Sei sulla pagina 1di 44

Jules Verne

IL DESTINO DI
JEAN MORNAS

Titolo originale dellopera
LE DESTINE DE J EAN MORNAS
(1910)







Traduzioni integrali dal francese di GIUSEPPE RIGOTTI
Prima edizione: 1984
Propriet letteraria e artistica riservata Printed in Italy
Copyright 1984 U. MURSIA & C.

2668/AC U. MURSIA & C. Milano Via Tadino, 29
Indice
PRESENTAZIONE ________________________________________3
IL DESTINO DI JEAN MORNAS________________________ 4
I ________________________________________________________4
II _______________________________________________________9
III______________________________________________________14
IV______________________________________________________17
V_______________________________________________________24
VI ______________________________________________________27
VII _____________________________________________________32
VIII ____________________________________________________35
IX______________________________________________________39



PRESENTAZIONE
Questa novella inedita risale alla giovinezza dell'autore dei
Viaggi straordinari , ma in seguito stata riveduta e
considerevolmente modificata. (M.J.V.) apparsa nel 1910,
nell'opera postuma Hier et demain.
IL DESTINO DI JEAN MORNAS
I
QUEL GIORNO, verso la fine di settembre dal fatto gi passato
molto tempo una ricca carrozza si ferm davanti al palazzo del vice
ammiraglio comandante la piazza di Tolone. Un uomo di
quarant'anni circa, di corporatura robusta, ma di aspetto piuttosto
ordinario, ne scese, e fece consegnare al vice ammiraglio, oltre al suo
biglietto da visita, alcune lettere di presentazione firmate da nomi tali
che l'udienza ch'egli sollecitava gli fu immediatamente accordata.
al signor Bernardon, il noto armatore di Marsiglia, che ho
l'onore di parlare? domand il vice ammiraglio quando il
visitatore fu introdotto nel suo studio.
A lui in persona rispose costui.
Vogliate accomodarvi riprese il vice ammiraglio e
prendete atto che sono interamente a vostra disposizione.
Ve ne sono grato, ammiraglio ringrazi il signor Bernardon
ma ritengo che la domanda che debbo presentarvi non sia delle
pi difficili da accogliere.
Di che si tratta?
Semplicemente dell'autorizzazione a visitare il bagno penale.
Niente di pi semplice, infatti approv il vice ammiraglio
ed era del tutto superfluo il munirvi delle lettere di raccomandazione
che mi avete trasmesso. Un uomo del vostro nome non ha bisogno di
codeste credenziali.
Il signor Bernardon s'inchin, poi, avendo nuovamente espressa la
sua gratitudine, s'inform delle formalit che doveva espletare.
Non ve ne sono gli fu risposto. Recatevi dal generale in
capo a nome mio, e vi sar data subito soddisfazione.
Il signor Bernardon prese congedo, si fece condurre dal generale in
capo, e ottenne subito il permesso di entrare nell'Arsenale. Un
piantone lo condusse dal commissario del bagno che si offr di
accompagnarlo.
Il marsigliese, pur ringraziando calorosamente, declin l'offerta,
manifestando il desiderio di essere solo.
Come volete, signore acconsent il commissario.
Non vi dunque nessun inconveniente nel fatto che io visiti
liberamente l'interno del bagno?
Nessuno.
E neppure nel fatto che io parli liberamente con i condannati?
Nessuno. Gli aiutanti saranno preavvertiti e non vi
ostacoleranno. Tuttavia permettetemi di chiedervi con quale
intenzione compite questa visita non troppo piacevole.
Con quale intenzione?...
S. pura curiosit, o avete un altro scopo... uno scopo
filantropico, per esempio?
Filantropico, per l'appunto rispose vivacemente il signor
Bernardon.
Benissimo! esclam il commissario. Siamo abituati a
queste visite che sono assai gradite dai superiori. Il governo apporta
continui miglioramenti al regime dei bagni e molti sono gi stati
realizzati.
Il signor Bernardon approv con un gesto senza rispondere, da
uomo non molto interessato a queste considerazioni; ma il
commissario, tutto infervorato nel suo argomento e trovando propizia
l'occasione per esporre i suoi principi, non rimarc il contrasto fra
l'indifferenza del visitatore e lo scopo confessato della visita e
continu imperturbabilmente:
difficile, in materia, attenersi a una giusta misura. Se bene
non esasperare i rigori della legge, altrettanto necessario stare in
guardia contro i critici sentimentali che dimenticano il crimine che
stato commesso per addolorarsi soltanto del castigo. Comunque, non
perdiamo mai di vista il fatto che la giustizia, qui, deve essere
moderata.
Simili sentimenti vi fanno onore rispose il signor Bernardon
e se le mie osservazioni possono interessarvi, avr piacere di farvi
conoscere quelle che mi saranno suggerite dalla visita a questo bagno
penale.
I due interlocutori si separarono, e il marsigliese, munito d'un
lasciapassare in perfetta regola, si diresse dalla parte dove sorgevano
le costruzioni per i detenuti.
Il porto militare di Tolone si componeva principalmente di due
immensi poligoni che dal lato settentrionale confinavano con la
banchina. Uno, chiamato col nome di Darsena Nuova, era situato ad
ovest dell'altro chiamato Darsena Vecchia. La periferia di questi
recinti, veri prolungamenti delle fortificazioni della citt, era
attraversata da larghe dighe, abbastanza ampie per servire da base a
lunghi edifici, officine delle macchine, caserme, magazzini della
Marina, ecc. Ciascuna di queste darsene, che esistono ancora oggi, ha
nella parte sud un'apertura sufficiente per il passaggio di navi di buon
tonnellaggio. Esse avrebbero facilmente formato dei bacini
navigabili, se la costanza del livello del Mediterraneo, che non
soggetto a maree di grande considerazione, non avesse reso inutile la
loro chiusura.
All'epoca degli avvenimenti che stanno per essere narrati, la
Darsena Nuova confinava, ad ovest, con i Magazzini ed il Parco
d'artiglieria, e, a sud a destra dell'entrata nella piccola rada, con i
bagni penali, ora soppressi. Questi comprendevano due costruzioni
che si univano ad angolo retto. La prima, sul davanti delle officine,
era esposta a mezzogiorno; la seconda dava sulla Vecchia Darsena ed
era continuata dalle caserme e dall'ospedale. Indipendentemente da
queste costruzioni, esistevano tre bagni galleggianti, dove
alloggiavano i condannati temporanei, mentre i condannati a vita
erano alloggiati sulla terraferma.
Se al mondo vi un luogo dove non regna l'eguaglianza, questo il
bagno penale. In rapporto all'empiet dei crimini e al grado di
perversit degli spiriti, la scala delle penalit dovrebbe implicare
delle distinzioni di casta e di ranghi. Invece le cose non stanno affatto
cos. I condannati di ogni et e di ogni specie sono vergognosamente
mescolati, e da questa deplorevole promiscuit non pu risultare che
una laida corruzione, e il contagio del male esercita i suoi deleteri
effetti su quelle masse cancerose.
All'epoca in cui comincia questo racconto, il bagno di Tolone
conteneva circa quattromila forzati. Le Direzioni del Porto, delle
Costruzioni navali, dell'Artiglieria, del Magazzino generale, delle
Costruzioni idrauliche e delle Costruzioni civili ne occupavano
tremila, e a questi forzati era riservato il lavoro pi penoso. Quelli
che non avevano potuto trovar posto in queste cinque grandi
divisioni erano impiegati nel porto, al carico e allo scarico della
zavorra e al rimorchio delle navi, al trasporto delle boe d'ormeggio,
all'imbarco e allo sbarco delle munizioni e dei viveri. Altri erano
infermieri, impiegati speciali, o condannati alla doppia catena a causa
di tentativi d'evasione.
Quando aveva avuto luogo la visita del signor Bernardon, gi da
molto tempo non si era registrato nessun incidente di questa specie, e
durante parecchi mesi, il cannone d'allarme non era stato udito nel
porto di Tolone.
Non perch l'insonne amore della libert si fosse affievolito nel
cuore dei condannati, ma lo scoraggiamento sembrava avesse
appesantito le loro catene. Poich alcuni guardiani, accusati d'incuria
o di tradimento, erano stati espulsi dalla ciurma, una specie di punto
d'onore e di spirito di corpo rendeva pi severa e pi meticolosa la
sorveglianza degli altri. Il commissario del bagno si compiaceva
molto di questo risultato, senza per lasciarsi ingannare da quella
precaria sicurezza, perch, a Tolone, le evasioni erano pi frequenti e
pi facili che in ogni altro luogo di pena.
Mezzogiorno e mezzo suonava all'orologio dell'Arsenale, quando il
signor Bernardon raggiunse la Darsena Nuova. La banchina era
deserta. Una mezz'ora prima, la campana aveva richiamato nelle loro
rispettive prigioni i forzati che lavoravano dall'alba. Ognuno di essi
aveva ricevuto in quel momento la sua razione. I condannati a vita
erano risaliti sul loro banco, e una guardia li aveva subito incatenati,
mentre i condannati temporanei potevano liberamente circolare in
tutta la lunghezza della sala. Al fischio dell'aiutante, essi si erano
raggruppati intorno alle gamelle, contenenti una zuppa fatta di fave
secche, che era sempre la stessa per tutto l'anno.
I lavori sarebbero stati ripresi all'una, per non essere lasciati che
alle otto di sera. Allora si sarebbero ricondotti i condannati alle loro
prigioni, dove alcune ore di sonno avrebbero loro permesso di
dimenticare il loro destino.
