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I Fortini, 3
Enrico Maria Di Palma. - Dalla parte di Huscar
a cura di Gianmario Lucini
Grafica: CFR - Immagini: Eleonora Prado
Edizioni CFR
Via Amonini, 9 - 23020 Piateda (SO)
www.edizionicfr.it
ISBN 978-88-97224-34-1
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Introduzione
Inizia con una poesia poco conciliata - direi piuttosto disincantata - la
prima raccolta che Enrico Maria Di Palma decide di pubblicare. Forse
non lavrebbe mai fatto se, per consapevolezza o per gioco, non avesse
tentato la sorte del Premio Fortini, nel quale si piazzato in un onorato
terzo posto pari-merito nella classifica, guadagnando perci la
pubblicazione.
Io per voglio sperare che non sia lunico giovanissimo ad avere in
serbo versi simili, cos lucidi e cos invidiabili, anche da poeti ben pi
carichi di anni. Ma soprattutto, al di l del verso preciso e ben curato,
c una robusta poetica, e anzi un robusto pensiero o visione del
mondo, che torrenzialmente fluisce nei versi, poesia dopo poesia, con
un ritmo emotivo e unintensit sempre pi incalzanti. Non siamo
daccordo, dunque, con quello che egli dice della sua poesia, quasi a
schernirsi, proprio nella prima poesia, in esergo: qui c solo sfarzo / di
favole vuote / immote radici spinate / seccate / morte. Cominciamo bene,
verrebbe da dire, e con una sana nota di ottimismo. Ma si continua, in
crescendo anche col ritmo e la prosodia, sulla medesima nota, quella del
disincanto per una comunicazione sempre pi difficile, peraltro vuota o
segnata da una gioia da gregge / imposta, pilotata, impertinente, in uno sfondo
metropolitano che pare essere (dai riferimenti) quello milanese, nel
quale siamo qui per fare, non pensare. E dunque: In questa capillare, nuova,
strenua / strinata vita da rete sociale / cosa cerchi ancora?, si chiede il poeta.
Ossia, che cosa ci sta a fare il poeta che egli denigra (sar pronto a
indiarti / labilit del vate e solo questa) accusando il suo ruolo inetto,
pronto a colludere col vuoto prospettive pur di essere voce nel vuoto di
voci, di modo che ignora-disaccorda-unisce, / si indedalisce e pasce, con lo stilo,
/ un grottesco infante, di nome Amore. E ancora: ignoro il senso / della
resurrezione della carne / lidea della fenice / che si sbrinza e rinverdisce, / ch
niente si crea e tutto si distrugge / anche la testa / anche il cuore / che fugge.
Proseguendo nella lettura il tono non migliora, anzi, si fa pi concitato,
pi scandito, pi preciso, come una clava che picchia e spezza, ma mai
noioso, mai assillante o autistico. Se infatti cerchiamo in questi versi la
rassegnazione, restiamo fortemente delusi. Non , questo giovane, il
poeta dellabbandono, del lasciamo perdere, della fuga, ma soltanto del
nascondimento, del rifiuto di scrivere poesie da dare in pasto ai dementi
che sarebbe come dare caramelle agli asini -, ossia alla cultura di
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Gi chimera
questa nyx imbestialita
sfavillio livido alogeno e tungsteno
(meno importa, adesso,
il senso di marea)
sinsinua
afrore adolescente di cricchi coscienziali,
di chi indaga-accorda-disunisce
oh schizotopico mondo
dei miracoli notturni.
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Rond Veneziano
sul mio petto mattiniero
ottano darchi infiammabili
la combustione sulle rotte degli ermeneuti
come lacrime strizzate di bambina;
parlami
degli strali infingardi
in questa humus amorosa
che incuneano lUomo,
sono spaziotempocausaeffetto
sono affettuosi difetti della mente
sono cariche batteriche congenite
sono la sonora sensazione di sete.
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Aspersione
la prima pioggia d'autunno
nasconde il sole luteo
e gemma il cielo
come un pizzo bianco-nero.
Con serafica puerizia
si pu cogliere tutta la fine del mondo
mentre fuori
al mattino
tutto ancora albume.
