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obiettivo

bologna
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PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,75 EURO QUELLO CHE DATE IN PI IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE
QUALSIASI RICHIESTA AL DI L DELLOFFERTA LIBERA NON AUTORIZZATA
FOTOREPORTAGE CON: EvA BRUGNETTINI, PINO CACUCCI, mILENA mAGNANI
GIAmPIERO RIGOSI, mARCO TAROZZI, DONATO UNGARO, SImONA vINCI
Dal 1993, il giornale di strada di bologna fondato dalle persone senza dimora
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Piazza Grande
Giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
TeNDeRe uN gIoRNALe megLIo Che TeNDeRe uNA mANo
COMITATO EDITORIALE Jacopo Fiorentino, mauro Sarti
DIRETTORE EDITORIALE Leonardo Tancredi
direttore resPonsaBile Bruno Pizzica
stamPa Industrie grafche galeati
Registrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n6474
redazione
Via Corazza 7/8 40128 Bologna, tel. 051 342328, fax 051 3370669
www.piazzagrande.it | redazione@piazzagrande.it
CaPoredattore Laura Pasotti
Consulenza editoriale Agenda (www.agendanet.it)
ProGetto GrafiCo Fabio Bolognini
distriBuzione
Redazione Piazza grande
in redazione
Angelica erta, Alice Facchini, Francesca mezzadri, Salvatore Pio,
mauro Sarti, Igor Sartoni, Donato ungaro.
Hanno CollaBorato a questo numero
eva Brugnettini, Pino Cacucci, gruppo fotografco Bandiera gialla,
milena magnani, giampiero Rigosi, marco Tarozzi, Donato ungaro,
Simona Vinci.
gerenza
In copertIna
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eNTRe ChIuDIAmo LuLTImo NumeRo DI PIAzzA gRANDe DeL 2012 NoN SAPPIA-
mo ANCoRA Se queSTo gIoRNALe, LA CITT IN CuI NASCe e IL ReSTo DeL PIA-
NeTA SoPRAVVIVRANNo ALLA CATASTRoFe PRoFeTIzzATA DAI mAyA. NoN ABBIA-
mo STRumeNTI PeR INDAgARe queSTo CAmPo, PReFeRIAmo ALLoRA PoRCI INTeRRogATIVI Che
RIguARDANo LA NoSTRA CITT mA Che INTReCCIANo queSTIoNI DI PoRTATA BeN PI AmPIA.
PARLIAmo DeI 214 PRoFughI ARRIVATI DALLA LIBIA mA Che LIBICI NoN SoNo, PRoVeNgoNo INFATTI DA NI-
geRIA, SomALIA, CIAD, SIeRRA LeoNe, mALI, BANgLADeSh e DAL PAeSe DI gheDDAFI SoNo SCAPPATI PeR LA
gueRRA. ANChe LoRo SoNo IN ATTeSA Che SI ComPIA uNA PRoFezIA: IL 31 DICemBRe SI ChIuDe LemeR-
geNzA NoRD-AFRICA, gRAzIe ALLA quALe SoNo STATe ACCoLTI IN ITALIA. CoSA SuCCeDeR DoPo queLLA
DATA? INSIeme ALLemeRgeNzA FINIR LACCogLIeNzA? RIuSCIRANNo ALmeNo A VeDeRSI RICoNoSCIuTo
Lo STATuS DI PRoFugo? gI, PeRCh IN quASI 2 ANNI, NoN SuCCeSSo NeANChe queSTo. moLTe RIChIe-
STe DI ASILo SoNo STATe ReSPINTe, mA, PeggIo, moLTI DI LoRo NoN SoNo STATI ANCoRA SeNTITI DALLA
CommISSIoNe TeRRIToRIALe ComPeTeNTe. SoNo STATI meSI DI PARCheggIo, IN CoNDIzIoNI Che SoNo
ANDATe VIA VIA PeggIoRANDo, ImPoSSIBILITATI PeR Legge A LAVoRARe, ImPegNATI SoLo A AmmAzzARe
LA NoIA. IL 31 DICemBRe PoTReBBeRo NoN AVeRe PI uN TeTTo SuLLA TeSTA, VISTo Che I PoSTI DISPo-
NIBILI PeR IL PIANo FReDDo (CIRCA 200) SAReBBeRo SuFFICIeNTI SoLo PeR I NoRmALI SeNzA DImoRA.
