva liberare di Lui. Ma pure il cardinale di Caerleon gio gli altri. Le Loro Eminenze salirono le scale chiacchierando come gazze; e passarono nelle gallerie, squittendo come un gruppo di pavoni, fin che furono vicine alle stanze papali. Le porte erano chiuse, e a guardia c'erano gli Svizzeri, dagli abiti variopinti come quelli di Arlecchino, con le loro alabarde. Davanti alla porta c'erano i due gentiluomini della Camera Apostolica, i quali risposero ad ogni domanda: Nostro Signore in segreto. Dovettero accontentarsi di questo. Quelli che avevano pi buon senso se ne andarono per i fatti loro senza far pi rumore. Ma alcuni rimasero, per far sentire

come s'erano offesi d'essere rimandati; o con la speranza di essere ammessi in odo quasi casuale, corrompendo chi era di guardia. Ragna rriv, ansando, ad offrire quattromila lire all'orecchio di Sir ohn; e se ne and via imprecando. La porta rimase chiusa 'a: Nostro Signore in segreto. In segreto, Adriano era inginocchiato nella Sua cappella. <Dio, sono molto mondano. Mi ha fatto piacere il trionfo, questa fu la confessione che Egli fece, non precisamente con dolore, ma con un vivo disprezzo di S. Aveva fatto una cosa tanto comune; e si disprezzava per averla fatta. Rimase per qualche tempo in contemplazione della Sua disgustosa umanit. A poco a poco, la Sua mente s'allontan da quella, e si dedic al secondo argomento che Egli aveva preparato. And nello studio; coperse le sedie vicine alla Sua poltrona con fogli di note manoscritte; prese sulle ginocchia la tavoletta, prepar della carta bianca; arrotol e accese una sigaretta; e cominci a leggere e a correggere le Sue note. Di tanto in tanto, s'appoggiava alla spalliera della poltrona, e guardava fuori della finestra senza fissare lo sguardo su nulla, elaborando i problemi del Suo cervello. Di tanto in tanto, scriveva in fretta una nota, una parola, una frase, un periodo. Poi cominci a riempire un foglio dopo l'altro. Scrisse per ore e ore, un giorno dopo l'altro; bruciando la maggior parte di quel che scriveva, tornando a correggere, molto riscrivendo. Di tanto in tanto, un torpore irritante stringeva e irrigidiva il Suo braccio destro, dal gomito alla punta del dito indice, e annunciava il crampo dello scrittore. Era sera, circa due ore dopo l'Angelus. Depose la penna; e chiam il primo gentiluomo della camera segreta. Sir John sedette davanti a Lui; arrotol la manica; e fece un buon massaggio al braccio e alla mano. Adriano guardava in silenzio quelle mani affaccendate. Erano belle mani, molto bianche, molto sottili, molto morbide; s, singolarmente morbide e fatte per lenire. E, allo stesso tempo, mani forti, solide e leggere. Non si stancavano di quel continuo movimento incalzante, che modellava e definiva i muscoli stanchi e i tendini dolenti, e faceva scendere a poco a poco la stanchezza e il dolore fino alla punta delle dita, di dove sfuggivano. Anche la testa china era una buona testa, piccola e rotonda, coi capelli tagliati molto corti, d'un nero violetto. E il sano pallore del volto, il mento delicato, i bellissimi occhi grigi, l'aspetto vigoroso, l'espressione squisitamente casta e intelligente! Pensare che un uomo come quello avrebbe potuto rimanersene per sempre a far pillole e riempire capsule nella bottega d'un farmacista! No; stava meglio dov'era.

John, chiese il Papa, come va con Macleod? Oh, benissimo. Mi piace molto. Si trova bene? Oh, mi pare di s. Per lo meno, mostra di trovarsi bene. Ha qualche cosa da dire? Oh, s, adesso. Aveva un po' di paura, sul principio; ma adesso gli passata. A chi parla pi liberamente? Oh, a me. Non che non abbia molte cose da dire anche a lulo. Ma a me racconta tutto. Che cosa vuol dire tutto? Oh, tutto di s. John, guardatemi un momento negli occhi. I timidi occhi grigi si levarono subito sui timidi occhi scuri. Che cosa vi ha detto di s? Oh, tutto, ecco. Tutto? Un bel rossore fece di corallo il fresco viso d'avorio; ma gli occhi grigi non tremarono. Oh, s, tutto. Sa cantare? Oh, no; neppure una nota, grazie al Cielo. Adriano distolse lo sguardo. E dite che vi piace moltissimo? Oh s; non lo dico; lo so. Sono cos dolente per lui. E la piet vicina a... Oh, ma non piet e non amore. qualche cosa di assolutamente diverso. una cosa che mi fa arrabbiare. Non mi pare di potervela far capire, ecco tutto. Provate. Oh, ecco... vi ricordate di Max Alvary? Il cantante? S. Perch? Oh, non sapete quel che dissi quando lo vidi nel Sigfrido. Vedete, prima notai lo splendore della sua bellezza; e poi, quando arriv all'Idillio, mi infuriai e dissi: e anche questa voce! Che cosa intendevate dire? Oh, pareva cos orribilmente ingiusto; tutta quella bellezza, e anche tutta quella voce. Che dovesse avere due doni; e che altri, io, per esempio, non ne dovessero avere nessuno' Che cosa c'entra con Macleod? Oh, moltissimo, in certo modo. Vedete che bel ragazzo? , somiglia a quella bella Figura che avete sulla croce che portate sul petto. Ed anche intelligente. Verrebbe da pen^ sare che sia anche fortunato, no? Ed ecco che il destino lo rovina, lo rovina completamente- Per questo sono cos furioso. Doverlo mettere insieme a Mustaf. Mi meraviglio che non si uccida.

Piano con questo polso, prego. Glielo avete detto? Oh, no, certo. Scusate. Voglio fare tutto quello che posso perch non sappia quel che penso; e per fare che non ci pensi, a quelle cose, neppure lui. Potrebbe impazzire, poveretto. John, siete un bravo ragazzo. Ora, ascoltate. I pensieri, lo sapete, sono cose. Se pensate cos, questi pensieri saranno nell'aria, intorno a voi; ed molto probabile che i sensi di Macleod li percepiscano. Perci sar meglio che li estirpiate hic et nunc, se vi piace e se lo volete aiutare. Oh, vi pare che sia cos? Far cos, allora; perch, davvero, desidero aiutarlo. Bene. E che cosa faremo di lui? Oh, ma che bisogno c' di fare qualche cosa di lui? Qui, proprio contento. Grazie alla vostra bont, John. Zitto! Ma, prima di tutto, dobbiamo dare una ragione al suo soggiorno qui; e poi dobbiamo ricordare che 'non siamo eterni a questo mondo'. Ascoltatemi con attenzione. Quando avrete finito con la mia mano, andrete dal segretario di Stato, e direte a Sua Eminenza di far preparare una patente, con la quale mister Macleod sar nominato terzo gentiluomo di camera; con emolumenti che saranno met dei vostri; senza la nomina a cavaliere. Andr bene? Oh, benissimo! Bene. Ora, torniamo un po' indietro. Supponiamo che Macleod non fosse qui. Secondo voi, dov' che starebbe meglio? Oh, non lo saprei proprio dire. Conoscete Meredith? E allora, favoriteci lo schema delle vostre idee. Versatele alla rinfusa, in modo intelligibile o no, non importa. Vogliamo sentire qualche cosa. Oh, insomma, mi pare che starebbe bene in un giardino. Sa tante cose a proposito dei fiori; e, se lo aveste veduto toccarne uno, vi sareste meravigliato che un uomo che ha il petto e le braccia da maniscalco come lui possa essere tanto gentile. In lui c' molta pi forza e molta pi gentilezza che non possiate pensare. E cos per gli alberi. Li guarda come noi guardiamo i nostri simili; come se potesse parlare con loro, come se potesse farsi capire, se volesse. Potrebbe occuparsi di qualunque cosa, all'aperto; anche del lavoro dei campi, forse. Sul principio ho pensato al mare... Perch ha gli occhi tanto belli? Oh s, credo che questa sia stata la ragione. Avete mai veduto un azzurro come quello, un azzurro che fa venir voglia di spogliarsi e di tuffarsi; proprio occhi da marinaio, no? Ma queste non sono che le mie idee romantiche. Non gli ho parlato gran che del mare. Sapete che cosa mi piacerebbe fare? Mi piacerebbe fare un lungo viaggio per mare con lui, su una vecchia nave a vela, con quel Plinio e quel Sofocle che

m'avete dato, un lessico e un dizionario, e leggerli con lui, lontano da... naturalmente non voglio dire quel che credete. No, naturalmente. E poi, quando tornaste dal vostro lungo viaggio per mare su di una vecchia nave a vela, pensereste che Macleod potrebbe essere utile e felice in un giardino, vicino a degli orti, mentre voi ve ne stareste seduto all'ombra di un nespolo e di cespugli di rose, occupandovi di lui, perch nessuno lo insultasse, e leggereste dei libri (e forse ne scrivereste), e sognereste (e certo i vostri sogni li vorreste scrivere), e vivreste per sempre in una fattoria all'antica... Oh, adesso mi prendete in giro! Per niente. I lucidi occhi scuri si fecero gravi. John, che cosa farete quando Adriano sar morto? Oh, ma non morirete... Come lo potete sapere? Rispondete alla mia domanda. Oh, ma non ci ho pensato. Non ci voglio pensare, ecco. Sciocchezze. Pensateci, e non se ne parler pi. John, quando saremo morti, se aveste un luogo come quello che dicevo poco fa, e i mezzi per coltivarlo, e per muovervi e lavorare voi stesso, lavorereste? E prendereste con voi Macleod, sareste per lui un fratello? Non un fratello vero, ma un fratello ideale? Oh s, ve lo prometto di tutto cuore. Ma spero in Dio che non avr mai l'occasione... Nessuno sa quando ne avrete l'occasione; ma l'avrete. Portate qui la penna e la tavoletta. Adriano si tir gi la manica, e accarezz il gatto per un minuto o due, guardando fuori della finestra, immerso nei Suoi pensieri. Poi scrisse, e mise quel che aveva scritto in una busta, che diede al tremante ramoscello di virt che Gli stava davanti. Porterete questa a Plowden, dopo di essere stato da Ragna. Avrete il suo formale riconoscimento. Badate che venga fatto a vostro nome; e tenetelo segreto, fino a quando non giunga il tempo di servirvene. Alla Nostra morte, lo presenterete; e Plowden vi pagher cinquemila sterline, per le quali gli rilascerete una ricevuta. Con quella somma comprerete un luogo come quello che dicevamo, e lo fornirete di tutto quanto occorrer. Fino a quando voi e Macleod vivrete, Plowden vi pagher una rendita regolare, in modo che non possiate mai trovarvi in bisogno, e che abbiate sempre qualche cosa da poter donare. Ogni tre mesi pagher a voi cento sterline, e cinquanta a Macleod; e potrete ottenere quanto vorrete dalle vostre coltivazioni. E questo, ricordatevene, vostro; e ne potrete fare quel che vorrete. Quando sarete morti tutti e due, il capitale che dar i vostri redditi torner al Tesoro pontificio; e cos, se vorrete sposarvi e avere dei figli, e lasciar loro qualche cosa di pi della propriet terriera, i giardini, ve lo dovrete guadagnare. Vi diamo delle possibilit, e una libert perfetta. Ci seguite? Oh, non dimenticher mai una sola delle Vostre parole. Ma,

Santo Padre, non posso accettare. Che cosa ho fatto per meritarmi tanto? Che cosa potrei fare per meritarmelo? Ragazzo, questo avete fatto per meritarvelo: avete desiderato di portare o di dividere l'altrui fardello. Avrete quel che avete desiderato; e dovete avere un piccolo premio qui, e un gran premio... lass; se farete secondo il vostro desiderio. Questo quel che avete fatto, e quel che potrete fare. Siete buono, e ho fiducia in voi; questo tutto. E adesso andatevene subito, perch abbiamo ancora molto da scrivere. John, grid Adriano, mentre la porta stava per chiudersi. A proposito; sar meglio che diciate della sua nomina a Macleod; e occupatevi subito delle uniformi; ma il resto tenetelo per voi; sapete fino a quando. Oh... e fategli capire che lo chiameremo James. Quello Hamish un po' troppo gaelico. E per gli altri sar meglio che sia mister James. Dietro la porta chiusa, Sir John si torse le mani. E quel che mi fa impazzire che non c' nulla al mondo che io possa fare per Lui. Se Gli facessi un piccolo regalo, per esempio una borsa di tabacco, c' da scommettere dieci contro uno che non sarebbe di Suo gusto; e, in ogni modo, non farei che donarGli un vitellino della Sua mucca... Oh, davvero; sarebbe come se un cerino offrisse luce al sole. Si volse verso la stanza del Papa; e le sue parole presero la forma di un solenne giuramento. Signore, prometto. Rimase assorto per qualche istante; e poi se ne and, pensoso in volto.

