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11/2012
PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,75 EURO QUELLO CHE DATE IN PI IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE
QUALSIASI RICHIESTA AL DI L DELLOFFERTA LIBERA NON AUTORIZZATA
NOvEmBRE CON: PATRIZIO ROvERSI, GIANLUCA mOROZZI, DONATO UNGARO, CARmINE ROCCIA
Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
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Piazza Grande
Giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
TeNDeRe uN gIoRNALe megLIo Che TeNDeRe uNA mANo
COMITATO EDITORIALE Jacopo Fiorentino, mauro Sarti
DIRETTORE EDITORIALE Leonardo Tancredi
direttore resPonsaBile Bruno Pizzica
stamPa Industrie grafche galeati
Registrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n6474
redazione
Via Corazza 7/8 40128 Bologna, tel. 051 342328, fax 051 3370669
www.piazzagrande.it | redazione@piazzagrande.it
CaPoredattore Laura Pasotti
Consulenza editoriale Agenda (www.agendanet.it)
ProGetto GrafiCo Fabio Bolognini
distriBuzione
Redazione Piazza grande
in redazione
eva Brugnettini, erika Casali, Ilaria giupponi, Simone Jacca, olga
massari, giuseppe mele, Salvatore Pio, mauro Sarti, Donato un-
garo.
Hanno CollaBorato a questo numero
Annalisa Bolognesi, Claudio Cannistr, Angelica erta, Alice Facchini,
Costantino giordano, margherita gombi, gruppo fotografco Ban-
diera gialla, marco marchese, Francesco mele, Francesca mezzadri,
gianluca morozzi, Carmine Roccia, Paola Sapori, Igor Sartoni, marco
Tarozzi, Francesco Tassinari, Alain Verdial, Nicola Zanarini.
gerenza
In copertIna
C
INquemILASeICeNTo ANZIANI oVeR 65 eCoNomICAmeNTe PI FRAgILI ReSIDeNTI NeL
TeRRIToRIo DI RomA RICeVeRANNo NeI PRoSSImI meSI SeTTe PACChI CoNTeNeNTI ge-
NeRI ALImeNTARI NoN FReSChI DI PRImARIe mARChe. IL VALoRe ComPLeSSIVo DeI PAC-
ChI DI CIRCA 400 euRo A PeRSoNA e LA CoNSegNA DuReR, CoN CADeNZA meNSILe, FINo A mAggIo
2013, IN PIeNA CoRSA eLeTToRALe ALLo SCRANNo CAPIToLINo. IL PRogeTTo DI SoSTegNo ALImeNTA-
Re VoLuTo DAL ComuNe DI RomA CoSTeR ComPLeSSIVAmeNTe CIRCA 2 mILIoNI DI euRo. FAReBBe
SoRRIDeRe, Se NoN CI FoSSe DA PIANgeRe: LA NoTIZIA RIPoRTATA NeI gIoRNI SCoRSI DALLAgeNZIA
DI STAmPA ReDATToRe SoCIALe D LIDeA DI Come oggI VeNgANo INTeSe Le PoVeRT DALLe NoSTRe
AmmINISTRAZIoNI. IL PACCo DeL ComuNe DI RomA NuLLA DI DIVeRSo DI quANTo gI FANNo Le
CARITAS e TANTe PARRoCChIe ANChe NeLLA NoSTRA CITT IL SegNo DeLLA PRoFoNDA SmoBILI-
TAZIoNe IN CuI VeRSANo oggI Le PoLITIChe SoCIALI PuBBLIChe. CeRTo, SI PoTReBBe DIRe, RomA
uN CASo A PARTe, ALemANNo IN DIFFICoLT e CeRCA CoNSeNSI, mA PRoPRIo e SoLo CoS? LA
CRISI, NoN C DuBBIo hA CoLPITo DuRo. I SoLDI NoN CI SoNo e Le AmmINISTRAZIoNI ARRANCA-
No. ePPuRe C moDo e moDo PeR AFFRoNTARe I momeNTI DIFFICILI, A RomA, AD eSemPIo, hANNo
SCeLTo IL PACCo, mA NeLLe ALTRe CITT CoSA SuCCeDeR? NeLLATTeSA DI AVeRe NuoVe CeRTeZZe,
ABBIAmo CeRCATo DI CAPIRe CoSA ACCADR A BoLogNA NeLLe PRoSSIme SeTTImANe PeR AFFRoN-
TARe queLLA Che ANCoRA SI ChIAmA emeRgeNZA FReDDo e Che ogNI ANNo TuRBA IL SoNNo DI
SINDACI e ASSeSSoRI (mA SoPRATTuTTo queLLo DI moLTI SeNZA CASA Che RISChIANo IL CoNgeLA-
meNTo). ANCoRA NoN SI SA moLTo: DI CeRTo CI hA SPIegATo LASSeSSoRe ALLe PoLITIChe SoCIALI,
AmeLIA FRASCARoLI - VeRRANNo PReSI IN CoNSIDeRAZIoNe NeL NumeRo DeLLe PeRSoNe A CuI oF-
FRIRe uNA SISTemAZIoNe ANChe I PRoFughI AFRICANI ATTuALmeNTe ACCoLTI BoLogNA (CIRCA Due-
CeNTo) e Che RISChIANo DI FINIRe IN STRADA A geNNAIo IN SeguITo ALLA FINe DeLLemeRgeNZA
NoRD-AFRICA. LuNICA CeRTeZZA Che TRA Le STRuTTuRe DI ACCogLINNZA DeL PIANo FReDDo CI SAR
LA ReSIDeNZA IRNeRIo DI VIA PALLAVICINI, PRImA SgomBeRATA, PoI RIoCCuPATA DAgLI STeSSI ABITAN-
TI mA Che CeRTAmeNTe NeCeSSITA DI uNA RISTRuTTuRAZIoNe. . PeR IL ReSTo STIAmo LAVoRANDo
FANNo SAPeRe DAL ComuNe. uNA BuoNA NoTIZIA SemBRA PeR TRoVARe CoNFeRmA: NoN SI RIPe-
TeR PI LeSPeRImeNTo DeI CoNTAINeR AL PARCo NoRD, uNA SISTemAZIoNe PRoBLemATICA, oLTRe
Che SComoDA DA RAggIuNgeRe, Che LANNo SCoRSo AVeVA RACCoLTo uNo SCARSo gRADImeNTo.
DI PI, AL momeNTo IN CuI SCRIVIAmo, NoN PoSSIBILe SAPeRe. NoI ASPeTTIAmo FIDuCIoSI AN-
Che Se A RomA, VeRReBBe DA DIRe, hANNo FATTo PRImA: FRA I SeTTe PACChI Che ARRIVeRANNo AgLI
ANZIANI FRAgILI DeLLA CAPITALe, Ce Ne SAR ANChe uNo SPeCIALe PeR IL NATALe. BeATI LoRo.
(redazione@piazzagrande.it)
editoriale/
Il pacco
p mAuRo SARTI
il volto in prima pagina
quello di sadek, negoziante
originario del Bangladesh.
la fotografa di Vittorio Va-
lentini del gruppo fotograf-
co di Bandiera Gialla (www.
bandieragialla.it).
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aBBonati e contenti
Aiuterai a sostenere i diritti dei senza dimora e contriburai a far conoscere Piazza Gran-
de e i suoi temi a chi ti sta intorno
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I PUGNI
IN FACCIA
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 ( conv. in L27/02/2004 N.46) ART. comma 2 DCB - Bo (Num. 2) per Poste Spa
07-08/2012
Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
k0bukk uS10 6l0kNAL 0S1A 0,TS uk0 uLL0 h bA1 lN l lL 6uAbA6N0 bL blffuS0k
uALSlASl klhlS1A AL bl L bLL'0ffk1A Ll8kA N0N Au10kl22A1A
S1A1 0N: 6lANNl MlN, 6lANLuA M0k022l, SlM0N k010L0, ANbkA S6k
DIRITTO
DI PAROLA
09/2012
Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
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10/2012
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Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora
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i saranno anche Pif e il sindaco
Virginio merola al laboratorio di
giornalismo sociale promosso
dallassociazione Amici di Piazza gran-
de. Novit delledizione 2012: le lezioni
si faranno al dormitorio Beltrame (via
Sabatucci), grazie alla collaborazione
con associazioni e spazi sociali riuni-
ti nel Condominio Sabatucci. ospi-
ti e operatori della struttura potranno
cos seguire gli incontri insieme ai cor-
sisti per creare occasioni di confronto
su temi sociali che attraversano la citt
e dare spunti giornalisici multimediali
da pubblicare sul giornale e sul sito di
Piazza grande. Il Laboratorio crea con-
taminazioni, a maggior ragione se si fa
in un dormitorio dice Leonardo Tancre-
di, direttore del giornale di strada Piaz-
za grande - A Piazza grande impariamo
caria, allo scrittore gian-
luca morozzi, questanno
sono previsti workshop
con esperti come giu-
seppe Scandurra sulla
povert, Leonardo Bar-
cel sullimmigrazione,
Raimondo Pavarin sulle
dipendenze e Claudio Im-
prudente sullhandicap. Lapertura af-
fdata ai documentaristi michele mellara
e Alessandro Rossi (autori de La febbre
del fare) e la chiusura, prevista per il
27 febbraio, al sindaco Virginio merola
intervistato da giusi marcante, voce di
Radio Citt del Capo.
Il corso promosso dallassociazione
Amici di Piazza grande, con il coordi-
namento giornalistico e organizzativo di
Leonardo Tancredi e mauro Sarti.
tutti a conoscere certe situazioni diret-
tamente prima di scriverne sul giornale
e crediamo che questo sia un buon ap-
proccio per qualunque giornalista.
Il corso aperto ad aspiranti giornalisti,
operatori della comunicazione, studen-
ti, volontari, educatori, professionisti (i
posti sono 40). Si parte il 21 novembre
(iscrizioni entro il 13).
Il laboratorio, per Piazza grande, or-
mai una consuetudine decennale. un
mezzo importante per incontrare la cit-
t, fare dialogare il mondo dellesclusio-
ne con realt diverse afferma Tancredi
e attivare il dibattito e la conoscenza
della marginalit sociale.
oltre alla partecipazione di Pif, autore e
conduttore del programma Il Testimo-
ne su mtv, e agli incontri con giornalisti
come Alberto Nerazzini, Antonella Bec-
p LAuRA PASoTTI
giornalismo sociale
al Dormitorio Beltrame
Anche Pif e il sindaco Virginio merola al laboratorio di
giornalismo sociale di Piazza grande. Novit delledizione
2012: le lezioni si terranno in via Sabatucci, al dormitorio.
Le iscrizioni sono aperte, si parte il 21 novembre
Si comincia mercoled 21 novembre e si
va avanti per 12 lezioni, tutti i merco-
led dalle 17 alle 19 fno a fne febbraio.
Il programma completo sar pubblica-
to sul sito www.piazzagrande.it. La sot-
toscrizione per Piazza grande di 120
euro. Per iscriversi inviare una mail con
curriculum e lettera di motivazione a re-
dazione@piazzagrande.it. Per informa-
zioni, telefono 392.9890611.
