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Riordino istituzionale,

semplificazione, governance

Cabina di Regia
per il coordinamento delle politiche
di programmazione e per il PTR
SOMMARIO (CRONOLOGICO)
Struttura della presentazione

 Regione Emila-Romagna – Programmazione unitaria interventi


strutturali 2007-2013 di Michele Migliori 4
 Linee di indirizzo del Riordino Istituzionale: Identità territoriali
forti attraverso le Unioni di Comuni di Rita Filippini 7
 Cenni di indirizzo per l'autoriforma dell'amministrazione,
la razionalizzazione delle funzioni e l’efficienza del sistema
di Francesca Paron 32
 La Programmazione Negoziata Regionale
di Giovanni Bergamini e Enrico Cocchi 46
 Semplificazione Amministrativa Sportelli unici e Imprese
di Monica Lombini 73
 PITER 2007-2009:
le nuove linee guida del Piano Telematico dell’Emilia - Romagna
di Sandra Lotti 84
 La Community Network dell'Emilia-Romagna:
un esempio concreto di organizzazione a rete tra gli enti della Regione,
per governare una crescita coesa di Rossella Bonora 100
 Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 di Maria Luisa Bargossi 119
 Documento Unico di Programmazione di Enrico Cocchi 139

2
SOMMARIO TEMATICO

GOVERNANCE E RIORDINO ISTITUZIONALE


 Indirizzi per l'autoriforma dell'amministrazione di Francesca Paron
 Linee di indirizzo del Riordino Istituzionale di Rita Filippini
 Documento Unico di Programmazione di Enrico Cocchi
 Programmi comunitari risorse di Michele Migliori
 La programmazione negoziata regionale di Giovanni Bergamini e Enrico Cocchi
 Programma di sviluppo rurale 2007-2013 di Maria Luisa Bargossi

SEMPLIFICAZIONE
 Semplificazione amministrativa, Sportelli unici e imprese di Monica Lombini
 Piter 2007-2009 di Sandra Lotti
 La Community Network dell'Emilia-Romagna di Rossella Bonora

3
Regione Emilia-Romagna
Programmazione unitaria
interventi strutturali 2007-2013

Gabinetto di Presidenza
della Giunta Regionale

Michele Migliori

20 settembre 2007

4
REGIONE EMILIA-ROMAGNA –
PROGRAMMAZIONE UNITARIA
INTERVENTI STRUTTURALI 2007-2013 (1)

fse
33% feasr
47%

fesr fep
20% 0%

cofinanziamento
totale complessivo feasr fep fesr fse
nazionale*
competitività 346.919.699 128.107.883 218.811.816
occupazione 806.490.114 295.929.210 510.560.904
cooperazione** 66.600.000 50.000.000 16.600.000
sviluppo rurale 934.661.360 411.251.000 523.410.360
pesca*** -
fas 200.881.284 200.881.284
totale 2.355.552.457 411.251.000 - 178.107.883 295.929.210 1.470.264.364
* nel cofinanziamento nazionale è incluso anche il cofinanziamento regionale
** la cifra indicata è puramente indicativa e si riferisce ai soli programmi transfrontalieri Italia/Slovenia e IPA/Adriatico
*** non ci sono ancora dati relativi alle ripartizioni regionali

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Michele Migliori 5


REGIONE EMILIA-ROMAGNA –
PROGRAMMAZIONE UNITARIA
INTERVENTI STRUTTURALI 2007-2013 (2)

regione
4%
totale UE
38%

stato
58%

totale
totale complessivo totale UE cofinanziamento stato regione
nazionale
competitività 346.919.699 128.107.883 218.811.816 218.811.816 -
occupazione 806.490.114 295.929.210 510.560.904 508.008.099 2.552.805
cooperazione* 66.600.000 50.000.000 16.600.000 16.600.000 -
sviluppo rurale 934.661.360 411.251.000 523.410.360 433.907.765 89.502.595
pesca** -
fas 200.881.284 200.881.284 200.881.284
totale 2.355.552.457 885.288.093 1.470.264.364 1.378.208.964 92.055.400
* la cifra indicata è puramente indicativa e si riferisce ai soli programmi transfrontalieri Italia/Slovenia e IPA/Adriatico
** le ripartizioni regionali del Fondo Europeo della Pesca non sono ancora definite

