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Sullanima

Ascolta, Israele
A mo di introduzione
Ascolta, Israele: il Signore il nostro Dio, il Signore uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta lanima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (Deuteronomio 6,4-9).

Chi non conosce queste parole? lo Shem, la dichiarazione di fede che accompagna lebreo dal momento in cui comincia a balbettare le sue prime parole fino allattimo in cui sta per ricongiungersi al Creatore; lo Shem ripetuto dai bambini, recitato dagli anziani, affermato dai martiri sino allultimo respiro. Si racconta che Rabbi Akiva ha vissuto il suo martirio come il compimento naturale della richiesta dello Shem. Mentre il suo corpo veniva scarnificato dai tormenti Rabbi Akiva recitava lo Shem e ai discepoli che volevano interromperlo rispose:
Per tutta la vita mi sono preoccupato di questo versetto: amerai Dio con tutta la tua vita, cio lo amerai anche nel caso che ti tolga la vita, e dicevo: Quando mi sar possibile compiere ci? E ora che mi possibile non dovrei adempierlo?

tuttavia necessario chiarire i termini chiave: cuore anima e forze. Lantropologia biblica infatti non corrisponde allantropologia greca. Che cosa intende la Scrittura quando parla di cuore, anima e forze? Il cuore (leb o lebab) significa interiorit; ci che non si vede. Il proverbio citato in 1 Samuele 16,7 mostra lopposizione:
Luomo guarda gli occhi (la traduzione greca dei LXX dice: la faccia), ma JHWH guarda il cuore.

O ancora il testo di Isaia 29,13:


Questo popolo mi onora con la sua bocca e con le sue labbra ma il suo cuore lontano da me.

Il cuore la sede dellenergia vitale, il motore della circolazione del sangue. Organo misterioso della vita, il cuore la sede e il principio di tutti gli affetti. Inutile insistere sul cuore sede dellamore. Basti citare il Cantico dei cantici:
Io dormo, ma il mio cuore veglia (5,2).

Il cuore vede attraverso gli occhi e intende attraverso le orecchie. Da qui limportanza dellascolto. Nephesh significa anima e soffio. Il principio della vita il soffio vitale. Generalmente si ammette che il nephesh sia il sangue. Basti citare Levitico 17,14:

La vita di ogni essere vivente il suo sangue, in quanto sua vita.

Amare Dio con tutta lanima significa amare Dio fino alleffusione del sangue. Il termine meod compare nellAntico Testamento qui e in 2 Re 23,25:
Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito al Signore con tutto il cuore e con tutta lanima e con tutta la forza, secondo tutta la legge di Mos; dopo di lui non ne sorse un altro simile.

Significa forza. Ci poniamo una domanda: come il Nuovo Testamento cita questo famosissimo passo di Deuteronomio? Pi precisamente: possibile ritrovare nel Vangelo di Giovanni la triplice scansione cuore, anima, forze? Sembrerebbe di no. Mentre i sinottici citano esplicitamente lo Shem (Marco 12,29-33, Matteo 22,37 e Luca 10,27), nel IV Vangelo non v traccia. Tuttavia, ad unanalisi pi approfondita, pare che lo Shem sia il fil rouge dellitinerario spirituale di un personaggio di prima grandezza, Nicodemo. Giovanni presenta Nicodemo in tre episodi. Dapprima nella discussione con Ges sulla necessit di rinascere (Giovanni 3,1-21): Nicodemo viene di notte, attratto da Ges ma pauroso. Egli non lo ama con tutto il suo cuore. Nicodemo, poi, appare nuovamente nel contesto della festa delle Tende, allorch i giudei discutono dellorigine del Cristo. Ai farisei che hanno inviato guardie per arrestare Ges, egli ricorda che la legge non permette di condannare un uomo senza averlo interrogato (Giovanni 7,40-52). Egli dubita di Ges e non lo ama con tutta la sua anima, sino al rischio della vita. Infine, dopo la morte di Ges, Nicodemo appare ancora (Giovanni 19,3842). Egli spende unenorme quantit di denaro per acquistare le sostanza aromatiche utili al funerale. Egli ama Dio con tutte le sue forze, vale a dire coi suoi beni. Lipotesi interpretativa suggerita da un noto studioso (F. Manns). Pur essendo discutibile e un po fantasiosa tuttavia molto suggestiva e ci permette una lettura spirituale dellitinerario di Nicodemo. quanto ci apprestiamo a compiere.