II
IL SIGNOR Bernardon approfitt dell'assenza dei forzati per
esaminare la disposizione del porto. Tuttavia da supporre che lo
spettacolo non l'interessasse gran che, poich egli fece in modo di
avvicinarsi ad un aiutante, al quale si rivolse senza troppi preamboli:
Signore, potreste dirmi a che ora i prigionieri ritornano al porto?
All'una rispose l'aiutante.
Sono tutti insieme e sottoposti ai medesimi lavori, senza
distinzione?
No. Taluni vengono impiegati in lavori particolari, sotto la
sorveglianza di capisquadra. Nei laboratori dove si fabbricano
serrature, nelle corderie, nelle fonderie, che esigono delle conoscenze
speciali, si possono incontrare eccellenti operai.
E sono retribuiti?
Certo.
In quale misura?
Dipende. Pagati un tanto all'ora, possono guadagnare dai cinque
ai venti centesimi al giorno. A cottimo possono arrivare fino ai
trenta.
Hanno il diritto di spendere questo denaro per migliorare la loro
condizione?
S rispose l'aiutante. Essi possono comperare del tabacco,
perch, nonostante il regolamento contrario, si tollera ch'essi fumino.
Per pochi centesimi possono anche ottenere delle porzioni di stufato
o di legumi.
I condannati a vita e i condannati temporanei hanno lo stesso
salario?
No, questi ultimi hanno un supplemento d'un terzo che vien loro
messo da parte, fino all'estinzione della pena. Allora essi ne ricevono
l'ammontare, affinch non si trovino del tutto sprovvisti di denaro
all'uscita dal bagno.
Ah!... esclam semplicemente il signor Bernardon che
sembr immergersi nei suoi pensieri.
In fede mia, signore riprese l'aiutante essi non sono poi
cos infelici come si crede. Se per le loro colpe o i loro tentativi
d'evasione non aumentassero essi stessi la severit del regime,
sarebbero meno da compiangere di molti operai di citt.
Il prolungamento della pena domand il marsigliese la cui
voce sembr un po' alterata non dunque la sola punizione che si
infligge loro in caso di tentativo d'evasione?
No. Possono essere puniti anche con la bastonatura e la doppia
catena.
La bastonatura?... ripet il signor Bernardon.
Che consiste in colpi sulle spalle, da quindici a sessanta secondo
il caso, applicati con una corda incatramata.
Senza dubbio, ogni fuga diventa impossibile per un condannato
messo a doppia catena.
Press'a poco cos rispose l'aiutante. I forzati vengono
attaccati ai piedi del loro banco, e non escono pi. In queste
condizioni una evasione non cosa facile.
dunque durante il lavoro che scappano pi facilmente?
Senza dubbio. Le coppie, per quanto sorvegliate dal guarda-
ciurma, hanno quella certa libert che il lavoro esige, e l'abilit di
codesta gente tale, che nonostante la pi stretta sorveglianza, in
meno di cinque minuti la catena pi solida viene tagliata. Quando la
bietta ribadita nel bullone mobile troppo dura, essi sono costretti a
conservare l'anello che circonda loro la gamba, e rompono solo la
prima maglia della catena. Molti forzati addetti alle officine delle
serrature vi trovano gli utensili di cui hanno bisogno. Sovente la
stessa placca di latta con il loro numero pu essere utilizzata
all'occorrenza. Se riescono a procurarsi una molla d'orologio, il
cannone d'allarme non pu di certo tardare a farsi sentire. Infine, essi
hanno mille risorse, e un condannato ha rivelato pi di ventidue di
questi segreti per sottrarsi a una bastonatura.
Ma dove possono nascondere i loro strumenti?
Dappertutto e in nessun posto. Un forzato si era fatto dei tagli
appositi sotto le ascelle, e vi faceva scivolare dei pezzettini d'acciaio
fra la carne e la pelle. Ultimamente, ho confiscato a un condannato
un paniere di paglia, in cui ogni frammento nascondeva delle lime e
delle seghe microscopiche! Nulla impossibile, signore, a degli
uomini che vogliono riconquistare la libert.
In quel momento suon l'una. L'aiutante salut il signor Bernardon
e si rec al suo posto di vigilanza.
I forzati uscivano allora dal bagno, gli uni soli, gli altri a due a due,
sotto la sorveglianza dei guardaciurma. E subito il porto echeggi del
brusio delle voci, del cozzare dei ferri, delle minacce degli aguzzini.
Nel parco dell'Artiglieria, dove il caso lo condusse, il signor
Bernardon trov affisso il codice penale della ciurma.
Sar punito con la morte ogni condannato che colpir un agente,
che uccider il suo compagno, che si ribeller o provocher una
rivolta. Sar punito con tre anni di doppia catena il condannato a vita
che avr tentato di evadere; con tre anni di prolungamento di pena, il
condannato temporaneo che avr commesso lo stesso delitto, e con
un prolungamento da stabilirsi ogni condannato che ruber una
somma superiore a cinque franchi.
Sar punito con la bastonatura ogni condannato che avr spezzato
i suoi ferri o impiegato un mezzo qualsiasi per evadere, che sar
trovato con panni per travestirsi, che ruber una somma superiore ai
cinque franchi, che si ubriacher, che giocher a giochi d'azzardo,
che fumer nel porto, che vender o sciuper i suoi vestiti, che
scriver senza permesso, che sar trovato in possesso di una somma
superiore ai dieci franchi, che picchier il suo compagno, che
rifiuter di lavorare, o che commetter atti di insubordinazione .
Letto questo avviso, il marsigliese rest pensieroso. Egli fu distolto
dalle sue riflessioni dall'arrivo di una squadra di galeotti. Il porto era
in piena attivit; il lavoro veniva distribuito in tutti i punti. I
capisquadra facevano sentire qua e l le loro voci rudi:
Dieci coppie per Saint-Mandrier!
Quindici calzette per la corderia!
Venti coppie alle alberature!
Un rinforzo di sei rossi al bacino!
I lavoratori richiesti si dirigevano ai posti designati, sospinti dalle
ingiurie degli aiutanti, e sovente dai loro temibili bastoni, il
marsigliese osservava attentamente i galeotti che sfilavano davanti a
lui. Gli uni si mettevano tra le stanghe di carrette pesantemente
caricate; gli altri trasportavano sulle loro spalle dei pesanti pezzi di
armature di legno e spazzavano il terreno per ammucchiarvi dell'altro
legname da costruzione, o rimorchiavano dei battelli con le corde.
I forzati erano indistintamente vestiti d'una casacca rossa, d'un
panciotto dello stesso colore, e di pantaloni di grossa tela grigia. I
condannati a vita avevano in testa un berretto di lana verde. A meno
che possedessero delle capacit particolari essi erano adibiti ai lavori
pi duri. I condannati sospetti per i loro istinti viziosi o per i loro
tentativi d'evasione avevano in capo un berretto verde bordato d'una
larga striscia rossa. Ai condannati temporanei era riservato il berretto
uniformemente rosso, adorno d'una placca di latta recante il numero
d'immatricolazione. Erano questi ultimi che il signor Bernardon
esaminava con maggiore attenzione.
Gli uni, incatenati a due a due, avevano dei ferri pesanti da otto a
ventidue libbre. La catena, partendo dal piede di uno dei condannati,
risaliva fino alla sua cintura dove era attaccata, e andava poi a fissarsi
alla cintura e al piede del suo compagno e cos di seguito. Questi
disgraziati si chiamavano scherzosamente i Cavalieri della
ghirlanda . Altri non portavano che un anello e una mezza catena
pesante da nove a dieci libbre, o anche un solo anello detto calzetta,
pesante da due a quattro libbre. Alcuni temibili galeotti avevano il
piede chiuso da un martinetto, che una specie di triangolo di ferro,
le cui punte vengono fissate intorno alla gamba, ed essendo forgiato
in modo particolare, resiste a tutti i tentativi di rottura.
Il signor Bernardon, interrogando ora i forzati, ora i guardaciurma,
percorse i diversi cantieri del porto. Ai suoi occhi si offriva un
pietoso spettacolo, molto indicato per commuovere il cuore d'un
filantropo. Tuttavia, per amore di verit, bisogna dire ch'egli non
aveva l'aria di accorgersene. Senza fermarsi all'insieme della scena, i
suoi occhi scrutavano da ogni lato, individuando i forzati l'uno dopo
l'altro, come se, in quella folla miserabile, avesse cercato qualcuno
che non l'attendeva. Ma la ricerca si prolungava invano, e in certi
momenti, l'inquieto visitatore si lasciava sfuggire dei gesti di
scoraggiamento.
La sua passeggiata fin casualmente dalla parte delle alberature. A
un tratto egli si ferm, e i suoi occhi si fissarono su uno degli uomini
che maneggiavano un argano. Dal punto dove si trovava, poteva
vedere il numero di quel galeotto, il numero 2224, inciso su una
placca di latta attaccata a un berretto rosso.
III
IL NUMERO 2224 era un uomo di trentacinque anni, di corporatura
solida. Il suo viso era franco ed esprimeva a un tempo l'intelligenza e
la rassegnazione. Non la rassegnazione del bruto cui il lavoro
degradante ha annichilito il cervello, ma l'accettazione meditata d'una
disgrazia inevitabile, per nulla incompatibile con la sopravvivenza
dell'energia interiore, cos come testimoniava la fermezza del suo
sguardo.
Egli era accoppiato con un vecchio condannato, che, pi indurito e
pi bestiale, contrastava nettamente con lui, e nella cui bassa fronte
non dovevano albergare che abbietti pensieri.