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Michele Migliori 6


Linee di indirizzo del riordino
istituzionale:
Identità territoriali forti attraverso le
Unioni di Comuni

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale

Rita Filippini

19 ottobre 2007

7
LINEE DI INDIRIZZO
DEL RIORDINO ISTITUZIONALE

1. Linee di indirizzo del riordino 1. Le funzioni obbligatorie


istituzionale 2. I modelli organizzativi
2. Indice 3. Conseguenti modifiche da valutare
3. Il contesto regionale 4. Ambito unico plurifunzionale in
4. interventi di regolazione montagna: Comunità montane
5. Interventi di incentivazione 5. Effetti del ddl finanziaria sugli ambiti
6. I risultati conseguiti delle Comunità montane
7. Mappa delle esperienze associative 6. Ambiti CM ex finanziaria 2008
8. I problemi irrisolti. Un quadro in 7. Ambito unico polifunzionale in
evoluzione pianura: le Unioni
9. Il contesto nazionale in divenire 8. Revisione organizzativa e
10. Metodi di fondo delle riforme ordinamentale: gli organi delle unioni
regionali e delle comunità montane
11. Obiettivi specifici del riordino 9. L’impatto sul quadro esistente
istituzionale 10. Principali problemi sullo sfondo
12. Principali linee di indirizzo per il 11. Alcune nuove proposte in materia di
riordino istituzionale incentivi
13. Raggiungere gli obiettivi regolando 12. Sintesi degli impegni
l’esercizio delle funzioni

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 8


IL CONTESTO REGIONALE

COSA HA FATTO LA REGIONE?

 ha attuato il decentramento amministrativo


 ha sviluppato incisive politiche di riordino territoriale
 ha favorito l’individuazione di ambiti associativi intercomunali
volontari per l’esercizio di una pluralità di funzioni e servizi
comunali
 ha utilizzato due strumenti: la regolazione attraverso leggi, e
l’incentivazione attraverso erogazione di contributi finanziari:
 con le norme ha disciplinato l’individuazione degli ambiti, i principi
sugli incentivi e le Comunità montane;
 con gli incentivi ha indirizzato l’associazionismo intercomunale
verso forme associative stabili e polifunzionali

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 9


INTERVENTI DI REGOLAZIONE

Principali leggi a sostegno dell’associazionismo comunale e di disciplina


delle forme associative e delle Comunità montane:

 L.R. 24/1996 “Norme in materia di riordino territoriale e di


sostegno alle Unioni e alle Fusioni di Comuni”
 L.R. 3/1999 “Riforma del sistema regionale e locale”
 L.R. 11/2001 “Disciplina delle forme associative e altre
disposizioni in materia di enti locali”
 L.R. 6/2004 “Riforma del sistema amministrativo regionale e
locale. Unione europea e relazioni internazionali. Innovazione e
semplificazione. Rapporti con l’Università”
 Norme del nuovo statuto in tema di enti locali e loro forme
associative, fulcro del sistema amministrativo

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 10


INTERVENTI DI INCENTIVAZIONE

(PRT) IL PROGRAMMA DI RIORDINO TERRITORIALE


è lo strumento principale

ENTITÀ DELLE RISORSE INVESTITE


 circa 24.000.000 euro per contributi in conto corrente dal 2001 al
2007
 2.000.000 euro di contributi in conto capitale per il miglioramento
delle gestioni associate nel 2006-2007
 circa 70.000 euro di contributi per studi di fattibilità erogati
annualmente
 contributi nell’ambito delle politiche di settore (ad es. P.M., Servizi
sociali,Uffici di Piano )
 Circa 2.700.000 euro di contributi statali ad unioni e CM, che dal
2006 sono gestiti direttamente dalla regione (Intese della
conferenza unificata sui fondi associazionismo)