Capitolo XXI Il cardinale diacono dei Santi Cosma e Damiano si occup della cosa. Gli atti del concistoro, per quanto si riferiva alla calunnia contro il Papa, comparvero nel Times, nel Globe e nel New York Times, come notizie degne di essere stampate. Innumerevoli altri giornali se ne appropriarono. Non furon fatti commenti. La gente comune dimentic ogni cosa che si riferisse a George Arthur Rose; non si occup per nulla del Papa; e diede tutta la sua attenzione all'Arbitro Supremo. La Francia e la Russia emisero urla e caricature; e si prepararono a invadere il Belgio e la Svezia, con l'intenzione di calare da tre parti sulla Germania. Mistress Crowe cominci a rendersi conto di aver perduto piuttosto che guadagnato nei suoi rapporti con Jerry Sant. I cattolici inglesi la trattarono come sogliono trattare i convertiti dopo i primi tre mesi; e si mostrarono molto freddi. Il modo nel quale la sua pi recente calunnia era stata confutata le aveva fatto far la figura della sciocca, e anche qualche cosa di peggio. Era mortificata, era in collera

con se stessa; e, naturalmente, desiderava molto graffiare e far male a qualcun altro. Pens che la miglior cosa che potesse fare sarebbe stato posare da donna molto delusa, rompere i suoi rapporti coi Liblab, e ritornare (se possibile) allo status quo ante. Perci and da Jerry e se la prese con lui per il notevole fallimento dei suoi progetti; e perch aveva ridotto cos una signora innocente, con la sua cattiveria e la sua stupida ostinazione. Gli disse francamente che era andato troppo lontano. I due compari litigarono; e, alla fine, si separarono. Jerry rimase nel suo albergo, muto e pericoloso, immerso nei suoi cupi pensieri. In quanto alla signora, la rispettabile mediocrit l'attrasse, offrendole la prospettiva di un'oscurit a lei familiare, dove avrebbe potuto cercar di riunire i brandelli della sua reputazione. Aveva ancora un po' di denaro... e con l'economia... Sarebbe rimasta un altro po'. Chi poteva sapere quel che sarebbe accaduto? A uno a uno i cardinali furono chiamati nella camera segreta. I loro cervelli furono messi in moto e le loro opinioni ascoltate. Nefski, dal pallore di cenere e dagli occhi spiritati, ammise che la Polonia avrebbe potuto essere pi felice come monarchia costituzionale e facente parte di una federazione. A questo punto, promise di far uso di tutta la sua influenza per persuadere. Mundo, accurato, rotondo e scintillante, parl della lunga e illustre alleanza del Portogallo con la Signora dei Mari. La sua vivace e compatta nazione non aveva ragione di lamentarsi. Grace fu silenziosamente vigoroso; e lod la dottrina di Monroe. Se soltanto... I cardinali francesi chiacchierarono, si spaventarono, singhiozzarono, rimasero deboli deboli; e, pittoreschi e ditirambici, si rassegnarono. Oh, erano tanto eccellenti... e tanto futili! Courtleigh si scus adducendo l'et e l'infermit. Le circostanze erano divenute pi forti di lui. Aveva cominciato a pensare di non essere mai comparso se non come una figura decorativa; di non aver pi preso in mano il timone degli affari di Stato, da quando il Principe di Galles s'era mostrato... s, tanto scortese con lui. Era vecchio; fu molto discorsivo; desiderosissimo di complimenti... Preg di potersene andare a finire i suoi giorni nel collegio che aveva fondato, se il Santo Padre si voleva degnare di sollevarlo dai suoi doveri d'arcivescovo. Il Santo Padre si degn; e chiam Talacryn al quale disse: Stiamo per colmare l'ambizione della vita di Vostra Eminenza, preconizzandovi arcivescovo di Pimlico. Il cardinale disse qualche cosa circa la sua indegnit di fronte a tanto onore. Naturalmente, rispose il Pontefice, ma vi mettiamo a quel posto perch conoscete o dovreste conoscere il Nostro modo di pensare meglio d'ogni altro uomo. E vostro compito farlo conoscere all'Inghilterra. Se sbaglierete, non si potr dire, almeno, che avrete sbagliato per il fatto di non conoscere la Nostra

volont. Siete giovane, avete buona salute, avete un aspetto di dominatore. La gente vi star ad ascoltare. Il pericolo, per voi, e il vostro difetto, stanno nella vostra abitudine nazionale; che quella di sospettare. Ma potrete vincervi. Siate degno del vostro nome; siate franco, non sospettate di nessuno; siate pronto a rinunciare; ma il vostro cuore vi dovrebbe dire tutto quello che vorremmo dire. E ora, pensiamo a Caerleon. Chi vi piacerebbe succedesse a Vostra Eminenza? Talacryn disse qualche cosa a proposito del diritto d'elezione da parte dei sacerdoti; ma il Papa non fece caso alle sue parole. Allora osserv che sarebbe stato difficile trovare il sacerdote adatto, che parlasse la lingua del paese. Quest'ultima non cosa essenziale, disse Adriano, e neppur voi parlate la lingua del paese, bench ci siate nato. Ma non credete, Santit, che uno straniero... No. L'inglese la razza dominante. La sua lingua la lingua di tutte le sue colonie. Non abbiamo mai potuto capire perch a un terzetto di piccoli paesi conquistati debba essere permesso di insistere ad usare i loro linguaggi barbari e privi di letteratura. Sono paesi conquistati, annessi a quello che li ha conquistati. Hanno perduto la loro esistenza nazionale da secoli. Non hanno esistenza nazionale, non hanno esistenza alcuna, divisi dall'Inghilterra. No. Nella questione del vostro successore, la nazionalit non c'entra. In questo la Chiesa di Cristo differisce da tutte le religioni. Roma pu fare, e fa, quel che nessun altro potere ecclesiastico os fare. I Nostri predecessori mandarono un italiano a Canterbury, e anche Un greco, Teodoro; e Noi mandiamo un celta a Pim-lico. In quanto a Caerleon, ricordate John Jennifer, il prete di Selce? S, era un bravo ragazzo a Maryvale; e poi? E vescovo di Caerleon. E parla la lingua del luogo, Santo Padre, disse Talacryn ridendo. Non che un caso. Lo abbiamo scelto per la sua bont costante e risoluta, quando doveva vincere grandi difficolt, a Maryvale. E lo sguardo del Papa si volse molto lontano, nel passato. Il cardinale Talacryn disse che il segretario di Stato desiderava sapere se Sua Santit avrebbe avuto bisogno dei servigi del patriarca di Bisanzio, in quell'occasione. Il patriarca di Bisanzio? Si pensava che, poich aveva negoziato con l'Inghilterra durante il regno dei predecessori di Vostra Santit... Oh. Allora no. Non abbiamo bisogno dei servigi del patriarca di Bisanzio. Quando Sua Grazia non sta profondendo i suoi sciocchi sorrisi nei salotti 'neri', o scrivendo lettere

diffamatorie alle duchesse... Lettere diffamatorie, Santo Padre! S, lettere diffamatorie, come questa che scrisse nel 1890. Il Papa si alz, si tolse l'anello episcopale, aperse una cassetta dove delle lettere erano disposte in ordine alfabetico, vi si immerse, e porse al cardinale un biglietto assai abile, suggestivo e letificante. Ebbene, quando Sua Grazia non occupato in passatempi poco edificanti come questo, ha da occuparsi del suo patriarcato. Anzi, se non gli riuscir di diventare patriarca residente di Bisanzio entro questo mese, pu aspettarsi un decreto di deposizione. L'aspetto del Sommo Pontefice era austero. Vostra Eminenza vorr portare questa risposta al cortese suggerimento del cardinale Ragna. Talacryn s'affrett a inginocchiarsi. Beneditemi, Santo Padre, e me ne andr subito alla mia nuova diocesi, in ogni modo. Adriano sorrise: Dio vi benedica, figlio. Ma non partite subito. Pimlico stata nelle mani del vicario generale e del coadiutore per anni; e il vicario capitolare pu occuparsene, per adesso. Rimanete qui ancora un poco. Avremo bisogno di voi. Non avremo bisogno di voi a lungo. E Talacryn se ne usc, lieto, eppur grave. Per alcuni giorni, domande e risposte furono scambiate senza posa tra il Vaticano e il Castello di Windsor. Adriano consult sovrani; discusse difficolt con gli uomini di Stato. Il barone di Boucert espresse l'opinione che sarebbe stato assurdo opporsi all'inevitabile espansione della Germania. Il signor Barconi offici egli stesso a uno strumento installato nell'anticamera apostolica, fin che non lo portarono via, in preda a un collasso nervoso. Adriano lo invidiava; e Si costrinse a resistere alla tentazione. Aveva ancora molto da fare. Messaggi, messaggi, studiare le carte geografiche, collazionare le note manoscritte: c'era di che riempire una ventina delle ventiquattr'ore. Bisognava pensare profondamente, in modo che l'occhio chiaroveggente e non abbagliato potesse, come un tuffatore, raggiungere il fondo di importanti, profondi pensieri. Le quattro ore che Gli rimanevano, le passava, di solito, alla tomba di san Pietro, nella basilica. L'Arbitro non dorm affatto in quei giorni. Mangiava lavorando; e non cercava sollievo se non sotto l'acqua gelida del gabinetto da bagno. Una squadra di incrociatori inglesi scort una processione di panfili reali e di navi da battaglia, che trasferirono il Congresso di Windsor a Roma Dorata e Immortale. Poi fu pubblicata VEpistola ai prncipi, nella quale l'Apostolo ripeteva i consigli evangelici, predicando l'assoluto spirito di sacrificio e di non resistenza,

ad imitazione della dolce ragionevolezza di Cristo. Questo voleva dire, afferm, sciogliere ed abbandonare tutte le convenzioni che legavano la societ. Era giusto, era diretto; era la via pi dritta per salire in cielo. Ma non s'accordava col volere degli uomini; lo avrebbero definito utopistico, e fuor di ogni convenzione; e sarebbe stato deriso pi che seguito; e, se un piano come quello fosse stato tentato su grande scala, avrebbe cagionato una inconcepibile confusione. La verit emerge pi presto dall'errore che dalla confusione. Poich gli uomini sono quel che sono, e cio fatti per sbagliare, staranno meglio quando avranno una guida. S'allontaneranno dal giusto cammino, ma non lo perderanno di vista e, ben guidati, si potr almeno sperare che i loro movimenti tendano verso il Punto Desiderabile. L'individualit stata cos a lungo soppressa che i suoi sforzi vanno amministrati. Perci il Pontefice mostrava, oltre al modo non convenzionale, un modo convenzionale per avvicinarsi al Punto Desiderabile. Egli sosteneva il principio aristocratico e monarchico nella sua stretta integrit. Un ribelle peggiore del peggior governo del peggior principe fino a oggi conosciuto. Egli proclamava che l'anarchia della Francia e della Russia erano una manifestazione di diabolica effervescenza, che avrebbe dovuto essere domata e vinta con ogni mezzo giusto, anche con i pi forti. La Francia e la Russia, perduto il diritto di essere considerate in grado di governarsi da s, dovevano da allora in poi sottomettersi ad essere governate. Satana trova sempre il male, e lo fa compiere alle mani oziose. L'occupazione, e ragioni di occupazione: solo questo, poteva mettere gli individui e le nazioni in grado di operare la loro salvazione, umanamente parlando. Gli uomini dovevano darsi da fare: in ogni modo. La maggior parte dei mali umani sono causati dalla mancanza di campo d'azione per le umane energie. Mettersi a sedere sulla valvola di sicurezza, o avvitarla stretta, invariabilmente fatale; e su questa dottrina Egli richiamava l'attenzione e l'obbedienza del clero. Questi princpi richiedevano il riordinamento di varie sfere d'influenza. Il Governatore del Mondo, Pietro, l'Arbitro Supremo, decret che le sole nazioni nelle quali la facultas regendi sopravviveva con non diminuita energia erano l'Inghilterra, l'America, il Giappone, la Germania e l'Italia. Ma alcune delle antiche monarchie non avevano ancora raggiunto il punto di decadenza che avrebbe reso desiderabile la loro estinzione: ed erano la Norvegia, la Svezia, la Danimarca, i regni, i principati e i ducati tedeschi, la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la Rumenia, l'Albania, il Montenegro, la Repubblica Svizzera e quella di San Marino. Questi dovevano rimanere come Stati sovrani, e conservare i loro caratteri nazionali. Anche alcune delle antiche monarchie, che erano state immeritatamente soppresse, avrebbero avuto l'occasione di mostrarsi degne di esistere come parti di una corporazione.

Queste erano l'Ungheria, la Boemia e la Polonia russa e tedesca. Fatte rivivere come regni, avrebbero dovuto darsi una costituzione (sul tipo di quella inglese) ed eleggere le loro rispettive dinastie monarchiche. La Svizzera e San Marino rimanevano repubbliche. Il sultano, per incitamento dell'Inghilterra, sua alleata, avrebbe trasferito la capitale a Damasco, per concentrare in Asia le principali forze dell'Islam. La Serbia veniva unita al principato del Montenegro. La Turchia e la Bulgaria sarebbero state unite al regno di Grecia. Fin qui i particolari. Adriano accusava, come sogni cattivi e inutili, i piani dei recenti politici che avevano adombrato l'idea di una federazione dei popoli di lingua inglese e delle razze teutoniche. Egli si soffermava a parlare delle differenze essenziali che dividevano la Germania dall'America, e tutti e due questi paesi dall'Inghilterra. Non era possibile mescolare gli inglesi con i tedeschi; e gli americani erano inadatti ad ogni legame. Ognuna delle tre nazioni era unica; e ognuna sarebbe rimasta sola. Tre potenze tanto enormi dovevano avere ciascuna la propria separata e singola esistenza e la sua sfera d'azione. Bisognava trovare queste tre sfere nelle quali le tre nazioni potessero prosperare indipendentemente. Era lo spazio per lo sviluppo indipendente che bisognava trovare ed assegnare.

Egli parlava delle condizioni del continente europeo. Il Belgio aveva 228 abitanti per chilometro quadrato; l'Olanda 160; la Germania 104; l'Austria 87; la Francia 72; la Russia era cos sparsamente popolata che soltanto una migrazione di centonove milioni dal resto d'Europa avrebbe portato la sua media a quella del resto d'Europa. Perci il Papa proclamava l'instaurazione dell'Impero Romano, sotto due imperatori, un imperatore del Nord e un imperatore del Sud; e questi dovevano essere il re di Prussia e il re d'Italia, come rappresentanti delle dinastie degli Hohenzollern e dei Savoia. Egli comandava che questa instaurazione non venisse considerata come lo spettro del morto impero romano, il quale sedesse, incoronato, sulla sua stessa tomba, ma il suo legittimo erede e successore, giustificato dalle antiche virt dei romani, e dall'utilit benefica del loro governo, e dalla vigorosa aspirazione al ben fare che caratterizza i loro attuali rappresentanti. L'imperatore del Nord, Guglielmo, avrebbe nominato le dinastie sovrane del Belgio e dell'Olanda. Avrebbe potuto rimettere monarchi attualmente in esilio sui loro rispettivi troni; o avrebbe potuto deporli e sostituirli con membri della sua famiglia imperiale. Allora avrebbe esteso i confini della Germania, a oriente fino agli Urali, comprendendovi la Russia, a occidente fino alla Manica e alla baia di Biscaglia, includendovi la Francia, a mezzogiorno fino al Danubio, includendovi l'Austria. Allo stesso tempo avrebbe unito in una federazione le

monarchie costituzionali di Norvegia e di Svezia, la Danimarca, l'Olanda, il Belgio, l'Ungheria, la Boemia, la Polonia, la Rumenia e la Repubblica Svizzera con gli altri Stati sovrani che erano gi sotto la sua sovranit; mentre l'imperatore del Sud, Vittorio Emanuele, avrebbe unito in una federazione le monarchie costituzionali del Portogallo e della Spagna, l'ingrandito regno di Grecia, i principati del Montenegro e d'Albania e la Repubblica di San Marino, insieme al regno d'Italia, il quale avrebbe compreso anche l'Italia redenta. La frontiera che avrebbe diviso l'Impero del Nord dall'Impero del Sud era formata dai Pirenei, dalle Alpi, dal Danubio e dal mar Nero-Le condizioni dell'America furono definite. Gli Stati Uniti dovevano essere accresciuti dall'unione di tutti gli Stati e di tutte le repubbliche delle due Americhe, dall'attuale frontiera settentrionale degli Stati Uniti al capo Horn.

