Sei sulla pagina 1di 5

Prof.

Benito Marino, History & Philosophy Teaching

2.4 L'IRA DI GIOVE


Come vana la felicit dei mortali! Se solo avessero conosciuto i limiti della contentezza, e che quaggi la perfezione pi di ci che gli di possono concedere, gli animali scontenti sarebbero stati soddisfatti dei ministri e del governo. Ma essi ad ogni insuccesso, come creature perdute e senza scampo, maledivano politici, eserciti, flotte; ognuno gridava: Maledetti gli imbrogli, e pur essendo consapevole dei propri, non sopportava assolutamente quelli degli altri. Uno, che aveva accumulato una fortuna principesca, imbrogliando padrone, re e povero, osava esclamare: La terra deve sprofondare sotto le sue stesse frodi. E contro chi credete fosse rivolto il suo sermone? Contro un guantaio che vendeva agnello per capretto. Appena vi era qualcosa di malfatto, o di contrario agli interessi pubblici, tutte le canaglie gridavano sfrontatamente: Di benedetti, se solo vi fosse un po' di onest!. Mercurio sorrideva dell'impudenza, e gli altri di chiamavano mancanza di buon senso prendersela sempre con ci che amavano. Ma Giove, mosso da indignazione, alla fine giur pieno d'ira di liberare lo schiamazzante alveare dalla frode; e lo fece. In quello stesso momento, essa si allontana, e l'onest riempie tutti i loro cuori, e li mostra loro, come appesi alla forca, i delitti che si vergognavano di vedere, e che ora confessano in silenzio, arrossendo per la loro bruttezza: come bambini che vorrebbero nascondere le loro colpe, e arrossendo rivelano i loro pensieri, immaginando, se qualcuno li guarda, che gli altri vedano ci che hanno fatto. Ma, di, che costernazione, come fu ampia e improvvisa la trasformazione! In mezz'ora, in tutta la nazione, la carne ribass di un penny la libbra. L'ipocrisia mascherata abbandon statista e il villano [...] Il tribunale rimase silenzioso da quel giorno, perch ora i debitori pagavano volontariamente anche quello di cui i creditori si erano dimenticati, e questi rimettevano i debiti di cui non si erano scordati. Quelli che erano in torto tacevano, e rinunciavano a cause infondate e vessatorie. E poich nulla poteva prosperare meno degli avvocati in un alveare onesto, tutti, tranne quelli che avevano guadagnato abbastanza, scapparono via con i loro calamai portatili. La giustizia impicc qualcuno, altri mand liberi; e dopo la liberazione dalle prigioni, non essendo pi necessaria la sua presenza, si ritir con il suo seguito e la sua pompa. Per primi marciavano i fabbri, con serrature e grate, catene e porte rinforzate di ferro; poi i carcerieri, secondini e aiutanti; 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44

46 48 50 52 54 56 58 11

Prof. Benito Marino, History & Philosophy Teaching

prima della dea, a qualche distanza, il suo principale e fedele ministro, il signor BOIA, che d l'ultimo compimento alla legge, portava non la spada immaginaria, ma i suoi strumenti, ascia e corda. Infine, su una nuvola, la bella con gli occhi bendati, la GIUSTIZIA era spinta dal vento; intorno al suo carro, e dietro, vi erano sergenti, funzionari di polizia di ogni tipo, ufficiali giudiziari, e tutti quelli che si guadagnano da vivere con le lacrime degli altri. Sebbene i medici riuscissero a vivere, quando gli altri si ammalavano, tuttavia esercitavano soltanto le api competenti, ed erano cos ben distribuite nell'alveare, che nessuna aveva bisogno di spostarsi; evitavano le dispute inutili, e cercavano di liberare i pazienti dalle sofferenze. [...] Il clero si dest dalla pigrizia, non lasci i suoi compiti ai vicari, ma prese lui stesso a servire, libero da vizi, pregando e sacrificando agli di. Tutti coloro che erano inadatti, o sapevano che si poteva fare a meno del loro servizio, si ritirarono. [...] Fra i grandi ministri del re e tutti i funzionari inferiori il cambiamento fu grande; infatti, frugalmente vivevano con il loro stipendio. Che una povera ape dovesse venire dieci volte a chiedere il dovuto, una piccola somma, e fosse costretta da un impiegato ben pagato a dare una corona, o non ricevere mai il suo, lo si sarebbe chiamato ora un vero imbroglio, bench prima lo si chiamasse gratifica. Tutti i posti prima occupati da tre, che sorvegliavano la comune furfanteria, che spesso, per affinit, si aiutavano l'un l'altro a rubare, sono ora felicemente tenuti da uno. E con questo, qualche altro migliaio se ne va. L'onore non consentiva pi di restare in debito per le proprie spese. Le livree finiscono nelle botteghe dei rigattieri; rinunciano alle carrozze in cambio di un nulla; vendono interi equipaggi di magnifici cavalli, e case di campagne, per pagare i debiti. [...] Ora, guardate il glorioso alveare, e considerate come l'onest e il commercio vanno d'accordo. Il bell'aspetto scomparso, si spopola in fretta, e si presenta in modo ben diverso. Infatti, non soltanto se ne erano andati quelli che ogni anno spendevano grandi somme, ma le moltitudini, che vivevano grazie a loro, devono ogni giorno fare lo stesso. Invano si sono date ad altri mestieri: erano tutti gremiti allo stesso modo. Crolla il prezzo della terra e delle case. Palazzi meravigliosi, le cui mura, come quelle di Tebe, furono innalzate con la musica, devono essere date in affitto [...]. L'arte edilizia spacciata, gli artigiani non trovano lavoro.

