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IL TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ALGEBRA.

RETROSCENA STORICI.
Matematica del Continuo

Università degli studi di Milano.


Diparimento di Tecnologie Infor-
matiche di Crema

Iofrida Leo Domenico - 719589


Cavassa Emanuele Lorenzo – 628899

Professor Massimo Cariboni

1
L'algebra. divisione. In questo modo vengono introdotti e studiati
L'algebra è una branca della matematica che trat- oggetti come equazioni e polinomi e i metodi risolutivi
ta lo studio di strutture, relazione e quantità. per trovarne le radici.
Il termine algebra (dall'arabo !"#$%, al-!abr che
significa "unione", "connessione" o "completamento", Algebra astratta
ma anche "aggiustare") deriva dal nome del libro del
matematico persiano arabo Mu!ammad Bin M"s# al-
L'algebra astratta è una estensione dell'algebra
"w#rizm$, intitolato Al-Kitab al-Jabr wa-l-Muqabala
elementare, nata nel XIX secolo e sviluppatasi enor-
("Compendio sul Calcolo per Completamento e Bilan-
memente nel XX secolo. L'algebra astratta definisce e
ciamento"), che tratta la risoluzione delle equazioni di
studia le strutture algebriche: insiemi muniti di opera-
primo e di secondo grado.
zioni che soddisfano ben determinati assiomi. Questi
insiemi estendono gli usuali insiemi numerici, quali i
L'algebra si suddivide in 3 branche fondamentali:
numeri interi, razionali, reali e le usuali operazioni di
Elementare, Astratta e Lineare.
somma o prodotto.
Esempi di strutture algebriche sono i gruppi, gli
Algebra elementare anelli, i campi e gli spazi vettoriali.

L'algebra può essere introdotta come generaliz- Algebra lineare


zazione ed estensione dell'algebra elementare. Que-
st'ultima, insegnata nelle scuole secondarie, estende a
L'algebra lineare studia i metodi per risolvere si-
sua volta l'aritmetica tramite l'introduzione di oggetti
stemi di equazioni lineari. Protagonista dell'algebra
simbolici, chiamati variabili e denotati con lettere del-
lineare è lo spazio vettoriale, una struttura che gene-
l'alfabeto.
ralizza il piano cartesiano e permette di definire spazi
Alle variabili si applicano le usuali operazioni
di dimensione arbitraria.
aritmetiche di addizione, differenza, moltiplicazione e

Mohammad Bin Musa Al-Khawarizmi


Abu Abdullah Mohammad Ibn Musa al-Khawarizmi, conosciuto anche come Abu Ja'far al-Khwarizmi, nacque a Khawarizmi, zona dell’Asia
Centrale a sud dell’Aral sea (Lago di Aral) a cavallo tra l'Uzbekistan occidentale ed il Kazakistan meridionale.
Si conosce molto poco della prima parte della sua vita, eccetto che i suoi genitori emigrarono a sud di Baghdad. Non si conoscono con esat-
tezza neppure le date della sua nascita e della sua morte tanto che si colloca la sua vita tra il 780-850 d.c.
Khawarizmi fu un matematico, astronomo e geografo. Come matematico rimane senz’altro uno dei più grandi di tutti i tempi dal momento che
è stato il fondatore di diverse branche della matematica e di parecchi dei suoi concetti base. Importante a tal proposito e in particolar modo
per la nostra trattazione è sicuramente il suo lavoro sull’algebra, ritenuto fino ad oggi eccezionale dalle più grandi menti matematiche della
storia. Infatti, non solo ha dato l’input a questa nuova disciplina, ma l’ha addirittura sviluppata dando delle soluzioni analitiche a delle equa-
zioni lineari e quadratiche. Non è quindi un caso che il nome “Algebra” è stato derivato dal suo famoso libro Al-Jabr wa-al-Muqabilah ed è
questo il motivo per cui molti lo hanno identificato come il vero fondatore di questa disciplina. Questo libro ci è pervenuta in due versioni, una latina e una araba, ma in
quella latina, Liber algebrae et almucabola, manca una parte considerevole della versione araba: per esempio la prefazione, che nel testo originale aveva un taglio
troppo religioso. Rimangono anche molte perplessità quale sia il significato dei termini "al-jabr" e "muqabalah". Il primo, presumibilmente, significava "restaurazione" o
"completamento" e si pensa si riferisse alla trasposizione dei termini sottratti da un membro all'altro dell'equazione; il secondo si pensa possa significare "riduzione" o
"equilibrio" e quindi indicare la cancellazione dei termini simili che compaiono in entrambi i membri di una equazione.
Al-Khuwarizmi distingue e risolve sei tipi di equazioni algebriche formate da tre specie di quantità: radici, quadrati e numeri, esprimendo il tutto a parole come riporta-
to nella colonna di sinistra, mentre a destra riportiamo la notazione corrispondente moderna:
1. Quadrati uguali a radici % % ax2=bx% %
2. Quadrati uguali a numeri% % x2=a%
3. Radici uguali a numeri% % x=a%
4. Quadrati e radici uguali a numeri% % x2+10x=39%
5. Quadrati e numeri uguali a radici% % ax2+c=bx
6. Radici e numeri uguali a quadrati% % 3x+4=x2
I sei casi presentati esauriscono tutte le possibilità di equazioni lineari e del secondo grado aventi una radice positiva (la radice x=0 o a valori negativi non veniva
riconosciuta).
Al-Khuwarizmi inoltre propose la regola per risolvere ogni tipo di equazione, una sorta di formula simile a quella usata oggi cioè simile a:

& &
Per concludere si può dire che la grandezza di questo matematico la si deduce anche dal fatto che le sue innovazioni hanno trovato spazio in un periodo della storia in
cui la diffusione delle idee era veramente difficile e lenta a causa della mancata comunicazione tra le diverse culture.

2
L'algebra lineare è di importanza fondamentale in Dal teorema segue che un'equazione polinomiale
molte discipline scientifiche. (polinomio eguagliato a zero in una variabile) a gra-
do n ammette sempre esattemente n soluzioni in cam-
po complesso, tenuto conto che alcune possono essere
Cos'è il Teorema Fondamentale dell'algebra?
dotate di molteplicità.

