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Indice
1
12
18
19
21
28
35
39
41
51
56
58
65
68
70
75
87
Indice
Dimostrazione del Teorema 1.3 (propriet`a di densit`a di R), pag. 9 . . . .
Dimostrazione del Teorema 1.10 (propriet`a di completezza di R), pag. 14
Dimostrazione del Teorema 1.11 (esistenza e unicit`a della radice n-esima),
pag. 15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 1.13 (esistenza e unicit`a del logaritmo), pag.
17 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 1.15 (propriet`a elementari dei numeri complessi), pag. 20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2
2
4
5
6
(D1.1)
(D1.2)
(D1.2)
e` maggiorante di A
p.1 n
nN:
(D1.3)
x A : x > ` .
(a). Per provare (a) osserviamo che, poiche A ammette maggiorante negativo, esiste
p N tale che
e` maggiorante di A
p
p 1 non e` maggiorante di A;
quindi
p.1
1 {0, 1, , 9} :
p.1 101
e` maggiorante di A
non e` maggiorante di A.
Ripetendo il ragionamento si ha
p.1 2
2 {0, 1, , 9} :
p.1 2 102
e` maggiorante di A
non e` maggiorante di A
per ogni x A.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Daltra parte
p.1 2 p.1 2 n ,
da cui segue che
x p.1 2 n 10n
per ogni x A,
Dimostrazione del Teorema 1.11 (esistenza e unicit`a della radice nesima), pag. 15
Dimostriamo il Teorema 1.11 nel caso particolare in cui n = 2 e y = 2, ovvero proviamo
che
esiste un unico x [0, ) tale che x2 = 2
(il caso generale e` del tutto analogo; lo studente e` invitato a verificarlo per esercizio).
Lunicit`a segue immediatamente dal fatto che se 0 x1 < x2 , allora
x12 = x1 x1 < x2 x2 = x22 .
Per dimostrare lesistenza, siano A = {s R : s2 < 2} e x = sup A. Segue dal Teorema
1.10 che x e` ben definito: infatti A e` limitato superiormente (2 e` maggiorante di A) e A ,
(1 A). Inoltre 1 < x < 2: infatti 12 = 1 < 2 < 4 = 22 . Per dimostrare che x2 = 2 basta
provare che
(a) x2 2
e
(b) x2 2.
(a). Per provare (a) procediamo per assurdo. Se (a) e` falsa, allora x2 > 2 e quindi esiste
> 0 tale che x2 > 2 + . Dimostreremo che da ci`o segue che
x 10n0 > 0
(D1.4)
n0 N :
(x 10n0 )2 > 2,
ovvero che x 10n0 e` un maggiorante di A, in contraddizione con x = sup A. Resta
dunque da dimostrare (D1.4). Poiche x > 1, e` evidente che
x 10n > 0
n N.
ovvero 4 10n .
1
a
> 1 risulta
loga y := log 1a y.
e, essendo
1
y
a x = y ax =
1
,
y
loga y := loga
!
1
.
y
> 1, si pone
Dimostrazione del Teorema 1.15 (propriet`a elementari dei numeri complessi), pag. 20
La dimostrazione si basa sulla definizione della somma e del prodotto di numeri complessi
e sulle propriet`a elementari verificate dai numeri reali. Utilizzeremo sempre le notazioni
z = x + iy, zk = xk + iyk (k N) ecc., dove x, y, xk , yk R.
1. z1 + z2 = z2 + z1 per ogni z1 , z2 C.
Per la definizione di addizione di numeri complessi,
z1 + z2 = (x1 + x2 ) + i(y1 + y2 )
z2 + z1 = (x2 + x1 ) + i(y2 + y1 ).
z2 z1 = (x2 x1 y2 y1 ) + i(x2 y1 + y2 x1 ).
e
z1 (z2 z3 ) = (x1 + iy1 )((x2 x3 y2 y3 ) + i(x2 y3 + y2 x3 ))
= (x1 (x2 x3 y2 y3 ) y1 (x2 y3 + y2 x3 )) + i(x1 (x2 y3 + y2 x3 ) + y1 (x2 x3 y2 y3 )).
Poiche i numeri reali verificano le propriet`a commutativa e associativa,
(x1 x2 y1 y2 )x3 (x1 y2 + y1 x2 )y3 = x1 (x2 x3 y2 y3 ) y1 (x2 y3 + y2 x3 )
e
(x1 x2 y1 y2 )y3 + (x1 y2 + y1 x2 )x3 = x1 (x2 y3 + y2 x3 ) + y1 (x2 x3 y2 y3 ),
quindi (z1 z2 )z3 = z1 (z2 z3 ).
7. Esiste un unico numero complesso, indicato con 1, tale che z 1 = z per ogni z C.
Cerchiamo z1 = x1 + iy1 C tale che zz1 = z per ogni z = x + iy C, cio`e tale che per
ogni x, y R
(x + iy)(x1 + iy1 ) = x + iy ovvero (xx1 yy1 ) + i(xy1 + yx1 ) = x + iy
ovvero
xx1 yy1 = x
y2
=1
x
ovvero =
x2
x
.
+ y2
y
y
x
` lunico numero complesso
Allora = yx = x2 +y
2 , quindi, se x , 0, w = x2 +y2 i x2 +y2 e
tale che zw = 1. Se invece x = 0, necessariamente y , 0 e partendo dallugualianza
= x/y si ragiona in modo analogo per giungere alla stessa conclusione.
Chiaramente (x1 + x2 )x3 (y1 +y2 )y3 = x1 x3 y1 y3 + x2 x3 y2 y3 e (x1 + x2 )y3 +(y1 +y2 )x3 =
x1 y3 + y1 x3 + x2 y3 + y2 x3 , quindi (z1 + z2 )z3 = z1 z3 + z2 z3 .
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
Indice
Dimostrazione che Q e` numerabile, pag. 51 . . . . . . . . . . . . . . . .
2/1
1/2
5/2
1/3
.
%
2/3
%
.
3/3
.
%
4/3
%
5/3
6/2
..
.
6/3
..
.
%
2/2
.
3/1
4/1
3/2
%
4/2
.
5/1
6/1
..
.
1/4
3/4
1/5 . . .
.
%
2/5 . . .
%
3/5 . . .
4/4
4/5 . . .
5/4
5/5 . . .
6/4
..
.
6/5 . . .
..
.
...
2/4
Indice
Dimostrazione del Lemma 3.6, pag. 78 . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 3.7 (Teorema di Bolzano-Weierstrass), pag.
78 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 3.20 (aritmetica parziale di R ), pag. 89 . .
9
9
11
e b1 a1 =
b0 a0
.
2
10
e b2 a2 =
b1 a1 b0 a0
=
.
2
22
b0 a0
.
2n
Detti
A = {an : n N}
B = {bn : n N},
m N,
perci`o
sup A inf B.
Inoltre si ha
0 inf B sup A bn an =
b0 a0
2n
n N,
Si noti che, per costruzione, x In per ogni n N. Inoltre, per la propriet`a di Archimede,
esiste n0 N tale che
b0 a0
< .
bn0 an0 =
2n0
Perci`o si ha
In0 B (x),
quindi anche B (x) contiene infiniti punti di E.
11
definitivamente per x x0 .
2|M| `
= |M| M
`
2
definitivamente per x x0 .
K = definitivamente per x x0 .
K
definitivamente per x x0 .
12
Indice
Dimostrazione del Teorema 4.3 (il numero di Nepero), pag. 113 . . . . .
Dimostrazione del Teorema 4.6, pag. 115 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 4.7, pag. 115 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 4.9 (Criterio di Cauchy), pag. 116 . . . . .
Dimostrazione del Teorema 4.18 (Teorema del confronto asintotico),
pag. 127 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 4.28 (Teorema di Riemann), pag. 142 . . . .
Dimostrazione del Teorema 4.30 (prodotto di Cauchy di due serie), pag.
144 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12
13
13
13
14
15
16
n
n
n2
n2
=
=
=
.
n1
1
1
1
1
n
n
n
Per la disuguaglianza di Bernoulli (si veda la (1.37)) (1
an
` crescente.
an1 1 ovvero {an } e
1 n
)
n2
n
n2
= 1 n1 , quindi
(D4.1)
!n+1
1
1
1+
1+
n
=
!n = n n n n n
1
1+
n+1
n1
n1
1
1
1+
n
n ! .
=
!n = 2
!n =
n
1
n2
n 1+1
1
+
n2 1
n2 1
n2 1
1+
1
n
1+
13
(i) (ii). Sia {akn } una sottosuccessione e sia > 0; per (i), esiste N N tale che
|an `| < per ogni n > N. Poiche kn n, anche |akn `| < per ogni n > N, quindi
lim akn = `.
n+
14
|an `| <
n N.
+ = .
2 2
(ii) (i). Poiche {an } e` fondamentale, per la (4.13) {an } e` limitata e quindi, per il
Teorema 4.7, possiede una sottosuccessione {akn } convergente a un certo valore ` R.
Ci`o significa che preso > 0, esiste N1 N tale che
|akn `| <
n N1 .
n, m N2 .
Scegliendo m = kn , si ottiene
|an akn | <
n N2
+ = n N := max{N1 , N2 }.
2 2
X
X
1 X
bk
ak 2
bk
2 k=k +1
k=k +1
k=k +1
0
Poiche (si veda la 4.25) le due serie hanno lo stesso comportamento delle rispettive
code, segue dal criterio del confronto (Teorema 4.17) che le due serie hanno lo stesso
comportamento.
15
P
Dobbiamo dimostrare che se
ak converge semplicemente ma non assolutamente, allok=0
ra:
P
P
P
(i) per ogni s R esiste un riordinamento,
bk , di
ak tale che
bk = s;
k=0
P
k=0
P
k=0
k=0
k=0
ak che diverge;
ak che e` irregolare.
(i). Siano {Pk } e {Mk } le sottosuccessioni di {ak } che contengono, rispettivamente, tutti gli
elementi non negativi e tutti gli elementi negativi di {ak }, presi nellordine in cui appaiono:
Pk 0 e Mk < 0 per ogni k N.
P
Poich`e
ak e` convergente ma non assolutamente convergente,
k=0
Pk = + e
k=0
n
P
Pk e s00n =
k=1
n
P
tono limite, e sn =
k=1
Mk = .
(D4.2)
k=0
n
P
k=1
ak = s0n + s00n . Perci`o, se per assurdo una delle due e` convergente, al-
n
P
k=1
b = P p(0)
1
p(1) = 1
m(1) = 0
se 0 < s,
b = Mm(0)
1
p(1) = 0
m(1) = 1
se s 0.
bn+1 = P p(n)
p(n + 1) = p(n) + 1
se sn < s,
m(n + 1) = m(n)
bn+1 = Mm(n)
p(n + 1) = p(n)
se s sn1 .
m(n + 1) = m(n) + 1
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
16
Osserviamo che
p(n) +
e m(n) +
per n +.
(D4.3)
Per costruzione p(n) e` crescente; se per assurdo p(n) e` limitata, allora esiste n0 tale che
n
P
Mk per ogni n > n0 ; passando al limite per n + si ottiene
s sn = sn0 +
k=n0 +1
P
P
perci`o
bk e` un riordinamento di
ak . Resta da dimostrare che sn s per n +.
k=1
k=0
Da (D4.3) segue anche che il segno di sn s cambia infinite volte; quindi esiste una
sottosuccessione s jn tale che s j2n s s j2n +1 e s j(2n+1) +1 s s j(2n+1) . Si ha
0 sn s |b j2n +1 |
0 s sn |b j(2n+1) +1 |
Mm(n)+1
:=
P p(n)+1
se sn =
n
P
i=0
bi n
se sn < n.
