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ne ripercorre la fortuna
GIONA
NellAntico Testamento, il profeta Giona rimane per tre giorni e tre notti nel ventre di una balena
HOBBES
Nel 1651, Thomas Hobbes usa la metafora del Leviatano per descrivere lo Stato come un grande corpo
MELVILLE
Herman Melville pubblica nel 1851 Moby Dick, il libro monumentale dedicato alla caccia della balena bianca
COLLODI
Pinocchio esce nel 1881. Il burattino viene mangiato da un enorme pesce cane nel cui ventre ritrova Geppetto
BALENE di CARTA
ALBERTO MANGUEL
IL LIBRO
Leviatano di Philip Hoare (Einaudi)
tica. I nostri primi racconti narrano di isole che si rivelano essere mostri in carne ed ossa, intenti ad affogare chi vi approda, o di fauci spalancate che divorano imbarcazioni e viaggiatori destinati da quel momento in poi a navigare per sempre in un mare viscerale. Ariosto riprende questi antichi incubi quando racconta di una balena cos enorme chella sia una isoletta c credemo/ Cos distante ha lun dallaltro estremo. Sinbad e
tre visitava un sottomarino ormeggiato nel porto di Portsmouth. Il libro si conclude quattrocento pagine dopo, con unepifania. difficile definire di che tipo di opera si tratti: una biografia, un racconto, unaffascinante raccolta di pettegolezzi, unanalisi attenta del capolavoro di Melville, un erudito trattato di zoologia, unantologia letteraria, una parabola. Anche Melville era consapevole del fatto che Moby Dick fosse molte cose, che scaturi-
vano tutte dal gigantesco mostro che portava il retaggio delle nostre colpe. Solo una creatura simile poteva conferire allopera di Melville la sua efficacia, afferma Hoare. Dopo tutto, Moby Dick non avrebbe potuto essere scritto a proposito di una farfalla. Melville concep il suo capolavoro mentre camminava, come trasognato, per le vie di Concord, in Massachusetts, con la testa talmente china da non riconoscere gli edifici di fronte ai quali era pas-
sato ogni giorno quando questi gli furono mostrati in foto. Per scrivere con maggior efficacia dellumanit, ci dice Hoare, Melville prese le distanze dal contatto umano. Al suo amico Nathaniel Hawthorne, a cui Moby Dick dedicato, Melville scrisse che il secondo sottotitolo del libro era Ego non baptizo te in nomine patris, sed in nomine diaboli. molto strano che solo di recente si sia scoperto come sono fatte esattamente le balene: solo gli esemplari morti venivano raffigurati e fotografati, e alcuni singolari errori interferivano spesso con quelle rappresentazioni. Bench le balene esistano da prima della comparsa della nostra specie, come se qualcosa ci rendesse incapaci di vederle: troppo grandi, troppo remote, troppo immerse nelle profondit del mare. Fu solo dopo aver visto la Terra dallo spazio che si riusc a riprendere per la prima volta una balena che nuotava liberamente sottacqua, nel 1984. Abbiamo scoperto comera fatto il mondo prima di scoprire comerano fatte le balene, fa notare Hoare. Ancora oggi non sappiamo molto di questi animali. Sappiamo a quali usi sono destinate le diverse parti del loro corpo dalle candele ai portaombrelli, dal cibo ai profumi. Sappiamo che il loro cervello pi grande di quello di qualsiasi altra specie. Sappiamo che sono dotate di competenze sociali, che scortano gli esemplari malati e proteggono strenuamente i loro piccoli. Sappiamo che il loro canto si propaga nelle vastit degli oceani. Crediamo che sappiano giocare. Sappiamo che sono capaci di sognare. Nulla di tutto ci ci dice cos esattamente una balena. In definitiva, il saggio di Hoare tratta di ci che non sappiamo. Ovvero, dopo le spiegazioni, i racconti, le riflessioni, e dopo un attento studio della letteratura e dei dati scientifici, c ancora una domanda che rimane, e che rappresenta, ci rendiamo conto, il vero nucleo del libro. Nellultimo capitolo, ambientato nelle Azzorre, Hoare (che sin dallinfanzia ha avuto paura delle acque
Da domani
Ancora oggi sappiamo poco di questi animali. Crediamo siano in grado di giocare
profonde) descrive in che modo supera finalmente la sua fobia e scivola lungo il fianco della nave per nuotare a fianco delle balene. Sente leco delle loro voci risuonare nel suo torace, mentre esse cantano verso di lui per farsi unidea di quellintruso che si immerso nelle loro acque e a cui permettono di rimanere, da straniero, tra loro. Capii che le balene sapevano cosero, afferma Hoare, anche se non ero in grado di comprenderle. Perch alla fine, anche quando luniverso e le sue straordinarie creature restano per noi un mistero, noi non siamo un mistero per luniverso. (Traduzione di Marzia Porta)
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IN MOSTRA
Una delle tavole di Hirohiko Araki