Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
SULLA SCOGLIERA
DI SESTRI LEVANTE
Luigi Carlo Daneri
.M.
c.
~
da: Riccardo Gualino, Frammenti di vita, Arnoldo Mondadori Editore, 1931, p. 184
REGNANDO PIACENTINI
ADORO LE CORBUSIER
di Bruno Zevi
In fondo, stato uno dei pi qualificati e certo il pi coerente dei raziona listi italiani
perch ha saputo scegliere un maestro. Era convinto che il linguaggio di Le Corbusier
offrisse una sorgente da esplorare e canalizzare almeno per mezzo secolo; dallo stupendo
piano di Algeri del '31 poteva derivare, a distanza di trent'anni, il vermicone di Forte
Quezzi, senza sprecare nulla dell'originaria fragranza. Pertanto rifiut ogni alternativa,
compresa quella wrightiana, rimase impervio ad ogni suggestione scandinava, brasiliana o giapponese, ad ogni moda neorealista "spontanea", informale.
Principalmente, non cadde mai negli equivoci della "mediterraneit",
dello "spirito
latino", dell'architettura "ambientata", cio in tutti i luoghi comuni che servono per
rituffarsi nella palude del provincialismo.
Bilancio: fra le centinaia di quartieri realizzati dall'Ina-casa e dalla Gescal, i due pi
validi sono, senza alcun dubbio, quelli genovesi di Daneri. Egli non credeva in uno
sclerotizzante rispetto per le preesistenze naturali e artistiche, ma in interventi che,
tutelando il passato, configurassero nuovi scenari. Non s'interessava di storia, ma il suo
restauro del castello di Gaglianico presso Biella eccellente, anche per la ricostruzione
del giardino.
"Roba degli anni trenta", obietter qualcuno. D'accordo, ma guardiamoci attorno, specie nel settore del "design'', in cui l'Italia conta: si torna al razionalismo, si producono
finalmente in serie i prototipi di Le Corbusier, Mies, Rietveld, Breuer. un segno salutare di riscossa, dopo la lunga parentesi di abbandoni, revival, utopie, masochismi.
Prima o poi, persino gli architetti capiranno che il funzionalismo costituisce in Europa
la matrice inevitabile di ogni avanzamento in senso organico, brutalista, urbatettonico;
fuori di esso, come ripeteva Daneri, c' la "marcia dei gamberi".
..,
A Sestri Levante
VILLA DOMUS
di Guido Campodonico
Questa casa appartata, costruita dall'architetto genovese Carlo Daneri negli anni fra il
1938 e il 1940, un'opera di grande maestria e di notevole fascino, oltre ad essere uno
dei pochi esempi di villa razionalista non alterati irrimediabilmente. Fu infatti abitata
per pochi anni, poi a lungo abbandonata. La villa Domus, ex villa Mantelli, di Luigi
Carlo Daneri a Sestri Levante, restituita di recente al suo originale valore architettonico dall'ottimo restauro eseguito con amorevole cura dall'architetto Luciano Panero, si
presta oggi a una rinnovata lettura che tenga conto, rispetto all'angolazione critica
della pubblicistica dei primi anni '40, di nuove acquisizioni della cultura specialistica
contemporanea. Opera singolare e diversa dalle altre nella produzione daneriana, essa
ci consente di conoscere aspetti meno noti o meno esplicitati della personalit del suo
autore, scontroso e aristocratico, riconosciuto esponente genovese del razionalismo italiano. Inoltre, le tematiche che la villa propone e il modo con cui le sviluppa la rendono partecipe del dibattito in corso.
