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Origine Della Dea
Origine Della Dea
Alessandro Demontis
L archeologia e la storiografia sono sempre stati soggetti a
errori dettati dall approssimazione delle nozioni acquisibili dai
reperti, dalla loro non sempre possibile verifica, e da un
processo messo in atto dagli studiosi stessi, processo che porta a
ritenere tutto ci che non si comprende come reperto votivo o
oggetto di culto.
Ci successe con i famosi fegati etruschi, con molte statuine
simili ai gargoyles, e con tanti altri oggetti bizzarri o
particolari nelle fattezze. Basti pensare a tutte quelle statuine
rinvenute in mesopotamia risalenti al periodo Ubaid, raffiguranti
silouhette femminili longilinee, con seno sostenuto, e testa di
rettile. Non sapendo come trattarle, gli archeologi ci hanno detto
che sono probabilmente legate al mondo degli inferi.
La stessa cosa sta avvenendo, a mio avviso, quando si parla di
divinit femminili. Ho finora sempre evitato di affrontare l
argomento, delicatissimo, della Dea Madre, ma a causa del fatto
che questo argomento negli ultimi anni sta diventando il fulcro di
rivendicazione
da
parte
di
movimenti
culturali
che,
legittimamente ma nella maniera sbagliata, reclamano il giusto
rispetto per la figura femminile, ritengo di non poter pi evitare
di scrivere in merito.
E bene intanto segnalare che il grosso di questo movimento viene
da ambienti pagani o neopagani, ambienti che gi in precedenza pi
d una volta si sono distinti per la loro innata capacit di
creare calderoni culturali mischiando nozioni lontane nello
spazio e nel tempo per supportare l idea di una Dea precedente
a qualsiasi Dio maschile conosciuto. Se questa possibilit pu
essere effettivamente investigata, lo si deve fare attraverso
nozioni coerenti nel tempo, e non alla maniera pagana che,
parlando di una presunta divinit feminea primeva, ci parla di
Iside, di Ishtar, di Athena, e dee simili che ben conosciamo, e
che ben possiamo racchiudere in un periodo storico sicuramente
successivo ai culti marcatamente maschili che conosciamo. Per i
loro stessi tratti distintivi tutte queste dee negano tutto ci
che di loro viene detto dai pagani. Ognuna di queste dee aveva
genitori, progenitori, antenati, sia maschi che femmine. Non
possono essere utlizzate dunque per identificare la Dea primeva.
La Dea dei pagani dunque un costrutto simile al Yahweh
giudaico, un nome comune che racchiude al suo interno tante
divinit di diverse regioni e diverse epoche; ma mentre nel caso
del Yahweh giudaico possiamo risalire al suo primo apparire, ed
identificarlo chiaramente e definitivamente con il dio sumero
Ishkur, o ancora in tempi pi antichi supponendolo essere il di
lui padre Enlil, nel caso della Dea questo tentativo non stato
fatto. E, allo stato attuale, che mi risulti, non esiste nessun
documento in merito che ne identifichi il personaggio.
Ma la Dea non proviene solo dall ambiente pagano per fortuna. C
un movimento di studio archeologico, etnologico e antropologico,
che porta avanti un discorso di ricerca non influenzato,
almeno
ufficialmente, da visuali religiose o pseudocultuali. Ed solo da
indubbiamente
il
pi
autorevole
attualmente esistente in merito. La Leick, dal canto suo, essendo
una esperta di storia dell antico medio oriente, ha dato un
contributo enorme alla causa chiarificando agli occhi del profano
la figura femminile di Inanna / Ishtar, che servita, per le
civilt greca e romana, come modello per le principali divinit
femminili. Troviamo dunque in Artemide / Diana, dea della caccia,
ma anche in Demetra, dea delle messi e della fertilit, due
rappresentazioni di Inanna moglie del defunto Dumuzi, dio pastore
per eccellenza. Troviamo in Afrodite / Venere la dea della
bellezza e della sensualit come controparte di Inanna / Ishtar
dea dell erotismo, la prostituta degli dei, quella ricordata
per le sue evoluzioni nel Gigunu sumero, la casa del piacere.