L'Impero Giapponese veniva autorizzato ad annettersi la Siberia. Tutta l'Asia (ad eccezione della Siberia), l'Africa, il Canada, l'Australia, la Nuova Zelanda e la Polinesia venivano uniti in cinque regni costituzionali, e uniti ai domini del re d'Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia. Poich il titolo di imperatore era antipatico alla stirpe inglese (per il suo significato originario di Signore della Guerra), Sua Maest il Re d'Inghilterra, Irlanda, Galles, Scozia, Asia, Africa, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Polinesia si sarebbe chiamato Il Re dei Nove Regni. Cos l'Arbitro Supremo provvide agli uomini le loro sfere d'azione e diede loro l'occasione di occupare le loro energie. I provvedimenti dell'Epistola ai prncipi furono estesi sotto forma di trattato che divise il mondo fino alla mezzanotte (meridiano di Greenwich) del trentuno dicembre dell'anno 2000 della Fruttifera Incarnazione del Figlio di Dio, nel Regno dei Nove Regni, nella Repubblica Americana, nell'Impero Giapponese e nell'Impero Romano. Questo trattato fu firmato, in piazza San Pietro, a Roma, dal Pontefice, dai sovrani e dai presidenti, il giorno della festivit dell'Annunciazione di Nostra Signora la Vergine; e gli eserciti e le flotte dei firmatari si posero subito alla pacificazione della Francia e della Russia, applicando la legge marziale.

Capitolo XXII

Aprile port ad Adriano l'esperienza di uno di quei periodi di malattia fisica i quali sono inevitabili per la debolezza dell'umana natura, e soprattutto per un Uomo del Suo carattere. Le cose perdettero per Lui il loro significato, le persone perdettero la loro personalit, i fatti la loro importanza; e il tempo non era pi. Egli cercava di mantenere un volto sempre eguale, di costringersi a un contegno cortese; ma viveva in un mondo dal quale si sentiva lontano, e sul quale gli pareva di navigare, un mondo nel quale tutto era strano e tutti erano stranissimi, un mondo nel quale nessuno e nulla importava per niente. Dapprima, ebbe il buon senso di rimanersene solo, dietro porte chiuse; e anche di trattenere la lingua, quando i Suoi erano davanti a Lui. Rimaneva seduto, e si domandava... si domandava chi fosse, come fosse giunto fin l, chi lo avesse vestito in quel modo e quando; e finiva col pensare che tutto ci non importava. Giocava col suo gatto, tubando, miagolando e parlandogli la lingua dei gatti, nel modo pi divertente. Quando l'animale se ne andava, non importava. Aveva preso l'abitudine di guardare la Sua Croce per ore intere, di studiare combinazioni di ombre e di luci sui dorsi dei libri: ponendo su di essi l'aureo Simbolo e allietandosi dell'agile splendore della Forma, della sua dignit, della sua grazia, della maestosa giovinezza del volto, nobile e grave. Chiudeva gli occhi e apprendeva la bellezza dei piani e dei contorni di esso con tocco delicato e reverente. Gli piaceva pensare di aver creato un tipo di divinit incarnata, che non era n l'Orfeo delle catacombe, n la Tragica Maschera della Veronica, n le grossolane oscenit asessuate con le quali i devoti cattolici insultano nelle loro chiese l'Uno tra diecimila, il Degno d'Amore. Questo Lo riportava allo Spazio ed al Tempo. L'indignazione per le immagini lunghe almeno undici teste, con le proporzioni di figurini di mode femminili e vold di fantocci emasculad che, a vederli vivi, avrebbero fatto venir voglia di prenderli a schiaffi, non fosse che per la loro stupidit tepida e attenuata: queste cose riportavano Adriano alla realt e alla vita. Si sentiva assolutamente esaurito. Lo colse un contnuo desiderio di sonno. Era sempre intorpidito; e s'addormentava, durante il giorno, mentre scriveva o leggeva, nella Sua poltrona presso la finestra o nel Suo sedile favorito presso l'antico muro del giardino, dove passava i bei pomeriggi primaverili. Solo verso l'imbrunire era in grado di scrivere, con la Sua bella scrittura, di dedicare un po' dell'abituale vivacit agli affari; e anch'essa era straordinariamente attenuata. Il suo intelletto era nebuloso, incerto. Non poteva scegliere le cose pi importanti, non poteva concentrare i Suoi pensieri; le Sue facolt costruttive erano ferme; la Sua fantasia, in catene. Passava lungo tempo ai Suoi scarsi pasti, masticando e rimasticando, leggendo e rileggendo, e non ricordando nulla di quel che leggeva. In modo inutile e inerte, Egli si rimproverava di perdere tempo; e continuava a

perderlo. Senza dubbio era quello il volere della divina natura. Bisogna dire che non era accidioso nel senso confessionale della parola. Era soltanto letargico, ottuso, diminuito, disattento, senza alcun desiderio se non di fuggirsene via e riposare... riposare. Da questa insensibilit si ridest colto dal panico, come estatico, linfatico, reso frenetico da un ignoto agente esterno. Era preso da una terribile necessit di agire continuamente, di essere attivo; e la sentiva come indispensabile, se voleva continuare a vivere su questa terra. Sentiva che, se si fosse permesso di riposare per un istante, se per un istante avesse abdicato al comando delle Sue forze fisiche, se si fosse lasciato andare, quell'istante sarebbe stato l'ultimo per Lui. Con quest'idea nella mente si prepar a momentanei ed inconsci riposi dall'attivit violenta. Riposava con cura; in modo che, se la Morte L'avesse dovuto cogliere all'improvviso, quelli che avessero trovato la Sua salma non si dovessero trovare davanti a uno spettacolo poco edificante o sciatto. Evitava con cura le posizioni dalle quali sarebbe caduto in modo poco decoroso, se la Sua anima fosse stata strappata ad un tratto dal corpo. Non disturbava il Suo confessore pi di due volte per settimana, come di consueto; ma la sua preghiera, il suo incantesimo, Gli era sempre sulle labbra: Ges caro, non essere per me un Giudice, ma un Salvatore. Stava abbandonando il mondo. Di continuo, in tutte le ore del giorno e della notte, la Sua testa risuonava del ripetuto fragore che era il battito del Suo cuore. Il ritmo... bum, bum, bum.-- era tale da farlo impazzire. Egli soleva contare le Sue pulsazioni; e, dopo il quattordici, si domandava se avrebbe potuto ancora dire quindici; dopo il novantasette, si domandava se sarebbe ancora stato a Roma per dire novantotto; attendeva l'improvviso e doloroso distacco dell'anima dal corpo; fantasticava sulla natura di quell'esperienza unica. Una volta, si domand se avesse paura. Rispose: no, perch osava sperare; e s, perch non era mai stato nel luogo in cui sarebbe andato. Ma Socrate ha detto che la morte il nostro pi grande possedimento sulla terra; e Seneca diceva che la morte la migliore delle invenzioni della vita; e l'amico di Seneca, san Paolo, diceva: morire vincere. In complesso, non aveva paura, paura, della morte. Ma non osava, non osava addormentarsi, adesso. Di notte, soleva starsene disteso sul letto, prima sul fianco destro poi sul dorso, col guanciale sotto il collo e le mani incrociate sul petto, sul quale Gli avevano tatuato una croce quand'era ragazzo, e le caviglie unite come un crociato, rigido, come desiderava giacere nella tomba; e col cervello attivo, attivo, che contava le pulsazioni fisiche, meditava sul futuro, pensava, faceva progetti, contava ogni respiro, e aspettava l'ultimo... e la Morte.

A volte si domandava se ne valesse la pena; se Dio volesse ch'Egli fosse tanto pieno di volont. Decise di accettare, a questa domanda, una risposta affermativa, basata sull'assistenza della Sua volont. Sapeva che era giusto cercare di servirsene. Sperava nella divina misericordia per le Sue manchevolezze. Su di un punto, prese una decisione. Con tutto il rispetto per Socrate e per Seneca, la Morte veniva dal Peccato, e il Peccato era il nemico di Dio, e gli amici di Dio dovevano combattere i nemici di Dio fino all'ultimo. Cadere era suicidio, e il suicidio peccato; e, stanco di combattere com'Egli era, desideroso di riposo e di pace com'era, certo non valeva la pena di accrescere i Suoi peccati; n di sostituire la terra faticosa con l'inferno infaticato; di perdere quel che il petrarca chiama lo splendor dell'angelico sorriso. Egli non possedeva altro acciaio che i suoi rasoi di sicurezza; da gran tempo aveva abolito coltelli e forbici; e aveva fatto fissare inferriate sottili e forti a tutte le finestre. Non voleva essere tentato. La speranza mi lusinga. Ah, avesse una voce che io potessi comprendere, una voce simile a quella di un araldo, s ch'io potessi non essere inquieto per pensieri che mi sconvolgono, si diceva con le parole di Elettra sulla tomba di Agamennone. Se da ragazzo fosse stato educato in una scuola pubblica, e nell'adolescenza in un'universit, se avesse servito il Suo Paese, non si sarebbe certo imposto freni tanto gravi. Non se ne sarebbe presentata l'occasione. Il Suo carattere sarebbe forse diventato semplice e sciocco; possente e brillante quanto bastava per distinguerlo dalla folla, ma incapace di ipersensazioni. Invece la Sua vita, terribilmente concentrata su se stessa e solitaria, essendole negate le comuni occasioni d'agire, aveva sviluppato questa straziante complessit; lo aveva allenato nella ginnastica mentale a un tal grado di eccellenza da renderla inumana, abominevole (nel primitivo significato di queste parole), nella sua facile, flessibile, solerte abilit. Non lo frenava alcun senso di pudore o di decenza. Ignorava queste cose. Lo sapeva e se ne doleva. Era Lui stesso. Non aveva fiducia in Se stesso, eppure di Se stesso godeva ed era deciso a trattarsi bene e rettamente. Il dottore Guido Cabelli, finalmente chiamato, Lo trov assolutamente furibondo per il dolore delle lotte fisiche e intellettuali. Il medico ordin Pot. Brom., Tinct. Valeriana Ara., Tinct. Zinzil., Sp. Chlorof., Aq. Menth. Pip., una volta ogni tre ore. Il Pontefice segu l'ordinazione, e s'accorse di puzzare come un gatto maschio a mezza estate; ma non sent pi quel rimbombo agli orecchi. Per il momento, il Suo sistema nervoso era fatto pi forte. Egli mise la Sua maschera pontificia; e lasci l'ideale per il reale. Mise da parte gli affari delle nazioni. Esse si scagliavano violentemente l'una contro l'altra, nel grande desiderio di seguire il modello ch'Egli aveva preparato, nel riordinarsi nuovamente. Se avesse adottato la parte pitagorica dello spettatore

disinteressato, sarebbe stato infastidito da qualche cosa di brutto, o da qualche cosa di sciocco, o avrebbe avuto l'occasione di glorificare Se stesso per un qualche successo. desiderava fare altrimenti. In questo mondo, Dio e i Suoi angeli non possono essere che spettatori. Le cure della religione, a quanto Egli poteva vedere, comprendevano il servizio degli altri e la coltivazione della santit personale, la corrispondenza col Divino Amore. Qualcuno Gli aveva detto (s, Talacryn, in confessione, naturalmente) che la chiave di tutte le Sue difficolt, presenti e future, era l'Amore. Questo andava benissimo, detto dal vescovo, ed era perfettamente teologico; ma era stato il Bambino a insegnargli il segreto del metodo. S, avrebbe certamente tenuto per S le Sue pene. Il Suo ufficio era quello di condottiero ed esemplare. Nulla doveva disturbarlo. Egli si mise a ripensare al primo anno del Suo Pontificato. Gli parve cosa piuttosto tetra. Senza sorpresa, senza emozione, osserv le macchie di impazienza, d'orgoglio... d'orgoglio, d'umanit. Ripensare, era la banalit pi faticosa e fatua. Avanti! Condottiero ed esemplare! Una cosa era chiara. Doveva scendere tra quelli che doveva guidare, tra i seguaci- Doveva essere veduto dagli uomini. E non era veduto. No- La Sua personale, particolare preferenza, Lo faceva rimanere in disparte, misterioso. Non Gli piaceva essere frainteso; ma Gli piaceva abbastanza non essere compreso; e allo stesso tempo aveva fatto a una quantit di gente la grande ingiustizia di attribuirle un'intelligenza simile alla Sua, una perspicacia simile alla Sua, la capacit di poter seguire il Suo rapido passo e le Sue improvvise manovre. Questo non era giusto. Senza dubbio, era stata cosa molto bella e nobile, rimanersene a sedere, in silenzio, davanti alla calunnia, per esemPio Lo si poteva fare, se si era innocenti. Ma quando milioni di persone (per dare ai demoni quel che ad essi dovuto) desideravano veramente crederLo innocente, e si sarebbero addolorati e forse avrebbero sofferto, perch l'occasione di credere nell'innocenza era loro tolta, era giusto rifiutarsi? No, una simile posa non era che orgoglio. Il Servo dei servi di Dio non doveva temere di macchiare il candore della Sua veste con nessun genere di sozzura. E poi, salvare gli era miglior modo di salvare Se stessi. Mand a cercare i cardinali pi vicini. Ragna, Saviolli, Semphill, Sterling, Talacryn, Carvale, van Kristen, Gentilotto, Leighton, Whitehead, risposero all'appello. Adriano li ricevette nella sala del trono, ma senza formalit; e riusc a dar loro un saluto facile e cordiale. Pensarono che fosse seriamente malato; i Suoi capelli rosso-bruni si facevano grigi sopra l'orecchio

sinistro; la Sua maschera tesa e rigida era un segno di dolore. Anche il Suo aspetto, nell'insieme, era diafano, sciupato. Ma i Suoi modi erano vivaci; Egli non era inaccessibile. Le Loro Eminenze Gli dettero tutta la loro attenzione; e si domandarono che cosa avrebbe tirato fuori dal portafogli che aveva accanto. Egli fu contentissimo di vedere il segretario di Stato; perch sapeva di essergli assai antipatico; e ora avrebbe cercato di dargli soddisfazione. Non sarebbe stata colpa Sua se l'atteggiamento abituale di Ragna, di brutalit discreta e convulsa, fosse rimasto immutato. Signori cardinali, disse il Sommo Pontefice, abbiamo pensato che abbiate molte cose da dire; e ci sono molte cose che desideriamo sapere. Da parte Nostra, siamo pronti ad ascoltare; e pronti a rispondere alle domande. Domande nacquero subito in tutti i cervelli. Ragna fu il primo a liberarsene. Santit, volete rispondere a una domanda a proposito dell'Epistola ai prncipi? S. Ragna medit. Vorrei sapere perch i diritti della Francia in Egitto non siano stati nemmeno nominati. Vedo che la stessa natura delle idee di Vostra Santit richiedeva che tutta l'Africa passasse all'Inghilterra; ma non posso capire perch la Germania, nell'annettersi la Francia, non debba aver preso per s anche il condominio d'Egitto. Perch fu dato all'Inghilterra; e perch la Germania accett che le fosse dato? Adriano fece uno sforzo per vincere la Sua naturale incapacit ad avvicinarsi a un argomento di primo acchito, e decise d'essere conciso. Vostra Eminenza sa che da... dimentichiamo la data esatta... ma da pochissimo tempo, non sono pi esistiti obblighi internazionali per i quali l'Egitto potesse essere trattenuto dal tentare di emanciparsi. Soltanto i firmarli ottomani lo trattenevano. Benissimo. Scoprimmo che quando il re d'Inghilterra e il sultano, nell'ottobre scorso, si allearono, il sultano pubblic un firmano nel quale l'Inghilterra era nominata protettrice dell'Egitto. Poi, e sorrise lievemente, quando fummo nominati Arbitri, scoprimmo che le colonie tedesche in Africa non soltanto non rendevano, ma richiedevano un sussidio annuo di un milione e mezzo di sterline; e perci, tutto considerato, decidemmo di dare alla Germania, per un secolo, qualche cosa da fare, pi vicino a casa sua. Essa riconobbe subito che 'meglio fringuello in man che tordo in frasca'. Il fatto che fu pi che contenta di liberarsi delle sue colonie parassitarie, le quali s'erano separate dal ceppo natio, e derivavano il loro nutrimento da altri Stati; mentre le colonie francesi che erano parassitarie, poich non avevano vita indipendente dalla sorgente dalla quale nascevano, furono abolite (come colonie francesi) quando fu abolita la Francia.