In quel momento le coppie issavano gli alberi maggiori d'un
vascello varato di recente, e, per ritmare il loro sforzo, cantavano la
canzone della Vedova. La Vedova la ghigliottina, vedova di tutti
coloro ch'essa uccide.
Oh! Oh! J ean-Pierre, oh!
Fa' la tua toletta!
Ecco il barbiere! Oh!
Oh! Oh! Oh! J ean-Pierre, oh!
Ecco la carretta!
Ah! Ah! Ah!
Falciate Colas!
Il signor Bernardon attese pazientemente che i lavori fossero
interrotti. La coppia che l'interessava approfitt della sosta per
riposarsi. Il pi vecchio dei due forzati si distese quant'era lungo sul
suolo, il pi giovane, appoggiandosi al rampone d'un'ancora, rest in
piedi.
Il marsigliese gli si avvicin.
Amico mio gli disse vorrei parlarvi.
Per avvicinare il suo interlocutore, il numero 2224 dovette tirare la
catena, e quel movimento scosse il vecchio forzato dalla sua
sonnolenza.
Ohe, tu! disse non potresti star tranquillo?... Ci farai
stringere dalle volpi!
Taci, Romain. Voglio parlare con questo signore.
E io ti dico di no.
Sfila un po' la tua catena in alto.
Neanche per sogno! Anzi. La mia met me la tengo ben stretta.
Romain!... Romain!... ripet il numero 2224 che cominciava
ad arrabbiarsi.
Ebbene, giochiamola disse Romain, togliendosi di tasca un
mazzo di carte bisunte.
Va bene replic il condannato pi giovane.
La catena dei due forzati era composta di diciotto maglie di sei
pollici. Ciascuno ne possedeva nove, e di conseguenza disponeva
d'un uguale raggio di libert.
Il signor Bernardon si avvicin a Romain.
Vi compro la vostra parte di catena gli disse.
Quanto?
Il negoziante prese cinque franchi dalla sua borsa.
Un thune!
1
esclam il vecchio forzato. fatto!
Egli acchiapp il denaro, che scomparve non si sa dove, poi
svolgendo le maglie del suo pezzo di catena che aveva arrotolate
davanti a s, riprese il suo posto e si coric col dorso al sole.
Che volete da me? domand il numero 2224 al marsigliese.
Questi, guardandolo fissamente, disse:
Voi vi chiamate J ean Mornas. Siete condannato a venti anni di
galera per assassinio e furto aggravato. Presentemente avete scontato
la met della vostra pena.
vero disse J ean Mornas.
Voi siete figlio di J eanne Mornas, del villaggio di Sainte-
Marie-des-Maures.
Ah, la mia povera madre! esclam il condannato tristemente.
Non mi parlate di lei! La poveretta morta!

1
Parola dell'argot, linguaggio della malavita parigina, usato ancora oggi. (N.d.T.)
Da nove anni disse il signor Bernardon.
Anche questo vero. Ma voi chi siete, dunque, per conoscere
cos bene i fatti che mi riguardano?
Che cosa v'importa? replic il signor Bernardon.
L'essenziale quello che io voglio fare per voi. Ascoltate, e facciamo
in modo di non discorrere troppo a lungo insieme. Da qui a due
giorni preparatevi a fuggire. Comprate il silenzio del vostro
compagno. Datevi da fare, e io manterr la mia promessa. Quando
voi sarete pronto, riceverete le istruzioni necessarie. A presto!
Il marsigliese continu tranquillamente la sua ispezione, lasciando
il condannato stupefatto per quanto aveva udito. Egli fece alcuni giri
nell'Arsenale, visit alcuni laboratori, e poi raggiunse la sua
carrozza; i cavalli si allontanarono al gran trotto.
IV
QUINDICI anni prima del giorno in cui avveniva questo dialogo con
il forzato 2224 nel bagno di Tolone, la famiglia Mornas composta
da una vedova e dai suoi due figli, Pierre, allora in et di venticinque
anni, e J ean, di cinque anni pi giovane viveva felice nel villaggio
di Sainte-Marie-des-Maures.
Entrambi i giovani esercitavano il mestiere di falegname, e tanto
sul posto quanto nei villaggi vicini, il lavoro non mancava loro.
Tutt'e due ugualmente capaci, essi erano assai ricercati.
Non uguale era invece la stima ch'essi godevano nell'opinione
pubblica, e bisogna riconoscere che questa differenza di trattamento
era giustificata. Mentre il pi giovane era assiduo al lavoro e amava
sua madre con sincera dedizione, tanto che avrebbe potuto servire da
modello a tutti i giovani, il maggiore di quando in quando si
concedeva qualche scappata. Violento, facile alla collera, si rendeva
protagonista, dopo aver bevuto, di litigi e di risse, e non sapeva
tenere a freno la sua lingua. Infatti, egli manifestava spesso propositi
sconsiderati. Malediceva la sua esistenza, confinata in quell'angusto
cantuccio di montagna e proclamava il suo desiderio d'emigrare sotto
altri cieli per ricercarvi pi facili fortune. Non ci voleva di pi per
destare diffidenza nelle menti tradizionalistiche dei contadini.
Tuttavia le colpe di cui lo si poteva accusare non erano poi gravi.
Ecco perch, mentre accordava a suo fratello una totale simpatia, la
gente si accontentava d'abitudine di considerarlo uno scervellato,
capace di bene come di male, secondo le occasioni che le circostanze
gli avrebbero offerto.
La famiglia Mornas era dunque felice, nonostante queste leggere
nubi. Doveva la sua felicit alla sua perfetta unione. Come figli, i due
giovani non davano adito a critiche severe. Come fratelli, essi si
amavano con tutto il cuore, e chi avesse osato attaccar briga con uno,
avrebbe avuto due avversari da combattere.
La prima disgrazia che colp la famiglia Mornas fu la scomparsa
del figlio maggiore. Il giorno stesso in cui compiva i venticinque
anni, egli si rec, come d'abitudine, al suo lavoro, che, quel giorno, lo
chiamava in un villaggio vicino. La sera, la madre e il fratello
attesero invano il suo ritorno. Pierre Mornas non ritorn.
Che gli era accaduto? Era rimasto vittima di una delle sue solite
zuffe, o coinvolto in un incidente o in un delitto? O si trattava
semplicemente d'una fuga? Nessuna risposta doveva mai essere data
a queste domande.
La disperazione della madre fu straziante. Poi il tempo fece la sua
opera, e a poco a poco l'esistenza riprese il suo tranquillo corso.
Sostenuta dall'amore del suo secondogenito, la signora Mornas
raggiunse gradualmente quello stato di melanconia rassegnata che
la sola consolazione permessa ai cuori che sono stati toccati dal
dolore.
Cinque anni passarono cos, cinque anni durante i quali la
devozione filiale di J ean Mornas non si sment un solo istante. Fu
allo spirare dell'ultimo di questi cinque anni, nel momento in cui
anche J ean compiva il suo venticinquesimo anno, che una seconda,
pi terribile disgrazia colp quella famiglia, gi cos crudelmente
provata.
A poca distanza dalla casetta dei Mornas, il fratello della vedova,
Alexandre Tisserand, eserciva l'unico albergo del villaggio. Con lo
zio Sandre cos J ean aveva l'abitudine di chiamarlo viveva la sua
figlioccia Marguerite. Molto tempo prima, alla morte dei genitori
della fanciulla, egli aveva accolto in casa sua Porfanella. Entrata
nell'albergo, essa non ne era pi uscita. Vi era vissuta aiutando il suo
benefattore e padrino nella conduzione della modesta locanda,
passando nel frattempo dall'infanzia all'adolescenza. Quando J ean
Mornas compiva i venticinque anni, essa ne aveva diciotto, e la
bambina d'un tempo era diventata una giovane dolce e affettuosa
quanto bella.
Marguerite e J ean erano cresciuti a fianco a fianco. Essi avevano
giocato insieme per tutta l'infanzia, e il vecchio albergo aveva
echeggiato pi d'una volta delle loro grida. Poi, man mano, i loro
passatempi cambiarono, e intanto si andava modificando, almeno nel
cuore di J ean, l'infantile sentimento d'amicizia d'un tempo.
Venne un giorno in cui J ean am come una fidanzata colei che fino
allora egli aveva trattato come una cara sorella. Egli l'am secondo la
sua onesta natura, cos come amava sua madre, con la stessa
abnegazione, con lo stesso trasporto, con l'offerta di tutto se stesso.
Tuttavia egli non disse nulla dei suoi progetti a colei ch'egli aveva
intenzione di far sua moglie, e ci perch egli comprendeva che
l'affetto della fanciulla non si era mutato come il suo. Mentre la sua
amicizia fraterna si trasformava a poco a poco in amore, il cuore di
Marguerite rimaneva sempre lo stesso. I suoi occhi guardavano
sempre con la medesima innocenza d'un tempo il suo compagno
d'infanzia, nessun turbamento nuovo ne oscur l'azzurra purezza.
Cosciente di questa differenza, J ean conservava dunque il silenzio
e non esprimeva la sua segreta speranza, con grande dispiacere dello
zio Sandre, che, avendo per il nipote la pi grande stima, sarebbe
stato felice di affidargli la sua figlioccia e nello stesso tempo quei
pochi scudi messi da parte in quarant'anni di lavoro indefesso.
Tuttavia lo zio non disperava. Tutto si poteva verificare; Marguerite
era ancora molto giovane, ma con l'et essa avrebbe finito col
riconoscere le virt di J ean Mornas, e questi, allora, avrebbe osato
formulare la sua domanda di matrimonio che sarebbe stata
favorevolmente accolta.