Vi si coglie innanzitutto un' attenzione al sito, certo favorita dall'eccezionale carattere
di questo, gi di per se stesso luogo, "locus'' marino, ben al di l del distaccato rapporto
che l'architettura razionalista intrattiene con la natura. Pur nel rigore razionale, manifesto soprattutto nella decisa collocazione e nella salda impostazione dell'impianto edilizio sul terreno irregolare, la villa dialoga con il contesto ambientale nella sua totalit
e interpreta, senza alterarne i significati, sia il dato morfologico, sia le due diverse
anime dell' "isola": quella estroversa drammatica e quella introversa intima. Si direbbe
quasi che un istintivo e misterioso senso del "genius loci" abbia suggerito a Daneri di
collocare nel patio a monte della villa - il suo cuore esterno - una statua del Galletti
raffigurante, si presume, la dea Diana. Questa attenzione al sito si rivela nel dettaglio
attraverso le differenti e calcolate mediazioni che l'architetto stabilisce di volta in
volta tra gli spazi interni e quelli esterni. Logge, patio, terrazzi, o semplici finestre magistralmente tagliate rispondono biunivocamente, da un lato, al carattere dell'ambiente
naturale che varia sensibilmente secondo l'esposizione, dall'altro, allo spazio abitativo
vero e proprio e ai suoi significati, oltre che funzionali, soprattutto simbolici. Infatti la
villa che pu essere additata come esempio di rigore funzionale, di chiarezza distributiva, di accuratezza tecnologica - richiami fondamentali alla responsabilit etica e alla
padronanza di mestiere dell'autore - interessa oggi assai pi per i significati simbolici
dell'abitare, per l'evocazione di una memoria locale condotta senza indulgenze stilistiche e per l'assunzione di riferimenti culturali di una sottile quanto attuale ambiguit.
Per quanto riguarda i significati Simbolici, v' chi ha riconosciuto in quest'opera daneriana un particolare rispetto per la vita individuale. Se tale osservazione provata
dalla rigorosa difesa della privacy dei singoli in relazione ai momenti di vita comune
attraverso una perfetta organizzazione distributiva delle parti dell'edificio, ci che pi
conta sottolineare il modo con cui tanto il momento privato quanto quello colletti8
vo vengono in questa dimora qualitativamente sostanziati proprio per mezzo dell'architettura e della natura come elemento integrante l'architettura stessa. Il rapporto
con il mare e con la balza rocciosa emergente, anima estroversa dell' "isola", viene
ottenuto mediante effetti a sorpresa. Soltanto dopo aver percorso il viale che con organica naturalezza avvolge dall'alto l'ampia conca del parco, dopo aver varcato la soglia
della piccola ma solenne porta rivestita in rame, aver attraversato l'atrio tutto soffuso
di luce velata intorno alla fontanella, ipostasi decorativa che concentra una verde
musicale attenzione, e aver salito non senza esitazione l'ambigua trimorfa scala in
ardesia, ci si trova dentro la grande sala di ricevimento. Qui, in uno spazio interno
assoluto nel suo rigore geometrico, viene imposto con generosa immediatezza l'assoluto spaziale esterno dell'infinito cielo-mare, attraverso la nitida specchiatura vitrea di
una grande finestra orizzontale a tutta parete. Il confronto personale con l'infinito
cielo-mare viene ricercato, in tutta la sua radicale qualit metafisica, dentro la stanza
di studio individuale del proprietario. Per contrasto, adiacente al salone di rappresentanza, l'ambiente pi contenuto in altezza che ospita il soggiorno con caminetto e il
pranzo riservati alla vita quotidiana esprime un' atmosfera pi intima e familiare, non
soltanto nei rapporti dimensionali e nell'accordo delle tonalit materiche e cromatiche, ma soprattutto nell'aprirsi verso una loggia in mura tura - a cielo aperto - dai netti
confini spaziali, elemento di necessaria mediazione dell'amplissimo orizzonte marino e
della troppo intensa luminosit solare. L'uso del loosiano "Raumplan" consente anche
di vivere, all'interno della villa, prospettive insolite dai diversi livelli di percorrenza e