Il cuore
Lectio divina di Giovanni 3,1-21 In ascolto della Parola Cera tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli and da Ges, di notte, e gli disse: Rabbi, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti pu fare i segni che tu fai, se Dio non con lui. Gli rispose Ges: In verit, in verit ti dico, se uno non rinasce dallalto, non pu vedere il regno di Dio. Gli disse Nicodemo: Come pu un uomo nascere quando vecchio? Pu forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?. Gli rispose Ges: In verit, in verit ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non pu entrare nel regno di Dio. Quel che nato dalla carne carne e quel che nato dallo Spirito Spirito. Non ti meravigliare se tho detto: dovete rinascere dallalto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: cos di chiunque nato dallo Spirito. Replic Nicodemo: Come pu accadere questo?. Gli rispose Ges: Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verit, in verit ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parler di cose del cielo? Eppure nessuno mai salito al cielo, fuorch il Figlio delluomo che disceso dal cielo. E come Mos innalz il serpente nel deserto, cos bisogna che sia innalzato il Figlio delluomo, perch chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perch chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non condannato; ma chi non crede gi stato condannato, perch non ha creduto nel nome dellunigenito Figlio di Dio. E il giudizio questo: la luce venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perch le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perch non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verit viene alla luce, perch appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
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Lectio divina 1. Lectio 0. Cerchiamo di comprendere il contesto in cui si colloca la pagina che abbiamo ascoltato. Tutta la sezione (Giovanni 2,13-4,54) dominata dal tema della fede e vi sono tre importanti personaggi, rappresentanti di tre categorie. Nicodemo, un rabbi, rappresenta il giudaismo ortodosso; la samaritana, una donna, il giudaismo eretico; il funzionario regale il paganesimo. Il tema della fede unisce i tre personaggi e il loro incontro con Ges. Al centro v il mistero della rivelazione del Messia. La struttura del nostro episodio molto semplice. Uno schema la esemplifica:
Racconto (2,23-3,2a) Dialogo (3,2b-21) con domande e risposte: Domanda (3,2b)

Risposta (3,3): Amen, amen Domanda (3,4) Risposta (3,5-8): Amen, amen Domanda (3,2b) Risposta (3,10-21): Amen, amen (3,11)

Il dialogo concluso da un lungo discorso kerygmatico o di rivelazione (3,1021), artificio, questultimo, molto amato da Giovanni. Per entrare nella densit del mistero di questa pagina necessario cogliere i grandi simboli in essa custoditi. 1. Le indicazioni di Giovanni sono al tempo stesso precise e laconiche. Levangelista dice il nome del suo personaggio, Nicodemo. Nome comunissimo, che non desta nessun particolare interesse. Questuomo appartiene alla cerchia dei farisei ed definito rabbi, cio maestro, dunque studioso della Scrittura. Inoltre un capo dei farisei, persona benestante (cfr. Giovanni 19,39). Le indicazioni sono laconiche. Ma Giovanni precisa il tempo della visita, la notte. Nicodemo va da Ges di notte (cos si apre il racconto in 3,2) e levangelista conclude la narrazione parlando di un misterioso venire alla luce (Giovanni 3,21). Nella dialettica fra luce e tenebra si gioca tutto lepisodio. Che cosa significa la notte? Che cosa evoca un simbolo cos misterioso? Intorno a questo simbolo sono stati versati i classici fiumi dinchiostro. Alcuni giustificano la scelta della notte per avere un colloquio indisturbato; altri parlano di un colloquio silenzioso; altri ancora pensano che la notte evochi, per se stessa, il mistero; altri ipotizzano che Nicodemo sia timido e abbia paura (cfr. Giovanni 19,38); altri, rifacendosi al Salmo 1,2 (medita la legge del Signore giorno e notte), affermano che di notte si studia la Torah. Non si possono non ricordare le parole di Kierkegaard, che con sarcasmo scrive:
La storia sacra ci ha conservato il nome di un altro ammiratore, Nicodemo. Nella cristianit stabilita, Nicodemo serve una volta allanno di argomento per il sermone di queste migliaia e migliaia di pastori. Il sugo della predica pressa poco questo: In fondo dice il pastore Nicodemo era un debole; invece di unirsi apertamente a Cristo, egli lo va a trovare di notte, di nascosto, per paura degli uomini. Il pastore si lecca i baffi per un simile discorso che trova anche il consenso agli occhi della comunit; senzaltro un linguaggio di unestrema urbanit, poich insinua tacitamente che tanti predicatori, come gli attuali, sono di tuttaltra stoffa di Nicodemo: non confessano essi apertamente Cristo, senza il timore degli uomini? Bella bravura, ora che la situazione talmente mutata che forse i pi si trattengono dal rinnegare apertamente il cristianesimo proprio per timore degli uomini! Quando si predica a questo modo, che meraviglia a dirla senza perifrasi che il cristianesimo non sia a poco a poco sfumato in chiacchiere? Che meraviglia per ricordare lespressione di Lutero in una predica che meraviglia se il fulmine (il fuoco della collera divina) colpisce spessissimo le chiese?. Che meraviglia o piuttosto non strano chesso non discenda ogni domenica per tagliar corto ad una simile forma di predicazione la quale altro non se non una degenerazione, in quanto loratore attribuisce a s e alluditorio ci che non affatto vero nei loro riguardi? Ognuno che conosca un poco la natura umana e non sia trattenuto dal denaro o dal timore degli uomini dallessere leale, deve ammettere senza riserve che un Nicodemo una grande rarit in ogni generazione (Esercizio del Cristianesimo, in Opere, Firenze, 1972, 815).