In questo caso si dimostra che sn n cambia segno infinite volte, utilizzando, oltre alla
(D4.2), il fatto che Pk 0 per k +; ragionando come sopra, da ci`o segue facilmente
P
che
bk = +.
k=0
(iii). Per la (D4.2) si pu`o costruire un riordinamento tale che le sue somme parziali sn
verificano la seguente propriet`a: per ogni N N esisto n1 , n2 > N tali che sn1 0 e
sn2 +1. Tale riordinamento e` chiaramente irregolare.
k=0
ak e
P
k=0
a j bk j = ak bk .
k=0
j=0
n
X
k=0
ak ,
k=0
P
k=0
k=0
Bn :=
n
X
k=0
bk ,
n X
X
a j bk j .
Cn :=
k=0
j=0
17
Allora risulta
Cn = a0 b0 + (a0 b1 + a1 b0 ) + + (a0 bn + + an b0 )
= a0 (b0 + + bn ) + a1 (b0 + + bn1 ) + + an b0
= (a0 + a1 + + an )(b0 + b1 + + bn ) Rn = An Bn Rn
dove abbiamo posto
Rn = (b1 + b2 + + bn )an + (b2 + + bn )an1 + + bn a1 .
!
!
P
P
Poiche An Bn
ak
bk per n +, resta da dimostrare che
k=0
(D4.4)
k=0
Rn 0 per n +.
(D4.5)
nN
X
|ak |
k=1
M1
n
X
|ak | + M2 ,
k=nN +1
dove
X
M1 := bk
k=1
M2 :=
|ak |.
k=1
|ak | <
n > N,
k=nN +1
quindi
|Rn | (M1 + M2 ) n > N
e la (D4.5) segue dallarbitrariet`a di .
18
Indice
Dimostrazione del Teorema 5.5 (teorema ponte), pag. 160 . . . . . . . .
18
se
xX
0 < |x x0 | < .
(D5.1)
n>N
esiste > 0 tale che non e` vero che: esiste > 0 tale che
x X, 0 < |x x0 | < | f (x) `| < ,
ovvero
esiste > 0 tale che per ogni > 0 non e` vero che:
x X, 0 < |x x0 | < | f (x) `| < ,
ovvero
esiste > 0 tale che per ogni > 0 esiste x X tale che
0 < |x x0 | < e | f (x ) `|
(D5.2)
1
n
| f (an ) `| n = 1, 2, 3, . . .
19
Indice
Dimostrazione del Teorema 6.13 (continuit`a della funzione inversa nel
caso in cui X e` compatto), pag. 173 . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 6.19, pag. 177 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 6.20, pag. 177 . . . . . . . . . . . . . . . . .
19
19
20
(D6.2)
Essendo f continua in x X, anche ykn = f (xkn ) f (x) per n +. Daltra parte, tutta
la successione {yn } converge a y, quindi y = f (x). Ma allora x = f 1 (y) e la (D6.1) diventa
|xn x| per ogni n N. Ci`o contraddice la (D6.2) e completa la dimostrazione.
20
|x y| ,
x, y X.
(D6.3)
per ogni x X,
(D6.4)
se x X e n |x x0 | (n + 1).
(D6.5)
21
Indice
Dimostrazione del Teorema 7.4 (derivabilit`a e retta tangente), pag. 182
Dimostrazione del Teorema 7.12 (algebra delle derivate), pag. 188 . .
Dimostrazione del Teorema 7.13 (regola della catena), pag. 188 . . . . .
Dimostrazione del Teorema 7.21 (monotonia e derivata), pag. 199 . . .
Dimostrazione del Lemma 7.27, pag. 208 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 7.28, pag. 208 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 7.29, pag. 208 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Teorema 7.30, pag. 209 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 7.36 (formula del resto di Lagrange), pag.
229 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
21
21
22
23
23
24
25
26
26
xx0
f (x) f (x0 )
;
x x0
f (x) f (x0 )
xx0
per x x0 ,
22
=
xx0 x x0 g(x)
g
g(x0 )
1
g0 (x0 )
g(x) + g(x0 )
=
.
= lim
xx0
x x0
g(x)g(x0 )
(g(x0 ))2
Quindi applicando la (iii) alle funzioni derivabili f e 1/g, la f /g e` derivabile in x0 e vale
!0
!
!0
f
1
1
f 0 (x0 )g(x0 ) f (x0 )g0 (x0 )
(x0 ) = f 0 (x0 )
(x0 ) + f (x0 )
(x0 ) =
.
g
g
g
(g(x0 ))2
per x x0 .
Per ipotesi,
g(x) = g(x0 ) + g0 (x0 )(x x0 ) + o(x x0 ) per x x0 ,
f (y) = f (g(x0 )) + f 0 (g(x0 ))(y g(x0 )) + o(y g(x0 )) per y g(x0 ).
(D7.1)
(D7.2)
Se g(x) , g(x0 ) definitivamente per x x0 , possiamo sostituire y con g(x) nella (D7.2):
f (g(x)) = f (g(x0 )) + f 0 (g(x0 ))(g(x) g(x0 )) + o(g(x) g(x0 )) per x x0 .
(D7.3)
(D7.4)
23
con
lim h(y) = 0,
yg(x0 )
f 0 (x) 0 x (a, b)
f 0 (x) > 0 x (a, b)
(i). Se f 0 (x) 0 per ogni x (a, b) allora, per il teorema del valor medio, per ogni
a < x1 < x2 < b esiste c (x1 , x2 ) tale che
f (x2 ) f (x1 ) = f 0 (c)(x2 x1 ) 0,
quindi f (x2 ) f (x1 ) per ogni x2 > x1 .
Se viceversa f e` crescente in (a, b), allora il rapporto incrementale e` non negativo:
f (y) f (x)
0
yx
Perci`o
f 0 (x) = lim
yx
x, y (a, b),
f (y) f (x)
0
yx
x , y.
x I.
(ii). Si procede esattamente come nella parte (i), osservando che in questo caso f 0 (c) > 0
e quindi f (x2 ) > f (x1 ).
f (x) f (y)
xy .
24
(D7.5)
da cui segue immediatamente la prima disuguaglianza. Per la seconda basta osservare che
la retta di equazione y(x2 ) = f (x1 ) + P(x3 , x1 )(x2 x1 ) coincide con quella di equazione
y(x2 ) = f (x3 ) + P(x3 , x1 )(x2 x3 ) in quanto entrambe passano per i punti (x1 , f (x1 )) e
(x3 , f (x3 )). Perci`o (D7.5) e` equivalente a
f (x2 ) f (x3 ) + P(x3 , x1 )(x2 x3 )
da cui segue immediatamente la seconda disuguaglianza.
(ii) (i). E` sufficiente scrivere la prima disuguaglianza con x1 = x, x2 = z e x3 = y:
P(z, x) P(y, x) f (z) f (x) + P(y, x)(z x).
.
h
y+hx
h
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
25
f (z) f (x)
f (y) f (z)
<
f+0 (y)
zx
yz
che prova la stretta monotonia di f+0 . Quella di f0 si dimostra allo stesso modo.
(iv). Segue da (i) che f e` continua da destra e da sinistra per ogni x (a, b), quindi e`
continua in (a, b).
e (c) segue dal fatto che f 0 (c) f 0 (x0 ). Se viceversa x < x0 allora esiste c (x, x0 ) tale
che
f (x0 ) = f (x) + f 0 (c)(x0 x)
(>)
26
f (n+1) (y)
(x x0 )n+1 .
(n + 1)!
Segue dal Teorema 7.34 (e dal fatto che T n(n+1) (x) e` identicamente nulla) che
u(x0 ) = u0 (x0 ) = = u(n) (x0 ) = 0 e
Posto
vale
(D7.6)
(D7.7)
v(x) := (x x0 )n+1
v(x0 ) = v0 (x0 ) = = v(n) (x0 ) = 0
Per il teorema di Cauchy (Teorema 7.20), applicato alle funzioni u e v, esiste y1 (x0 , x)
tale che
u(x)
u(x) u(x0 ) u0 (y1 )
=
= 0
.
n+1
v(x) v(x0 )
v (y1 )
(x x0 )
Applicando una seconda volta il teorema di Cauchy, stavolta alle funzioni u0 e v0 , otteniamo che esiste y2 (x0 , y1 ) tale che
u(x)
u0 (y1 ) u0 (y1 ) u0 (x0 ) u00 (y2 )
= 0
= 00
.
= 0
n+1
v (y1 )
v (y1 ) v0 (x0 )
v (y2 )
(x x0 )
Per la (D7.6) e (D7.7), si pu`o ripetere questo procedimento (n + 1) volte, perci`o esistono
x0 < yn+1 < yn < yn1 < < y2 < y1 < x
tali che
u(x)
u(k) (yk )
=
(x x0 )n+1
v(k) (yk )
k = 1, 2, . . . , n + 1.
27
28
Indice
Dimostrazione del Lemma 8.3 (confronto tra somme superiori e inferiori), pag. 235 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 8.5 (criterio di integrabilit`a), pag. 238 . . .
Dimostrazione del Teorema 8.8 (integrabilit`a di funzioni continue a tratti), pag. 239 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 8.9 (propriet`a elementari dellintegrale),
pag. 239 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 8.19 (criterio del confronto per integrali
impropri), pag. 271 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Corollario 8.20 (criterio del confronto asintotico per
integrali impropri), pag. 272 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
28
29
30
30
33
34
Dimostrazione del Lemma 8.3 (confronto tra somme superiori e inferiori), pag. 235
Siano f : [a, b] R limitata e D1 , D2 due suddivisioni di [a, b]. Dobbiamo dimostrare
che:
(i) Se D1 e` pi`u fine di D2 , allora
s(D2 , f ) s(D1 , f ) S (D1 , f ) S (D2 , f );
(ii) s(D1 , f ) S (D2 , f ) (per ogni coppia di suddivisioni).
(i). Svolgiamo la dimostrazione nel caso in cui D1 possiede un solo punto in pi`u rispetto
a D2 (ripetendo il ragionamento aggiungendo un punto per volta si perviene al risultato
generale in un numero finito di passi). Sia dunque D1 = D2 {z}, con z (a, b) \ D2
e D2 = {x0 , x1 , , xn }. Quindi esiste k {1, , n} tale che z (xk1 , xk ) e possiamo
scrivere
s(D2 , f ) =
n
X
mi (xi xi1 )
i=1
k1
X
n
X
i=1
mi (xi xi1 ),
i=k+1
dove
mk = inf
(xk1 ,xk )
Perci`o
s(D2 , f )
f inf f := mk1
(xk1 ,z)
k1
X
e mk inf f := mk2 .
(z,xk )
i=1
n
X
i=k+1
29
Analogamente, essendo
Mk = sup f sup f := Mk1
(xk1 ,xk )
(xk1 ,z)
Mk sup f := Mk2 ,
(z,xk )
si ha
S (D2 , f ) =
k1
X
i=1
n
X
Mi (xi xi1 )
i=k+1
k1
X
n
X
i=1
Mi (xi xi1 )
i=k+1
= S (D1 , f )
In conclusione, ricordando la (8.4), risulta
s(D2 , f ) s(D1 , f ) S (D1 , f ) S (D2 , f ).