(www.redattoresociale.it)
P
iccola vittoria per Avvocato di stra-
da. stata infatti accolta la richiesta
presentata dallassociazione per larchi-
viazione delle sanzioni amministrative
a un gruppo di persone che dormivano
in strada. Le multe ai senzatetto sono
un controsenso dice Antonio mumolo,
presidente dellassociazione Chi vive
in strada viene multato per vagabon-
daggio, perch dorme in stazione senza
biglietto in tasca, ecc. Le multe non pos-
sono essere pagate e i debiti si moltipli-
cano. Finch una persona vive in strada
non succede nulla, ma se per caso tro-
va un lavoro e una casa pu ritrovarsi
a dover pagare un debito di migliaia di
euro: a volte proprio per paura di dover
affrontare questi debiti i senzatetto pre-
feriscono rimanere nella propria condi-
zione di marginalit, privi di residenza
anagrafca e di tutti i diritti a essa cor-
relati.
Il risultato stato possibile anche grazie
al supporto del Comune. Nellammini-
strazione, cui va il nostro ringraziamen-
to, abbiamo trovato interlocutori attenti,
che hanno organizzato unaudizione in
cui abbiamo potuto spiegare le ragioni
della nostra richiesta spiega mumolo
Sono passati alcuni mesi e fnalmente
oggi abbiamo saputo che la nostra istan-
za stata accolta dal Comune, che ha
proceduto ad archiviare tutte le sanzio-
ni. una piccola grande vittoria di tutti.
ma sopratutto un peso in meno sulle
spalle di chi vive gi una condizione dif-
fcile, e dorme in strada al freddo perch
non ha altre possibilit.
Il caso. Nel novembre 2011 una ventina
di persone senza dimora fra cui italia-
ni, stranieri, giovani e meno giovani, si
erano accampate di fronte al dormitorio
Beltrame. Le temperature erano gi mol-
to basse ma il Piano Freddo del Comune
non era ancora partito e i posti in dormi-
torio erano esauriti.
Il gesto dei senzatetto raccontano i
volontari dellassociazione era in qual-
che modo simbolico, ma era dettato
soprattutto dalla disperazione e dalla
mancanza di qualsiasi altro posto dove
andare.
Dopo qualche giorno sono stati sgombe-
rati dalla Polizia municipale che aveva
f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f
Non si pu tassare la povert
q|
qui sotto, Pif, autore e condut-
tore del programma il testimone
che va in onda su mtv
La conoscenza diretta un buon approccio per qualunque giornalista
provveduto a sequestrare le coperte di-
stribuite dal Comune e aveva sanzionato
ogni persona con una multa di duecento
euro per violazione del Regolamento di
Polizia municipale (bivacco e occupazio-
ne di suolo pubblico).
Venuti a conoscenza del caso del Bel-
trame afferma mumolo abbiamo
chiesto la revoca delle multe in autotu-
tela, perch nostra opinione che la po-
vert non vada sanzionata: multare una
persona che dorme per strada non aiu-
ta la persona a risollevarsi dalla propria
condizione di marginalit, e sopratutto
non consente di fare cassa a chi cre-
ditore, perch quei soldi non li potr ot-
tenere mai.
(redazione@piazzagrande.it)
Annullate le multe per i senzatetto che dormivano davanti al dormitorio Beltrame
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a
chi fosse in cerca di una microimprenditoria fessibile, stacanovista e con il futo per i target di consumo
consigliamo di camminare lungo via Petroni. un centinaio di metri a ridosso della zona universitaria in
cui si affollano pizzerie, kebab, drogherie, Internet point per fotocopie e rilegatura tesi in tempi record. La
quasi totalit dei negozi sono propriet di immigrati, alcuni aperti una decina di anni fa, altri pi recenti.
Stringiamo lo sguardo sui negozi di alimentari, in cui a farla da padrone il Bangladesh con quattro esercizi e unincur-
sione del vicino Pakistan. A colpo docchio si afferra la strategia aziendale attenta al luogo, capace di rimodulare il clas-
sico negozietto puntando su pane fresco e condimenti di qualit per catturare luniversitario squattrinato. Fra le 12.30 e
le 14 sallunga la fla davanti ai negozi, moltissimi studenti, un paio di ricercatori e qualche operaio meno giovane deci-
so a optare per una pausa pranzo low cost. Con una bibita si arriva a 3 euro e il guadagno - confessano i commercianti
- risicatissimo: come allIkea il piano aziendale funziona sui grandi numeri. Il copione si ripete la sera, nei momen-
ti di massimo affusso quando lheineken sostituisce la Coca-Cola e rincontriamo gli stessi giovani sotto altra veste.
Se di giorno tutto fla liscio, la sera terreno di ordinanze.
In una decina danni la legislazione su orari e alcolici cambiata innumerevoli volte e a dispetto dellinvocata libera-
lizzazione. e proprio su questoscillazione di discipline si scaldano gli animi, ordinanze spesso vissute come vessatorie
e incomprensibili per chi ha investito tutto per unattivit commerciale. Lultimo provvedimento, con cui si fssato
lorario di chiusura alle 22, pare abbia infuito poco sui guadagni. un compromesso che non ha fatto saltare i bilanci,
come accaduto per pizzerie e kebab ancora sul piede di guerra. ma fra i commercianti bruciano ancora le sforbiciate
ai proftti degli anni scorsi, come i lontani editti della Cancellieri in cui la chiusura anticipata era ferma alle 19, poi si
InchIesta
altro
In via Petroni la quasi totalit degli alimentari di proprie-
t di immigrati. un modello imprenditoriale mutuato da al-
tri Paesi, fatto di famiglia e comunit. ma non mancano le
diffcolt, tra ordinanze e la concorrenza dei supermercati
che stanno aprendo piccoli negozi a ridosso del centro
p ANgeLICA eRTA
mercato
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timento delle spese. h. non ha la macchina e al mercato tutte le mattine va con la
concorrenza. Sogegross, Cash &Carry e metro gli ingrossi pi battutti, qualche volte
si passa anche al discount, alla Lidl o allIns per una birra hollande o una Starbier,
le pi economiche. molto di rado, anche il Pianeta o lesselunga, le cui offerte con-
sentono il rincaro sfruttabile dal negozio di prossimit. In molti lamentano la con-
correnza spietata dei punti commerciali Crai, Conad o InCoop sorti in pochi anni a
ridosso del centro, come in via oberdan o delle Belle Arti. Se scompare il negozio di
prossimit, o diventa bengalese, i grandi supermercati intercettano lo spazio rimasto
vuoto e danno battaglia.
Dal punto di vista del prezzo queste catene sono pi competitive, e con le aperture fno
alle 21 e domenicali, bengalesi e pakistani rischiano di perdere il monopolio degli orari.
Per qualche vantaggio il Bangladesh lo detiene ancora, e di nuovo si parla di re-
lazioni. gli studenti sono clienti fssi con un salto indietro nel tempo che somiglia
al negozio sotto casa. h. ha affsso sulla parete di fanco al bancone un puzzle di
fototessere. Le hanno portate gli studenti sorride ancora sorpreso di questa stram-
palata idea, mentre si affretta a mostrarmi laltro collage appiccicato alla vetrina.
una ventina di foto, forse pi, di giovani sorridenti e festaioli allinterno di que-
sto locale cult, e in molte foto c anche h., e non potrebbe essere altrimenti.
un modello imprenditoriale mutuato da un altro Paese, fatto di famiglia e comunit.
Io apro alle 10 racconta h. - prima vado al mercato e non posso permettermi un
dipendente. mia moglie sta a casa, fa le faccende domestiche e mi porta il pranzo,
dopo il cesareo non pu fare mestieri pesanti.
Sembra un paradosso del diritto a pensare alle lotte per la domenica libera, di fronte
a questi imprenditori che conoscono solo le ferie dagosto, quando i negozi si svuo-
tano.
uno strano business, in anticipo sulle liberalizzazioni: Si guadagna bene da set-
tembre a novembre, tempo permettendo e poi in primavera fn verso giugno.
Nessuna iscrizione alla Confesercenti, sconosciuta ai pi, e una contabilit aff-
data a un commercialista di fducia. Affari impregnati di relazioni e conoscen-
za, una rete in cui funziona il passaparola pi del rapporto con le istituzioni.
(redazione@piazzagrande.it) f
InchIesta
cambia e sono le 20, in unaltalena che dicono in tanti ha rischiato di farci chiude-
re. A parlare K. con moglie e bimba di 3 anni. Non si sbilancia: Io ho famiglia,
circa alle 22 le serrande le abbasserei comunque. Contro i decibel che si sforano
nella zona le responsabilit tornano al mittente: A noi hanno concesso le licenze e
se i giovani arrivano tanto meglio. Dobbiamo lavorare.
ma linsicurezza della zona piace poco anche ai commercianti, e limpressio-
ne che rinuncerebbero volentieri agli introiti di qualche birra di troppo. La ve-
natura di una vetrina ne la triste conferma. Appena aperto dice A. - ho chia-
mato la polizia pi di una volta, poi ho capito come funziona. Noi paghiamo liva
fno allultimo centesimo ma su altri traffci e comportamenti si fa fnta di nulla.
ogni negozio ha la sua peculiarit, anche se il must del panino a prezzo stracciato li
accomuna quasi tutti.
Allinizio della strada si prendono le distanze dal classico punto vendita, verso San
Vitale ricompiano i generi alimentari mentre diminuisce lo spazio per vodka e Pepsi.
Piccole imprese, ma in espansione. e si iniziano a notare le differenze.
Dal singolo imprenditore agli staff con due dipendenti, fno a chi nel business ha
sfondato con una quindicina di collaboratori fra attivit di commercio al dettaglio e
bar. Per tutti, manco fossero lAscom, il bersaglio il fsco, e per qualcuno anche
equitalia. 1.200 euro a dipendente pi 800 di contributi, a rotazione per un massi-
mo di 8 ore. Lei capisce che non facile, ripete A.
Tante tipologie di contratto, dellindeterminato a quello a chiamata, ma in tempi di stret-
ta dei consumi diffcile far tornare i conti. Senza contare lafftto del locale, oltre gli 800
e le utenze. h. prende una bolletta e me la mostra: 848 euro di luce scaduta a giugno.
Chi vuol fare impresa ha bisogno di capitali e dove non arrivano i fon-
di propri ci si inchina alle banche: in molti hanno un prestito da ripiana-
re. Le situazioni sono variabili, e si polarizzano fra chi non vede lora di
terminare con le rate e chi ricorso a un amico per mettersi al riparo dallinsol-
venza. Chi ha aperto in anni recenti, due anni fa, non ha avuto accesso al pre-
stito: le cose stanno cambiando, e non solo per limprenditoria di casa nostra.