Le cose si trovavano a questo punto quando un dramma imprevisto
sconvolse Sainte-Marie-des-Maures. Un mattino, lo zio Sandre fu
trovato morto, strangolato, davanti al suo banco, il cassetto del quale
era stato vuotato perfino della pi piccola moneta. Chi era l'autore di
questo assassinio? La giustizia l'avrebbe certamente ricercato a lungo
invano, se il morto stesso non si fosse dato cura di designarlo. Nella
mano contratta del cadavere si trov, infatti, un foglio spiegazzato
sul quale, prima di spirare, Alexandre Tisserand aveva tracciato
queste parole: mio nipote che... Egli non aveva avuto la forza
di scrivere di pi, e la morte aveva fermato la sua mano a met della
frase accusatrice.
Questo, d'altronde, era pi che sufficiente. Alexandre Tisserand
non possedeva che un solo nipote, nessun equivoco era possibile.
Il delitto fu ricostruito senza fatica. La sera del giorno prima non vi
era nessuno nell'albergo. L'assassino era dunque venuto di fuori, e
doveva essere conosciuto dalla vittima, perch l'albergatore, assai
diffidente per natura, aveva aperto senza difficolt. Era altrettanto
certo che il delitto era stato commesso prima della mezzanotte perch
Alexandre Tisserand era ancora vestito. A giudicare dai conti non
terminati rimasti sul banco, egli stava verificando l'incasso della
giornata quando il visitatore era sopraggiunto. Nell'andare ad aprire
la porta, egli aveva macchinalmente portato con s la matita di cui si
serviva, e della quale, in seguito, doveva far uso per designare il suo
uccisore.
Quest'ultimo, appena entrato, aveva afferrato la vittima al collo e
l'aveva abbattuta. Il dramma aveva dovuto svolgersi in pochi minuti.
Infatti, non risultavano tracce di lotta, e Marguerite, in camera sua,
molto distante per la verit, non aveva sentito nessun rumore.
L'assassino aveva vuotato il cassetto e rovistato scrupolosamente la
camera da letto, come dimostravano il letto rivoltato e gli armadi
messi a soqquadro. Infine, raccolto il suo bottino, egli si era affrettato
a fuggire, senza lasciare nessuna traccia che avesse potuto
comprometterlo.
Almeno cos egli supponeva; ma il miserabile non aveva tenuto
conto della giustizia immanente. Colui ch'egli credeva morto viveva
ancora e aveva ritrovato alcuni minuti di coscienza. Egli aveva avuto
la forza di tracciare quelle quattro parole che dovevano servire per
orientare le ricerche, e che un ultimo spasimo dell'agonia aveva
tragicamente interrotte.
Nel villaggio la costernazione fu grande. J ean Mornas, quel bravo
operaio, quel buon figliolo, un assassino! E tuttavia bisognava pure
arrendersi all'evidenza: l'accusa del morto era troppo formale per
consentire dubbi. Tale fu almeno il parere della giustizia. Nonostante
le sue proteste, J ean Mornas fu arrestato, giudicato e condannato a
vent'anni di galera.
Questo dramma mostruoso fu il colpo di grazia per la madre. A
partire da quel giorno, essa deper rapidamente e meno d'un anno
dopo seguiva nella tomba il fratello assassinato.
La sorte impietosa la faceva morire troppo presto. Essa scompariva
nel momento in cui, dopo tanti dolori, finalmente stava per avere una
gioia. La terra era stata appena gettata sulla sua bara, quando Pierre,
il suo figlio maggiore, ricompariva in paese.
Da dove veniva? Che aveva fatto durante quei sei anni, che tanto
era durata la sua assenza? Quali paesi aveva percorso? In quali
condizioni ritornava al villaggio? Egli non fece nessuna confidenza
su questo argomento e per quanto incuriosita la gente fin con lo
stancarsi di porsi queste domande.
Del resto egli non aveva fatto fortuna, nel senso che si suol dare a
questa parola; tuttavia sembrava che non fosse tornato del tutto
sprovvisto. Egli non esercitava, infatti, che saltuariamente il suo
antico mestiere di falegname, e, durante due anni, visse quasi di
rendita a Sainte-Marie-des-Maures, non assentandosi che raramente
per recarsi a Marsiglia, dove, egli diceva, lo chiamavano i suoi affari.
Questi due anni, i migliori della sua esistenza, non li pass nella
casa che aveva ereditato dalla madre, ma all'albergo dello zio Sandre,
diventato propriet di Marguerite, e che costei, dopo la tragica morte
del padrino, gestiva con l'aiuto d'un servo.
Cos, com'era facile prevedere, a poco a poco sbocci l'idillio fra i
due giovani. Quello che non aveva potuto fare la calma energia di
J ean lo fecero la facondia e il carattere un po' brutale di Pierre.
All'amore sempre crescente del giovane, Marguerite corrispose con
altrettanto amore. Due anni dopo la morte della vedova Mornas, tre
anni dopo l'assassinio dello zio Sandre e la condanna dell'assassino,
venne celebrato il matrimonio fra i due giovani.
Sette anni passarono, durante i quali nacquero tre bambini, l'ultimo
sei mesi prima del giorno in cui inizia questo racconto. Sposa felice,
madre felice, Marguerite aveva fino allora vissuto sette anni di
felicit.
Ella sarebbe stata meno felice se avesse potuto leggere nel cuore di
suo marito, se avesse saputo dell'esistenza vagabonda che, durante
sei anni, passando dal furto alla rapina, dalla rapina alla truffa, dalla
truffa al furto, aveva condotto colui al quale aveva legato la sua vita,
se, soprattutto, avesse saputo quale parte egli aveva nella morte del
suo padrino.
Alexandre Tisserand aveva detto la verit denunciando il nipote,
ma sorte deprecabile! gli spasimi dell'agonia, turbando il suo
cervello e paralizzandogli la mano, gli avevano impedito di precisare
meglio. Era suo nipote, infatti, l'autore dell'abominevole crimine, ma
quel nipote non era J ean, era Pierre Mornas.
Senza pi alcuna risorsa, ridotto all'ultimo gradino della miseria,
Pierre era ritornato, quella notte, a Sainte-Marie-des-Maures, con la
precisa intenzione di far man bassa del denaro dello zio. La
resistenza della vittima aveva fatto del ladro un assassino.
Una volta ridotto all'impotenza l'albergatore, egli aveva proceduto
ad un saccheggio in piena regola, poi era fuggito nella notte. Della
morte dello zio, ch'egli supponeva soltanto svenuto, dell'arresto e
della condanna di suo fratello egli non aveva saputo nulla. dunque
con tutta tranquillit che un anno dopo il suo delitto, vedendo il suo
bottino diminuire, egli ritorn al paese, non dubitando che, essendo
ormai trascorso tanto tempo, avrebbe ottenuto facilmente di essere
perdonato. Ed a questo punto ch'egli seppe della morte dello zio e
della madre, e della condanna del fratello.
Dapprima ne fu accasciato. La sorte del suo fratello minore, cui per
vent'anni era stato unito da un reale e profondo affetto, divenne per
lui una sorgente di crudeli rimorsi. D'altronde, che poteva fare per
porvi rimedio se non rivelare la verit, denunciarsi e prendere al
bagno penale il posto dell'innocente ingiustamente condannato?
Ma col progredire del tempo, rimpianti e rimorsi si attenuarono.
L'amore fece il resto.
Per i rimorsi ritornarono quando la vita coniugale ebbe preso il
suo pacifico corso. Di giorno in giorno, il ricordo del forzato
innocente s'impose sempre di pi alla mente del colpevole impunito.
Gli anni dell'infanzia comune furono evocati con una forza sempre
pi grande, e venne il giorno in cui Pierre Mornas incominci a
sognare il mezzo con il quale avrebbe potuto liberare il fratello dalla
palla che strascinava al piede e che egli stesso gli aveva saldato.
Dopo tutto egli non era pi il pezzente sprovvisto di tutto, che aveva
lasciato Sainte-Marie-des-Maures per cercare nel vasto mondo una
introvabile fortuna. Adesso il pezzente era proprietario, era il primo
del suo villaggio, e il denaro non gli mancava. Questo denaro non
poteva servire a liberarlo dai suoi rimorsi?
V
J EAN MORNAS segu con lo sguardo il signor Bernardon. Egli
faceva fatica a comprendere quello che gli stava capitando. Come
mai quell'uomo conosceva cos bene le circostanze della sua vita?
Era un problema insolubile. Tuttavia, ch'egli comprendesse o no,
bisognava in ogni caso accettare l'offerta che gli era stata fatta. Egli
decise pertanto di prepararsi a fuggire.
Prima di tutto era necessario ch'egli informasse il suo compagno di
catena del colpo che meditava. Non esisteva nessun mezzo che
potesse dispensamelo, il legame che li incatenava non poteva
spezzarsi senza che l'altro se ne accorgesse.
Forse Romain avrebbe voluto approfittare dell'occasione, ci che
poteva compromettere le probabilit della riuscita. Il vecchio forzato
non aveva che diciotto mesi da scontare e J ean volle convincerlo che
per cos poco tempo egli non doveva arrischiare un aumento di pena.
Ma Romain, che in quella faccenda intravedeva la possibilit di
guadagnare del denaro, non voleva intendere ragione, e rifiutava
ostinatamente di prestar fede a tali argomentazioni. Tuttavia, quando
costui parl d'un migliaio di franchi pagabili sul momento e d'una
ugual somma che il vecchio forzato avrebbe potuto incassare
all'uscita del bagno, Romain non fece pi orecchie da mercante e
incominci ad ascoltare le proposte del suo compagno di catena.