mA ANChe Se I 214 PRoFughI (370 CoNTANDo queLLI ACCoLTI IN PRoVINCIA) VeNISSeRo IPoTe-
TICAmeNTe ASSoRBITI DAL PIANo FReDDo, ALLo SBoCCIARe DeLLA PRImAVeRA, e CoN uN PoS-
SIBILe PAReRe NegATIVo DeLLA CommISSIoNe SuL gRoPPoNe, SI RITRoVeReBBeRo SeNzA
TeTTo e CLANDeSTINI. IN queSTI gIoRNI SI PARLA DI uN PRoVVeDImeNTo DeL goVeRNo A eF-
FeTTo RITARDANTe: ChI SI VISTo ReSPINgeRe LA RIChIeSTA DASILo PoTR RIFoRmuLARe LA
DomANDA e, SeNzA LA PoSSIBILIT DI AuDIzIoNe, AVR uN PeRmeSSo DI uN ANNo PeR moTI-
VI umANITARI. DoPo uN ANNo e NoVe meSI DI ATTeSA VANI, IL CoNTeNTINo DI uN PeRmeSSo
A TemPo e uNA gRANDe INCogNITA SuLLACCogLIeNzA. Come DIRe, Se Ne RIPARLA TRA uN ANNo.
AVVoCATo DI STRADA STA PRePARANDo I RICoRSI ALLe SeNTeNze DeLLA CommISSIoNe, NeI CASI Che
Lo CoNSeNToNo. uN moDo PeR RIDARe DIgNIT AL DIRITTo DASILo. DALLAmmINISTRAzIoNe CIT-
TADINA ARRIVANo SegNALI DIVeRSI: oCCuPAzIoNI DI gRuPPI DI SFRATTATI VeNgoNo SgomBeRA-
Te e SI RIPARLA DI gueRRA AI VeNDIToRI AmBuLANTI ABuSIVI Come Se queSTI FoSSeRo LA CAuSA
DeL CALo DeLLe VeNDITe. DALLe PAgINe DI queSTo gIoRNALe ABBIAmo AFFeRmATo PI VoLTe Che
LINDICe DI CIVILT e DI gIuSTIzIA DI uN PAeSe (e DI uNA CITT) SI mISuRANo SuL RISPeTTo DeI DI-
RITTI DegLI uLTImI, e NoN CI SPAVeNTA eSSeRe RIPeTITIVI. DAL ComuNe DI BoLogNA CI ASPeTTIA-
mo uN ImPegNo A FARe IN moDo Che ChI ARRIVATo FINo quI PeR SFuggIRe A gueRRe e PeR-
SeCuzIoNI NoN FINISCA CLANDeSTINo e SeNzA DImoRA. CoNTRo ogNI PRoFezIA CATASTRoFISTA.
(leonardotancredi@piazzagrande.it)
editoriale/
La profezia
dei profughi
p LeoNARDo TANCReDI
in prima pagina unimma-
gine tratta dal reportage sul
carcere minorile del Pratello
pubblicato a pagina 8 e 9. le
immagini sono di Paolo lam-
bertini del gruppo fotograf-
co di Bandiera Gialla (www.
bandieragialla.it).
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DIRITTO
DI PAROLA Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 ( conv. in L27/02/2004 N.46) ART. comma 2 DCB - Bo (Num. 2) per Poste Spa
09/2012
Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
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NAVIGANTI
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01108k C0N: AN10Nl0 8A6N0Ll, bANlL0 MAS011l, 6lANLuCA M0k022l, MAkC0 1k011A
Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
ALTRO
MERCATO
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Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
questo numero di Piazza grande nasce dalla collaborazione con il gruppo fotografco
di Bandiera gialla con il quale la redazione lavora da oltre due anni. I ritratti che
hanno caratterizzato il giornale da aprile del 2010 sono usciti dallo studio di Vittorio
Valentini che allinterno di Bandiera gialla (giornale on line di informazione sociale)
ha fatto nascere prima una scuola e poi un gruppo di fotograf. Alcuni di loro, Paolo
Lambertini, matteo Turra, maria orecchia, Rosa Anna muccio, graziella Cremonini,
Andrea Frascari, Chiara Sibona insieme a Valentini hanno accettato lidea del giornale
di raccontare con le loro foto una Bologna che ha ancora il coraggio della solidariet,
dellincontro tra le culture e le generazioni e della valorizzazione della diversit.
Per completare lopera abbiamo chiesto ad alcuni amici scrittori di mettere le loro
penne a disposizione di reportage. Cosi, a commento delle foto, potete leggere testi di
Simona Vinci, Pino Cacucci, giampiero Rigosi, marco Tarozzi, milena magnani, Donato
ungaro e eva Brugnettini, che ringraziamo tutti di cuore. Buona lettura e buon Natale.
I fotograf di BandieraGialla
per Piazza Grande
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p TeSTo DI SImoNA VINCI
FoTo DI VITToRIo VALeNTINI
le ragazze
albero
queste donne non ci stanno a farsi spezzare su una
strada qualunque, dopo aver attraversato un abisso
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e ragazze di strada africane mettono su in fretta una buccia dura, a vederle da
fuori. A volte fanno quasi paura: sono strafottenti, non abbassano lo sguardo,
se le incontri lungo il vagone di un treno, loro incedono come regine bizzose
e non si scansano di certo per farti passare. hanno la pelle dacciaio perch ci vuole
la scorza per fare la vita che fanno. Scorza che ti protegga dal freddo che morde in
inverno e pure dai morsi di tutti quelli che vogliono mangiarti e poi sputarti via.
