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IL FIUME INVISIBILE

Il Dragone di Portici

Villa Lauro Lancellotti

di
Pietro Gargano
Tratto da

QV
Quaderni Vesuviani

XXVIII
gennaio 2002

G.DF. S.A. per www.vesuvioweb.com

LAretino:

...in radicibus Vesuvii Montis fontes sunt dulcium acquarum;


fluvius ab his sit, qui Dragon appellatur. Sigonio: Ad vesuvii
Montis radices amnis est nomine Drago.
Non occorre una conoscenza approfondita del latino per capire che
alle falde del Vesuvio cerano fonti di acqua dolce e un fiume chiamato
Drago. Cerano, forse anzi ci sono. I due antichi autori, 1Aretino e
Sigonio, furono ripescati a fine Settecento dal buon parroco Nicola
Nocerino - il primo storico di Portici - che segnal il filo del fiume
vesuviano sotto Palazzo Consiglio al Granatello:

Il Granatello.
...Il quale fiume, poi disperso e sotterrato dalleruzioni del
Vesuvio, si apr la strada in varj luoghi, per varj sotterranei canali. Ed
in vero il sopradetto sacerdote D. Pietro Imperato (il possessore del
palazzo a quel tempo ndr.) ci asserisce di aver egli medesimo veduto
questacqua da figliolo correre sullarena del lido, ed imboccarsi nel
mare da sotto il suo palazzo; motivo per cui detto suo padre fe cavare
il primo pozzo nel cortile grande del sopradetto palazzo verso quella
linea, e gli riusc dincontrarla.
Dopo alcuni anni fattone cavare un altro nel cortile inferiore
sullistessa direzione, incontr la medesima acqua. Giunta in Napoli la
notizia della nuova acqua, e sperimentatene la bont, e virt col
consiglio de Medici, non furono pigri di servirsene quotidiamente. Ma
col tratto del tempo serrati detti cortili da fabbriche, e da portoni, ed
abitando il Padrone altrove, non sempre si pot avere la divisatacqua.

Pietro Gargano: Il Fiume Invisibile

G.DF. S.A. per www.vesuvioweb.com

Il famoso Medico per D. Franceso Taglialatela a quanti


convalescenti di Portici e di Resina e di altrove andavano da lui, a
tutti profrivano la mentovata acqua. Lacqua leggerissima, di tal
sorte, che per quanto se ne beva, non aggrava mica di peso lo stomaco,
e dopo pochi minuti comincia felicemente a passare.
Il riferito Sacerdote D. Pietro nellanno 1772, e ne seguenti,
avendo alle fabbriche antiche aggiunte delle nuove, f cavare due altri
pozzi, ne quali ancora ritrov listessacqua nellistesso suo livello. Io
per crederei, che questa lacqua, che serviva per la Citt di Ercolano,
in cui si son trovati pi condotti di piombo, tanto pi che il sopradetto
palazzo sta molto vicino allantico Ercolano.
Dal racconto di Nocerino si apprende che quellacqua era
estremamente diuretica, forse simile a quella di Fiuggi. Pi azzardata la tesi
che collega lo scorrere del Drago a un acquedotto di Ercolano; se un
riferimento dobbiamo trovare, pi plausibile quello con Villa dei Papiri.

Villa Tina
A sua volta inseguendo il corso sotterraneo del Drago, Beniamino
Ascione cit Summonte:

Si giudica questo fiume essere quello che si legge nellofficio di


S. Gaudioso Napolitano, Vescovo di Salerno, (per errore creduto
listesso, con lAfricano) ove si legge, che in Napoli nelle radici del
monte (di Santo Hermo), era un Dragone molto infesto a Cittadini, il
quale si soleva ascondere nellacqua, dalla quale scaturiva un fiume
velocissimo, quel Dragone per miracolo di S. Gaudioso, non, fu pi
visto, le parole del Testo sono queste:

Pietro Gargano: Il Fiume Invisibile

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- Drago quidam teterrimus, et horrendus radice montis


surgebat Neapoli, qui suo morsu damnifico omnia animalia
consumebat, et anhelitu infectivo omnes homines morbo languebant,
interdum autem insidiabatur sub aquis, ex quibus fluvius rapidissimus
manabat, Cumque etc. ....
E cos abbiamo la leggenda di una specie di mostro di Loch Ness
vesuviano, dal morso micidiale e dallalito infetto, pronto a nascondersi
nelle vorticose correnti fluviali. Per fortuna, fu San Gaudioso a
neutralizzarlo. Ascione, implacabile, and a controllare i luoghi della foce.
E ritrov linvisibile Drago:

Villa Liberty
Questo fiume scorre ancora, sfociando alle Mortelle, dietro lo
stabilimento della Montecatini fino al Bagno Arturo. Scavando
nella sabbia si nota benissimo la sorgiva dellacqua dolce e il
proprietario del bagno, da me irnerpellato, mi diceva che il suo cane,
quando ha sete, nelle ore della bassa marea, scava un fossetto, con le
zampe nella rena e in esso beve. Credo che questacqua, dopo
opportuna analisi, si potrebbe benissimo imbrigliare e imbottigliare e si
potrebbe, fare lo stesso con lacqua della Bagnara.
Potete fare voi stessi la prova, magari in compagnia di un cagnolino,
alla ricerca delleterna vena del Drago.