Definito questo punto, rimaneva da decidere il modo d'evasione.
L'essenziale era uscire dal porto senza essere veduto, e per
conseguenza sfuggire agli sguardi dei guarda-ciurma e dei soldati di
fazione. Una volta raggiunta la campagna, prima che le brigate di
gendarmeria fossero state informate, sarebbe stato facile imporsi ai
contadini, che non avrebbero certamente resistito alla promessa d'una
somma superiore.
J ean Mornas decise di evadere durante la notte. Sebbene egli non
fosse condannato a vita, non era alloggiato in quei vecchi bastimenti
trasformati in bagni galleggianti. Per un'eccezione, egli alloggiava in
una delle abitazioni situate sulla terraferma. Uscirne sarebbe stato
difficile. L'importante dunque era non rientrare la sera. La rada
essendo press'a poco deserta a quell'ora, non gli sarebbe stato
impossibile attraversarla a nuoto. D'altronde non poteva pensare di
abbandonare altrimenti l'Arsenale. Una volta raggiunta la riva libera,
sarebbe toccato al suo protettore venirgli in aiuto.
Cos ricondotto dalle sue riflessioni a contare sullo sconosciuto,
decise d'aspettare i consigli di costui, e di sapere prima di tutto se le
promesse fatte a Romain sarebbero state soddisfatte. Data
l'impazienza, il tempo trascorse con una penosa lentezza.
Fu soltanto due giorni dopo ch'egli vide ricomparire il suo
misterioso amico.
Ebbene?... domand il signor Bernardon.
Tutto stato stabilito, signore, e poich voi desiderate essermi
utile, posso assicurarvi che tutto andr bene.
Che cosa vi occorre?
Ho promesso duemila franchi al mio compagno, e precisamente
mille franchi alla sua uscita dal bagno...
Li avr. Poi?
E mille franchi subito.
Eccoli disse il signor Bernardon, rimettendogli la somma
richiesta, che il vecchio forzato fece subito scomparire. Ed ecco
dell'oro per voi e una lima delle meglio temprate. Vi sembra
sufficiente per aver ragione della vostra catena?
S, signore. Dove vi rivedr?
Al capo Bruno. Voi mi troverete sulla riva, in fondo all'ansa
chiamata Port Mejean. La conoscete?
S. Contate su di me.
Quando partirete?
Questa sera, a nuoto.
Siete un buon nuotatore?
Di prima forza.
Tutto va per il meglio. A questa sera, dunque.
A questa sera!
Il signor Bernardon si separ dai due forzati che ritornarono al
lavoro. Senza pi occuparsi di loro, il marsigliese continu a lungo a
passeggiare, interrogando gli uni e gli altri, e infine usci dall'Arsenale
senza essersi fatto notare.
VI
J EAN MORNAS fece il possibile per sembrare il pi tranquillo dei
prigionieri. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, un attento osservatore
sarebbe rimasto colpito dalla sua insolita agitazione. L'amore della
libert gli faceva battere il cuore, e tutta la sua volont era impotente
a dominare la sua febbrile impazienza. Quanto era lontana quella
imposta, superficiale rassegnazione con cui, per dieci lunghi anni, si
era corazzato contro la disperazione!
Al fine di mascherare per alcuni istanti la sua assenza al rientro
serale, egli pens di farsi sostituire da un camerata presso il suo
compagno di catena. Un forzato chaussette, cos chiamato dal
leggero anello che i galeotti di questa categoria portano alla gamba,
non avendo pi che alcuni giorni da restare al bagno, e come tale
essendo disaccoppiato, accett per tre monete d'oro la proposta di
J ean, e acconsenti a riattaccare al suo piede, per alcuni minuti, la
catena di costui, quando fosse stata limata.
Poco dopo le sette di sera, J ean approfitt d'un breve riposo per
limare i suoi ferri. Grazie alla perfezione della sua lima, e sebbene la
maniglia fosse d'una tempra speciale, egli sbrig assai in fretta
questo lavoro. Al momento del rientro nelle sale, avendo il forzato
chaussette preso il suo posto, egli si rannicchi dietro una pila di
legname.
Non molto lontano da lui si trovava un'immensa caldaia destinata a
una nave in costruzione. Questo vasto serbatoio era appoggiato sulla
sua base, e l'apertura dei fornelli offriva al fuggitivo un asilo
impenetrabile. Approfittando d'un momento favorevole, J ean
Mornas vi si lasci scivolare senza rumore, portando con s un
pezzo di pancone, ch'egli scav in forma di berretto, praticandovi dei
fori. Poi aspett, l'occhio e l'orecchio in agguato, i nervi tesi.
La notte scese. Il cielo carico di nuvole aumentava l'oscurit e
favoriva J ean Mornas. Dall'altro lato della rada, la penisola di Saint-
Mandrier scompariva nelle tenebre.
Quando l'Arsenale fu deserto, J ean usci dal suo nascondiglio, e
arrampicandosi prudentemente, si diresse dalla parte del bacino di
carenaggio. Alcuni aiutanti erravano ancora qua e l. J ean allora si
fermava e si appiattiva al suolo. Fortunatamente egli aveva potuto
spezzare i suoi ferri, ci che gli permetteva di muoversi senza
rumore.
Infine egli raggiunse il mare, su una banchina della Darsena
Nuova, non molto lontano dall'apertura che dava accesso alla rada.
Col suo berretto di legno in mano, afferrata una corda si lasci calare
in acqua.
Quando ritorn alla superficie, egli si copr sveltamente la testa col
suo bizzarro copricapo e cos si sottrasse a tutti gli sguardi. I fori
praticati in anticipo gli permettevano di dirigersi dove voleva. Lo si
sarebbe preso per un gavitello alla deriva.
A un tratto un colpo di cannone rimbomb.
il segnale di chiusura del porto pens J ean Mornas. Un
secondo colpo, poi un terzo furono sparati.
Non c'era di che illudersi, era il cannone d'allarme. J ean comprese
che la sua fuga era stata scoperta.
Evitando con cura di avvicinarsi alle navi e alle catene di
ancoraggio, egli procedette nella piccola rada, dalla parte della
polveriera di Millau. Il mare era un po' agitato, ma il vigoroso
nuotatore si sentiva la forza di vincerlo. Poich i suoi abiti gli erano
d'impedimento, egli li abbandon alla deriva, e non conserv che la
borsa con le monete d'oro appesa al collo e che gli sbatteva contro il
petto.
Arriv senza incidenti fino a met della piccola rada. Qui giunto,
appoggiandosi a uno di quei gavitelli bordati di ferro chiamati corpi
morti, si tolse con precauzione il copricapo che lo proteggeva e
riprese respiro.
Auff! sbuff. Questa passeggiata non che una gita di
piacere paragonata a quanto mi resta da fare. In pieno mare non avrei
nessun incontro da temere, ma bisogna attraversare il goulet
2
e vi
sono molte imbarcazioni che vanno dalla Grosse Tour al Fort de
l'Aiguillette. Sar protetto dal diavolo se sfuggo loro... Frattanto,

2
Cio lo stretto formato dalla bocca del porto. (N.d.T.)
cerchiamo di orizzontarci, e non andiamoci a gettare stupidamente
nella gola del lupo.
J ean, dalla posizione della polveriera di Lagoubran e del forte
Saint-Louis, si orizzont perfettamente, quindi si rimise in acqua.
Con la testa riparata dal suo apparecchio, adesso nuotava con
prudenza. Siccome il rumore del vento che si levava poteva
impedirgli di udire degli altri rumori pi pericolosi, egli stava in
guardia, e per quanto importante fosse per lui l'uscire dalla piccola
rada, avanzava molto lentamente, allo scopo di non imprimere alla
falsa boa che lo celava un'eccessiva e perci sospetta velocit.
Trascorse una mezz'ora. Secondo lui doveva adesso trovarsi vicino
al punto di passaggio, quando alla sua sinistra egli credette di udire
un rumore di remi. Egli si ferm, tese l'orecchio.
Oh! s grid da un canotto. Quali notizie?
Niente di nuovo venne risposto da un'altra imbarcazione, alla
destra del fuggitivo.
Non lo ritroveremo mai!
Ma sicuro ch'egli sia evaso per mare?
Certamente! Si sono ripescati i suoi abiti.
C' cos scuro che egli ci condurr fino alle Grandi Indie.
Coraggio! Teniamo duro!
Le imbarcazioni si separarono. Non appena si furono
sufficientemente allontanate, J ean arrischi qualche bracciata
vigorosa e fil rapidamente in direzione del goulet.
Man mano ch'egli vi si avvicinava, le grida si moltiplicavano
intorno a lui; le imbarcazioni che solcavano la rada concentravano,
necessariamente, in quel punto la loro sorveglianza. Senza lasciarsi
intimidire dal numero dei suoi nemici, J ean continuava a nuotare con
tutte le sue forze, deciso ad annegare piuttosto che di lasciarsi
riprendere. I suoi inseguitori non l'avrebbero avuto vivo.
Ben presto la Grosse Tour e il Fort de l'Aiguillette si profilarono
davanti al suo sguardo.
Portatori di torce andavano e venivano correndo sulla diga e sulla
banchina; le brigate di gendarmeria erano gi in azione. Il fuggitivo
rallent la marcia e si lasci sospingere dalle onde e dal vento di
ovest, che lo trascinarono verso il mare.
A un tratto la luce d'una torcia illumin i flutti, e J ean vide che
quattro imbarcazioni lo circondavano. Egli non si mosse pi, il
minimo movimento poteva perderlo.
Ehi!... voi del canotto! venne gridato da una delle
imbarcazioni.