Se la battaglia contro la fscalit li unisce agli italiani, forse a dividerli limportan-
za delle relazioni. Non solo per lammortamento dei debiti, ma anche per labbat-
Fra le 12.30 e le 14 sallunga la Fila davanti ai negozi, moltissimi studenti, un paio di ricercatori e qualche
operaio meno giovane deciso a optare per una pausa pranzo low cost. con una bibita si arriva a 3 euro e il
guadagno - conFessano i commercianti - risicatissimo. il copione si ripete la sera, nei momenti di massimo
aFFlusso, quando lheineken sostituisce la coca-cola e rincontriamo gli stessi giovani sotto altra veste
|S
nelle foto di
queste pagine,
alcuni negozi del
centro gestiti da im-
migrati. le foto sono
del Gruppo fotograf-
co di Bandiera Gialla
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InchIesta
Io
il lavoro lo sto anco-
ra cercando. Sono
parole di mohan, un
ragazzo originario del Bangladesh che
come molti dei suoi concittadini anco-
ra molto lontano dallaver costruito una
stabilit qui in Italia. Infatti, nonostante
i numerosi negozi del centro sembrino,
e siano, forenti attivit commerciali la
maggior parte della comunit bengalese
non vive di certo in condizioni di agia-
tezza, tuttaltro.
Come emerso parlando con molti di
loro, sono tanti i ragazzi che lavorano
come semplici operai per i connaziona-
li, a cifre molto spesso irrisorie, alcuni di
loro arrivano a dieci o dodici ore al gior-
no di fatica per trecento euro al mese,
vitto e alloggio compresi. Sono per lo
pi parenti non stretti, cugini, cognati,
nipoti, che vengono qui in Italia a lavo-
rare nei negozi di connazionali emigrati
qui dieci o quindici anni fa, quando, a
quanto pare, ottenere permessi e aprire
attivit commerciali era pi semplice.
Appare oscura la ragione per cui le loro
attivit economiche si limitino quasi
esclusivamente ai minimarket di orto-
frutta. Sono unattivit semplice da ge-
stire e nella quale molti hanno gi una
certa esperienza - dice unaltro nego-
ziante originario del Bangladesh - e poi
gli italiani vogliono fare lavori pi red-
ditizi, io mi alzo alle 4.30 per andare
a prendere i prodotti freschi, gli italia-
ni non hanno nessuna motivazione per
portare avanti unattivit di quel tipo.
Non mancano i complottisti che vedo-
no alle spalle della colonizzazione del
commercio dellortofrutta una sorta di
organizzazione che gestisce lapertura
dei nuovi negozi e la gestione del lavo-
ro. Vero che i metodi di lavoro, i prezzi
e le paghe dei dipendenti sono tutti pi
o meno allineati ma la tesi rimane az-
zardata e per noi non verifcabile.
quale pu essere dunque la ragione di
questo forte fusso migratorio verso gli
Stati uniti e leuropa? Il Bangladesh
uno dei Paesi pi sovrappopolati al
mondo dove met della popolazione
al di sotto della soglia di povert. Il 45%
dei bambini soffre di malnutrizione ed
molto forte la minaccia di cambiamenti
climatici.
Fin qui sembrerebbe che non ci sia nul-
la di strano, ma mohan ci fa capire che
le attivit commerciali in Bangladesh e
a Dacca non sono completamente libe-
re da piccoli racket e dal controllo pi o
meno esteso di organizzazioni e piccoli
p IgoR SARToNI
gruppi criminali, oltre che da interessi
politici. ma non basta questo a spiega-
re un fusso migratorio cos imponente.
Il mito del benessere e della terra del-
le opportunit sembra essere ancora la
molla pi forte che spinge queste perso-
ne ad emigrare.
quando gli emigrati tornano a casa
aggiunge mohir, un altro negozian-
te - comprano abiti costosi, spendono,
fanno una bella vita, mettono da parte
molti soldi, cos tutti pensano lItalia sia
Paese dove facile raggiungere il benes-
sere. ma non cos, io lho visto con i
miei occhi, le cose qua sono diffcili, ma
molti se ne rendono conto solo una vol-
ta arrivati. Il lavoro non c. Io lavorerei
anche in fabbrica ma non cos facile
essere assunti. Nei ristoranti sei costret-
to spesso a lavorare senza contratto e
con una paga bassissima. Insomma
lItalia, leuropa, loccidente sembrano
rappresentare per queste persone, la
terra delle opportunit, quello che ha
rappresentato per generazioni lAmerica
per fotte di migranti italiani, ma la lot-
ta per la sopravvivenza per chi di loro
non proviene da situazioni agiate non
sembra essere meno dura qui nel nostro
amato Paese.
(redazione@piazzagrande.it)
Il negozio d una relativa stabilit. ma la maggior parte della co-
munit bengalese non vive certo in condizioni di agiatezza
p mARCo mARCheSe
A
quanti bolognesi sar capitato,
almeno una volta nella vita, di
fare tardi a lavoro o accorgersi
di non avere qualche ingrediente fonda-
mentale proprio la domenica mattina?
Fortunatamente, nella nostra citt, per
tutti i ritardatari e gli sbadati c da anni
unancora di salvezza: i minimarket dei
cosiddetti pakistani. Cosiddetti, perch
certamente non tutti provengono dal Pa-
kistan, ma spesso lignoranza lascia da
parte il politically correct a favore di una
pi rapida comunicazione.
Capita quindi che commercianti benga-
lesi, indiani o cingalesi vengano tutti ac-
comunati dallunica etichetta che tutti
conosciamo.
Ci che sorprende, di questi commer-
cianti, la loro straordinaria dedizione
al lavoro, la caparbiet di restare aperti
in orari e giorni in cui qualsiasi nego-
ziante chiuderebbe.
questo, a torto o ragione, permette loro
di fare una politica di prezzi totalmen-
te avulsa da quella della grande distri-
buzione. Il risultato che, in media, in
uno di questi negozi una cassa dacqua
costa non meno di 3 euro, contro 1,50/2
euro di supermercati come Coop e esse-
lunga. un altro articolo che va forte nei
market asiatici la birra, principalmen-
te il formato da 66 cl, che costa quasi il
doppio rispetto agli ipermercati, 1,50/2
euro contro 0,70/1,20 euro. Se poi si
confrontano i prezzi di generi di prima
necessit, come pane, pasta, zucchero e
uova, si hanno maggiorazioni signifcati-
ve, quasi del 100%.
Nonostante questo gli alimentari e gli
ortofrutta gestiti da pakistani, bengalesi
o indiani sono ormai un punto di rife-
rimento nel quartiere in cui si trovano
Orari fessibili e un rapporto diretto, ecco perch funzionano i negozi gestiti da stranieri
il pakistano Di fiDucia
per chi disposto a pagare qualcosa in
pi per la comodit, gli orari fessibili o
lempatia data dalla possibilit di crea-
re un rapporto pi diretto con il nego-
ziante.
Tra i loro clienti abituali ci sono gli stu-
denti e chi svolge lavori con orari non
compatibili con quelli dei supermercati,
come ad esempio i giornalisti.
Di fatto, i pakistani hanno salvato il
concetto di negozi di quartiere che ri-
schiava di sparire sotto il peso della
grande distribuzione.
(redazione@piazzagrande.it)
q|
sotto e nella pagina accanto, un
negozio del centro. la foto del Grup-
po fotografco di Bandiera Gialla
f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f
Lortofrutta e il mito
del benessere
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InchIesta InchIesta
L
avvento del pakistano, come
comunemente chiamiamo un
negozio (non la persona) gesti-
to da migranti provenienti dal continente
indiano, oggi un dato acquisito, ma pro-
vare a ricostruire questo fenomeno pu
servire a capire alcuni processi demogra-
fci e sociali in atto nelle nostre citt. un
contributo interessante viene dal saggio
di Bruno Riccio, antropologo delluniver-
sit di Bologna, politiche, associazioni e
interazioni urbane (guaraldi, 2008). Ric-
cio inserisce la diffusione di negozi pa-
kistani in un processo di trasformazione
da centro studentesco a metropoli co-
smopolita che Bologna vive da circa 20
anni, senza per questo vedere necessa-
riamente una reale contaminazione cul-
turale tra migranti e nativi allinterno di
questi esercizi commerciali. ma cosa ha
portato migliaia di pakistani e bengalesi
a Bologna e molti di loro a intraprende-
re questo genere di attivit? I pakistani
sono ovunque. ogni casa un centro di
accoglienza - dice uno degli intervistati
dallantropologo. Secondo Riccio lau-
mento della migrazione da quella parte
del mondo, pi che nei ricongiungimenti
familiari, sta in un meccanismo di emu-
lazione di conoscenti e vicini di casa che
si sono arricchiti migrando in europa. A
questo si combina il valore dellospitali-
t, condiviso nel continente indiano, che
fornisce una sponda sicura ai migranti
provenienti dallo stesso Paese. Inoltre,
la propensione culturale dei pakistani a
preferire lacquisto di un appartamento
piuttosto che il pagamento di un afftto
ha dato un ulteriore carattere di stabili-
t alla loro presenza. Prima di arrivare
a Bologna, queste persone erano dedite
allagricoltura. Il percorso lavorativo nel
nostro Paese, ricostruito dallantropo-
logo, vede limpiego nella ristorazione,
nelle pulizie, in fabbrica e poi come la-
voratore autonomo, cio negoziante. La
p LeoNARDo TANCReDI
Il negozio sotto casa?
Un sogno cosmopolita
propensione allautoimprenditoria non
costituisce una predisposizione cultura-
le o etnica ma rappresenta piuttosto una
possibile soluzione alle problematiche
delloccupazione dipendente. Il lavoro
autonomo una forma di riscatto socia-
le in un Paese straniero e assicura di non
avere un capo da cui prendere ordini.
Cos si spiega anche un altro aspetto che
non pu sfuggire a chiunque faccia la
spesa almeno una volta da un pakista-
no: nel negozio spesso si trovano pi
uomini, a volte anche donne e bambi-
ni, che sembrano tutti impegnati nella
gestione, tanto da non riuscire a distin-
guerne i ruoli. Altrettanto frequenti sono
tv o computer che trasmettono video
musicali o flm dellipertrofca produzio-
ne bollywoodiana. Nel suo saggio Riccio
parla di settimane di 84 ore lavorative, 7
giorni su 7. La gestione familiare, allora,
lunico modo per reggere questi ritmi
e tenere in vita limpresa. Cos il nego-
I negozi pakistani sono ormai una costante delle citt italiane.
