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RETROSCENA STORICI.
Matematica del Continuo
1
L'algebra. divisione. In questo modo vengono introdotti e studiati
L'algebra è una branca della matematica che trat- oggetti come equazioni e polinomi e i metodi risolutivi
ta lo studio di strutture, relazione e quantità. per trovarne le radici.
Il termine algebra (dall'arabo !"#$%, al-!abr che
significa "unione", "connessione" o "completamento", Algebra astratta
ma anche "aggiustare") deriva dal nome del libro del
matematico persiano arabo Mu!ammad Bin M"s# al-
L'algebra astratta è una estensione dell'algebra
"w#rizm$, intitolato Al-Kitab al-Jabr wa-l-Muqabala
elementare, nata nel XIX secolo e sviluppatasi enor-
("Compendio sul Calcolo per Completamento e Bilan-
memente nel XX secolo. L'algebra astratta definisce e
ciamento"), che tratta la risoluzione delle equazioni di
studia le strutture algebriche: insiemi muniti di opera-
primo e di secondo grado.
zioni che soddisfano ben determinati assiomi. Questi
insiemi estendono gli usuali insiemi numerici, quali i
L'algebra si suddivide in 3 branche fondamentali:
numeri interi, razionali, reali e le usuali operazioni di
Elementare, Astratta e Lineare.
somma o prodotto.
Esempi di strutture algebriche sono i gruppi, gli
Algebra elementare anelli, i campi e gli spazi vettoriali.
& &
Per concludere si può dire che la grandezza di questo matematico la si deduce anche dal fatto che le sue innovazioni hanno trovato spazio in un periodo della storia in
cui la diffusione delle idee era veramente difficile e lenta a causa della mancata comunicazione tra le diverse culture.
2
L'algebra lineare è di importanza fondamentale in Dal teorema segue che un'equazione polinomiale
molte discipline scientifiche. (polinomio eguagliato a zero in una variabile) a gra-
do n ammette sempre esattemente n soluzioni in cam-
po complesso, tenuto conto che alcune possono essere
Cos'è il Teorema Fondamentale dell'algebra?
dotate di molteplicità.
Girolamo Cardano
Girolamo Cardano era il figlio illegittimo di Fazio Cardano e di Chiara Micheria. Suo padre era un avvocato a Milano ma la sua esperienza
nella matematica era tale che fu consultato da Leonardo da Vinci su domande di geometria. Oltre che del sua lavoro in legge, Fazio ha insegna-
to geometria sia all'università di Pavia che, per un periodo più lungo, a Milano.
Geronimo Cardano iniziò come assistente del padre ma, essendo un bambino debole, il padre stesso dovette chiedere l'aiuto di due nipoti quan-
do il lavoro diventò insostenibile per il giovane figlio. Nonostante questo, Fazio continuò ad insegnargli matematica. Questo fu il motivo che
portò il ragazzo a considerare l’ipotesi di una carriera accademica. Nel 1520 Fazio, nonostante la sua idea era quella di indirizzare Girolamo
verso le materie giuridiche, permise al figlio di iscriversi all'Università di Pavia e successivamente a quella di Padova per studiare medicina.
Cardano fu un allievo brillante diretto ed altamente critico, anche se non veniva molto gradito a causa dei suoi atteggiamenti eccentrici e arro-
ganti che gli procurarono molti nemici. Questo non gli impedì però di concorrere per il posto di rettore dell’università e addirittura di vincere,
anche se solo per un voto sul suo rivale. Alla fine degli studi, a causa delle tante inimicizie, finisce col non trovare subito lavoro, ma animato da una forte forza d’animo si
adoperò per costruirsi una buona reputazione come medico tanto che i suoi servizi finirono col venire molto apprezzati da varie corti. Come medico è il primo a descrivere
la febbre tifoide.
Oggi egli è noto soprattutto per i suoi contributi all'algebra in particolare per aver pubblicato le soluzioni dell'equazione cubica e dell'equazione quadratica. In realtà la
storia ci dice che fu Scipione Dal Ferro (1465-1526), professore di matematica a Bologna, che riuscì a risolvere le equazioni cubiche del tipo x3+px=q intorno al 1500;
egli però non pubblicò il suo metodo risolutivo in quanto in tale periodo le scoperte venivano spesso tenute nascoste per poi sfidare i rivali a risolvere lo stesso problema.