Niente!
Muoviamoci, allora!
J ean respir. Le imbarcazioni stavano per allontanarsi. Era tempo,
poich esse non erano pi che a dieci braccia da lui e la loro
vicinanza l'obbligava a nuotare perpendicolarmente.
Guarda! Che cosa c' laggi? grid un marinaio.
Che cosa? gli venne risposto.
Quel punto nero che galleggia.
Non niente. una boa alla deriva.
J ean si tenne pronto per immergersi. Ma proprio in quel momento
si ud il fischietto d'un quartiermastro.
Avanti, ragazzi! Abbiamo ben altro da fare che ripescare un
pezzo di pancone... Avanti su tutta la linea!...
I remi sbatterono l'acqua con grande rumore. Il disgraziato riprese
coraggio. Il suo stratagemma non era stato scoperto. Le forze gli
ritornarono insieme con la speranza, ed egli si rimise in movimento
verso il Fort de l'Aiguillette la cui massa scura si drizzava davanti a
lui.
D'un tratto si trov nelle tenebre pi profonde. Un corpo opaco
occultava ai suoi occhi la vista del forte. Era una delle imbarcazioni
che, lanciata a tutta velocit, urt contro di lui. Nel cozzo, uno dei
marinai si pieg soprabordo.
una boa disse a sua volta.
Il canotto riprese la sua marcia. Ma sfortunatamente, uno dei remi,
colpendo la falsa boa, la rovesci. Prima che l'evaso avesse potuto
pensare a scomparire, la sua testa rasata si era mostrata fuori
dell'acqua.
Lo teniamo! urlarono i marinai. Forza, voi laggi!...
J ean fu svelto a tuffarsi e, mentre i fischietti chiamavano da tutte le
parti le imbarcazioni sparse qua e l, egli nuot fra due acque dalla
parte della spiaggia del Lazaret. S'allontanava cos dal luogo del
convegno, perch questa spiaggia situata a destra dell'entrata della
grande rada, mentre il capo Bruno vi si profila sulla sinistra. Ma egli
sperava cos di trarre in inganno i suoi nemici, dirigendosi dalla parte
meno propizia alla sua evasione.
Il posto designato dal marsigliese, tuttavia, doveva essere raggiunto
ad ogni costo. Dopo alcune bracciate fatte in direzione opposta, J ean
Mornas ritorn indietro. Le imbarcazioni s'incrociavano intorno a
lui. Ad ogni istante doveva ritrarre la testa sott'acqua per non essere
veduto. Infine, le sue abili manovre distolsero i suoi inseguitori, ed
egli riusc ad allontanarsi nella giusta direzione.
Non era troppo tardi? Stanco di questa lunga lotta contro gli uomini
e gli elementi, J ean si sentiva mancare. Le forze gli venivano meno.
Pi volte i suoi occhi si chiusero, e fu preso da vertigini; pi volte le
sue mani si tesero, e i suoi piedi appesantiti sprofondarono verso
l'abisso.
Per quale miracolo raggiunse la terra? Egli stesso non avrebbe
saputo dirlo. Tuttavia la raggiunse. A un tratto sent il suolo fermo
sotto i suoi piedi. Si raddrizz, fece qualche passo incerto, gir su se
stesso e ricadde svenuto, ma non pi in pericolo d'essere raggiunto
dalle onde.
Quando riprese i sensi, un uomo stava curvo su di lui e gli metteva
fra i denti il collo d'una fiaschetta, dalla quale colavano alcune gocce
d'acquavite.
VII
IL PAESE, situato ad est di Tolone, irto di boschi e di montagne,
solcato da crepacci e da corsi d'acqua, offriva al fuggiasco numerose
possibilit di scampo. Adesso che era riuscito a raggiungere la
terraferma, poteva sperare di riconquistare pienamente la sua libert.
Rassicurato da questo lato, J ean Mornas sent rinascere la curiosit
che gl'ispirava il suo generoso protettore. Egli non riusciva a
indovinare il suo scopo. Il marsigliese aveva forse bisogno d'un
uomo intraprendente e dall'intrepido cuore, e se l'era andato a
scegliere al bagno? In tal caso, egli aveva fatto male i suoi calcoli:
J ean Mornas era fermamente risoluto a respingere ogni proposta
sospetta.
Vi sentite meglio? gli chiese il signor Bernardon, dopo aver
lasciato al fuggitivo il tempo di rimettersi. Avete la forza di
camminare?
S rispose J ean alzandosi.
In questo caso indossate questo vestito da contadino che ho
portato appositamente per voi. Poi, in marcia! Non abbiamo un
minuto da perdere.
Erano le undici di sera, quando i due uomini si avventurarono per
la campagna, evitando i sentieri battuti, nascondendosi nei fossati e
nelle erbe folte quando udivano rumore di passi o quello di una
carretta cigolante in mezzo al silenzio. Per quanto il travestimento
del fuggitivo lo rendesse irriconoscibile, essi temevano un'ispezione
particolarmente attenta; il costume provenzale ch'egli aveva
indossato poteva rivelare un non so che di posticcio.
Oltre alle brigate di gendarmeria, che si mettono subito in moto al
primo colpo del cannone d'allarme, J ean Mornas doveva temere
anche qualsiasi passante. La preoccupazione per la propria sicurezza,
nonch l'allettante premio promesso dal governo per la cattura d'un
forzato evaso, accrescevano l'acutezza degli sguardi dei contadini, la
rapidit delle loro gambe, il vigore delle loro braccia. Ora, ogni
fuggiasco rischia d'essere facilmente riconosciuto, sia perch,
abituato al peso delle catene, egli trascina visibilmente la gamba, sia
perch un rossore involontario ne pu rivelare il turbamento.
Dopo tre ore di cammino, i due uomini si fermarono ad un segno
del signor Bernardon. Questi tolse dalla bisaccia che recava in spalla
alcuni viveri, che furono avidamente divorati al riparo d'una folta
siepe.
Dormite, adesso disse il marsigliese, quando il breve pasto fu
terminato. Voi avete da percorrere un lungo cammino, e dovete
risparmiare le vostre forze.
J ean non si fece ripetere l'invito e, allungandosi per terra, cadde
come un masso, sprofondando in un sonno di piombo.
Era gi giorno avanzato quando il signor Bernardon lo svegli.
Tutt'e due si rimisero subito in cammino. Non si trattava pi di filare
attraverso i campi, n di nascondersi, ma di mostrarsi tuttavia il meno
possibile, non lasciandosi esaminare troppo da vicino, e di seguire le
strade maestre. Tale doveva essere la condotta da adottare.
Il signor Bernardon e J ean Mornas camminavano gi da molto
tempo, quando quest'ultimo credette di udire un rumore di cavalli.
Egli sali su una scarpata per dominare meglio la strada, ma una curva
gl'imped di vedere bene. Ci nonostante egli non poteva essersi
ingannato. Si allung al suolo e appoggi l'orecchio contro la terra,
sforzandosi di riconoscere il rumore che l'aveva insospettito.
Prima ancora ch'egli si fosse rialzato, il signor Bernardon si era
precipitato su di lui. In men che non si dica J ean si vide imbavagliato
e strettamente legato.
Nello stesso momento, due gendarmi a cavallo sbucarono sulla
strada. Essi arrivarono all'altezza del signor Bernardon che tratteneva
con tutte le sue forze il suo prigioniero sbalordito. Uno di essi
interpell il marsigliese:
Ehi, voi, buon uomo! Che cosa significa tutto questo?
un forzato evaso, gendarme, un forzato evaso che io ho preso
rispose il signor Bernardon.
Oh! Oh! esclam il gendarme. Quello di questa notte?
Pu anche darsi. In ogni caso, lui o un altro, io non lo mollo.
Vi attende un buon premio, camerata!
Non da rifiutarsi, senza contare che i suoi abiti non
appartengono alla ciurma. Me li daranno per soprammercato.
Avete bisogno di noi? domand uno dei due gendarmi.
In fede mia, no! Come vedete solidamente legato, e io lo
condurr da solo.
Tanto meglio rispose il gendarme. Arrivederci e buona
fortuna! I gendarmi si allontanarono. Quando essi furono scomparsi,
il signor Bernardon si ferm fra le alte erbe che fiancheggiavano la
strada. In un istante i legami di J ean Mornas caddero.
Voi siete libero gli disse il suo compagno, levando l'indice
verso ovest. Seguite la strada da questa parte. Con un po' di
coraggio, voi potrete, questa sera, raggiungere Marsiglia. Cercate nel
porto vecchio la Marie-Magdeleine, un tre alberi carico, diretto a
Valparaiso del Cile. Il capitano al corrente. Egli vi prender a
bordo. Voi vi chiamate J acques Reynaud. Ecco delle carte intestate a
questo nome. Voi avete dell'oro. Cercate di rifarvi una vita. Addio.
Prima che J ean Mornas avesse avuto il tempo di rispondere, il
signor Bernardon era scomparso fra gli alberi. Il fuggitivo era solo al
margine della strada.
VIII
PER UN certo tempo, J ean Mornas rest immobile, stupefatto della
conclusione di quella inesplicabile avventura. Perch, dopo averlo
aiutato nella fuga, il suo protettore l'abbandonava? Soprattutto perch
questo sconosciuto si era interessato alla sorte d'un condannato che
non conosceva? J ean si accorse ch'egli non aveva nemmeno pensato
a chiedere il nome del suo salvatore.