Anche i semi si sputano via cos: con disattenzione, girando appena la testa e lascian-
doli cadere per terra, dove capita. Non ci pensiamo mai che i semi sono capaci di
attecchire, e nel punto in cui hai sputato un seme di ciliegia, per dire, magari lan-
no dopo ci ritrovi un albero. Piccolo ovvio, ancora fragile, ma elastico e coraggioso
come lo sono sempre gli alberi.
ecco, le ragazze di strada africane mi fanno pensare agli alberi. Anche quando sem-
brano austere e si vestono di buio per farsi coraggio, ho idea che sappiano preservare
un cuore tenero. In questi scatti di Vittorio Valentini quel cuore tenero che si svela.
Cuore di ragazze, di giovani bellissime donne piene di vita: la vita che abbracciare,
ballare, cucinare, sorridere, sognare, credere nellamicizia di qualcuno anche se di-
verso da te e soprattutto sperare.
queste sono donne che non ci stanno a spezzarsi su una strada qualunque, in un
paese qualunque, dopo aver attraversato un abisso, senza che nessuno si ricordi ne-
anche il loro nome. Donne che non ci stanno a farsi sputare via e basta. Se incontri
un seme per strada, mi suggeriscono queste immagini, raccoglilo e aiutalo ad attec-
chire, torner a dare fori e poi frutti. e siccome generoso probabile che ne rega-
ler anche a te.
Per realizzare questo reportage Vittorio Valentini ha seguito i volontari
dellassociazione Albero di Cirene che, da alcuni anni, portano avanti il pro-
getto Non sei sola teso a creare un dialogo con le ragazze di strada, pro-
venienti soprattutto dallAfrica, per offrire assistenza in casi di diffcolt o
quando matura la decisione di uscire dal giro della prostituzione. Sono 40
i volontari che gestiscono il Gruppo unit di strada, la casa di accoglienza
Casa Magdala e gli incontri di informazione per i cittadini.
Simona Vinci, scrittrice bolognese dadozione ma nata a Milano, ha vinto nel
2000 il premio Elsa Morante opera prima con il suo romanzo desordio Dei
bambini non si sa niente (Einaudi) tradotto in 12 Paesi. I suoi ultimi lavori
sono Strada Provinciale Tre (Einaudi) e Nel bianco (Rizzoli).
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laltro
nuoto
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c
anche il sorriso di Nicol, dentro queste
foto. un ragazzo che, prima di quel maledet-
to incrocio col destino, odiava anche soltanto
lidea di allenarsi in una piscina. gli piaceva-
no altri sport: il basket, il motocross. Nuotare, per lui, signifca-
va semplicemente divertirsi in riva al mare con gli amici. C il
sorriso di Nicol, fermato in unistantanea di qualche anno fa,
quando gi aveva imparato a condividere la sua vita con una
carrozzina e a rileggerla in due fasi. Prima e dopo lincidente.
ma dentro quel sorriso gi si scorge un sogno del tut-
to nuovo e diverso. Nicol Bensi, sempre pi appas-
sionato di nuoto, sempre pi preso da un obiettivo im-
menso e impegnativo: partecipare a una Paralimpiade.
una manciata di anni dopo, tutte queste foto sono ancora attualis-
sime. Raccontano di unavventura lunga e tenace, di mille rinunce
e altrettanti sacrifci.
e regalano il lieto fne: Nicol, il ragazzo di Casalecchio che non
amava il nuoto, a Londra c stato. Da protagonista. ha persino
sforato una fnale, quella dei 150 farfalla, fnendo fuori di un sof-
fo: nono al mondo, comunque. Portandosi dietro unesperienza
che non dimenticher per il resto della vita e un esempio che vale
anche per gli altri, quelli che non ce lhanno fatta ad arrivare fno
a quei livelli.
quelli che comunque ci hanno provato e continueranno a far-
lo, e coltivando il sogno escono dalle prigioni del luogo co-
mune, si lasciano alle spalle ogni paura, abbattono barriere.
Nicol Bensi, Fabian mazzei, Silvia Veratti, Davide Scazzieri hanno
vissuto da dentro i giorni della Paralimpiade londinese.