Tale metodo fu rivelato dallo stesso Scipione Dal Ferro, alla fine della sua vita, ad un suo allievo, Antonio Maria Fior. Anche Tartaglia (soprannome di Nicolò Fontana,
1500-1559), in quegli anni era arrivato in modo indipendente ad una soluzione simile; aveva infatti trovato un metodo per risolvere le equazioni di terzo grado del tipo
x3+px=q e x3+px2=q con p ed q positivi. Nel 1535 fu quindi organizzata una sfida matematica tra Fior e Tartaglia. Ognuno dei contendenti proposte 30 problemi che
l’avversario doveva risolvere. Tartaglia risolse tutti i trenta problemi proposti da Fior, mentre Fior non riuscì a risolvere nemmeno uno dei trenta posti da Tartaglia. La notizia
della brillante vittoria di Tartaglia nella sfida raggiunse Girolamo Cardano. Tartaglia, date le insistenze di Cardano, finì per rivelargli il suo metodo, in cambio della solen-
ne promessa di Cardano di mantenere tale metodo segreto. Nonostante questo impegno Cardano pubblicò la sua versione del metodo di risoluzione delle equazioni di
terzo grado nella sua maggiore opera matematica, intitolata Ars magna stampata nel 1545 a Norimberga. Lo stile di Cardano era piuttosto oscuro e la sua algebra era
ancora allo stato retorico, nel senso che le equazioni venivano espresse quasi completamente a parole.
La procedura risolutiva dell’equazione x3+px=q si ritrova descritta nelle celebri terzine di Tartaglia (a destra si riporta la scrittura algebrica attuale):
"Quando che’l cubo con le cose appresso & & & & & x3+px=q con p, q > 0
Se agguaglia à qualche numero discreto
'
Trovan dui altri differenti in esso. % % % % % q=u-v
Da poi terrai questo per consueto
'
Che ‘l lor produtto sempre sia uguale & & & & & uv = (p/3)3
Al terzo cubo delle cose neto,
'
El residuo poi suo generale& & & & & 3
(u - 3(v
Delli lor lati cubi ben sottratti
'
Varrà la tua cosa principale.”& & & & & x = 3(u - 3(v
Sulla contesa tra Cardano e Tartaglia per la priorità del procedimento si scrisse molto; tuttavia fu stabilito che il primo a trovare il metodo risolutivo per le equazioni di
terzo grado fu Scipione Dal Ferro. In effetti Dal Ferro fu indicato proprio da Cardano nella prima pagina dell’Ars Magna come uno degli autori della scoperta ed inoltre,
nella prefazione, vengono accreditati anche Tartaglia e Ferrari. Questo ultimo, studente di Cardano, arrivò alla risoluzione delle equazioni di quarto grado. Nei suoi svi-
luppi delle soluzioni Cardano occasionalmente si servì dei numeri complessi, ma senza riconoscerne l'importanza come invece seppe fare il matematico Rafael Bombelli che
per primo intuì la necessità di ampliare i numeri allora conosciuti con altri numeri.
Cardano progettò inoltre svariati meccanismi tra i quali: la serratura a combinazione; la sospensione cardanica consistente in tre anelli concentrici che possono fare da
supporto a una bussola o a un giroscopio che possono ruotare liberamente; il giunto cardanico, dispositivo che consente di trasmettere un moto rotatorio da un asse ad un
altro di diversa angolatura e viene tuttora usato in milioni di veicoli. Nel 1550 introdusse la griglia cardanica, un procedimento crittografico.
Cardano venne accusato di eresia nel 1570 per aver elaborato e pubblicato nel 1554 un oroscopo di Gesù. Le accuse provenivano dai molti nemici che si era procurato.
Venne così arrestato, tenuto in carcere per parecchi mesi e costretto ad abiurare e ad abbandonare la cattedra occupata all'Università di Bologna. Questo lo indusse a
trasferirsi a Roma dove terminò la sua autobiografia e morì.
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non era in grado di comprendere la matematica utiliz-
Le soluzioni (o radici) reali di questa equazione zata.
sono dette numeri algebrici. In altre parole,un numero
a è algebrico se soddisfa un'equazione algebrica Bombelli pubblicò nel 1572 “Algebra”, nel quale
Pn(a)=0 per un polinomio Pn(x) a coefficienti interi. I introdusse una serie di regole con cui manipolare i
numeri interi e i razionali sono tutti algebrici. numeri complessi.