(ii). Se D1 e D2 sono due arbitrarie suddivisioni di [a, b]. Se D1 = D2 non c`e niente da
dimostrare. Altrimenti, posto D3 := D1 D2 , D3 e` pi`u fine di D1 e D2 ; quindi, per la
parte (i) di questo lemma, risulta
s(D1 , f ) s(D3 , f ) S (D3 , f ) S (D2 , f ).
I=
f (x) dx.
a
e S (D00 , f ) < I + .
2
(D8.1)
Posto D := D0 D00 , dal Lemma 8.3 (i) e dalla (D8.1) segue che
S (D , f ) s(D , f ) S (D00 , f ) s(D0 , f ) < I + I
= .
2
2
(). Per ogni > 0 si ha
0 inf S (D, f ) sup s(D, f ) S (D , f ) s(D , f ) < ;
D
30
[a,b]
i = 1, . . . , N.
N
X
S (D , f ) s(D , f ) =
sup f inf f (yi xi1 )
i=1
!
sup f inf f (xi zi )
N
X
[zi ,xi ]
[zi ,xi ]
i=1
[xi1 ,yi ]
[xi1 ,yi ]
N
X
(i)
S (D(i)
, f |[yi ,zi ] ) s(D , f |[yi ,zi ] )
i=1
!
2N sup f inf f + N = N(2M + 1)
[a,b]
[a,b]
f (x) dx
a
g(x) dx;
a
g(x) dx;
a
f (x) dx ;
(8.8)
(iv) f+ , f , | f | R(a, b) e
31
Z b
Z b
f
(x)
dx
| f (x)| dx.
a
a
(8.9)
(i). Segue immediatamente dal Teorema 8.5 e dalle seguenti propriet`a generali dellestremo superiore e dellestremo inferiore: dato un qualsiasi sottoinsieme X del dominio
di f e g, risulta
sup( f + g) sup f + sup g,
X
sup f se 0
X
sup( f ) =
inf f se < 0
X
X
inf
f se 0
X
inf ( f ) =
X
sup f se < 0
R,
R.
f (x) dx
g(x) dx,
(D8.2)
e S (D , g) s(D , g) < .
Si ha
s(D , f g) =
n
X
i=1
n
X
(xi xi1 )
k=1
! X
n
inf f + inf (g) =
(xi xi1 )
[xi1 ,xi ]
[xi1 ,xi ]
k=1
!
inf f sup g
[xi1 ,xi ]
[xi1 ,xi ]
= s(D , f ) S (D , g)
e analogamente
S (D , f g) S (D , f ) s(D , g).
Perci`o
S (D , f g) s(D , f g) S (D , f ) s(D , g) (s(D , f ) S (D , g)) < 2,
quindi f g e` integrabile in [a, b]. Inoltre
Z b
Z
( f (x) g(x)) dx
a
f (x) dx +
a
g(x) dx
a
S (D , f g) s(D , f ) + S (D , g)
< S (D , f ) s(D , g) s(D , f ) + S (D , g)
< 2
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
32
e analogamente
Z
( f (x) g(x)) dx
f (x) dx +
g(x) dx > 2.
a
h(x) dx 0.
a
Poiche h(x) e` non negativa inf h 0; perci`o la tesi segue immediatamente dalla (8.4):
[a,b]
0 (b a) inf h
h(x) dx.
[a,b]
(iii). Proviamo solo la prima parte e lasciamo per esercizio la seconda (largomento e` del
tutto analogo). Poiche f e` integrabile in [a, b], per ogni > 0 esiste una suddivisione D
tale che
S (D , f ) s(D , f ) < .
(D8.3)
Per il Lemma 8.3, la (D8.3) continua a valere se al posto della suddivisione D se ne
considera una pi`u fine; quindi non e` restrittivo supporre che c D . Dette D0 = D [a, c]
e D00 = D [c, b] si ottiene
S (D0 , f ) s(D0 , f ) + S (D00 , f ) s(D00 , f ) = S (D , f ) s(D , f ) < .
In particolare si ha
S (D0 , f ) s(D0 , f ) <
Per il Teorema 8.5, ci`o implica che f R(a, c) e f R(c, b). Inoltre
Z b
Z c
Z b
f (x) dx
f (x) dx
f (x) dx S (D , f ) s(D0 , f ) s(D00 , f )
a
= S (D , f ) s(D , f ) <
e
b
a
f (x) dx
f (x) dx
a
= s(D , f ) S (D , f ) >
Per larbitrariet`a di , la (8.8) segue immediatamente da queste due disuguaglianze.
(iv). Proviamo che f+ e` integrabile. Si osservi che dato un qualsiasi sottoinsieme X del
dominio di f si ha
sup f+ inf f+ sup f inf f.
X
n
X
(sup f+ inf f+ )(xi xi1 )
i=1
n
X
i=1
33
ovvero f+ e` integrabile.
Lintegrabilit`a di f segue da quanto appena dimostrato poiche f = ( f )+ e f
e` integrabile per la parte (i). Lintegrabilit`a di | f | segue dalla parte (i) ricordando che
| f | = f+ + f . Infine, poiche f = f+ f , applicando la disuguaglianza triangolare risulta
Z b
Z b
Z b
f (x) dx =
f+ (x) dx
f (x) dx
a
a
a
Z b
Z b
f (x) dx
f (x) dx +
a
a +
Z b
Z b
Z b
(i)
(ii)
f+ (x) dx +
f (x) dx =
| f (x)| dx,
=
a
cio`e la (8.9).
esiste finito lim a g(x) dx e dobbiamo dimostrare che esiste finito lim a f (x) dx. Per
b
b
x0
g(x) dx = lim
b
x0
g(x) dx = lim
g(x) dx
(D8.4)
f (x) dx +
g(x) dx <
a
x0
f (x) dx =
x0
f (x) dx.
x0
f (x) dx.
lim
(D8.5)
x0
e` crescente in , per cui il limite nella (D8.5) esiste. Daltra parte, per ogni x0 risulta
Z
F x0 () =
x0
f (x) dx
g(x) dx
x0
(D8.4)
g(x) dx < +,
x0
34
1
f (x) g(x) 2 f (x) per x0 x < b.
2
x0
35
Indice
Dimostrazione del Teorema 9.1 (criterio integrale per serie a termini
positivi), pag. 279 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 9.8 (continuit`a della somma di una serie di
potenze), pag. 287 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 9.9 (integrazione termine a termine di serie
di potenze), pag. 287 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 9.10 (derivazione termine a termine di serie
di potenze), pag. 288 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
35
36
37
38
X
f (k) e` convergente (divergente)
f (x) dx e` convergente (divergente)
k0
k=k0
f (x) dx
n+1
n
X
f (k)
k=k0
Z
f (k) an+1 +
k=k0
f (x) dx
n+1
n k0 .
f (x) = ak
f (x) = ak+1
se k x < k + 1 ( k N)
se k x < k + 1 ( k N) .
n
X
Z
ak =
k=0
n+1
f (x) dx = a0 +
f (x) dx
(D9.1)
(si veda la Figura 9.2). Segue dal teorema del confronto per gli integrali impropri che
Z +
Z +
f (x) dx e` convergente
f (x) dx e` convergente,
0
P
k=0
ak e` convergente.
36
Daltra parte, sempre per il teorema del confronto per gli integrali impropri, risulta
Z +
Z +
f (x) dx = +
f (x) dx = +
0
ak = +.
k=0
f (k)
k=0
n
X
f (k) =
k=0
f (k),
k=n+1
k=n+1
f (x) dx
n+1
n+1
f (k) = an+1 +
f (x) dx
k=n+1
f (k) =
+
n+1
f (x) dx an+1 +
f (x) dx.
n+1
P
n=0
an xn
se |x| < r
n=0
n=N+1
e quindi anche
X
n=N+1
se |x| r0 .
Perci`o
| f (x) f (x0 )| =
<
X
X
X
n
n
n
n
an (x x0 ) +
an x
an x0
n=0
n=N+1
n=N+1
X
X
X
an (xn x0n ) +
|an ||xn | +
|an ||x0 |n
n=N+1
n=0
n=N+1
N
X
2
an (xn x0n ) +
se |x| r0 .
3
n=0
(D9.2)
N
P
Ora, la funzione x 7
n=0
37
se |x x0 | < 1 .
(D9.3)
se |x x0 | < .
Dimostrazione del Teorema 9.9 (integrazione termine a termine di serie di potenze), pag. 287
Sia r > 0 il raggio di convergenza della serie di potenze f (x) =
n=0
f (s) ds =
0
X
an xn+1
n=0
n+1
an xn . Dobbiamo
Lintegrabilit`a di f segue immediatamente dal Teorema 8.6, poiche per il Teorema 9.8
f e` continua. Sia x0 (r, r). Allora per ogni > 0 esiste N N tale che
X
X
an xn
an |x0 |n < N N , x [|x0 |, |x0 |].
(D9.4)
n=N+1
n=N+1
Quindi
Daltra parte
x0 X
n
an x dx |x0 |
0 n=N+1
Z
N
x0 X
Perci`o
an xn dx =
n=0
N > N .
N
X
an n+1
x .
n+1 0
n=0
Z
Z
N
X
x0
an n+1 x0 X
n
an x dx < |x0 |
f (x) dx
x0 =
n+1
0
0 n=N+1
n=0
P
n=0
an n+1
n+1 x0
x0
0
f (x) dx.
38
n=0
nan xn1
an xn . Dobbiamo
n=1
P
n=1
nan xn1
coincide con r.
P
Se r1 > 0 ed |x| < r1 , allora per definizione di raggio di convergenza
n|an ||x|n1
n=1
converge. Poiche |an xn | n|an ||x|n n 1, segue dal criterio del confronto che
P
n=0
|an ||x|n
P
tale che 0 < (1 + )|x| < r, la serie
|an |(1 + )n |x|n risulta convergente. Ricordando che
n=0
n/(1 + )n 0 per n +, esiste N tale che |nan xn | |an |(1 + )n |x|n per ogni n > N.
P
Dal teorema del confronto segue quindi la convergenza della serie
n|an | |x|n .
n=0
an xn =
n=1
Quindi
P
n=1
nan xn1 .
an xn + a0 a0 = f (x) f (0).
n=1
f (x) = f (0) +
g(s) ds,
|x| < r,
ovvero f e` derivabile in (r, r), e dal teorema fondamentale del calcolo integrale segue
che
f 0 (x) = g(x) per ogni x (r, r).
10
39
Indice
Dimostrazione del Teorema 10.3 (Teorema di Bolzano-Weierstrass in
Rn ), pag. 307 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Dimostrazione del Teorema 10.4 (caratterizzazione dei sottoinsiemi chiusi
di Rn , pag. 309 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Almeno uno di questi, che indichiamo con R1 := [a1 , b1 ] [c1 , d1 ], contiene un numero
infinito di punti di E. Ripetendo la procedura, per ogni k N si ottiene un rettangolo
Rk := [ak , bk ] [ck , dk ] tale che:
(i) Rk contiene un numero infinito di punti di E;
(ii) bk ak = 2k (b0 a0 ) e dk ck = 2k (d0 c0 );
(iii) a0 ak1 ak < bk bk1 b0 ;
(iv) c0 ck1 ck < dk dk1 d0 .
