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I TUMORI DELLA GHIANDOLA PROSTATICA

(L’adenocarcinoma della prostata)


Cenni di anatomia della prostata

La prostata è un organo fibromuscolare e ghiandolare che giace al di sotto della vescica ed intorno
all’uretra.
In condizioni normali pesa circa 10 gr e racchiude l’ uretra posteriore che è lunga circa 2,5 cm
(uretra prostatica).
Si trova posteriormente alla sinfisi pubica, è fissata anteriormente dai legamenti pubo-prostatici.
Inferiormente poggia sul diaframma uro-genitale; i vasi deferenti e le vescichette seminali sono in
stretta relazione con la sua parete postero-superiore.
Posteriormente è separata dal retto dai 2 strati della fascia di Denonvilliers.
È perforata posteriormente dai dotti eiaculatori che con decorso obliquo si svuotano sul pavimento
dell’ uretra prostatica in prossimità dello sfintere striato esterno sul collicolo seminale.
Secondo la classificazione di Mc Neal la prostata è divisa nella zona centrale, periferica, di
transizione, una porzione anteriore ed una sfinterica preprostatica.
Gli adenomi prostatici originano di solito dalle ghiandole periuretrali nella zona di transizione ,
mentre le neoplasie maligne originano soprattutto dalla zona periferica.
È circondata da una capsula fibrosa al di sotto della quale si trovano le fibre muscolari lisce ad
andamento circolare e fibre collagene all’ interno del quale troviamo le ghiandole rivestite dalle
cellule epiteliali. Questa elevata quantità di tessuto muscolare, soprattutto alla base della ghiandola,
origina dalla muscolatura liscia longitudinale della vescica e costituisce il vero sfintere muscolare
involontario dell’ uretra posteriore.
Le ghiandole drenano nei dotti escretori principali sul pavimento dell’ uretra.
La prostata è irrorata dalle arterie vescicali, pudenda interna e rettale media. Le vene iliache interne
e dorsale del pene drenano il sangue nel plesso periprostatico.
È innervata dal sistema simpatico e parasimpatico.

Incidenza del tumore

Il tumore della prostata è la neoplasia più frequente del sesso maschile ; in alcuni gruppi etnici è
addirittura la neoplasia più frequente come , ad esempio, i soggetti di razza nera o nei paesi
scandinavi.
Nelle popolazioni asiatiche si osserva una incidenza molto minore rispetto ai popoli occidentali; i
fattori genetici, dietetici ed ambientali possono spiegare tale differenza.
Interessa principalmente uomini di età avanzata ed è infatti la neoplasia più frequente dopo i 75
anni.
Da alcuni studi autoptici è risultato che la incidenza aumenta del 30% negli uomini di 70-79 anni e
del 69% dagli 80-89 anni.
Si osserva una elevata incidenza di neoplasie occulte (diagnosi autoptica) in quanto è una malattia
che avanza molto lentamente e spesso i pazienti muoiono per cause differenti prima che la neoplasia
si renda manifesta.
Si pensa perciò che le neoplasie precocemente manifeste siano biologicamente più significative ,
crescano più rapidamente e quindi diventino manifeste prima della morte del paziente.

Eziologia

Non ci sono dati ancora molto certi sui fattori in grado di provocare la comparsa di una neoplasia
prostatica , si pensa però che ci siano dei fattori in grado di influenzare la formazione di questi
tumori.

I principali sono:
- la predisposizione genetica che risulta dall’ osservazione che in alcuni gruppi familiari si
registra un’ incidenza maggiore (alterazioni geniche presenti in quasi tutti i pazienti affetti
dalla neoplasia)
- fattori razziali (Africani più colpiti)
- fattori ambientali