Infatti, se r=p/q è un numero razionale, esso è Cartesio, quarant'anni più tardi:, affermò:“[la
radice dell'equazione di primo grado P1(x)=qx-p. An- possibilità di] immaginare, per ogni equazione di
che (5 è algebrico poiché risolve l'equazione
P2(x)=x2-5=0.
Se il coefficiente an è diverso da zero, il polinomio Raffaele Bombelli
è detto di ordine n. Bombelli nacque a Bologna nel 1526 e morì a Roma intor-
no al 1572). Fu un matematico e ingegnere idraulico. Ori-
I polinomi di ordine 1 hanno due coefficienti cia-
ginariamente il cognome della sua famiglia era Mazzoli, e
scuno, diciamo a1 e a0 , entrambi interi. Segue quindi in epoca imprecisata fu cambiato in Bombelli.
Rafael fu il primo di sei fratelli. Nella sua formazione entra-
dal Lemma 31 che l'insieme di tutti i polinomi di ordine
rono a far parte le questioni matematiche dibattute in quel
1 è numerabile 2. Si può dimostrare, in generale, che tempo: lesse le opere di Girolamo Cardano e seguì la dispu-
l'insieme di tutti i polinomi di ordine n è numerabile. Il ta tra Niccolò Tartaglia e un allievo di Antonio Maria Fior, sulla risoluzione
delle equazioni di terzo grado. Inoltre si tenne informato su Ludovico Ferrari
Teorema Fondamentale dell'Algebra afferma che un che poco più tardi scoprì la formula per la soluzione delle equazioni di quarto
polinomio di ordine n ha esattamente n radici (anche grado. Studiò anche architettura e ingegneria esercitando per un certo tempo
tale attività a Roma.
complesse). Quindi l'insieme di tutti i numeri che sod- Negli anni successivi cominciò a scrivere un libro di algebra, ritenendo che
disfano una qualsiasi equazione di grado n è nume- molte delle dispute derivassero da una poco chiara esposizione della materia.
Sempre a Roma gli fu mostrato il manoscritto della "Arithmetica" di Diofanto di
rabile. Il sottoinsieme di questo insieme, formato dai
Alessandria e ne intraprese la traduzione. Sebbene il lavoro non fu mai portato
soli numeri reali, è ancora numerabile. a termine, il materiale venne utilizzato nella revisione del suo libro sull'algebra.
L'opera doveva essere in cinque volumi: i primi tre furono pubblicati nel 1572
(con il titolo completo di "L'Algebra, opera di Rafael Bombelli da Bologna,
L’enunciato e la dimostrazione del teorema copro- diuisa in tre libri con la quale ciascuno da sé potrà venire in perfetta cognitione
no un arco temporale di svariate centinaia di anni, della teoria dell'Aritmetica"), mentre il quarto e il quinto, sulla geometria, resta-
rono manoscritti, a causa della morte prematura di Bombelli.
185 per la precisione, almeno nella forma esplicita
come lo conosciamo oggi, perché essendo strettamen-
te legato al concetto stesso di algebra, è dall'800 d.C grado n, n radici, ma in realtà queste quantità imma-
circa che i matematici hanno a che fare con le conse- ginate non corrispondono a radici reali.”.
guenze del teorema; da quando i primi studi di al-
"w#rizm$ sulle equazioni portarono alla determina- Fu Viète a fornire equazioni di grado n con n ra-
zione delle sole radici positive. dici, mentre il primo a parlarne in maniera esaustiva fu
il matematico fiammingo Albert Girard nell'esposizio-
Nel 1545 è il matematico italiano Cardano a rico- ne del suo libro “L'invention en algebre” del 1629, il
noscere la possibilità di poter lavorare con quantità quale però non effettuò una dimostrazione in senso
più generali dei numeri reali, cercando la formula riso- moderno, anche perché riteneva che le soluzioni po-
lutiva di un'equazione cubica (soluzione in parte rive- tessero appartenere ad un insieme più ampio di C,
latagli dal matematico Tartaglia), arrivando ad ottene- invece che essere del tipo a+ib con a e b reali.
re tra le soluzioni le radici quadrate di un numero ne-
gativo. Riuscì a manipolare questi numeri complessi
fino ad ottenere la risposta esatta, anche se lui stesso
1
Lemma 3: “L’unione di un’infinità numerabile di insiemi numerabili è numerabile”.