Lantropologo Bruno Riccio ricostruisce le origini del fenomeno
per capire i cambiamenti demografci e sociali in atto
Gli alimentari salvati dagli stranieri
Aperti dalla mattina presto alla sera tardi, i piccoli alimentari gestiti da stranieri sono comodissimi per chi non riesce ad andare a fare la spesa nel grande super-
mercato, fuori dai tradizionali orari di apertura. La chiusura di molte attivit ha coinciso con lapertura di pub e negozi a conduzione straniera, sia in zone peri-
feriche, sia nel centro storico. Cos, il volto di Bologna sta cambiando. I numeri parlano chiaro: in citt, dal 2002 al 2011 il numero degli imprenditori stranieri
passato da meno di 1.200 a quasi 3.000 (dati dellUffcio di statistica del Comune di Bologna, risalenti a dicembre 2011). Attualmente, rappresentano il 18,9% del
totale. Si tratta per la maggior parte di negozianti: 918 attivit commerciali, pari al 39,1%, con 50 negozi in pi dal 2010 al 2011. In un momento di crisi come que-
sto commenta Maurizio Galeotti, responsabile della Fiesa (Federazione italiana esercenti specialisti nellalimentazione) di Confesercenti - nel settore dei piccoli
esercenti non c praticamente ricambio, se non per quanto riguarda i negozi di stranieri, soprattutto nel settore dellortofrutta. Ma da dove provengono queste
persone? Uno su tre asiatico (35,1%, pari a poco pi di mille, +97% rispetto al 2010). Osservando i Paesi di provenienza, la Cina al primo posto, con 417 impren-
ditori. Seguono i pakistani (262, in forte crescita: +20,7% in un anno), i marocchini (243), i bengalesi (213) e gli albanesi (201). Le persone provenienti dallo stesso
Paese solitamente si indirizzano verso lo stesso tipo di attivit continua Galeotti - Ad esempio, se i pakistani sono in generale pi attivi nel settore dellortofrutta,
gli indiani lavorano pi che altro nelle stalle, e le persone venute dal Maghreb nei macelli. Nel nostro vocabolario quotidiano si continua a parlare del paki-
stano sotto casa, anche se in realt molti proprietari di negozi non provengono propriamente dal Pakistan. Comunque, negli ultimi anni la comunit pakistana
effettivamente cresciuta moltissimo in citt: alla fne del 2009, i residenti a Bologna provenienti dal Pakistan erano pi di 1.700 (dati delluffcio di statistica del
Comune di Bologna, aggiornati al dicembre 2009). Un particolare incremento si registrato nel nuovo millennio: 8 pakistani su 10 sono arrivati dopo il 2000. Si
tratta di una migrazione prevalentemente maschile: fno al 1992 non cera neanche una donna residente, mentre alla fne del 2009 gli uomini restavano l80% del
totale. Il leggero aumento della presenza femminile dovuto sicuramente ai ricongiungimenti familiari. Ci si chiede dove risiedano principalmente i pakistani:
poco meno di un terzo abita nel quartiere Navile (482 persone); seguono i quartieri San Vitale (293) e Porto (186). A chi dice che gli stranieri rubano il lavoro agli
italiani, risponderei che non affatto vero, perch loro svolgono attivit che noi italiani non faremmo mai conclude Galeotti - Per resistere alla crisi, gli alimen-
tari gestiti da italiani si sono buttati sulla specializzazione: vendono prodotti particolari, gastronomia raffnata Gli stranieri hanno invece ereditato il lavoro puro
e semplice, offrendo un servizio anche migliore per lorario prolungato di apertura. (redazione@piazzagrande.it)
p ALICe FACChINI
zio diventa anche luogo di aggregazione
ma limitato ai connazionali. Nonostante
i rapporti cordiali e amichevoli con tan-
ti studenti che entrano a fare la spesa,
le amicizie autentiche tra italiani e com-
mercianti asiatici sono rare. La lingua
un problema, ma i migranti intervistati
da Riccio parlano anche di distanze cul-
turali: In Bangladesh quando si fa cono-
scenza con una persona si trova locca-
sione di invitarla a casa, in Italia non si
sa neanche chi abita nellappartamento
a fanco. Se si aggiunge la diffdenza,
diffusa ma non generale, il processo di
integrazione lavorativa e segregazione
sociale di cui parla Bruno Riccio anco-
ra pi comprensibile.
(leonardotancredi@piazzagrande.it)
012345678910111213141516
I
l physique du rle non mente e Pa-
trizio Roversi si conferma un gran-
de appassionato ed esperto di cibo,
nonch frequentatore dei sempre pi nu-
merosi mini-market gestiti da immigrati
in citt. Li frequento per i loro orari, pi
fessibili dei supermercati del centro che
hanno unapertura prolungata rispetto
ai negozi tradizionali. Per uno che non
ha orari esattamente normali come me
pi facile far da mangiare. mi trovo be-
nissimo da un ragazzo in strada maggio-
re angolo via Borgonuovo, siamo diven-
tati se non amici almeno conoscenti. L
trovo un po di tutto e mi ricorda un vec-
chio negozio di vicinato.
in effetti il servizio utilissimo, non
trovi per che a volte la merce pecchi
di qualit?
Si fatica a trovare roba fresca perch non
ne vendono abbastanza, fno a qualche
tempo fa a livello professionale non era-
no molto preparati e si facevano fregare
al mercato, portando in bottega del fre-
sco che tale non era. Ci sono lati posi-
tivi e negativi, nei negozi blasonati del
quadrilatero trovi una qualit maggiore
ma prezzi pi alti e devi avere il tempo
di fare la spesa negli orari canonici. Io
facendogli raccontare e proporre le
loro abitudini alimentari. Il cibo re-
lazione, integrazione e un elemento
fondamentale della nostra civilt.
in europa sprechiamo circa un ter-
zo degli alimenti prodotti, bisogne-
rebbe prendere un po esempio dal
detto del maiale non si butta via
niente
Purtroppo non solo il nostro stile di
vita sprecone ma temo che un tipo di
mentalit consumistica porti a questo.
Peccato che non si vedano allorizzonte
economisti, politici o sociologi che fac-
ciano ricerca su un nuovo modello, per-
ch lattuale in assoluta crisi e io sono
piuttosto preoccupato perch non que-
sta la strada.
qual il tuo piatto preferito?
Purtroppo o per fortuna i carboidrati;
non so resistere ai dolci mentre resisto
benissimo alle verdure. La pasta poi
uninvenzione geniale, paragonabile alla
ruota o al bosone di higgs. ho un ami-
co siciliano enogastronomo, martino Ra-
gusa, che mi ha insegnato a cucinare la
pasta alla norma. gli ingredienti sono il
meglio dei prodotti mediterranei: spa-
ghetti grossi conditi con passata di po-
vado ovunque e da tutti ma spesso mi
fermo dai pakistani, che sono molto gen-
tili e disponibili. Capisco per che la loro
concorrenza e quella delle grandi catene
ponga un problema al negoziante classi-
co bolognese. quando sono andato a vi-
vere in quella zona 30 anni fa cera la si-
gnora maria, che ora non c pi perch
andata in pensione. un peccato che
si stiano perdendo i negozianti nostrani.
il sud ha il poco invidiabile primato di
bambini obesi. non sarebbe il caso di
insegnare leducazione alimentare a
scuola?
unalfabetizzazione dietetica sarebbe in-
dispensabile; ci sono alcune regole prin-
cipali abbastanza semplici da rispettare
ma la gente non le sa oppure le conosce
ma non riesce a rispettarle come me. Sa-
rebbe importante se le mense scolasti-
che dessero lesempio, ci provano ma
non sempre in modo ineccepibile. La
mensa che preconfeziona altrove i pasti
e poi li distribuisce non il massimo,
lideale sarebbe che si cucini a scuola
coinvolgendo i ragazzi o che almeno si
fnisca di preparare un prodotto semila-
vorato. Il cibo un ottimo veicolo per
coinvolgere i genitori immigrati, magari
p NICoLA ZANARINI
come in un vecchio
negozio Di vicinato
Frequento i minimarket gestiti da immigrati in centro per
lapertura fessibile. Per chi non ha orari, come me, pi
facile far da mangiare. Incontro con Patrizio Roversi
modoro fresca e con basilico, poi melan-
zane pelate e fritte e una spruzzata di
ricotta salata, credo che sia il massimo.
negli usa in corso una campagna
contro Babbo natale perch limmagi-
ne di un uomo grasso sarebbe disedu-
cativa per i bambini, che dire?
gli americani ci aiutano spesso a sorri-
dere con le loro simpatiche cazzate, que-
sta una delle tante. Non si combatte
lobesit prendendosela con il povero
Babbo Natale. Il problema sono il cibo
industriale, le grandi catene, la diseduca-
zione alimentare, il fatto che siamo trop-
po sedentari, io per primo. questi capri
espiatori mi sembrano demagogia pura.
Tutta la mia solidariet a Babbo Natale,
a cui peraltro assomiglio in maniera orri-
bile. (redazione@piazzagrande.it)
p FRANCeSCA meZZADRI
Q
uando si va a fare scorta di frutta
e verdura dai pakistani, di giorno
o di sera, di domenica o luned, non c
nulla da temere: i prodotti sono buoni e
di origine controllata. Anche nel pi sco-
nosciuto negozio di pakistani, si trovano
solo prodotti certifcati Iso e controllati da
100 mila analisi lanno. Lo assicura luf-
fcio marketing del Caab, il Centro agro-
alimentare di Bologna, da cui i pakistani
(e gli altri negozianti) si riforniscono. e
cos carciof, carote, radicchio trevigia-
no, cavolo romano, kiwi e pere che tro-
viamo nelle cassette accatastate dei loro
negozi vengono spesso da questo enor-
me mercato ortofrutticolo. Pi di 2.000
persone ci lavorano, altrettante vengono
a comprare ogni giorno i prodotti che
non sono solo frutta e verdura, ma an-
che pesci e fori, e a breve anche generi
alimentari. Tra i clienti sono comprese le
piccole catene di supermercati, la gran-
de distribuzione che si estende a livel-
lo nazionale e i dettaglianti tra i quali,
appunto, i famosi pakistani che lavorano
a Bologna ma anche a modena. Anche i
cittadini in alcuni giorni, in orari speciali,
si possono recare al Caab a fare scorta.
ma in generale per la nostra clientela
fssa, il centro apre ogni notte alle 12.30.
Tuttavia i pakistani arrivano verso le 4
di mattina per poi aprire il loro nego-
zio. qui fanno un giro dei vari banchet-
ti, ma pi spesso si recano direttamen-
te dai loro grossisti di fducia e caricano
sui furgoncini colli di frutta e verdura che
f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f
Frutta e verdura arrivano fresche dal Caab
InchIesta
forse pi accessibile ad esempio le 8
di mattina. e a quanto vengono rivendu-
ti i prodotti nei negozi pakistani? Anche
qui diffcile stabilire prezzi: dipende
dalla zona del negozio quelli in centro
sono pi cari, ma non sempre funziona
cos. In piazza Aldrovandi il banchetto di
mohammed vende tutto a 99 centesimi,
meno di 1 euro, come i negozi di cianfru-
saglie di moda al momento e per lui, che
conta dai 300 ai 400 clienti al giorno tra
universitari e pensionati, comunque un
guadagno. Stessa strategia usata dal pa-
kistano di via Andrea Costa vicino allo
stadio, che offre tutto al medesimo prez-
zo (99 centesimi) anche le arance che
pare siano buonissime.