Pietro Gargano: Il Fiume Invisibile

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LA

LAPIDE PERDUTA.

Altre dolci correnti sicuramente scendevano dal Vesuvio, spesso


isterilite o sepolte dalla lava. Padre Giovan Battista Orso, lautore
dellEpitaffio per i Posteri porticesi, dett unaltra lapide - introvabile - sul
luogo di una sorgente soffocata dalleruzione del 79 e riaffiorata poco dopo
il 1609.
Ne rimasto soltanto il testo, incluso nella raccolta del dotto gesuita
(J. B. Orsi: Iscriptiones, Montanaro, Neapoli, 1642).
In prima persona, la lapide-sorgente si dice flice di aver rivisto la
luce, riaffiorando del peso delle ceneri del pi immane incendio del
Vesuvio. Considera re Filippo III migliore dellimperatore Tito ed elogia il
vicer di Napoli Pietro Fernandez de Castro conte di Lema perch ha
elargito abbondanza di acqua e opportunit di mulini.
Quisquis es mirare redivivam et utere, chiunque tu sia, guardami
rinata, e bevi.

Villa Aversa

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LE

QUATTRO ACQUE DI

PORTICI.

Con laiuto di Nocerino, possiamo anche tracciare la mappa delle


acque sorgenti e salutifere di Portici in un tempo che fu. Secondo il
parroco-testimone erano abbondanti, di eccezionale qualit, curatve di
molti mali e massicciamente esportate:

A bench dunque in ogni luogo, cavandosi pozzi, si ritrovi


acqua sorgente in gran copia, che pregna de sali del Monte Vesuvio,
salutifera si rende, ed al palato dilettevole, con tutto ci vi sono, e
scaturiscano in essa, molte fontane di acqua perenne, la quale per li
suoi proficui effetti, e buona qualit, a gara si piglia, e si porta in
lontani Paesi, e molto pi in Napoli, per essere di mirabile leggerezza,
salubre, passativa, purgante, ed espulsiva di varj malori da Corpi
Umani.
Qualit tutte cagionatele da i minerali di nitro, di sale, di zolfo,
di talco, di alume, e di bitume, tra i quali distilla.
Nocerino, con la precisione dellerudito, indic - oltre a quelle dei
boschi e dei giardini reali, provenienti da Resina e da Somma - quattro
principali fontane:

Villa Nava

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1. BAGNARA:
a quel tempo 1acqua era sfruttata dal proprietario del sito, duca di
Baranello.
Sgorgava da una rupe sabbiosa, ed arenosa, coperta da vecchi elci, a
poca distanza dal mare. Per renderle merito, i proprietari costruirono
grottoni a volta, con figure di sfingi, sirene, ninfe e altri decori a forma di
conchiglia. Vi si abberava gente di ogni ceto sociale, dal pi umile
porticese a Ferdinando IV che qui bevve nel 1778.
Lacqua era prescritta dai medici locali perch diuretica e piena di
nitro: Io ho veduto nel fondo della grotta, ove passa, lastre intiere di nitro
cristallino impetrito scrisse Nocerino.
Naturalmente, i sanitari consigliavano di berla sul posto, dove
conservava intatte tutte le prerogative medicinali.

Palazzo Ruffo di Bagnara

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2. LEUCOPETRA:
la villa di Martirano.
Quando Nocerino pubblic il suo volumetto, apparteneva al principe
di Torella. Lex sguazzatoio era ricoperto di rovi,

non di meno esiste una buona quantit di fabbrica sotterranea,


colla sua acqua, in cui si cala per un piano inclinato, e nelentrare si
osservano pilastri, e volte, e ne lati varie nicchie, vuote bens di
statue.
II parroco si augur che il nuovo proprietario si impegnasse a far
risorgere la fonte dal suo squallore. Lacqua veniva da una lunghissima
grotta, invacata a bella posta, che si distende inverso quella contrada di
Portici, che communemente chiamasi S. Cristoforo.

Villa Maltese

Villa Signorini

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3. VILLA DELBOEUF:
fu proprio lavventuroso signore a convogliare lacqua al Granatello.
Nel 1897 apparteneva allUniversit - il Comune, diremmo oggi - di
Portici, e aveva gi perduto molta consistenza nonostante i lavori effettuati
con denaro pubblico.

Villa DElboeuf

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4. PALAZZO CAPUANO:
lacqua pi abbondante di tutte. Veniva allo storico edificio da
Resina, attraverso sotterranei canali. Sgorgava in due fontane, nei cortili,
saliva alle camere alte e alle cucine, concludeva la sua corsa in altre due
fontane nei giardini. Anzi, per lo passato formava, in un cantone della

strada maestra di Portici, una Fontana troppo commoda, ed utile per il


pubblico.