Per (iii), le successioni {ak }kN e {bk }kN sono limitate e monotone, quindi convergono; per
(ii), il limite x0 R e` lo stesso. Analogamente, le successioni {ck }kN e {dk }kN convergono
ad y0 R.
Per dimostrare che (x0 , y0 ) e` un punto di accumulazione per E basta osservare che, per
costruzione di (x0 , y0 ), per ogni > 0 i rettangoli Rk sono contenuti in B (x0 , y0 ) per ogni
k sufficientemente grande; quindi B (x0 , y0 ) contiene infiniti punti di E.
40
(i) E e` chiuso;
(ii) E E;
(iii) E contiene tutti i suoi punti di accumulazione.
(i) (ii). Dimostriamo, equivalentemente, che se x < E allora x < E. Poiche per
ipotesi E e` chiuso, {E e` aperto e x {E; perci`o x e` un punto interno a {E, ovvero
esterno ad E; quindi x < E.
(ii) (iii). Dobbiamo dimostrare che se x e` punto di accumulazione per E allora x E.
Se per assurdo x < E, allora x e` esterno ad E oppure x E. Poiche x e` di accumulazione
per E, non pu`o essere esterno; quindi x E. Ma per ipotesi E E e abbiamo ottenuto
una contraddizione.
(iii) (i). Dimostriamo equivalentemente che {E e` aperto ({E aperto E chiuso). Se
x {E, allora per ipotesi x non e` punto di accumulazione per E e quindi x e` esterno ad
E, ovvero x e` interno a {E. Quindi {E e` aperto.
11
41
Indice
Dimostrazione del Teorema 11.5 (Teorema del differenziale totale), pag.
337 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 11.9 (passaggio al limite sotto integrale),
pag. 339 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 11.10 (derivazione sotto integrale), pag. 340
Dimostrazione del Teorema 11.11 (Teorema di Schwarz), pag. 342 . . .
Dimostrazione del Teorema 11.14 (polinomio di Taylor di ordine m),
pag. 345 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 11.17, pag. 347 . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 11.18, pag. 347 . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 11.19, pag. 347 . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 11.25 (convessit`a e natura dei punti critici),
pag. 351 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Teorema 11.29 (regola della catena generale), pag. 356 . . . . . . . . . .
41
42
42
42
44
45
48
48
49
50
per (h, k) 0
dove
h2 + k2
Per il Teorema del valor medio applicato alle funzioni h 7 f (x+h, y+k) e k 7 f (x, y+k),
per ogni (h, k) esistono (0, 1) ed (0, 1) tali che
Q(h, k) :=
h
Q(h, k) = ( f x (x + h, y + k) f x (x, y))
2
h + k2
k
.
+ ( fy (x, y + k)k fy (x, y))
2
h + k2
Per la disuguaglianza triangolare
|h|
1
2
h + k2
|k|
1.
2
h + k2
42
g(y) =
f (x, y) dx,
y [c, d],
dx = (b a)
a
a
b
fy (x, y) dx.
yy0
Z b
Z b
f (x, y) f (x, y0 )
g(y) g(y0 )
= lim
dx = lim
h(x, y) dx
yy0 a
yy0 a
y y0
y y0
Z b
Z b
=
lim h(x, y) dx =
fy (x, y) dx.
a yy0
43
Si osservi che
f x (x, y + t) f x (x, y)
t
!
f (x + s, y + t) f (x, y + t) f (x + s, y) + f (x, y)
= lim lim
;
t0 s0
st
f xy (x) = lim
t0
analogamente
!
f (x + s, y + t) f (x + s, y) f (x, y + t) + f (x, y)
fyx (x) = lim lim
,
s0 t0
st
ovvero la stessa espressione con i due limiti scambiati. Ci`o fornisce lidea della dimostrazione, che consiste nello studio della funzione
F(s, t) = f (x + s, y + t) f (x, y + t) f (x + s, y) + f (x, y)
in un intorno di (0, 0).
Ricordiamo che per definizione f e` differenziabile in un intorno di x. In particolare la
funzione di una variabile
t 7 g(s, t) := f (x + s, y + t) f (x, y + t),
e` continua e derivabile in un intorno di (0, 0). Possiamo quindi applicare il teorema del
valor medio, ovvero esiste = (s, t) (0, 1) tale che
F(s, t) = g(s, t) g(s, 0) = t( fy (x + s, y + t) fy (x, y + t)).
Poiche f e` due volte differenziabile in x, fy e` differenziabile in x; quindi
F(s, t) = t fy (x) + fyx (x)s + fyy (x)t + o s2 + 2 t2 fy (x) fyy (x)t + o(t)
= fyx (x)st + o s2 + t2
per (s, t) (0, 0).
In particolare
F(t, t)
= fyx (x).
t2
Ripetendo il ragionamento con la funzione di una variabile
lim
t0
s 7 h(s, t) := f (x + s, y + t) f (x + s, y),
si ottiene
F(s, t) = h(s, t) h(0, t) = f xy (x)st + o s2 + t2
da cui
lim
t0
F(t, t)
= f xy (x).
t2
44
m
n
X
1 X
f x x ...x (x0 )(xi1 x0i1 ) . . . (xik x0ik )
k! i ,...,i =1 i1 i2 ik
k=1
1
(11.29)
= g(x0 ) +
m1
n
X
1 X
g x x ...x (x0 )(xi1 x0i1 ) . . . (xik x0ik )
k! i ,...,i =1 i1 i2 ik
k=1
1
+o(kx x0 k
m1
(D11.1)
) per x x0 .
n
X
i=1
n
X
per x x0 .
i=1
45
La dimostrazione dellunicit`a del polinomio di Taylor e` del tutto analoga a quella svolta
nel caso di una variabile, n = 1, e la lasciamo per esercizio.
(ii). Siano
v=
x x0
,
kx x0 k
per
0 t t0 := kx x0 k.
Allora e` m 1 volte derivabile in [0, t0 ] e m volte derivabile in (0, t0 ); inoltre per ogni
k = 1, . . . , m 1 risulta
k
(k)
v (t) = Dv...v f (x0 + tv)
se
m
(m)
v (t) = Dv...v f (x0 + tv) se
0 t t0
0 < t < t0 .
Quindi, per la formula del resto di Lagrange (Teorema 7.36), esiste 0 < < 1 tale che
v (t0 )
= v (0) +
m1
X
1 k
1 m
Dv...v f (x0 )t0k +
Dv...v f (x0 + t0 v)t0m
k!
m!
k=1
=
=
n
X
i1 ,i2 ,...,ik =1
n
X
i1 ,i2 ,...,ik =1
Analogamente, posto = x0 + (x x0 ),
m
Dm
v...v f (x + (x x0 ))t0 =
n
X
i1 ,i2 ,...,ik =1
(D11.3)
46
(I e` un intervallo aperto e non vuoto poiche A e` aperto e convesso). Infatti, per definizione
di funzione convessa
f (tx + (1 t)y) t f (x) + (1 t) f (y)
x, y A, t [0, 1].
(D11.4)
Ora, presi s, s1 , s2 I tali che s1 < s < s2 e posto t = (s2 s)/(s2 s1 ) (0, 1), si ha
s s1
,
s2 s1
1t =
x + sv = t(x + s1 v) + (1 t)(x + s2 v)
(s) = (x + sv)
(D11.5)
t f (x0 r, y0 r) + (1 t) f (x0 r, y0 + r) M,
t f (x0 + r, y0 r) + (1 t) f (x0 + r, y0 + r) M.
(D11.6)
(D11.7)
(x, y) R
(D11.8)
che implica immediatamente (ii). Per provare la (D11.8) studiamo la funzione di una
variabile (t) = f (x0 + tv), dove v e` un versore e t r: poiche
f (x0 ) f (x0 rv)
(r) (0)
=
r
r
e il rapporto incrementale e` crescente, risulta
(t) (0) t
t (0, r);
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
47
(r) (0)
t (0) + t
r
t (0, r);
t (0, r).
Ragionando allo stesso modo per t < 0 si ottiene la stessa stima: quindi
|(t) (0)| t
t (r, r).
g(x, y)
o(1) per (x, y) (0, 0)
k(x, y)k
(D11.9)
e che
g(x, y) 0
(x, y) A.
(D11.10)
Per ipotesi g e` derivabile in (0, 0), e per definizione g(0, 0) = g x (0, 0) = gy (0, 0) = 0.
Inoltre anche g e` convessa in A, in quanto h f (0, 0), (x, y)i e` lineare.
Proviamo prima la (D11.9). Sia (x, y) , (0, 0); assumiamo che (x, y) appartenga al
primo quadrante, ovvero che x 0, y 0 (gli altri tre casi sono analoghi). La retta per
(x, y) parallela a alla retta di equazione y = x incontra gli assi in due punti, (x + y, 0) e
(0, x + y). Scelto t = x/(x + y), poiche g e` convessa si ha
g(x, y) = g(t(x + y, 0) + (1 t)(0, x + y))
x
y
g(x + y, 0) +
g(0, x + y).
x+y
x+y
Quindi
g(x, y)
x g(x + y, 0) g(0, 0)
y g(0, x + y) g(0, 0)
+
k(x, y)k k(x, y)k
x+y
k(x, y)k
x+y
g(x + y, 0) g(0, 0) g(0, x + y) g(0, 0)
+
x+y
x+y
e la (D11.9) segue passando al limite per (x, y) (0, 0).
Per provare la (D11.10) ragioniamo per assurdo. Sia dunque (x, y) A tale che
g(x, y) < 0. Posto v = (x, y)/k(x, y)k, la funzione t 7 (t) = g(tv) e` convessa in un
intervallo aperto I [0, 1] e soddisfa (0) = 0, (1) < 0. Per il Lemma 7.27, il rapporto
e` crescente; quindi 0 (0) 0+ (0) < 0. Daltra parte
incrementale (t)(0)
t
lim
t0
g(tv)
(t) (0)
g(tv)
= lim
= lim
t0
t0
t
|t|
ktvk
(D11.9)
0,
48
per ogni x A,
x , x0 .
(<)
.
z x0
y x0
x x0
y x0
x x0
x , x0 .
x, x0 A, x , x0 , t (0, 1),
49
Dimostrazione del Teorema 11.25 (convessit`a e natura dei punti critici), pag. 351
Sia f : A R, con A Rn aperto, e sia x A un punto critico di f , ovvero f e`
differenziabile in x e f (x) = 0. E` sufficiente provare le affermazioni (i), (iii), (v) e (vi),
ovvero:
(i) se f e` (strettamente) convessa in un intorno U di x, allora x e` un punto di minimo
(forte);
(iii) se f e` due volte differenziabile in x e D2 f (x) e` definita positiva, allora x e` un punto
di minimo forte;
(v) se f e` due volte differenziabile in x e D2 f (x0 ) non e` semi-definita positiva ne semidefinita negativa, allora x e` un punto di sella di f ;
(vi) se D2 f e` semi-definita positiva o semi-definita negativa, non si pu`o concludere
alcunche sulla natura di x.
Infatti la (ii) e la (iv) seguono rispettivamente dalla (i) e dalla (iii) scambiando f con f .
(i). Per il Teorema 11.18, se f e` (strettamente) convessa nellintorno U di x, risulta
(poiche f (x) = 0)
(>)
f (y) f (x)
y U \ {x}
per t 0 ;
quindi f (x + tv1 ) > f (x) e f (x + tv2 ) < f (x) definitivamente per t 0, ovvero x e` un
punto di sella.