Se a questa dimenticanza non c'era pi rimedio, tutto sommato la
cosa non era di grande importanza. L'essenziale era di non dover pi
trascinare i ferri che gli avevano cos a lungo fiaccato le ossa. Il resto
si sarebbe spiegato pi tardi o mai. Una cosa sola era certa, in ogni
caso: ch'egli era solo al margine d'una strada deserta, che aveva
dell'oro in tasca, ch'era munito di documenti regolari, e che aspirava
a pieni polmoni l'aria inebriante della libert.
J ean Mornas si mise in cammino. Gli era stato detto di andare
dalla parte di Marsiglia. E verso Marsiglia egli si diresse, senza
neppure pensarci. Ma si ferm ai primi passi.
Marsiglia, la Mare-Magdeleine, Valparaiso del Cile, rifarsi una
vita, tutte belle cose queste! Ma era per rifarsi una vita in
contrade lontane ch'egli aveva sospirato la libert? No, no! Durante
la sua lunga prigionia, egli non aveva sognato che un solo paese:
Sainte-Marie-des-Maures; che un solo essere al mondo: Marguerite.
Erano la nostalgia del villaggio natio e il ricordo di Marguerite che
gli avevano reso il bagno cos crudele, e cos pesanti le catene. E
adesso egli sarebbe partito senza neppure tentare di rivederli? Suvvia
dunque! Meglio sarebbe stato allora ritornare e curvare la schiena
sotto il bastone dei guardaciurma!
No, rivedere il suo villaggio, inginocchiarsi sulla tomba della
madre, e soprattutto rivedere Marguerite, ecco ci che bisognava fare
ad ogni costo. Quando fosse stato in presenza della fanciulla, avrebbe
trovato il coraggio che gli era mancato prima. Egli si sarebbe
spiegato, avrebbe parlato, le avrebbe dimostrato la sua innocenza.
Marguerite non era pi una ragazzina. Forse adesso l'avrebbe amato.
In tal caso, l'avrebbe persuasa a seguirlo. Che bell'avvenire si sarebbe
aperto davanti a lui! Se, al contrario, essa non l'amava accadesse pure
qualunque cosa. Non gli sarebbe importato pi nulla.
J ean, abbandonando la strada maestra, prese il primo sentiero che
trov, dirigendosi verso il nord. Ma ben presto sost di nuovo, e per
prudenza e per il desiderio stesso di riuscire nella sua impresa.
Conosceva troppo bene il paese che attraversava, e che, sovente,
aveva percorso nella sua infanzia, per ignorare che lo scopo ch'egli
voleva raggiungere non era molto lontano. In due ore egli poteva
essere a Sainte-Marie-des-Maures. L'importante era non mostrarsi
prima che fosse notte avanzata, per timore d'essere subito catturato.
J ean indugi dunque nella campagna, e non si mise decisamente in
cammino che al crepuscolo, dopo un lungo sonno e un pasto
confortevole in una osteria.
Suonavano le nove e l'oscurit era profonda quand'egli raggiunse le
case di Sainte-Marie-des-Maures. Per le viuzze deserte e silenziose,
J ean, senza essere notato da nessuno, giunse all'albergo dello zio
Sandre.
Come penetrarvi? Dalla porta? Certamente no. Sapeva egli chi
potesse trovarsi nella sala comune? E se dietro la porta ci fosse stato
un nemico? D'altronde, l'albergo apparteneva sempre a Marguerite?
Perch, dopo tanti anni ch'erano trascorsi, non poteva essere passato
in altre mani?
Per fortuna egli aveva un migliore e pi sicuro mezzo di quello
della porta per introdursi in casa.
Non raro che i mas
3
provenzali posseggano delle uscite segrete
che permettono ai loro abitanti di entrare e di uscire in incognito.
Questi trucchi , pi o meno ingegnosi secondo il caso, sono senza
dubbio stati immaginati all'epoca dei tumulti religiosi che hanno
messo queste contrade a ferro e fuoco. Niente di pi naturale che i
contemporanei di quei torbidi tempi abbiano cercato dei mezzi per
sottrarsi con la fuga, qualora se ne fosse presentata la necessit, ai
loro nemici.

3
Mas, propriamente casa rustica, cio masseria. Oggi ancora se ne trovano di
originari in Provenza, e molti sono anche i mas riattati. (N.d.T.)
Il segreto dell'albergo dello zio Sandre, rimasto certamente ignorato
dallo stesso proprietario, J ean e Marguerite l'avevano scoperto per
caso durante i loro giochi d'infanzia, e, fieri di essere i soli a
conoscerlo, si erano ben guardati dal rivelarlo a chicchessia.
Diventati adulti, alla loro volta, l'avevano dimenticato, sebbene J ean
sperasse di ritrovare il meccanismo intatto qualora avesse bisogno di
utilizzarlo.
Il segreto consisteva nel fondale mobile del grande camino della
sala comune. Come in molte costruzioni di campagna, questo camino
era immenso, sufficientemente largo e profondo (mentre il minuscolo
focolare non ne occupava che il centro) perch parecchie persone
potessero sedervi. Il fondale di questo camino era formato da due
grandi placche di ghisa parallele e separate da uno spazio di pochi
decimetri. Queste due placche erano mobili e potevano leggermente
girare su se stesse sotto la pressione di un'impugnatura manovrata in
una maniera particolare. Era dunque facile per chi possedesse il
segreto (di cui nulla faceva sospettare l'esistenza) introdursi nello
spazio praticato fra le due placche, poi, richiusa quella che gli aveva
dato il passaggio, socchiudere la seconda e passare cos dal di fuori
all'interno o reciprocamente.
J ean fece il giro della casa, e, tastando con la mano il muro dietro il
camino, trov senza fatica la placca esterna. Alcuni minuti di
perlustrazione gli fecero trovare l'impugnatura ch'egli premette e gir
nel senso necessario. Decisamente, nulla era cambiato.
L'impugnatura obbed, e la placca, con un sordo rumore, gir sotto la
sua pressione.
J ean s'introdusse attraverso questa apertura, poi, richiusa la placca,
riprese respiro.
Era necessario agire con sempre maggiore prudenza. Un raggio di
luce filtrava nel nascondiglio dalla fessura della placca interna, e un
rumore di voci veniva dalla sala comune. Non si dormiva ancora
nell'albergo. Prima di mostrarsi era necessario sapere con chi aveva a
che fare.
Purtroppo, J ean ebbe un bell'applicare il suo occhio intorno alla
placca; gli fu impossibile distinguere qualcosa. Stanco e innervosito,
decise di far girare leggermente la placca a tutto suo rischio...
In quello stesso momento dalla sala venne un sordo rumore, seguito
da un grido straziante, un grido di aiuto, e, immediatamente dopo,
una specie di rantolo; poi si udirono degli ansiti, simili a quelli di due
lottatori alle prese, che furono seguiti dal fracasso di un mobile
rovesciato.
J ean, dopo un brevissimo istante d'esitazione, premette
l'impugnatura della placca interna. La placca gir interamente su se
stessa, mostrando in tutta la sua vastit la sala comune dell'albergo.
Nel momento in cui stava per slanciarsi, J ean indietreggi sotto
l'ombra protettrice del camino, fra il fumo di alcuni arbusti rimasti
nel focolare; lo spettacolo che si offriva al suo sguardo l'aveva
atterrito.
IX
SULLA PESANTE tavola che occupava il centro della sala, stava
seduto un uomo, che un altro uomo, in piedi, dietro di lui, stava
strangolando, con tutta la forza possibile. Era il primo che sentendosi
afferrato per il collo, aveva gridato e poi rantolato. Era dal petto del
secondo uomo che proveniva quel rauco soffio d'atleta che esauriva
le sue energie per vincere il suo avversario. Nella lotta, una seggiola
era caduta.
Davanti all'uomo seduto, un calamaio e dei fogli di carta da lettera
dimostravano ch'egli stava scrivendo quando il suo nemico l'aveva
sorpreso. Sulla tavola, a portata di mano, una borsa semiaperta
lasciava intravedere i documenti che conteneva.
La scena durava appena da un minuto e gi terminava. Ormai
l'uomo seduto aveva cessato di dibattersi, e non si udiva pi che
l'ansito del suo assassino. D'altronde la scena non avrebbe potuto
maggiormente prolungarsi. Il grido della vittima era stato udito. Di
fuori si udivano dei passi. Nella camera del primo piano dell'albergo,
cui si accedeva da una scala in fondo alla sala comune, J ean ud due
piedi nudi appoggiarsi pesantemente al pavimento. Qualcuno si
alzava lass. Ancora un momento e una porta si sarebbe aperta, un
testimone sarebbe sopraggiunto.
L'assassino comprese il pericolo. Le sue mani allentarono la stretta,
e mentre la testa della vittima ricadeva inerte sulla tavola,
affondarono nella borsa, arraffando un pacco di biglietti di banca. Poi
l'uomo fece un balzo indietro e scomparve da una porticina che si
apriva sotto la scala e che conduceva alla cantina.
Per un attimo il suo viso apparve cos in piena luce. Non ci volle di
pi perch J ean Mornas, sgomento, smarrito, lo riconoscesse.
Quell'uomo era colui che di recente aveva fatto cadere i ferri del
galeotto innocente, che gli aveva consegnato l'oro, che l'aveva
protetto, guidato attraverso la campagna fino a pochi chilometri da
Sainte-Marie-des-Maures. Invano egli aveva soppresso la barba
posticcia e la parrucca con le quali aveva cercato di modificare i
lineamenti del suo viso. Gli restavano gli occhi, la fronte, il naso, la
bocca, la statura, e J ean non poteva ingannarsi.
