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EVVIVA IL 3%! Credete nei numeri? Voi forse no, ma lEuropa sicuramente s. Abbiamo un problema, Huston?.

Sicuro: non cresciamo, anche se linflazione appare domata. E, senza crescita, si stringe tutti coralmente la cinghia. Fossimo solo Noi, ovviamente, non interesserebbe a nessuno. Ma, da un po di tempo in qua, siamo in buona compagnia. Andiamo con ordine. Come si riaccende la fiamma della crescita? Con il Deficit Spending (ovvero: altro indebitamento pubblico), tanto caro a Tremonti e Berlusconi? Tanto per capirci: la voragine del debito pubblico che ci ha lasciato in eredit la politica consociativista dello Stato Provvidenza, ad opera dei defunti Pci e Dc (che, come i ladri di Pisa, litigavano per finta di giorno, ma depredavano fraternamente, di notte, le casse del Paese!), significa che ogni cittadino che viene al mondo si ritrova, al primo vagito, centinaia di migliaia di euro da dover pagare per il resto della sua vita! Abbandonare Maastricht, in alternativa? Mai, dice in coro la UE (stona solo il Cavaliere, ad Hampton Court, nellultima riunione plenaria dei Capi di Stato e di Governo europei). Il guardiano dei Trattati, Joaquin Almunia, osserva infatti che sono proprio gli Stati comunitari pi indebitati (ovvero, i magnifici Quattro: Italia, Portogallo, Francia e Germania, in ordine decrescente di handicap) ad avere il tasso di crescita pi basso. (Nota: ma perch continuano a chiamarlo tasso? Secondo me come il Pesce Palla: Ti fulmina appena lo tocchi!). Controprova: chi va forte, attualmente, sono Spagna, Austria, Finlandia e loutsider Irlanda, sottosviluppata fino a ieri! Ma il crucifige europeo non finisce qui per lItalia. A meno di voler rinunciare alleuro (e diventare, cos, una specie di economia sudamericana, con una svalutazione della liretta a ritmi del 20% allanno!) non ci resta che piangere, provando a ridurre progressivamente il Nostro gigantesco debito pubblico, che continua a veleggiare indisturbato al 106% del Pil, ben al di l della soglia massima del 60%, prevista da Maastricht. Memento: nel 1992, la Germania Occidentale di Khol accett di barattare il Super Marco (no, non si tratta del gambizzato Follini!) con leuro, in cambio della riunificazione della Grande Germania. Ma fu sicuramente un pessimo affare. Per due buoni motivi. Il primo, fu nel voler fissare, a tutti i costi (guarda caso, per mettere la mordacchia ai Paesi della spesa allegra, come il Nostro!) le due tagliole del 3% sul disavanzo annuale e del 60%, rispetto al rapporto deficit/Pil. A lasciarci le caviglie, per, sono stati proprio i tedeschi occidentali, dopo essersi dissanguati per riportare a casa i Fratelli dellEst che, a detta loro, stavano meglio prima! La seconda ragione, infatti, riguarda proprio leconomia della Riunificazione, obiettivo politico di portata storica, ma economicamente disastrosa, avendo dovuto Bonn ricostruire ex novo, a proprie spese, un intero tessuto produttivo-industriale. Laltra faccia (nascosta) delleuro si chiama Bce (Banca centrale europea), che nel suo cruscotto di bordo ha soltanto il tachimetro anti-inflazione, senza avere quello della crescita. Tremonti le suggerisce di emettere titoli del debito pubblico europeo, per competere almeno con gli Stati Uniti, che di certo costituiscono la democrazia pi indebitata del pianeta, i cui bond sono quasi tutti custoditi nelle casseforti asiatiche di Cina e Giappone. Ci sarebbe da dire a Bush: Senti chi parla.., quando accusa lEuropa di protezionismo, dimenticandosi poco elegantemente che, in fondo, pu finanziare la voragine del suo deficit commerciale continuando a stampare dollari, moneta con la quale avvengono quasi tutti gli acquisti di materie prime. Per,per. Se il dollaro crollasse (qualora, ad esempio, gli investitori esteri chiedessero indietro i loro soldi), chi soccorrerebbe molte centinaia di milioni di persone, che sopravvivono grazie agli attuali corsi delle materie prime? Un consiglio a Bertinotti e &: prima di comandare, imparare labc di come si possa governare la globalizzazione. Altrimenti, saremo costretti a vivere al buio, in tutti i sensi! Torino, 29 ottobre 2005 Maurizio Bonanni

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