Al fine di comprendere il simbolismo necessario cogliere la contrapposizione fra la notte e la luce. Colui che viene di notte (3,2) invitato a venire alla luce (3,21). La luce simbolo della rivelazione cristologica, dello stesso Ges (in Giovanni 1,9 si dice: Veniva nel mondo la luce). La notte rappresenta la condizione oscura, la lontananza dalla verit, segno di inadeguatezza della fede. La tenebra, poi, in Giovanni, spesso segno delloscuro mondo del male (13,30: era notte quando Giuda lasciava il cenacolo per tradire). 2. Il secondo simbolo cui possiamo porre attenzione legato al tema dei segni. V un gioco di termini molto fine:
Vedendo ( ) i segni che faceva (2,23) Sappiamo ( ) (3,2) Vedere () il Regno di Dio (3,3)

Il simbolo la vista. necessario passare dalla vista materiale a quella spirituale; da uno sguardo attento alla realt (ma che vede solo la superficie ed incapace di cogliere la realt spirituale) ad una conoscenza pi profonda che riguarda il Regno di Dio. V dunque un duplice vedere: quello superficiale e quello pi profondo. Nicodemo onesto. Con chiarezza e sincerit dice a Ges: sei un maestro venuto da Dio (3,2). Il fatto che Dio sia con Ges ricorda esplicitamente alcuni personaggi dellAntico Testamento: Mos (Io sar con te - Esodo 3,12), Geremia (Io sono con te per proteggerti - Geremia 1,8), etc. Nicodemo dice quello che vede coi suoi occhi; egli per deve credere (vedere e credere sono temi spesso uniti in Giovanni [cfr. 20,8]). Ma vede il Regno di Dio solo chi rinasce dallalto. Questa la condizione. 3. Che cosa significa rinascere dallalto? Lespressione fondamentale, perch tutto il dialogo si regge su questo termine. Nicodemo non capisce il discorso di Ges (Come pu un uomo nascere quando vecchio? 3,4) e Ges incalza rivelando se stesso e il mistero di Dio (3,6). Il gioco dellincomprensione un termine greco ( ) che ha un duplice senso. Significa sia dallalto sia di nuovo. Da qui lambiguit. Poniamo attenzione al filo della narrazione. Ges dice: Se uno non nasce dallalto (o di nuovo). Nicodemo pensa alla generazione fisica (ecco i due piani, quello materiale e quello spirituale) e Ges ribatte riferendosi allacqua e tuttavia da comprendere il senso del simbolismo dellalto e del basso. 4. Allinizio del discorso si parla, con voluta ambiguit, di alto e di nuovo (3,2). Il concetto ribadito subito dopo (3,7). Pi avanti si contrappongono le cose celesti e le cose terrestri (3,12). Infine si parla di ascendere al cielo e discendere dal cielo (3,13), di serpente innalzato e figlio delluomo innalzato (3,14). La contrapposizione evidente: basso ed alto, cielo e terra; livello umano, materiale e livello divino, spirituale. A questo punto possiamo comprendere che cosa significhi rinascere dallalto. Si tratta della comunicazione che Dio fa alluomo della sua propria vita. latto stesso di Dio che opera nel cuore delluomo, che d la vita alluomo. Sin qui il simbolo. Ma che cosa significa per Nicodemo? Nicodemo comprende che deve aprirsi allazione dello Spirito di Dio. Luomo solo, lasciato

alle sue risorse naturali, si scontra con il limite invalicabile della carne. necessaria lazione dello Spirito di Dio. 5. V unaltra contrapposizione evidente in questa pagina, quella fra carne e Spirito. A differenza di Paolo, per cui la carne il peccato, Giovanni intende la carne come segno della debolezza delluomo; lo Spirito, invece la vita stessa di Dio. Non si pu non ricordare il prologo:
Non da sangue, n da volere di carne, n da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati (Giovanni 1,13).

Comprendiamo sempre pi il senso delle parole di Ges. Nessuno pu vedere il Regno di Dio, nessuno pu entrare nel Regno di Dio e avere la vita eterna se non rinasce dallalto, dallo Spirito, cio da Dio. Viene alla mente la grande pagina di Ezechiele, in cui lo Spirito operava la nuova creazione.
Vi asperger con acqua pura e sarete purificati; io vi purificher da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi dar un cuore nuovo, metter dentro di voi uno spirito nuovo, toglier da voi il cuore di pietra e vi dar un cuore di carne. Porr il mio spirito dentro di voi e vi far vivere secondo i miei statuti e vi far osservare e mettere in pratica le mie leggi (Ezechiele 36,25-27).

Lo Spirito che rinnova gli uomini lo Spirito di Dio. 6. Ma come avverr tutto ci? Come si realizzer leffusione dello Spirito che agisce nei cuori e comunica la vita stessa di Dio (3,9)? Entriamo qui nel cuore del monologo, nel discorso kerygmatico di Ges (3,10-21). Non consideriamo la contrapposizione coi giudei per giungere al cuore del discorso, i versetti 13-15. Il punto di partenza il mistero dellincarnazione: il Figlio di Dio disceso dal cielo (3,13). Colui che stava presso Dio diventato uomo. Viene alla memoria uno dei versetti pi densi del prologo, 1,14:
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verit.

Il si fatto , colui che Dio diventa umana debolezza. Colui che disceso dal cielo deve essere innalzato (3,14). Ogni termine importante e dobbiamo pazientemente prenderlo in considerazione. Anzitutto il serpente. Il riferimento esplicito lepisodio dei Numeri.
Gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopport il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mos: Perch ci avete fatti uscire dallEgitto per farci morire in questo deserto? Perch qui non c n pane n acqua e siamo nauseati di questo cibo cos leggero. Allora il Signore mand fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero dIsraeliti mor. Allora il popolo venne a Mos e disse: Abbiamo peccato, perch abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti. Mos preg per il popolo. Il Signore disse a Mos: Fatti un serpente e mettilo sopra unasta;

chiunque, dopo essere stato morso, lo guarder rester in vita. Mos allora fece un serpente di rame e lo mise sopra lasta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita (Numeri 21,4-9).