Ma la soppressione della barba posticcia e della parrucca aveva una
conseguenza ancora pi sorprendente, ancora pi tragica. In
quell'uomo, restituito al suo aspetto naturale, in quell'uomo, che si
rivelava a un tempo come suo salvatore e come assassino, J ean aveva
riconosciuto suo fratello, Pierre, gi scomparso e che egli non aveva
pi veduto da quindici anni!
Per quali misteriose ragioni suo fratello e il suo salvatore non erano
che una sola persona? Per quale concorso di circostanze Pierre
Mornas si trovava precisamente quel giorno nell'albergo dello zio
Sandre? A quale titolo vi si trovava? Perch l'aveva scelto come
teatro del suo delitto?
Queste domande si affollavano tumultuosamente nel cervello di
J ean. Ma furono i fatti a dare la risposta.
L'assassino era appena scomparso che una porta si apr al primo
piano.
Sul ballatoio di legno apparve una giovane donna accanto alla
quale trotterellavano due bambini in camicia da notte: essa teneva tra
le braccia un terzo bambino, piccolissimo. J ean riconobbe
Marguerite, Marguerite con i suoi figli!... I suoi figli, era evidente!...
Essa aveva dunque rinnegato, dimenticato l'innocente che, lungi da
lei, agonizzava in un bagno penale. Il disgraziato J ean comprese
immediatamente l'assurdit della sua speranza.
Pierre!... Pierre mio!... chiam la giovane donna che
l'angoscia faceva tremare.
A un tratto ella scorse il corpo ch'era crollato sotto la tavola. E
mormorando: O mio Dio!... discese precipitosamente, col piccino
stretto fra le braccia e gli altri due che, spingendosi, strillavano dietro
di lei.
Marguerite corse verso l'uomo strangolato, gli sollev la testa ed
emise un sospiro di sollievo. Non poteva capire quanto era accaduto,
ma i suoi timori svanirono: l'uomo morto non era suo marito!
Nello stesso momento venne energicamente bussato alla porta
esterna e parecchie voci si fecero udire dal di fuori. In preda a un
vago timore, Marguerite indietreggi verso la scala, come una bestia
si avvicina al suo rifugio quando il pericolo la minaccia, e rest in
piedi sul primo gradino, i due fanciulli aggrappati alla gonna, e
tenendo sempre il terzo fra le braccia.
Dal posto dove stava, essa non poteva vedere la porta della
cantina.
4
Non vide dunque quella porta scostarsi, e Pierre Mornas
insinuare nell'apertura la sua faccia, verde d'una paura bestiale. Ma
J ean, al contrario, aveva davanti agli occhi tutto l'insieme del quadro:
l'uomo morto, Marguerite e i suoi figli che battevano in ritirata,
Pierre, suo fratello, un assassino, che stava in agguato sentendo
arrivare il castigo che segue inesorabilmente il delitto. Nel suo
cervello turbinante una luce s'accese d'improvviso. Egli comprese!
La presenza di Pierre, il suo crimine di oggi, l'incompleta accusa
dello zio Sandre gli illuminarono il passato. L'assassino di oggi era
l'assassino di allora, ed era per il fratello colpevole che l'innocente
aveva pagato. Poi, quando il tempo aveva attenuato le tinte del
dramma, Pierre era ritornato, si era fatto amare da Marguerite e per la
seconda volta aveva distrutto la felicit del miserabile che si
disperava sotto la rude sferza dei guardaciurma.
Ah, ma tutto questo stava per finire!... J ean non aveva che da dire
una parola per rovesciare tutto quel cumulo d'infamie e vendicarsi in
una volta sola di tutte le torture subite. Una parola?... Neppure. Egli
non aveva che da tacere, scomparendo senza far rumore com'era
venuto. L'assassino non poteva fuggire. Era preso, e avrebbe
conosciuto il bagno penale anche lui!...
E dopo?...
Questa parola J ean l'ud, come se un ironico contraddittore l'avesse
pronunciata al suo orecchio. S, davvero, e dopo?... Che sarebbe
accaduto quando Pierre e J ean avrebbero rivestito tutt'e due i panni
del galeotto? Ci avrebbe reso all'innocente la felicit perduta?
Ahim! Marguerite non avrebbe forse continuato ad amare quel
ribaldo, che in quel momento tremava del pi abbietto terrore?
Perch ella lo amava, la povera donna, lo amava con tutto il suo
essere. La sua voce, quando aveva chiamato Pierre, aveva gridato il

4
Evidentemente questa porta era alle spalle della donna, come detto prima, sotto la
scala. (N.d.T.)
suo amore. Un amore che esprimeva anche adesso, con il suo
atteggiamento: in piedi, i figli stretti fra le braccia, ostruiva la scala
col suo corpo, come se avesse voluto difendere l'accesso del focolare
domestico contro un vago, sconosciuto pericolo.
Allora, a che giovava la vendetta? Gli avrebbe forse reso
un'impossibile felicit? L'avrebbe forse salvato dal dolore di
trascinare anche Marguerite nella disperazione? Non era meglio
lasciare a colei che adorava l'illusione della sua felicit e conservare
per s il dolore, tutto il dolore, di cui aveva, ahim!, una cos lunga
abitudine? Come avrebbe potuto mutare il suo triste destino? Egli
non era, non poteva pi essere niente ormai. La strada era sbarrata
davanti a lui e non esisteva pi nulla in cui egli potesse sperare.
Quale migliore impiego della sua inutile vita, se non quello di offrirla
per la salvezza di un altro, d'un altro essere che gi possedeva il
cuore di lei, la cui vita sarebbe la sua vita, la cui felicit sarebbe la
sua?...
Frattanto di fuori si accanivano. La porta forzata si apr. Quattro o
cinque uomini entrarono, si precipitarono in direzione della vittima,
ne sollevarono la testa...
Bon Dieu! esclam uno di essi. mastro Cliquet!
Il notaio! esclam un altro.
Essi si diedero da fare. Mastro Cliquet fu disteso sulla tavola. Il suo
petto si dilat e un profondo sospiro usci dalle sue labbra.
Grazie a Dio, non morto! disse un contadino.
Si asperse d'acqua fredda il viso del notaio, che non tard ad aprire
gli occhi. J ean sospir tristemente. Poich il delitto non era
completo, e la vittima era sopravvissuta, l'assassino non sarebbe stato
condannato che al bagno. Egli avrebbe preferito il patibolo.
Chi vi ha conciato cos, mastro Cliquet? domand un
contadino.
Il notaio, che riprendeva a respirare penosamente, scosse la testa:
egli non aveva visto in faccia il suo aggressore.
Cerchiamo! propose un altro.
In verit non occorse cercare per molto tempo. Il colpevole non era
lontano, e, d'altronde, egli stava per consegnarsi supinamente da
solo.
Contando infatti sul primo disordine per darsi alla fuga, Pierre
aveva aperto ancora di pi la porticina che lo riparava, e gi stava per
mettere un piede sul pavimento della sala, pronto a slanciarsi. Senza
alcun dubbio egli sarebbe stato acchiappato al passaggio. E
quand'anche egli fosse sfuggito a questo pericolo, ve n'era un altro
che non avrebbe potuto evitare: passare davanti a Marguerite, che
non aveva lasciato il suo posto, immobile come un marmo. Essa
allora avrebbe compreso.
Ora, salvare il colpevole era poca cosa se non si salvava nello
stesso tempo la felicit di Marguerite, se ella non potesse continuare
ad amare colui al quale si era data. Bisognava dunque ch'ella
ignorasse, ignorasse sempre... Forse il sospetto nasceva gi dietro
quella fronte che un misterioso spavento faceva impallidire.
J ean usci improvvisamente dalla penombra proiettata dalla cappa
del camino e s'inoltr nella luce della sala. Tutti lo riconobbero
immediatamente: Pierre e Marguerite, che fissarono su di lui gli
occhi spalancati dallo stupore, e i cinque contadini, i cui visi ebbero
una strana espressione, mista dell'antica simpatia per J ean e
dell'orrore invincibile che ispira un forzato.
Non cercate disse J ean. Sono io che ho fatto il colpo.
Nessuno fiat. Non che si dubitasse delle sue parole. La
confessione era plausibile, perch chi ha ucciso una volta pu
uccidere ancora. Ma la cosa era cos inattesa che la sorpresa
paralizzava le labbra.
Frattanto la scena era cambiata nei suoi particolari. Pierre adesso si
mostrava interamente fuori dalla porticina e, senza che nessuno
facesse attenzione a lui, si avvicinava a Marguerite che non sembrava
accorgersi della sua presenza. Essa si era raddrizzata, il volto
illuminato di soddisfazione e di odio. Soddisfazione nel vedere
distrutto, appena formulato, il sospetto che l'aveva sfiorata; odio per
il reo confesso il cui delitto glielo aveva fatto concepire.
J ean guardava soltanto lei, Marguerite.
La giovane donna gli mostr il pugno.
Canaglia!... esclam.
Senza rispondere, J ean distolse il capo e offr i suoi polsi alle
ruvide mani che si abbatterono su di lui. Lo trascinarono fuori.
La porta principale, spalancata, disegnava un rettangolo nero, che
J ean fissava con intensit. Su questo fondo oscuro, un quadro crudele
e insieme dolce gli si delineava nitidamente. Era, sotto un
implacabile cielo azzurro, una banchina bruciata dal sole... E, su
questa banchina, s'incrociavano, portando pesanti carichi, degli
uomini dai piedi incatenati... Ma, al di sopra di essi, brillava
un'abbagliante immagine, l'immagine d'una giovane donna che
reggeva un fanciullino fra le braccia...
J ean, tenendo gli occhi fissi su questa immagine, scomparve nella
notte.

Potrebbero piacerti anche