4
4
(vi). Le funzioni f1 (x, y) = x4 + y4 , f2 (x, y) = x4 y4 e f3 (x, y) = x
! y hanno un punto
0 0
critico di (0, 0) e la matrice hessiana di f1 , f2 e f3 in (0, 0) e`
. Daltra parte, (0, 0) e`
0 0
un punto di minimo di f1 , un punto di sella di f2 e un punto di massimo di f3 .
50
per h 0
12
51
Indice
Dimostrazione del Teorema 12.8, pag. 363 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 12.10 (lunghezza di una curva di classe C 1 ),
pag. 365 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 12.22 (integrali di forme differenziali chiuse
su curve omotope), pag. 379 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione della Proposizione 12.23, pag. 387 . . . . . . . . . . . . .
51
52
53
54
2
inf g2 = inf |g| ,
X
q
p
inf |g| = inf |g|, ,
X
p
dalle quali segue lintegrabilit`a delle funzioni g2 e |g| (lasciamo i dettagli per esercizio).
Ricordando anche
che la somma di funzioni integrabili e` integrabile, si conclude che
q
t 7 kf(t)k =
(D12.1)
Rb
Rb
da cui la disuguaglianza segue in modo elementare, osservando che | a fk | a | fk | per
ogni k = 1, . . . , n:
Z b
Z b
Z b
f(t) dt
=
( f1 (t), . . . , fn (t)) dt
(| f1 (t)|, . . . , | fn (t)|) dt
a
a
a
Z b
(D12.1)
kf(t)k dt.
a
Per provare (D12.1) non e` restrittivo assumere che fi (t) 0 in (a, b) per ogni i = 1, . . . , n.
Ricordiamo che per definizione
Z b
!
f(t) dt
=
sup s(D, f1 ), . . . , sup s(D, fn )
.
D
D
a
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52
N
X
Z
|Ik | inf kfk = s(D, kfk)
kf(t)k dt,
Ik
k=1
b
a
n1
X
i=0
n1
Z
X
k(ti+1 ) (ti )k =
n1 Z
X
ti
i=0
ti+1
i=0
k0 (t)k dt =
ti+1
ti
(t) dt
0
k0 (t)k dt.
Rb
a
k0 (t)k dt.
ti
53
Osservando che
Z
0
(ti )(ti+1 ti ) =
ti+1
(ti ) dt =
ti
Z
=
ti
Z
0
ti+1
ti+1
Z
0
( (ti ) (t)) dt +
ti
ti+1
0 (t) dt =
ti
risulta
Z
0
k (ti )(ti+1 ti )k
ti
ti+1
da cui otteniamo
Z
ti
ti+1
a t b,
()
R
proviamo che I() e` costante in [0, 1]: da ci`o segue in particolare che (0) = I(0) =
R
I(1) = (1) , ovvero la tesi.
Si ha, per definizione di integrale di una forma lungo una curva,
!
Z b
dI
d
x(t, )
y(t, )
=
F1 ((t, ))
+ F2 ((t, ))
dt.
d
d a
t
t
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54
x(t, )
y(t, )
=
F1 ((t, ))
+ F2 ((t, ))
dt.
d
t
t
a
Applicando la regola della catena e ricordando che e` chiusa, ovvero che
ottiene
!
!
x(t, )
x(t, )
F1 ((t, ))
=
F1 (x(t, ), y(t, ))
t
!
F1 x F1 y x
2 x
=
+
+ F1
x
y t
t
!
F1 x F2 y x
2 x
=
+
+ F1
x
x t
t
e analogamente
!
!
x(t, )
F1 x F2 y y
2 y
F2 ((t, ))
=
+
+ F2
.
t
y
y t
t
F1
y
F2
x ,
si
t
t
t
t
a
e poiche C 2 , per il Teorema di Schwarz concludiamo che
!
Z b
dI
x(t, )
y(t, )
=
F1 ((t, ))
+ F2 ((t, ))
dt
d
a t
!t=b
x(t, )
y(t, )
= F1 ((t, ))
+ F2 ((t, ))
=0
t=a
poiche
55
Si ha (t) = (s(t))
e s0 (t) = k0 (t)k =: v. Utilizzando la regola della catena, si ha
0
00
00
d 0
d
s =v
= vT,
ds
ds
d2
v0 T + v2 2 = v0 T + v2 N,
ds
v3 T N = v3 B.
(D12.2)
0
,
v
B=
0 00
k0 00 k
k0 00 k
.
v3
(D12.3)
(questa relazione e` anche nota come una delle formule di Frenet-Serret). Si osserva inoltre
che
d 0
000 = v
v T + v2 N .
ds
Si vede facilmente che, in questa derivata, lunico termine che contiene B proviene dalla
derivata di N rispetto ad s. Quindi, segue dalla (D12.3) che
000 = T + N + v3 B
per opportuni , R. Moltiplicando scalarmente per B e utilizzando la (D12.2) si
ottiene la formula desiderata:
=
1
1
h0 00 , 000 i
000
0
00
000
hB,
i
=
.
h
i
=
v3
k0 00 k2
v6 2
13
56
Indice
Dimostrazione del Teorema 13.3 (Teorema delle funzioni implicite o di
Dini da R2 a R), pag. 389 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
56
fy (g(y),y)
f x (g(y),y)
(13.16)
per |y y0 | < 2 .
Non e` restrittivo supporre che f x (x0 , y0 ) > 0. Per la propriet`a di permanenza del segno
esistono 0 , 1 > 0 tali che
fx > 0
in [x0 1 , x0 + 1 ] [y0 0 , y0 + 0 ] X.
y0 2 y y0 + 2 .
in cui
g(x , y) = 0.
57
fy (, )
g(y + h) g(y)
=
h
f x (, )
(la divisione e` lecita perche f x > 0 in V U). Passando al limite h 0 si ottiene la tesi.
14
58
Indice
Dimostrazione del Teorema 14.6 (formule di riduzione su rettangoli),
pag. 415 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 14.9 (misura della frontiera di insiemi misurabili), pag. 418 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 14.10 (caratterizzazione degli insiemi di
misura nulla), pag. 418 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 14.12 (propriet`a di insiemi misurabili), pag.
419 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 14.14 (integrabilit`a di funzioni continue
quasi ovunque), pag. 419 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Corollario 14.20 (passaggio in coordinate polari),
pag. 429 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
58
59
61
62
63
64
B j = [y j1 , y j ],
i = 1, . . . , n,
j = 1, . . . , m.
Si ha
S (D,2 , g) =
59
m
X
j=1
m
X
j=1
m
X
|B j | sup g =
yB j
yB j
yB j
i=1
yB j
i=1
Ai
f (x, y) dx
a
f (x, y) dx
m X
n
X
m X
n
X
xAi
j=1 i=1
|B j | sup
j=1
n Z
X
|B j | sup
j=1
m
X
j=1 i=1
Dimostrazione del Teorema 14.9 (misura della frontiera di insiemi misurabili), pag. 418
Sia R2 limitato. Dobbiamo dimostrare che le due seguenti affermazioni sono equivalenti:
(i) e` misurabile;
(ii) e` un insieme di misura nulla.
(i) (ii). Utilizziamo il Teorema 14.10, la cui dimostrazione, data di seguito, non
utilizza il risultato che stiamo per provare. Dobbiamo quindi dimostrare che per ogni
> 0 esistono N rettangoli, R = {Q1 , . . . , QN }, tali che
N
[
Qk
k=1
N
X
|Qk | < .
k=1
Sia > 0 e sia Q = [a, b] [c, d] un rettangolo contenente . Per il Teorema 14.3 esiste
una suddivisione D di Q tale che2
S (D , 1 ) s(D , 1 ) =
|Qi j | sup 1 inf 1 < .
(D14.1)
Q
2
ij
Qi j
i, j
2 Nelle seguenti dimostrazioni del Capitolo 14, data una suddivisione D di un rettangolo Q, si indicano con
Qi j i rettangoli individuati dalla suddivisione: in altri termini, se
D = {(xi , y j ) : 0 i n, 0 j m},
allora
Qi j = [xi1 , xi ] [y j1 , y j ],
Si pone inoltre
X
i, j
ai j =
i = 1, . . . , n, j = 1, . . . , m.
n X
m
X
ai j ,
i=1 j=1
60
Osserviamo che
(
sup 1 inf 1 =
Qi j
Qi j
1
0
se Qi j , e Qi j { , ,
altrimenti .
Quindi
sup 1 inf 1 =
Qi j
dove
Qi j
|Qi j |,
i, j
Qi j R0
n
o
R0 = Qi j : Qi j , e Qi j { ,
|Qi j | <
i, j
Qi j R0
.
2
R = {Qi j : Qi j , }.
Osservando che, per definizione di frontiera, ogni intorno di x contiene sia punti di
che punti di {, risulta che R R0 . Perci`o
X
|Qi j | < .
2
i, j
Qi j R
Restano da ricoprire i punti di che intersecano la frontiera dei rettangoli Qi j . Per far
questo e` sufficiente considerare i rettangoli
R,x = {[xi , xi + ] [c, d], i = 0, . . . , n},
R,y = {[a, b] [y j , y j + ], j = 0, . . . , m},
con cos` piccolo che larea complessiva non superi /2:
2(n + 1)(d c) + 2(m + 1)(b a) < <
.
2(n + 1)(d c) + 2(m + 1)(b a)
dove
R0 = {Qi j : Qi j , e Qi j { , }.
i, j
Qi j R
61
Ogni rettangolo di R0 contiene sia punti di che punti del suo complementare; quindi
contiene almeno un punto di . Daltra parte deve contenere anche almeno un punto
di {() (altrimenti conterrebbe tutto il rettangolo e perci`o avrebbe misura positiva).
Quindi
sup 1 inf 1 = sup 1 inf 1 = 1 per ogni Qi j R0 ,
Qi j
Qi j
Qi j
Qi j
da cui
S (D , 1 ) s(D , 1 ) =
X
i, j
Qi j R0
Qi j
i, j
Qi j R0
Qi j
S (D , 1 ) s(D , 1 ) <
e (i) segue dal Teorema 14.3.
N
[
Qk
k=1
N
X
|Qk | < .
(D14.2)
k=1
(D14.3)
(D14.4)
[
i, j
Qi j R
Qi j
X
i, j
Qi j R
|Qi j | =
X
i, j
Qi j R
62
Quindi
B=
[ [
k
Qi j
(D14.6)
i, j
Qi j Rk
|Qi j |.
(D14.7)
i, j
Qi j Rk
Perci`o
S (D, 1 )
(D14.6)
X X
k
|Qi j |
(D14.7)
|Qk |
(D14.2)
<
i, j
Qi j Rk
X
X
|Qi j |,
|Qi j | sup 1A inf 1A =
S (D, 1A ) s(D, 1A ) =
i, j
Qi j D0
dove
Qi j
Qi j
i, j
Qi j R
n
o
R = Qi j : Qi j A , e Qi j {A , .
63
=0
Qi j
i, j
Qi j R
Qi j
Qi j
=1
inf f inf f.
N
[
Q k Q
N
X
|Q k | < .
k=1
k=1
N
[
k=1
Qk Q,
|B|
N
X
|Qk | < 4 e Q \ B = .
(D14.8)
k=1
64
per ogni
i, j.
Qi j
Qi j
i, j
i, j
Qi j R B
Qi j
X
i, j
Qi j < R B
Qi j
8M + |Q|,
e la tesi segue dal Teorema 14.3.