(redazione@piazzagrande.it)
vengono venduti al 50%/70% in meno
del prezzo di mercato. Ad esempio, le
pere Williams in questo periodo costa-
no al Caab da un minimo di 1,10 euro a
un massimo di 1,35 euro al chilo, mentre
il loro prezzo al supermercato di circa
1,90. A ottobre i carciof di stagione co-
stano 88 centesimi al chilo come prezzo
di base, ma qui costano solo 80 centesi-
mi. C un buon risparmio anche perch
i pakistani giocano sulla quantit e si ri-
forniscono il pi possibile. 3 volte alla
settimana la frequenza media con la
quale pi o meno tutti si recano al Caab.
ma c anche chi si rifornisce nei grandi
supermercati, come al Cash and Carry di
zona Lame dove vendono prodotti allin-
grosso a prezzi vantaggiosi e a un orario
q|
sotto, Patrizio roversi.
foto di luca Volpi
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InchIesta
L
e persone senza dimora in Ita-
lia sono 47.648 (0,2% della po-
polazione), il dato che emerge
da una ricerca sulla condizione delle
persone che vivono in povert estrema
condotta dallIstat in convenzione con il
ministero del Lavoro e delle Politiche So-
ciali, la Federazione degli organismi per
le persone senza dimora (Fio.Psd) e la
Caritas. Chiunque conosca il fenomeno
sa che fornire un dato preciso sulle pre-
senze di senza dimora impossibile, an-
che in questo caso, infatti, si tratta di una
stima basata sul numero di persone che
nei mesi di novembre e dicembre 2011
ha utilizzato un servizio di mensa o acco-
glienza notturna (370 mense e 434 dor-
mitori) nei 158 comuni presi a campio-
ne. Lapprossimazione buona, al 95% il
numero compreso tra 43.425 e 51.872.
elementi signifcativi emergono dallo
scorporo dei dati: il 59% dei senza dimo-
ra straniero; il 61% ha perso un lavo-
ro stabile; il 63% ha vissuto in una casa.
Let media 49,9 anni per gli italiani,
36,9 per gli stranieri. questi numeri ci
danno una prima impressione della po-
vert estrema frutto dellattuale situazio-
ne sociale ed economica. Casa e lavoro
sono parte del passato, spesso prossimo,
di tante persone che oggi vivono in stra-
da e che hanno subito inaspettate devia-
zioni dal loro percorso di normalit. La
migrazione in Italia genera esclusione,
se vero che la maggioranza dei senza
dimora sono migranti (soprattutto rume-
ni, marocchini e tunisini) e che la loro
condizione di poveri meno strutturale
(sei mesi di permanenza media in strada
contro i 4 anni degli italiani). I dati sulle
donne non si discostano di molto: sono il
13% del totale, il 43% italiane, le stranie-
re vengono soprattutto da Bulgaria, Ro-
mania, Polonia, ucraina.
Vogliamo aiutare il Paese a rendersi
conto dei propri punti di forza e di debo-
lezza dice enrico giovannini, presiden-
te dellIstat adesso ci aspettiamo rispo-
ste istituzionali. Fa eco don Francesco
Soddu, direttore della Caritas italiana.
Se guardiamo i tempi di permanenza in
strada e la rilevanza del lavoro non pos-
siamo pensare che il problema sia supe-
rabile in breve tempo, per i giovani e per
gli anziani le occasioni di impiego sono
sempre minori. ora di andare oltre gli
interventi spot.
Nonostante milano e Roma rispetti-
vamente 13.115 e 7.827 rappresentino
il 44% delle presenze, il fenomeno non
pu pi dirsi metropolitano. I senza di-
mora sono 1.000 a Bologna, 1.900 a Fi-
Povert, in Italia
47 mila homeless
renze, 900 a Napo-
li, 3.829 a Palermo.
ormai sono pre-
senze struttura-
li in tante picco-
le citt italiane
commenta Paolo
Pezzana, presidente della Fio.Psd. I dati
sulla famiglia e listruzione danno un
ulteriore contributo allanalisi: il 59,5%
dei senza dimora vede nella separazio-
ne dal coniuge la causa del tracollo; il
43% degli stranieri ha almeno un diplo-
ma di scuola superiore (il 9,3 laurea-
to), contro il 23% degli italiani. questi
dati demoliscono alcuni stereotipi con-
tinua Pezzana - i clochard non esistono
pi, se sono mai esistiti, nessuno lo fa
per scelta, ma ci sono delle cause: noi
operatori dobbiamo capire che chi in
strada conserva abilit che gli consenti-
rebbero di riavere una casa e un lavoro
con un supporto leggero e che non sono
sempre necessari lunghi percorsi di rein-
clusione. Nella giornata di presentazio-
ne della ricerca il presidente della fo.Psd
ha sollecitato il governo sulle politiche di
contrasto alla povert assoluta, spingen-
do sul reddito minimo di cittadinanza,
sullhousing e i lavori di pubblica utilit.
maria Cecila guerra, sottosegretario alle
quasi il 60% straniero. Il 61% ha perso il lavoro. e
il 63% ha vissuto in una casa. Sono i dati del Rap-
porto Istat, Fio.Psd, Caritas e ministero del Lavoro
Politiche Sociali, nella lettura dei dati ha
messo a fuoco lavoro e migrazione, pie-
gandoli per alle misure dellesecutivo. I
migranti, secondo la rappresentante del
governo, non sono solo giovani arrivati in
cerca di lavoro, ma familiari ricongiunti e
seconde generazione. esiste gi un am-
pio bacino di immigrati disoccupati, per
questo non abbiamo intenzione di emet-
tere un nuovo decreto fussi.
LItalia il solo Paese insieme alla gre-
cia a non avere politiche di contrasto
alla povert, guerra ha annunciato una
nuova social card, fnanziata in parte da
fondi regionali, che si accompagner a
pratiche di assistenza attive e verr spe-
rimentata in 12 citt con pi di 250 mila
abitanti. Che incidenza avranno queste
misure sul panorama appena descritto?
Nel 2008 il Parlamento europeo ha pre-
so limpegno solenne a porre fne alla
povert entro il 2015, dopo quattro anni
quella previsione sfora il ridicolo. (l.t.)
(leonardotancredi@piazzagrande.it)
p ALICe FACChINI
il ritmo di bonghi e tamburi. mangiafuoco e giocolieri animano latmosfera di una Bologna autunnale.
piazza galvani, ore 18: un gazebo diventa il punto di ritrovo per la notte dei senza dimora. il 17 otto-
bre, in occasione della giornata mondiale onu della lotta alla povert, la consulta contro lesclusio-
ne sociale ha promosso uniniziativa simbolica, per ricordare che il fenomeno della povert ancora
attualissimo, e non va dimenticato. lobiettivo commenta alessandro tortelli, presidente di piazza
grande - portare alla luce il problema della povert, che poco percepito dai cittadini, nonostante i
senzatetto siano sempre di pi. ovviamente, questo 17 ottobre non cera nulla da festeggiare: i nume-
ri sono in aumento, gli strumenti sono minori, il sociale in forte difficolt. abbiamo perci deciso di
mantenere un basso profilo. comunque, la partecipazione c stata: possiamo ritenerci soddisfatti.
Bologna la sesta citt in italia per il numero di senzatetto. i dati istat parlano chiaro: sono circa mille
i senza dimora in citt, quasi 4.400 in tutta lemilia-romagna. oggi sono molte le persone comuni che finiscono in strada perch non riescono ad
arrivare a fine mese afferma antonio mumolo, presidente di avvocati di strada - la nostra associazione si occupa proprio di tutelare i loro diritti: la
legge dovrebbe essere uguale per tutti, indipendentemente dal censo. nel gazebo si offrono t caldo e biscotti. i distributori di piazza grande ven-
dono il giornale ai passanti, e a chi interessato raccontano la loro storia. la serata viene poi animata dai ragazzi delle fucine vulcaniche. attraverso
il gioco, la musica e lintrattenimento, facciamo avvicinare le persone racconta luigi cellini, portavoce del gruppo le fucine vulcaniche - per dare
nuova attrattiva ai temi sociali, che oggi vengono considerati troppo pesanti e impegnativi, non si deve per forza iniziare dai discorsi. noi tentiamo
un percorso alternativo: si comincia dalla musica, dal ballo, dalla condivisione. percorrendo questa strada, si supera il silenzio che sta cristallizzando
il nostro lavoro, e si pu poi tornare alla forza della parola. (redazione@piazzagrande.it)
una notte in straDa, per soliDariet
q|
sotto, la notte dei senza dimo-
ra in piazza Galvani. le foto di que-
sta pagina sono di alice facchini
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p CoSTANTINo gIoRDANo
D
a pi di un anno Villa Aldini
ospita un gruppo di richiedenti
asilo fuggiti dalla Libia, tra lal-
lerta delle associazioni e la resistenza,
presto sopita, dei residenti.
Con loro Avvocato di strada ha comin-
ciato un percorso di orientamento e di
sostegno, con lobiettivo di prepararli e
accompagnarli allaudizione presso la
Commissione territoriale, lorganismo
che decide sulle richieste di protezione
internazionale.
La struttura sui colli bolognesi ospita cir-
ca quaranta persone giunte in Italia dal-
la Libia, paese non di provenienza ma di
transito: in Libia, infatti, i profughi era-
no arrivati per sfuggire a guerre o per-
secuzioni nei propri paesi di origine e l
avevano trovato casa, lavoro, si erano
rifatti una vita. Alla caduta di ghedda-
f e al conseguente caos politico, i mi-
granti non hanno avuto alternativa che
imbarcarsi su mezzi di fortuna alla volta
di Lampedusa perch la caduta del regi-
me ha generato un grande moto di vio-
lenza xenofoba. Aggressioni e brutalit
erano allordine del giorno per chi aveva
il colore della pelle diverso, in quanto
gli africani venivano identifcati come i
mercenari di gheddaf, e pertanto ogget-
to di violenza diffusa, tra i militari come
fra la popolazione. Alcuni di loro ne por-
tano ancora i segni. I profughi sono cos
rientrati tra i fussi, insieme a quelli dai
paesi del maghreb, che hanno portato
il governo italiano a emanare il piano
emergenza Nord Africa il 12 febbraio
del 2011, pro-
rogato poi fno
al 31 dicembre
di questanno.
Allinterno di
questo piano, i
migranti sono
stati distribuiti
nei centri dac-
coglienza di
tutta Italia e a
Bologna sono
arrivati 214 richiedenti asilo, divisi tra il
centro allestito presso i Prati di Capra-
ra, che ospita principalmente nigeriani,
e Villa Aldini, che ospita un gruppo ete-
rogeneo di giovani provenienti da Nige-
ria, Somalia, Ciad, ghana, Sierra Leone,
mali e Bangladesh.
Avvocato di strada sin dallo scorso aprile
organizza ciclicamente incontri di grup-
Da profughi a senzatetto?
po per rispondere ai dubbi e alle doman-
de dei richiedenti asilo sul proprio futu-
ro in Italia, nonch colloqui individuali
di preparazione e supporto allaudizione
che i profughi terranno, prima o poi. Le
storie sono diverse ma parlano tutte di
sofferenza e mancanza di qualsiasi con-
tatto con la terra di origine: la Commis-
sione, per,
valuter la
p o s i z i o ne
dei profughi
senza tener
conto del
tempo tra-
scorso in Li-
bia, ma solo
sulla base
della situa-
zione del
Paese di provenienza, con il quale i ri-
chiedenti asilo non hanno ormai nessun
contatto da anni e quindi con estrema
diffcolt a reperire le prove. Il percorso
dei profughi, secondo il Piano di emer-
genza e secondo la normativa in tema
di asilo politico, prevedeva un proget-
to di accoglienza, mediazione, ristoro e
assistenza sanitaria per accompagnare
ogni singolo migrante verso lesame del-
la propria storia personale in Commis-
sione, audizione che a norma di legge
era da tenersi entro 30 giorni dalla for-
malizzazione della richiesta. Di giorni ne
sono passati pi di cinquecento, e i pro-
fughi si vedono continuamente rinnova-
re il proprio permesso di soggiorno per
richiesta asilo senza aver saputo nem-
meno la data in cui andranno a esporre
la propria storia di sofferenza e perse-
cuzione davanti ai burocrati della Com-
missione.