Raccontano di un cambio di ritmo anche rispetto alledizio-
ne di Pechino, nel 2008, che pure non aveva avuto falle dal
punto di vista organizzativo. Stavolta, spiegano, stato mol-
to di pi. La gente gremiva gli spalti, racconta con la stes-
sa emozione di quei momenti Nicol, ma non era l per vede-
re qualcosa di diverso dallolimpiade che era appena andata
in archivio. Non pensavano alle nostre disabilit, ma si inte-
ressavano dei gesti tecnici. e cerano tantissimi ragazzi a ve-
dere le gare. erano l per vedere degli atleti, n pi n meno.
qualcosa cambiato, qualcosa sta cambiando.
Nonostante le diffcolt, che sono sempre tante e in Italia si sento-
no molto pi che in altre nazioni. Nonostante le barriere architet-
toniche che da noi ancora si materializzano in luoghi e momenti
inaspettati, dicendola lunga sul grado di sensibilit e civilt che
abbiamo raggiunto.
ma lo sport paralimpico fa proseliti, i numeri sono in crescita e il
merito di tutti coloro che per primi hanno dato lesempio.
Pionieri come Alvise De Vidi, premiato nel 2000 come atleta para-
limpico italiano del secolo, come Francesca Porcellato. Campioni
come Alex zanardi, che usa i suoi trionf come un grimaldello per
scuotere le coscienze, e ispira i giovani. Come meme Pagnini da
Cattolica, che insegna che se sei a terra, hai due strade: o ti piangi
addosso, o prendi la vita per le palle e ti costruisci una nuova op-
portunit. Come Nicol e gli altri ragazzi di queste foto, che non
hanno mai smesso di sognare. e andare avanti.
p TeSTo DI mARCo TARozzI
FoTo DI mATTeo TuRRA
qualcosa cambiato, qualcosa sta cambiando. Nonostante le diffcolt, che sono
sempre tante. Nonostante le barriere architettoniche, che da noi si materializzano in
luoghi e momenti inaspettati, dicendola lunga sul grado di civilt raggiunto
Le fotografe di queste pagine sono
state scattate da Matteo Turra duran-
te il Campionato italiano paralimpico
nella piscina di San Lazzaro di Savena
(Bologna). Spero di aver colto con le
mie fotografe - dice Turra - la voglia
di competere e battersi, di questi atle-
ti, insieme alla voglia di stare insieme
in allegria.
Marco Tarozzi, giornalista e scrittore
bolognese, ha collaborato al Corriere
dello Sport Stadio e a Calcio 2000
Per 12 anni caposervizio a Il Doma-
ni di Bologna, oggi direttore della
rivista Pianeta Uisp e voce di Radio
Bologna Uno.
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A
nni fa vidi una scritta a pennarello su una colonna di un portico del centro:
Compagni di solitudini. mi colp, perch evocava in me una situazione
emblematica delle nostre citt: sentirsi soli nonostante siamo attorniati dal-
la moltitudine, il paradosso della mancanza di contatti umani pur vivendo in citt
sovraffollate.
ecco perch la realt della piazzetta di Centotrecento mi rincuora: nasce unassocia-
zione di cinque volontari, con lappassionata idea di dare valore e vivibilit a un pez-
zetto di centro storico, creando uno spazio di vicinato, permettendo semplicemen-
te agli abitanti di incontrarsi, attorno a un tavolo in un angolo strappato alla vorace
presenza delle auto, per condividere problemi, discutere di tutto e di niente, e stare
insieme alle persone che ti abitano accanto ma, a volte, non sai nulla di loro.
e basta scendere gi, senza appuntamenti prestabiliti, senza riunioni convocate,
senza obblighi ma con la sana voglia di conoscere e chiacchierare, scambiare pareri,
offrire una fetta di torta appena fatta e mettere in comune una bottiglia, perch si sa,
un gesto che si perde nella notte dei tempi, quello di spezzare il pane con la be-
nedizione di non sentirsi pi soli. e avvengono cos certi piccoli ma grandi miracoli:
la persona senza fssa dimora che per tanto tempo hai visto gironzolare sotto casa,
ignorandola (perch la sventura altrui ci inquieta e per istinto ci appare quasi con-
tagiosa, meglio starne alla larga), ora si siede con gli altri, e poco alla volta, questo
essere umano ci racconta la sua vita, i travagli, la necessit insopprimibile di gode-
re frammenti di serenit malgrado tutto e allora non pi un estraneo, e tutti noi,
parlando, ci riappropriamo di quel motto che dovrebbe guidare ogni istante della
nostra esistenza: Restiamo umani.
Non si tratta di rimpiangere il passato, ma ci furono tempi nei quali la strada sotto
casa non era considerata qualcosa a cui deve pensarci il comune o lo stato, ma chi
ci viveva sopra o davanti se ne prendeva cura, la teneva pulita e decorosa, conside-
randola parte del proprio abitare l, non era uno spazio senzanima, bens rappresen-
tava lindole di quanti la frequentavano. questo passato bene che ritorni.