2
~
Def. insieme Numerabile: “Un insieme A è detto numerabile se A N, cioè se è equivalente all’insieme dei numeri naturali”
4
François Viète Albert Girard
Viète nacque a Fontenay-le-Comte in Francia nel Albert Girard nasce nel 1595 e fu un matematico francese
1540. Studiò giovanissimo all’università di Poi- rifugiato religioso nei Paesi Bassi. Il suo primo interesse fu
tiers. Essendo il padre un uomo di legge, non la musica, in particolare gli piaceva suonare il liuto. Entrò
sorprese il fatto che lo stesso François studiò all'università di Leida a 22 anni, dove cominciò a studiare
legge. Dopo la laurea avvenuta nel 1560, co- matematica. In effetti, per i canoni dell’epoca, 22 anni era
minciò ad esercitare la professione legale che da considerarsi un’età superata per l’inizio di quel tipo di
portò avanti per soli 4 anni prima di decidere di studi. Tuttavia riuscì a lasciare il segno come matematico in
cambiare carriera. molte discipline come algebra, trigonometria ed aritmetica.
Quegli anni in Francia furono davvero tormentati a causa di continue Nel 1626 infatti pubblicò un trattato sulla trigonometria che contenne per la
agitazioni politiche e religiose. Infatti la “French Wars of Religion” prima volta le abbreviazioni di sin, cos, tan. In algebra si fece conoscere per
iniziò proprio nel 1562 appena dopo l’ascesa al trono di Francia di essere stato uno dei primi ad aver avuto alcuni pensieri iniziali sul teorema
Carlo IX. fondamentale dell’algebra. Acquisì fama anche per essere il primo a formulare
Viète, come matematico, introdusse la prima notazione algebrica siste- la definizione induttiva ben nota fn+2 = fn+1 + F-N per la sequenza del Fibo-
matica nel suo libro “Analyticam isagoge” pubblicato a Tours nel 1591. nacci. Come molti matematici del suo tempo Girard si interessò alle applicazioni
Il titolo di questo suo lavoro suonò molto strano negli ambienti scientifici militari della matematica ed in particolare allo studio delle fortificazioni. Tra-
dell’epoca per il suo significato, "Introduzione all’arte analitica", che dusse parecchi impianti sulle fortificazioni alcuni da francese al fiammingo, altri
lasciava aperti molti dubbi sul suo accostamento ad un lavoro di alge- da fiammingo al francese. Sembra che Girard si arruolò un certo tempo come
bra. Nonostante questo Viète venne molto apprezzato, sia per la com- assistente tecnico nell'esercito olandese, anche se questo avvenne con molta
pletezza dell’opera ma soprattutto perché ebbe il coraggio di basare il probabilità dopo aver pubblicato il suo lavoro sulla trigonometria. Muore nel
suo lavoro sulle idee del matematico italiano Cardano e sugli insegna- 1632.
menti degli antichi matematici greci, staccandosi così da quella che fino
ad allora aveva rappresentato la sorgente delle intuizioni algebriche: la
cultura araba. Altra sua importante intuizione degna di rilievo nel cam- Commettendo un clamoroso errore Leibniz sosten-
po della matematica, e più specificatamente nell’algebra, furono le
ne nel 1702 la falsità del Teorema Fondamentale, con-
cosiddette formule di Viète, cioè quelle formule che mettono in relazio-
ne le radici di un polinomio con i suoi coefficienti. L’importanza di que- vinto che non si sarebbe potuto scrivere il polinomio
ste formule si riscontrò negli anni soprattutto in relazione allo studio e x4+t4 come prodotto di due fattori reali quadratici. Il
dimostrazione del teorema fondamentale dell’algebra Queste formule
sono conosciute anche con il nome di formule di Viète-Girard poiché un suo errore risiedeva interamente nel negare che anche
importante contributo venne anche dal lavoro del matematico Albert (i si poteva scrivere come a+ib con a e b reali.
Girard.
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Jean-Baptiste Le Rond d' Alembert
(Parigi, 16 novembre 1717 – Parigi, 29 ottobre 1783) è stato un fisico, matematico, filosofo e astronomo francese, tra i più importanti prota-
gonisti dell'Illuminismo. Frutto di un amore illegittimo tra la marchesa Claudine Guérin de Tencin, scrittrice, e il cavaliere Louis-Camus Destou-
ches, generale d’artiglieria, d’Alembert nacque il 16 novembre 1717 a Parigi. Destouches era all'estero al momento della nascita di d'Alem-
bert che, un paio di giorni più tardi, fu abbandonato dalla madre sui gradini della cappella di Saint-Jean-le-Rond di Parigi, attinente alla torre
nord della cattedrale di Notre-Dame. Come voleva la tradizione, venne chiamato con il nome del santo protettore della cappella e divenne
Jean le Rond.