Ci sono diversi modi per esprimere il Teorema


Fondamentale dell'algebra, tra cui la formulazione Cosa ha portato al teorema
che ogni polinomio reale può essere espresso come
prodotto di fattori irriducibili. Consideriamo un'equazione polinomiale a coeffi-
Il concetto base che lega le varie esposizioni asse- cienti interi (positivi o negativi):
risce che “ogni polinomio a coefficienti complessi
ammette almeno una radice”. Pn(x)=anxn+an-1xn-1+...+a1x+a0=0

Girolamo Cardano
Girolamo Cardano era il figlio illegittimo di Fazio Cardano e di Chiara Micheria. Suo padre era un avvocato a Milano ma la sua esperienza
nella matematica era tale che fu consultato da Leonardo da Vinci su domande di geometria. Oltre che del sua lavoro in legge, Fazio ha insegna-
to geometria sia all'università di Pavia che, per un periodo più lungo, a Milano.
Geronimo Cardano iniziò come assistente del padre ma, essendo un bambino debole, il padre stesso dovette chiedere l'aiuto di due nipoti quan-
do il lavoro diventò insostenibile per il giovane figlio. Nonostante questo, Fazio continuò ad insegnargli matematica. Questo fu il motivo che
portò il ragazzo a considerare l’ipotesi di una carriera accademica. Nel 1520 Fazio, nonostante la sua idea era quella di indirizzare Girolamo
verso le materie giuridiche, permise al figlio di iscriversi all'Università di Pavia e successivamente a quella di Padova per studiare medicina.
Cardano fu un allievo brillante diretto ed altamente critico, anche se non veniva molto gradito a causa dei suoi atteggiamenti eccentrici e arro-
ganti che gli procurarono molti nemici. Questo non gli impedì però di concorrere per il posto di rettore dell’università e addirittura di vincere,
anche se solo per un voto sul suo rivale. Alla fine degli studi, a causa delle tante inimicizie, finisce col non trovare subito lavoro, ma animato da una forte forza d’animo si
adoperò per costruirsi una buona reputazione come medico tanto che i suoi servizi finirono col venire molto apprezzati da varie corti. Come medico è il primo a descrivere
la febbre tifoide.
Oggi egli è noto soprattutto per i suoi contributi all'algebra in particolare per aver pubblicato le soluzioni dell'equazione cubica e dell'equazione quadratica. In realtà la
storia ci dice che fu Scipione Dal Ferro (1465-1526), professore di matematica a Bologna, che riuscì a risolvere le equazioni cubiche del tipo x3+px=q intorno al 1500;
egli però non pubblicò il suo metodo risolutivo in quanto in tale periodo le scoperte venivano spesso tenute nascoste per poi sfidare i rivali a risolvere lo stesso problema.
Tale metodo fu rivelato dallo stesso Scipione Dal Ferro, alla fine della sua vita, ad un suo allievo, Antonio Maria Fior. Anche Tartaglia (soprannome di Nicolò Fontana,
1500-1559), in quegli anni era arrivato in modo indipendente ad una soluzione simile; aveva infatti trovato un metodo per risolvere le equazioni di terzo grado del tipo
x3+px=q e x3+px2=q con p ed q positivi. Nel 1535 fu quindi organizzata una sfida matematica tra Fior e Tartaglia. Ognuno dei contendenti proposte 30 problemi che
l’avversario doveva risolvere. Tartaglia risolse tutti i trenta problemi proposti da Fior, mentre Fior non riuscì a risolvere nemmeno uno dei trenta posti da Tartaglia. La notizia
della brillante vittoria di Tartaglia nella sfida raggiunse Girolamo Cardano. Tartaglia, date le insistenze di Cardano, finì per rivelargli il suo metodo, in cambio della solen-
ne promessa di Cardano di mantenere tale metodo segreto. Nonostante questo impegno Cardano pubblicò la sua versione del metodo di risoluzione delle equazioni di
terzo grado nella sua maggiore opera matematica, intitolata Ars magna stampata nel 1545 a Norimberga. Lo stile di Cardano era piuttosto oscuro e la sua algebra era
ancora allo stato retorico, nel senso che le equazioni venivano espresse quasi completamente a parole.
La procedura risolutiva dell’equazione x3+px=q si ritrova descritta nelle celebri terzine di Tartaglia (a destra si riporta la scrittura algebrica attuale):

"Quando che’l cubo con le cose appresso & & & & & x3+px=q con p, q > 0
Se agguaglia à qualche numero discreto
'
Trovan dui altri differenti in esso. % % % % % q=u-v
Da poi terrai questo per consueto
'
Che ‘l lor produtto sempre sia uguale & & & & & uv = (p/3)3
Al terzo cubo delle cose neto,
'
El residuo poi suo generale& & & & & 3
(u - 3(v
Delli lor lati cubi ben sottratti
'
Varrà la tua cosa principale.”& & & & & x = 3(u - 3(v

Sulla contesa tra Cardano e Tartaglia per la priorità del procedimento si scrisse molto; tuttavia fu stabilito che il primo a trovare il metodo risolutivo per le equazioni di
terzo grado fu Scipione Dal Ferro. In effetti Dal Ferro fu indicato proprio da Cardano nella prima pagina dell’Ars Magna come uno degli autori della scoperta ed inoltre,
nella prefazione, vengono accreditati anche Tartaglia e Ferrari. Questo ultimo, studente di Cardano, arrivò alla risoluzione delle equazioni di quarto grado. Nei suoi svi-
luppi delle soluzioni Cardano occasionalmente si servì dei numeri complessi, ma senza riconoscerne l'importanza come invece seppe fare il matematico Rafael Bombelli che
per primo intuì la necessità di ampliare i numeri allora conosciuti con altri numeri.
Cardano progettò inoltre svariati meccanismi tra i quali: la serratura a combinazione; la sospensione cardanica consistente in tre anelli concentrici che possono fare da
supporto a una bussola o a un giroscopio che possono ruotare liberamente; il giunto cardanico, dispositivo che consente di trasmettere un moto rotatorio da un asse ad un
altro di diversa angolatura e viene tuttora usato in milioni di veicoli. Nel 1550 introdusse la griglia cardanica, un procedimento crittografico.
Cardano venne accusato di eresia nel 1570 per aver elaborato e pubblicato nel 1554 un oroscopo di Gesù. Le accuse provenivano dai molti nemici che si era procurato.
Venne così arrestato, tenuto in carcere per parecchi mesi e costretto ad abiurare e ad abbandonare la cattedra occupata all'Università di Bologna. Questo lo indusse a
trasferirsi a Roma dove terminò la sua autobiografia e morì.