E senza dubbio la Germania, nel suo grazioso modo gotico, aveva una tal fretta di prendersi la Francia che dimentic del tutto l'Egitto. Sapete che vuol mettersi a chiamare la sua conquista col nome di Gallia? aggiunse Semphill con disprezzo. E ora far io una domanda. Santo Padre, posso fumare? Ma certo! assent con piacere Adriano; e allung una mano per prendere una sigaretta. Alcuni degli altri fecero altrettanto, e la macchina cominci a muoversi meglio. Van Kristen espresse la sua gioia, perch i tedeschi non avrebbero pi avuto l'occasione di farne delle loro con l'Eretteo e con l'Acropoli d'Atene. S, continu meditabondo Ragna, avrei dovuto capire tutto questo. Ma ora, Santit, c' un'altra cosa; perch il sultano acconsent ad evacuare l'Europa? Semplicemente perch, con tutti gli esempi che ha avuto di recente, ha un terrore mortale d'essere assassinato. Ha finito col persuadersi che non potr essere garantito di non essere ucciso che fino a quando sar sotto l'egida dell'Inghilterra. Bene; vedendo che l'Inghilterra e la Turchia erano alleate, movemmo Noi l'Inghilterra, e l'Inghilterra mosse Ismail. La prima aveva buon senso; il secondo, sentimento. Ma Ismail non per nulla cattivo; in realt, piuttosto per bene. Se solo avessimo un altro caro e delizioso cristiano, tanto simile a un bimbo, come il beato Frate Francesco... Come? disse con vivacit Carvale. Aveva osservato che, quando Adriano esagerava con i superlativi, non intendeva pronunciare se non dei positivi; ma che, quando biascicava con noncuranza dei comparativi, come non per nulla cattivo o piuttosto per bene, intendeva dare il massimo della lode. Come? ripet il cardinale. Lo manderemmo a dare dei punti ai mullah e ai dervisci di Ismail. San Francesco ha innumerevoli figli, Santit, osser Saviolli. E Noi ne conosciamo uno soltanto che somigli un poco a suo padre, rispose il Papa, mostrando di voler cambiare argomento. Ci piacerebbe sapere, disse Sterling, se Vostra Santit non creda che l'Epistola ai prncipi non fosse in realt un po' troppo sentimentale e... Sentimentale? S. Il governatore, che abolisce dai suoi calcoli il sentimento, ignora una delle forze pi potenti negli affari degli uomini. Troppo sentimentale? No. E che altro stava per dire Vostra Eminenza? Un po' troppo sentimentale e... Forse avrei voluto dire un po' troppo arbitraria. Caro uomo... cominci allegramente il Pontefice.

Ma Ragna interruppe: Tutt'altro. Quell'Epistola era particolarmente ricca di dignit pontificale; era la pi bella cosa... Adriano lo ferm. Stavamo per ricordare al cardinale Sterling che quando il Capo del mondo governa il mondo geograficamente, ha l'abitudine di farlo con un righello. Il Nostro predecessore Alessandro vi si serv di un righello in una famosa occasione, sull'oceano Atlantico. Tutti scoppiarono a ridere; risero per qualche momento; e ripresero un contegno serio. C'era una domanda, una domanda importante, su tutte le lingue, che sbatteva l'ali, pronta a volare. Ma Sua Santit s'era gi rifiutato di parlare di quell'argomento. Quelli che avevano cercato di persuadere, erano stati tanto feriti dalla Sua gelida reticenza o dal Suo reciso mostrarsi distante, che nessuno era adesso tanto temerario da tentare di riprendere un argomento cos poco gradito e personale, se non dopo un esplicito invito. Conoscendo gli uomini come li conosceva, Adriano s'era aspettato dell'esitazione; ma vedendo che forse non avrebbe potuto -aggiungere il Suo scopo, e deciso a ottenere quello che desiderava, lentamente e in modo significativo si tolse l'anello pontificale dall'indice, e lo mise in tasca. Signori, disse, mutando del tutto di tono, c' qualcuno di voi che vorrebbe interrogare George Arthur Rose? Certo, che lo volevano. Naturalmente. Lo volevano tanto che parlarono tutti all'unisono. La somma delle loro parole venne a significare che desideravano che George Arthur Rose desse loro delle spiegazioni a proposito delle calunnie dei giornali, spiegazioni che li confermassero nella loro opinione ch'Egli era stato grossolanamente insultato e mostrato come non era. Fu George il Gladiatore a rispondere. Parve scendesse nell'arena, ignudo, svelto, agile, con gli occhi vivaci e aperti e pronto a combattere per la Sua vita. Benissimo, disse, vi dar queste spiegazioni; ma ricordate che non mi difender nei giornali. Se fossi un laico, avrei fatto un processo per calunnia e avrei dato la somma che mi sarebbe spettata per danni alla Nazareth House. Avrei preferito affidare la mia reputazione a un giudice e a un giur inglese, piuttosto che agli anonimi editori di giornali scozzesi o radicali. Pensate: veder pubblicare le proprie lettere nella Catholic Hour, per esempio; pensate, vedere le proprie lettere che sono una difesa, malamente storpiate da un essere innominabile che ad un tempo pubblico ministero, giudice e giur! Ma, poich non sono un laico, non posso chieder l'aiuto della legge; e non mi degner di avere a che fare coi giornali. Ricordate inoltre che sto per dirvi quel che vi dir, non perch sono stato provocato, offeso, calunniato, tradito, colpito da insinuazioni, menzogne, male parole, allusioni; non perch la mia vita stata messa in ridicolo ed esposta al

disprezzo di esseri vili; non perch hanno inventato le pi incredibili storie a mio danno. No. Vi prego di ricordare che non parler a mia difesa, neppure con voi. Personalmente, e per mia predilezione, posso essere indifferente alle opinioni. Ma ufficialmente debbo correggere degli errori. Perci vi dar delle informazioni. Potete prendere o lasciare; credere o non credere. Avrete la pi precisa fotografia ch'io possa darvi della mia vita, e, insieme, della maestosa immobilit con la quale voi del clero fiaccate... assassinate un uomo; nel corpo, e forse nell'animo. Potrete usarne o abusarne, come vorrete. Quando avr finito di parlare, non ritorner pi su questo argomento. Certo crederemo a quel che ci direte, osserv Semphill, piuttosto nervoso. Sono certo di crederlo anche senza che parliate. E gi come se aveste parlato. Ma se vorrete darci dei particolari, mettiamo su una mezza dozzina di punti, sar pi che sufficiente. Il Daily Anagraph non ha ancora fatto le sue scuse per la sua pi recente calunnia, soggiunse Carvale. E perch dovrebbe farlo? chiese George. Ho mandato al giornale il resoconto autentico di quel che accadde nell'ultimo concistoro. Gli altri giornali lo stamparono; e pensavo che il meno che il Daily Anagraph potesse fare sarebbe stato... Carvale, siete in errore. Il Daily Anagraph non ce l'ha con me personalmente; bench ce l'avesse il suo antico direttore, perch una volta, innocentemente, gli domandai se l'esattezza storica fosse uno dei doveri d'un giornale radicale. Questo accadde anni or sono, al tempo del secondo caso Dreyfus. So che and su tutte le furie; perch Bertram Blighter, il romanziere, mi disse che il direttore per vendetta m'aveva messo nella lista nera del giornale (chiss poi che cosa ). No, non si tratta di un fatto personale, di un fatto per il quale le scuse siano abituali. E soltanto un esempio della morale del giornalismo commerciale. Quell'uomo voleva aumentare la tiratura del suo giornale. Per caso, in quel momento, ero in vista. E si prese la libert di far aumentare la tiratura a mie spese. E questo tutto. Non si pu aspettarsi (per lo meno, io non me l'aspetto), che un uomo capace di fare una cosa simile si scusi d'averla fatta. Il caso degli altri giornali verosimile; con l'eccezione, naturalmente, della Catholic Hour. Questo giornale, come Semphill sa, esiste soltanto per mezzo della sicofanta, fatta da sicofanti per i sicofantofagi. S, lo so, disse Semphill, e non permetto che entri in casa mia.

Ma gli altri... nel loro caso, non si tratta di sudicia malignit, ma di una mala azione punibile legalmente. Avete detto che hanno fatto delle scuse? No. Nessuno dei giornali che pubblicarono le calunnie fece delle scuse. Rimasero in silenzio. Ma tutti i giornali rispettabili, che non vi avevano calunniato, stamparono la mia confutazione diretta al Daily Anagraph. George fece un gesto di disprezzo, di soddisfazione, e allo stesso tempo volle significare che abbandonava l'argomento. Allora, il Papa libero da ogni offesa, disse. Ora cercher di dirvi, il pi brevemente possibile, quel che volete sapere dell'altra persona. Mostr un fascio di ritagli di giornale. Era talmente irato di dover fare quel che stava per fare, che sfog la sua collera su quelli che lo ascoltavano, guardandoli in modo penetrante, parlando con la rapida furia con la quale si parla a dei nemici. La Catholic Hour dice che nel 1886 ero sottovicemaestro alla scuola di Grandholme, e che dovetti lasciare il mio posto, per essermi fatto cattolico. Questo vero nella sostanza, e assolutamente falso per quel che pu far pensare. Ero vicemaestro; ma, poich mi occupavo anche della scuola e dell'amministrazione, mi chiamavano maestro. Forse sapete che non c' che un maestro in una scuola, e che tutti gli altri sono vicemaestri. Ma quando si tratta di calunniare, 'vicemaestro', tanto per cominciare, pare una bella manciata di fango da gettare sulla vittima. Bene; diedi le mie dimissioni da maestro, di mia volont, libero e non richiesto, per la ragione che ho detto; e non so che il fatto di convertirsi al cattolicesimo sia azione straordinariamente vergognosa. Per di pi, notate che le mie dimissioni furono ben lontane dall'essere quella cosa disonorevole che la Catholic Hour vorrebbe, e che il direttore della scuola di Grandholme rimase mio caro e intimo e onorato amico, in ogni vicenda, per pi di vent'anni; ed anche in questo momento il mio solo amico intimo. Semphill e Carvale alzarono gli occhi e li abbassarono. Sterling li abbass, e torn ad abbassarli, van Kristen li alz. Gli altri, guardarono un po' dappertutto. Talacryn parve infastidito. Il rimprovero era stato scagliato; e la voce volante continu: La Catholic Hour d cos alle sue parole un tono di disprezzo. E dice che, poi, andai in una scuola di reietti, dove litigai coi due preti cappellani, e che poco dopo mi trovai di nuovo senza impiego. Poich il giornale vuole che si pensi a qualche cosa di male, le cose sono raccontate abilmente. Ma questi sono i fatti. Forse si pu chiamare la scuola una scuola di reietti. Ma io, cattolico da sei mesi, giovane e inesperto, fui attirato da innumerevoli pretesti, da parte dell'eccentrica persona che mi offr il posto, ad accettare quella che chiamava la direzione di una scuola corale di cattedrale. Non mi disse che stava costringendo il vescovo della diocesi a

fondarla, n che la direzione era stata rifiutata da parecchi preti rispettabili, per le condizioni impossibili ad essi fatte. Dovetti pagare la mia esperienza. E verissimo he litigai coi cappellani. Ma senza risultato. Erano un belga e un francese. Si ubriacavano di birra, si rincorrevano per il refettorio, in risse da beoni, non tenevano conto della mia autorit e costringevano i monelli della scuola a fare altrettanto. Naturalmente diedi le mie dimissioni il pi presto possibile. Poi viene la pseudostoria dell'inizio della mia carriera ecclesiastica a Maryvale. Talacryn la conosce tutta quanta; e ve la potr raccontare quando vorrete. Poi incontrai (sto citando il giornale), incontrai un certo lord picto, il quale mi mantenne per tre o quattro mesi... E io so tutta la faccenda, interruppe Semphill. Avete dato molto di pi di quel che avete avuto. Gli errori della mia carriera al collegio di St. Andrews e la mia espulsione da esso, sono noti? Interamente, affermarono insieme Semphill, Talacryn e Carvale. La dichiarazione che m'indebitai molto quando c'ero... S, e questi debiti? domand Ragna. Carvale gli rispose: Furono tutti contratti con l'approvazione personale del vicerettore. Erano assolutamente insignificanti. Per di pi, non sarebbero stati contratti senza una promessa dell'arcivescovo Smithson e il consiglio del canonico Dugdale... E il mio consiglio, soggiunse Semphill a bassa voce. Oh, lo riconoscete, finalmente? disse con foga George. S, lo riconosco. Allora siamo pari, miagol George tranquillamente e misteriosamente. Confesso che la questione degli pseudonimi interessante. Ne ho avuto una mezza dozzina. Vedete, quando fui cacciato via dal collegio, senza un soldo e senza un amico vicino, divenni, letteralmente, un avventuriero. Grazie a Dio ebbi il coraggio di far fronte alle mie avventure. Fui costretto a vivere del mio ingegno. Torno a ringraziare Iddio di avermelo dato. Il cardinale Leighton era in piedi, sbatteva gli occhi e arrossiva per l'indignazione che deformava i suoi lineamenti onesti e placidi. Santo Padre, non dite pi una parola. Si volt fremente verso i suoi colleghi. Come potete mettere alla tortura un uomo a questo modo! esclam. Non vedete quel che state facendo, torturando questa povera anima, facendolo soffrire di nuovo tutto quello che ha sofferto? Vergognatevi! Santo Padre, non dite pi una parola.