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Tempus interiectum
Mihimet
Credo
Lira di un dio che non esiste
(acciambellato strepita nel nulla)
si abbatter, forse,
sul capo di un giovane materialista
striscer lungo la spina dorsale
e striglier i gangli e le sinapsi
per trovare almeno un posticino.
Ho inventato un dio
che parla col sorriso
e con acqua-salata-dagli-occhi
che somatico mi abbraccia
e mi stimola la pelle
ho inventato un dio che non sa di essere un dio
e per questo in lui credo
come credo nella terra
e nei riflessi rintronati
delle mie percezioni.
Ho inventato il dio dellimperfetto
della paura
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Poesia per N. D.
Sta alzando il cubito
la bavosa ragione
incubare, non ne vale pi
la pena
se le fondamenta sono felci
accidiose e cascanti
e il soffio del meriggio
le sbatacchia noncurante.
Forse meglio
Ninetto
che zompa e derapa,
col sorriso di chi
non abbisogna di esegesi
o tavole sinottiche.
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Pendio Agnano
Donna Petra la tetra
al bivio bivacca
e vende sigarette di contrabbando
gutturando prezzi
emanando olezzi,
pezzi di vita arrancata
fra guerrieri traci
e vaiasse oscene.
Uno studente scende
con Berkley sotto al braccio
in mezzo a stracci elettorali
su case popolari, bassi salari
altari di lucenti refurtive
e fughe metafisiche.
Ritagli dacciaieria nel panorama su Bagnoli
acciaccata costa sofferta
Petra osserva:
sbuffi biossidi
bionda aurora da combustione,
nel tramonto industriale
lo studente repente
intanto sceso
e nulla vede,
se non ragazzi lividi
madidi
che scordano la citt
scommettendo sulla pelota.
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Fugamundi
Ceso sarmento di sdegno odorante
gi Compieta sappressa per la tua
domestica Liturgia delle ore,
non c pi stirpe-gente-tronco-schiatta
a innervarti.
Beato il ramo che teme il suo ceppo
benedetto sia il lignaggio suo;
dove ormai rinsecchi, al secolo smorto,
non pi un refolo, non un gretto vento
a toccarti.
Lo spazio dun chiostro a perimetrare
il genotipo: sotto il ramo reciso
un passo scricchiola, un altro reverte.
E non c inchiostro che colmi misura
tanto vasta.
Non la Corsica dorsuta n il Carso,
non limpietrata Riviera Ligure,
non la Parigi dai viali accidiosi
n la bella gente dAppennino
posso amare.
Con altra voce ormai, con altro vello
ritorner poeta, e in sul fonte
del mio battesmo prender 'l cappello,
ma quale fonte
quale vello
che voce
rimane?
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h5n1
Uscire dal corpo
osservare la gente
che aspetta.
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Dcadanse
Il silenzio degli agnelli
nei bagni incipriati di discoteche
e gli olocausti di deodoranti
su petti rasati e scolpiti,
i mitici zompi coreutici
di succose, infette ninfette,
scornano il mio incerto
materialismo cosmico,
il veltro virtuoso di vuoti valori
che scorrazza sui miei nervi
soprattutto ora
che non c pi il referente
e repente anche il trascendente
si svende
potrei invocare la danza
della decadenza
ma non intonsa questa terra
anzi avvezzata alla cancrena
non verdeggia
e non si frena
non rallenta
nel suo moto entropico,
decadendo
non si ferma.
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Valencia
Io non mi divincolo
un'antenna a scaraventare il mondo
pi in alto.
Echi di asfalto e catrame
catrame
e poi il cielo
rosa e arancio
in un accordo di nona.
E' una nuova mitologia urbana:
fluida aspirazione all'assoluto
Ma il vento cancrena
e sentore di bruciato
siamo solo ritagli
di una terra malsana.
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Nostratica
Fraseggi contingenti
su genti ormai morte
civilt sorte
dai collassi precedenti
spenti nugoli di speranze
oltranze di interventi
atti a riaccendere
gli stanchi sentimenti civili
i bianchi pensieri senili
di pace amore libert
e dove sta
questa strana El-Dorado
dove i monili
pallidi di questa salvezza
dov la bellezza
che spruzza gelo o ardore
solo odore
escatologico
si sente
fuga di gas
giramento di testa
molesta sensazione
di fine.