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non era in grado di comprendere la matematica utiliz-
Le soluzioni (o radici) reali di questa equazione zata.
sono dette numeri algebrici. In altre parole,un numero
a è algebrico se soddisfa un'equazione algebrica Bombelli pubblicò nel 1572 “Algebra”, nel quale
Pn(a)=0 per un polinomio Pn(x) a coefficienti interi. I introdusse una serie di regole con cui manipolare i
numeri interi e i razionali sono tutti algebrici. numeri complessi.
Infatti, se r=p/q è un numero razionale, esso è Cartesio, quarant'anni più tardi:, affermò:“[la
radice dell'equazione di primo grado P1(x)=qx-p. An- possibilità di] immaginare, per ogni equazione di
che (5 è algebrico poiché risolve l'equazione
P2(x)=x2-5=0.
Se il coefficiente an è diverso da zero, il polinomio Raffaele Bombelli
è detto di ordine n. Bombelli nacque a Bologna nel 1526 e morì a Roma intor-
no al 1572). Fu un matematico e ingegnere idraulico. Ori-
I polinomi di ordine 1 hanno due coefficienti cia-
ginariamente il cognome della sua famiglia era Mazzoli, e
scuno, diciamo a1 e a0 , entrambi interi. Segue quindi in epoca imprecisata fu cambiato in Bombelli.
Rafael fu il primo di sei fratelli. Nella sua formazione entra-
dal Lemma 31 che l'insieme di tutti i polinomi di ordine
rono a far parte le questioni matematiche dibattute in quel
1 è numerabile 2. Si può dimostrare, in generale, che tempo: lesse le opere di Girolamo Cardano e seguì la dispu-
l'insieme di tutti i polinomi di ordine n è numerabile. Il ta tra Niccolò Tartaglia e un allievo di Antonio Maria Fior, sulla risoluzione
delle equazioni di terzo grado. Inoltre si tenne informato su Ludovico Ferrari
Teorema Fondamentale dell'Algebra afferma che un che poco più tardi scoprì la formula per la soluzione delle equazioni di quarto
polinomio di ordine n ha esattamente n radici (anche grado. Studiò anche architettura e ingegneria esercitando per un certo tempo
tale attività a Roma.
complesse). Quindi l'insieme di tutti i numeri che sod- Negli anni successivi cominciò a scrivere un libro di algebra, ritenendo che
disfano una qualsiasi equazione di grado n è nume- molte delle dispute derivassero da una poco chiara esposizione della materia.
Sempre a Roma gli fu mostrato il manoscritto della "Arithmetica" di Diofanto di
rabile. Il sottoinsieme di questo insieme, formato dai
Alessandria e ne intraprese la traduzione. Sebbene il lavoro non fu mai portato
soli numeri reali, è ancora numerabile. a termine, il materiale venne utilizzato nella revisione del suo libro sull'algebra.
L'opera doveva essere in cinque volumi: i primi tre furono pubblicati nel 1572
(con il titolo completo di "L'Algebra, opera di Rafael Bombelli da Bologna,
L’enunciato e la dimostrazione del teorema copro- diuisa in tre libri con la quale ciascuno da sé potrà venire in perfetta cognitione
no un arco temporale di svariate centinaia di anni, della teoria dell'Aritmetica"), mentre il quarto e il quinto, sulla geometria, resta-
rono manoscritti, a causa della morte prematura di Bombelli.
185 per la precisione, almeno nella forma esplicita
come lo conosciamo oggi, perché essendo strettamen-
te legato al concetto stesso di algebra, è dall'800 d.C grado n, n radici, ma in realtà queste quantità imma-
circa che i matematici hanno a che fare con le conse- ginate non corrispondono a radici reali.”.
guenze del teorema; da quando i primi studi di al-
"w#rizm$ sulle equazioni portarono alla determina- Fu Viète a fornire equazioni di grado n con n ra-
zione delle sole radici positive. dici, mentre il primo a parlarne in maniera esaustiva fu
il matematico fiammingo Albert Girard nell'esposizio-
Nel 1545 è il matematico italiano Cardano a rico- ne del suo libro “L'invention en algebre” del 1629, il
noscere la possibilità di poter lavorare con quantità quale però non effettuò una dimostrazione in senso
più generali dei numeri reali, cercando la formula riso- moderno, anche perché riteneva che le soluzioni po-
lutiva di un'equazione cubica (soluzione in parte rive- tessero appartenere ad un insieme più ampio di C,
latagli dal matematico Tartaglia), arrivando ad ottene- invece che essere del tipo a+ib con a e b reali.
re tra le soluzioni le radici quadrate di un numero ne-
gativo. Riuscì a manipolare questi numeri complessi
fino ad ottenere la risposta esatta, anche se lui stesso

1
Lemma 3: “L’unione di un’infinità numerabile di insiemi numerabili è numerabile”.

2
~
Def. insieme Numerabile: “Un insieme A è detto numerabile se A N, cioè se è equivalente all’insieme dei numeri naturali”