Israele pecca contro JHWH; il serpente di bronzo sullasta diventa segno di salvezza che dona la vita. Il libro della Sapienza, rileggendo la storia dIsraele interpreta in profondit il segno del serpente:
Per correzione furono spaventati per breve tempo, avendo gi avuto un pegno di salvezza ( a ricordare loro i decreti della tua legge. Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti (Sapienza 16,6-7). )

Solo Dio salva; il serpente solo un segno. Ebbene, nel IV Vangelo, lantico simbolo diviene segno di Colui che crocifisso. Del Figlio delluomo si dice che bisogna che sia innalzato. Il bisogna ( ) molto forte e non indica la fatalit bens il piano salvifico di Dio. Il tema dellessere innalzato ritorna per ben tre volte nel IV Vangelo (3,14; 8,28; 12,32-34) con un chiaro riferimento al famoso testo di Isaia 52,13, il quarto carme del servo, ove si dice:
Ecco, il mio servo avr successo, sar onorato, esaltato e molto innalzato.

Giovanni mostra che lesaltazione, la gloria di Ges nel mistero della croce. Dalla croce Ges attira a s tutti gli uomini (Giovanni 12,32) per dare loro salvezza e cos diviene re di tutti quanti credono in lui. Tutti coloro che guarderanno con fede la croce avranno la vita eterna (cfr. Giovanni 19,37: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto). lo sguardo contemplativo dellevangelista che vede nella croce il segno della glorificazione di Ges. Infine il punto darrivo la vita del credente, meglio, la vita eterna ricevuta da chi crede in Ges (3,15). 7. Si impone una considerazione. A colui che cerca Ges di notte il maestro parla del mistero della sua glorificazione e mostra in punto darrivo del discorso, la vita eterna. Nicodemo tace, non dice nulla. Avr capito le sottigliezze espresse? A questo punto, per, il discorso si apre ed entra a dire il mistero stesso di Dio. uno dei vertici del IV Vangelo (il versetto 3,16). Ogni parola densa di significato e va scandagliata. Dio il Padre, colui del quale si parla nel prologo. Lazione di Dio puntuale, precisa, storica: egli am. Il verbo utilizzato ( ) sar molto usato nei capitoli 13-15 durante i discorsi della cena. V unaltra azione di Dio: egli diede. Il verbo ( e non ) esprime lidea dellofferta gratuita. Oggetto dellamore il mondo, cio lumanit in tutta la sua ampiezza storica. Fine dellamore e del dono sono la salvezza e la vita eterna, contrapposte esplicitamente a ci che incombe inesorabilmente sullumanit, la morte.

In una sola frase c tutto il mistero della Rivelazione, insieme tutta la verit di Dio e delluomo. Il principio fondante lamore di Dio; lazione il dono del Figlio Unigenito; il frutto la vita eterna che tira fuori dalla perdizione. Vi sarebbe molto altro da aggiungere. Ma pu bastare per introdursi alla comprensione della pagina. 2. Meditatio 1. Stupisce il contrasto fra la condizione discepolare di Nicodemo (inadeguatezza della sua fede cristologica rappresentata dalla notte) e la rivelazione di Ges. A fronte di un uomo che ancora non crede Ges rivela il mistero dellamore di Dio per il mondo. Forse per questo motivo lepisodio di Nicodemo ci molto vicino. La nostra condizione (attenzione per alle dure ma vere parole di Kierkegaard!) vicina a quella di Nicodemo. Noi andiamo da Ges, ma non in pieno giorno; noi non siamo persone dalle scelte solari e ben visibili. Abbiamo timore e paura, siamo uomini notturni. La notte esprime bene la fragilit della nostra fede, la debolezza della nostra adesione a Ges. Noi siamo la generazione del crepuscolo, del pensiero debole, dellindecisione, del dubbio. Ma come a Nicodemo Ges rivel il mistero dellamore di Dio, cos a noi lo stesso Signore tutto si offre. Il mondo, lintera umanit oggetto dellamore di Dio; lamore di Dio non un sentimento ma offerta del Figlio unigenito. La vita eterna il grande regalo di Dio. Se v un termine che possa descrivere il limite dellumanit, questo termine la morte. Nessuno pu sottrarsi al dominio della morte. Ma lamore di Dio offre alluomo che crede la vita eterna. Alluomo che, per quanto faccia, non si libera dalla morte, Dio offre la vita eterna. necessario mettersi davanti alla croce e considerare, pensare, contemplare la grandezza di questo mistero damore. Soprattutto, considerare che tutto ci riguarda personalmente ciascuno. Colui che salvato sono io! Colui che tratto dal potere della morte sono io! Colui che ha in dono la vita eterna sono io! 2. Da qui il secondo spunto di riflessione. Io sono amato. Al centro dellesperienza di fede sta lesperienza di essere amati da Dio. Finch io, non altri ma io stesso, non faccio esperienza, profonda, reale, viva di essere amato dal Signore, finch io non sprofondo nel mare della divina misericordia, rimango un uomo religioso (direbbe Bonhoeffer), uno che conosce Dio per sentito dire. Ma questa non fede. Spesso noi viviamo la fede come semplice dovere. Dovere verso Dio che governa la storia ed sopra di noi; dovere verso la societ che trova in Dio il principio della giustizia, dellonest, della virt. Dovere nei confronti della persona amata (se la fidanzata crede anchio vado in chiesa). Ma in questo modo Dio diviene il garante dei momenti di passaggio dellesistenza: la nascita, il matrimonio, la morte. Infatti si celebra il battesimo, il matrimonio in chiesa, il funerale. Dio ridotto ad essere un sigillo di una vita che trova altrove il suo senso e ricerca in Dio un vago riferimento assicurativo. La fede pu essere pure vissuta per paura. La vita procede senza Dio: Dio assente dai ragionamenti, dalla mentalit, dalle decisioni importanti e