60 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 96 98 100 102 104 106 108 110 112 114 116 118 120 12

Prof. Benito Marino, History & Philosophy Teaching

Non c' un pittore famoso per la sua arte, scalpellini e incisori sono ignoti. Quelli che erano rimasti, divenuti temperanti, cercavano non come spendere, ma come vivere; e quando pagavano il conto all'osteria, decidevano di non andarci pi. In tutto l'alveare non c'era la donna di un solo oste che potesse indossare una veste d'oro, e prosperare. [...] L'et frivola e volubile passata, e gli abiti, come le mode, durano a lungo. I tessitori, che tessevano ricca seta e argento, e tutti i mestieri subordinati, sono andati via. [...] Man mano che orgoglio e lusso diminuiscono, abbandonano gradualmente i mari. Non pi mercanti, ora, ma Compagnie, chiudono intere manifatture. Tutte le arti e i mestieri sono trascurati; l'appagamento, la rovina dell'industria, fa loro ammirare quanto offre il paese, e non cercano n desiderano di pi. Restano cos in poche nel grande alveare, che non possono difenderne la centesima parte contro gli assalti di numerosi nemici. Ad essi tuttavia si oppongono con valore, finch non trovano una ridotta ben difesa, e li resistono o muoiono. Non c'erano mercenari nel loro esercito: e poich combattevano coraggiosamente e di persona, il loro coraggio e la loro integrit furono alla fine coronati dalla vittoria. Non trionfarono senza perdite, perch migliaia di api caddero. Indurite dalla fatica e dall'esercizio considerarono lo stesso riposo un vizio; e questo accrebbe a tal punto la loro temperanza, che, per evitare eccessi, volarono nel cavo di un albero, liete di essere appagate e oneste.

122 124 126 128 130 132 134 136 138 140 142 143 144 145 146 148 150 152 154

13

Prof. Benito Marino, History & Philosophy Teaching

1-22. La conclusione a cui era arrivato Mandeville nella parte precedente della sua favola era che il vizio nutriva l'ingegnosit e che con il passare del tempo l'iniziativa e l'industriosit avevano grandemente migliorato le condizioni di vita. Il progresso, dunque, frutto delle molteplici passioni umane, la cui origine da ricercarsi nella propensione della natura umana a privilegiare sopra ogni altra cosa l'amore di s. Questo, per, costituisce anche il pi grande limite alla felicit: infatti, gli uomini di fronte ai torti e agli inconvenienti inevitabili in una societ grande e complessa, che permette per di pi il vizio, mostrano tutta la loro insoddisfazione e scontentezza. Essi reclamano maggiore onest, ma in tal modo si avviano verso la miseria, Su questa contraddittoriet del comportamento degli uomini, che vorrebbero vivere virtuosi e felici nel lusso e nelle comodit, Mandeville annota il seguente pensiero nella sua Prefazione (1714) alla Favola: Credo vi siano a Londra poche persone, fra quante sono costrette qualche volta ad andare a piedi, che non desidererebbero che le sue strade fossero molto pi pulite di quanto di solito non sono. A questo riguardo, essi considerano solo i loro abiti, e la loro comodit privata: ma se venisse loro in mente che ci che li disturba il risultato dell'abbondanza, del grande traffico e dell'opulenza di questa potente citt, allora, purch abbiano a cuore il suo benessere, difficilmente vorrebbero che le sue strade fossero meno sporche. Infatti, se pensiamo ai materiali di ogni sorta che devono alimentare un numero infinito di commerci e manifatture nella loro attivit incessante; alla grande quantit di cibo, vivande e combustibile che vi consumano ogni giorno, e ai rifiuti e agli avanzi che vi producono; alla moltitudine di cavalli e altro bestiame che insozzano di continuo le strade; ai carri, carrozze e veicoli pi pesanti che ne consumano e rompono incessantemente la pavimentazione, e soprattutto alle folle innumerevoli che le riempiono e le percorrono sempre e in ogni loro parte; se, dico, pensiamo a tutte queste cose, vediamo che ad ogni momento si deve produrre nuova sporcizia. Se poi consideriamo quanto le grandi strade siano distanti dal fiume, dobbiamo ammettere che, per quanto si spenda e si curi la rimozione della sporcizia non appena si sia formata, impossibile che Londra divenga pi pulita, prima di divenire meno fiorente. Ora vorrei sapere se un buon cittadino, in considerazione di quanto si detto, non possa affermare che le strade sporche sono un male necessario, inseparabile dalla felicit di Londra, senza che ci costituisca il minimo impedimento a che si puliscano le scarpe o si spazzino le strade, e quindi, senza alcun danno per i lustrascarpe e gli spazzini (La favola delle api, cit., pp. 6-7).