La piazzetta un posto riconquistato anche, soprattutto, per i bambini, che questa
falsa idea di progresso relega sempre di pi al chiuso di case e strutture protette, ma
anche la pubblica via dovrebbe essere per loro, o almeno un pezzetto. Anziani e gio-
vanissimi, stanziali e viandanti, dunque, accomunati dal bisogno di non restare soli
nei deserti delle strade intasate di lamiere o rinchiusi in spazi angusti. Cesare Pavese
scrisse: perch questo lostacolo, la crosta da rompere: la solitudine delluomo -
di noi e degli altri.
p TeSTo DI PINo CACuCCI
FoTo DI mARIA oReCChIA e RoSA ANNA muCCIo
la piazza
Di casa
Basta scendere gi, senza appuntamenti
prestabiliti, senza riunioni convocate, ma
con la sana voglia di conoscere...
Questo servizio fotografco stato realizzato da Maria Orecchia e Rosa Anna
Muccio allinterno di Citt fragile-progetto fnanziato dallosservatorio Nazio-
nale per il Volontariato- e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
Direttiva 2010.
Pino Cacucci, nato ad Alessandria ma bolognese di adozione, scrittore,
sceneggiatore e traduttore. Tra i suoi libri ricordiamo San Isidro Futbl (Fel-
trinelli), In ogni caso nessun rimorso (Feltrinelli) e Demasiado Corazn
(Feltrinelli). Il suo ultimo romanzo Nessuno pu portarti un fore (Feltri-
nelli).
La Piazzetta Centotrecento uniniziativa dellomonima associazione per
sperimentare con il vicinato la cura e il godimento di un luogo pubblico.
In 2 anni sono 40 le persone che si sono conosciute nella piazzetta, una de-
cina quelle pi assidue.
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N
on studia a casa, fgurati se si
mette a leggere qui dentro. Se
quel tizio gli chiede unaltra
volta di fare unattivit gli d un pugno.
Attivit un cazzo. Si svegliato col mal di
schiena e una stretta ai polmoni che non
si spiega. Non dormiva con qualcuno da
quando era piccolo e stava in stanza con
sua sorella e le saltava sul letto di notte
per farle paura. e ora un cinese, un ma-
rocchino e un altro di Bologna.
Si appoggia alla fnestra. Lo sa qualcuno
che l dentro? Non ci aveva mai pen-
sato lui, quando passava davanti a quel
portone. e dire che ci passava spesso.
Chiss se a scuola lhanno saputo. Deve
capire come hanno fatto a fregarlo, chi
ha fatto la soffata. Impossibile che sia
stato Diego, ma se no chi? era lunico a
sapere dellappuntamento.
matteo, telefono.
Nel corridoio inciampa su un ragazzetto,
lo scansa malamente.
Ciao ma
matti, amore, come stai?
Bene
Come sono i tuoi compagni di stanza?
Non sono in un cazzo di collegio, ma.
Comunque russano.
Senti, domani veniamo a vedere cosa
possiamo fare
Anche il babbo?
La voce gli si abbassa per una ftta alle
costole, si poggia una mano sul fanco.
S
e l?
...
ma?
matteo, lhai fatta troppo grossa.
D un calcio contro il muro.
Non stata colpa mia, qualcuno ha fat-
to la spia. Sarebbe andato tutto liscio se
no
La mamma non urla mai. Certo che non
era stata colpa sua. era stata una trap-
pola. Diego testa di cazzo, era stato lui
sicuro. ma appena esce gliela paga. Si-
curo come loro.
hai mangiato?
S
Anche noi
Cosa?
Non gli interessa per niente, non sa
nemmeno perch lha chiesto, gli usci-
to cos.
Le bietole.
Neanche gli piacciono le bietole. Le odia
le bietole. ma li vede, la mamma, il bab-
bo e sua sorella seduti intorno al tavolo,
la tv di sottofondo, il rumore di mandi-
bole. e lui lo odia il rumore dei denti di
suo babbo quando mastica. ma adesso
non riesce pi a parlare.
Devo mettere gi. Ciao ma.
Non respira bene. gli romper i denti a
Diego. Sicuro come loro.
(redazione@piazzagrande.it)
p TeSTo DI eVA BRugNeTTINI
FoTo DI PAoLo LAmBeRTINI
noi siamo qui
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Si appoggia alla fnestra. Lo sa qualcuno che l dentro? Non ci aveva mai pensato lui,
quando passava davanti a quel portone. Chiss se a scuola lhanno saputo....
Il reportage di Paolo Lambertini fa parte del progetto Io sono qui,
ideato dallillustratore Paper Resistance e sviluppato insieme allas-
sociazione Hamelin dentro il carcere del Pratello.
Eva Brugnettini, giornalista, collabora con Piazza Grande e fre-
quenta la Bottega Finzioni di Carlo Lucarelli.