S D
Daltra parte,
S \ D ({0} [0, 2]) [0, R] {0},
dove R e` tale che S BR (0). Quindi S \ D e` contenuto nellunione di due segmenti,
ovvero ha misura nulla, perci`o
"
"
f ( cos , sin ) d d =
f ( cos , sin ) d d.
S
S D
Analogamente
(S ) \ (S D) {(x, 0) : 0 x R}
ha misura nulla, quindi
"
"
f (x, y) dx dy =
(S D)
f (x, y) dx dy.
(S )
15
65
Indice
Dimostrazione del Teorema 15.4, pag. 457 . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 15.12 (bordo di una superficie composta
orientabile), pag. 467 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 15.13 (continuit`a della normale esterna),
pag. 467 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
65
65
67
(u0 , v0 ) = 1 (x0 ).
Supponiamo per esempio che la terza componente sia non nulla. Denotando le componenti di con (u, v) = (x(u, v), y(u, v), z(u, v)), ci`o significa che
!
xu xv
xu yv yu xv = det
, 0 in (u0 , v0 ).
yu yv
Perci`o la funzione f : D R2 definita da f (u, v) = (x(u, v), y(u, v)) soddisfa le ipotesi
del Teorema 13.1 (di invertibilit`a locale). Quindi esiste un intorno V di (u0 , v0 ) tale che
f 1 : f (V) V e` ben definita e differenziabile in f (V); inoltre f (V) contiene un
intorno di (x0 , y0 ). Utilizzando la differenziabilit`a delle funzioni composte, si conclude
che la funzione F(x, y) = z( f 1 (x, y)) : V R e` differenziabile e ha come grafico in
un opportuno intorno U di x0 .
(D15.1)
linsieme dei sostegni della Definizione 15.10, ciascuno con il verso di percorrenza indotto dalla Definizione 15.11. Facciamo alcune osservazioni.
(1). Ciascun i e` il sostegno una curva semplice e chiusa.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
66
Ci`o e` diretta conseguenza del fatto che ciascun i e` una superficie regolare e invertibile
(perci`o orientabile).
(2). Se G e` tale che , allora il suo punto iniziale e il suo punto finale non
coincidono.
Altrimenti, per (1), i = = i,p , mentre per ipotesi ogni superficie elementare i
ha in comune almeno un sostegno con unaltra superficie.
(3). Se , 0 G non coincidono ma hanno lo stesso punto iniziale o lo stesso punto
finale, allora appartengono a due distinte superfici elementari.
Ci`o segue immediatamente da (1) e dalla Definizione 15.11.
(4). Se G e` tale che allora, detto x il suo punto finale, esiste 0 G, 0 , ,
tale che 0 e x e` il punto iniziale di 0 .
Si ha = i,p per qualche indice (i, p). Per (2) esiste i,q (q , p) tale che i,q non e` chiusa
e ha x come punto iniziale. Poniamo 0 = i,q e `0 = i. Poniamo inoltre = 0 .
(a) Distinguiamo due casi:
(a1) Se , lasserto e` provato con 0 = .
(a2) Altrimenti per la Definizione 15.10 esiste j,r tale che j,r = . Per la Definizione
15.11 j,r ha x come punto finale, quindi per (2) si ha j , i. Inoltre j,r non
e` chiusa perche non lo e` la parametrizzazione di , mentre j lo e` per (1).
Perci`o esiste j,s (s , r) che ha x come punto iniziale.
Nel caso (a2) si pone 1 = j,s , `1 = j e si torna al passo (a) con = 1 . Cos`
procedendo restano definite le sequenze e ` per ogni = 1, . . . , 0 , dove 0 N e`
tale che 1 se 0 < 0 . Come osservato in (a2),
` , `0 = i per ogni 1 0
ed ` , `1 per ogni 2 0 .
(D15.2)
(D15.3)
ovvero che ogni passo seleziona un sostegno che appartiene ad una superficie elementare
diversa dalle precedenti. Per = 2 laffermazione segue immediatamente da (D15.2). Se
3, `1 , . . . `1 sono distinti e per assurdo ` = ` per qualche [1, 2], allora
appartiene alle tre superfici elementari distinte (per (D15.2)) ` , `1 ed `1 . Ci`o
contraddice la Definizione 15.10 e prova (D15.3).
Da (D15.2) e (D15.3) segue che in al pi`u n passi (n e il numero di superfici elementari)
si giunge a verificare il caso (a1), e (4) e` dimostrato.
Siamo ora in grado di concludere la dimostrazione. Consideriamo un qualunque
sostegno i,p e sia x0 il suo punto iniziale. Posto 1,1 = i,p , vogliamo costruire una
curva chiusa
1 = 1,1 1,s1
che soddisfi le propriet`a richieste. Applicando (4) con =im(1 ) si ottiene 0 = j,s ,
0 , , e si pone 1,2 = j,s ; si applica poi (4) con =im(1,2 ) ottenendo 1,3 , e cos` via.
Se im(1,k ) ha x0 come punto finale abbiamo finito. Altrimenti osserviamo che
1,k , 1,`
per ogni ` = 1, . . . , k 1.
(D15.4)
67
Infatti, se per assurdo 1,k = 1,` allora per (3) le due curve parametrizzerebbero due
distinte superfici elementari, che e` impossibile visto che im(1,k ) . Poiche il numero
di curve e` finito, in un numero di passi si ottiene x0 come punto finale.
Se im( 1 ) = abbiamo finito. Altrimenti esiste i,p \im( 1 ). Poniamo 2,1 =
i,p e ripetiamo la costruzione ottenendo 2 = 2,1 2,s2 . Ragionando come sopra,
(3) implica che
2,k , 1,`
Quindi ad ogni passo si selezionano sostegni diversi. Poiche essi sono un numero finito,
la dimostrazione e` conclusa.
n
[
i=1
16
68
Indice
Dimostrazione del Teorema 16.9 (del rotore o di Stokes nello spazio),
pag. 480 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
68
u (u, v) v (u, v)
,0
ku (u, v) v (u, v)k
Osserviamo che
rot v = Cy Bz , Az C x , Bx Ay ,
e che, posto
(u, v) = (x(u, v), y(u, v), z(u, v)),
si ha
u v = (yu zv yv zu , zu xv xu zv , xu yv xv yu ).
Perci`o
hrot v, u v i =
(Cy Bz )(yu zv yv zu )
+(Az C x )(zu xv xu zv )
+(Bx Ay )(xu yv xv yu ).
= Cy (yu zv yv zu ) C x (zu xv xu zv )
=
zu (C x xv + Cy yv ) + zv (C x xu + Cy yu ).
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
69
N = zuC v + zvC u .
uv si ottiene
Aggiungendo e togliendo Cz
v Cz
u .
N = Cz
u
D+
C dz.
+
Procedendo allo stesso modo per le altre due componenti si conclude la dimostrazione.
17
70
Indice
Dimostrazione del Teorema 17.4 (di Cauchy per edo), pag. 492 . . . . .
Dimostrazione del Teorema 17.5 (esistenza globale), pag. 494 . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 17.16 (stabilit`a per equazioni autonome),
pag. 521 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
70
73
73
Dimostrazione del Teorema 17.4 (di Cauchy per edo), pag. 492
Sia f : (a, b) (c, d) R una funzione continua e localmente lipschitziana rispetto alla
secondo variabile y: per ogni rettangolo chiuso e limitato R (a, b) (c, d) esiste LR tale
che
| f (x, y1 ) f (x, y2 )| LR |y1 y2 | se (x, y1 ), (x, y2 ) R.
(D17.1)
Siano x0 (a, b) e y0 (c, d). Dobbiamo dimostrare che esiste un intervallo aperto
I = (a0 , b0 ) (a, b) tale che:
(i) x0 I ed esiste una soluzione y C 1 (I) del problema di Cauchy
y0 = f (x, y) in I
y(x0 ) = y0 ;
(D17.2)
per x b se b0 < b;
0
(D17.3)
(D17.4)
<
x I,
(D17.5)
71
ovvero G : I J0 . Perci`o, posto y0 (x) = y0 , sono ben definite per ricorrenza le funzioni
yn : I J0 date da
Z x
yn (x) = y0 +
f (s, yn1 (s)) ds, x I.
(D17.6)
x0
Si ha, per n 2,
Z
|yn (x) yn1 (x)|
(D17.1)
(D17.4)
<
(D17.5) 0
1
1
sup |yn1 yn2 | < < n1 sup |y1 y0 |
2 I
2
2n1
I
per ogni n 2. Da ci`o segue che per ogni x I la successione {yn (x)} e` di Cauchy, quindi
convergente: infatti
|ym (x) yn (x)| |ym (x) ym1 (x)| + + |yn+1 (x) yn (x)|
0 0 X 1
0
0
=
per ogni m > n, x I.
< m1 + + n < n
2
2 k=0 2k 2n
2
Quindi
yn (x) y(x) per n +.
Inoltre, passando al limite m + nella disuguaglianza precedente risulta
sup |y(x) yn (x)|
I
0
2n
per ogni n, x I,
(D17.7)
<
x0
x0
o(1) per n +.
72
(D17.8)
xb0
Se per assurdo ci`o e` falso, allora per il Teorema ponte esistono due successioni xn0 b0
e xn00 b0 tali che y(xn0 ) `0 [c, d] e y(xn00 ) `00 [c, d], `00 > `0 . Siano `0 < 0 <
00 < `00 . Poiche y e` continua, per il Teorema dei valori intermedi esistono due successioni
n0 b0 e n00 b0 con le seguenti propriet`a: per ogni n 1,
0
n0 < n00 < n+1
,
y(n0 ) = 0 ,
y(n00 ) = 00 ,
Z
X
X
00
0
+ =
( ) =
n=1
n=1
M(n00 n0 ) M
n=1
n00
n0
y (s) ds =
Z
X
n=1
n00
f (s, y(s)) ds
n0
X
0
n0 ) = M(b 10 )
(n+1
n=1
che e` assurdo. Perci`o la (D17.8) e` vera. Per completare la dimostrazione resta da stabilire
che ` = c o ` = d. Se ci`o non e` , applicando la (D17.3) si ottiene una soluzione y di
(D17.2) con x0 = b0 e y0 = ` definita in [b0 , b0 + ). A questo punto la funzione
(
)
y(x) x (x0 , b0 )
y(x) =
y (x) x [b0 , b0 + )
e` anchessa soluzione di (D17.2), in contraddizione con la definizione di b0 .
Resta da dimostrare la parte (iii), ovvero lunicit`a della soluzione. Siano y1 e y2 due
soluzioni e siano > 0 ed > 0 cos` piccoli che (x, yi (x)) R = [x0 , x0 + ] [y0
, y0 + ] (a, b) (c, d). Allora per il Teorema fondamentale del calcolo integrale risulta
Z x
|y1 (x) y2 (x)|
| f (s, y1 (s)) f (x, y2 (s))| ds
x0
LR |x x0 |
sup
[x0 ,x0 +]
x [x0 , x0 + ],
che per |x0 x| sufficientemente piccolo e` possibile solo se y1 = y2 . Perci`o le due soluzioni
coincidono in un intorno di x0 ; ripetendo il ragionamento in ogni punto si conclude che
y1 coincide con y2 .
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
73
allora lintervallo massimale di esistenza della soluzione del problema di Cauchy (D17.2)
e` (a, b).
Sia (a0 , b0 ) (a, b) lintervallo massimale di esistenza della soluzione. Per x J, sia
w(x) =
Si ha
1 2
y (x).