26-82. Inizia dal verso 26 la grande trasformazione nell'alveare umano. Giove, indignato non per i vizi ma per l'ipocrisia dei mortali, decide di allontanare dall'alveare ogni frode e malaffare e di far trionfare l'onest e la giustizia. Le conseguenze sono del tutto positive sul piano dell'etica individuale (ogni ape si comporta bene e mantiene fede ai suoi impegni e alla sua professione), ma l'esito sul piano generale catastrofico. La virt provoca disoccupazione, innanzitutto nel settore che in prima linea nella difesa dell'ordine pubblico: l'amministrazione della giustizia. Carcerieri, poliziotti, ufficiali giudiziari, avvocati e magistrati restano senza lavoro e devono abbandonare l'alveare. Lo stesso boia, che d l'ultimo compimento alla legge, deve abbandonare il campo, Seguono, subito dopo, tutti coloro che esercitano gli altri mestieri, Essere bene educati e sinceri scrive Mandeville nelle sue Note una vera contraddizione; e quindi, se gli uomini progrediscono nella conoscenza, e i loro modi diventano civili, dobbiamo aspettarci nello stesso tempo che i loro desideri crescano, i loro appetiti si affinino e i loro vizi aumentino (Ivi, p. 123). C' dunque una stretta correlazione tra progresso conoscitivo e tecnico e aumento dei vizi nelle grandi societ. Per Mandeville il miglioramento delle condizioni materiali non va di pari passo con il perfezionamento etico, anzi le due cose sono decisamente in contraddizione. I maggiori fattori di progresso sono per l'autore la navigazione e il commercio, congiunti ad una tollerante politica di governo. Gli Olandesi egli scrive possono ben ascrivere la loro attuale grandezza alla virt e alla frugalit dei loro antenati; ma ci che ha reso questo trascurabile pezzetto di terra cos importante fra le grandi potenze d'Europa, stata la loro saggezza politica nel posporre ogni cosa al commercio e alla navigazione, la libert di coscienza illimitata di cui godono, e l'attenzione costante con cui hanno fatto uso di tutti i mezzi pi efficaci per incoraggiare e accrescere il commercio in generale (Ivi, p. 123). 83-104. Anche tra i funzionari del re e nella pubblica amministrazione il cambiamento grande: ora dominano in ogni campo la frugalit e l'onest. Circa il concetto di frugalit, Mandeville precisa nelle sue Note: Quando la gente ha entrate scarse, e inoltre onesta, allora, e non prima, comincia ad essere in generale frugale. La frugalit in etica la virt in base al cui principio gli uomini si astengono dalle cose superflue, e disprezzando le laboriose invenzioni con cui l'arte procura agio o piacere, si contentano della naturale semplicit delle cose, e sono attenti e temperanti nel goderne, senza alcuna avidit. La frugalit, cos definita, forse pi rara di quanto molti pensino;