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 11


I RISULTATI CONSEGUITI

UNA RETE DI FORME ASSOCIATIVE FORTE E CONSOLIDATA:


su un totale di 341 comuni 304 sono associati

QUANTE FORME ASSOCIATIVE :


52 soggetti di cui 11 unioni, 18 comunità montane, 23 associazioni
intercomunali

COSA FANNO:
gestiscono complessivamente circa 800 funzioni o servizi comunali in
forma associata, con un forte grado di integrazione, che arriva in più
casi al trasferimento del personale comunale

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 12


MAPPA DELLE ESPERIENZE ASSOCIATIVE

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 13


I PROBLEMI IRRISOLTI:
UN QUADRO IN EVOLUZIONE

CRITICITÀ:
 Alcuni piccoli comuni non aderiscono a forme associative
 Gli Ambiti associativi non sono sempre adeguati dal punto di
vista dimensionale, e non sempre coincidono con ambiti diversi
presi in considerazione da discipline specifiche di settore (es.
distretti socio-sanitari)
 Il modello dell’associazione intercomunale, priva di autonoma
personalità giuridica, è debole

AZIONI INTRAPRESE PER SUPERARE LE CRITICITA’


 Crescente integrazione delle politiche regionali trasversali e
settoriali (è in atto la revisione dei distretti socio-sanitari)- Tavolo
associazionismo
 Trasformazione di diverse associazioni intercomunali in unioni
 I piccoli comuni non ancora associati stanno avviando processi
associativi

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 14


IL CONTESTO NAZIONALE IN DIVENIRE

PRINCIPALI DISEGNI DI LEGGE IN CORSO A LIVELLO NAZIONALE


 DDL cd. Codice delle autonomie AS 1464. All’esame del Senato
 D.d.l. Federalismo fiscale AC 3100 (all’esame della Camera)
 D.d.l. Riforma dei servizi pubblici locali AS 772. All’esame
dell’assemblea del Senato in prima lettura
 D.d.l. costi della politica (approvato dal Cdm 13 luglio e non
inviato alle Camere; in parte trasfuso nel ddl finanziaria 2008)
 D.d.l. finanziaria 2008 AS1817 all’esame del Senato – artt. 13-
16

IMPATTO A LIVELLO LOCALE


 I comuni, anche più piccoli, saranno chiamati a svolgere funzioni
qualitativamente più elevate ed al tempo stesso a contenere la
spesa.
 Dovranno migliorare le performance facendo sistema, per
ottimizzare le risorse. Il loro assetto istituzionale ed organizzativo
sarà profondamente rinnovato.

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 15


METODI DI FONDO DELLE RIFORME REGIONALI

 L’autoriforma del sistema regionale, assume un ruolo propulsore


anticipando anche le innovazioni in divenire a livello nazionale

 La più ampia partecipazione al processo di riforma, espressa a tutti i livelli,


è posta alla base dell’ azione innovatrice

 I cittadini, i soggetti economici, e le loro esigenze sono posti al centro


dell’attenzione, per dare loro risposte adeguate

 Il processo di riassetto istituzionale deve essere quindi condiviso e


concordato con tutti i soggetti interessati (si intende addivenire ad un
Patto interistituzionale con le Autonomie locali per l’autoriforma
amministrativa che include il riordino istituzionale con la condivisione di
linee di azione: proposta di delibera G.R di indirizzi).

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 16


OBIETTIVI SPECIFICI
DEL RIORDINO ISTITUZIONALE

 Ottimizzare la funzionalità del sistema regionale e locale attraverso un


ambito territoriale polifunzionale unico, facente capo ad un solo ente di
governo, in grado di:

• Rafforzare l’integrazione e la collaborazione fra istituzioni locali,


razionalizzando e semplificando gli ambiti gestionali ed eliminando
sovrapposizioni e ridondanze;
• Superare la frammentazione istituzionale e associativa esistente attraverso
ambiti unici polifunzionali (distrettuali)
• Evitare la sovrapposizione di enti associativi diversi modulati sulla base
delle esigenze di settore.

 Contenere i costi delle funzioni amministrative e dei servizi locali, senza


pregiudicarne la qualità

 Agevolare l’individuazione, da parte dei cittadini, dei responsabili o dei


referenti delle politiche territoriali (principio di democraticità).