2
quindi
1 1 2
+ y,
2 2
!
!
1 3 2
1
|w | K
+ y =K
+ 3w 3K(1 + w).
2 2
2
0
0
d log(1 + w) = w 3K.
1 + w
dx
Posto w0 = w(x0 ) = y20 /2, dal teorema fondamentale del calcolo integrale si ottiene
Z x
!
1 + w(x)
w0 (s)
ds .
log
= | log(1 + w(x)) log(1 + w(x0 ))| =
1 + w0
x0 1 + w(s)
Se per assurdo (a0 , b0 ) (a, b), per esempio b0 < b, per la parte (ii) del Teorema 17.4 si
deve avere |y(x)| + per x (b0 ) , ovvero w(x) + per x (b0 ) . Daltra parte,
per la disuguaglianza precedente si ha che per ogni x0 < x < b0
!
!
!
1 + w(x)
0
log
3(x x0 ) sup K(s) 3(b x0 ) sup K(s) < +,
1 + w0
(x0 ,x)
(x0 ,b0 )
una contraddizione. Perci`o J = (a, b).
74
f (a 0 ) y < a 0
f (y)
a 0 y a + 0
f (y) :=
f (a + ) y a +
0
0
Preso > 0, sia = min{0 , } e y0 (a , a). Poiche y0 (a 0 , a), y0+ (0) = f (y0 ) 0
e quindi la soluzione e` inizialmente crescente. Finche y(t) a si ha y0 (t) 0 e quindi
y(t) y0 > a . Proviamo che y(t) < a per ogni t [0, T ) supponendo per assurdo che
esista t0 (0, T ) tale che y(t0 ) = a. In tal caso, poiche il problema di Cauchy y0 = f (y) con
dato iniziale y(t0 ) = a ammette come unica soluzione globale y = a, si ha y(t) = y (t) = a
per ogni t R, in contraddizione con y(0) = y0 < a. Perci`o a < y(t) < a, ovvero
|y(t) a| < , per ogni t (0, T ). Per il Teorema 17.5 di esistenza globale, ci`o implica
che T = + e prova (i).
(i)0 . Se inoltre f (y) > 0 in [a 0 , a), allora y e` strettamente crescente, perci`o y(t) b ,
b (a 0 , a] per t +. Se per assurdo b < a allora y0 (t) min[a0 ,b] f > 0 per ogni
t [0, +), una contraddizione. Perci`o b = a e abbiamo dimostrato (i)0 .
(ii). Segue dalla Definizione 17.15 che y = a e` linearmente instabile se esiste > 0 tale
che per ogni > 0 esistono y0 (a , a + ) e t (0, T y0 ) tali che |y(t; y0 ) a| = .
Si ha y0+ (0) = f (y0 ) < 0, quindi la soluzione e` inizialmente decrescente. Perci`o y0
min[a0 ,y0 ] f < 0 finche y(t) [a 0 , y0 ]. Quindi esiste t (0, T ) tale che y(t) = a 0 .
Poiche ci`o vale per qualunque y0 [a 0 , a), la tesi segue scegliendo = 0 .
18
75
Indice
Dimostrazione del Teorema 18.7 (integrabilit`a di funzioni complesse
continue), pag. 534 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.11 (formula per f (n) (z)), pag. 540 . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.12 (teorema fondamentale del calcolo
integrale per funzioni complesse), pag. 541 . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.14 (caratterizzazione integrale delle funzioni olomorfe), pag. 542 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.15 (integrale e derivata di serie di potenze), pag. 543 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.16 (convergenza delle serie di Taylor),
pag. 544 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.17 (sviluppo in serie di Laurent), pag. 546
Dimostrazione del Teorema 18.20 (Teorema dei residui), pag. 549 . . . .
Dimostrazione del Teorema 18.21 (Lemma di Jordan), pag. 552 . . . . .
75
76
78
79
80
81
82
84
85
ha la seguente propriet`a: per ogni > 0 esiste > 0 tale che per ogni suddivisione
D = {t0 , . . . , tn } di ampiezza minore di e per ogni scelta dei punti i [ti1 , ti ] risulta
|S (D, {i }, f ) Z| < ,
dove
S (D, {i }, f ) :=
n
X
i=1
=Z2
e
S (D, {i }, f ) =
n
X
=Z3
i=1
{z
n
X
i=1
} |
=S 1 (D,{i }, f )
+i
n
X
i=1
{z
{z
=S 2 (D,{i }, f )
=Z4
n
X
i=1
=S 4 (D,{i }, f )
76
e |10 (t) 10 (s)| < C per ogni t, s [a, b] tali che |t s| < .
Per il Teorema del valor medio, per ogni i esiste i (ti1 , ti ) tale che
1 (ti ) 1 (ti1 ) = 10 (i )(ti ti1 ).
Perci`o
|S 1 (D, {i }, f ) Z1 |
n Z
X
i=1
ti
ti1
!
0
sup | f1 | + sup |1 | .
[a,b]
[a,b]
[a,b]
Pertanto
!
|S 1 (D, {i }, f ) Z1 | sup f1 + sup 1 (b a).
[a,b]
[a,b]
!!1
da cui segue la tesi scegliendo C = 4 sup | f1 | + sup |10 |
.
[a,b]
[a,b]
Dimostrazione del Teorema 18.11 (formula per f (n) (z)), pag. 540
Sia f olomorfa in A semplicemente connesso. Dobbiamo dimostrare che f e` derivabile
infinite volte in A e che se z A e e` un cammino in A intorno a z orientato positivamente,
allora per ogni n risulta
n!
f (w)
f (n) (z) =
dw.
(D18.1)
2i (w z)n+1
E` sufficiente dimostrare il seguente risultato:
Lemma. Sia A C aperto, sia A una curva di Jordan di classe C 1 orientata
positivamente e sia : C continua, dove e` il supporto di . Allora la
funzione g : A \ C, definita da
(w)
g(z) =
dw per z A \ ,
(D18.2)
(w z)n
e` olomorfa in A \ e
g0 (z) = n
(w)
dw.
(w z)n+1
77
dw.
zk z
zk z (w zk )n (w z)n
Si ha quindi
g(zk ) g(z)
(w)
Ik :=
n
dw
zk z
(w
z)n+1
"
!
#
1
1
1
n
=
(w)
dw.
zk z (w zk )n (w z)n
(w z)n+1
Per passare al limite ci si basa su una identit`a algebrica relativa alla funzione razionale
che compare nellintegrale. Ponendo x = w zk , y = w z e osservando che y x = zk z,
si ha
!
n1
1
1
1
yn xn
1 X n j j
=
=
y x.
y x xn yn
(y x)xn yn
xn yn+1 j=0
Perci`o
!
1
1
1
1
n
n+1 = n n+1
y x xn yn
y
x y
=
n1
X
n
j
j
n
y x nx
j=0
1
xn yn+1
n1
X
1
xn yn+1
n1
X
= (y x)
x j (yn j xn j )
j=0
x j (y x)
j=0
yn j1i xi
i=0
j1
n1 n
X
X
j=0
n
j1
X
y j2i xi+ jn .
i=0
Sostituendo, si trova
|Ik | |zk z|
|(w)|
j1
n1 n
X
X
j=0
i=0
Posti
M := sup |(w)| < +,
w
e |w zk | |w z| |zk z| >
1
d
2
per ogni w .
78
i=0
Z
f (w) dw
z0 ,z
dipende solo da z0 e z, la funzione
Z
F(z) =
z0 ,z
f (w) dw
e` primitiva di f in A.
(ii) Se G e` una funzione primitiva di f in A, allora
Z
f (w) dw = G(z) G(z0 ).
z0 ,z
(i). Siano z A e h C, h , 0. Per |h| sufficientemente piccolo il segmento [z, z + h]
appartiene ad A, quindi
Z 1
Z
Z
f (w) dw =
f (w) dw +
f (z + ht)h dt
z0 ,z
0
z0 ,z+h
dove w(t) = z + ht, 0 t 1, e` una parametrizzazione del segmento tra z e z + h e
w0 (t) = h. Allora
Z
Z
F(z + h) F(z) 1
f (w) dw
f (w) dw
=
h
h z ,z+h
z0 ,z
0
Z 1
Z 1
1
=
f (z + ht)h dt =
f (z + ht) dt
h 0
0
Z 1
Z 1
=
f (z) dt +
( f (z + ht) f (z)) dt
0
0
Z 1
= f (z) +
( f (z + ht) f (z)) dt f (z) per h 0
0
se
h 0.
79
Per la (12.6),
Z 1
( f (z + ht) f (z)) dt max | f (z + ht) f (z)| 0 per
0
0t1
h 0,
essendo f continua in z.
(ii). Trattiamo prima il caso particolare in cui A e` semplicemente connesso. Poiche G
e` olomorfa in A, per il Teorema 18.11 anche la sua derivata f = G0 lo e` . Quindi si pu`o
applicare la prima parte del teorema e la funzione
Z
z 7 F(z) =
f (w) dw
z0 ,z
e` primitiva di f in A. Allora la funzione h(z) = F(z) G(z) ha derivata h0 identicamente
nulla in A, da cui segue che h e` costante in A (infatti si dimostra facilmente che le parti
reale e immaginaria di h, come funzioni di x e y, hanno derivate parziali nulle, quindi
sono costanti in A). Allora
Z
f (w) dw = F(z) = F(z) F(z0 ) = G(z) G(z0 ).
z0 ,z
Se A non e` semplicemente connesso si pu`o ripetere questo ragionamento se si dimostra
che
I
f (w) dw = 0
per ogni curva chiusa e regolare A. Per provare questa affermazione, e` sufficiente
tagliare da un piccolo arco di curva, diciamo larco z1 ,z2 , e applicare (ii): nel limite
z2 z1 si ottiene che
I
f (w) dw = lim G(z2 ) G(z1 ) = G(z1 ) G(z1 ) = 0.
z2 z1
Dimostrazione del Teorema 18.14 (caratterizzazione integrale delle funzioni olomorfe), pag. 542
Siano A C aperto e connesso, f : A C continua in A. Dobbiamo dimostrare che f e`
olomorfa in A se e solo se per ogni z0 A esiste un intorno Br (z0 ) = {z C : |z z0 | < r}
di z0 tale che
I
f (z) dz = 0
per ogni curva di Jordan di classe C 1 a tratti con sostegno contenuto in Br (z0 ).
Sia f olomorfa in A, z0 A e Br (z0 ) un intorno di z0 contenuto in A. Per
H il Corollario
18.13 applicato in Br (z0 ), f ammette una primitiva F in Br (z0 ); perci`o f = 0 per la
parte (ii) del Teorema 18.12.
H
Viceversa, Sia z0 A, e sia Br (z0 ) tale che Br (z0 ) A un intorno tale che f = 0
per ogni curva semplice,
chiusa e regolare Br (z0 ). Ne segue che, per ogni curva
R
Quindi,
contenuta in Br (z0 ), f dipende solo dai punti iniziale e finale della curva .
per la parte (i) del Teorema 18.12, f ammette una primitiva F in Br (z0 ). In particolare F
e` olomorfa in Br (z0 ) e, di conseguenza, anche f = F 0 lo e` . Per larbitrariet`a di z0 la tesi e`
provata.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
80
Dimostrazione del Teorema 18.15 (integrale e derivata di serie di potenze), pag. 543
Sia
P
n=0
an (z z0 )n
se |z z0 | < r.
n=0
X
n
f (z) dz =
an
(z z0 ) dz ;
n=0
(iii) f e` olomorfa in Br (z0 ) e per ogni k = 1, 2, . . . la derivata f (k) (z) e` somma della serie
delle derivate di an (z z0 )n :
f (k) (z) =
se |z z0 | < r .
