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Riordino degli istituti tecnici: il rinvio al nuovo

anno non ferma l'iter normativo


15-01-2009 | Scuola

Il nuovo impianto presentato dal Ministro Gelmini riconferma l’identità degli


istituti tecnici all’interno del secondo ciclo del sistema nazionale d’istruzione
ma con una configurazione separata, settaria senza nessuna unitarietà
neanche all’interno dei settori stessi.

Si ipotizzano due settori:

1. economico;
2. tecnologico.

Nel settore economico vengono definiti solo due indirizzi:

1. amministrazione, finanza e marketing;


2. turismo.

Mentre per il settore tecnologico sono previsti nove indirizzi:

1. meccanica, meccatronica ed energia;


2. trasporti e logistica;
3. elettronica ed elettrotecnica;
4. informatica e telecomunicazioni;
5. grafica e comunicazione;
6. chimica, materiali e biotecnologie;
7. tessile abbigliamento e moda;
8. agraria e agroindustria;
9. costruzioni, ambiente e territorio.

La riduzione degli indirizzi a 11 comporta che difficilmente molti degli indirizzi


attuali e corrispettive sperimentazioni potranno essere riconducibili nei nuovi
indirizzi.

La riduzione degli indirizzi è stata definita in riferimento a settori produttivi di


rilevanza nazionale lasciando completamente escluse le specializzazioni “di
nicchia” di cui è ricco il nostro Paese ( un esempio sono gli istituti d’arte orafa
che non hanno uno sbocco plausibile nei licei artistici o negli istituti tecnici
tessili abbigliamento e moda!).

Il profilo professionale di settore è finalizzato non solo alla prosecuzione degli


studi universitari ma principalmente per l’acquisizione di adeguate
competenze professionali idonee per la prosecuzione degli studi a livello di
istruzione e formazione superiore con particolare riferimento all’esercizio
delle professioni tecniche.

Il carico orario annuale è ridotto a 1.056 ore corrispondente a 32 ore


settimanali; viene ipotizzata una quota di flessibilità curricolare del 20% nei
primi due anni e del 30% nei successivi due anni per arrivare al 35% al quinto
anno.

Questa quota oraria di flessibilità potrà essere usata sia per inserire
insegnamenti diversi sia per essere utilizzata per attività di stage e alternanza
scuola lavoro.

La riduzione oraria comporta una riduzione di circa il 25% delle attività di


laboratorio rispetto a quelle attuali e contemporaneamente sarà possibile
ricorrere ad esperti esterni presi a contratto d’opera dalle aziende per le
materie tecniche e tecnico pratiche.

Le scuole saranno organizzate in dipartimenti, è previsto un comitato tecnico-


scientifico a cui parteciperanno in maniera paritetica docenti, rappresentanti
delle aziende e delle professioni con funzioni di proposte per l’organizzazione
delle aree di indirizzo e l’utilizzazione degli spazi di flessibilità oraria. È
prevista la presenza di esperti del mondo del lavoro anche nelle commissioni
d’esame.

Osservazioni

 La presenza di un comitato tecnico, la quota di flessibilità vincolata alle


risorse di cui potranno disporre le scuole, nell’ottica del ddl Aprea con le
scuole- fondazioni, costituiranno le condizioni per veri sconvolgimenti di
questi istituti. Anche senza finanziamenti extra, il ridurre le ore di
laboratorio e contemporaneamente prevedere contratti d’opera per
esperti del mondo del lavoro vuol dire esplicitamente piegare alle
esigenze delle aziende (solo alcune) il ruolo educativo e formativo delle
istituzioni scolastiche. Si creeranno così forti disparità in questo settore
condizionati dalla presenza di aziende e dagli interessi formativi di
queste.
 La percentuale oraria di flessibilità, che al quinto anno può raggiungere
il 35%, e la quota riservata alle regioni creano uno spazio di flessibilità
così ampio che difficilmente potremo dire che il sistema formativo così
definito assuma un profilo nazionale.
 Nonostante il testo istitutivo parli spesso di aree comuni si riferisce ad
aree comuni per ogni settore: non c’è cioè unitarietà tra i due settori
neppure nel biennio iniziale. Anche il termine competenze spesso usato
si riferisce pressoché esclusivamente alle competenze professionali.
Non sono previsti in alcun caso scivolamenti da un percorso all’altro,
creando così ampi spazi per la dispersione principalmente in un biennio
che dovrebbe essere di orientamento.
 Viene istituita una nuova disciplina denominata scienze integrate, che
riguarda le classi 60 A (scienze), 38 A (fisica) e 13 A (chimica) nel
settore tecnologico e 60 A e 13 A in quello economico con effetti dubbi
dal punto di vista didattico, da quello professionale, da quello
gestionale.
 Vengono praticamente assorbiti e portati via ai professionali gli indirizzi
di Abbigliamento e moda, Grafica e Chimico-biologico.
 Le discipline che vanno in sofferenza nei tecnici sono molte, spesso
non tutte individuabili perché mancano (soprattutto per le materie
tecniche) i nuovi riferimenti alle classi di concorso (e manca ancora la
nuova tabella che il Ministero ha promesso su nuove classi di concorso
accorpate). A titolo di esempio citiamo alcune classi di concorso
sicuramente sofferenti:- Trattamento Testi: scompare- Geografia: -25%-
Scienze (scienze, chimica e fisica tutte insieme): -60% nel settore
economico, - 20% in quello tecnologico- Economia aziendale: - 16%-
47 A: - 5% nel settore tecnologico- Tecnologia e disegno: -33%-
Discipline giuridiche ed economiche: dimezzata nel settore tecnologico-
Discipline tecniche in generale: - 25%- ITP: - 25%

Roma, 15 gennaio 2009

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