Messo dapprima in orfanotrofio, trovò presto una famiglia di adozione: venne preso in affidamento dalla moglie di un vetraio. Il cavaliere
Destouches, anche se non ne riconobbe ufficialmente la paternità, vegliò segretamente sulla sua educazione e gli accordò una rendita.
Sotto l'influenza della famiglia Destouches, all'età di dodici anni d'Alembert entrò nel collegio giansenista delle Quattro Nazioni (detto anche collegio Mazarino)
dove studiò filosofia, diritto e belle arti, conseguendo il baccalauréat nel 1735.
Negli anni successivi, d'Alembert derise i princìpi cartesiani che gli erano stati impartiti dai giansenisti: «premozione fisica, idee innate e i vortici». I giansenisti
orientarono d'Alembert verso una carriera ecclesiastica, cercando di dissuaderlo dal perseguire la poesia e la matematica. Tuttavia, la teologia era per lui «forag-
gio piuttosto inconsistente». Frequentò la scuola di legge per due anni, diventando avvocato nel 1738.
In seguito si interessò alla medicina e alla matematica. All'inizio si iscrisse a questi corsi con il nome di Daremberg, poi lo cambiò in d’Alembert, nome che conser-
vò per il resto dei suoi giorni.
La celebrità ottenuta con il suo lavoro sul calcolo integrale gli permise di entrare all'Académie des Sciences nel 1741 all'età di 24 anni; entrò poi all'Accademia di
Berlino a 28 anni, per un lavoro sulla causa dei venti. Federico II gli offrì per ben due volte la presidenza dell'Accademia di Berlino, ma d'Alembert, per il suo
carattere schivo e riservato, rifiutò sempre, preferendo la tranquillità dei suoi studi.
Nel 1743 pubblicò il Traité de dynamique nel quale espose il risultato delle sue ricerche sulla quantità di movimento.
Fu assiduo frequentatore di vari salotti parigini, come quello della marchesa Thérèse Rodet Geoffrin, quello della marchesa du Deffand e, soprattutto, quello di
Mademoiselle de Lespinasse. Fu qui che incontrò Denis Diderot nel 1746, il quale lo reclutò per il progetto dell'Encyclopédie; l'anno seguente intrapresero insieme
la direzione del progetto. D'Alembert si prese carico delle sezioni riguardanti la matematica e le scienze.
Nel 1754 d’Alembert venne eletto membro dell'Académie française e ne divenne segretario perpetuo il 9 aprile 1772.
Fino alla sua morte, avvenuta nel 1783 a 66 anni, continuò i suoi lavori scientifici scomparendo al culmine della sua fama, prendendosi così una rivincita eclatante
sulla sua sfortunata nascita.
sfrenata ricerca di una formula risolutiva, ma la ricerca La dimostrazione si basa sulla scomposizione di un
dell'esistenza della soluzione. polinomio di grado 2n nel prodotto di due polinomi di
grado 2(n-1). Il teorema segue dalla ripetizione di que-
Un'imponente figura nel panorama matematico tra sta scomposizione, che veniva realizzata da Eulero
il XVII e XVIII sec. fu Leonhard Euler, detto dai propri forte di un risultato ottenuto da Cardano, il quale af-
contemporanei Princeps Mathematicorum, per i contri- fermava la possibilità di applicare una trasformazione
buti essenziali in ogni ramo della matematica allora ad un polinomio per eliminare il secondo termine di
conosciuta. grado più alto.
Fu Eulero, infatti, intrattenendo un rapporto episto-
lare con Bernoulli e Goldbach, che in una lettera del
1742 mostrò che il controesempio di Leibniz era errato, Joseph-Louis Lagrange
come mostra nell'equazione: (battezzato Giuseppe Lodovico Lagrangia)
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Carl Friedrich Gauss
(Braunschweig, 30 aprile 1777 - Gottinga, 23 febbraio 1855) è stato matematico, astronomo e fisico, fornendo contributi determinanti a queste
scienze. Viene considerato uno dei principali matematici di tutti i tempi.
Fin da bambino impressionò tutti con la sua spiccata intelligenza. Secondo la leggenda Gauss all'età di tre anni avrebbe corretto un errore di suo
padre nel calcolo delle sue finanze.