4
François Viète Albert Girard
Viète nacque a Fontenay-le-Comte in Francia nel Albert Girard nasce nel 1595 e fu un matematico francese
1540. Studiò giovanissimo all’università di Poi- rifugiato religioso nei Paesi Bassi. Il suo primo interesse fu
tiers. Essendo il padre un uomo di legge, non la musica, in particolare gli piaceva suonare il liuto. Entrò
sorprese il fatto che lo stesso François studiò all'università di Leida a 22 anni, dove cominciò a studiare
legge. Dopo la laurea avvenuta nel 1560, co- matematica. In effetti, per i canoni dell’epoca, 22 anni era
minciò ad esercitare la professione legale che da considerarsi un’età superata per l’inizio di quel tipo di
portò avanti per soli 4 anni prima di decidere di studi. Tuttavia riuscì a lasciare il segno come matematico in
cambiare carriera. molte discipline come algebra, trigonometria ed aritmetica.
Quegli anni in Francia furono davvero tormentati a causa di continue Nel 1626 infatti pubblicò un trattato sulla trigonometria che contenne per la
agitazioni politiche e religiose. Infatti la “French Wars of Religion” prima volta le abbreviazioni di sin, cos, tan. In algebra si fece conoscere per
iniziò proprio nel 1562 appena dopo l’ascesa al trono di Francia di essere stato uno dei primi ad aver avuto alcuni pensieri iniziali sul teorema
Carlo IX. fondamentale dell’algebra. Acquisì fama anche per essere il primo a formulare
Viète, come matematico, introdusse la prima notazione algebrica siste- la definizione induttiva ben nota fn+2 = fn+1 + F-N per la sequenza del Fibo-
matica nel suo libro “Analyticam isagoge” pubblicato a Tours nel 1591. nacci. Come molti matematici del suo tempo Girard si interessò alle applicazioni
Il titolo di questo suo lavoro suonò molto strano negli ambienti scientifici militari della matematica ed in particolare allo studio delle fortificazioni. Tra-
dell’epoca per il suo significato, "Introduzione all’arte analitica", che dusse parecchi impianti sulle fortificazioni alcuni da francese al fiammingo, altri
lasciava aperti molti dubbi sul suo accostamento ad un lavoro di alge- da fiammingo al francese. Sembra che Girard si arruolò un certo tempo come
bra. Nonostante questo Viète venne molto apprezzato, sia per la com- assistente tecnico nell'esercito olandese, anche se questo avvenne con molta
pletezza dell’opera ma soprattutto perché ebbe il coraggio di basare il probabilità dopo aver pubblicato il suo lavoro sulla trigonometria. Muore nel
suo lavoro sulle idee del matematico italiano Cardano e sugli insegna- 1632.
menti degli antichi matematici greci, staccandosi così da quella che fino
ad allora aveva rappresentato la sorgente delle intuizioni algebriche: la
cultura araba. Altra sua importante intuizione degna di rilievo nel cam- Commettendo un clamoroso errore Leibniz sosten-
po della matematica, e più specificatamente nell’algebra, furono le
ne nel 1702 la falsità del Teorema Fondamentale, con-
cosiddette formule di Viète, cioè quelle formule che mettono in relazio-
ne le radici di un polinomio con i suoi coefficienti. L’importanza di que- vinto che non si sarebbe potuto scrivere il polinomio
ste formule si riscontrò negli anni soprattutto in relazione allo studio e x4+t4 come prodotto di due fattori reali quadratici. Il
dimostrazione del teorema fondamentale dell’algebra Queste formule
sono conosciute anche con il nome di formule di Viète-Girard poiché un suo errore risiedeva interamente nel negare che anche
importante contributo venne anche dal lavoro del matematico Albert (i si poteva scrivere come a+ib con a e b reali.
Girard.

Nella seconda metà del XVIII secolo lo studio delle


equazioni si orienta in una nuova direzione: non la

Gottfried Wilhelm von Leibniz


Gottfried Leibniz nacque a Lipsia nel 1646. Era il figlio di Friedrich Leibniz, un professore di filosofia morale e diritto all'Università di Lipsia e di
Catharina Schmuck, figlia di un avvocato e terza moglie di Friedrich. Tuttavia Friedrich morì quando il figlio aveva soltanto sei anni, quindi le
maggiori cure verso Gottfried vennero dalla madre. Non si possono però dimenticare la rigida educazione e quei valori morali e religiosi tra-
smessi dal padre all’ancora giovane Leibniz, che svolsero indubbiamente un ruolo importante nel corso della sua vita tanto da renderlo una
delle figure più importanti del suo tempo. Non a caso quindi, a soli sei anni, Leibniz aveva già imparato il latino leggendo Tito Livio e l’anno
dopo entrava nella scuola di Nicolai a Lipsia. Inoltre continuò per molti anni a leggere i libri del padre e cominciava ad apprendere attraverso
la scuola la logica e la teoria della suddivisione in categorie della conoscenza secondo il pensiero di Aristotele. Leibniz però non fu del tutto
soddisfatto dal sistema Aristotelico e quindi cominciò a sviluppare le sue proprie idee su come migliorarlo. In particolare fu aiutato in questo da
libri di metafisica e libri di teologia sia di origine cattolica che protestante. Nel 1661, all'età di quattordici, Leibniz entrò nell'università di Lipsia dove intraprese gli studi
di filosofia, materia che gli fu insegnata in modo eccellente a differenza della matematica che non gli fu spiegata nel migliore dei modi. Si laureò nel 1663 con il grado
più alto con una tesi sul “De Principio Individui” (Sul principio dell'individuo) che: - … ha dato risalto al valore esistenziale dell'individuo, che non deve essere spiegato
dalla materia da solo o dalla forma da solo ma piuttosto dal suo essere intero.
Nell’estate del 1663 Leibniz si trasferì a Jena dove grazie al suo nuovo professore di matematica Erhard Weigel, cominciò a capire l'importanza del metodo di prova
matematica anche per gli oggetti quali logica e filosofia. Weigel credeva che il numero fosse il concetto fondamentale dell'universo e le sue idee erano influenzarono
considerevolmente il pensiero di Leibniz.
Nell’ottobre dello stesso anno intraprende un dottorato in legge.
Molto si deve a Leibniz nel campo della filosofia tanto da poterlo annoverare tra le più prolifiche menti filosofiche a cavallo tra il 600 e il 700. Uno dei suoi maggiori
lavori si concentro prevalentemente sul concetto di monadi, cioè una specie di atomi spirituali, eterni, non scomponibili, che seguono delle leggi proprie, non interagi-
scono, ma ognuno di essi riflette l’intero universo in un armonia prestabilita. Concetto con cui tentò di risolvere il problema dell’interazione tra mente e materia solleva-
to da Cartesio. Inoltre sosteneva che l’uomo vive “nel migliore dei mondi possibili” perché creato da Dio, risolvendo così a priori anche il problema del male.
Non meno importanti delle teorie filosofiche sono i concetti e le dimostrazioni apportate al mondo della matematica. Prima tra tutte è da citare il fatto che è proprio a
lui che si deve il termine di funzione, che usò per individuare una quantità la cui variazione è fornita da una curva la cui pendenza può essere calcolata in un suo punto
particolare. Insieme a Newton diede uno dei maggiori contributi nel calcolo infinitesimale moderno, con particolare accento sul calcolo integrale: un importante punto
di svolta di questo suo lavoro si ebbe nel 1675 quando utilizzò per la prima volta il calcolo integrale per trovare l’area dell’insieme si punti delimitato dalla funzione
y=x. Sviluppò anche diverse notazioni utilizzate tuttoranei calcoli matematici (primo tra tutti il simbolo di integrale che voleva richiamare la S di Summa dal latino).
Unico neo nella sua esperienza matematica avvenne nel 1702 quando sostenne di aver trovato, con il polinomio x4 + 1, un controesempio che metteva in luce l’impos-
sibilità della dimostrazione del teorema fondamentale dell’algebra. Naturalmente venne smentito con una lettera in cui N. Bernoulli e C. Goldbach dimostrarono l'esi-
stenza di soluzioni complesse del polinomio.
Nonostante questo rimane comunque una delle menti più importanti anche perché a lui si deve anche la costruzione della prima calcolatrice meccanica capace di ese-
guire moltiplicazioni e divisioni e la forma moderna del sistema di numerazione binaria utilizzata oggi nell’informatica. Molti studiosi si chiedono infatti a cosa sarebbe
giunto se solo fosse riuscito a combinare le sue scoperte aritmetiche con le realizzazioni nel calcolo meccanico.