spicciole. Ogni scelta trova una sua propria logica in cui Dio non entra. Nel lavoro il criterio unico in guadagno (gli affari sono affari!), nelle scelte sentimentali vale la regola del piacere, le scelte educative mirano alla formazione di un uomo di successo. Dio assente ma luomo abitato dalla paura: la malattia incombe minacciosa, la morte spadroneggia. E allora occorre fare qualcosa perch Dio ci conosca, perch Dio sappia chi siamo, perch Dio veda che noi, in fondo, lo rispettiamo. Da qui le candele senza preghiera, i pellegrinaggi senza conversione, le sterili devozioni ai santi, la ricerca degli eventi sensazionali, il desiderio di portare a casa qualche segno (lulivo, lacqua santa, il pane benedetto, la candela). Infine la fede pu essere vissuta solo in riferimento alle strutture della Chiesa. La realt della Chiesa non percepita in riferimento al Signore ed alla sua opera evangelizzatrice e santificatrice, bens solo in riferimento alle strutture sociali chessa possiede ed anima. Non raro trovare persone che ragionino cos: quanto annuncia la Chiesa non ci interessa, ma non toccate le scuole cattoliche o gli oratori. Scopo della Chiesa sarebbe lattivit sociale. La fede invece non pu prescindere da Ges Cristo e dal mistero pasquale; la fede non pu ridursi ad essere religione ma primariamente incontro con il Signore Ges. Ne vengono parecchie conseguenze. In primo luogo lunificazione della vita in Ges Cristo. Non si pu vivere a compartimenti stagni: la fede riguarda la domenica mattina, gli affari sono altro, il sesso altro ancora. necessario unificarsi in Ges e trovare in lui il senso di ogni gesto, di ogni scelta, di ogni desiderio. La fede poi, soprattutto oggi, chiede intelligenza. Lignoranza e la superficialit sono spazzate via dalla mentalit del nostro tempo che divora chi non vigila. Lantico detto ignoranti ma santi vale sempre meno: santi non si diventa e ignoranti si rimane. Infine le relazioni debbono prendere la forma della fede. La ricerca della verit, la disponibilit al perdono, la cura delle virt umane sono tratti che il credente deve avere a cuore. E non solo personalmente, ma comunitariamente, insieme, dentro un gruppo di persone che gareggiano nello stimarsi a vicenda (cfr. Romani 12,10). 3. Nicodemo non risponde al lungo discorso di Ges. C un misterioso silenzio che avvolge questuomo. il silenzio della ricerca, il silenzio di chi umilmente cammina. Abbiamo ipotizzato che il cammino di Nicodemo sia ben rappresentato dallo Shem. Nicodemo non ama il Signore con tutto il cuore mentre Ges gli ha aperto gli occhi sul misterioso piano damore di Dio Padre. Dovremo seguire litinerario di questuomo per capire il suo cammino e imparare a nostra volta a seguire il Signore.

Lanima
Lectio divina di Giovanni 7,40-52 In ascolto della Parola Alludire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: Questi davvero il profeta!. Altri dicevano: Questi il Cristo!. Altri invece dicevano: Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che il Cristo verr dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?. E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: Perch non lo avete condotto?. Risposero le guardie: Mai un uomo ha parlato come parla questuomo!. Ma i farisei replicarono loro: Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, maledetta!. Disse allora Nicodemo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Ges: La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ci che fa?. Gli risposero: Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea.
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Lectio divina 1. Lectio 0. Nella prima meditazione abbiamo considerato un duplice tema. Dal punto di vista di Nicodemo il tema della notte e della inadeguatezza della fede; dal punto di vista di Ges il tema della luminosa rivelazione offerta a Nicodemo. Ma, avevamo concluso, la pagina rimane aperta, senza una vera e propria conclusione narrativa. Non sappiamo che cosa disse e fece Nicodemo. Il cuore dellanziano maestro non pare essere vicino a Ges. Egli, si diceva, non ama Ges con tutto il cuore. Nicodemo per riappare nel IV Vangelo nel capitolo 7. Seguendo la narrazione siamo illuminati intorno al suo cammino di fede. 1. La discussione di Giovanni 7 verte sullidentit di Ges. Chi questuomo? La gente si esprime e dice: Questi davvero il profeta! (7,40) e altri dicono Questi il Cristo (7,41). C discussione su un problema di prima grandezza. Lessere profeta evoca la promessa fatta da Malachia:
Ecco, io mander un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrer nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l`angelo dell`alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti (Malachia 3,1).