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p TeSTo DI gIAmPIeRo RIgoSI
FoTo DI gRAzIeLLA CRemoNINI
P
er vedere ci vogliono occhi. La cecit rara, ep-
pure altrettanto raro che prestiamo davvero at-
tenzione agli altri: i passanti che incontriamo, le
persone con cui lavoriamo, perfno chi ci vive accanto.
Le nostre retine sono costantemente assediate da imma-
gini. Perlopi si tratta di immagini che in qualche modo
cercano di convincerci a comprare un prodotto, a votare
un politico o a scegliere come destinazione delle nostre
vacanze un luogo piuttosto che un altro, ma non solo: fl-
mati e foto che tutti noi realizziamo con sempre maggio-
re facilit, non soltanto con macchine fotografche ma an-
che con telefoni e smartphone, e che poi mettiamo in rete,
destinandoli a una visione frettolosa e a un rapido oblio.
In questo modo gli oceani informatici in cui naufraghia-
mo quotidianamente si aggiungono agli onnipresenti te-
levisori e monitor, che emettono immagini su immagini,
catturando il nostro sguardo distratto mentre pranziamo,
spingiamo un carrello al supermercato, viaggiamo in au-
tobus o in treno, ci tagliamo i capelli o aspettiamo il no-
stro turno in qualche sala daspetto. e cos i nostri occhi
si annoiano, faticano sempre pi a soffermarsi sulle don-
ne e gli uomini che ci sflano accanto e che avvertiamo
come presenze mosse, sfocate, spesso perfno fastidiose
Per vedere ci vogliono gli occhi, ma anche il tempo e la voglia
una giornata normale
di farlo. Per fortuna c chi ha questa voglia e sa prendersi
il tempo. Come graziella Cremonini che, in questo repor-
tage dedicato a marco, ha saputo cogliere alcuni momenti
della sua giornata, speciali nella loro assoluta normalit.
marco non un personaggio televisivo, non un politi-
co, non un imprenditore di successo, non un calcia-
tore n un famoso cantante pop.
marco un ragazzo (lo chiamo ragazzo perch,
proprio come me, marco ha cinquantanni) affet-
to dalla sindrome di Down, che graziella ha ac-
compagnato nei luoghi che frequenta e in cui vive.
queste righe vogliono essere un ringraziamento, perch
losservare fotografe come quelle di graziella riesce a
curare i nostri occhi dalla stanca disattenzione, dalla pi-
grizia, dalla supponente ottusit provocata da tutte le al-
tre, innumerevoli immagini di cui sono stati rimpinzati.
Le foto di graziella ci mostrano dove sta davvero la
vita: non nelle coreografe degli studi televisivi, non sul-
le isole esotiche dove, sotto locchio delle telecamere,
si sfdano vip o semivip ormai dimenticati, non nelle
sedi di partito e nemmeno negli uffci o nelle sale ri-
unioni dove si decidono le strategie economiche, ma
lungo una strada, in un negozio, in un abbraccio dato
di slancio, nelletichetta di un vaso di marmellata
preparata con la cura che richiedono le piccole cose.
Le foto di queste pagine come tutte le immagini di
qualit - hanno il potere di mettere davanti ai nostri
occhi affaticati e distratti una lente che, almeno per un
po di tempo, ci fa vedere meglio, con pi attenzione, le
donne e gli uomini che incontriamo per strada, i loro
gesti, i loro volti, che portano i segni di ansie, debolezze
e felicit che, a ben pensare, assomigliano incredibil-
mente alle nostre.
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p ANgeLICA eRTA
altro
mercato
La vita sta lungo una strada, in un abbraccio dato di slancio, nelletichetta di un
vaso di marmellata preparata con la cura che richiedono le piccole cose...
La prima volta che Graziella Cremonini ha incontrato Marco stato un colpo di fulmine. entrato
nel negozio che vendeva i prodotti di diverse cooperative sociali dove io facevo la volontaria - rac-
conta - mi ha sorriso e mi ha allungato un borsone con le bomboniere. Avevo con me una digitale
e ho chiesto a lui e alleducatrice se potevo fargli una foto: ho capito che sarebbe stato un modello
ideale, ammiccava sorrisi e pose da attore. In seguito, la fotografa ha documentato una giornata di
Marco, seguendolo al lavoro, nel tempo libero e in vacanza.
Giampiero Rigosi, bolognese, scrittore e sceneggiatore. Scrive per il cinema, la tv e la radio. au-
tore, insieme a Carlo Lucarelli, dei soggetti della serie LIspettore Coliandro.
Marco ha 48 anni. Vive con la famiglia in una casa del centro. Ha frequentato la scuola elementare.