5
Jean-Baptiste Le Rond d' Alembert
(Parigi, 16 novembre 1717 – Parigi, 29 ottobre 1783) è stato un fisico, matematico, filosofo e astronomo francese, tra i più importanti prota-
gonisti dell'Illuminismo. Frutto di un amore illegittimo tra la marchesa Claudine Guérin de Tencin, scrittrice, e il cavaliere Louis-Camus Destou-
ches, generale d’artiglieria, d’Alembert nacque il 16 novembre 1717 a Parigi. Destouches era all'estero al momento della nascita di d'Alem-
bert che, un paio di giorni più tardi, fu abbandonato dalla madre sui gradini della cappella di Saint-Jean-le-Rond di Parigi, attinente alla torre
nord della cattedrale di Notre-Dame. Come voleva la tradizione, venne chiamato con il nome del santo protettore della cappella e divenne
Jean le Rond.
Messo dapprima in orfanotrofio, trovò presto una famiglia di adozione: venne preso in affidamento dalla moglie di un vetraio. Il cavaliere
Destouches, anche se non ne riconobbe ufficialmente la paternità, vegliò segretamente sulla sua educazione e gli accordò una rendita.
Sotto l'influenza della famiglia Destouches, all'età di dodici anni d'Alembert entrò nel collegio giansenista delle Quattro Nazioni (detto anche collegio Mazarino)
dove studiò filosofia, diritto e belle arti, conseguendo il baccalauréat nel 1735.
Negli anni successivi, d'Alembert derise i princìpi cartesiani che gli erano stati impartiti dai giansenisti: «premozione fisica, idee innate e i vortici». I giansenisti
orientarono d'Alembert verso una carriera ecclesiastica, cercando di dissuaderlo dal perseguire la poesia e la matematica. Tuttavia, la teologia era per lui «forag-
gio piuttosto inconsistente». Frequentò la scuola di legge per due anni, diventando avvocato nel 1738.
In seguito si interessò alla medicina e alla matematica. All'inizio si iscrisse a questi corsi con il nome di Daremberg, poi lo cambiò in d’Alembert, nome che conser-
vò per il resto dei suoi giorni.
La celebrità ottenuta con il suo lavoro sul calcolo integrale gli permise di entrare all'Académie des Sciences nel 1741 all'età di 24 anni; entrò poi all'Accademia di
Berlino a 28 anni, per un lavoro sulla causa dei venti. Federico II gli offrì per ben due volte la presidenza dell'Accademia di Berlino, ma d'Alembert, per il suo
carattere schivo e riservato, rifiutò sempre, preferendo la tranquillità dei suoi studi.
Nel 1743 pubblicò il Traité de dynamique nel quale espose il risultato delle sue ricerche sulla quantità di movimento.
Fu assiduo frequentatore di vari salotti parigini, come quello della marchesa Thérèse Rodet Geoffrin, quello della marchesa du Deffand e, soprattutto, quello di
Mademoiselle de Lespinasse. Fu qui che incontrò Denis Diderot nel 1746, il quale lo reclutò per il progetto dell'Encyclopédie; l'anno seguente intrapresero insieme
la direzione del progetto. D'Alembert si prese carico delle sezioni riguardanti la matematica e le scienze.
Nel 1754 d’Alembert venne eletto membro dell'Académie française e ne divenne segretario perpetuo il 9 aprile 1772.
Fino alla sua morte, avvenuta nel 1783 a 66 anni, continuò i suoi lavori scientifici scomparendo al culmine della sua fama, prendendosi così una rivincita eclatante
sulla sua sfortunata nascita.

sfrenata ricerca di una formula risolutiva, ma la ricerca La dimostrazione si basa sulla scomposizione di un
dell'esistenza della soluzione. polinomio di grado 2n nel prodotto di due polinomi di
grado 2(n-1). Il teorema segue dalla ripetizione di que-
Un'imponente figura nel panorama matematico tra sta scomposizione, che veniva realizzata da Eulero
il XVII e XVIII sec. fu Leonhard Euler, detto dai propri forte di un risultato ottenuto da Cardano, il quale af-
contemporanei Princeps Mathematicorum, per i contri- fermava la possibilità di applicare una trasformazione
buti essenziali in ogni ramo della matematica allora ad un polinomio per eliminare il secondo termine di
conosciuta. grado più alto.
Fu Eulero, infatti, intrattenendo un rapporto episto-
lare con Bernoulli e Goldbach, che in una lettera del
1742 mostrò che il controesempio di Leibniz era errato, Joseph-Louis Lagrange
come mostra nell'equazione: (battezzato Giuseppe Lodovico Lagrangia)

(Torino, 25 gennaio 1736 – Parigi, 10 aprile 1813)


è stato un matematico e astronomo italiano, sicu-
ramente uno tra i maggiori e più influenti matema-
tici del XVIII secolo. La sua più importante opera è
x4 + t4 = (x2 + i t2)(x2 - i t2)=(x2 + t2 + (2tx)(x2 + t2 - (2tx). il testo Mécanique analytique, pubblicato nel
1788.
In campo matematico Lagrange è ricordato per le
sue attività in teoria dei numeri, per aver sviluppato il
calcolo delle variazioni, per i lavori di fondazione della meccanica
analitica, per i risultati nel campo delle equazioni differenziali e per
essere stato uno dei pionieri della teoria dei gruppi.
Nel settore della astronomia condusse ricerche intorno ai calcoli della
In quanto italiano, è degno di nota il nome di Vin- librazione lunare e al moto dei pianeti.
cenzo Riccati che viene affiancato a delle grandi menti
come Eulero, Leibniz e Bernoulli, in quella che ha rap-
presentato una delle più vaste “controversie” che han-
no animato la matematica del '700. Lagrange sollevò delle obiezioni al procedimento
di Eulero e nel 1772 tentò di colmare le lacune della
Quattro anni dopo D'Alembert tentò la prima di- sua dimostrazione, cosa che tentò di fare anche Lapla-
mostrazione seria del Teorema Fondamentale, e nono- ce nel 1795, anche se con un approccio differente,
stante gli errori commessi e le inesattezze che non por- quello del discriminante di un polinomio. Entrambi gli
tarono a nulla, le idee utilizzate erano buone, tanto approcci, però, soffrivano il limite di supporre l’esisten-
che poco dopo Eulero provò la veridicità del teorema za delle radici, e nel dimostrare solo nel caso comples-
per i polinomi di grado inferiore o uguale a 6. Tentò di so.
provarlo anche per il caso generale, almeno se i coef-
ficienti erano reali. Storicamente si attribuisce la prima vera dimostra-
zione del Teorema Fondamentale dell'algebra a Gauss.