(D18.3)
n=k
per ogni
X
X
an (z z0 )n
an rn <
n=N+1
n=N+1 1
Allora
z .
Z
Z
Z X
N
X
n
n
f (z) dz
an (z z0 ) dz < L()
an (z z0 ) dz =
n=N+1
n=0
X
g(z) =
nan (z z0 )n1
n=1
X
nan (z z0 )n1 dz =
an (z z0 )n = f (z) f (z0 );
z0 ,z n=1
n=1
perci`o, per il teorema fondamentale, f (z) e` una primitiva di g, ovvero f 0 = g.
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
81
X
f n (z0 )
f (z) =
(z z0 )n
n!
n=0
P
n=0
an (z z0 )n , allora an =
1 (n)
n! f (z0 ).
f (w)
1
f (w)
1
= f (w)
=
z
wz
w z0 + z0 z w z0 1 z0
w z0
ed essendo |z z0 | < e |w z0 | = per w , risulta
z z0 = |z z0 | < 1 per ogni z B (z ) e w B (z )
0
0
w z0
zz0
wz0 :
!n
per ogni z B (z0 ) e w B (z0 ).
1
f (w) X z z0
f (z) =
dw
2i w z0 n=0 w z0
(D18.4)
Z
X
f (w)
n 1
=
(z z0 )
dw
2i (w z0 )n+1
n=0
e per la formula (18.26) per le derivate di f si conclude che
f (z) =
X
f (n) (z0 )
(z z0 )n .
n!
n=0
Infine, se
f (z) =
an (z z0 )n
n=0
per z appartenente a un intorno di z0 , segue dalla parte (iii) del Teorema 18.15 che
f (k) (z) =
n=k
82
e perci`o
N
f (w) X z z0
f (w) X z z0
=
+ E N (w),
w z0 n=0 w z0
w z0 n=0 w z0
dove
!n
f (w) X
z z0 1
sup
|E N (w)| =
w z0 n=N+1 w z0 B (z0 )
X
f
n=N+1
|z z0 |
!n
per ogni
N N .
n
f (z)
E N (w) dw
dw
(z z0 )
n+1
2i
2i
2
(w
z
)
0
n=0
per ogni N > N ; ci`o dimostra la (D18.4).
+
X
cn (z z0 ) ,
n=
b) se
f (z) =
+
X
1
f (w)
cn :=
dw;
2i (w z0 )n+1
dn (z z0 )n
(D18.5)
n=
allora dn = cn .
a) Dato z Br (z0 ) \ {z0 } e un cammino in Br (z0 ) intorno a z0 , siano 0 < < R < r
tali che z A = { < |z z0 | < R}. Segue dalla (18.23) che
f ()
f ()
f ()
dz
=
dz
=
dz.
(D18.6)
n+1
n+1
BR (z0 ) ( z0 )
B (z0 ) ( z0 )
( z0 )n+1
Si taglia A con la retta r come in Figura.
83
Br (z0)
A1
z0
A2
B(z0 )
BR (z0)
z
A1
e applicando il Teorema integrale di Cauchy (Teorema 18.9) in A2 si ottiene
f ()
0=
d.
A2 z
Sommando le due espressioni, gli integrali su r si cancellano e si ottiene
f ()
f ()
d
d = 2i f (z).
BR (z0 ) z
B (z0 ) z
(D18.7)
1
1
1 X z z0
=
=
,
z ( z0 ) 1 zz0
z0 n=0 z0
z0
zz0
dove abbiamo tenuto conto che z
< 1 su BR (z0 ). Pertanto, ricordando i caratteri di
0
convergenza della serie geometrica e il Teorema 18.15,
!n
f ()
f () X z z0
(D18.8)
d =
d
BR (z0 ) z
BR (z0 ) z0 n=0 z0
!
X
f ()
(z z0 )n .
=
d
n+1
(
z
)
0
B
(z
)
R 0
n=0
0
Se B (z0 ) si procede allo stesso modo tenendo conto che in questo caso si ha z
zz0 <
1: pertanto
!n
1
1
1 X z0
=
=
,
z
z z0 n=0 z z0
(z z0 ) 1 z0
zz0
da cui
g()d
B (z0 )
84
f ()
d (z z0 )n1
n
(
z
)
0
B (z0 )
n=0
f ()
=
d (z z0 )n .
n+1
B (z0 ) ( z0 )
n=1
X
(D18.9)
X
f ()
(z z0 )n ,
f (z) =
dz
n+1
(
z
)
0
n=
che per larbitrariet`a di z dimostra la rappresentazione in serie di Laurent di f .
b) Osserviamo preliminarmente che
(
0 se m , 1
(z z0 )m dz =
2i se m = 1.
B (z0 )
Infatti, posto z = z0 + ei
B (z0 )
(z z0 )m dz = im+1
ei(m+1) d
da cui le tesi per la periodicit`a dellesponenziale. Sia ora f (z) come nella (D18.5). Presa
una circonferenza B (z0 ), 0 < < r, si ha (usando ancora il Teorema 8.15)
+
X
f ()
=
d
( z0 )kn1 d = 2idn .
k
n+1
B (r0 ) ( z0 )
B
(z
)
0
k=
Per la (18.23) e il Teorema 18.11
B (r0 )
f ()
f ()
=
,
n+1
( z0 )
( z0 )n+1
ovvero dn = cn .
k=1
Sia il sostegno di e sia B linterno di . Poniamo
r1 = min{|zi z j | : i, j = 1, . . . , n, i , j},
r2 = min{d(zi , ) : i, 1, . . . , n},
r = min{r1 , r2 }.
In tal modo, per ogni (0, r) le curve ,k (t) = zk + eit , t [0, 2] hanno le seguenti
propriet`a:
Michiel Bertsch, Roberta Dal Passo, Lorenzo Giacomelli
Analisi matematica, 2a ed., MacGraw-Hill, 2011
85
"
"
div(v, u) dx dy =
(v x + uy ) dx dy = 0.
k=1 ,k
e la tesi segue dalla definizione di residuo.
R < < R + .
Lungo R risulta |eiz | = |eiR cos ||eR sin | = |eR sin | e |0R (z)| = R. Perci`o, utilizzando
la simmetria della funzione sin rispetto a 2 risulta
Z
Z R +
Z
2
iz
eR sin R d = 2MR
f (z)e dz MR
eR sin R d
R
R
R
!
Z 0
Z
2
R sin
R sin
= 2MR
e
R d +
e
R d .
R
86
Osservando che
sin se 0 e
si ottiene
sin
2
se 0, ,
Z
!
Z 0
Z
2
2
iz
f (z)e dz 2MR
eR R d
eR R d +
R
0
R
"
#
0
R 2 2
eR
2MR
+
R
2
0
!
R
R arcsin Ra
1
e
e
+
.
2MR
2
2
19
87
Indice
Dimostrazione del Teorema 19.2 (olomorfia della trasformata di Laplace),
pag. 558 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
Dimostrazione del Teorema 19.3 (antitrasformata di Laplace), pag. 559 88
Dimostrazione del Teorema 19.7 (originale di una serie di Laurent), pag.
571 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
Proviamo anzitutto che, detta C una opportuna costante che specificheremo in seguito,
per ogni > 0 esiste K > 0 tale che
Z +
px
(D19.1)
g(hx)xe
f
(x)
dx
C per ogni |h| < .
K
Si ha
M := sup |g(z)|
|z|<1
|g(hx)|
1 + |ehx 1| 2 + e|hx|
|hx|
se |hx| < 1
se |hx| 1.
88
e quindi
Z +
px
g(hx)xe f (x) dx (M + 2)
K
!Z
sup xe
x(K,+)
|e(p2)x f (x)| dx
C,
Z
avendo scelto C = (M + 2)
la (D19.1). Daltra parte, per ogni K > 0 esiste h0 > 0 tale che
Z K
px
g(hx)xe f (x) dx < .
0
(D19.2)
lim
h0
g(hx)xepx f (x) dx =
lim g(hx) xepx f (x) dx = 0
h0
se x 0 .
(D19.3)
Z a0 +i
se x > 0 e f e` continua in x
1
f (x)
px
v.p.
F(p)e dp =
0
2i a0 i
se x < 0 .
(D19.4)
F(a + it)e(a+it)x dt
!
Z b
Z M
1
(a+it)x
(a+it)s
= lim
e
lim
e
f (s) ds dt.
M+
b+ 2 b
0
b
Ragionando come nella dimostrazione del Teorema 11.9, e` possibile dimostrare che si
possono scambiare tra loro le operazioni di limite e di integrale. Perci`o
1
b+ 2
lim
1
b+ M+ 2
lim
89
Si ha
I(b, M) :=
=
=
=
Z b
Z M
1
e(a+it)(xs) f (s) ds dt
e(a+it)x
2 b
0
Z M
Z b
1
f (s)
e(a+it)(xs) dt ds
2 0
b
Z M
it(xs) t=b
1
a(xs) e
f (s)e
ds
2 0
i(x s) t=b
Z
1 M 1
f (s)ea(xs) sin(b(x s)) ds.
0 xs
b(x+M)
bx
y ay sin y
f x + e b
dy.
b
y
bx
y ay sin y
f x + e b
dy,
b
y
che e` ben definita per lipotesi di crescita su f . Passando al limite in modo formale per
b + si ottiene
Z
1 + sin y
f
(x)
dy se x > 0
y
lim I(b) =
b+
0
se x < 0,
ovvero, ricordando lEsempio 18.19,
(
lim I(b) =
b+
f (x)
0
se x > 0
se x < 0,
(D19.5)
da cui la tesi. Per giustificare rigorosamente il limite (D19.5) si procede come nellEsempio 18.19, utilizzando il Lemma di Jordan e il Teorema dei residui; omettiamo i
dettagli.
ck pk
per
|p| > R.
(D19.6)
k=1
X
k=1
ck
zk1
(k 1)!
Posto q =
1
p
90
e
G(q) =
ck qk
se |q| <
k=1
1
,
R
si ha che G e` olomorfa per |q| < 1/R. Siano > R e M = max{|G(q)| : |q| = 1 }. Poiche la
serie e` assolutamente convergente per q = 1/, si ha in particolare
|ck | Mk .
Di conseguenza
X
k=1
X (|z|)k1
X (|z|)n
|z|k1
M
= M
= Me|z| .
(k 1)!
(k
1)!
n!
n=0
k=1
|ck |
P
ck zk1
` una
Ci`o prova che la serie
k=1 (k1)! converge assolutamente in C e la sua somma, f (z), e
funzione olomorfa. Inoltre, poiche | f (x)| Mex per x 0, H(x) f (x) e` originale per la
trasformata di Laplace. Infine, per Re p sufficientemente grande,
Z +
Z + X
ck xk1 px
px
f (x)e dx =
e dx
(k 1)!
0
0
k=1
! X
Z +
X
ck
1
=
xk1 epx dx =
ck k = Y(p)
(k
1)!
p
0
k=1
k=1
(lo scambio tra serie e integrale improprio pu`o essere giustificato rigorosamente, ma
omettiamo i dettagli).
91