di sosta (scale, ballatoi). Il patio del primo piano rivolto a settentrione, chiuso su tre
lati e aperto sul quarto al bosco del parco, anima interna dell' "isola", oltre a rievocare
nelle forme - convergenza delle falde dei tetti, impluvio, statua - la domus romana,
potrebbe interpretare antiche atmosfere domestiche del clima mediterraneo. Quanto
all'evocazione di una memoria locale, sembra di poter ravvisare un collegamento, non
arbitrario se pur soltanto ideale, tra la villa di Daneri e la tradizione della villa genovese o grande dimora patrizia di campagna. Anche qui troviamo l'ampio atrio, che assume connotazioni solenni oltre che archeologiche; la scalea; il salone di rappresentanza
a doppia altezza, passante, quasi si trattasse del piano nobile; la sala di abitazione di
famiglia, riservata e sobria ma impreziosita nei materiali e nei dettagli; i mezzanini per
la privacy individuale dei padroni, degli ospiti, della servit; le logge esterne che guardano il parco e il mare; il parco costruito con un chiaro intendimento scenografico: si
noti la scalinata a gradoni che collega, diritta e indefettibile, i viali curvi e concentrici. Ma, oltre che nella struttura compositiva, in una serie di particolari architettonici, gi alterati in parte da inopportune trasformazioni e oggi restituiti dall'autore del
restauro con fedelt e acutezza di conoscenze alla gioia dell'occhio, del tatto e dell'udito, che riconosciamo in questa villa un Daneri forse pi vicino alla sensibilit del
nostro momento storico di quanto non appaia nelle sue opere successive, un Daneri
oscillante tra un razionalismo ortodosso, del quale non sempre supera lo schematismo
e un classicismo novecentista raffinato.
da Abitare n. 212, marzo 1983.
9
li, scompaiono in alto mediante comando elettrico; il lavabo e gli armadi a muro nei
locali degli ospiti; la scala formata da lastre di marmo incastrate lateralmente in due
parapetti-trave. Anche l'arredamento, ricco ma non sovrabbondante, venne studiato
dall'Architetto
che, come per la sistemazione degli elementi decorativi, ha lasciato
significativi schizzi prospettici. Originale l'arredo della sala da pranzo, per una parte in
marmo giallo di Siena, il tavolo in cristallo "securit'' con massello centrale in marmo
verde, le seggiole in noce. L'effetto di movimento degli esterni, causato dalla accentuata articolazione dissimmetrica dei locali, riesce a collegare funzionalmente e visivamente i principali ambienti interni con la natura circostante, contrapponendosi per
al suo aspetto accidentato con la purezza delle forme tipicamente razionaliste anche se
inconfondibilmente legate alla sensibilit di Daneri.
Questo fu sostanzialmente il concetto sostenuto dal Podest in due distinte presentazioni dell'opera; il critico tenne a precisare che la villa, pur chiaramente di lusso per la
ricchezza dei mezzi e dei materiali usati, era coerente stilisticamente ed esente da soluzioni banali. Poco tempo dopo il noto articolo di Ponti metteva in luce il "mestiere" di
Daneri, risultante da certe soluzioni architettoniche
(i balconi) e dal senso di continuit degli interni; oltre alle capacit costruttive moderne ed all'inserimento nel paesaggio, individuava nell'architetto una attitudine all'innovazione ed alla sperimentazione architettonica, come nel caso dell'accostamento antico-moderno.
La Selem infine ha giustamente sottolineato, nella composizione di questa villa (accostandola in ci a quella di Borgofornari), la continua attenzione di Daneri per l'esistenza individuale. Il progetto della villa venne esposto alla V Triennale di Milano, nel
1933, nella Sezione 'Mostra fotografica di Architettura moderna".
da: Pietro D. Patrone, Daneri, Sagep Editrice, 1982
A~~~r;,
t--"~i...,:::....=:i:iiW-I~
Villa Mantelli - sezioni (orig. scala 1:100)
II
LO STILE DI DANERI
DATI BIOGRAFICI
di Gio Ponti
"... un architetto cos unitario come Daneri si fatto compositivo nella Villa a Sestri
Levante. Ci esatto. L'adunazione di partiti ripetuti (appartamento ecc.) porta ad una
unit complessiva: l'abitazione singola per l'Uomo, in mezzo alla natura un'altra cosa.
