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IL DISEGNO DEL DIAVOLO

Una domenica il diavolo si dest con un deciso dolore al duodeno e una diarrea debordante. Dannazione! disse, digrignando i denti e dirigendo con disprezzo il dito a Dio. Da decenni difatti, durante il dormiveglia, delirava di essere decapitato e di defungere dissanguandosi: il disgraziato deambulava decollato tra un dedalo di dannati che lo deridevano e dopo, debole e depresso, denudato della sua dignit, si dirigeva a Dio e davanti a lui si doleva dei suoi delitti, domandandogli un destino pi dignitoso. Dunque il diavolo si dest, deglut di disdegno e defec. Dopo che si deterse il deretano, divor una dozzina di dannati e si diede a deambulare dispettosamente per i dedali dellAde. Diavolo dun Dio! non desisteva dal dire, divertirsi a dileggiare il demonio! Debilitarlo e deprimerlo! Dilettati dunque con i tuoi disegni divini! Un d ti dar il disturbo dietro! Per divagarsi dai dispiaceri e dimenticare le disgrazie il diavolo si dirigeva di solito nella dependance dirimpetto, dove si distraeva con due dischi, disteso sul divano, e si divertiva a discorrere e danzare con la sua diavola. La donna, duttile e dolce come un dattero di Dahra, aveva per la debolezza di detestare il disordine, e quella domenica il diavolo, col dispetto che lo divorava dentro, era difficile che non disordinasse dappertutto. Mentre la diavola, in duepezzi, si dedicava ai doveri domestici detergendo e deodorando la dimora il diavolo dapprima si distese sul divanetto, si dondol e si dimen, dopo si diede a deambulare per la dependance, denigrando detersivi e deodoranti che, diceva, lo disturbavano e debilitavano. La diavola, che quel d era dispettata di suo, dimentic la dolcezza del dattero e dardeggi con dileggio: Che diavoleria, diavolo dun demonio! Hai deciso di deliziarmi dimenandoti e deambulando dappertutto?! Il diavolo digrign i denti e disse con diabolico disprezzo: Dannata donna, drogata di diabolici detersivi e deodoranti deficienti! Desisti dalle tue diavolerie e dalle tue dabbenaggini! Non lavesse detto! La diavola dissotterr il dado della discordia e si diede a denigrare il diavolo e diffamarlo. Diavolo decrepito! disse Deferente con la divinit e duro coi dannati, che daltronde ti deridono dietro! Sei la disperazione dellAde, il disonore dei demoni! E l un diabolico decalogo: il diluvio! Deficiente! Disgraziato! Disonesto! Diverticolo disgustoso! Demonio demod! Dopo, definendo il discorso, disse: Il dovuto adesso dato! Domani domander il divorzio! Il divorzio? dardeggi il diavolo. Il divorzio lo domando io, dannazione! Domani, anzi dopodomani! Cos dicendo, si defil e, nel delirio pi debilitante, si diresse per un declivio. Deambulava dispettato e non gli dava di dimenticare: Dio, la diavola, i suoi dannati detersivi e i deodoranti, la debolezza del disordine il disordine! Di colpo gli si deline un disegno: e se avesse dato lui i dettami ai discendenti dAdamo? I delitti si sarebbero di certo decuplicati! e, decuplicati i delitti, decuplicati i dannati: un diabolico dispetto a quel Dio demiurgo e dabbene che laveva dannato e deliberatamente lo defatigava e, di pi, a quella diavola degenere della sua donna che sarebbe divenuta demente dietro il disordine dei dannati, con la dimora da detergere e deodorare di continuo! Si dice che i danni siano decuplicati tra i discendenti dAdamo e che questi siano dominati dal demonio: dispotismi e dittature, denutrizione, dissidi e discordie, devastazioni e deturpazioni, depauperamento e desertificazione, disboscamenti e dissennate deforestazioni, desolazione e degrado, discariche, disastri e distruzione, dappocaggine, demenza, disadattamento, depressione, dissociazione, dolore e drammi, devianze, droga, doping, dissolutezza e depravazione, disorientamento, diseducazione, discriminazioni, divisioni, decapitazioni e decimazioni, disaffezione e disinteresse, dispregio della dignit, delinquenza, delitti, il denaro il disegno del diavolo?