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Carl Friedrich Gauss
(Braunschweig, 30 aprile 1777 - Gottinga, 23 febbraio 1855) è stato matematico, astronomo e fisico, fornendo contributi determinanti a queste
scienze. Viene considerato uno dei principali matematici di tutti i tempi.
Fin da bambino impressionò tutti con la sua spiccata intelligenza. Secondo la leggenda Gauss all'età di tre anni avrebbe corretto un errore di suo
padre nel calcolo delle sue finanze.
Un alto aneddoto, forse vero forse verosimile, racconta che l'insegnante per mettere a tacere l'allievo gli ordinò di fare la somma di tutti i numeri
da 1 a 100. Poco dopo, sorprendendo tutti, il giovanissimo Carl diede la risposta esatta, essendosi accorto che mettendo in riga tutti i numeri da 0
a 100 e nella riga sottostante i numeri da 100 a 0, ogni colonna dava come somma 100: Carl fece dunque il prodotto 100x101 e divise per 2,
ottenendo facilmente il risultato.
Il 1796 fu probabilmente l'anno più produttivo di Gauss. Oltre alla costruzione dell'eptadecagono (poligono regolare di 17 lati) inventò l'aritmetica
modulare, importantissimo strumento della teoria dei numeri e dette la prima dimostrazione della legge di reciprocità quadratica. Sempre in quell'anno congetturò per pri-
mo la
validità del teorema dei numeri primi e che tutti in numeri naturali sono rappresentabili al più come somma di tre numeri triangolari. Tuttavia Gauss non pubblicò queste due
ultime scoperte ma le tenne per sè. Infatti Gauss era affetto da una sorta di mania di perfezionismo, che gli impediva di pubblicare le sue dimostrazioni se non erano assolu-
tamente rigorose. Scriveva invece le sue scoperte nel suo diario in maniera criptica.
Nel 1799 Gauss dette una dimostrazione del teorema fondamentale dell'algebra. Produsse negli anni quattro diverse dimostrazioni, chiarendo il concetto di numero com-
plesso strada facendo; diede anche un importantissimo contributo alla teoria dei numeri con il libro del 1801 Disquisitiones Arithmeticae,che conteneva un'esposizione chia-
ra dell' aritmetica modulare e e la dimostrazione
della reciprocità quadratica.
Gauss predisse il punto in cui sarebbe riapparso l'asteroide Cerere scoperto da Giuseppe Piazzi ma scomparso poco dopo dietro la Luna, facendo uso dell'appena scoper-
to metodo dei minimi quadrati. Cerere riapparve proprio nel punto indicato da Gauss.
Questo straordinario successo lo portò a essere conosciuto anche al di fuori dalla cerchia dei matematici.
La scoperta di Cerere portò Gauss a interessarsi delle perturbazioni degli asteroidi. Le sue scoperte furono pubblicate nel 1809 nel volume Teoria del moto di corpi celesti
che si muovono percorrendo sezioni coniche intorno al sole.
Sembra che Gauss fu il primo a scoprire le potenzialità della geometria non euclidea ma sembra per paura di pubblicare un lavoro così rivoluzionario tenne per sé i risulta-
ti. Questa scoperta fu una delle più importanti rivoluzioni matematiche di tutti i tempi. Essa consiste sostanzialmente nel rifiuto di uno o più postulati di Euclide, cosa che
porta alla costruzione di un modello geometrico consistente e non contraddittorio.
La cartografia dell'Hanover portò Gauss a sviluppare la distribuzione gaussiana degli errori, chiamata anche variabile casuale normale usata per descrivere la misura degli
errori.
Dalla stessa ricerca nasce l'interesse per la geometria differenziale e il teorema egregrium che stabilisce importanti proprietà nella nozione di curvatura.
Nel 1831 Gauss iniziò una fruttuosa collaborazione col professore di fisica Wilhelm Weber; che portò alla scoperta di una nuova legge del campo elettrico (teorema di
Gauss ) e della seconda legge di Kirchhoff. Gauss e Weber costruirono un primitivo telegrafo elettromagnetico nel 1833. Gauss e Weber studiarono anche la variazione del
campo magnetico terrestre e per questo fu ordinata la costruzione di un "osservatorio magnetico" nel giardino dell'osservatorio astronomico.