L'Uomo qui il supremo personaggio e la sua vita individuale vuole differenti e concomitanti atteggiamenti dell'architettura.
Questa composizione pur legata, un po' a
paese, fra le pi umane per la dimora non intesa come alloggiamento ma come teatro
per le azioni umane di vita e di pensiero, di opera e di contemplazione, per quella
dignit umana che tanto cara a Michelucci e che egli vorrebbe misurasse non solo la
casa ma la citt.
La sicura competenza, l'eccellente "mestiere" di Daneri son palesi in questa villa sia nei
particolari esterni (per noi architetti notevolissimo il balcone dello studio) sia negli
interni con la continuit degli ambienti comunicanti fra loro e con l'esterno attraverso
vetrate totali.
L'architettura complessiva di questa bella villa, sotto alcuni aspetti, non cos raggiunta come lo sono certi particolari: essa rimane tuttavia come una delle pi nobili testimonianze non solo dell'opera di Daneri, ma della recente architettura italiana in questo campo.
Gli interni di Daneri sono sempre viventi, mossi, esenti da "raffinatisrni" e da "decadentismi", sono "vera" casa, non divertimento lezioso e facile o scenario astratto. Altri
suoi particolari come la porta con lo stipite antico fra il vetrocemento e la bellissima
scala mostrano un Daneri sempre attento e pronto a sperimentare e sempre fecondo di
vere invenzioni architettoniche ..."
da Stile, febbraio 1943
12
'i
.. .
[; :.'
J
'''
J''
iiir
._.,.._.-,.-
14
Appena costruita, la villa fu pubblicata su "Costruzioni Casabella" (ottobre 1940) e su "Domus" (gennaio
1941) con testi di Attilio Podest e con le foto qui
riprodotte in bianco e nero (Archivio Crimella). In
queste immagini del 1940, l'altra faccia della villa,
immersa nel suo habitat vegetale.Alle rigorose linee
orizzontali che caratterizzano
la facciata verso il
mare fa riscontro da questo lato il movimento a
impluvium dei tetti di ardesia. Materiali e forme
insoliti in un'architettura
razionalista, e tuttavia
molto appropriati in questo contesto: scelte che
denotano la capacit di fondere senza pregiudizi ed
esitazioni i canoni di un verbo architettonico, seguito con convinzione, ad elementi di una tradizione
costruttiva locale (i tetti di ardesia genovesi) pro-
fondamente sentita e amata. Nel disegno a carboncino il progetto originale per la sistemazione del
parco: zone a prato, a orto, a frutteto, lecci, pini,
roseti, agavi, un belvedere sul mare, una serra e tre
passeggiate in piano a livelli diversi raccordate da
una scalinata fiorita. Nulla cambiato da allora, la
casa e il suo intorno sono ancora esattamente cos.
.~
21
Come descritto da Attilio Podesta' su "Casabella" n" 154, ottobre 1940, " ... il terreno esterno,
che comprende la valletta dominata dalla romanica cuspide di S. Nicol e tutta la parte al mare,
che si pu raggiungere con scalinata nella roccia, venne sottoposto a una vasta opera di sistemazione per regolarizzare le scarpate, accrescere la vegetazione d'alto fusto, formare nel fondo della
valletta il breve ripiano circondato dalle anse riposanti dei grandi prati verdi. La stessa rattenuta
e misurata immaginazione che ha ordinato la casa e il suo interno ha creato l'ambiente del
parco, nell'equilibrio delle proporzioni di chiaro e di scuro, di zone libere e di accenti, nella precisa nettezza degli orizzonti che apre e che chiude. L'entrata stata scavata nella roccia e l'accesso esternO chiuso tra due pareti folte di verde. Oltrepassato il portale si domina il giardino, la
casa di fronte, oltre la valletta, i grandi secolari pini ad ombrello, che creano inconsce rispondenze con la forma del tetto, col rude basamento e vivaci contrasti con tutto il bianco della casa
Il portale d'ingresso alla villa corrisponde alle antiche mura di Sestri Levante.