Allincertezza burocratica si aggiunge
poi il rischio, tuttaltro che inverosimile,
di fnire in strada senza pi punti di ri-
ferimento: il 31 Dicembre, infatti, scade
lemergenza Nord Africa e le strutture
ancora non sanno se ci saranno i fondi
per proseguire il percorso di accoglienza
o semplicemente chiuderanno le porte
la notte di San Silvestro.
La beffa per i richiedenti asilo di Villa Al-
dini allora sarebbe doppia: senza status
di rifugiati o di protetti ma con permesso
di soggiorno, i profughi non saranno rifu-
giati e non saranno irregolari, ma saran-
no sicuramente senzatetto.
(www.avvocatodistrada.it)
Senza rifugio, politico e materiale: il destino dei richiedenti asilo di
Villa Aldini e il sostegno dellassociazione Avvocato di strada
SANATORIA, UN FLOP ANNUNCIATO
Si chiusa la campagna di regolarizzazione dei lavoratori stranieri iniziata il 15 settembre. E si rivelata
un fallimento. Secondo i dati forniti dalla Fondazione Leone Moressa, le persone potenzialmente coin-
volte erano 350 mila in Italia e circa 53 mila in Emilia-Romagna. Ma al 15 ottobre (la proroga di un mese
chiesta dal Tavolo nazionale immigrazione non stata concessa) le domande inviate a livello nazionale
sono state 134.500 e in Emilia-Romagna 14.141, di cui 12.889 per lavoro domestico. Nel 2009, quando la
sanatoria riguardava solo badanti e assistenti familiari le persone regolarizzate erano state oltre 30 mila.
La denuncia che avevamo fatto a met percorso trova conferma in questi dati dice Domenico DAnna,
responsabile del Coordinamento immigrati Cgil Emilia-Romagna La sanatoria fallita per la complessit
della normativa e per la mancata volont politica del governo di risolvere il problema delle lavoratrici e
dei lavoratori immigrati non regolari presenti sul territorio nazionale e regionale. Dopo aver denunciato
la mancata opportunitper unadeguata soluzione del problema del lavoro nero, la Cgil dichiara che pro-
seguir nellazione di tutela dei lavoratori immigrati, anche attraverso lo strumento delle cause legali per
farli emergere dal lavoro nero dice Danna in particolare laddove i datori di lavoro hanno deliberata-
mente scelto di non accedere alla regolarizzazione.
Bologna al primo posto per numero di domande (3.267), seguita da Reggio Emilia (2.899) e Modena
(2.889). Al quarto posto c Parma (1.502). Sotto le mille domande Ferrara (921), Rimini (689), Piacenza
(675), Forl (649), Ravenna (650). Bangladesh e Marocco sono i primi 2 Paesi per numero di domande. Se-
guono Ucraina (che invece era al primo posto nella sanatoria del 2009), India, Pakistan, Egitto, Cina, Sene-
gal, Tunisia, Albania. Da segnalare luscita dai primi 10 della Moldavia, uno dei Paesi da cui provengono
molte badanti e assistenti domestiche. A far fallire le regolarizzazioni stato il modo in cui stata scritta
e concepita la normativa, creando vincoli insormontabili dice DAnna Molti immigrati irregolari non
sono riusciti a trovare una prova rilasciata dallorganismo pubblico della loro presenza in Italia prima del
31 dicembre 2011, nonostante il tardivo e incompleto pronunciamento dellavvocatura dello Stato su questo
aspetto. (www.redattoresociale.it)
q|
sotto, profughi a Villa al-
dini. foto di Chiara silenzi
p LAuRA PASoTTI
01234567891011213141516
p DoNATo uNgARo
P
overa Bologna dice una donna salendo a bordo;
e mentre dice cos osserva alcuni stranieri che par-
lano ad alta voce, nella loro lingua. Io nel frattem-
po sono gi ripartito dalla fermata di piazza malpighi e, giunto
alla svolta di via ugo Bassi, devo scartare una ciclista che gira
contromano sulla mia corsia di marcia, distratta dalla conver-
sazione al cellulare che con una mano tiene ben saldo allorec-
chio. Non si capisce neanche quello che dicono aggiunge la
donna che si fermata al mio fanco, guardando di traverso gli
stranieri. ho fatto pochi metri e devo fermarmi bruscamente,
per far passare un pedone che attraversa correndo fuori dal-
le strisce, senza neanche guardare se sta arrivando qualcuno.
Proprio non la riconosco pi la mia cara Bologna aggiunge la
donna guardando verso le Due Torri. Sono nel frattempo giun-
to alla fermata di via ugo Bassi, davanti a un noto bar; vorrei
accostare per bene al marciapiede, per favorire le persone che
hanno diffcolt a fare il gradino per salire sullautobus: an-
ziani, claudicanti, mamme che spingono una carrozzina. ma
alla mia fermata, davanti al noto bar, parcheggiato un mac-
chinone nero, con il proprietario che sar andato a prendere
il suo sacrosanto caff; e chi deve salire o scendere dal mezzo
pubblico, si arrangi. Vorrei rispondere alla signora che; s, ha
ragione: povera Bologna. ma non perch si sente parlare india-
no o pakistano o arabo sugli autobus; ma perch non c pi
rispetto per la comunit. Perch gli antichi greci chiamavano
idiotes coloro che mettevano il proprio interesse privato da-
vanti alle necessit comuni. Perch se i bambini imparano per
prime le parolacce, anche gli stranieri imparano subito a non
rispettare le regole sociali che neppure i bolognesi rispettano
pi. Perch se non ci tengono i bolognesi, alla loro citt, come
si pu pensare che lo facciano gli stranieri. ma non posso, per-
ch se dicessi quello che penso la signora avrebbe di che la-
mentarsi; e allora rispondo semplicemente povera Bologna,
ma non guardo di traverso gli oriundi, guardo negli occhi la
signora bolognese.
(donatoungaro@piazzagrande.it)
Povera Bologna
non parlate al conDucente
p ANgeLICA eRTA
O
peraio, giornalista, poeta si de-
fnisce giuliano Bugani, luo-
mo per cui scrivere diven-
tato una forma di gene che riproduce la
[sua] stessa esistenza. Parole anarchi-
che, come suggerisce il titolo della rac-
colta, anarkolessia, che si riversano sul-
la pagina scritta con
la forza sovversi-
va dellindigna-
zione. La sua voce
intercetta le con-
traddizioni del no-
stro tempo, niente
omissis. Per il let-
tore Roberto Rover-
si, che ne scrive la
prefazione, im-
pressionante la quantit di elementi pro-
blematici che Bugani raccoglie nelle sue
pagine, la quantit di masticazione fu-
riosa della realt. Nate fra il 2007 e il
2009 le prime sperimentazioni di Bugani
sono manifesti convulsi e impegnati; dal-
la met del 2009 inizia a inviare trami-
te mailing list le proprie composizioni,
non gli basta pi la scrittura emotiva,
deve movimentare, spargere il seme del-
la rivolta. Con il puntiglio ossessivo della
lucidit, dellonest intellettuale, Bugani
(ri)scrive editoriali, poesie per stravolge-
re lagenda dei media, con date e riferi-
menti puntuali alla cronaca, alla politi-
ca e alla geopolitica. La prima risposta a
Fabbrika, dedicata a Luca Disar, lope-
raio che simpicc dopo la perdita del la-
voro, arriva dalla Fiom. Nellera del pen-
siero unico, Bugani fa risorgere loperaio,
quando si impicca perch perde il lavoro
(non ha compreso la fessibilit in uscita),
la fabbrika in cui si fatica, gli accor-
di frmati sulla
sua vita. Fuori
tempo, nel pre-
sente del ca-
pitalismo glo-
bale dai denti
aguzzi, Bugani
si rivolge Agli
i l l us t ri ss i mi
padroni di Bo-
logna, a quelli
dei licenziamenti per il plusvalore, per i
margini crescenti. Non tace, non ci crede
nel patto per il Paese in cui sono sempre
gli stessi a piegare la testa e scrive, tra
le tante, una Lettera aperta alla Cgil na-
zionale mentre piange le ceneri di Cisl,
uil e ugil, su cui i sacerdoti di Konfn-
dustria butteranno incenso. Non appar-
tiene a nessuno Bugani, solo a se stesso,
alla sua identit di operaio che si por-
ta addosso e gli detta la scrittura densa,
materica, nomi cognomi fatti in cui sei
trascinato dentro. Avvolto nel fusso che
toglie il respiro, nelle metafore che svela-
no le facce brute del potere.
(redazione@piazzagrande.it)
p CARmINe RoCCIA
e
gregio governo, Lei sa tutto
dellItalia. Deve, perch Lei il
governo, e il governo deve sapere tutto.
A Lei arrivano le statistiche della morta-
lit e quelle dei delitti. Il governo sa tut-
to: quanta carne si consuma in un gior-
no e quanto vino si beve in un Paese,
quante femmine disgraziate esistono,
quanti mendichi non possono accede-
re alle opere pie, quanti vagabondi dor-
mono in strada la notte; Lei sa, egregio
governo, quanto si impegna al monte di
Piet e quanto renda il gioco dazzardo,
la differenza tra i nuovi nati e i morti,
landamento del commercio, del turi-
smo, dellinfazione, della disoccupazio-
ne. Tuttavia vorrei farle una domanda:
le persone che si nascondono dietro le
cifre e che hanno occhi, bocca e orecchi
ognuna con il suo io e una sua storia,
queste persone Lei le ha mai incontra-
te? Sa cosa mangiano (e pi spesso cosa
non mangiano)?.
questo un appello che nel 1905 ma-
tilde Serao lanciava allallora Presiden-
te del Consiglio, Agostino De Pretis,
pensando alla sua citt, Napoli. un ap-
pello che tuttora potrebbe lanciare un
qualunque cittadino di qualunque citt
di questo Paese, che da allora non pro-
gredito di molto, ha tuttora gli stessi pro-
blemi. S perch, le faccende di uno Sta-
to si evolvono sempre allo stesso modo:
i ricchi sono sempre tali e i poveri an-
che. Luguaglianza tra gli uomini pur-
troppo lungi dallessere raggiunta.
La scrittrice napoletana parlava della
sua citt, ma oggi quella solo la pun-
ta di un iceberg che va alla deriva. Tutte
le citt di questa nostra Italia (ce lha
confermato la ricerca dellIstat sui senza
dimora), ormai hanno problemi enormi,
perch le povert si sono allargate; im-
migrazione, crisi sociale ed economica
ne sembrano la causa, ma non solo.