Questi la presentò nel 1799, in occasione della tesi


di dottorato, insieme alle critiche verso le dimostrazioni Jean Robert Argand
precedenti. Di suo, non si attribuì la paternità della Jean-Robert Argand di professione era un ragioniere e un contabile a Parigi ma
prima dimostrazione effettiva, ma di fornirne una nuo- ebbe maggiore visibilità soprattutto come matematico nonostante il suo fosse sol-
tanto un interesse. Sin da piccolo fu conosciuto per la sua buona educazione e per
va, dato che dalla dimostrazione di D'Alembert era
la sua formazione. Si sa che il padre era Jacques Argand e la madre Eves Canac.
possibile costruire una dimostrazione rigorosa sulla Oltre la sua data di nascita, 22 luglio 1768, del resto della sua vita si conosce
stessa base, malgrado alcune inesattezze di fondo. poco. E’ ricordato particolarmente per la sua interpretazione geometrica dei
numeri complessi dove “i” è interpretato come una rotazione di 90°. Il concetto di
modulo di un numero complesso è inoltre dovuto ad Argand ma Cauchy, che ha
Sempre sulla base delle idee di D'Alembert parte usato successivamente il termine, è accreditato solitamente come l’ideatore di
questo concetto. Tuttavia, il fatto che il nome di Argand è associato con questa
la dimostrazione dello svizzero Jean Robert Argand, interpretazione geometrica dei numeri complessi è soltanto come conseguenza di
un impiegato di banca appassionato di matematica. una serie di eventi piuttosto strani. Infatti il primo a dare questa interpretazione
geometrica dei numeri complessi fu il danese Caspar Wessel in un suo lavoro del
Argand considerava il numero i come una rotazio- 1787 che non venne pubblicato per problemi burocratici fino al 1799 e che suc-
ne di 90° nel piano cartesiano e rappresentava i nu- cessivamente passò inosservato per anni alla comunità matematica del tempo
poiché era scritto in danese. Per ironia della sorte, questo lavoro fu riscoperto solo
meri complessi come realizzazione di questo piano
nel 1895 quando Wessel era ormai morto e inoltre, intorno al 1806, anche Ar-
geometrico. gand era arrivato, in modo indipendente, agli stessi suoi risultati. Argand inoltre,
pur non essendo un matematico professionista, aggiunse a quei risultati l'idea
La sua dimostrazione comunque non è costruttiva
semplicissima di disegnare due assi cartesiani, e associare a ogni numero comples-
(non fornisce indicazioni su come trovare le radici del- so un punto del piano portando così la visione dei numeri complessi su un piano
l'equazione), ma riguarda esclusivamente l'esistenza di bidimensionale. Il tutto oggi è noto come diagramma di Argand. E’ curioso anche
il fatto che Argand abbia pubblicato queste sue intuizioni matematiche a proprie
soluzioni ed è basata su un teorema di esistenza per il spese soltanto perchè lavorando come bibliotecario era a conoscenza di come
minimo di una funzione continua. funzionasse il commercio dei libri. La cosa singolare che accadde in seguito è che
il suo libro ebbe riscontro ma fu attribuito per molto tempo ad un matematico di
cui non si conosceva l’identità. Così Jacques Français pubblicò un articolo nel 1813
Nel 1816 (due anni dopo Argand), Gauss comple- in cui mise in risalto l’opera e chiese se qualche matematico si fosse riconosciuto in
quelle idee. Solo allora Argand venne messo in risalto per la sua opera e ristampò
tò e corresse la dimostrazione precedente, introducen-
una seconda edizione apportando alcune modifiche.
do poi nel 1831 il termine “complesso”, mentre già nel Nel suo lavoro del 1806, occorre senz’altro menzionare un’altra geniale intuizio-
ne: la dimostrazione (anche se non completamente corretta) del Teorema fonda-
1821 il termine “coniugato” era stato introdotto da
mentale dell'algebra; infatti sembra essere stato il primo a trattare il caso in cui i
Cauchy. coefficienti possono anche essere numeri complessi. Dopo il 1813 Argand realizzò
Solo nel 1849 Gauss diede una dimostrazione un più alto profilo nel mondo matematico. Pubblicò otto ulteriori articoli, tutti nel
giornale del Gergonne, fra 1813 e 1816. La maggior parte di questi sono basati o
completa per un polinomio a coefficienti complessi, sul suo libro originale, o commentano le carte pubblicate da altri matematici. Morì
il 13 agosto 1822.

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esattamente 50 anni dopo il suo primo approccio alla
questione.
Una spinta notevole alla risoluzione era stata posta implica che
dal giovanissimo matematico francese Galois, che con
la sua teoria specifica un criterio generale affinché una
particolare equazione polinomiale di un qualsiasi gra-
do abbia le soluzioni esprimibili mediante operazioni
algebriche e radicali ed, usando i gruppi di permuta-
zioni, tentò di descrivere come le varie radici di un da-
to polinomio sono collegate le une con le altre. e quindi la funzione | f(z) | è limitata 3. Per il teo-
La teoria di Galois prende forma dal teorema di rema di Liouville 4 f(z) è costante, da cui segue che an-
Abel-Ruffini, che afferma: "Non esiste nessuna formula che p(z) è costante.
per le radici di una generica equazione polinomiale di
quinto grado (o superiore) in funzione dei coefficienti Quindi gli unici polinomi irriducibili sono i polinomi
del polinomio, usando solo le normali operazioni al- costanti.
gebriche (addizione, sottrazione, moltiplicazione, divi-
sione) e l'applicazione di radicali (radici quadrate, Questa è solo una delle molteplici dimostrazioni del
radici cubiche, etc.)". teorema fondamentale dell'algebra, quella più sempli-
ce da verificare forse più elegante nella forma.
I matematici dell'epoca erano comunque ancora Le altre due più conosciute sono quella che fa rife-
convinti che esistesse una gerarchia di quantità imma- rimento ai campi algebricamente chiusi e quella che si
ginarie, di cui i numeri complessi fossero i più semplici. basa su una dimostrazione topologica.
Fu Hamilton nel 1843 che scoprì i quaternioni, cercan-
do di generalizzare i numeri complessi. Il teorema fondamentale dell'algebra è stato una
Nel 1863 fu Weierstrass il primo a fornire una sfida interessante per generazioni di matematici che si
prova che l'unico campo commutativo contente R è C. sono avvicendati durante il corso della storia nel tenta-
Tutte le prove citate divengono valide una volta tivo di dimostrarlo. Tentativi che sicuramente sono stati
acquisita la consapevolezza dell'esistenza di un campo influenzati, nei vari approcci, dalla poliedricità di que-
di riducibilità per ogni polinomio. sti personaggi che, in particolare nei momenti storici
maggiormente “caldi” (Illuminismo, Rivoluzione France-
se, ecc), non erano mai solo dei matematici ma anche
Dimostrazione basata sull'analisi complessa
quasi sempre dei fisici ed artisti in genere.
Una varietà culturale che sicuramente denotava
Sia p(z) un polinomio complesso, tale che una freschezza mentale che si ritrova nelle opere e nel-
le intuizioni e scoperte dei personaggi che hanno con-
tribuito alla dimostrazione del teorema fondamentale
dell'algebra, su cui si basa buona parte dell'algebra
per ogni z complesso. Allora la funzione che conosciamo.

è una funzione intera, cioè è una funzione olomor-


fa definita per ogni valore complesso z. D'altra parte

3
Funzione limitata: una funzione f definita su un’insieme arbitrario X e con valori reali o complessi, si dice limitata se il suo codominio è un in-
sieme limitato (cioè se ha un’estensione finita).

4
Teorema di Liouville: è un teorema dell’analisi complessa riguardante una proprietà caratteristica delle funzioni intere.

Enunciato: “Sia f:C->C una funzione intera. Se !


M # R tale che |f(z)| M z # C (f è limitata), allora f è costante.”