La strada di accesso stata scavata nel
terrapieno.
Sotto: il viale d'ingresso; a destra salgono
le pendici della penisola; a sinistra una
depressione forma una valletta sistemata
a prato, circondata da boschi di lecci
pini, cipressi e collegata da terrazze e
scale fiori te.
-:t
La scala fiorita.
La portineria e il viale.
24
25
L'ingresso principale verso monte, sul fronte nord, ed segnato da una cornice rinascimentale
di pietra scolpita, inserita entro una parete di vetrocernento un po' arretrata rispetto alla linea
del perimetro, a formare un breve portico che ripara l'ingresso. Al piano superiore, in corrispondenza di questa cavit, vi il bellissimo taglio orizzontale che crea un patio pensile, estrapolando
il verde del parco in una inquadratura quanto mai suggestiva.
28
29
Fra i fondi di magazzino di mezza Italia si sono dovute andare a cercare le piastrelle di vetrocemento dalla particolare sfumatura verde in uso negli anni 30, necessarie alla ricostruzione di questa parete che d luce al grande atrio. Anche l'originaria soluzione per la chiusura del portale due ante di rame che si ripiegano a libro nello spessore del controstipite- stata fedelmente ricostruita. l'atrio pavimentato di marmo verde Alpi e impreziosito da alcune sculture antiche che
appartenevano alla collezione del primo proprietario della casa; fra queste, un fonte battesimale
bizantino posto al centro della sala entro un anello luminoso ricavato nel pavimento, e usato
come fontana fiorita.
In basso: particolare della scalea ad angolo in ardesia e della soprastante apertura vetrata che
scherma il pianerottolo e la rampa verso il soggiomo.Si noti la sapienza delle due linee convergenti (il profilo della scalea e il corri mano della rampa successiva) che hanno la stessa inclinazione. A sinistra del fonte battesimale si intravede la scultura di Alik Cavaliere "l'albero del
Gamaica".
34
35
Il soggiorno arredato con poltrone di oggi (Tecno, design Leonardo Fiori) che riprendono nei
coloritarancio e avorio) quelli del rivestimento di seta delle poltrone originali andate perdute.
Addentrandosi nel grande soggiorno a tutta altezza(m.5.50) rivolto verso il rnarel ma saggiamente schermato da leggere tende interne di Rhodia e da tende esterne di tela a grosse righe bianche
e blu), si conferma la " rattenuta e mi urata immaginazione" di cui parlava Attilio Podest su
"Casabella". l disegni, i materiali, le finiture sono raffinatissimi e di grande pregio, ma assolutamente mai ostentati, bens inseriti con tranquilla naturalezza quali fossero ovvi: e questo un
tratto molto genovese.
La scala che dal soggiorno porta alle stanze del piano superiore come una scultura che nasce dal
prezioso pavimento a grandi lastre quadrate di marmo nero di Svezia incorniciate da giunti di marmo bianco, e si staglia contro il reticolo pi fitto del grande pannello di vetrocemento che d sul
patio pensile. La scultura di Alberto Giacornetti ai piedi della scala intitolata "Ragazza acefala".
Dal soggiorno si passa alla saletta del camino (sotto, in primo piano, la scultura
"Crisalide" di Mario Negri) e da questa alla sala da pranzo (nelle pagine successive). Le grandi vetrate di queste due stanze, comandate elettricamente, scompaiono in alto con le loro intelaiature, e con esse scompare il gi sottile limite
fra l'interno e l'esterno, fra le stanze e il patio verso il rnaretche opportunamente fa da filtro al sole e ai venti). Da notare il pavimento di legno e due pezzi
dell'arredamento nati con la casa: il grande tavolo da pranzo con piano in cristallo e base in marmo e il lineare lampadario di Murano che lo illumina.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
atrio
toeletta degli ospiti
ingresso di servizio
cantina e di pensa
guardaroba e stireria
camere personale di servizio
lavanderia
bagno di servizio
ricovero antiaereo
1. patio a monte
2. soggiorno
3. sala da pranzo
4. saletta del camino - gioco - bar
5. soggiorno all'aperto
6. biblioteca
7. camera da letto dei parenti
8. camera da letto del proprietario
9. spogliatoio
lO. bagno
Il. ufficio
12. cucina
Piano principale a livello del giardino sul mare (orig. scala 1:100)
Piano superiore
l due patii; in alto quello verso il parco, in basso quello verso il mare.