Oh, se l'avessi saputo! esclam van Kristen. Lo sapevate! Vi raccontai tutto, e non mi credeste, fulmin George. Il pi giovane dei cardinali pianse nel fazzoletto, scosso dai singhiozzi. George non vedeva, non osservava nessuno. Aveva gli occhi splendenti come quelli di un pitone. Si levarono proteste contro le parole di Leighton. Nessuno voleva mettere Rose alla tortura. Erano stati invitati a fare delle domande. Naturalmente, nessuno aveva creduto. Ma sarebbe stato di tanto maggior soddisfazione... soggiunse Ragna. George rimase seduto mentr'essi parlavano, pieno d'irritazione; li lasci parlare; e si prepar a riprendere il suo discorso. Se Vostra Santit volesse degnarsi... cominci Carvale. Qui non c' Santit, lo interruppe George con la sua voce al calor bianco che era pi caustica del nitrato d'argento e pi penetrante di uno strido. Se voleste farci il favore di concedere la Vostra attenzione ad alcuni capi... Come volete, furono le parole che lanci George. Mettetevi d'accordo su questi capi; e avrete corpi e membra e unghie e denti che ad essi si converranno. Le Loro Eminenze cominciarono a mettersi d'accordo. Intanto George and nella stanza segreta per dieci minuti circa; e ritorn col gatto sul collo e con la borsa del tabacco. Stava arrotolando una sigaretta, e il suo passo era quello del leone offeso. Sterling gli diede un pezzetto di carta scritto a matita. Egli lesse ad alta voce: Pseudonimi; lettere di richiesta; debiti; vita lussuosa; ozio; mezzi e posizione millantati.

Mi par giusto dire che io personalmente sono del tutto convinto anche su questi punti, disse Semphill. Ho letto le calunnie; e dico che sono odiose calunnie, alla luce della mia conoscenza dei fatti; e posso dire soltanto che la peggior cosa sostenuta contro di voi che avevate l'abitudine di truffare i vostri padroni di casa. Tutto il resto scusabile, per non dire innocuo. Santo Cielo! esclam George con una smorfia di rabbia. Immaginate che un uomo come me abbia l'abitudine di truffare i suoi padroni di casa per il gusto di truffarli? Non cosa tanto divertente, ve lo assicuro io. Ma, se lo volete sapere, non li ho mai truffati. Mai. Vedevano che lavoravo come diciannove galeotti; e vollero fidarsi di me. spiegavo ad essi piuttosto a lungo la mia esatta situazione e le mie prospettive. Fui tanto sciocco da credere che voi cattolici avreste

mantenuto le vostre promesse e m'avreste pagato per il lavoro fatto secondo i vostri ordini. Perci accettai il credito. Cos fossi morto. Quando alla fine fui defraudato, legalmente, badate; perch, siccome quelli che mi davano lavoro erano cattolici e talvolta preti, mi fidavo del loro onore, e non chiedevo contratti registrati; quando fui defraudato del mio avere, i miei padroni di casa perdettero la pazienza (poveretti, non li so rimproverare), mi assillarono, se la presero con me, e alla fine mi cacciarono via, mettendomi in tal modo in condizione di non poterli pagare. E cos tante volte; e tante volte con queste mie mani riuscii a tirarmi fuori del rigagnolo; e ricominciai a guadagnare quanto bastasse a pagare i miei debiti. Debiti! Non ne fui mai libero per vent'anni; non importa quel che dicono questi vili mentitori! Dicono che feci dei debiti per vivere lussuosamente, ingiustificabilmente... La Sua voce accalorata si fece tranquilla; divenne freddo, chiaro, teso, analitico, del tutto spietato con se stesso. Le Loro Eminenze non avevano mai veduto prima di allora il coltello chirurgico all'opera su di un cuore e su di un cervello umano. Rimasero attenti e pieni d'aspettativa, mentre George continuava a tagliarsi nel vivo. Dicono che mi rimpinzavo di suntuosi banchetti nei grandi alberghi. Una volta, dopo parecchi giorni di assoluto digiuno, mi diedero una ghinea; guadagnata da molto tempo. E andai in un grande albergo, o in un luogo che si faceva chiamare con questo nome, e mangiai una frittata e mi feci dare un letto. Non era un luogo di lusso, nel senso comune della parola; e non Spesi pi di quel che avrei speso altrove, e mangiai infinitamente meglio ed ebbi una stanza infinitamente pi Polita. Dicono che mi piacevano i cibi raffinati, e che mi facevo fare dei piatti complicati, tolti da un mio libro di cucina. Le ricette (saranno state una ventina) erano ritagliate da un settimanale da un penny di quelli che comprano gli operai. I piatti erano lenticchie, carote, tutto quello che c'era di pi a buon mercato, pi facile da fare e che riempiva, nutriva di pi. Ogni piatto costava meno di un penny; e qualche volta riuscivo ad averne uno al giorno. Poich vivevo a credito, cercavo di non far male che a me stesso. Questa la storia del mio vivere lussuoso. Lasciatemi aggiungere che fui stravagante in una cosa, tenuto conto dei miei mezzi. quando guadagnavo un po' di denaro, lo dedicavo agli oggetti che servono alla pulizia personale: sapone, bagni, dentifrici, e cose del genere. Non me ne vergogno per nulla. perch accettai il credito? Perch mi fu offerto; perch spetto; perch... Che non ne abusassi, lo potete capire dal mio modo di vivere; ecco qui i conti saldati; e dal numero, dalla. quantit e dalla qualit delle opere delle mie mani. Non stavo mai in ozio. La Catholc Hour ammette la mia abilit; e cerca di farla passare come una colpa. Allo stesso tempo, non voglio che la mia infaticabilit sia considerata una virt, tutt'altro. E qualche cosa di meno nobile. comico dirlo; ma. la mia infaticabilit non era se non una

posa egoistica, scelta unicamente per far fare la figura degli sciocchi ai filantropi, e per dar la smentita a tutti i loro luoghi comuni idioti e iniqui. Non era che non potessi smettere di lavorare; non volevo. Il fatto che desidero, ardo dal desiderio, agogno, sogno con tutto il cuore di non fare assolutamente nulla. Sono cos stanco. Sarei tanto bravo a godermi un riposo complicato. Ma le convenzioni mettono sempre avanti l'accidia o il bere, o la lussuria o qualche altro vizio come la causa causante della mascalzonaggine della povert. Questo Un esempio dell'Eidola Specus, lo spirito sistematizzatore che condanna mezzo mondo. La gente non si ferma mai a pensare che vi possano essere altre cause; che gli uomini intelligenti possono diventare viziosi, o gaglioffi, o miserabili, per mancanza di possibilit di vita decente e pulita. Pensate a Franois Villon, a Christopher Marlowe, a Sir Richard Steele, a Leo di Giovanni e a un'infinit di altri. Bene, io decisi risolutamente che non mi avreste mai potuto accusare giustamente di queste cose. Semplicemente per privarvi di questa scusa per non aver fatto il vostro dovere col vostro prossimo; semplicemente per togliervi l'occasione di classificarmi tra la folla indistinta creata dalla vostra trascuratezza volli patir la fame, essere sul punto di morire di fame, evitai scrupolosamente di bere, di rado parlai cortesemente a una donna; e lavorai come uno schiavo sotto la sferza. No; non stavo mai in ozio. Ma sono stato un abiettissimo sciocco. Pensavo sempre che questa vita diligente ed ascetica mi avrebbe meglio ricompensato. Commisi l'errore di dimenticare di dare la sua importanza alle parole 'se stessa' nell'adagio: 'La virt premio a se stessa. Non ebbi altro premio se non la mia virt: involontariamente coltivata, ma impossibile a negare. bruto diabolico mi disse una volta: 'Se avessi il vostro cervello, guadagnerei mille sterline all'anno. Gli risposi: 'Vi offro il mio cervello; ditemi che cosa debbo fare, e vi obbedir. Poi, prendete quelle mille sterline all'anno, e datemene duecento; e vi benedir fino all'ultimo dei miei giorni. Non disse nulla; e non fece nulla. Non era che un fatuo mentitore. Lo beffai; lo colsi mentre rubava la mia corrispondenza: questa la sua confessione scritta; e scrisse quelle calunnie anonime, per avere la vendetta a lungo sognata. La terribile voce sottile trem per un momento; e fiamm pi rapida: Ripeto, non stetti mai in ozio. Lavoro seguiva a lavoro. Disegnai mobili e alari. Disegnai santi e serafini, e peccatori; soprattutto santi; e una serie di diavoli polinomi e piuttosto interessanti in un periodo di rivolta disperata. Lavorai come uno schiavo facendo il fotografo professionista, preparando (da stampe francesi) una serie di negative per la lanterna magica, con vedute della Terra Santa che furono vendute come 'prese da negative originali'; impasticciare chiamata elegantemente questa parte del mio purgatorio dalla Catholic Hour. Ammetto che era un pasticcio, e poco pulito; ma,

vedete, stavo lavorando per un cattolico. Feci del giornalismo; feci il cronista per diciotto pence all'articolo. Scrissi per le riviste. Scrissi dei libri. Inventai una ventina di cose. Quelli che se ne intendevano, mi dicevano che avrei dovuto cavare una fortuna da quelle invenzioni; che qualsiasi capitalista mi avrebbe aiutato a sfruttarle. Si trattava di piccola gente; piccola, perch non pagava imposte, non avevano capitale da investire; ma mi raccomandarono e mi consigliarono di rivolgermi agente che ne aveva; mi diedero i loro nomi ed indirizzi, mi dettarono le lettere di richiesta, che io scrissi. Mi fidai di loro, perch erano 'uomini d'affari' e sapevo che io non ero di quella specie. Vinsi la mia ripugnanza, e portai le mie invenzioni, i miei progetti, le mie idee, le mie opere, l'uno dopo l'altro, a un capitalista dopo l'altro. Mi assicurarono che facevo benissimo a comportarmi cos. Mi disprezzai e mi detestai, per averlo fatto. Andai in cerca di un 'protettore', dappertutto. Queste furono le 'mie lettere di richiesta'. A quel tempo, ignoravo completamente il fatto che vi sono migliaia di persone le quali vivono cercandosi un protettore; e che la maggior parte di esse non aveva niente da far proteggere; mentre gli altri sono dei pazzoidi. Sapevo di aver fatto parecchie cose nuove; di aver esaurito me e le mie risorse per questo; quel che avevo inventato aveva l'approvazione di specialisti che se ne intendevano. Mi vergognavo molto, quando cercavo di trarre profitto dalle mie invenzioni; ma ero assolutamente onesto, generoso; offrivo sempre una parte dei guadagni, sempre. Non chiedevo, e non mi aspettavo d'avere, qualche cosa per nulla. Avevo fatto tanto; e domandavo tanto poco; ma di quel poco avevo bisogno, per i miei creditori, per aiutare qualche schiavo di mia conoscenza. Fui uno sciocco, uno sciocco vero e abietto e ignorante! L'esperienza non mi insegn nulla. Continuai. Un uomo dalla faccia di prete, sparuto, timido e male in arnese come me, non poteva sperar di ottenere la fiducia di individui ai quali s'avvicinavano tutti i giorni questuanti credibili ed eleganti. Le mie domande erano troppo piene di diffidenza, troppo modeste. Commisi l'errore di rivolgermi al cervello, e non al ventre; alla ragione piuttosto che al sentimento. Avevo bisogno di centinaia, o di migliaia, diciamo di duemila sterline; e gli altri ne volevano decine e centinaia di migliaia. Un commerciante di cascami di cotone non pot arrischiare con me millecinquecento sterline, sebbene gli piacessi e dicesse di credere nel valore delle mie invenzioni; ma, allo stesso tempo, perdette allegramente dodicimila sterline in un progetto per la fabbricazione delle scarpe ventilate. A quel tempo, portavo anch'io delle scarpe ventilate; ma lui portava scarpe di lucentissima vernice. I segretari dei cardinali potevano spendere duemila-duecentonovanta sterline l'anno, mentre il loro stipendio era di duecento sterline l'anno; e potevano far bancarotta per quattromilacentoventi sterline, con un attivo di centottanta

sterline. Ma io... io non riuscii ad avere da quell'uomo quanto mi era dovuto; mentre uno dei suoi segretari mi scriveva dei suoi affari sulla carta da lettere in franchigia del Tesoro della defunta regina d'Inghilterra; mentre l'altro, il fallito, mi fece patir la fame per tutto un inverno, perch il suo padrone aveva cambiato idea, mi disse, a proposito del lavoro che stavo facendo, e aveva deciso di spendere il suo denaro in una cattedrale. No. Non esercitai mai l'intera arte e il mistero della mendicit. Capivo perfettamente che cosa occorreva per essere un imbroglione fortunato. E non lo fui. Il mio gioco era diverso; purtroppo, era un gioco onesto. Vi prego di considerare questo 'purtroppo' come un'ironia. Voglio dire... ma voi sapete benissimo quel che voglio dire. Non cavai nulla dalle mie invenzioni. A poco a poco, ebbi la mortificazione di vedere altri arrivare a scoprire quel che ivevo scoperto anni prima di loro. Riuscirono ad ottenere oro e fama. Cos, una dopo l'altra, le mie invenzioni divennero inutili per me. Credo di aver ragione se dico che, ora, non me ne rimangono che quattro. Finanziarle, adesso? Mettermi a commerciare come un frate o come una monaca? No. No. Le dar a... Questo non conta. Sar fatto oggi. Ozioso? Ozioso? Quando penso a tutte le cose pazze, e violente e ottime che ho fatto mentre lottavo per guadagnarmi onestamente da vivere... uff! Mi viene la nausea. Oh, s, sono stato aiutato. Dio mi perdoni d'essermi macchiato di questa macchia indelebile. Non ho avuto il coraggio di mettermi a sedere con le mani in grembo ad aspettare la morte. Una volta, un bruto mi disse che gli pareva ch'io considerassi il mondo come la mia ostrica. Non era vero. Lavoravo, e volevo essere pagato. Quando la gente non mi pagava, mi incoraggiava a sperare; e mi offriva, intanto, una ghinea. Prendevo quella sporca ghinea. Dio mi perdoni d'essermi tanto abbassato. Non che desiderassi prenderla; ma mi dicevano che sarebbero stati tanto addolorati del mio rifiuto. Ma non si possono pagare i debiti e non si pu condurre una vita buona e timorata per sempre, con una ghinea. Mi fu offerto aiuto, ma a bocconcini; quello che bastava a mantenermi in vita e incatenato nel fango; mai abbastanza da darmi modo di sollevarmene. Domandavo lavoro; e mi offrivano una ghinea, e la tacita richiesta di andarmene ad agonizzare altrove. La mia debolezza, la mia colpa, fu di non morire assassinato a Maryvale, al collegio di St. Andrews. Un uomo normale, maltrattato come lo fui io, non sarebbe vissuto a lungo. Ma io ero anormale. Accettai gli aiuti, quando mi furono offerti con cortesia. E sono lieto di poter dire che li rifiutai quando mi furono offerti come una carit, come me li offersero il vescovo di Claughton, e monsignore; voi sapete a chi alludo, Talacryn; e John Newcasde della Weekly Tabule. Vi dir di quest'ultimo. Disse che, desideroso di farmi del bene, aveva depositato dieci sterline da un tipografo, il quale sarebbe stato per me un buon amico, e si sarebbe consultato con me circa il modo migliore

