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TEMPI LUNGHI - A TE
II - Cristiana
Cavalli selvaggi calpestare la brughiera del mio cuore avrebbero fatto meno male
Ma i tuoi zoccoli, croce o delizia chi pu dirlo, mi fanno sentire libero e forte
Intanto tremo
V - Nomi e monosillabi
VI - Senza stelle
est e non sono riuscito a prendere lunico treno, che non ripasser.
sud emigrante carico di valigie sono rimasto in piedi il fumo bruciava nellattesa mentre un altoparlante borbottava
barbari borborigmi
persino il cretese nauta aveva il suo neonato Virgilio, sia pure verso linferno
Potessi almeno togliermi due cerchi di vetro (che siano rettangoli, per giunta elaborati, fa lo stesso) perch anche la memoria vada in tilt:
macch, divento ragno e (io che odio gli aracnei) ti capto lo stesso brancolo nel buio (come e pi forse di prima)
IX - Non so
Drappeggiata di un velluto blu o di un profondo rosso, larancia meccanica nella tua mano quasi si inchinava mentre mi facevi gi la testa e fissavi, colpevole dinnocenza, un paio di istantanee a tizi cogli occhi spalancati chiusi
Non mi basta pi nemmeno il cinema, e i sogni dei sogni non riesco a farli
XI - Tempi lunghi
Poeti che cantano di viole e di rose eppure sono cinque parole (o poche pi), che penso e non riesco a dire [c dietro dellaltro mi suggerisco(no)]
Ah, fosse il cervello meno cervello e pi emozionale come un cazzo che non riflette se inturgidirsi oppure no
persino Lawrence dArabia aveva un solo tempo, o Dio ci mise sette giorni per costruirmi
Invece no, agisci come pensi, e hai ragione: la forza vince nella lotta per la vita il debole schianta lucciso muore
forse
XIII - Venezia
Nei tuoi occhi neri c il colore del mare il tuo naso unovvia gondola la tua bocca di cerbiatto tradirebbe unorigine montana
E io che ti guardo, collinante di rude aspetto al tatto e alla lingua, non posso che mirare la bizantina, ma pur sempre cristiana, Venezia
XIV - Fortunali
XV - Rubrica
XVII - cfr.Gli effetti della nicotina, in Enciclopedia medica universale (vol.VI, p.1387), Rizzoli, Torino, 1979-80
per chiss quale processo di osmosi ne respiro erosive boccate - lingue di bruciato pi spettri dei miei sogni che nebbia - e lasma cerebrale si risveglia
credevo fosse pi facile di pendere dal male non dallinnocente blasfemia alla quale ti volti
XVIII - Bianca/neve
ma chi lha detto che cuore e amore fanno rima;non questione di accenti lamore tutto di testa per questo esplode il cuore colpito da cpide frecce butta sangue e basta
rivoli di contrasti presto leccati da stupidi cani o spiaccicati da orme di insensibili padroni
XIX - Il bello
XX - Mancanza
come lacqua non mi baster a chi ci si sperso nel caldo un deserto di oasi
per dissetarmi
per dissetarmi
XXI - La mangiatrice
sia pure un buco di spaziale nero sia pure una rorida fica
I - Albione
E che strazio parlare come se la lingua fosse legata dai fili di parole tutte uguali
Seguire le frecce, va bene, ma a volte - solo nostalgia! quanto pi bello il tira e molla di un elastico impazzito
Cade fitta
lacrime di un dio troppo umano per isolani il cui orgoglio ha inamidato il sole
Un distillio di sale
IV - on the road
la testa, lei, lo capisce che come rifare il letto ogni mattina per poi ridormirci ogni sera
e che i vincoli
v - Postmoderno
ho frammentato la prosa e non le ho trovato un senso ma va bene cos!? mi ha detto un critico si arriver a un poeta che si spiega in postmoderno Donati analizza tautologie a un robot che dia dignit a onde bip e a radiazioni crzzz i cortocircuiti si chiameranno poesie
VI - La fine dellamore
il suicida (nato dalla stanchezza, dalla voglia, dalla prosa) linterruttore fa solo un clik
per entrambi,
Verbum
Addio confuso
Amore celeste poi dopo il fatto sognavamo calato un muro di velo su di noi.