IMPORTANZA DELLINTUIZIONE Inizialmente Iddio istitu limmanente. Iddio lips (i = ipsechia) che include e ingloba linterezza intera (interitudine) da i a izza . Iddio introiett linfinito nellips, ideando e imbastendo immagini allindefinitezza, e insuffl limpulso ipsechico, innescando lincarnazione nellimmanente. Indi lincarnazione ipsechica impronta le infinite indivi-dualit e lindividuo idea, immagine istantanea nellimmanenza. impronta incarnata dellips in immagini infinite. Come immagine dellips, lindividuo inequivocabilmente intelligente, idoneo a intelligere. Identifichiamo e indichiamo lindividualit intelligente come io, identit individuale indivisibile e irripetibile. Linclinazione innata dellio di immergersi nellimmanenza e nellistoria (immanenza in-fieri) e ivi incontrare, intendere, imparare, immagazzinare; indi ire indietro allips. Intendere, imparare, immagazzinare limmanente incontrato lincarico che Iddio ha inoculato nellinconscio dellio per indossare gli indumenti dellistoria. Igitur linteresse dellideato linteresse dellideatore: istituire un insieme ibrido e indissolubile. Tra gli ingredienti intellettuali dellio per intendere limmanenza, intuizione e intelligenza sono gli intermediari inversi e indiscutibilmente inconciliabili. Lintuizione (insight in inglese) unidea, unimmagine improvvisa e inaspettata, unilluminazione indipendente dallintenzionalit dellindividuo. Limpensato, listantaneo non indicano invero imprevedibilit. Lintuizione infatti si impianta su un insieme di incidenti e informazioni, idee e immagini insite nellimmanente che lintelligenza incapace di inventariare intrecciare intendere. Indi lintuizione involontaria improvvisa immediata, invece lintelligenza intenzionale induttiva indiretta; lintuizione irraggiamento involamento incantamento, lintelligenza invischiamento impaludamento irrigidimento; lintuizione listinto dellintelletto, lintelligenza intelletto investigativo; lintuizione sinvola, lintelligenza incespica; per lintelligenza lintuizione illusione, per lintuizione lintelligenza inefficacia; e se lintuizione idonea ad ire allintelligenza, dallintelligenza impossibile ire allintuizione. Limmanenza intrisa dellips e Iddio ha inserito nellindividuo limpronta (imprinting) che induce lio a individuarlo. Ma lio incapace di intendere Iddio; infatti lintelligenza che lio ha innalzato sullimpalcatura dellintendimento indotta distinto a indagare e interpretare e, infarcendo le investigazioni di induzioni interessanti e invitanti, simpantana in ipotesi investigative, ignorando limponderabile e lindimostrabile. E lips indimostrabile. Iddio e ips sono invece intesi istantaneamente dallintuizione che, distinto, intravede e ingloba. Ma nellistoria lio ha immolato lilluminazione dellintuizione agli intrichi dellintelligenza. Indi lio insiste a investigare illudendosi di individuare Iddio nellimmanente. Una iattura per lindividuo. Indi limportanza dellintuizione, iniziale impulso illuminante per incominciare a intendere lips. Lintuizione linizio, lintelligenza liter.

1. 2.

Indizio incerto, dallindoeuropeo if o id. Lindividuo, immagine incarnata dellips, nellistante in cui inizia litinerario nellimmanenza si immette nelliter inverso: dallimmanente allips.

MASTURBAZIONI MENTALI Meditava. Muto sul materasso, a momenti messo su una mattonella, la mano al muro, menava la mente per mari e per monti. E la mente si muoveva morbida, come la marea: mulinava, marciava, macinava miglia e miglia, macerandosi sulla mediocrit e la meschinit del mondo, la sua miseria, i mali, le magie, i malefic, il mistero della morte e della metempsicosi, la Madonna, il Messia. Si masturbava su s medesima la mente, sul mormorio dei suoi messaggi, le macchinazioni, le meraviglie, i miracoli o la miopia della memoria e, magari, se meritasse meditare. Un maledetto match al massacro. Una mattanza! Meditava. In modo maniacale, mortificante e masochista; di mattina, nel meriggio, a mezzogiorno, a mezzanotte. La mente martellava e lui martellava la mente per metterla malleabile, come il maniscalco il metallo. A momenti si mercanteggiava: se la mattanza fosse una malia, un malinteso, una mera minchioneria o una macchia, una menomazione, un male mostruoso e, maledizione! il messaggio mentale si mescolava maggiormente nei meandri delle meditazioni: una morsa maledettamente maligna e mordace, una mannaia! Menomale che Morfeo mitigava momentaneamente il males-sere delle membra e la mestizia della mente, massaggiandolo con le sue morbide mani. Meditava. Era un modus vivendi oramai, un mestiere monotono e mortificante. Il muro tra mente e mondo, muffito di melanconia, malcelava la maschera del martirio. Metterlo gi, mostrarsi al mondo e misurarsi era una mera mostruosit, in maggior misura che meditare morbosamente sul materasso o sulla mattonella. Per la moglie, mortificata dalla musoneria, il marito era mezzo matto; per il medico, una mercanzia al mercato del mistero mentale. Medit. Nel mezzo delle sue masturbazioni, una mattina molecole meditative si mossero dalla mente, a migliaia, milioni, miliardi. Una massa mucillaginosa, molliccia e marrone, gli si materializz sul muso, sul mento, sulle membra e le mani, mont sul materasso, sulle mattonelle, sul muro. Il magma maligno si moltiplic come metastasi e in meno di mezzora metabolizz il malcapitato. La moglie non si meravigli. Muta su una mattonella, la mano al muro, mirava il marito, macerandosi sulla maniera di medicare la mummia martire della mediocrit e della meschinit, dei mali, delle magie e dei malefic, della sua mente medesima, magari Madonna mia! Malcelando una manifesta molestia, mise le macerie maleodoranti nella macchina della mondezza e le mand al macero.

