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LA RETE ECOLOGICA

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LE RETI ECOLOGICHE E PAESISTICHE:
UNA GRANDE INFRASTRUTTURA AMBIENTALE

dal documento preliminare: “Schema di sviluppo del territorio regionale”

 La rete ecologica non può in alcun modo ridursi ad una rete di parchi o di aree
protette di altro tipo (SIC, ZPS, ecc.)

 Soprattutto in Italia la Rete ecologica e paesaggistica non può limitarsi a


svolgere una funzione meramente biologica ma deve considerare le diversità
paesaggistiche, il patrimonio culturale, le reti storiche di relazione, quindi
passare dalle reti ecologiche in senso stretto alle reti bio-culturali che sono
reti di reti

 Si tratta di costruire una vera e propria INFRASTRUTTURA AMBIENTALE che


tenda ad assicurare su tutto il territorio le condizioni di uno sviluppo ambientale
sostenibile e che va, in termini di importanza, considerata al pari della Rete delle
INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE E DEI TRASPORTI

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LE RETI ECOLOGICHE E PAESISTICHE

 Il tema delle reti ecologiche e paesistiche è trattato in modo appropriato nei documenti
preliminari al PTR e con un approccio moderno che tende a:
– Superare la concezione “insulare” della conservazione dei sistemi naturali a
favore di un approccio sistemico e a rete;
– Dilatare la strategia della rete ecologica fino a comprendere anche gli aspetti
paesistici, culturali ecc.
 Si è determinato quindi sul piano concettuale un sostanziale passo in avanti, sia
qualitativo che quantitativo, rispetto alle elaborazioni progettuali che hanno
caratterizzato i precedenti strumenti di programmazione e di pianificazione territoriale
regionale.
 Infatti, nei documenti preliminari del PTR le reti ecologiche e paesistiche sono
annoverate tra le vere e proprie azioni strategiche che il futuro PTR dovrà sviluppare.
 Va inoltre sottolineato che pur considerate nella loro intima connessione non sempre le
reti ecologiche coincidono materialmente con quelle paesistiche ed anzi le stesse reti
ecologiche si devono intendere come fasci di reti.
 Reti che sono tra di loro differenziate in relazione alle variegate esigenze di
conservazione di specie ed habitat naturali.

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RETE ECOLOGICA, URBANIZZATO
E INFRASTRUTTURE VIARIE 1/2

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RETE ECOLOGICA, URBANIZZATO
E INFRASTRUTTURE VIARIE 1/2

 L'immagine precedente indica l'interferenza tra la rete ecologica naturale (costituita


principalmente dalle aree boscate, dai corsi d'acqua e dalle zone umide) con il
territorio più intensamente urbanizzato e con le infrastrutture tecnologiche e viarie
lineari esistenti o programmate.
 Come si può notare soprattutto nella pianura, lungo la costa ed anche nella prima
collina, i corsi d'acqua sono interrotti ripetutamente, dall'incrocio con le aree
urbanizzate e le reti viarie finendo in molti casi per perdere quasi totalmente la loro
funzione di "vettori" di naturalità. Se a tutto questo si unisce la crescente siccità e
l'inquinamento chimico che caratterizza molti dei nostri fiumi, ne deriva che i sistemi
naturali a più alto rischio di alterazione ambientale sono rappresentati proprio dalle
acque dolci, dalle acque di transizione e salmastre, all'interno delle quali si sta
registrando la maggiore perdita di biodiversità animale costituita soprattutto dagli
anfibi e dai pesci.
 La rete viaria va considerata non solo in rapporto all'esistente ma anche a quella
nuova, progettata o solo programmata, che andrebbe a costituire delle ulteriori
interruzioni ecologiche rispetto ad aree tra le più delicate sotto il profilo delle risorse
naturali, paesistiche e biologiche presenti (il Delta del Po, i corsi d'acqua dell'Emilia
Occidentale, la prima collina Emiliana, l'entroterra Riminese).