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Laccio Ego-statico
A Mirn
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Cresce un odio
di tipo non reattivo
cha ama masticare
tendini e talloni
e creare intercapedini
tra me e un altro me
fatto di sorrisi
e buoni propositi
lo senti?
Squittisce nei cori
della mia solitudine, stasera
trapela nelle pause della penna
che si ferma a pi riprese
e a pi riprese si cancella
odio di tipo non reattivo
si cela fra gli spazi dei denti
che si illuminano se rido
nel grido
dellocchio spento
che fissa il cielo il foglio il muro
la mola che lo storpia e lo sfaccetta
ha le tue sembianze, il tuo profumo
la tua causa che leffetto,
odio di tipo non reattivo
e scrivo
per non farlo reagire.
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./.
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in tutti i sensi
tutto.
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Canzoni
Ai miei Lari
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la vana cecit
siamo invincibili, almeno su un foglio
qui non esiste voglio,
ma un maglio per distruggere la notte.
Scappa dallorrido pasto, canzone,
nascondersi non basta
nellora dellerumneo pavore.
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Anagogica
Allo psicopompo
Tu non lo sai
ma il mondo attorno a te si rarefa
proprio da te si diparte,
si dipana il sopracciglio di dio
tu non lo vedi
foriera di apocalissi
ma si squaglia la luce
nel tuo inutile andare
e pi il tuo passo calca
pi solca laratro il campo aspro
alla ricerca di unoggettivazione
della visione estatica
ma pi ci prova
pi trova il varco vacuo inaccessibile
la chiave invisibile
la morte possibile
luomo passibile
di essere niente pi che un errore di natura.
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Sinestesie avanguardistiche
in campo lungo post-moderno:
posteri antropofagi che succhiano
i resti della pasta del giorno prima,
e rimano con ansia da nazireo
pubblicit omeriche
profetici slogan
libri-paga sacri di sette clandestine.
Tutto vibra in unisteria sociale,
tutto connesso, correlato, intricato
siamo animali a-sociali
incollati gli uni agli altri
in gabbie batterie grattacieli
castelli di carte di credito
e non una novit
e non modernit
solo che il piano inclinato
sappressa alla fine
e capicolliamo pi veloci.
Me ne sarei accorto,
ma eri per me
il filtro per guardare il mondo
in un modo meno storto,
la lente focale sullunico punto
dove ancora non cerano sfregi
apocalittici o fregi con Palladi
morenti o greggi di zombi dallalito
di fast food.
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I.
Gettare una rete a maglie slargate
squadrettare il tutto
fluttuante flebile flusso
freddo primigenio
amaro di bocca impastata
fili lucidi che liquidano laria
spazzole raschiano strade
puzze di mondo in narici tappate
coniugare declinare concordare
devo dare
un segno
segmentare il reale
marted giorno di guerre campali
c da placare con qualche sacrificio
il dio delle soglie
che mi conceda una morte
lenta e soffusa
che non mi obblighi a rialzarmi
a perpetrare linganno supremo
a perpetuare la farsa della vita
sotto la coperta di placenta si sta bene
si sta
una lastra di ardesia sulla testa
nella testa
un esercito di propositi ci marcia sopra
compatto e fiero
lo scaccio con una mano fatta di sonno
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lo schiaccio
ma ormai ha lasciato solchi perbenisti
trincee disgraziate di impazienza
mi vogliono umanizzare
evolvere
erigere
tranciare il coccige
far lasciare questo covo di cotone esistenziale
sbocciare
sboccare
li ignorer qualche secolo
fino a quando il senso di umanit
non prender il sopravvento
adesso per esempio
adesso inizio a essere
come braccia sulla fronte
gambe fetizzate
dita
petto (batte)
culo
che ha voglia di evacuare
il pi anti-estetico degli istinti
ribolle
mi smorfia
mi accovaccia
stringo e sfriggo
trattengo
fingo
penso a come mi chiamo
letichetta sulla fronte
lasservaggio al mondo
una spada sulla spalla
nella spalla
brucia di pensieri
il lavoro lo studio lamore la famiglia gli amici
il vino i libri la metro lattualit la lavatrice
la birra fatta in casa
il lampadario di Cluny nel duomo di Milano
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lavarmi i denti
le ascelle
questi i progetti
e fra il dire e il fare
un breve corridoio buio
lo percorrono le gambe
io le seguo
e dopo la fuga fin troppo fisica
mi appoggio al lavandino
liscio bianco freddo
scricchiola
mi doso
accendo la piccola luce
e c uno che mi fissa
di fronte
ha una fronte
un mento, una bocca che sbava di sonno
un occhio spento
unocchiaia
cose scarmigliate
i capelli, esatto
mi ricorda me stesso di qualche secondo fa
che sia davvero lio di qualche secondo fa
che ha viaggiato in avanti nel tempo
per vedere come sarebbe stato dopo qualche secondo?
