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Maurizio Bonanni

DAL GATT AL WTO

Roma, 5 Agosto 2008


IL NEO-PROTEZIONISMO DI CINDIA

Conoscete Cindia? No? Ve la presento. un po come Mi.To (Milano-Torino): Cina + India = Cindia. Cio, quando si dice un continente contro tutti.. E s, perch Cina ed India hanno rovesciato il tavolo a Ginevra, facendo fallire il tentativo di un nuovo accordo sul commercio mondiale (ovvero, la prosecuzione del c. d. Doha Round). Per essere un neofita del Club (la Cina entrata nel Wto World Trade Organisationsoltanto nel 2001!), Pechino la sa davvero lunga, come la sua Grande Muraglia! Dov che s rotto il giocattolo? E com potuto accadere che alfieri entusiasti del libero mercato, come Cina ed India, si convertissero cos rapidamente al protezionismo, in materia di commercio alimentare? Andiamo per ordine. Per capire lenorme contraddizione del dato di fatto, basta analizzare alcune variabili fondamentali dellimpetuosa crescita economica di una delle due grandi protagoniste: la Cina. In primo luogo, lattivo della sua bilancia commerciale secondo al mondo soltanto alla Germania, mentre le sue riserve monetarie ammontano a circa 1.800 miliardi di dollari (accumulate in soli cinque anni, dal 2003 ad oggi!). Secondariamente, gran parte dei titoli del debito pubblico americano sono depositati nella Bank of China, il che consente a Pechino di sussidiare indirettamente le sue esportazioni, giocando con i corsi della valuta, in modo da mantenere artificialmente basso il cambio dello yuan, la moneta nazionale cinese, anche se va detto che dal 2005 le autorit di Pechino hanno lasciato oscillare leggermente verso lalto il valore della loro valuta. Di colpo, come se Pechino si fosse dimenticata della velenosa polemica che lha contrapposta agli Usa, nel recente passato, quando Washington chiese di introdurre la cos dettaClausola di salvaguardia, per arginare lexport tessile cinese, responsabile del fallimento a catena di numerose imprese americane del settore. Infatti, stavolta, a Ginevra, la Cina si alleata con lIndia per introdurre quelle stesse regole di salvaguardia, a protezione delle sue produzioni agricole, proponendo tariffe proibitive allimportazione di generi alimentari dai Paesi pi sviluppati (Europa ed Usa). Indovinate un po chi si contrapposto a Cindia?Euramerica, cio Europa + America. Ed ho limpressione che i prossimi tre decenni vedranno crescere notevolmente il livello di conflittualit tra i due colossi economici supercontinentali, anche per quanto riguarda la corsa agli armamenti ed alle tecnologie avanzate (il che, a ben vedere, la stessa cosa, dato che le maggiori applicazioni civili come Internet e la tecnologia laser ad alte energie- sono state sviluppate in ambito militare!). Gi nei prossimi dieci/venti anni si far durissima la corsa alle forniture energetiche tra i due blocchi, destinata, da un lato, a far lievitare alle stelle il costo delle materie prime e dei derivati del petrolio e, dallaltro, ad esaurire pi rapidamente -di quanto non si pensasse soltanto dieci anni fale riserve petrolifere. Altro aspetto collegato della crisi, rappresentato dalla crescita vertiginosa dei prezzi degli alimentari (riso, in primo luogo) sui mercati internazionali. La conseguenza stata che i Paesi produttori hanno iniziato a far mancare le quote aggiuntive richieste, necessarie a calmierare i prezzi, privilegiando, al contrario, gli approvvigionamenti interni. Ragionamento del tipo: Mors tua.., come insegnano i latini. Del resto, noi europei di che cosa ci lamentiamo? I nostri produttori hanno preferito intascare i ricchi sussidi comunitari, piuttosto che accrescere la produzione agricola interna, in modo da