14

Prof. Benito Marino, History & Philosophy Teaching

ma quella che di solito si intende per frugalit una qualit che si incontra pi spesso, e consiste in un medium tra prodigalit e avarizia, con una maggiore affinit con quest'ultima. Poich questa economia prudente, che alcuni chiamano risparmio, per le famiglie private il modo pi sicuro di accrescere il patrimonio, alcuni pensano che, sia un paese sterile o fertile, lo stesso metodo seguito generalmente (ci che essi ritengono praticabile) avr lo stesso effetto su un'intera nazione, e che, ad esempio, gli inglesi potrebbero essere molto pi ricchi di quanto sono, se fossero frugali come alcuni loro vicini. Penso che questo sia un errore (..,) (Ivi, p. 121). A proposito dell'orgoglio dei militari e del loro istinto di mettersi in mostra attraverso un abbigliamento sfarzoso, Mandeville annota: Quanto agli abiti, gli ufficiali di grado pi basso ne hanno di pi ricchi, o almeno di pi vistosi e sfarzosi, di quelli normalmente indossati da persone che hanno un reddito quattro o cinque volte superiore al loro. In tutta Europa la maggior parte di loro, e soprattutto quelli che hanno famiglia e riescono a stento a mantenerla, sarebbero ben lieti di spendere meno per queste cose; ma senza che lo sappiano, vi una forza che li costringe a sostenere il loro orgoglio in questo modo (Ivi, p.145). 105-114. Mandeville indugia nella descrizione degli effetti rovinosi della nuova condizione sul grande alveare, che ora si impoverisce e si spopola. Due osservazioni sono a tal proposito doverose. La prima che la teoria mandevilliana si applica non alle piccole societ primitive, ma alle grandi citt moderne; la seconda che l'etica di Mandeville non affatto lassista o immorale: il suo fine non infatti quello di insegnare o promuovere il vizio, ma di dipingere le passioni umane cos come sono e saranno sempre. A tal proposito, si legga quanto egli scriveva in risposta ai suoi critici contemporanei: Stabilisco come principio che in tutte le societ, grandi o piccole, dovere di ogni membro di essere buono, che la virt deve essere incoraggiata, il vizio disapprovato, le leggi obbedite, e tutti i trasgressori puniti. Quindi, sostengo che se consultiamo la storia antica e moderna, e guardiamo a ci che accaduto nel mondo, troveremo che dalla caduta di Adamo in poi la natura umana stata sempre la stessa, e che la sua forza e le sue debolezze sono sempre state evidenti in ogni parte del globo, indipendentemente dalle epoche, dal clima o dalla religione. Non ho mai detto, n immaginato, che l'uomo non possa essere virtuoso tanto in un regno ricco e potente, quanto nella repubblica pi meschina; ma riconosco di pensare che nessuna societ pu divenire un regno ricco e potente, o, divenuta tale, conservare per un tempo considerevole la sua ricchezza e potere, senza i vizi dell'uomo {Ivi, p. 154), E aggiunge: Che male faccio all'uomo, se gli faccio conoscere se stesso meglio di prima? (Ivi, p, 155).

Ci tanto pi vero dal momento che rimane ancora molto da scoprire della natura umana, come recita una massima di La Rochefoucauld che Mandeville ricorda: Sebbene siano state fatte molte scoperte nella terra dell'amore di s, vi ancora molta terra incognita da scoprire (La Rochefoucauld, Massime, ed. del 1678, n. 3). 115-118. Il riferimento al mito antico secondo cui Anfione, sposo di Niobe, costru con il fratello Zeto le mura di Tebe, attirando i sassi con il suono della lira ricevuta in dono da Apollo. 119-122. Tra le conseguenze dell'onest e della frugalit Mandeville annovera la cessazione dell'attivit di costruzione di nuove case, con l'inevitabile disoccupazione di carpentieri, muratori e anche dei pittori e degli scultori, come di ogni altro artista che in precedenza contribuiva con la propria arte ad abbellire e rendere lussuose le abitazioni. 123-159. La conclusione dell'apologo che le api, divenute virtuose, si sentono appagate dalla loro povera felicit e non desiderano altro che vivere tranquille e oneste nel cavo di un albero. Nelle sue Note, Mandeville spiega cosa intende per appagamento: Definisco appagamento quella calma serenit della mente, di cui gli uomini godono quando si considerano felici, e sono soddisfatti del posto che occupano. Esso implica una visione favorevole delle loro condizioni economiche presenti, ed una tranquillit piena di pace, cui gli uomini sono estranei finch si preoccupano di migliorare la loro situazione (/.a favola delle api, cit., p. 163). Come si pu intuire, l'appagamento l'esatto opposto della molla del desiderio e delle passioni, che stimola il progresso e l'operosit dell'uomo.

15

Potrebbero piacerti anche