STUPIDI E STRONZI

In un saggio sul sorgere dello scadimento della societ e dei singoli soggetti stampato su Science di Settembre, il sociologo statunitense Sam Stanford ha schematizzato uno scenario singolare e scomodo, stravagante e semplicemente sconcertante. In sostanza il succo del suo scritto il seguente: i singoli nella societ si suddividono in stupidi e stronzi. Stupido, secondo Stanford, un soggetto sprovveduto e sostanzialmente superficiale, che non sa spiegarsi lo status suo e dei suoi simili e non sa soppesare ci che segue alle sue scelte. Stronzo il soggetto senza scrupoli, sfrontato, scaltro, simulatore, che schiva sistematicamente il suo svantaggio, strafottendosene dei suoi simili sui quali ha spesso il sopravvento. Stupidit e stronzaggine, dallo Stanford sintetizzate nella sigla SS, sono in sintesi lo spirito che sottende e sommuove la societ nelle svariate sue sfaccettature. Spetta solo stabilire sostiene il sociologo se il singolo sia da sistemarsi nella schiera degli stupidi o nello stuolo degli stronzi, o sia similarmente stupido e stronzo, o soprattutto stupido senza smettere di essere stronzo o specialmente stronzo senza smettere di essere stupido . Se il singolo sincero con s stesso, sostanzialmente sa nel segreto del suo spirito la sua situazione: se egli sia della schiera degli stupidi o degli stronzi. Secondariamente, sostiene Stanford, stupidit e stronzaggine sono scalettate a seconda dello status sociale, delle sostanze del singolo e dello stadio di sviluppo soggettivo. Solitamente pi si sale la scala dello status sociale e pi si straricchi, pi solida sar la stronzaggine, sino allo scalino sommo, soprannominato dallo Stanford, stadio della superstronzaggine ; similmente, pi si scende la scala dello sviluppo soggettivo, pi spicca e si stabilizza la stupidit, sino allo stadio dei supersciocchi , una sottospecie della societ! Se di solito il superiore uno stronzo (gli Stati superpotenze, satelliti sono, in scala, il sancta sanctorum della stronzaggine), il sottoposto uno stupido (i sudditi, negli svariati scalini, sono la summa della stupidit). Nel suo studio Stanford suggerisce sette semplificazioni. Sintetizziamo la sesta, che sviluppa il soggetto della salute. Sebbene si sappia che le sigarette sciupino e spengano la salute, uno sconcio che lo Stato le smerci ed sconsolante che il singolo le succhi. Per la situazione suddetta, secondo Stanford, lo Stato stronzo e il singolo stupido. Sennonch lo Stato, spendendo soldi per sanare gli svantaggi e le sciagure che scaturiscono dalle sigarette, simmetricamente stupido e il singolo specularmene stronzo, non stimando i soldi spesi dalla societ e le sofferenze che egli suscita nei suoi simili per la sua salute non sana. Sembra che ce ne sia a sufficienza, ma Stanford non smette di scudisciare e soggiunge severamente che la scalettatura della stupidit e della stronzaggine ha una sua sistematizzazione anche a seconda della sede e della situazione in cui siamo, del simile col quale siamo sintonizzati e dello stile che seguiamo nella sintonizzazione. Lo spazio tra stupidit e stronzaggine, seguita a sostenere lo studioso statunitense, spesso sottile sino a sparire. A sostegno, sottolinea che nelle Sacre Scritture stolto e scellerato si sposano e sono similari, essendo scellerato chi sopravvive stoltamente, alla stregua che il Signore non sussista o non sondi le scelte del singolo, e non soprintenda alla sua sorte . Il saggio del sociologo statunitense ha subito suscitato scalpore, sdegno e sospetti nel settore scientifico e non solo. scandaloso e sconcertante ha sottolineato con stizza il semiologo sloveno Slobodan Suvich, che studiosi sconclusio-nati della statura dello Stanford abbiano spazio sulla stampa scientifica seria e siano supportati a scrivere scampoli di scempiaggini e stronzate, per servirsi degli stessi segni semantici . Le stoccate si sperperano e lo schiamazzo non si stempera, anche se sembra che spesso si discuta del sesso di satana.

Sebbene lo scenario sardonicamente sistematizzato dal sociologo statunitense sia surreale e sconfortante, si spera che nella societ ci sia una serie di soggetti che si salvano dalla scomoda e storicamente sanguinaria sigla; anche se lo Stanford sembra scoraggiarci sentenziando: Siamo una stirpe di stupidi scialbi e scipiti e una schiera di semplici stronzi, sperduti nello scintillante scenario del sistema solare!

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