garantirsi lautosufficienza alimentare, almeno per quanto riguarda la produzione di grano! La Cina, invece, sembra aver appreso in pieno la lezione della Storia dellautosufficienza alimentare, dovendo nutrire i suoi 1,3 miliardi e passa di anime! Tanto che, ad oggi, solo le eventuali eccedenze nella produzione di riso sono destinate allesportazione. Chiaramente, per attuare (con le buone o con le cattive, ma molto di pi attraverso le seconde..) una simile politica, la Cina ha adottato una radicale strategia di incentivazione, sia per mantenere i contadini sulle loro terre, attraverso la costruzione nelle campagne di fattorie modello, quartieri per uffici e residenze, sia garantendo i prezzi al dettaglio dei beni alimentari essenziali ben al di sotto delle rispettive quotazioni dei mercati internazionali. Sul versante della repressione del contrabbando di generi alimentari cinesi, Pechino ha inasprito i controlli alle frontiere, mentre le sue importazioni di soia raggiungevano nel 2007 il livello record pari a+ 53%, rispetto allanno precedente- di 11,5 mld (miliardi) di dollari e nello stesso anno limport complessivo di beni alimentari cresceva del 28%, toccando la vetta dei 41 mld di dollari! Finora, Cina ed India hanno avuto interessi praticamente contrapposti da difendere nelle trattative sul commercio internazionale, tant vero che il loro rispettivo ingresso nel Wto avvenuto in circostanze sostanzialmente difformi, come dimostrano gli accordi separati raggiunti in seno allorganismo che regola il commercio mondiale. Al tempo degli accordi Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade, padre del Wto), lIndia ottenne di poter mantenere i suoi dazi doganali a livelli ben pi elevati di quelli dei Paesi pi sviluppati. Ancora oggi, lIndia (come la Cina) uno strenuo difensore dellautosufficienza alimentare. Il che fa dellexport di euramerica (fortemente sovvenzionato, va detto..) il loro nemico giurato e Cindia insiste con Washington e Bruxelles affinch evitino il ricorso al cos detto doppio standard e si convincano a tagliare drasticamente i sussidi alle loro produzioni agricole. Cos, tanto per far infuriare Sarkozy e Bush, che debbono le loro fortune elettorali proprio al sostegno delle associazioni degli agricoltori! Del resto, il fatto di abbattere le barrire doganali per i prodotti industriali e mantenerle rigide, invece, per quelli agricoli, una vecchia storia che risale addirittura agli accordi sul commercio mondiale del 1947, tra i Paesi industriali pi avanzati. LIndia, che stata co-fondatore del Gatt, ha sempre difeso il buon diritto dei Paesi in via di sviluppo a sostenere politiche protezionistiche, nei confronti dei prodotti provenienti dai Paesi sviluppati. Soltanto nel 1993, per la prima volta, nel corso delle consultazioni dellUruguay Round, si affrontato il problema delle barriere tariffarie, in materia di produzioni agricole. Ad oggi, a quanto pare, molte cose sono cambiate dal 2001, quando la Cina, in cambio dellingresso nel Wto, ottenne il via libera allexport senza dazi della sua produzione tessile. Eppure, per il resto, al di fuori dellagroalimentare, la Cina ha ben poche barriere protezionistiche da dover difendere! Infatti, grazie al fatto che molti dei suoi prodotti industriali continuano ad essere altamente competitivi sui mercati internazionali, Pechino ha, finora, favorito in ogni modo la politica dei mercati aperti, al contrario dellIndia, che continua a mantenere barriere protezionistiche tra le pi alte nel mondo, per quanto riguarda limport. Ma, poich il mondo un sistema di vasi comunicanti, per India e Cina che salgono nella scala dei pesi geo-strategici, scende invece, di converso, il prestigio degli Stati Uniti, che non sono pi in grado di imporre unilateralmente la propria volont, in materia di commerci mondiali. Ma, a rimetterci non solo lorgoglio americano, bens il prestigio di unistituzione rispettata come il Wto! Ovviamente, tutto 2