Il Ventre di napoli, il capolavoro di ma-
tilde Serao scritto a quellepoca, ora
pi che attuale, un capolavoro che ri-
marca la corruzione di governi nella loro
incapacit nellaffrontare i problemi dei
cittadini. Le citt di questItalia hanno
ormai un ventre che borbotta, perch
non pi connesso con gli altri organi di
questo corpo, divenuto mostruoso qual
questa nazione. Bologna non sfugge a
questa realt, basta aggirarsi per le sue
vie, per udire il borbottio di un ventre
affamato di un cibo che si chiama ugua-
glianza.
(redazione@piazzagrande.it)
Il ventre dellItalia
Poeta, operaio e giornalista. giuliano Bu-
gani con le sue poesie intercetta le con-
traddizioni del nostro tempo. La sua ulti-
ma raccolta anarkolessia
Scrivere riproduce
lesistenza
012345678910111213141516
p mARgheRITA gomBI
C
ome tutti gli anni, il 25 novem-
bre, si celebrer la giornata Inter-
nazionale contro la violenza sulle
donne istituita dallonu nel 1999. Da Bo-
logna, ma con respiro nazionale, par-
tita una campagna promossa da uomini
e rivolta a chi la causa del problema,
gli uomini appunto. e tre di loro ci han-
no messo la faccia, gli attori Ivano ma-
rescotti e giampalolo morelli e il calcia-
tore Alessandro Diamanti. Noino.org,
fnanziato dalla Fondazione del monte
con la collaborazione dellAssociazione
orlando, non semplicemente un sito
Internet o una campagna divulgativa,
molto altro: un gruppo di uomini ha de-
ciso in prima persona di impegnarsi per
sensibilizzare altri uomini sul tema della
violenza. Sono gli uomini a dover es-
sere educati - precisa marco Cammelli,
presidente della Fondazione dal monte
- sono loro che hanno un problema se
usano violenza contro una donna, sono
loro per primi a dover dire no e a di-
vulgare il messaggio. I dati sulle vio-
lenze contro le donne sono gravissimi.
ma - continua Cammelli - se ne parla
troppo poco. Se solo i media avessero
speso un decimo dedicato agli allarmi
sicurezza, non avremmo avuto bisogno
di fare questa campagna. Il femminici-
dio la prima causa di morte in euro-
pa (dati Dipartimento Pari opportunit)
per le donne tra i 16 e i 50 anni e una
donna su tre subisce nel corso della vita
almeno una forma di violenza (psicologi-
ca, economica, sessuale, ecc...) da parte
di persone vicine: fdanzati, mariti, com-
pagni. impressionante il dato Istat che
sottolinea il fatto che in Italia ogni 7 mi-
nuti un uomo stupra o tenta di stuprare
una donna o che ogni 3 giorni nel no-
stro Paese un uomo arrivi a uccidere. A
oggi dallinizio dellanno state uccise 105
donne. Non sono casi di raptus estremi,
ma sono ben inseriti in contesti socia-
li, sono tutti delitti annunciati. uomini
allapparenza normali, ma che allinter-
no delle mura domestiche perpetrano
soprusi e abusi nei confronti delle donne
che, a parole, dicono di amare e rispet-
tare. Le violenze spesso sono sommerse,
non vengono denunciate per paura di
ripercussioni soprattutto nel caso in cui
noi no, uomini contro
la violenza alle Donne
allinterno della re-
lazione ci siano f-
gli. La violenza di
genere trasversa-
le non pu essere
riconducibile a cer-
ti target sociocultu-
rali o anagrafci.
Per fermare il fem-
minicidio ne-
cessario dare pi
forza alla rete di
donne che si occupa
di prevenzione e informazione riguardo
alla violenza di genere; in Italia purtrop-
po siamo lontani dagli standard euro-
pei. un lavoro importante viene svolto
dai centri antiviolenza sparsi in Italia
nellaccoglienza e sostegno alle utenti
nel percorso di uscita dalla violenza of-
frendo consulenze, supporto psicologico
e un alloggio qualora la donna tema per
la propria incolumit e quella dei fgli.
Sul portale e attraverso la pagina Face-
book di Noino tutti possono inviare la
loro adesione sia come semplici cittadi-
ni che come associazioni (tra queste la
uisp che ha diffuso materiale informa-
tivo nelle palestre). In pochi giorni sono
arrivate duecento adesioni, tra le quali
quelle di Vinicio Capossela, Stefano Ben-
ni, Stefano Bonaga. ma chiunque pu
decidere di metterci la faccia e di ade-
rire inviando la propria foto per farsi te-
stimone. La campagna costata 120 mila
euro alla Fondazione, terminer l8 mar-
zo prossimo. Lauspicio dei promotori
che non si interrompa, ma che possa
propagarsi grazie alla mobilitazione che
corre via web e allimpegno di tante per-
sone. (www.noino.org)
SeNzATeTTO A TeATRO
Sono 105 le donne uccise in Italia dallinizio dellanno. Parte una
campagna per dire basta e gli uomini ci mettono la faccia
q|
sotto, anche la uisp ha aderito
alla campagna. sotto il logo di noi
no nella palestra sempre avanti
012345678910111213141516
A
h, che meraviglia, arrivata
lora solare. ha coinciso con il
primo vero giorno dautunno,
qui a Bologna. Tra poco inizier il gelido
inverno. Vediamo un po. Dove eravamo,
con il Bologna, negli ultimi anni, al mo-
mento in cui scoccata lora solare?
Vado a memoria, senza guardare i calen-
dari. Lanno scorso? Avevamo appena
esonerato Bisoli per prendere Pioli. Ave-
vamo vinto un paio di volte in trasferta e
perso praticamente sempre in casa. An-
diamo in serie B, si diceva nei bar.
Lanno prima? Altalenanti con malesani,
discreti, s, ma con il terremoto societa-
rio e la penalizzazione a incombere su
tutti noi. Ci penalizzano e andiamo in B,
si diceva nei bar. Lanno ancor prima?
un poco apprezzato Papadopulo sullor-
lo dellesonero, Di Vaio acciaccato. Indo-
vinate cosa si diceva nei bar? quel che si
diceva lanno ancora prima, con la ter-
rifcante striscia di sconftte di Arrigoni,
prossimo a essere rimpiazzato da mihaji-
lovic. S, non che proprio splenda mai
il sole sul DallAra, a fne ottobre, dal ri-
torno in serie A ai giorni nostri.
Vincere quattro a zero sul Catania, certo,
stato bello. Illusorio, ma bello.
ter? quante volte abbiamo perso tre a
uno in casa contro lInter? molte volte,
ultimamente. e cosa pensiamo quando
al terzo minuto del primo tempo comin-
cia a cadere una dura, fredda, implaca-
bile pioggia accompagnata da un vento
non esattamente caldo?
Pensiamo: be, il clima grigio, triste,
da lupi, ma potrebbe andare peggio. Po-
tremmo prendere un gol stupido. Tipo su
calcio piazzato, con Ranocchia lasciato li-
bero. e poi potremmo prendere un altro
gol stupido, con Pazienza che accompa-
gna unazione, in pratica, e milito che ci
Perdere a Firenze, no, non stato bello
neanche un po. Anche perch si poteva
perdere per quattro o cinque a zero, an-
zich di misura.
Perdere a Cagliari stato bello ancora
meno. Anche perch, accidenti, proprio
a noi, come dire, locchio di lince. Larbi-
tro di linea che valuta il colpo di testa di
gilardino che a tutti era sembrato dentro
la porta e si accorge che, no, la valvola
del pallone, uno spicchio appena, tocca
la linea a quindi non gol. e si perde
pure a Cagliari.
e con lInter, cosa pu succedere con lIn-
p gIANLuCA moRoZZI
Il primo vero giorno dautunno, un freddo gelido sul campo e
quelli che dicono andiamo in serie B. Succede tutti gli anni
cronaca Delle partite preceDenti
La maledizione dellora solare
gi autunno al Dallara
Il trillo di un fschietto, lincanto di una poesia. Si presentano cos, ro-
mantici e meravigliosamente ingenui, i giovani adulti che hanno pensato,
discusso e iniziato a diffondere le idee del progetto Viva il calcio, inna-
morati di uno sport di cui vogliono, parole loro, recuperare la bellezza, la
maga e luniversalit. Sono gi in parecchi, e scelgo a rappresentarli tut-
ti Fausto Viviani, di cui conosco da una vita la forza creativa e la tenacia
nellinseguire sogni e trasformarli in realt. Anche perch un nome che ha
importanza nella storia di questo giornale, che a sua volta quando stato
immaginato sembrava a tanti una splendida utopia. Rifetto su Viva il calcio perch nasce su bisogni universali:
reagire al fango degli scandali che lo avvolgono periodicamente, alla strumentalizzazione economica e politica, al
teatrino di polemiche quasi sempre artefatte che gli costruiscono sopra. E soprattutto dimostrare, con parole gesti e
anima, che il gioco del calcio pi grande del calcio. Che pu esprimere passione pura, storia sociale, cultura.
Al Baraccano si gi iniziato a parlare di legami tra il pallone e il potere, discutendo delle bellissime opere Dallo
scudetto ad Auschwitz di Matteo Marani e La squadra spezzata di Luigi Bolognini. Arriveranno altre occasioni, di
rifessione e anche di divertimento. Ma il mio viaggio mentale, oggi, allargare il fronte della coscienza pallonara,
immaginare se da progetti etici come questo possa forire qualcosa di importante, e di stretta pertinenza delle tifo-
serie, anche intorno al Bologna FC 1909. Unipotesi di supporters trust colorata di rossobl.
Uno come Carlo Balestri, anima di Progetto Ultr, parla da esperto e non ha dubbi. Supporters trust non signifca
soltanto entrare in una societ a livello amministrativo. C una dimensione culturale che ha la sua rilevanza, e sotto
questo aspetto Viva il calcio ha lo spirito giusto. Se qualcuno pensa sia roba per inglesi, sbaglia. In Italia c fer-
mento. Ancora Balestri: Sono fondazioni, pi che forme di azionariato popolare. Ad Ancona i tifosi sono gi nel cda
della societ. Sono gi attive a Rimini, Cesena, Cava dei Tirreni, Venezia, in parte a Modena. Stare allinterno della
societ non vincolante, lo sar magari nel lungo periodo. La chiave diventare soggetti credibili che esprimano i
valori del calcio, creino un collante tra comunit cittadina e club, non facciano deragliare la societ dai suoi valori.
la risposta alla crisi del movimento. Loccasione per rimettere la passione dei tifosi al centro di un sistema che sta
vendendo lanima a sponsor e tv, dimenticando chi da sempre ci mette il cuore.
(redazione@piazzagrande.it)
TERZO TEMPO
p mARCo TARoZZI
IL CALCIO eTICO NON UNUTOPIA
segna lennesimo gol.
Accorcia Cherubin, e a quel punto ci sa-
rebbe un sacco di tempo per pareggiare,
a patto di non prendere il terzo gol.
Tac tac, i nostri difensori fermi come par-
chimetri, tre a uno. giusto il divertimento
di vedere lesordio stagionale di Paponi,
e di sperare di fare il miracolo mercoled
in casa della Juve.
Domattina nei bar si parler di serie B
inevitabile. successo tutti gli anni. e
siamo sempre qua.
In alto i cuori.