Il Messia (o Cristo) un chiaro riferimento alla promessa fatta a Davide (2 Samuele 7). 2. Ci si domanda lorigine del Messia. Da dove viene? Da Betlemme? Dalla Galilea? Lorigine galilaica faceva problema. La Galilea infatti era terra contaminata dagli stranieri, i suoi abitanti si erano uniti in matrimonio con non israeliti e dunque era terra impura. Basti ricordare quanto dice il profeta:
In passato umili la terra di Zbulon e la terra di Nftali, ma in futuro render gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim (Isaia 8,23).

I giudei, soprattutto quelli di Gerusalemme, guardavano ai galilei con certo disprezzo. Come pu venire il Messia da quel luogo? E Ges viene dalla Galilea. 3. Le guardie mandate ad arrestare Ges sono stupite dalle sue parole (7,46); Nicodemo propone di ascoltare Ges (7,51). V un primato della parola di Ges. Nicodemo, che aveva apprezzato i segni compiuti da Ges (3,2), ora propone di ascoltarlo. Detto in altro modo, Nicodemo ha iniziato a dar credito alla parola di Ges, ha iniziato a credere. Sembra un passaggio da poco ma essenziale, soprattutto se pensiamo a quanto era importante la parola in una societ orale. 4. Altra parola chiave di questo episodio la legge. La legge per Israele non ha il significato che noi le diamo. Per noi la legge un atto normativo emanato dagli organi competenti in conformit alle regole poste dallordinamento giuridico costituzionale dello Stato (Zingarelli). La legge per Israele la Torah, cio i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. In questi libri vi sono i 613 precetti ordinati da Dio a Mos (il Pentateuco per gli ebrei tutto scritto da Mos). La legge cos intesa la verit suprema, chi non la conosce maledetto (7,49); ma insieme protegge Ges (7,51). Nicodemo si rif a due passi:
Non spargerai false dicerie; non presterai mano al colpevole per essere testimone in favore di uningiustizia. Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo per deviare verso la maggioranza, per falsare la giustizia (Esodo 23,1-2).

E
Qualora si trovi in mezzo a te, in una delle citt che il Signore tuo Dio sta per darti, un uomo o una donna che faccia ci che male agli occhi del Signore tuo Dio, trasgredendo la sua alleanza, e che vada e serva altri dei e si prostri davanti a loro, davanti al sole o alla luna o a tutto lesercito del cielo, contro il mio comando, quando ci ti sia riferito o tu ne abbia sentito parlare, informatene diligentemente; se la cosa vera, se il fatto sussiste, se un tale abominio stato commesso in Israele, farai condurre alle porte della tua citt quelluomo o quella donna che avr commesso quellazione cattiva e lapiderai quelluomo o quella donna, cos che muoia (Deuteronomio 17,2-5).

Ma, pi in profondit, lintenzione unaltra: la pienezza della legge lascolto di Cristo. 5. Dalla posizione di Nicodemo nasce una discussione. Nel mondo ebraico la discussione ricerca, darash. Si ricerca, anche nella contrapposizione pi feroce, la verit. Essendo loggetto della discussione lidentit di Ges, i toni sono forti, accesi, addirittura si chiede lintervento delle guardie. 6. Possiamo, a questo punto, capire Nicodemo. Nicodemo viene allo scoperto e pone una domanda (7,51). Su questa domanda sono stati versati fiumi dinchiostro. V chi vede grande furbizia politica. Nicodemo non poteva professare pubblicamente la sua fede; sarebbe stato espulso dal sinedrio e dalla comunit giudaica (cfr. Giovanni 9,22). Cerca cos di nuotare sottacqua per aiutare Ges. Altri leggono in Nicodemo lo stesso desiderio del capitolo 3. Egli vorrebbe incontrare Ges. Non pi personalmente ma pubblicamente. In quelloccasione

Ges avrebbe potuto dire apertamente il suo pensiero e difendere il suo operato. Le due tesi non mi convincono. Coerentemente con la nostra ipotesi interpretativa, Nicodemo pone qui una domanda che ha il sapore del dubbio. Da un lato si stacca evidentemente dal gruppo del sinedrio che ha gi espresso la condanna nei confronti di Ges; dallaltro egli non ancora un credente, non si ancora giocato. Rimane sospeso a mezzaria, indeciso fra il rifiuto della decisione comune e la scelta per Ges. Egli si espone, ma rimane nascosto. Che far? 2. Meditatio 1. Nicodemo ci assomiglia. Perch egli dubita, incerto, collocato nel territorio franco dellindecisione. Nicodemo giunto a Ges di notte e il Signore gli ha rivelato il mistero del suo amore. Ora attraversa una seconda fase, quella del dubbio. un momento strano quello del dubbio. Da un lato si percepiscono alcune intuizioni che divengono verit irrinunciabili; dallaltro non si decide, frenati da qualcosa che si vorrebbe chiarire ma che rimane oscuro. V, per esempio, lintuizione della grandezza e della profondit dellamore del Signore; ma le scelte, i criteri per operare rimangono distanti dalla logica evangelica. V il desiderio di un cammino di fede ma non si ha il coraggio di affidarsi, di chiedere ad un maestro nello spirito di accompagnarci nella vita cristiana. Si amano i momenti di silenzio, si mitizzano i ritiri spirituali e gli esercizi, ma la vita quotidiana non gusta la preghiera e il silenzio. Si percepisce la necessit di raccontare la propria storia e di sciogliere alcuni nodi problematici ma non v il coraggio della decisione e dellaffidamento alla Chiesa. Si comprende limportanza di gustare la misericordia di Dio ma la confessione rimane episodica e superficiale, legata a momenti comandati (Natale e Pasqua), senza segnare un itinerario di conversione. Si percepisce la necessit di unificazione ma si tace sulle scelte morali riguardanti i soldi, il sesso, lonest, limpegno nello studio o nel lavoro. Uno strano silenzio accompagna la riflessione su queste tematiche. Da un lato si ribadisce a chiare lettere la necessit di un forte cammino nella fede per essere cristiani sul serio; come pure si afferma che bisogna scommettere sui grandi valori che hanno edificato lEuropa e che oggi sono un po impalliditi; e si ribadisce lenorme importanza di crescere nelle virt umane fondamentali per essere adulti felici. Ma, pur esprimendo queste considerazioni, non si ha il coraggio, o la forza, o la determinazione di compiere scelte significative. Rimane il dubbio, lincapacit di schierarsi. Ecco il dubbio di Nicodemo; forse parte integrante del cammino di fede. 2. Nicodemo indeciso. Indeciso a prendere posizione per Ges, indeciso a fare scelte radicali per il Signore, indeciso a venire allo scoperto. Perch questa indecisione? Perch noi siamo cos indecisi? Spesso linesperienza che gioca a nostro sfavore; qualche volta la mancanza di fede; spesso lillusione che sia necessario provare tutto per essere attrezzati a scegliere. Rimane la domanda aperta di Nicodemo. Una domanda che non ha risposta, una domanda che attende.