Identifichiamo nella Enio controparte femminile di Ares, che
diventa la romana Bellona, la rappresentazione di Inanna come dea
della guerra, colei che mosse guerra contro Ebih, e che spinse i
suoi amanti guerrieri a saccheggiare sia Babilonia che Nippur,
facendo affronto a Marduk e ad Enlil, il quale la pun
distruggendo Agade, la sua citt.
Il lavoro di ricerca riguardante l origine primordiale del culto
della Dea, passa prevalentemente attraverso l identificazione di
alcuni reperti:
- le famosissime statuette a forma di donna;
- le pietre vulva;
- le pitture di figure femminili;
ma anche attraverso l analisi cronologica di scritti che possano
darci indicazioni su questo ipotetico culto.
E bene chiarire subito che il secondo tipo di reperto, quello
costituito da scritti, non supporta minimamente l idea di un
culto femineo precedente quello maschile tramandatosi fino ai
giorni nostri.
Tutti i pi antichi scritti, tutti i pi antichi culti di cui
abbiamo tradizione scritta, a partire dal IV millennio a.C., ci
parlano si di tantissime ed importanti divinit femminili (e
scopriremo quali), ma sempre e comunque in relazione a pi
importanti divinit maschili, delle quali erano figlie o, in
rarissimi casi, mogli. Solo in uno stadio ben avanzato abbiamo
testimonianza del nascere di un culto dedito alle figure femminili
ma
come
divinit
errata
attribuzione,
a
molti
reperti,
del
ruolo
di
rappresentazione della Dea Madre e segnala come la Gimbutas,
nell analizzare le figurine piatte e bianche a forma di donna
create con ossa di animali (che avevano al posto delle orecchie
due buchi, forse per portarle appese al collo con un laccio mostrate qui sotto), le definisca rappresentazioni della Bianca
Dea della Morte, senza che ci fosse nessuna evidenza di una
associazione a culti relativi ai morti o a rituali di morte.
Figurina femminile
in osso,
Gumelnia, 4600 3900 a.C.
Il problema , dunque, secondo Bailey e Ucko, quello dello
stabilire COSA effettivamente quei reperti mostrino.
Sorge a questo punto una domanda: come si pu stabilire da una
rappresentazione artistica quando un personaggio pu o no essere
considerato una figura divina? In molti esempi di steli, murales,
statue, incisioni, generalmente si riconosce come divinit un
personaggio assocciato a elementi celesti (presenza di stelle o
pianeti), elementi naturali (es: fuoco o corsi d acqua), a
particolari animali, o elementi che trovano un riscontro nella
mitologia orale o scritta che ci giunge dal popolo cui quel
reperto viene attribuito, o dai successivi che con questo popolo
hanno avuto contatto. Nel caso della pi antica civilt
conosciuta, i sumeri, l elemento distintivo della divinit era un
corpicapo cornuto, elemento che ritroviamo anche nel centroamerica
e nell europa del nord. Questo elemento, per i sumeri, trova
riscontro negli innumerevoli testi che ci descrivono gli dei,
identificati anche da un particolare modo di scrivere il loro nome
(con un glifo, traslitterato dingir e rappresentato da una
stella, posto davanti al nome), come legati al cielo, agli
elementi, a certi animali o alle stelle / costellazioni / pianeti.
Cos per esempio il capo supremo degli dei sumeri, Enlil, era
assocciato al toro, suo figlio Ninurta all aquila, suo
fratellastro Enki al serpente o ai pesci, e veniva spesso
raffigurato con corsi d acqua che nascevano dalle sue spalle.
Bene nel caso di queste dee madri non abbiamo niente di tutto
ci. Tutto ci che abbiamo sono i reperti stessi, senza incisioni
Periodo Uruk IV
(3300-3000 a.C.)
I dinastico
(2800 a.C.)
III dinastico
(2300 a.C.)
Hammurabi (1700
a.C.)
la
Hator
egizia,
rappresentata da una mucca, esattamente come Ninmah in tarda et.
Ninmah era per i babilonesi la prima dea assocciata alla Vergine,
attributo che le fu poi rubato da Inanna. Ninmah era una
mediatrice nelle faide familiari, una abilissima stratega e
pacificatrice, nonch una curatrice. Oltre ad essere il prototipo
della dea madre anche sicuramente il prototipo della dea
guaritrice e della dea amministratrice. Perch allora non
guardare proprio a questo pantheon per cercare l origine della
famosa
Dea?