di spendere quella somma nel procurarmi un impiego duraturo. Portai sette esemplari della mia abilit a quel tipografo. Egli li ammir, e mi offerse, sulla garanzia di essi, un prestito di cinque sterline. Con queste, trovai una occupazione temporanea-Allora mi consultai col tipografo, col 'buon amico'. Egli mi propose di darmi un vestito nuovo (dovevo fare a meno di camicie e di calze), di accettare i miei servigi senza stipendio e di insegnarmi il mestiere di correttore di bozze per tre mesi; poi, mi avrebbe raccomandato come correttore a un altro tipografo. Ma io gli dissi che non capivo perch dovessi perdere tre mesi a imparare un nuovo mestiere, quando ne conoscevo benissimo quattro. E come sarei vissuto durante quei tre mesi? E che certezza c'era, per me, alla fine di quei tre mesi? Ed egli mi rispose che non voleva sentire altre chiacchiere; che conosceva bene le mie abitudini; e mi comand di andarmene, e di portar via i miei disegni. Questi erano rovinati, perch erano rimasti per mesi sul pavimento nel suo sporco ufficio. Oh, ammetto di essere stato aiutato; brutalmente e inutilmente. Aiutato? S. Una volta, quando all'ospedale, mi dissero che stavo per avere un collasso nervoso, un gesuita si offr di aiutarmi. Mi avrebbe fatto ricoverare in una Casa di Riposo, se volevo andarci. Dio fu tanto misericordioso da farmi venire in mente che si trattava di un manicomio, dove i pazienti venivano imprigionati a forza e torturati. Questa la verit! Nella Pali Mail Gazette avevano descritto i loro sistemi in modo da far rabbrividire. Naturalmente, rifiutai di andarci. Piuttosto di aggiungere questo marchio a quello che gi mi era toccato per il fatto di essere cattolico, feci uno sforzo di volont; tentai di sfuggire a quel pericolo; e volli guarire, e continuai la mia battaglia. Per quel che riguarda i miei pseudonimi, i miei numerosi pseudonimi; pensate che ero chierico tonsurato, che intendevo seguire la mia divina Vocazione; ma costretto, per un certo tempo, a dedicarmi a occupazioni secolari per guadagnarmi da vivere e pagare i miei debiti. Provavo una ripugnanza che mi faceva fremere al pensiero di associare il mio nome, col quale certamente, un giorno, sarei stato conosciuto tra il clero, a quelle occupazioni secolari. Forse questo era assurdo; ma sono certo che non era per nulla disonorevole. Comunque sia, per questa ragione adottai i miei pseudonimi. Mi consigliai, prima di adottarli, perch, a quel tempo, mi consigliavo su tutto, non essendo abbastanza uomo da agire prendendo su di me tutta la responsabilit. E, per di pi, l'idea di scegliere pseudonimi mi fu suggerita; e il primo che scelsi non fu di mia invenzione. Col passare del tempo, e la perfidia cattolica mi faceva passare da un mestiere all'altro (perch voi lo sapete, Talacryn, Carvale, Semphill, Sterling), due eccellenti preti dichiararono con parole precise che avrebbero fatto il possibile perch io non riuscissi a guadagnarmi da vivere; vedete che pensavano a un vero assassinio legale; quando la perfidia cattolica, dicevo, mi cacciava da un

mestiere, ne inventavo un altro, e poi un altro; e in ciascuno sceglievo un diverso pseudonimo. Di fatto, divisi in pi parti la mia personalit. Come Rose, ero chierico tonsurato; come King Cle-ment, scrissi, dipinsi e fotografai; come Austin White, disegnai delle decorazioni; come Francis Eagle feci del giornalismo. Ero diviso in almeno quattro parti... Mi sempre sembrato inesplicabile che nessuna delle autorit (voi, Talacryn, che pretendevate di aver fiducia in me, ed eravate tanto maestosamente immobile quando si trattava di aiutarmi), che nessuno di voi si accorgesse dell'enorme dispendio che facevo delle mie energie, che sciupavo, se volete. Certo, nessuno di voi tent mai qualche cosa di pratico per dare una miglior direzione alle mie energie. Ero come un puledro selvaggio che cavalcasse intorno a un gran prato; e sempre cos. Tutti voi mi guardavate e dicevate con disprezzo: 'Selvaggio!' E lo ero, naturalmente, perch voi tutti facevate del vostro meglio, con la vostra stupidit, con cenni, con insinuazioni, con ordini, per creare degli ostacoli che dovevo saltare, attraverso i quali dovevo aprirmi la strada; e non c'era nessuno che mi mettesse il morso e le briglie, che mi cavalcasse, che dividesse con ne il suo giaciglio. E, naturalmente, i miei pseudonimi sono stati fraintesi dagli sciocchi, e sono serviti agli invidiosi per diffamarmi. La maggior parte della gente non fa se non sviluppare a mezzo la sua personalit. Che un uomo divida la sua in quattro e pi parti; e che sviluppi queste parti separatamente e perfettamente, tanto anormale che molti normali non riuscivano a comprendere. E cos, quando si cominci di parlare di 'mezzi e posizione millantati' e a usare simili espressioni di gergo, si allarmarono e si misero a urlare. Ma non millantavo, non falsavo nulla. Dicevo il mio nome a tutti quelli che potevano aver interesse a conoscerlo. Non sono la sola persona che abbia lavorato con uno pseudonimo. Prendete, per esempio, l'uomo del quale si detto io volessi comperare il negozio. Desider conoscermi quando vivevo apertamente come chierico tonsurato, un paio d'anni prima ch'io nemmeno pensassi di servirmi del mio primo pseudonimo. Per fare un altro esempio, prendete quei preti, padre Aleck of Beai, e l'Ordine del Divino Amore, che dicono mi abbiano 'caritatevolmente mantenuto'. Intanto, non l'hanno mai fatto. Furono sempre pagati per il mio mantenimento, in denaro, e al giusto prezzo; sempre. E i padri del Divino Amore rifiutarono di ricoverarmi una notte, nel 1892, proprio nel tempo nel quale si dice mi abbiano 'caritatevolmente mantenuto'. Ma mi suggerirono di andare in una casa d'alloggio da quattro pence; e io buttai loro in faccia la proposta, e camminai per le strade tutta la notte. Ma tutta questa gente sapeva tutto di me e dei miei pseudonimi. in veri t, il prete che mi sugger la casa d'alloggio, fu lo stesso per consiglio del quale adottai il mio primo pseudonimo. Fu inventato da una vecchia signora che soleva chiamarsi nonna; era la

protettrice e la penitente di quel prete. Lo pseudonimo fu da lui approvato, e da me adottato. E questa la pura verit su questo punto. Ora si vuole che King Clement fosse una mia trovata gesuitica e machiavellica, la quale volesse significare che ero di stirpe reale, che implicava domni, ricchezze, e interminabili sciocchezze. Credo che questa supposizione sia dovuta alla malignit e all'imbecillit. Ora, maligna lo ; ma credo abbia cominciato con l'essere imbecille. Confesso che quel nome, unito ai miei modi imperiosi, al mio parlare pedantesco, alle mie abitudini austere e originali, poteva essere inteso in senso del tutto diverso dal vero dai villani rozzi e ignoranti tra i quali vivevo. E un esempio dellEidola Fori, lo strano potere delle parole e delle frasi sull'intelletto. Credo pensassero, vagamente, che fossi un sovrano esiliato, o un'altra sciocchezza di questo genere. Credo di essermene accorto, e di averne riso io stesso. Ma feci del mio meglio per disingannare quegli sciocchi. Questo fece peggiorare le cose. Mentitori essi medesimi, non potevano concepire che un uomo dicesse la verit a suo danno. Le mie parole furono prese per una bugia; e per essa mi onorarono pi che non solessero; e risero, pensando alla loro perspicacia; dico, quando le cose che dicevo erano intelligibili per essi. Vedete, io ero un gran parlatore. Ho avute molte esperienze; e solevo parlarne liberamente. Si divertivano e si istruivano; e a me piace divertire e istruire. Capirete che la mia voce e il mio modo di parlare non somigliavano alla voce e al modo di parlare dei gaglioffi coi quali lavoravo e vivevo. Per quanto poveramente vivessi, per quanto male in arnese fossi, non appena aprivo bocca capivano che ero diverso. Se ne accorgevano; e non sono mai riuscito a cambiar modo di parlare. E sono anche sicuro che non potevano capire le mie parole, seguire i miei ragionamenti. Mi servivo di parole che per essi erano strane per esprimere idee che non immaginavano, mentre i loro intelletti, ben poco sviluppati, erano occupati pi che a met non ad ascoltarmi, ma a contemplarmi e a cercare di farsi un'idea di me con l'aiuto del vulgi sensus imperiti, l'imperfezione dei sensi non disciplinati, che avevano a loro disposizione. Questa, la chiamavo imbecillit. Forse dire ignoranza sarebbe pi giusto. Gente alla quale dissi l'esatta verit su me stesso, esatta, al tempo nel quale la raccontavo.

gente la quale, posseduta dal desiderio di pensar male, pensava male; gente che invece di leggere le righe legge tra le righe; gente dedita alla stupidit, e che non ho aiutato ad evitare la sua predilezione. Cercavo di essere semplice e chiaro; di starmene (se volete) tutto solo e imbronciato nel mio angolo. Non serviva. Comunque, non parlai di reami o di ricchezze ch'io avessi. Non millantai per

nulla. Fui io stesso molto deluso; trattato barbaramente da uomini, donne e preti. Fui uno sciocco, quando cercai di spiegarmi. Fui uno sciocco quando cercai di lavorare, di vivere, di rendermi eguale sotto ogni punto di vista a gente verminosa, nel vero senso letterale della parola. Avrei dovuto morire. S. Ma non morii. E questo tutto. Ora, sapete. Fate quel che volete di quanto vi ho detto. Ditemi, domand subito Gentilotto, perch non siete andato dai trappisti? Perch andai verso qualche cosa di peggio, di infinitamente, di terribilmente pi orribile. I trappisti vivono in solitudine bella e silenziosa; hanno acqua pulita, letti, pasti regolari, e pace. Io andai a vivere nel silenzio e nella solitudine dell'intelletto, tra una folla brutta e oscena, dove l'acqua pulita era difficile da trovare, il cibo e il letto erano incerti, e dove avevo l'inevitabile certezza di continui e furibondi conflitti. Scagli le parole come frecce, e s'appoggi alla spalliera della poltrona. L'antico e amaro senso di disgusto di s lo ispirava. Temeva che potessero credere che stava cercando l'altrui compassione. Perci si guardava intorno, cercando di scoprire i segni della compassione. Ma s'era allontanato, molto allontanato dal regno dell'umana compassione. Non c'era un uomo sulla terra che avrebbe osato sfidare il rischio di una ripulsa, e persistere contro le ripulse, per sentire quel balsamo che l'umana compassione, ch'Egli agognava di sentire, sotto la sua armatura, e dietro il suo contegno di guerriero. Avrebbe potuto ottenere, forse, la piet; forse l'orrore; forse, l'antipatia. Ma non aveva fatto che accrescere la sua solitudine. Aveva buttato via il fango; ma aveva mostrato il freddo marmo, non il calore della carne umana. I cardinali rimasero silenziosi per qualche minuto. Poi Ragna disse: Un nemico ha fatto questo! Chi ? George si illumin di gioia vigorosa e candida: Queste sono le prime parole sincere che mi siano venute dal cuore di Vostra Eminenza! E, tornando al suo modo respingente: Ho dato al cardinale Leighton i nomi dei miei calunniatori. Jerry Sant, della Liblab, aiutato dalla donna, e un mucchio di vermi in rivolta, disse Leighton a Ragna. Lasciateli soffocare nel letamaio. Anathema sit, grugn Ragna. Fu di nuovo silenzio nella sala del trono. George era gelato e bianco. Ragna e Leighton continuarono a guardarsi. Gli occhi di Carvale avevano la lucidit

azzurra delle stelle umide; Saviolli, Semphill, Talacryn, Whitehead, parevano impietrati dallo sguardo della Medusa. Sterling guardava dritto con gli occhi semichiusi, dall'incalcolabile distanza della sua altezza d'animo. Poco dopo, il volto puro, pallido, vecchio di Gentilotto e il volto puro, pallido e giovane di van Kristen si levarono simultaneamente; e i loro occhi incontrarono i suoi. Egli arross; tir fuori lentamente l'anello pontificio e se lo mise al dito. Signori cardinali, desideriamo rimanere soli, disse il Sommo Pontefice. Si fecero avanti a uno a uno e baciarono il Suo anello; e si ritirarono in silenzio.