Mi prende per il culo?
Mi prendi per il culo?
Lo prendo per il culo?
Mi prendo per il culo.
il gioco generazionale
di guardarsi a uno specchio
ci che mi ha ingannato.
La prima bestia che ha sbattuto
il muso contro lacqua tremula
si capita? Si domandata?
Quante anime si sono guardate
negli anni
se gli specchi potessero parlare
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allaccio
straccio sulle scarpe
bello imbellettato
imbelle anello
della catena evolutiva
prima carponi
poi eretto
poi impotente
metto gli arnesi del mestiere
nella bisaccia e la bisaccia
mi metto di sbieco
poi una cappa
una sciarpa che scappa dal collo
la annodo e mi preparo
alla stizza esistenziale
di vedere la luce
quella vera
la gente
quella finta
il migliore dei mondi possibili.
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II.
Milano non una citt
una percezione atomica
di cemento e guglie
di ragazze alte e con le labbra sottili
di tacchi spinosi
di rose senza petali
senza estensione
senza intensione
lestinzione
delle specie sub-umane
perpetrata da affaristi
e modelle intenzionate a perdere qualche taglia;
Milano me la guardo
la vedo alla prima briciola di asfalto
ne ascolto il canto di sirene melodioso
del mezzo per la pulizia stradale
mi inibisce la striscia tratteggiata della strada
sto ritto e inebetito al bordo
le macchine fendono il guardo
viale Monza infinito si impossessa del mio orizzonte
la mandorla nellocchio di un cinese
due monti di vetro
due cartelloni colorati
due termometri sfasati
macellerie islamiche
le scale umorali della metro
le lecco coi piedi senza volutt
il bavero serrato, la barba che maschera
lo sdegno per la vita
degli altri e mia
nascosto
accostato
alla parete
mi immergo nel limbo della linea rossa
sottile e insettivora
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e rivoluzionaria
sar la formichina pi formichina di tutte
star bello dritto in piedi
saluter
sorrider
pianger
andr ogni giorno incontro al mio fade-out
mi addormenter
mi sveglier
penser per qualche minuto di uscire dal formicaio
poi mi calmer
continuer
a tenere la bocca socchiusa,
che la vita una scusa
per scriverci qualcosa su.
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Sommario
Introduzione
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Tempus interiectum
Credo
Poesia per N. D.
Pendio Agnano
Fugamundi
h5n1
Dcadanse
Valencia
Nostratica
Dalla parte di Huscar
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Laccio Ego-statico
Se ti fermi, a tratti, nel ricordare
Giorni di gelo grondante e beato
I tuoi muri dalabastro, il nostro
Non so se fra fronde
Belle labbra di burro
Con smania di mani
Tu, Matelda, su matasse di miele
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Canzoni
Scrivente, non scrittore
Neri cani andalusi
Bereshit il Caos e una fumante
Gli amanti di Kokoschka
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Anagogica
Tu non lo sai
Seguir i grossi segni
Sinestesie avanguardistiche
Che fai stasera in cielo, luna monca?
Mi prese un senso di straziante
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Sommario
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