Legge molto, si interessa di politica e calcio. Ascolta la musica. abbastanza autonomo negli sposta-
menti. Da 20 anni lavora nella Cooperativa sociale di Montechiaro, nata nel 1981 per volont della
Casa Santa Chiara per dare lavoro a persone disabili prive di occupazione. Le attivit svolte sono
giardinaggio, taglio e vendita di legno, allevamento avicolo, cucina e ambiente domestico, confe-
zionamento di bomboniere con il miele. Marco si occupa soprattutto di questultima: prepara ceste
e bomboniere con il miele, curando tutti i dettagli (taglio stoffa, etichette, timbri, ordinazioni, ecc.)
grazie allaiuto di educatori professionali.
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P
enso che rester con loro. Rester come se
sapessi restare. Tra gli abitanti di questo con-
dominio in casolare. Loro mi allungheranno
una sedia in cortile, mi faranno posto ai due lati e
pace. Avr il tempo di cantare: guardando a orec-
chio si vede Shanghai/ in fondo ai viali di Vienna/
la sua sagoma si accenna/ inconfondibile in mezzo
al via vai.
Rester con loro. Non c dubbio. Con gli assegna-
tari di questi appartamenti. Per quella vita del dia-
volo con cui se li sono aggiudicati. e i loro occhi
che non temono pi niente. Con loro rester. e an-
che con le panchine vuote nei cortili. e il vibrare
dei vetri al passaggio dei tir sullo svincolo delle au-
tostrade. ma lho detto tante volte a Josphine, il
senso di una fedelt che mi costringe, qui in mezzo
a questa frontiera Iacp. la fedelt a una condizio-
ne. ma Josphine mi ascolta senza capire, ridendo
come fa solo lei quando, pur non afferrando il sen-
so di un discorso, vi trova qualcosa di divertente.
Povera Josphine. Lei non pu immaginare quanto
sia pacifcante per me, dopo la vita che ho fatto,
portare le buste della spesa alla signora Iole, non
pu neanche intuire quanto mi restituisca rispetto
il fatto che Tonio con la sua carrozzella possa avere
bisogno e suonare al mio campanello. No, Josphine
non lo pu capire, perch non mai stata davve-
ro nelle periferie. Sulla linea di confne. Con queste
mani fredde. Lei crede di appartenere al salotto del-
la citt, dove le antiche famiglie locali lasciarono
sui portoni i propri blasoni. e dove, scivolando con
atteggiamento sprezzante in mezzo ad altra gente
appariscente, riesce ancora ad illudersi di appar-
tenere a qualcosa. quante intese mancate quelle
con Josphine. Lei non ha ancora capito che la citt
parte dallillusione di un centro storico, dal sogno
architettonico di una superiorit, s, ma poi si ras-
segna a fuire. Tanto che se io qui mi sporgo dalla
fnestra posso salutare il mio vicino pachistano, Ku-
sum, che mastica sempre uno stecchino di legno.
Con lui mi piace parlare di salse piccanti, oppure
uscire e passeggiare fno al cavalcavia e guardare
dove lui guarda, oltre la ferrovia e poi ancora, e
ancora, oltre tutto ci che si distingue, fno a che
lo sentiamo di colpo, come un botto nel fato, il
colmarsi di certe lontananze. Lo spalancarsi di tutti
i destini possibili. il sogno evanescente di mon-
do senza barriere. gli occhi si dilatano a dismisura
e lantica citt vi scompare dentro in una bolla di
vuoto. ho cercato di spiegarlo tante volte a Josphi-
ne. Io canto il mio condominio perch pi che mo-
strare la differenza tra le persone, mostra luguale.
e perch se ogni tanto si ha nostalgia di qualcosa,
da questa corona di edifci sparsi, si ha nostalgia
di qualcosa che non si vissuto, delle periferie che
verranno dopo, di un rotolare nel sogno meticcio.
p TeSTo DI mILeNA mAgNANI
FoTo DI ANDReA FRASCARI
e gRAzIeLLA CRemoNINI
Se mi sporgo dalla fnestra, posso salutare il mio vicino
pachistano, Kusum. Con lui mi piace parlare di salse piccanti...
Questo servizio fotografco stato realizzato
da Andrea Frascari e Graziella Cremonini
allinterno di Citt fragile-progetto fnanziato
dallosservatorio Nazionale per il Volontaria-
to- e dal Ministero del Lavoro e delle Politi-
che Sociali, Direttiva 2010.
Milena Magnani, bolognese, autrice di
Lalbero senza radici (Nuova Eri), Delle
volte il vento (Kurumuny) e Il circo capo-
volto (Feltrinelli).
Dal 2008 esiste a Bologna, in via Selva di Pe-
scarola 46-47, un condominio solidale pro-
mosso dal Comune dove famiglie, giovani,
anziani e disabili abitano insieme, cercando
di darsi sostegno reciproco.
A oggi lunica esperienza di questo tipo ge-
stita dal Comune.