Tra i fattori ambientali è stata ipotizzata una patogenesi virale mai dimostrata; non è risultata
nessuna correlazione tra abuso di caffè e di alcool, risulta invece un rapporto con la
ipercolesterolemia ed in generale con un elevato apporto di acidi grassi con la dieta.
Tra i fattori di rischio professionali ritroviamo l’ esposizione al cadmio, un metallo pesante che
agisce legandosi allo zinco presente in grosse quantità nel secreto prostatico.
In generale i fattori di rischio principali vengono considerati l’età e la secrezione degli ormoni
sessuali che influenzano positivamente la crescita delle cellule prostatiche. Gli eunuchi sono infatti
quasi del tutto esenti dalla neoplasia prostatica.
I fattori di crescita come EGF (epidermial growth factor), il Transforming factor-alfa e l’ Insulin
like growth factor sono capaci di stimolare in vitro la crescita di cellule ormono-sensibili.
Si ritiene quindi che gli ormoni agiscano a distanza, mentre i fattori di crescita agiscono
direttamente con un meccanismo paracrino sulle cellule contigue, e con un meccanismo autocrino
sulle cellule che li producono.
Il concetto della ormono-dipendenza è invece un concetto molto vecchio legato al miglioramento
osservato in pazienti dopo intervento di orchiectomia e somministrazione di estrogeni ed il
peggioramento in seguito all’ assunzione di ormoni sessuali maschili.
L’ età è invece importante in quanto la prostata è un organo che dopo i 40 anni tende ad aumentare
di volume.
Pertanto le cellule epiteliali sono in continua replicazione e ciò può favorire la trasformazione
maligna di tali cellule (equilibrio tra proliferazione ed apoptosi)
In conclusione i fattori ambientali e genetici hanno un ruolo importante nella patologia, mentre gli
ormoni ed i fattori di crescita possono essere considerati i promotori della stessa svolgendo un ruolo
addizionale essenziale.

Progressione della neoplasia (storia naturale)

Il tumore della prostata progredisce lentamente. Esso inizia come una neoplasia microscopica e
pian piano si accresce e si diffonde nell’organismo diventando un tumore metastatico.
Dapprima appare localizzato nella zona periferica della ghiandola ed in genere in un solo lobo, in
seguito accrescendosi può interessare entrambi i lobi. L’ulteriore crescita porta all’invasione della
capsula, a causa della crescita centrifuga della neoplasia, soprattutto in corrispondenza delle aree di
minore resistenza della capsula stessa, cioè le regioni di contatto con gli organi limitrofi, e dove le
strutture vascolari e neuronali entrano nella prostata.
Durante la progressiva diffusione intraghiandolare ed extraghiandolare si osserva l’infltrazione dell’
uretra prostatica , dei tessuti periprostatici, della vescica e delle vescicole seminali.
Ma oltre che localmente il tumore può diffondersi in tutto l’organismo. In questo caso la
disseminazione può essere per via ematica andando ad interessare soprattutto le ossa del bacino, le
vertebre lombari, le vertebre cervicali, lo sterno, la teca cranica e la testa del femore.
Si pensa che la disseminazione per via ematica avvenga soprattutto tramite le vene del plesso
sacrale che comunicano con i plessi preprostatico e periprostatico.
La diffusione delle cellule neoplastiche tramite il corrente linfatico porta invece alla formazione di
metastasi linfonodali che interessano soprattutto i linfonodi locoregionali cioè gli otturatori, gli
ipogastrici e gli iliaci esterni, e in seguito ad una inversione del flusso linfatico anche quelli
inguinali (sede metastatica rara)
Le metastasi ossee di questa neoplasia sono in genere di tipo osteoblastico iperostosico e provocano
così delle deformazioni scheletriche oppure sono osteolitiche creando dei crolli ossei. Infatti viene
invasa prima la corticale e poi la midollare ed in seguito ad una importante azione osteolitica non
corrisponde la neoapposizione di tessuto osseo, per cui sono frequenti le fratture patologiche che
spesso sono il sintomo di esordio della malattia.
Possiamo avere anche delle metastasi a distanza in altri organi come il fegato ed i polmoni dove
possiamo avere una invasione soprattutto della via linfatica e la comparsa così di linfangite
carcinomatosa, cioè la invasione dei vasi linfatici polmonari da parte delle cellule neoplastiche.