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Leonhard Eulero
Nato a Basilea, in Svizzera, il 15 aprile 1707, e morto a S. Pietroburgo, in Russia, il 18 settembre 1783), conosciuto in Italia
con il nome di Eulero, è indiscutibilmente il principe dei matematici del XVIII secolo. Fama acquisita per essere stato tra i più
prolifici di tutti i tempi e per aver fornito contributi storicamente cruciali in svariate aree: analisi infinitesimale, funzioni spe-
ciali, meccanica razionale, meccanica celeste, teoria dei numeri, teoria dei grafi. Fu grandissimo anche come fisico teorico,
tanto che può essere accostato senza dubbio a figure chiavi come Euclide, Archimede, Newton, Gauss e Einstein.
Il suo genio non ha uguali né simili se si pensa alla sua capacità di affrontare e risolvere indifferentemente i problemi dei due principali campi della
matematica: il continuo e il discreto.
Eulero è stato senz'altro anche il più grande fornitore di "denominazioni matematiche", offrendo il suo nome a una quantità impressionante di formule,
teoremi, metodi, criteri, relazioni, equazioni.
I suoi contemporanei riconobbero in lui l’Incarnazione dell’Analisi per via del contributo di sistemazione e organizzazione che egli da solo seppe dare
alla più grande realizzazione del XVIII secolo: il Calcolo Infinitesimale.
Nella sua Introduzione all'analisi infinitesimale (1748), diede la prima trattazione completa dell'algebra, della teoria delle equazioni, della trigonome-
tria e della geometria analitica; precisò la definizione di funzione e affrontò la teoria delle serie. In altre opere si occupò di calcolo (compreso il calco-
lo delle variazioni), della teoria dei numeri, dei numeri immaginari.
Nei primi anni del 1700, quando in pratica erano scomparsi personaggi come G. W. Leibniz e Giacomo Bernoulli ed I. Newton si era ritirato dalla
scienza militante, Giovanni Bernoulli, fratello minore di Giacomo, passava a ragione come il più grande matematico d’Europa.
Il 17 novembre del 1705, dopo avere accettato la cattedra di Professore in Matematica precedentemente tenuta dal fratello maggiore, Bernoulli tenne
presso l’Università di Basilea l’orazione inaugurale. Insegnante formidabile, attirò intorno a sé numerosi giovani accorsi ad ascoltarlo da ogni parte
d’Europa. Alcuni di essi non tardarono successivamente a salire a grande fama nell’ambito della Matematica e della Fisica.
Fortuna volle che nel 1720 divenne maestro di Leonardo Eulero e che immediatamente riconobbe nel giovane discepolo delle capacità non indifferenti.
Per questo motivo gli dedicò gratuitamente una lezione privata ogni sabato pomeriggio.
Giovanni Bernoulli, sospettoso ed invidioso per indole, non seppe instaurare mai rapporti felici con il prossimo. Un’unica eccezione il rapporto con
Leonardo, che proseguì in maniera stupefacente per tutto l’arco della vita del maestro. Non solo, ma quando Eulero si allontanò da Basilea e si trasferì
prima a San Pietroburgo e successivamente a Berlino, la corrispondenza scientifica attraverso lettere fu sempre intensa e cordiale.
Il trasferimento a San Pietroburgo avvenne perché Daniel, uno dei due figli di Bernoulli fece il nome di Eulero quando, a causa della morte del fratello
Nicolas, la cattedra di matematica e fisica all'Accademia Imperiale delle scienze della città russa rimase vacante.
Eulero arrivò nella capitale russa nel 1727. Poco tempo dopo passò dal dipartimento di medicina a quello di matematica. In quegli anni alloggiò con
Daniel Bernoulli con cui avviò un'intensa collaborazione matematica. Grazie alla sua incredibile memoria Eulero imparò facilmente il russo. L'Accade-
mia più che un luogo d'insegnamento era un luogo di ricerca. Pietro il Grande infatti aveva creato l'Accademia per richiudere il divario scientifico tra
la Russia e l'Occidente. Dopo la morte di Caterina I che aveva continuato la politica di Pietro venne al potere Pietro II. Questi, sospettoso degli scien-
ziati stranieri, tagliò i fondi di Eulero e i suoi colleghi. Inoltre i continui tumulti in Russia avevano stancato Eulero che amava una vita più tranquilla e
quindi quando gli fu offerto un posto all'Accademia di Berlino da Federico il Grande di Prussia. egli accettò e partì per Berlino nel 1741. Visse a Berli-
no per i successivi 25 anni arrecando un'enorme prestigio all'Accademia. Dovette però allontanarsi da Berlino per un conflitto col Re. Egli infatti lo
riteneva troppo poco raffinato per la sua corte, in cui alloggiava addirittura Voltaire. Eulero era infatti un religioso semplice e un gran lavoratore e
aveva idee e gusti molto convenzionali. Era, in un certo senso, l'esatto opposto di Voltaire e questo lo rendeva bersaglio delle battute del filosofo.
Col tempo la vista di Eulero peggiorò molto durante la sua carriera tanto che, quando la situazione in Russia divenne stabile si fece aiutare da un em-
manuense nella trascrizione dei suoi appunti. Ma parte di questi vennero persi in un incendio scoppiato proprio nell’abitazione del matematico.
La fecondità scientifica di Eulero nei suoi primi soggiorni in Russia e in Prussia (l’attuale Germania) fu tanto intensa che la sua fama presto raggiunse
livelli straordinari e, circostanza ancora più sorprendente, ciò non turbò minimamente l’amicizia e l’affetto del suo maestro, tanto che quando quest’ul-
timo riconobbe che il suo allievo lo aveva ormai superato, gli tributò in una lettera del 23 settembre 1745 la citazione “Princeps Mathematicorum”. Il
mantello di Principe dei Matematici era ormai scivolato inesorabilmente e giustamente sulle spalle di Leonardo ed egli lo mantenne saldamente per
tutto il resto della sua vita.

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BIBLIOGRAFIA:

! Per la parte storica.! ! Tutte le immagini sono tratte da Mac Tutor o, dove non specificato, sono state reperite con Google Images

! ! Mac Tutor! ! ! ! ! http://www-groups.dcs.st-and.ac.uk/~history/


! ! Wikipedidia! ! ! ! ! http://en.wikipedia.org/wiki/Main_Page
" " Matematicamente" " " " http://www.matematicamente.it/

! Per la parte dimostrativa.

! ! Wikipedia! ! ! ! ! http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_fondamentale_dell'algebra
! !

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