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 17


PRINCIPALI LINEE DI INDIRIZZO
PER IL RIORDINO ISTITUZIONALE

AZIONI NECESSARIE
 Mettere al centro delle politiche il principio di adeguatezza, a completamento del
principio di sussidiarietà
 Far fare un passo avanti al policentrismo come protagonista della costruzione del
sistema regionale, superando la sovrapposizione dei livelli e delle responsabilità
 Individuare ambiti plurifunzionali adeguati, all’interno dei quali i Comuni possano svolgere
anche funzioni complesse
I PUNTI DI PARTENZA
 Partire dalle esperienze maturate di ambiti intercomunali obbligatori o volontari.
 Considerare in particolare l’ambito distrettuale socio-sanitario come quello che potrebbe
essere preso, per adeguatezza, a riferimento per una pluralità di altre funzioni da fare
svolgere ai Comuni associati.
 Tener conto, nella definizione dell’ambito ottimale, dell’eccellenza dei risultati prodotti da
alcuni ambiti associativi diversi su cui insistono unioni o associazioni intercomunali, ossia
forme associative volontarie.
COME PROCEDERE verso l’ambito unico distrettuale
 Con il consenso dei soggetti interessati incentivare la coincidenza degli ambiti dei
distretti con quelli delle forme associative volontarie, e modificare o gli uni o gli altri
qualora ciò sia necessario per conseguire l’unicità degli ambiti delle diverse funzioni.
 E’ ipotizzabile ridelimitazione di qualche comunità montana per adeguarne il territorio al
distretto, o viceversa, e altrettanto può avvenire in caso di unioni (se la finanziaria 2008
non l’impedirà).
 E’ possibile prevedere anche automatismi per la revisione dei distretti.

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 18


RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI REGOLANDO
L’ESERCIZIO DELLE FUNZIONI

 Poiché i tradizionali meccanismi incentivanti (contributi) non sono da soli


sufficienti, per raggiungere gli obiettivi, è necessario ricorrere ad interventi
legislativi di riassetto delle funzioni.
 La legge regionale deve regolare le modalità di esercizio delle funzioni
comunali, coniugando i criteri di adeguatezza e sussidiarietà, e
prevedendo l’obbligo di gestione delle funzioni in un ambito polifunzionale
adeguato (quello distrettuale).
 In caso di mancato rispetto dell’obbligo è necessario prevedere il
passaggio delle competenze, in via sostitutiva ad un diverso livello di
governo (per es. provinciale).
 La soluzione relativa ai poteri sostitutivi provinciali va però ponderata dal
punto di vista della fattibilità e sostenibilità operativa ed economica.In
alternativa potrebbe subentrare nella gestione un altro comune,
adeguatamente attrezzato (come già previsto dalla L.R. 6/2004)

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 19


LE FUNZIONI OBBLIGATORIE

 E’ prioritario ripensare l’assetto delle funzioni storicamente svolte da


Comuni e Province in un’ ottica di adeguatezza, prendendo a riferimento
per i Comuni i servizi di prossimità e per le province le funzioni di area
vasta
 Occorre individuare quali funzioni o settori di funzioni riorganizzare
obbligatoriamente a livello intercomunale, prendendo in considerazione
anche le funzioni attualmente attribuite alle province. Si tratta soprattutto
delle funzioni che per loro natura si esplicano in un ambito sovracomunale
(pianificazione, programmazione e regolazione dei servizi sociali, polizia
municipale, protezione civile, pianificazione urbanistica e territoriale,
viabilità, ecc).
 E’ necessario valutare l’impatto delle proposte di riforma sulle politiche di
settore, sugli ambiti di settore, e sul ruolo delle province. E’ opportuno
frenare il proliferare di ambiti ottimali solo per limitate politiche di settore
(catasto, energia, sismica, polizia locale, servizi sociali) favorendo
l’integrazione intersettoriale delle politiche nell’ambito unico intercomunale.