il resto, legato al rispetto di accordi bilaterali o multilaterali, andr tranquillamente avanti come prima. E potete giurarci che, per il futuro, Cindia seguir proprio questa strada con i Paesi di Euramerica. Attualmente, esistono allincirca 400 tipi di accordi bilaterali e regionali, in seno al Wto e la cosa funziona un po come nel mondo dellimpresa: quando si diventa grandi, si tende a.. mettersi in proprio! A rimetterci di sicuro saranno le nazioni pi piccole e pi povere in via di sviluppo, che speravano in unattenuazione delle barrire protezionistiche di Euramerica e Giappone. Oggi, quando si era quasi ad un passo dal successo, il fallimento di Ginevra implica che sar molto difficile, nei prossimi anni, rimettere in piedi le trattative tra i 153 Paesi aderenti al Wto. Allinterno di Euramerica, infatti, aumentano le voci critiche nei confronti del libero mercato, sia da parte dellelettorato moderato che di quello progressista. come se, da pi parti, si volesse intonare il De profundis alla globalizzazione ed al suo impietoso cannibalismo dimpresa.. Del resto, inutile gridare al voltafaccia, per quanto riguarda lIndia: 300 milioni di indiani vivono (?) con un solo dollaro al giorno pro-capite e 700 milioni (in genere, contadini poveri e poverissimi, che vanno ad alimentare la protesta di massa, strumentalizzata dallinterno da gruppi maoisti rivoluzionari, come quello dei Naxaliti), lo fanno appena con il doppio! Tra laltro, nel 2007 i prezzi al dettaglio degli alimenti base nei consumi di cereali sono aumentati del 25%! Per, bisognerebbe avere il coraggio di fare un rapido bilancio sulla convenienza a mantenere barriere tariffarie e di quanto si perderebbe, invece, rinunciando a sviluppare il libero commercio. In fondo, vale la pena di ricordare che Cindia ha beneficiato di una crescita economica a due cifre, grazie alla domanda estera dei suoi prodotti manifatturieri e dei servizi in outsourcing (vedi i call center..). Secondo gli esperti, il fallimento del Doha Round coster tra i 50 ed i 100 mld di dollari di mancati benefici, contro una piccola frazione di margine di risparmio nellimport. Quello che si sta verificando nel mondo attuale un meccanismo ben strano, per cui si assiste al doppio regime di una forte crescita sia dellinterdipendenza economica (cosa che, tra laltro, spiega lassenza di conflitti tra Nazioni economicamente sviluppate!) sia, contestualmente, dei sentimenti nazionalistici. Quasi una compensazione naturale, per evitare perdite didentit! Fenomeno della politica di potenza del XIX sec., il mercantilismo (rafforzamento economico di un Paese, per accrescere la sua politica di potenza militare e commerciale) torna oggi in grande stile sulla scena mondiale, mettendo in ombra i vantaggi comparativi del libero commercio, dove tutti guadagnano qualcosa, in base alle loro capacit oggettive di stare sul mercato con prodotti competitivi. La cosa paradossale che anche nella patria del liberismo, cio gli Stati Uniti, il commercio globale viene vissuto con crescente ostilit: lattuale deficit della bilancia commerciale Usa (causato dal notevole aumento dellimport) ritenuto, a ragione, responsabile dellerosione progressiva di posti di lavoro nellindustria statunitense, mentre il surplus commerciale permette a Paesi come la Cina di acquistare in dollari societ americane quotate in borsa. Chi la spunter, sul lungo periodo, tra mercantilismo e globalizzazione? Con ogni probabilit, sar Cindia ad offrirci la soluzione!

Bibliografia Washington Post: 1) Trade talks crumble in feud over farm aid (di Anthony Faiola e Rama Lakshmi), del 30/07/08; 2) The end of free trade (di Robert Samuelson), del 26/12/2007; Real Clear Politics: 1) Trade Talks Broke Down Over Chinese shift on Food (di Keith Bradsher), del 31/07/08; 2) After 7 years, talks on trade collapse (di Stephen Castle e Mark Landler), del 30/07/08; 3) Greasing the world economy without Doha (di Daniel Ikenson), del 30/07/08; 4) Wto: why India and China Said No to U. S. (di Bruce Einhorn e Mehul Srivastava).

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