Un alto aneddoto, forse vero forse verosimile, racconta che l'insegnante per mettere a tacere l'allievo gli ordinò di fare la somma di tutti i numeri
da 1 a 100. Poco dopo, sorprendendo tutti, il giovanissimo Carl diede la risposta esatta, essendosi accorto che mettendo in riga tutti i numeri da 0
a 100 e nella riga sottostante i numeri da 100 a 0, ogni colonna dava come somma 100: Carl fece dunque il prodotto 100x101 e divise per 2,
ottenendo facilmente il risultato.
Il 1796 fu probabilmente l'anno più produttivo di Gauss. Oltre alla costruzione dell'eptadecagono (poligono regolare di 17 lati) inventò l'aritmetica
modulare, importantissimo strumento della teoria dei numeri e dette la prima dimostrazione della legge di reciprocità quadratica. Sempre in quell'anno congetturò per pri-
mo la
validità del teorema dei numeri primi e che tutti in numeri naturali sono rappresentabili al più come somma di tre numeri triangolari. Tuttavia Gauss non pubblicò queste due
ultime scoperte ma le tenne per sè. Infatti Gauss era affetto da una sorta di mania di perfezionismo, che gli impediva di pubblicare le sue dimostrazioni se non erano assolu-
tamente rigorose. Scriveva invece le sue scoperte nel suo diario in maniera criptica.
Nel 1799 Gauss dette una dimostrazione del teorema fondamentale dell'algebra. Produsse negli anni quattro diverse dimostrazioni, chiarendo il concetto di numero com-
plesso strada facendo; diede anche un importantissimo contributo alla teoria dei numeri con il libro del 1801 Disquisitiones Arithmeticae,che conteneva un'esposizione chia-
ra dell' aritmetica modulare e e la dimostrazione
della reciprocità quadratica.
Gauss predisse il punto in cui sarebbe riapparso l'asteroide Cerere scoperto da Giuseppe Piazzi ma scomparso poco dopo dietro la Luna, facendo uso dell'appena scoper-
to metodo dei minimi quadrati. Cerere riapparve proprio nel punto indicato da Gauss.
Questo straordinario successo lo portò a essere conosciuto anche al di fuori dalla cerchia dei matematici.
La scoperta di Cerere portò Gauss a interessarsi delle perturbazioni degli asteroidi. Le sue scoperte furono pubblicate nel 1809 nel volume Teoria del moto di corpi celesti
che si muovono percorrendo sezioni coniche intorno al sole.
Sembra che Gauss fu il primo a scoprire le potenzialità della geometria non euclidea ma sembra per paura di pubblicare un lavoro così rivoluzionario tenne per sé i risulta-
ti. Questa scoperta fu una delle più importanti rivoluzioni matematiche di tutti i tempi. Essa consiste sostanzialmente nel rifiuto di uno o più postulati di Euclide, cosa che
porta alla costruzione di un modello geometrico consistente e non contraddittorio.
La cartografia dell'Hanover portò Gauss a sviluppare la distribuzione gaussiana degli errori, chiamata anche variabile casuale normale usata per descrivere la misura degli
errori.
Dalla stessa ricerca nasce l'interesse per la geometria differenziale e il teorema egregrium che stabilisce importanti proprietà nella nozione di curvatura.
Nel 1831 Gauss iniziò una fruttuosa collaborazione col professore di fisica Wilhelm Weber; che portò alla scoperta di una nuova legge del campo elettrico (teorema di
Gauss ) e della seconda legge di Kirchhoff. Gauss e Weber costruirono un primitivo telegrafo elettromagnetico nel 1833. Gauss e Weber studiarono anche la variazione del
campo magnetico terrestre e per questo fu ordinata la costruzione di un "osservatorio magnetico" nel giardino dell'osservatorio astronomico.
7
esattamente 50 anni dopo il suo primo approccio alla
questione.