Di
fatto,
anche
iconograficamente,
possiamo
identificare due fasi ben distinte nell arte mesopotamica che
rappresentava le dee. Una fase dedicata alle vecchie dee, cio
quelle di prima generazione, nate dai cieli e da questi discese, e
una seconda fase, quella delle dee giovani nate sulla Terra.
Questa suddivisione combacia perfettamente con un altro tipo di
suddivisione: quella in base alla silouhette femminile. Le
vecchie dee della prima generazione venivano tutte ricordate
come matrone corpulente, paffutte, di enorme statura. Oltre a
Ninmah, ricordiamo anche Gula, il cui nome significa grande e
grossa, anche lei rappresentata come corpulenta.
Ninhursag / Ninmah
Gula / Bau
Inanna
Ninsun
Ereshkigal
Ninkasi
anche gli uomini e le donne mortali. E nel 2280 a.C. circa che
abbiamo il primo esempio di sacerdotessa a cui viene dato il
compito di redigere documenti per gli dei, con Enheduanna,
sacerdotessa lunare del dio Sin, che redice il famoso Inno delle
case degli dei, un documento talmente importante che scribi
successivi, sia uomini che donne, vi hanno aggiunto del loro
mantenendo lo stile originale dettato dalla sacerdotessa. Ed
all incirca nel 1800 a.C. che abbiamo il consolidarsi della
tradizione
sacerdotale
femminile
di
Babilonia,
con
una
suddivisione gerarchica in Naditu, Shagitu, Kulmashitu, Qadishtu e
Ubgabtu.
Che conclusione trarre dunque alla luce di queste analisi? Il
culto della dea sicuramente esistito, e per lungo tempo
stato
importantissimo
e
testimoniatissimo
da
centinaia
di
composizioni letterarie e iconografiche giunteci nel corso di
millenni. I tentativi di affossare l esistenza di questo culto
non possono trovare supporto, poich se da un lato i pi antichi
reperti non ci danno indicazioni univoche, i reperti degli ultimi
5000 anni mostrano senza ormbra di dubbio che ledivinit femminili
erano elegibili e di fatto elette a entit venerabili.
Indubbiamente questo culto ha generato realt localizzate, di
carattere
prevalentemente regionale, nelle quali si aveva una
prevalenza della figura divina femminile (basti pensare alla
civilt di Harappa, nell Indo, incentrata per oltre un millennio
sulla figura di Ishtar / Inanna e dove fu proprio il consorte di
lei, Dumuzi, ad essere subordinato). Meno certo che questi
culti fossero esclusivamente femminili, e che in tutti i casi la
dea adorata in questa o quella regione fosse innalzata al ruolo
di dea suprema al di sopra della sua genealogia maschile. Un
caso di questo genere la Inanna adorata a Babilonia a partire da
circa il 1200 a.C., infatti qui la Inanna adorata non la Inanna
sumera, ma una rappresentazione di Sarpanit, moglie del dio
nazionale Marduk, esattamente come a Kutha veniva adorato Nergal
come rappresentazione di Enlil. Non testimoniato, e quindi non
accettabile, che prima del IV millennio ci siano state realt
societarie incentrate su un culto religioso organizzato di stampo
matristico. Niente esclude che ci fossero comunit matristiche in
termini societari, ma niente supporta l idea di un culto divino
di questo genere. Come abbiamo visto, il grosso dei casi di
riferimenti ipotizzati come a divinit femminili prima del IV
millennio estremamente controverso, ambiguo, se non in alcuni
casi addirittura fraudolento.
A partire dal III millennio poi, dopo un millennio circa nel quale
le figure femminili erano si riconosciute, ma subordinate in tutto
e per tutto ai corrispettivi maschili, e dunque prive di funzioni
e attributi particolari (salvo i due casi esemplari di Gula e
Ninmah), si inizia a delineare la attribuzione alle giovani dee
dei ruoli essenziali per lo sviluppo delle societ. A queste dee
viene
regalata
(o
concessa)
la
meritata
attenzione
e
responsabilit, vengono elevate a soggetti di culto, rese capaci
di influire sulla storia delle popolazioni. Gli antichi dei in
generale si allontanano sempre pi, Enlil ed Enki si fanno da