Le forze
Lectio divina di Giovanni 19,38-42 In ascolto della Parola Dopo questi fatti, Giuseppe dArimata, che era discepolo di Ges, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Ges. Pilato lo concesse. Allora egli and e prese il corpo di Ges. Vi and anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e port una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Ges, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. L dunque deposero Ges, a motivo della Preparazione dei Giudei, poich quel sepolcro era vicino.
38 39 40 41 42

Lectio divina 1. Lectio 0. A questo punto della nostra riflessione dobbiamo rileggere il testo del Deuteronomio che ci ha guidato nelle nostre riflessioni:
Ascolta, Israele: il Signore il nostro Dio, il Signore uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta lanima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (Deuteronomio 6,4-9).

Nellintroduzione dicevamo che questa pagina pu essere il filo doro dellitinerario di Nicodemo. Nicodemo va da Ges di notte (capitolo 3) e mostra di non amare Ges con tutto il cuore. Poi vive il dubbio e non verserebbe il suo sangue (anima) per il maestro. Ma a questo punto (siamo ormai dopo la passione) questuomo misterioso si espone definitivamente e d tutti i suoi averi (forze) per Ges. Cogliamo qui il cammino di fede: dalla notte al dubbio, alla decisione. 1. Siamo alla fine del grande racconto della passione in cui Giovanni ha descritto non solo la morte di Ges, ma, pi profondamente, la sua glorificazione. Emergono due personaggi: Giuseppe dArimatea e Nicodemo. Di ambedue si dice qualcosa che riguarda il loro passato discepolare. Giuseppe il discepolo segreto; Nicodemo colui che visit il Signore di notte e la cui domanda era rimasta aperta. Strani questi personaggi. Strani perch non sono i discepoli della prima ora, non sono del gruppo dei dodici. La loro vicenda vicenda fatta di dubbi, di fatiche, forse pure di compromessi. 2. Nicodemo porta con s cento libbre di oli aromatici. Lequivalente di cento libbre 32 kg. Inutile nascondere che una tale quantit di aromi utilizzata solo per il funerale di un re. A Ges riservato il trattamento del re; posto in

un sepolcro nuovo, cosa strana per un morto crocifisso. Per Ges vi sono esequie regali. 3. Un riferimento forte il giorno di Pasqua. Era Parasceve dice Giovanni (19,42), cio la preparazione della Pasqua. Chi tocca un defunto si contamina e non pu celebrare la Pasqua. Intravediamo qui il tema della scelta. 4. Il giardino in cui sepolto Ges evoca un simbolo fondamentale. Il giardino infatti richiama lEden:
Il Signore Dio piant un giardino in Eden, a oriente, e vi colloc luomo che aveva plasmato (Genesi 2,6).

Il giardino pure il luogo dove Ges era andato a pregare (Giovanni 18,1). I riferimenti sono troppo precisi per essere casuali. Come nel giardino dellEden vera stato un confronto fra il serpente e lumanit, cos ora nel giardino vi sar un confronto fra la morte e la vita, fra il principe delle tenebre e Dio. un chiaro anticipo della resurrezione. 5. Che cosa fa Nicodemo? Nicodemo fa ci che non aveva ancora fatto: si decide. Egli va a seppellire Ges. Nicodemo si espone pubblicamente. Questuomo, che era venuto da Ges di notte, che aveva posto una domanda segnata dal dubbio, ora si espone e decide di seppellire Ges. La decisione non deve essere sottovalutata. Perch sono i parenti a seppellire il morto; qui il discepolo a seppellire il maestro. Ora il paradosso dellevangelista sta proprio qui: a seppellire Ges, anzi a rivendicarne ufficialmente il corpo, sono due discepoli dubbiosi e segreti. Essi compiono un gesto che il massimo fra i gesti discepolari: dichiarano pubblicamente di essere parenti di Ges. Per compiere questo atto di piet Nicodemo spende molti denari. Cento libbre di oli aromatici costano una fortuna. Egli, cio, mette i suoi averi a disposizione di Ges, spende di tasca sua quanto possiede. Non dunque un personaggio che lesina, che risparmia; egli mette del suo e abbondantemente. Nicodemo accoglie Ges (19,40). Nel discorso del capitolo 3 Ges diceva:
Voi non accogliete la nostra testimonianza (Giovanni 3,11).