Palazzo Capuano
Un secolo dopo la ricognizione di Nocerino - testimone Vincenzo
Jori che scrisse la sua storia di Portici nel 1882 - le sorgenti di Portici si
erano ridotte a una sola, quella della Bagnara. E tuttavia Jori fu in grado di
scrivere che ancora abbondantissime erano in Portici le acque. Si riferiva
soprattutto ai pozzi privati. Anzi, pubblic i risultati delle analisi effettuate
nel laboratorio di chimica agraria della Facolt di Agraria da Domenico
Pacile e dallallievo Beniamino Sciacca, sottoscritte dal direttore Cossa.
Oggi i due pozzi che i vecchi porticesi ricordano sono quelli di
SantAntonio, luoghi di perduti miracoli. Il primo pozzo della devozione
dei porticesi si trova in via Universit, a destra salendo, poco prima del
convento di SantAntonio. in una piccola cappella difesa da un cancello,
talvolta ancora rischiarata dai lumini e ornata di fiori. Quel luogo, dice la
tradizione, vide un rniracolo del Santo d Padova, che fece risorgere un
piccino annegato.

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Lepisodio rievocato in un articolo su Luce serafica, 1936, di padre


Antonio Palatucci, che raccont di averlo tratto da un antico documento:

Nellanno 1741, verso la fine di aprile, una donna del popolo


and ad attingere alla cisterna (di acqua piovana del pozzo attiguo
alla chiesa di S. Antonio. E poich reggeva in braccio il bambino
lattante, nel tirare su il secchio dellacqua o per aver essa allargato
inavvertitamete il braccio o per movimento brusco del bambino, questi
precipit nellacqua abbastanza profonda della cisterna. La madre,
atterrita, lasci la fune del secchio e, mentre il secchio cadeva gi
nellacqua, essa a voce alta invoc S. Antonio.
A tali grida accorse molta gente, e la notizia la seppero anche i
Frati che erano in chiesa per le sacre funzioni e subito recitarono il
noto responsorio di S. Antonio, il Si queris. Oh, prodigio! Mentre i
Frati in Chiesa e la folla accanto alla cisterna invocavano il Santo
Taumaturgo, fu vista lacqua della cisterna salire leggera leggera dal
fondo fino allorlo della cisterna stessa e quivi fermarsi presentando a
galla il bimbo sorridente allangosciata madre e poi fu vista scendere al
primiero livello.
Fu murata la cisterna e al di sopra vi fu eretta una cappellina e
sulla parete che guarda la piazza, vi fu ricordato in un affresco il
fatto miracoloso. E molta gente di Portici ricorda ancora come
laffresco, essendo quasi scomparso per le umidit e per le ingiurie del
tempo, nel 1907, fu sostituito con un quadro di S. Antonio dipinto su
tavola. E perch si potesse vedere il luogo dellavvenuto miracolo
invece della porta alla cappellina fu posto un cancello di ferro, come si
vede ancora.

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La leggenda legata alla credenza nei poteri speciali di


SantAntonio, protettore dei bambini: i genitori facevano voto di offrire ai
poveri in suo nome, grano o pane per un peso uguale a quello del neonato.
Il secondo pozzo prodigioso allinterno del convento di
SantAntonio. Profondo trentatr metri, dedicato a San Francesco ed
considerato frutto di almeno due miracoli.
Il Poverello di Assisi lo avrebbe scavato nel 1222 per dissetare i
muratori impegnati nella costruzione della casa e per il bisogno dei frati.
Scrisse don Nicola Nocerino:

... e corre tradizione fra i Religiosi, che ... questo S. Patriarca...


col bastone percuotendo il vivo masso di bitume, fatto vi avesse un
pozzo mirae prufunditatis, che oggi anche esiste. Ci se sia vero lo
lascio a Critici ed alle storie e Croniche pi veritiere di questi
Religiosi.
Il vivo masso di bitume la colata lavica perforata dal bastoncino del
Santo.
II pozzo si secc. Lo riport in vita - continua la leggenda - un altro
santo: Giacomo della Marca, nato nel 1393 a Monteprandone e morto a
Napoli nel 1476. Giacomo comp nella nostra regione, negli ultimi anni di
vita, alcuni dei novanta miracoli a lui ufficialmente attribuiti (quelli
ufficiosi superano i centomila). San Giacomo fece un semplice segno di
croce, e lacqua torn e permise il rapido completamento dei restauri del
convento. Il prodigio fu descritto da frate Venanzo Nagni da Fabriano e
rievocato nel 1970 in un lungo poema del francescano Giuseppe Gangale.

Villa Bruno
A Portici, nel rione di SantAntonio, i pozzi erano tanti. Il dottor
Espedito DAmaro ne ricordava un centinaio, tutti progressivamente
murati. In uno dei pozzi, allimbocco del vico Ritiro, cadde e mor un
bambino allinizio del secolo, cos anche questa cisterna fu murata e poi
colmata di terreno durante lultima guerra.

Iconografia: Ville e Palazzi di Portici

Pietro Gargano

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