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n rifugio, che ti dà la sensazione di essere protetto

U da tutto. Dagli altri, dal rumore, dal bisogno ossessi-


vo di movimento». L’architetto Werner Tscholl rac-
conta così il progetto (disegnato insieme alla moglie
Theodora) della Torre Reichenberg: una spartana
casa-fortezza tra i boschi della Val Venosta, appena sopra Tu-
bre, ultimo paese italiano prima di entrare in Svizzera. Oltre il
confine ci sono la Val Monastero e l’Engadina; da qui nel Me-
dioevo passava una via commerciale sorvegliata da castelli e
alte torri circolari - ben sei, la maggior concentrazione di tutto
l’arco alpino. Cinque anni fa, Tscholl è riuscito ad acquistarne
una per ristrutturarla. Imponendosi una condizione, semplice
e intransigente: non spostare neppure un sasso, costruendo
una struttura invisibile, reversibile e smontabile al 100%. «Co-
sì, ci siamo detti - spiega sorridendo - se un giorno ci stufiamo,
tutto potrà tornare come prima. E poi, l’acciaio e il legno sono
facili da riciclare». Per finire i lavori, sono stati necessari un
paio d’anni: uno per consolidare la struttura muraria, che risa-
le al XII secolo e ha uno spessore di due metri; un altro per co-
struire all’interno del guscio cilindrico un’intelaiatura indipen-
dente in acciaio che sfiorasse le pareti: niente pilastri, cavi o ti-
Qui accanto, il solarium, alla sommità delle guglie. Sotto, la camera da letto in
legno di castagno. Facile da riscaldare perché chiusa, è stata progettata come
una cuccetta. D’inverno, con il riscaldamento elettrico, diventa subito calda.

La
condizione
che ha
vincolato il
progetto?
Non spostare
nemmeno
un sasso.
Così questo
spartano
rifugio-
fortezza sta
tutto in
un guscio
invisibile,
reversibile e
smontabile
al 100%

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