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Se mi sporgo dalla fnestra, posso salutare il mio vicino
pachistano, Kusum. Con lui mi piace parlare di salse piccanti...
i vicini Di casa
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Chiara Sibona ha realizzato questo reportage allinterno della scuola di
italiano per stranieri della Chiesa evangelica metodista.
Donato Ungaro, giornalista e scrittore, autore di Egregio ingegner Giu-
seppe Bottazzi (Battei) e La Milano mia e di Giovannino (Arti Grafche
Castello). Ungaro tiene su Piazza Grande la rubrica Non parlate al con-
ducente.
Nata nel 2002 per iniziativa di alcuni membri della chiesa, mossi dal de-
siderio di creare uno spazio di comunicazione condivisa e confronto tra
italiani e stranieri, la scuola stata frequentata da uomini e donne, pro-
venienti da diversi Paesi di Africa, Asia, America Latina, Europa dellEst,
diverse per et, appartenenza religiosa, livello culturale. Attraverso lin-
segnamento della lingua, la scuola promuove anche il dialogo interetnico
e interreligioso dato che sono rappresentate diverse confessioni cristiane
e le religioni islamica, buddista e induista.
La scuola si trova in via Venezian 3 a Bologna.
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N
onno, vero che una volta gli uomini e le donne parlavano tutti la
stessa lingua?
quello che si dice; parlavano tutti la stessa lingua e andavano cos
daccordo che decisero di riunirsi tutti in un punto preciso e costruire una citt ma-
gnifca, dove avrebbero realizzato una torre altissima, che sarebbe servita per rag-
giungere il cielo e parlare con Dio.
Caspiterina, doveva essere bellissimo poter parlare con Dio
Probabilmente s, ma Dio si vede che non ne era tanto contento, perch venne a
vedere cosa stavano facendo quegli uomini e quelle donne. Il loro progetto forse non
gli piaceva e decise che era meglio disperderli su tutta la Terra, facendo parlare loro
lingue diverse, cos che non si potessero pi capire e realizzare progetti cos impo-
nenti.
ecco perch adesso dobbiamo studiare le lingue: linglese, il francese e tutte le altre.
ma Dio non poteva farci parlare tutti la stessa lingua? Avremmo potuto capirci e sa-
remmo andati tutti daccordo, senza bisogno di litigare e farci le guerre.
ma quello che stiamo facendo; un po come se cotruissimo ancora una volta quel-
la grande torre con cui gli uomini e le donne volevano raggiungere Dio. Solo che
adesso non la chiamiamo pi Torre di Babele, ma missioni spaziali e ricerca scien-
tifca. Abbiamo bisogno di capire tutto quello che ci accade intorno per governare il
mondo e sfruttare la natura per vivere sempre meglio: per essere allaltezza di Dio; e
per farlo studiamo le lingue, in modo che sia possibile comunicare con tutti gli abi-
tanti della Terra. Cos oggi tu studi linglese per poter un domani viaggiare, vivere e
lavorare allestero.
Io in classe cho un amico che viene dallAfrica; si chiama Amin e conosce larabo e
il francese, ma poco litaliano. e allora cerchiamo tutti di aiutarlo a capire le lezioni.
Tu nonno, credi che Dio si possa arrabbiare con noi, perch cerchiamo di farci capire
da Amin?
Non credo; Dio non si arrabbia con i bambini.
e con i grandi?
Con i grandi qualche volta s.
Allora devo dirlo ad Amin; i suoi genitori vanno in una scuola per imparare litalia-
no.
Stai tranquillo, Dio con i genitori di Amin; sta studiando litaliano anche lui.
ma davvero, nonno?
Davvero. Dio non su una nuvola vestito di bianco, ma di fanco ai pi umili; anzi,
uno di loro vestito di abiti sgualciti e puzzolenti.
ma allora le ricerche scientifche e le missioni spaziali cercano Dio dalla parte sba-
gliata?
Forse proprio cos.
Che buffa lidea di Dio che gioca a nascondino, come noi bambini.
Dormi adesso, che domani devi andare a scuola.
Buonanotte nonno; e grazie per la bella storia.
Buonanotte a te; spero con tutto il cuore che, fra tanti anni, anche tu potrai raccon-
tare questa storia a un tuo nipote. Per, ho paura che se gli uomini continuano a
cercare Dio dalla parte sbagliata, il fnale potr essere diverso.
Non ti preoccupare; quando sar grande e sapr tante le lingue, lo spiegher a tutti
dove si nasconde Dio. Perch io lo so: me lha detto il mio nonno.
(donatoungaro@piazzagrande.it)
p TeSTo DI DoNATo uNgARo
FoTo DI ChIARA SIBoNA
io stuDio
italiano
ma Dio non poteva farci parlare tutti la
stessa lingua? Avremmo potuto capirci
e saremmo andati tutti daccordo, senza
bisogno di litigare e farci le guerre
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