Una spinta notevole alla risoluzione era stata posta implica che
dal giovanissimo matematico francese Galois, che con
la sua teoria specifica un criterio generale affinché una
particolare equazione polinomiale di un qualsiasi gra-
do abbia le soluzioni esprimibili mediante operazioni
algebriche e radicali ed, usando i gruppi di permuta-
zioni, tentò di descrivere come le varie radici di un da-
to polinomio sono collegate le une con le altre. e quindi la funzione | f(z) | è limitata 3. Per il teo-
La teoria di Galois prende forma dal teorema di rema di Liouville 4 f(z) è costante, da cui segue che an-
Abel-Ruffini, che afferma: "Non esiste nessuna formula che p(z) è costante.
per le radici di una generica equazione polinomiale di
quinto grado (o superiore) in funzione dei coefficienti Quindi gli unici polinomi irriducibili sono i polinomi
del polinomio, usando solo le normali operazioni al- costanti.
gebriche (addizione, sottrazione, moltiplicazione, divi-
sione) e l'applicazione di radicali (radici quadrate, Questa è solo una delle molteplici dimostrazioni del
radici cubiche, etc.)". teorema fondamentale dell'algebra, quella più sempli-
ce da verificare forse più elegante nella forma.
I matematici dell'epoca erano comunque ancora Le altre due più conosciute sono quella che fa rife-
convinti che esistesse una gerarchia di quantità imma- rimento ai campi algebricamente chiusi e quella che si
ginarie, di cui i numeri complessi fossero i più semplici. basa su una dimostrazione topologica.
Fu Hamilton nel 1843 che scoprì i quaternioni, cercan-
do di generalizzare i numeri complessi. Il teorema fondamentale dell'algebra è stato una
Nel 1863 fu Weierstrass il primo a fornire una sfida interessante per generazioni di matematici che si
prova che l'unico campo commutativo contente R è C. sono avvicendati durante il corso della storia nel tenta-
Tutte le prove citate divengono valide una volta tivo di dimostrarlo. Tentativi che sicuramente sono stati
acquisita la consapevolezza dell'esistenza di un campo influenzati, nei vari approcci, dalla poliedricità di que-
di riducibilità per ogni polinomio. sti personaggi che, in particolare nei momenti storici
maggiormente “caldi” (Illuminismo, Rivoluzione France-
se, ecc), non erano mai solo dei matematici ma anche
Dimostrazione basata sull'analisi complessa
quasi sempre dei fisici ed artisti in genere.
Una varietà culturale che sicuramente denotava
Sia p(z) un polinomio complesso, tale che una freschezza mentale che si ritrova nelle opere e nel-
le intuizioni e scoperte dei personaggi che hanno con-
tribuito alla dimostrazione del teorema fondamentale
dell'algebra, su cui si basa buona parte dell'algebra
per ogni z complesso. Allora la funzione che conosciamo.
3
Funzione limitata: una funzione f definita su un’insieme arbitrario X e con valori reali o complessi, si dice limitata se il suo codominio è un in-
sieme limitato (cioè se ha un’estensione finita).
4
Teorema di Liouville: è un teorema dell’analisi complessa riguardante una proprietà caratteristica delle funzioni intere.
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Leonhard Eulero
Nato a Basilea, in Svizzera, il 15 aprile 1707, e morto a S. Pietroburgo, in Russia, il 18 settembre 1783), conosciuto in Italia
con il nome di Eulero, è indiscutibilmente il principe dei matematici del XVIII secolo. Fama acquisita per essere stato tra i più
prolifici di tutti i tempi e per aver fornito contributi storicamente cruciali in svariate aree: analisi infinitesimale, funzioni spe-
ciali, meccanica razionale, meccanica celeste, teoria dei numeri, teoria dei grafi. Fu grandissimo anche come fisico teorico,
tanto che può essere accostato senza dubbio a figure chiavi come Euclide, Archimede, Newton, Gauss e Einstein.
Il suo genio non ha uguali né simili se si pensa alla sua capacità di affrontare e risolvere indifferentemente i problemi dei due principali campi della
matematica: il continuo e il discreto.
Eulero è stato senz'altro anche il più grande fornitore di "denominazioni matematiche", offrendo il suo nome a una quantità impressionante di formule,
teoremi, metodi, criteri, relazioni, equazioni.
I suoi contemporanei riconobbero in lui l’Incarnazione dell’Analisi per via del contributo di sistemazione e organizzazione che egli da solo seppe dare
alla più grande realizzazione del XVIII secolo: il Calcolo Infinitesimale.
Nella sua Introduzione all'analisi infinitesimale (1748), diede la prima trattazione completa dell'algebra, della teoria delle equazioni, della trigonome-
tria e della geometria analitica; precisò la definizione di funzione e affrontò la teoria delle serie. In altre opere si occupò di calcolo (compreso il calco-
lo delle variazioni), della teoria dei numeri, dei numeri immaginari.
