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Le sofferenze di GESU

Ges condannato da Pilato alla flagellazione viene denudato e legato ad un palo perch il piegarsi non attutisca la forza delle percosse. I carnefici cominciano a percuoterlo con il fragrum romano, costituito da due sfere di piombo collegate tra loro e fissate ad una sottile striscia di cuoio; non ecluso che essi per massacrare il corpo di Ges usino anche verghe appuntite,corde di ferro e nervi di bue. La schiena di Ges livida,gonfia,sanguinolenta,escoriata,scorticata; il corpo su cui non esiste pi un lembo di pelle intatta un ammasso di sangue.Un mantello rosso viene gettato sulle spalle sanguinanti e in pi Gli vengono poste una canna tra le mani e una corona di spine sul suo capo. I carnefici non appagati lo schiaffeggiano sulle guance, Gli sputano sugli occhi e per di pi uno di loro stappando di mano la canna gliela sbatte sul capo in modo da far conficcare meglio le spine : intorno alla fronte di Ges ci sono numerosi rivoli di sangue. Cristo estenuato dagli interrogatori, dai suoi penosi tragitti,dagli schiaffi ricevuti,dalle bastonate,dalla flagellazione e sfigurato in volto dal sangue,dal sudore, dagli sputi, con gli occhi rossi di pianto trattenuto e con il corpo ridotto a brandelli,con le gambe fiaccate dalla stanchezza e piegate sotto il Suo peso porta il patibolo verso il Calvario. Durante il percorso Egli allo stremo delle forze incespica,stramazza in terra con il viso sbiancato, con le palpebre abbassate che coprono gli occhi: soffre con tutto il suo corpo che in breve tempo sar appeso alla croce, attaccato coi chiodi come quello di un agnello sventrato appeso dal macellaio allarchitrave della bottega. Ges si sente solo, abbandonato da tutti ,con il volto ricoperto di sangue: come uomo avverte per tutto il corpo un tremore,una fiacchezza,un desiderio di pace al quale resiste perch come Dio deve offrirsi per riscattare i peccati di tutti ed ama con la pi struggente tenerezza tutti noi anche quelli che lo hanno sfigurato col martirio. Come ogni crocefisso Ges deve essere spogliato delle vesti e i soldati rapidamente e rozzamente gli tolgono gli indumenti. Dopo averLo spogliato gli passano sotto le ascelle due funi e lo issano sul palo verticale (stipes); a met del palo c una sporgenza che funge da sedile per il corpo che deve trovare l sopra un precario sostegno. Un altro soldato appoggiata la scala ad uno dei bracci del patibolo sale su e col martello violentemente afferra una dopo laltra la mano del Redentore, la stende sul legno e pianta un chiodo nel mezzo del polso: la punta acuminata del chiodo penetra violentemente nella carne facendo schizzare sangue intorno al foro praticato.Per linchiodatura degli arti inferiori il lavoro viene fatto a terra: il carnefice rialza le ginocchia della vittima per fare aderire la pianta del piede in posizione distesa e assesta il colpo sui dorsi facendo penetrare la punta del chiodo tra i due metatarsi. A poco a poco il respiro di Ges si fa sempre pi
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rantolante, il petto si dilata con affannose convulsioni per poter inspirare un po di aria in pi; il cuore pulsa con battiti rapidi e travolgenti che lo scuotono come per strapparlo e la febbre Lo divora. Il corpo stirato in quella posizione precaria inchiodato senza possibilit di cambiar lato sostenuto dai polsi che si lacerano se vengono spinti verso il basso mentre se vengono sollevati affaticano maggiormente il tronco sfinito e frustato. La crocefissione il pi crudele dei supplizi: se subentra il tetano la morte avviene pi rapidamente con graduale torpore, mentre pu accadere per i pi resistenti che la morte possa avvenire dopo un giorno o pi con atroce agonia. Sopraggiungono per il condannato la sete della febbre,la congestione del cuore,lirrigidimento delle vene,le vertigini, le trafitture alla testa. La testa di Ges piegata per lindolenzimento del collo, rivoli di sangue sgorgano ad ogni movimento inconsulto; le labbra si illividiscono sempre pi, secche per la sete,screpolate dal pianto,contratte dal respiro affannoso. I patimenti crescono ad ogni momento, il Corpo di tempra delicata ormai estenuato dagli spasimi dellagonia. Nellarsura struggente della febbre il condannato ha sete e il soldato invece di acqua pura avvicina allarida bocca di Ges ,che stato l Eterno dissetatore, la spugna imbevuta di aceto e acqua. A questo punto Ges invoca il Padre con la famosa frase:El El lamma sabctani e nellarsura della febbre, pi che dacqua ha sete di una parola damore che spezzi la sua desolante agonia

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