Capitolo XXIII Quando la porta fu chiusa, Adriano rimase immobile sul trono; e cominci a ripassare nella mente quel che aveva detto. Si domandava se, per una volta, fosse sceso alle radici e le avesse messe a nudo; se, per una volta, avesse rese chiare e convincenti le Sue ragioni. Santo Dio! Chi mai poteva sperare di essere convincente? Scagli la cosa lontana da S; e per sempre chiuse quel volume del libro della Sua vita. Si alz; e and subito nella stanza da letto. Si spogli, e rimase eretto, con le ginocchia e i piedi accostati; afferr due pesi da dieci libbre e li fece ondeggiare ritmicamente a destra e a sinistra. Cont fino a cento; e cambi movimenti. Le braccia si movevano insieme; i polmoni, allargati, s'aprivano a lunghi respiri; i polsi battevano pi rapidi; gli occhi si illuminavano. La Sua pelle s'era fatta umida e calda. Si lav il viso e le mani in acqua d'avena, senza sapone; e and nel bagno, e fece cadere su di S l'acqua fredda e morbida fin che non fu intirizzito. Si asciug rapidamente, indoss un altro vestito, e gett quello che S'era levato nel sacco della biancheria da lavare. Col viso bianco e rosso, e rinfrescato, chiam Sir Iulo nella stanza segreta. E cos, pensate al matrimonio, carino, disse Adriano facendo sedere il giovane e offrendogli da fumare. Sir Iulo si fece rosso quasi come la sua uniforme; i suoi occhi e i denti balenarono. Adriano gli porse un foglio di carta che conteneva sei stanze di appassionate espressioni in rima, col titolo: Vorrei che tu ascoltassi la mia voce.

Non lasciate in giro i vostri sonetti. E non abbiate tanta paura, sciocco ragazzo. Ebbene, vero? Il viso dell'innamorato era piuttosto tremante. Le voglio bene, disse con un'enorme espansione vocale alla terza parola. Ma non Vi abbandoner, Santit, aggiunse con gli occhi fissi.

Chi ? buona? Ha del denaro? E la piccola figlia del dentista. Buona? Certo. Ma non ha denaro, fu la categorica risposta. Vi vuol bene? Oh, e come mi vuol bene! Quanto tempo che la conoscete? Da Natale, Santit; da quando suo padre mi ha limato i denti. Avete parlato a suo padre? Oh, non ancora, Santit. Ma sa. Gli ho fatto capire, senza parlare. E non vi ha cacciato di casa? No. Non dovete considerarmi come l'assassino del dentista. Adriano rise. La potete descrivere? Oh, come posso descriverla a Chi tanto caro, tanto saggio... Descrivetela. Si chiama Evnica. E un paragone di bont, di intelligenza. Per esempio: ieri, col favore del Santissimo, ho fatto una visita. Sono andato a trovarla. Entrai in salotto come un gatto, senza far rumore. E che libro leggeva la signorina Evnica? Non un romanzo, non un giornale o il Don Chisciotte. Guardai chinandomi sopra di lei, per leggere il titolo. Un libro di devozione, intitolato Doveri verso il prossimo. S. buon segno. Continuate. Sir Iulo fiss gli occhi verdi e vivaci su un'immagine mentale; e descrisse ogni cosa, e pareva la stesse osservando, nel suo toscano. Ha un viso da far ardere Giove, da farlo ridiventare ariete, o aquila, o toro; e da far sfigurare le medaglie antiche e nuove. E bionda e ha i capelli come fili d'oro. Le guance sembrano una rosa muschiata. La bocca e gli occhi sono degni d'un tesoro. Ha un aspetto angelico, divino; ma in ogni movenza umana; e le sue perfezioni non hanno fine. Ha le mani belle e sottili; bianche come la neve dei monti. E letterata e parla toscano; e la sua vita assolutamente pura. Lavora molto bene, e mangia poco; non beve mai, nemmeno mangiando e nemmeno a merenda. Posso dire di pi. cos fatta, che se lo volesse darei per lei qualunque cosa al mondo. Non ho mai veduto una pi bella creatura nella mia vita; non una pi servizievole; non una

pi prudente, non una pi cortese e gaia. Conosce alla perfezione Dante e Petrarca; e sa comporre con facilit un sonetto. Ha tutte le pi perfette qualit; e oramai sono suo... Bene. E se la sposaste, sareste buono con lei? Oh, sar la mia vita e la mia gioia, vestita di velluto, tenuta come una regina, per paura che vada troppo in giro e che un piccolo ipocrita se la porti via. Vivr di bistecche, di pane... Come siete divertente! Ebbene, sposate questa meraviglia e siate buono e felice. Avrete un appartamento in citt; e in quanto ai vostri doveri qui... verrete quando vorrete. Non siete congedato; ma John e James basteranno. Dovete capire che qui sarete sempre il benvenuto, sempre. Rester qui, Santit. No. Sposatevi. Per ammorbidire la pelle morale di un uomo e per raddolcire il suo sangue, non c' di meglio delle relazioni domestiche, di un matrimonio felice e di fraterni rapporti coi poveri. Ricordatevene sempre. E, a proposito, di che cosa vivrete? Se continuer a essere il gentiluomo di Adriano, avr sempre una quantit di denaro. Ah, ma non continuerete per sempre ad essere un gentiluomo di Adriano, perch Adriano non sar per sempre; e quando Egli non sar pi, il Suo successore vi dir: Via! Via! E allora si vedr qualche cosa. Ah, che c( .a? Chi lo sa? Ma qualche cosa far. Adriano and alla cassaforte, nella stanza da letto, e poi allo scrittoio, e scrisse. Ritorn con alcuni fogli in mano. Ascoltate. Portate questo biglietto a Plowden, vicino all'ufficio postale. Vi dar mille sterline. Questo un dono di nozze per voi, perch possiate prendere un appartamento in citt e sposare la piccola figlia del dentista. Non fate lo sciocco. Ascoltate. Ve ne intendete di fotografia? Di fotografia? So servirmi di quella Kodak che m'avete regalato, Santo Padre. E ve ne servite benissimo. Siete uno dei pochi uomini che intuiscono quando il momento di far scattare l'obiettivo. Capite? Vedo con i miei occhi. Ma c' qualche altra cosa, oltre al vedere con gli occhi. C' il cervello, che pondera e sceglie. Troppo onore.

No; per nulla. un fatto, che constato. Ebbene adesso, pensate alle negative. Sono scure in certi punti, chiare in certi altri; e in altri pi o meno scure. Capite? Sotto la negativa mettete una certa carta, e la esponete alla luce. La luce passa attraverso i punti chiari, e macchia di nero la carta; e passa solo in parte nei punti pi o meno scuri; e macchia di grigio la carta, in diverse gradazioni. Nei punti scuri, non passa, e la carta rimane bianca. Questa la fotografia: un po' di nero, un po' di bianco e molti e differenti grigi. Capito? S, Santit. La fotografia l'immagine della forma, dei contorni, delle modellature, delle ombreggiature, dell'oggetto che sta davanti all'obiettivo. Le manca una cosa. Non ha colori. Il colore, durante il processo fotografico, s' fatto monocromo. Capite? S, Santit. Ora, il bianco un miscuglio di tutti i colori; e il nero vuol dire l'assenza di tutti i colori. Allora, il grigio deve voler dire alcuni colori, di questa o di quella qualit, in questa o in quella quantit, secondo la chiarezza o l'oscurit del grigio. Capite? S, Santit. La negativa fatta di nero, bianco e molti grigi. S, Santit. E allora capite che tutti i colori stanno nascosti nel nero, nel bianco e nei grigi della negativa. Nel nero, stanno nascosti tutti i colori: produce il bianco della positiva. Nel bianco non v' alcun colore: produce il nero della positiva. Nei vari grigi, stanno nascosti vari colori. Perch vi muovete cos? State tranquillo e ascoltate, lucertola che siete! Che cosa volete fare? Liberare quei poveri colori. Questo lo desiderano tutti. Per lo meno, tutti vorrebbero fotografare i colori. Perci dipingono le pellicole e si servono, scioccamente, di negative dipinte a tre colori. Soltanto un uomo al mondo sa che il colore c' gi; c' gi, ragazzo mio; nascosto nella negativa bianca e nera; e che la comune negativa bianca e nera dar i colori in essa imprigionati a chi abbia la chiave. Ecco, ora, prendete la seconda busta. C' dentro la chiave, ed vostra. (Non spalancate tanto gli occhi!) Ci sono anche altre tre cose, che possono essere utili. (Non dite una parola!) Leggete tutti quei fogli fino a quando li avrete capiti. Sono semplicissimi. Poi, provate a mettere in pratica le istruzioni. Quando avrete imparato, avrete bisogno di un piccolo aiuto, per lavorar bene, per far che la cosa diventi utile. (Alzatevi!) Allora porterete la terza busta a Plowden; se ne parla nella prima; e vi dar duemila sterline. (Non toccate quel piede!) Questo vi baster, se sarete laborioso. Ora siete a posto, Iulo mio. Siate sempre buono e gentile con tutti. No, non vi muovete.

Andremo nei giardini con Flavio. Rimanete l, fin che vi sarete rimesso. E Adriano chiam con un miagolio il Suo gatto; il Suo contento, eccitato e fedele seguace.

Capitolo XXIV Era la festa di san Giorgio, protettore dei Nove Regni. Adriano osserv con piacere che cadeva in uno di quelli che gli italiani avrebbero chiamato uno dei Suoi giorni fausti. Aveva la testa sgombra, le membra agili, il corpo svelto: si sentiva giovane, esuberante, possente. La Sua anima pareva equilibrata, elevata. Tutto il Suo equilibrio era di dolce e incisiva semplicit. Aveva il passo sciolto e dominatore ma privo di arroganza, che distingue l'uomo forte e felice. Il Sacro Collegio venne di mattina presto, subito dopo la Sua Messa, a congratularsi con Lui: era l'anniversario della Sua elezione al pontificato; e Ragna colse l'occasione per mormorare che l'imperatore del Nord aveva lasciato palazzo Caffa-relli per il Quirinale all'alba. Tutti sapevano che cosa significasse questo fatto.

Pi tardi, quando Adriano scese, in gran pompa, nella Sala Regia, era all'erta. L'annunciatore dei sovrani annunci il re dei Nove Regni, il presidente degli Stati Uniti d'America, l'imperatore del Nord, l'imperatore del Giappone, e uno stuolo di altri re minori, di prncipi, di duchi sovrani, che venivano a portare le congratulazioni del mondo. Le insegne pontificie erano sull'alto trono rosso; ma Adriano rimase ai piedi del trono a ricevere i Suoi ospiti. Era vestito di bianco, assolutamente semplice e fresco; e il Suo aspetto era apostolico, franco e gentile. Gli enormi potentati torreggiavano su di Lui nello splendore della loro magnificenza; e, come il cardinale Carvale, il fantastico sognatore, disse al cardinale van Kristen, irraggiavano da Lui, come da una sorgente di luce. Quando la cerimonia del ricevimento fu finita, le Loro Maest, le Loro Altezze e tutti gli altri rimasero a discorrere con la corte pontificia. Alcuni scambiarono qualche parola col Sommo Pontefice. L'imperatore del Nord Gli si avvicin e disse: So che Vostra Santit si congratuler con me per un dispaccio che ho ricevuto or ora da mio fratello il principe Enrico, il quale mi annuncia che la mia gloriosa flotta tedesca ha preso Kronstadt. Adriano rispose; e soggiunse: Siate misericordioso, Maest. Guglielmo inalber un cipiglio cortesemente feroce, il quale voleva mostrare la sua imperiale impazienza; e continu, a voce pi bassa: Desidero anche assicurare a Vostra Santit che mi duole profondamente l'assenza di mio cugino, del mio imperiale fratello, Vittorio Emanuele. Tutto quanto ho potuto dire per persuadere Sua Maest ad unirsi a me in questa auspicata e indimenticabile occasione, stato detto. Desidero lo si sappia. Soltanto un ostacolo personale, e non un ostacolo politico, vieta all'imperatore del Sud di venire qui? Santo Padre, non nemmeno un ostacolo personale. Vittorio Emanuele ha per la Vostra ammirevole Persona la pi profonda venerazione e la reverenza che Vostra Santit ha meravigliosamente meritata. ..., s, in verit pare cosa puerile... ma persuaso che... Che il Romano Pontefice deve una visita al re d'Italia? Proprio cos, Santit. Si parla di un approccio fatto dal regale e martoriato padre di Sua Maest durante il conclave del 1878... E per una semplice idea Vittorio Emanuele continuer a star lontano da Noi! Pure, le idee sono bellissime cose, da rispettare, da coltivare, in quest'ra materialistica. Sono tanto rare, tanto singolari. E la costanza, la fedelt a un'idea, sopra ogni cosa singolare e rara, in quest'et di compromessi, dalla quale solo ora il mondo emerge. Vittorio Emanuele non va rimproverato, ma lodato. A un tratto, una luce brill negli occhi dell'Apostolo. Ebbene, allora, il passo da farsi ovvio. Se il

Figlio non vuole venire dal Padre, il Padre deve andare dal Figlio. E parve che l'impulso di muoversi subito Lo spingesse, improvviso. L'imperatore del Nord fu splendidamente all'altezza dell'occasione. Sarebbe una grande azione da aggiungere alle molte grandi azioni di Vostra Santit. Spero di avere l'onore incalcolabile di accompagnare Vostra Santit.

Ma Noi andremo a piedi, disse Adriano. Verr volentieri anch'io, disse Guglielmo. Il Papa diede un rapido sguardo alla sala. Il re del Portogallo stava parlando coll'imperatore del Giappone; e il re degli Elleni ascoltava il principe del Montenegro e della Nuova Serbia. Il re dei Nove Regni, con un braccio paternamente appoggiato sulla spalla del giovane re di Spagna, raccontava (come sua) una storiella comicissima (che aveva sentita cinque minuti prima dal cardinale Semphill) al presidente degli Stati Uniti d'America. Cardinali e sovrani facevano corona intorno ad essi, e accompagnavano con le loro risa le facezie ammirevoli raccontate. Possiamo scapparcene di qua disse il Papa all'imperatore. Quando furono usciti dalla sala, un paggio corse a prendere il cappello del Pontefice; e i due scesero la Scala Regia, le cui colonne ioniche erano fiancheggiate da guardie pontificie, e s'avviarono a piazza San Pietro. In essa v'era uno spazio vuoto, tra file di magnifici soldati. Tutta Roma era intorno, e si inginocchiava mentre il Sommo Pontefice passava rapido e svelto, benedicendo. L'imperatore di Germania non mostr di notare i saluti, fino a quando Adriano non gli disse: Oh, rispondete a questi cari romani. Ne saranno contenti. E sapete quanto profondamente ammirano i bersaglieri. L'imperatore rispose: Sono tanto orgoglioso di salutare i romani, quanto lo sono di salutare il pi nobile di tutti i romani, per adoperare le parole del Vostro divino Shakespeare. E prosegu a gran passi, salutando, mentre il Pontefice benediceva. Mentre passavano davanti a palazzo Venezia, Adriano disse: Veramente Vittorio Emanuele si comporta assai bene. Tre quarti del suo esercito sono sul campo; e qui c' un gruppo di sovrani stranieri, che occupa la sua capitale... no, non per fare omaggio a Noi, ma per cortesia verso di Noi. E anche per rispetto, Santit.