Nei primi anni del 1700, quando in pratica erano scomparsi personaggi come G. W. Leibniz e Giacomo Bernoulli ed I. Newton si era ritirato dalla
scienza militante, Giovanni Bernoulli, fratello minore di Giacomo, passava a ragione come il più grande matematico d’Europa.
Il 17 novembre del 1705, dopo avere accettato la cattedra di Professore in Matematica precedentemente tenuta dal fratello maggiore, Bernoulli tenne
presso l’Università di Basilea l’orazione inaugurale. Insegnante formidabile, attirò intorno a sé numerosi giovani accorsi ad ascoltarlo da ogni parte
d’Europa. Alcuni di essi non tardarono successivamente a salire a grande fama nell’ambito della Matematica e della Fisica.
Fortuna volle che nel 1720 divenne maestro di Leonardo Eulero e che immediatamente riconobbe nel giovane discepolo delle capacità non indifferenti.
Per questo motivo gli dedicò gratuitamente una lezione privata ogni sabato pomeriggio.
Giovanni Bernoulli, sospettoso ed invidioso per indole, non seppe instaurare mai rapporti felici con il prossimo. Un’unica eccezione il rapporto con
Leonardo, che proseguì in maniera stupefacente per tutto l’arco della vita del maestro. Non solo, ma quando Eulero si allontanò da Basilea e si trasferì
prima a San Pietroburgo e successivamente a Berlino, la corrispondenza scientifica attraverso lettere fu sempre intensa e cordiale.
Il trasferimento a San Pietroburgo avvenne perché Daniel, uno dei due figli di Bernoulli fece il nome di Eulero quando, a causa della morte del fratello
Nicolas, la cattedra di matematica e fisica all'Accademia Imperiale delle scienze della città russa rimase vacante.
Eulero arrivò nella capitale russa nel 1727. Poco tempo dopo passò dal dipartimento di medicina a quello di matematica. In quegli anni alloggiò con
Daniel Bernoulli con cui avviò un'intensa collaborazione matematica. Grazie alla sua incredibile memoria Eulero imparò facilmente il russo. L'Accade-
mia più che un luogo d'insegnamento era un luogo di ricerca. Pietro il Grande infatti aveva creato l'Accademia per richiudere il divario scientifico tra
la Russia e l'Occidente. Dopo la morte di Caterina I che aveva continuato la politica di Pietro venne al potere Pietro II. Questi, sospettoso degli scien-
ziati stranieri, tagliò i fondi di Eulero e i suoi colleghi. Inoltre i continui tumulti in Russia avevano stancato Eulero che amava una vita più tranquilla e
quindi quando gli fu offerto un posto all'Accademia di Berlino da Federico il Grande di Prussia. egli accettò e partì per Berlino nel 1741. Visse a Berli-
no per i successivi 25 anni arrecando un'enorme prestigio all'Accademia. Dovette però allontanarsi da Berlino per un conflitto col Re. Egli infatti lo
riteneva troppo poco raffinato per la sua corte, in cui alloggiava addirittura Voltaire. Eulero era infatti un religioso semplice e un gran lavoratore e
aveva idee e gusti molto convenzionali. Era, in un certo senso, l'esatto opposto di Voltaire e questo lo rendeva bersaglio delle battute del filosofo.
Col tempo la vista di Eulero peggiorò molto durante la sua carriera tanto che, quando la situazione in Russia divenne stabile si fece aiutare da un em-
manuense nella trascrizione dei suoi appunti. Ma parte di questi vennero persi in un incendio scoppiato proprio nell’abitazione del matematico.
La fecondità scientifica di Eulero nei suoi primi soggiorni in Russia e in Prussia (l’attuale Germania) fu tanto intensa che la sua fama presto raggiunse
livelli straordinari e, circostanza ancora più sorprendente, ciò non turbò minimamente l’amicizia e l’affetto del suo maestro, tanto che quando quest’ul-
timo riconobbe che il suo allievo lo aveva ormai superato, gli tributò in una lettera del 23 settembre 1745 la citazione “Princeps Mathematicorum”. Il
mantello di Principe dei Matematici era ormai scivolato inesorabilmente e giustamente sulle spalle di Leonardo ed egli lo mantenne saldamente per
tutto il resto della sua vita.
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BIBLIOGRAFIA:
! Per la parte storica.! ! Tutte le immagini sono tratte da Mac Tutor o, dove non specificato, sono state reperite con Google Images
! ! Wikipedia! ! ! ! ! http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_fondamentale_dell'algebra
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