Quadro clinico

Il carcinoma prostatico raramente è sintomatico, infatti viene scoperto nella maggior parte dei casi
incidentalmente durante una esplorazione rettale, o in seguito all’ esame istologico di tessuto
rimosso in corso di intervento per ipertrofia prostatica.
Solo raramente possiamo osservare sintomi disurici di tipo ostruttivo, cioè mitto ipovalido,
pollachiuria e nicturia , simili a quelli della ipertrofia prostatica benigna.
Questa situazione si può presentare soprattutto nel caso in cui siano contemporaneamente presenti
la patologia maligna e quella benigna. Pertanto solo in rari casi possiamo avere ritenzione
incompleta e successivamente completa di urina.
I sintomi di esordio sono spesso solo quelli dovuti alla disseminazione metastatica, cioè dolori alle
ossa del bacino, alla colonna vertebrale soprattutto nella regione lombo-sacrale, fratture patologiche
e sintomi neurologici dovuti alla compressione midollare da parte del tessuto metastatico. Infatti
quando sono presenti delle metastasi vertebrali ed è presente compressione midollare si avrà una
sintomatologia diversa a seconda dell’ area midollare interessata.
Ad esempio se esiste una compressione lombare avremo delle parestesie agli arti inferiori, se la
compressione invece interessa regioni più alte avremo delle parestesie anche agli arti superiori.
La uretrorragia può insorgere in seguito alla invasione neoplasia dell’ uretra, il dolore perineale
spesso irradiato al pene insorge in seguito alla invasione neoplastica dei nervi situati nella regione
del tumore primitivo.
Sono sintomi tardivi:
- comparsa di emorragie ed ecchimosi sottocutanee, che compaiono in seguito alla secrezione
da parte della neoplasia di sostanza fibrinolitiche
- anemia aplastica per invasione del midollo osseo
- edema degli arti inferiori per il blocco delle catene linfatiche iliache.

Diagnosi

Il primo esame fondamentale per la diagnosi di neoplasia prostatica è l’ anamnesi, cioè la


valutazione della storia e dei sintomi del paziente. Il paziente potrà essere del tutto asintomantico e
ciò ci fa pensare ad una fase iniziale della malattia, oppure potrà riferire dei sintomi disurici o delle
algie ossee che ci faranno pensare invece ad una fase già avanzata.
Successivamente si effettua l’ esame obbiettivo che consiste nella esplorazione digito-rettale.
Durante la ispezione rettale si deve sempre valutare se i margini della ghiandola sono bemn
delimitati, se è presente l’invasione della capsula, la dimensione, la consistenza e le caratteristiche
della superficie della ghiandola, al fine di iniziare a dare una valutazione del grado di estensione
della neoplasia.
Pertanto i reperti palpatori possono essere diversi a seconda della fase della malattia:
- Prostata nei limiti della norma , superficie liscia, margini limitati, consistenza fibro-
parenchimatosa (fase iniziale)
- Presenza di un nodulo di consistenza duro-lignea a carico di un lobo
- Presenza di numerosi noduli duro-lignei a carico di entrambi i lobi
- Prostata con struttura completamente sovvertita: consistenza duro-lignea, margini sfumati,
superficie bozzuta
Viene poi effettuato il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico), una proteina secreta dalle
cellule prostatiche che favorisce la liquefazione dello sperma.
I suoi valori normali vanno da 0 a 4, mentre da 4 a 10 (zona dubbia) si considerano indice di una
ipertrofia prostatica benigna e se maggiori di 10 indice di una patologia maligna.
Molto importante è il valore del rapporto tra il PSA libero e quello totale che se inferiore al 15%
pone subito il sospetto di neoplasia.
Il dosaggio di questa proteina viene usato anche nel follow-up dei pazienti prostatectomizzati, o
comunque sottoposti ad una terapia, e qualora i valori si portino al di sopra dello 0 fanno pensare
ad una ripresa della malattia.
L’ecografia prostatica transrettale con l’uso del Colore e del Doppler può fornire dati sulla
morfologia e struttura della ghiandola prostatica ponendo il dubbio sulla presenza di una neoplasia.
Ma l’accertamento diagnostico conclusivo è la biopsia prostatica che permette di valutare l’
effettiva presenza della neoplasia. Soprattutto nel caso in cui ci siano altri reperti che fanno
sospettare una neoplasia (Esplorazione rettale, PSA, ecografia) deve essere praticato.