Per rispetto e cortesia al Nostro grado. Non cosa che lo riguardi; eppure le strade sono fiancheggiate dalle sue truppe, mentre lui... oh, davvero, molto gentile! Vittorio Emanuele davvero un grand'uomo comment l'imperatore. Il Papa annu. Entrarono nel palazzo del Quirinale; e, attraversata la sala dell'ambasciatore, andarono dritti allo studio dell'imperatore del Sud. Guglielmo rimase nell'anticamera. Vittorio Emanuele, vestito di flanella grigio-chiara, stava leggendo le bozze d'un catalogo di numismatica. Si alz, pallido e rigido, quando il valletto gli si avvicin e gli sussurr qualche cosa. Adriano entr subito, con candida e dolce dignit, e porse la mano, all'inglese. Non fu pronunciata una parola. Vittorio Emanuele, luminoso della luce della porpora che non aveva ancora indossato, prese la mano che gli era porta, e sent la sua stretta e tenuta da quella del Pontefice. Pieg il capo; poi, le ginocchia. La riconciliazione era completa. Posso aver l'onore e la gioia di presentare mia moglie a Vostra Santit? disse un minuto dopo. Percorse il corridoio e buss due volte a una porta. Cara, esclam, ti prego, vieni. Apparve la bellissima regina Elena. Dapprima, rimase sorpresa; ma venne avanti, coraggiosamente, imperialmente, misteriosamente pallida e raggiante come il coro delle stelle notturne e delle lucenti potenze che portano l'estate e l'inverno ai mortali, cospicue nel firmamento. Adriano la commosse subito, dicendo: E i bei figlioletti? Oh, s, i piccini! disse Vittorio Emanuele. Sapete che dobbiamo un'immensa emozione al vostro ragazzo? e Adriano raccont l'incontro nel giardino del principe Attendolo. Madre e padre risero, orgogliosi. S, lo sappiamo, naturalmente; e ci siamo domandati che cosa sarebbe accaduto se avessimo anche noi incontrato per caso Vostra Santit, come i bambini, disse l'imperatrice. Ebbene, ci siamo incontrati; e le Vostre Maest lo sanno, disse ridendo Adriano. Filiberto uno strano ragazzo, continu Vittorio Emanuele; dice le cose pi straordinarie. L'altra mattina venne correndo nelle scuderie perch un cane s'era messo ad abbaiare e lo aveva impaurito. 'Dovevi battere i piedi in terra', gli dissi per fargli coraggio; 'e, dopo tutto, puoi correre pi veloce di un cane'. 'S', mi

rispose; 'ma vedi, babbo, mentre corro, lascio sempre indietro una gamba che il cane pu mordere!' Ma vi posso raccontare qualche cosa di meglio, soggiunse l'imperatrice. Domenica, in chiesa, alla benedizione, stato cattivo. Temo, Santit, che questa sia una storiella un po'... Raccontatela subito, e sollevate la vostra anima colpevole, figlia comand altero il Pontefice. Come risero tutti e tre! L'imperatrice continu: Voleva fare una pila di libri di preghiere, che di tanto in tanto cadevano, con gran rumore. Alla fine, lo presi sulle ginocchia; e gli dissi che gli angeli lo guardavano e avrebbero raccontato al Signore Iddio che cattivo ragazzo era. E allora disse: 'Brutti spioni!' Oh, oh, che caro ragazzo! disse ridendo Adriano. Andiamo a prenderlo, disse l'imperatore del Sud uscendo da una porta proprio mentre l'imperatore del Nord entrava dall'altra, pronto a far da paciere. Ma ora non v'era bisogno di un paciere; e l'inglese, il tedesco e l'italiana chiacchierarono come bambini, fin che non giunsero i bambini-Il padre non ritorn. I servi erano affaccendati, e cercavano di far indossare al sovrano l'abito da cerimonia a tempo di primato. Il bel principe Filiberto si avvicin al Papa: Siete Voi il Padre Bianco che ho gi conosciuto in una foresta? S, disse Adriano. Siete proprio buono, adesso? continu il ragazzo, guardandolo con i suoi grandi occhi neri. No, disse Adriano, sentendo l'orrore della fine della giovent, davanti al fiore dell'innocenza. Siete proprio pentito d'essere stato un cattivo ragazzo... no, un cattivo uomo, voglio dire? S, disse Adriano. Sedete sul sof del babbo, perch Vi ha perdonato? S, disse Adriano, pensando alla figura da vecchio sciocco che stava certo facendo. Mi siete piaciuto, quando Vi ho conosciuto in quella foresta; ma la mamma mi disse che il Padre Bianco non era amico del babbo. La mamma ha sbagliato, figlio mio, disse l'imperatrice, confusa. Il Padre Bianco il miglior amico del babbo. Oh, come ne sono contento; perch cos potrete essere grid il ragazzo, parlando con decisione il suo inglese. anche mio amico,

Molto volentieri, disse Adriano, prendendo la manina rosea e bruna, e attirando verso di S il bimbo. L'Apostolo si sent mancare per un momento il respiro; si chin e baci la pura fronte. Poi si volse a salutare le bambine. Una volta, questa bambina fece una difficile domanda a mio marito, disse la madre, presentando la principessa Iolanda. Il re d'Inghilterra era qui: e Vittorio stava mostrando a Iolanda il ritratto di Sua Maest, durante l'incoronazione. Oh, quanto lo ammir. E poi disse: 'Babbo, perch non porti anche tu un cappello come questo re?' Il Sommo Pontefice guard la bimba che arrossiva. Non lo chiamereste cappello, principessa, ora che siete cresciuta. No, Papa Inglese; ma corona. Vi piacerebbe che vostro padre portasse una corona? Ditegli che due corone lo aspettano; una a Monza, e una al Laterano. L'imperatore e l'imperatrice scortarono il Papa che ritornava in Vaticano. Durante il cammino, incontrarono carrozze, dalle quali uscirono sovrani; cocchi, dai quali uscirono cardinali; cortigiani scendevano da cavallo e uscivano dalle automobili. Il ritorno divenne una processione di potentati, a capo della quale stava il Pontefice. Avevano attraversato il ponte Sant'Angelo, e stavano per voltare a sinistra, davanti al castello, quando un uomo, scapigliato e vestito di nero, cerc di farsi strada tra la folla di popolo. Pass attraverso i bersaglieri, giunse in mezzo alla via. Punt una rivoltella su Adriano, e fece fuoco. Il proiettile colp Sua Santit alla mammella sinistra, tagliando l'arteria polmonare proprio sopra il polmone. La gracile, bianca figura, si ferm, traball, e cadde. Parve che il mondo si fermasse; mentre tutti gli uomini traevano profondo un respiro. Una donna furibonda, con una parrucca color volpe, si fece strada tra la folla, dalla parte opposta; e si lament: Amore, Amore, url orribilmente. Oh, gli volevo tanto bene! Oh! Oh! Gli volevo bene davvero. S davvero... gua al sole, rivolta al firmamento. La sua voce stonata pareva il latrato di un cane che rompesse le cadenze del Largo di Haendel per arciliuti.

Il Vicereggente di Dio si mosse; la guard, di lontano, dolcemente; con curiosit, persino. Figlia, andate in pace, disse; e si volse. Essa rimase l a lamentarsi, desiderosa di toccarlo, perduta, impietrata.

L'imperatore e l'imperatrice s'inginocchiarono, alla Sua destra e alla Sua sinistra, cercando tra il loro seguito quell'aiuto che non veniva, che non poteva venire, da alcun uomo. L'assassino fu afferrato da centinaia di mani che volevano farlo a pezzi. Dalla sua gola uscirono alte grida quando, silenziosamente e inevitabilmente, cominciarono a farlo a pezzi. I coltelli romani balenarono oltre il parapetto e caddero nel Tevere; mani adunche, come gli artigli ricurvi dei grifoni, erano le armi che ci volevano per quell'opera. Ma il Sommo Pontefice lo chiam con un cenno; e il gesto era chiaro; d'autorit universale. Scosso, tremando tutto, a brandelli, quel miserabile relitto di un picto che indossava un abito comperato fatto, Jerry Sant, s'avanz vacillando, vacill come fosse affascinato. Cardinali e sovrani si ritrassero davanti a lui, e la folla lo strinse. ... perch non sanno... L'Apostolo si sollev un poco, sorretto dalle mani imperiali. Come splendeva il sole, sulle calde pietre grigie, sulle mature pelli romane, sulla porpora, sul color di lavanda, sull'azzurro, l'ermellino, il verde e l'oro, sull'indecente nero e grottesco di due pozze, sull'apostolico biancore e sulla rosa di sangue. Maest, Nostro desiderio e piacere... Dite, Santo Padre. Maest, nominiamo voi due ministri di questa Nostra volont. E all'assassino Egli disse: Figlio, siete perdonato; siete libero. Da Borgo Nuovo vennero guardie, camerieri di spada e cappa; prelati di curia, cardinali, dal Vaticano. I cardinali inglesi e americani, con la loro porpora sulle braccia, corsero come scolari dalle lunghe gambe. Il fedele e giovane Sir John li super tutti. Si inginocchi davanti ad Adriano, che disse: Caro John, prendete questa croce... e Flavio. L'imperatore del Sud sciolse la collana e la rosata croce pettorale; e le porse al gentiluomo della Camera Apostolica, il quale le prese, e spar. Da Santo Spirito venne uno col sacro crisma. I cardinali van Kristen e Carvale, anelanti, s'inginocchiarono davanti al Reggitore del Mondo. Percy cerc la pisside nascosta entro le vesti del Pontefice; ne prese l'Ostia e la sollev. La professione di fede, Santo Padre, mormor coraggioso. Credo in tutto quello in cui crede la Santa Madre Chiesa. Domando perdono a tutti gli uomini. Ges caro, non essere per me un Giudice, ma un Salvatore.

Il cardinale Sterling inton grave le preghiere per un'anima cristiana. La splendente compagnia degli angeli, il senato degli Apostoli, l'esercito dei martiri biancovestiti, il gigliato gruppo dei luminosi confessori, il coro di liete vergini, i patriarchi, gli eremiti, Stefano e Lorenzo, Silvestro e Gregorio, Francesco, Lucia e Maria Maddalena, Maria, Madre di Dio, tutti i santi di Dio che ogni giorno sono invitati ad assistere al trapasso della pi povera anima cristiana, furono invocati per il Padre dei principi e dei re. E possa l'Aspetto di Cristo apparirti dolce e lieto... La voce del cantore venne meno. Il cardinale Carvale prosegu senz'intervallo; impart l'assoluzione e il sacramento dei morenti. Santi di Dio, venite ad aiutarlo; Angeli del Signore, venite ad incontrarlo, a ricevere la Sua anima e ad offrirla alla Vista dell'Altissimo. Lo splendore delle parole mortali echeggiava tra le mura dell'antica fortezza, nel grande silenzio di Roma Immortale. Quando il Vicario di Ges Cristo in terra ebbe ricevuto l'Estrema Unzione e il Viatico, quando ebbero fatto per Lui tutto quello che la Chiesa di Cristo pu fare, Egli chiese d'essere sollevato in piedi. Gli Imperatori Romani si levarono ad alzarLo. La veemente ferocia del loro aspetto contrastava in modo terribile col loro tenero moto. I tormenti del potere impotente, dell'intimidazione inflitta nel supremo istante dell'esultanza, straziavano quegli uomini grandi e forti, e conferivano loro la grazia. La macchia di sangue scendeva lungo le bianche vesti del Papa, allargandosi, insieme alla rossa stola della giurisdizione universale. La gracile mano coi due enormi anelli si lev. I timidi occhi scuri batterono le palpebre; e si spalancarono molto lieti. Poi la giovane voce stanca son come una quieta campana. Possa Iddio Onnipotente * * * Padre * * * Figliuolo * * & e Spirito Santo benedirvi.

Era l'Apostolica Benedizione alla Citt e al Mondo. La mano e le scure ciglia s'abbassarono, e ricaddero. Le labbra delicate si chiusero, nell'ineffabile sorriso dei morti che hanno scoperto il Segreto dell'Amore, e sono perfettamente soddisfatti. Cos mor Adriano VII, Servo dei servi di Dio, e (dicono alcuni) Martire. Cos mor Pietro tra le braccia di Cesare. Il mondo singhiozz, sospir, si pul la bocca; e prov un estremo sollievo.

Il Collegio dei Cardinali lo defin col brillante epigramma di Tacito: Capax imperii nisi imperasset. Sarebbe stato il governante ideale se non avesse governato. Le persone religiose dissero che era una creatura incomprensibile. E l'uomo dell'automobile disse che il transito era stato certamente piuttosto rapido. Pregate per il riposo della Sua anima. Era cos stanco. Feliciter

Pubblicato per la prima volta nel 1904, e da allora oggetto di un vero e proprio culto, Adriano VII un romanzo che, come tutte le grandi opere, si presta a infinite interpretazioni: pu essere visto come una profetica anticipazione dei totalitarismi del Ventesimo secolo, come il libro di un impudente profanatore (secondo Giorgio Manganelli la Chiesa era, per Rolfe, il luogo da profanare, dato che solo Iddio poteva dargli l'indirizzo del Diavolo), come l'estremo, meraviglioso frutto di un'esistenza eccentrica. Ripubblicato ora, nel centenario della morte dell'autore, l'opera svela tutta la sua sorprendente, sfrontata attualit. Frederick Rolfe nacque a Londra nel 1860. Convertitosi al cattolicesimo da giovane, dopo gli studi di teologia all'Oscott College e al Collegio Scozzese di Roma, da dove fu espulso per oscure e sinistre ragioni, come scrisse Emilio Cecchi, cominci la sua esistenza avventurosa, fatta di mille mestieri - fu fotografo, decoratore, insegnante, segretario del capo dei socialisti inglesi, pittore - e di intrighi, scandali e miserabili cadute. Nel 1913, a Venezia, dove, a giorni alterni, viveva nello sfarzo o nella povert pi assoluta (tutti coloro che l'incontravano, ha scritto Pietro Citati, avevano l'impressione di conoscere un monaco medioevale, avvolto nel suo grande saio, e dedito a studi strani e solitari), fu trovato morto nel suo letto. Scrisse racconti e romanzi, tra cui Nicholas Crabbe e The Desire and Pursuit of the Whole, pubblicati con lo pseudonimo di Frederick Baron Corvo. Adriano VII la sua opera maggiore, il romanzo in cui traspare da ogni pagina la sua inimitabile esistenza.

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