(redazione@piazzagrande.it)
012345678910111213141516
si ha voglia di imparare o, in casi speci-
fci, vi si oppongono dei limiti fsici. In
questo caso quello che si sta cercando di
fare e creare dei momenti di aggregazio-
ne reali tra gli over 55 in particolare ma
anche a chiunque sia interessato a colla-
borare su queste tematiche.
Lobiettivo fnale quello di sensibilizza-
re la comunit, creare pi ponti possibili
e magari anche discussioni perch im-
portante anche solo parlarne.
quali sono le diffcolt per questa fa-
scia det della comunit lgbti?
Certamente le persone pi anziane fan-
no un fatica a dichiarare la propria omo-
sessualit o autodefnirsi diversamente
in una condizione che non rientra ne-
cessariamente nellLgbti; pu infatti non
esserci unautoconsapevolezza piena
perch magari hanno avuto un percorso
di matrimonio alle spalle e poi in tarda
et hanno avuto il coraggio di dire che la
loro identit diversa dopo aver tenu-
to nascosta questa parte di se stessi per
tanto tempo. Ci sono dunque maggiori
diffcolt nellaccettare la propria omo-
E
ntra nel vivo il progetto del Circo-
lo Arcigay il Cassero di Bologna
Lgbti over55, gruppo dedicato
alle persone lesbiche, gay, bisessuali,
transgender, intersessuali con pi di 55
anni che intende, attraverso varie attivit
e progetti, colmare il buco di servizi de-
dicato a questo spicchio della comunit.
Jonathan mastellari, responsabile allin-
terno del Cassero del progetto Libera-
mente ci ha parlato delliniziativa.
Come nasce il gruppo lgbti over 55 e
quali sono i suoi obiettivi?
Il gruppo nato scorso maggio e attual-
mente impegnato nella ricerca specif-
ca dei bisogni che questa fascia partico-
lare della comunit Lgbti pu avere; si
tratta di bisogni che molto spesso non
corrispondono a quelli della fascia pi
giovane della comunit. Ad esempio un
nodo fondamentale rappresentato dal-
la comunicazione e dai suoi mezzi: ri-
spetto infatti alle fasce pi giovani, tra
gli over 55 pu esserci una certa diffcol-
t nellutilizzo della rete Internet perch
non si abituati o semplicemente non
p FRANCeSCo meLe
I diritti non hanno et
Al Circolo Arcigay il Cassero parte un progetto per garantire
servizi alla comunit Lgbti over 55. Ne parla Jonathan mastellari
Dopo la recente attenzione ricevuta sulla
stampa dalla plastica made in emilia-Ro-
magna completamente biodegradabile in
acqua, uno studio pubblicato sul nume-
ro di Science di settembre, e condotto da
scienziati americani riporta una nuova
invenzione nel campo dei materiali eco-
logici che si spinge oltre limmaginabile.
gli scienziati infatti riportano la crea-
zione di dispositivi elettronici fessibi-
li, biocompatibili e che si dissolvono in
acqua dopo un dato periodo di tempo.
questi dispositivi, che rientrano nella
nuova branca dellelettronica transito-
ria, potrebbero trovare ampia applica-
zione nel campo biomedico, ad esempio
come sensori interni che non necessiti-
no di successiva asportazione chirurgica.
Il materiale su cui si regge tutta linven-
zione la seta, ottenuta dai bachi e la-
vorata per ottenere un materiale solubile
in acqua, che viene usata come supporto
per tutti i componenti propriamente elet-
tronici. Per le connessioni viene usato il
magnesio, metallo piuttosto reattivo che
viene corroso nel tempo con facilit, e
come semiconduttori vengono usate na-
nomembrane di silicio: tutte le parti si dis-
solvono completamente in acqua e allin-
terno del corpo dopo qualche settimana.
Sono gi partiti i primi progetti per por-
tare questa tecnologia sul mercato, e an-
che se il prodotto iniziale (nonch il pi
utile) sar in campo medico, le possibili
applicazioni di tali strumenti sono innu-
merevoli: si pensi ad esempio alla possi-
bilit di poter avere dei gadget elettronici
usa e getta che non vadano a ingrossa-
re le fla dei Raee (rifuti apparecchiature
elettriche e elettroniche), o a delle appa-
recchiature elettroniche che concluso il
proprio uso possano dissolversi. Sembra
magia, invece tecologia. (www.sottobo-
sco.info)
sempreverdI
se la tecnologia
BioDegraDaBile
p FRANCeSCo TASSINARI
sessualit, diffcolt che possono essere
date anche dai tanti clich proposti dai
media. Sicuramente oggi le generazioni
pi giovani, nonostante in Italia ci siano
ancora dei grossi problemi, sono sicura-
mente pi avvantaggiate rispetto alle ge-
nerazioni di 40-50 anni fa.
quali sono le azioni che si stanno por-
tando avanti?
A livello operativo stiamo progettando
dei momenti di formazione e informa-
zione su questi temi. Ad esempio, sono
in progetto entro la fne del 2012 - del-
le formazioni in collaborazione con Au-
ser, fatte direttamente dalle persone
che appartengono a questo gruppo, con
lobiettivo di attivarle a loro volta come
formatori, mettendo in luce i problemi
che vivono sulla propria pelle, formando
e sensibilizzando volontari e operatori
dellassociazione. un altro strumento
quello di un forum su Internet, attual-
mente in fase di attivazione, in grado di
mettere in contatto non solo coloro che
abitano a Bologna ma anche in regione
e se possibile anche a livello naziona-
le. Da sottolineare che in Italia non esi-
ste un servizio di questo tipo, mentre in
tutta europa si lavora su questi temi.
Inoltre stiamo lavorando alla creazione
di una guida Storica Lgbti, grazie al pre-
zioso contributo che alcune persone che
fanno parte del gruppo stanno dando
per tenere viva la parte storica della so-
ciet Lgbti. La guida stata in parte rea-
lizzata per il Pride dello scorso giugno e
verr ultimata e pubblicata nei prossimi
mesi sul sito di Bologna Welcome, lente
turistico di Bologna, e sar disponibile
anche qui al Cassero. Infne, un progetto
parallelo riguarda i migranti Lgbti per se-
guirli nella richiesta di asilo e in altre ne-
cessit; si tratta di un altro servizio che
mancava alla citt di Bologna e in gene-
rale sul territorio nazionale.
Per informazioni: over55lgbtbo@gmail.
com (www.auserbologna.it - www.ban-
dieragialla.it)
012345678910111213141516
Ariete
A FINe meSe, quALChe
TeNSIoNe AFFeTTIVA
PeR LA PRImA DeCADe.
Toro
SITuAZIoNe SemPRe
CRITICA PeR I NATI IN
APRILe.
Gemelli
Cancro
SATuRNo ReNDe Co-
STRuTTIVI I NATI IN
gIugNo, NoNoSTAN-
Te TeNSIoNI e mALu-
moRI.
Leone
VeNeRe ADDoLCI-
SCe I PRoBLemI SuL
LAVoRo e mITIgA Lo
STReSS FISICo.
Vergine
uN meSe ImPegNATI-
Vo, Che, PeR, FINIR
PeR PoRTARe BuoNI
FRuTTI.
Bilancia
SeReNIT IN AmoRe
e IN moLTI SeTToRI
DeLLA VITA PeR I NATI
DAL 3 AL 9 oTToBRe.
Scorpione
ATTeNZIoNe: LA SALu-
Te VA IN TuTTI I moDI
RIguARDATA!
Sagittario
mARTe AggReDISCe
LuLTImA DeCADe,
meRCuRIo STImo-
LA IN PoSITIVo LA
PRImA.
Capricorno
uN FINe meSe Com-
PLICATo ASPeTTA I
NATI IN DICemBRe.
Acquario
IL quADRATo DI SA-
TuRNo AFFLIgge I
NATI IN geNNAIo. SA-
LuTe DeLICATA.
Pesci
STATI DANImo muTe-
VoLI CARATTeRIZZA-
No uN INIZIo meSe
CAoTICo!
dalle stalle
alle stelle
p CLAuDIo CANNISTR,
DISegNI DI PAoLA SAPoRI
Lasciateci sognare
P
roprio al centro della citt di
Portland, negli Stati uniti, vicino
a un cancello che funge da linea
di confne col quartiere di Chinatown,
c uno spiazzo allaperto occupato da
pi di un anno da circa una centinaia di
tende e sacchi a pelo. questo accampa-
mento improvvisato serve di alloggio per
i senzatetto della citt e per tutti quelli
che abbiano bisogno di un posto dove
poter dormire. Lorganizzazione che ha
reso possibile questa iniziativa The
Right 2 Dream Too (che tradotto An-
che il diritto di sognare).
Tutto iniziato nellottobre del 2011. Lim-
prenditore michael Wright, proprietario
del terreno dove oggi c laccampamen-
to, desiderava costruire un negozio nella
zona dopo la chiusura e demolizione per
affari di droga del vecchio locale che oc-
cupava lo spiazzo.
Purtroppo (o per fortuna per i senzatet-
to) il Comune di Portland ha negato ogni
permesso a michael e il businessman
ha avuto la brillante idea di usare il suo
p ALAIN VeRDIAL RoDRIgueZ
terreno per fni sociali, affttan-
dolo al prezzo di un dollaro
allanno alla citata associazio-
ne, che decise di creare allin-
terno dello spiazzo una specie
di tendopoli per gli homeless,
pi che necessaria vista la
mancanza di assistenza sociale
e linesistenza di alloggi a prez-
zi abbordabili a Portland. ma ogni rosa
ha le sue spine, non sono mancate, in-
fatti, le proteste e gli ostacoli sia da parte
delluffcio dello sviluppo urbano, sia da
parte dei vicini del quartiere cinese. Da
qui la decisione di The Right 2 Dream
Too di circondare larea con delle porte
che sono diventate segno di accoglienza
pi che di separazione. oggi, pi di un
anno dopo linaugurazione uffciale, la
prima cosa che ti colpisce quando arrivi
allaccampamento la lunga sequenza
di porte colorate e riempite di messaggi
di fratellanza e rispetto. Appena apri una
di queste porte sarai accolto dai membri
di The Right 2 Dream Too che ti co-
municheranno le due regole da rispet-
tare allinterno: la registrazione entro le
18 e labbandono della tenda la mattina
seguente. C anche un apposito arma-
dio dove vengono depositati i vestiti e le
coperte donate, una cucina con fornello
a gas, uno spazio per fumatori, una sala
computer per cercare lavoro, e perfno
una televisione dove poter rilassarsi. In
poche parole, un vero e proprio centro
di accoglienza allaria aperta dove i sen-
za fssa dimora di Portland possano an-
che avere il loro diritto a sognare e a
sperare un futuro migliore, almeno per
una notte.
(redazione@piazzagrande.it)
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Da pi di un anno, lassociazione The Right
2 Dream Too aiuta i senzatetto di Portland
accogliendoli in un accampamento in centro
Accoglienza allaria aperta per gli homeless di Portland
TuTTo BeNe, IN
CeRTI CASI BeNISSI-
mo; SoLo uN Po
DI STReSS A INIZIo
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sotto, laccampamento di the
right 2 dream too a Portland
minacciare
umiliare
picchiare
Questa
violenza
Alessandro Diamanti / calciatore
Con il patrocinio di
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