Ora Nicodemo accoglie effettivamente Ges, come il discepolo amato ha accolto Maria:
Ges disse al discepolo: Ecco la tua madre!. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (Giovanni 19,27).

Ma cos facendo Nicodemo si autoesclude dalla comunit giudaica. Egli diventa impuro, non pu pi celebrare la Pasqua e dunque si esclude dalla comunit di fede della sua gente. Il suo punto di riferimento Ges; il resto viene dopo. Qui si realizza, in modo mirabile la parola del Signore:
Io, quando sar elevato da terra, attirer tutti a me (Giovanni 12,32).

2. Meditatio 1. Nicodemo giunto cos alla decisione di fede. Si schierato per Ges. Cos vorremmo riflettere sul tema della decisione (ispirandoci ad uno scritto del cardinale Martini). Che cosa significa decidersi? Come decidersi?

Vi sono anzitutto diversi tipi di decisioni. Decisioni abituali e facili, decisioni che non comportano fatica. Andare a tavola, telefonare ad un amico, partecipare allEucaristia domenicale. Vi sono poi decisioni abituali che comportano un certo sforzo. Per esempio alzarsi presto al mattino quando si stanchi, andare a scuola senza averne voglia. Spesso sono queste le decisioni da prendere perch la vita non mai come la immaginiamo e dunque dobbiamo sforzarci. Spesso le scuse vengono in nostro soccorso per giustificare le nostre scelte a met. Vi sono poi decisioni che comportano un cambio dorizzonte per il proprio futuro. Se un ragazzo sceglie il servizio civile esclude il servizio militare; se si sceglie di lavorare non si pu solo studiare. Spesso alcune scelte portano con s conseguenze gravide di significato e non trascurabili per la propria esistenza. Una donna che in carriera non potr certo essere una madre che trascorre tanto tempo coi figli. Infine vi sono decisioni irreversibili. Sposarsi, essere ordinati sacerdoti, scegliere la vita religiosa. Sono decisioni che ipotecano la vita, difficili ma necessarie. Quali sono le caratteristiche della decisione? La decisione un atto di volont che coinvolge lemotivit del soggetto. Noi non possiamo fare a finta di nulla di fronte alle decisioni, soprattutto le pi gravi. Spesso per decidere ci sforziamo. Lo sforzo pu essere piccolo o grande. La decisione accompagnata dalla ragionevolezza. Noi pensiamo, valutiamo le difficolt, compiamo un discernimento e poi decidiamo. Quando decidiamo dobbiamo sempre mettere in conto una certa lotta con noi stessi. Quali sono le difficolt a decidersi? Sono molte. Ne consideriamo alcune. Lopposizione altrui certamente una grande difficolt. Noi viviamo nella societ e, volenti o nolenti, assimiliamo la mentalit, il costume civile, la cultura ambiente. Per questo decidere, e soprattutto decidere secondo il Vangelo, non cosa semplice. Unaltra difficolt viene dal danno che io ricevo decidendo. Se scelgo un nuovo lavoro dovr sacrificare quello che ho attualmente; se mi sposo debbo escludere di rendere conto solo a me stesso di quanto faccio. Anche la fantasia gioca un ruolo importante. Spesso la fantasia ingigantisce i problemi oppure li ridicolizza e non ci permette di essere obiettivi. Infine v la paura di avere paura, cio la paura di affrontare difficolt. Scegliere avere difficolt, camminare affrontare problemi, vivere lottare. 2. Ci poniamo unaltra domanda: come educarsi a decidere? Anzitutto promuovendo decisioni del secondo tipo, cio le decisioni abituali che richiedono uno sforzo. Cos si matura. Se, per esempio, un giovane si abitua ad alzarsi presto, si accorger quanto fruttuosa una giornata e quanto tempo si ha a disposizione per molte attivit. Quando invece ci si trascina pigramente non c mai tempo per nulla. Per affrontare le decisioni con cambio dorizzonte e definitive necessaria una solida vita di preghiera. La preghiera ci permette di entrare nel mondo di Dio, la preghiera, soprattutto la lectio divina ci permette di guadagnare una mentalit cristiana e dunque di avere, come punto di riferimento essenziale, la logica del Vangelo. Per discernere le nostre mozioni interiori (fantasie, paure, immaginazioni) necessario farsi aiutare da chi pi esperto e pu indicarci sentieri preziosi. La comunit, laddove comunit veramente cristiana, ci aiuta perch ci sostiene nella fede.

Infine necessario il coraggio. Come per chi vuole tuffarsi in piscina necessario saper nuotare, ma essenziale il tuffo, cos decidere mette conto un atto di coraggio, a meno del quale nulla possibile. 3. Abbiamo voluto tentare una lettura spirituale dellitinerario di Nicodemo. Nonostante nutriamo qualche riserva sullipotesi del padre Manns, tuttavia labbiamo voluta ripercorrere per aiutare nella preghiera e nella riflessione. Se lo sforzo ha raggiunto il suo fine rendiamo grazie a Dio.

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