Sk
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Io, incapace di sognare, loblio della mente, il Nulla. Mi fingo in poesie. CONVERSAZIONE INESISTENTE - RACCONTO
E se fosse luomo a essere senza futuro? continuava a ripetere mogio e forse inascoltato il vecchietto sulla sedia malferma. L, nellaltro stanzone, il giovane, vista la sua esperienza, tentava di decantare i pregi della tecnologia: Tuttaltro che uno strumento di comunicazione freddo e impersonale il computer solo un medium, daccordo, ma se dietro c lemozione Il computer il futuro. Ma la coppia non capiva le sue parole e difendeva la sua opinione, discutibile ma non stupida, con pertinacia: il computer finir per assoggettare gli uomini, come i robot. Ancora: E se fosse luomo a essere senza futuro?. Faceva freschetto: e si spost in terrazza, dove ancora il tepore estivo si faceva sentire. Una boccata di tabacco bruciato lo fece tossire, ma non se ne dispiacque: era un odore familiare, che gli fece tornare alla mente tante sensazioni, anche se a queste non corrispondevano ricordi concreti. Let, pens
Come va, vecchietto?. Nessuna risposta: non aveva udito. Come sta, signor DAvila?, si sforz di urlare con pi forza il vicino nel terrazzino accanto, avendo cura di togliersi la sigaretta e il bocchino in modo da scandire bene ogni parola. Bene, grazie. Sempre bene, mannaggia, sempre bene, tra i denti. Una pausa. mai possibile fece di rimando, scocciato che vada sempre e comunque tutto bene, signor DAvila? No, che non possibile: lei sordo, asmatico, ha la cataratta e domani potrebbe cascarle lennesimo lembo di pelle. Cosha per stare bene, oggi?. Ho imparato il mio nome. Cosa?! fece stizzito. In casa, laltra conversazione copriva il suono di questa. Non lo ricordavo pi, e lei chiamandomi ammise con candore il vecchio, e continuando in un soffio: e vorr vivere finch avr voglia di imparare. La conclusione e di vivere la disse troppo piano. Non cera retorica nelle sue parole. Tra s mugol: E se fosse luomo a essere senza futuro?. Fu sentito: Perch, tra un minuto non sar gi futuro?. Allunisono, ma sottovoce: Filosofi, accidenti!. La sigaretta era ormai spenta: Ma perch avrete mai tutti quanti paura di morire. e per poi tutti quanti fate di tutto pur di allungare lesistenza voleva finire cos, vero?. La risposta non la ud, o forse non fu mai emessa. Perch? perch l. Lass non ce la fece a dirlo, daltronde non poteva anche essere laggi o semplicemente l? Non c pi niente da imparare. Lo disse spietato, con freddezza, noncurante. E chi lha detto? gli scapp fuori, dallinconscio dove abitano le convinzioni. Lasciamo perdere. Rientro fece frettoloso, e rientr, tirandosi dietro la porta a vetri. Nella sera vespertina si not bruciare una fiammella rossa e poco sopra, leggermente spostato, un risplendere di denti: ma non era proprio un sorriso. BIOGRAFIA
Roberto Donati nasce ad Arezzo il 20 settembre 1980, e da allora l vive ancora, in via Romagna 5. Ama la scrittura, ma aspira a fare il regista cinematografico: non si sente troppo talentuoso e, forse per compensazione artistica, scrive poesie, recensioni, racconti, soggetti, sceneggiature. Non sa se ha talento, e comunque non ne vorrebbe fare il mestiere della sua vita: ma ambizioso e preferisce il dileggio pubblico allinvisibilit. Scrive per urgenza passionale e al tempo stesso ama la purezza della forma.
Preferirebbe poter essere qualsiasi personaggio di qualsiasi forma artistica, piuttosto che un vero essere umano: crede nella metafora e nella sospensione dellincredulit, e da l nasce il desiderio di trasfigurare la realt in qualcosa di fantastico e di non documentabile. Anzi, crede che questo sia il concetto intimo pi prossimo alla definizione di arte.