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TENERE APERTI I “VARCHI” 1/2

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TENERE APERTI I “VARCHI” 1/2

 L'obiettivo forse più urgente, per permettere la migrazione e la sopravvivenza delle


specie naturali più a rischio di rarefazione ed anche di estinzione, è quello di
mantenere la funzionalità biologica dei corsi d'acqua nei tratti del loro percorso che
interessa innanzitutto la bassa collina, la pianura e la loro confluenza nel mare
Adriatico o nel fiume Po.
 Lo sforzo da intraprendere deve essere quello di non creare nuove barriere troppo
impattanti e semmai di cercare di recuperare le situazioni più pregiudicate, ma
ancora non in modo irreversibile, puntando a ridare ai corsi d'acqua la loro
funzionalità.
 Anche nella stessa fascia della costa Sud della regione, quella che si può oramai
connotare come la città lineare, i corsi d'acqua presenti, spesso fortemente
artificializzati nel loro tratto terminale, debbono essere messi in grado di
recuperare un minimo di efficienza biologica evitando la costruzione di ulteriori
strutture impattanti come la realizzazione di nuovi porti turistici ecc.
 Per la costa Nord della regione, da Cervia a Goro, oltre ad evitare
l'artificializzazione dei tratti finali dei corsi d'acqua, serve soprattutto scongiurare
l'occupazione, attraverso la realizzazione di nuove strutture turistiche, dei residui
tratti di costa ancora in uno stato di soddisfacente seminaturalità.

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I territori dove è più forte il rischio di perdere la funzionalità ecologica dei
sistemi naturali

La collina più urbanizzata


Il medio Po ed i suoi affluenti
Il Delta e le zone umide
La costa sud ed il suo entroterra

Il territorio a più alto grado di naturalità dove il rischio è quello della


riduzione della diversità biologica e paesaggistica

La dorsale Appenninica

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LE AREE DELLA REGIONE PIÙ CRITICHE PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ E LA
FUNZIONALITÀ DEI CORRIDOI ECOLOGICI E PAESAGGISTICI

Sono stati evidenziati i cinque grandi sistemi naturali e geografici dell'Emilia-Romagna nei quali sono presenti le
maggiori criticità sotto il profilo ecologico e dove, ad eccezione della dorsale appenninica, esistono o sono in
programma opere infrastrutturali e/o tendenze di sviluppo economico e territoriale che possono pregiudicare in modo
irreversibile il funzionamento o il ripristino delle reti ecologiche e paesistiche naturali esistenti.
Le cause principali di tali rischi, che possono generare un vero e proprio collasso ecologico dei sistemi naturali
ricompresi nelle aree evidenziate (con l'unica eccezione della dorsale appenninica per la quale, come vedremo dopo,
si pongono problematiche per certi versi di tipo opposto rispetto a quelle che caratterizzano la situazione delle
restanti quattro aree), sono sostanzialmente attribuibili:
Ai fenomeni ambientali di scala globale, quali quelli connessi ai cambiamenti climatici (con il conseguente aumento
della siccità, dell'innalzamento del livello marino ecc.), o di scala locale-regionale, quali sono quelli della subsidenza,
dell'erosione costiera, del peggioramento della qualità delle acque, della progressiva risalita del cuneo salino ecc.;
Alla crescente dispersione insediativi con il conseguente aumento dei suoli impermeabilizzati, delle esigenze idriche,
energetiche, di mobilità ecc.;
Al continuo sviluppo delle reti infrastruttrali, soprattutto viarie e ferroviarie.

Questi fenomeni, anche attraverso l'effetto di accumulo dato dalla loro combinazione, producono :
L'isolamento sempre più marcato di habitat e specie provocandone la scomparsa;
La ulteriore rottura delle connessioni ecologiche e degli ecomosaici agricoli e paesistici esistenti.

I sistemi ambientali più colpiti sono quelli delle zone umide di acqua dolce e di transizione, delle acque fluviali, delle
prime quinte collinari (in particolare di quelle tra Bologna e Parma), della pianura in generale e della costa.

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LA COLLINA PIU’ URBANIZZATA (1976) 1/4

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LA COLLINA PIU’ URBANIZZATA (1994) 2/4

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