44
45
La cucina.! mobili sono laccati in grigio-verde chiarissimo. Le pareti e i I pavimento sono in tessere di ceramica color avorio con liste azzurre e filettatura di ardesia.
46
47
Una delle porte rivestite di pergamena dai toni di colore morbidissimi e profilate d'alluminio, e il
rivestimento in lastre di raro marmo giallo di Siena del muro di quinta fra la saletta del camino e
il pranzo con la porta che d verso l'office e la cucina e il taglio per il vano del termosifone.
A destra: una delle porte in cristallo greggio temperato e un particolare del piccolo guardaroba
d'ingresso con pavimento e pareti in te sere di ceramica.
48
Nelle foto in bianco e nero alcuni esempi degli ambienti e dell'arredamento originari:lo studio,
una camera degli ospiti, un'altra camera degli ospiti con il particolare di un' armadiatura molto
tipica di quegli annil e tuttora esistente), comprendente una parte appendiabiti e una parte tutta
rivestita di tesserine blu in cui rinchiuso un lavabo con il suo specchio.
50
... Pur essendo stata "cucita" addosso al primo proprietario e committente, la casa ha retto e
regge in modo perfetto l'ingresso di abitanti molto diversi proprio per la finissima analisi fatta a
suo tempo delle necessit che lo svolgersi della vita domestica impone, sotto i tre aspetti della
funzionalit, della privacy e della socialit. Questa analisi sfociata in una composizione, come
disse Gi Ponti, "fra le pi umane per la dimora non intesa come alloggiamento ma come teatro
per le azioni umane di vita e di pensiero, di opera e di contemplazione".
Originariamente al piano principale c'era l'appartamento del proprietario, con la biblioteca studio verso il mare e la camera da letto in posizione pi centrale e rparatatoggi sono tutte camere
da letto e lo studio stato spostato al piano superiore, sempre di fronte al mare): al piano superiore c'erano e ci sono le camere ospiti, mentre il piano terreno era ed occupato dai locali guardaroba e dalle stanze per il personale. Ogni ala servita da un proprio sistema di scale, per cui le
comunicazioni in verticale possono svolgersi autonomamente
senza interferenze. Equilibrata
separazione degli ambiti, quindi, e fluidit di funzionamento: sono queste le doti che rendono la
casa "abitabile" pur cambiando gli abitanti.
52
53
Il grande eucalipto
protetto da una struttura
vetrata che rappresenta
il centro ideale della casa.
56
La vetrata del soggiorno, con una struttura di profilati di ferro verniciato azzurro e pannelli apribili a sportello verso l'esterno.
In alto: dettaglio di uno dei pilastri che
all'esterno sostengono il tetto.
60
61
62
63
BIBLIOGRAFIA:
A. Podest, Una villa sulla costa ligure, da "Cosrruzioni-Casabella",
ottobre 1940.
A. Podest, Una villa sulla scogliera della penisola di Sestri Levante, da "Domus", gennaio 1941.
G. Ponti, Lo stile di Daneri, da "Stile", febbraio 1943.
P. D. Parrone, Daneri, Sagep Editrice, Genova, 1982.
E.D. Bona, Daneri, da "Abitare", marzo 1983.
G. Campodonico, Villa Domus, da "Abitare", marzo 1983.
Il padiglione degli ospiti, da "Abitare", giugno 1992.
G. Albera, N. Monti, Mediterranean House in ltaly, Editorial Gustavo Gil, Barcellona, 1992.
64