Caratteristiche anatomo patologiche della neoplasia

I tumori della prostata, più frequenti, sono degli adenocarcinomi che originano dalle cellule acinari
prostatiche per cui si formano delle strutture ghiandolari più o meno regolari a seconda del grado
di differenziazione del tumore.
Si possono avere inizialmente delle cellule iperplastiche atipiche e una neoplasia intraduttale che ha
i caratteri di una lesione premaligna, che si osserva però solo in un terzo del pazienti con carcinoma
prostatico.
Circa il 70% delle neoplasie prostatiche sono periferiche e multifocali.
Vengono classificate soprattutto in base alle caratteristiche citologiche, alle atipie nucleari e al grado
di differenziazione ghiandolare.
Il sistema di classificazione più usato è quello dello Score di Gleason che si basa sull’ assegnazione
di 2 punteggi (da 1 a 5) alla stessa area tumorale in base alle caratteristiche più diffuse e meno
diffuse della differenziazione ghiandolare in quella regione e successivamente alla loro
sommazione.

Si ottengono così dei valori che definiscono il grado di differenziazione della neoplasia:
- per valori 2-4 neoplasia ben differenziata (1+1 oppure 2+2 o ancora 3+1)
- per valori 5-7 moderatamente differenziata
- per valori 8-10 scarsamente differenziata

Il grado di differenziazione tumorale è uno dei più utilizzati indicatori prognostici relativamente
allo sviluppo e alla progressione della malattia.

Stadiazione

La stadiazione viene effettuata in genere con le tecniche di diagnostica per immagini e deve essere
effettauta per valutare la estensione locale e a distanza della neoplasia. A questo scopo si utilizzano
diversi esami strumentali tra cui l’ ecografia prostatica condotta per via sovrapubica e transrettale.
La TC addome-pelvi viene invece utilizzata per valutare oltre che l’ estensione locale anche
l’estensione a distanza in sede di piccolo bacino, addome inferiore e superiore della neoplasia cioè:
vescicole seminali, vescica e retto. Tale esame è utile anche per la valutazione degli organi
addominali come per esempio il fegato che può essere sede di metastasi.
Nel caso in cui ci sia il sospetto di eventuali metastasi polmonari o cerebrali, verranno praticate
anche la TC cerebrale e toracica (si effettua di solito prima la radiografia del torace e se questa
pone sospetto della presenza di ripetizioni metastatiche si approfondisce con la TC)
La scintigrafia ossea total body deve essere praticata per osservare se sono presenti metastasi ossee.
Tutti questi esami sono importanti per la stadiazione della neoplasia, cioè per valutare i rapporti del
tumore con le strutture contigue e distanti.
Una volta effettuata la stadiazione della malattia questa viene inserita in uno dei seguenti gruppi del
sistema TNM e si opterà per il tipo di terapia più adeguata (possono esserci diverse opzioni
terapeutiche a seconda dello stadio della malattia).

Categoria T
To non vi sono segni del tumore primitivo
Tx non ci sono elementi sufficienti per definire lo stadio
T1a tumore scoperto casualmente all’ esame istologico
T1b tumore incidentale presente in 5% o meno del tessuto del tessuto asportato ed esaminato
T2a interessa meno della metà di un lobo
T2b interessa più della metà di un lobo
T3a sconfinamento extracapsulare unilaterale
T3b sconfinamento extracapsulare bilaterale
T3c invasione delle vescichette seminali
T4a invasione del collo vescicale, del retto e dello sfintere striato
T4 invasione del muscolo elevatore dell’ ano e fissità alle pareti pelviche

Categoria N
N0 nessun segno di interessamento linfonodale
N1 singolo linfonodo di dimensione massima di 2 cm
N2 singolo linfonodo di dimensione maggiore di 2 cm e minore di 5 cm
N3 singolo linfonodo di dimensione maggiore di 5 cm
Nx linfonodi interessati non valutabili

Categoria M
M0 non segni di metastasi a distanza
M1 metastasi a distanza
M1a linfonodi non regionali
M1b ossa
M1c altre sedi
Mx metastasi a distanza non valutabili

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