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 20


I MODELLI ORGANIZZATIVI

 Servono enti associativi polifunzionali, di livello distrettuale, tendenzialmente


un solo ente per distretto (in subordine, e transitoriamente, più enti associativi
non sovrapposti tra loro e coincidenti nell’insieme col distretto). A tali enti fanno
capo sia le funzioni conferite dalla regione sia, auspicabilmente, quelle
volontariamente assegnate dai comuni.
 Le funzioni non allocabili direttamente dalla regione al soggetto sovracomunale
saranno attratte verso l’ambito unico utilizzando la leva dell’incentivazione
economica.
 L’unione, in quanto ente politico di governo, è il modello istituzionale preferibile,
tenuto conto che le funzioni demandate a tali soggetti saranno principalmente di
pianificazione, regolazione e indirizzo.
 Per evitare il proliferare di enti associativi volontari all’interno dell’ambito unico deve
essere valorizzata la governance flessibile (accordi negoziati e convenzioni), che
non dà vita ad ulteriori enti, per le funzioni che necessitano d’essere esercitate in
un ambito diverso;
 In particolare la governance flessibile va affermata per quanto riguarda le funzioni
da organizzare in area vasta che superi i confini provinciali (es. cooperazione tra
province o tra regioni)

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 21


CONSEGUENTI MODIFICHE DA VALUTARE

 Associazioni intercomunali: continuare a finanziarle ? A quali condizioni?


(numero minimo di funzioni, durata massima in prospettiva di una loro
trasformazione in unioni entro un certo termine).

 Consorzi, enti intercomunali più adatti alla gestione che alla pianificazione
e regolazione intercomunale: inserirli tra gli enti da finanziare, in alternativa
a Unione o a Comunità montana, o prevedere espressamente di
disincentivarli?

 Forme di gestione dei servizi a rete (ambiente, trasporti e energia): avviare


un riordino incisivo che porti alla costituzione di un’unica Agenzia regionale
con funzioni di regolazione e controllo. (Le funzioni connesse
all’affidamento del servizio potrebbero essere attribuite all’ente unico
associativo. Questo riassetto comporterebbe consistenti risparmi).

 Porre attenzione anche agli ACER ed ai Consorzi di bonifica.

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 22


AMBITO UNICO PLURIFUNZIONALE
IN MONTAGNA: COMUNITÀ MONTANE

Interventi da realizzare:

 riduzione del numero attraverso soppressione di alcune CM e/o


accorpamento di altre;
 riordino, con provvedimento regionale, dell’ambito territoriale per farlo
coincidere con quello del distretto (in taluni casi si potrebbe far
confluire alcuni comuni montani in unioni);
 assimilazione alle unioni modificando la disciplina degli organi
 fusione e costituzione in un Comune unico montano (ipotesi di fusione
cui destinare speciali incentivi) , questione che si porrebbe in forma
prioritaria se fossero approvati i nuovi criteri del ddl Santagata o della
finanziaria 2008 sugli ambiti delle Comunità montane

NB: il ddl costi della politica e ddl finanziaria 2008, se approvati, potrebbero
introdurre un generale divieto all’inserimento di comuni al di sotto di una certa
soglia altimetrica (600 m. Santagata; 500 m. finanziaria) all’interno delle CM e a
porre limiti alla delimitazione degli ambiti fino a precludere le soluzioni qui
prefigurate

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 23


EFFETTI DEL DDL FINANZIARIA
SUGLI AMBITI DELLE COMUNITÀ MONTANE

 Soglia altimetrica rigida dei 500 metri;

 Numero minimo di tre Comuni

 Divieto di inclusione negli ambiti di Comuni confinanti sotto soglia


altimetrica;

 Immediato effetto soppressivo dal gennaio 2008 delle CM non conformi: da


18 a nove CM;

 Automatica ridelimitazione delle restanti CM con riduzione del numero di


Comuni aderenti : non coincidenza con i distretti socio sanitari salva
revisione di questi ultimi.

 Taglio di risorse per funzionamento e consistenti problemi successori con i


Comuni (personale da riallocare)

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 24


AMBITI CM EX FINANZIARIA 2008

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 25


AMBITO UNICO PLURIFUNZIONALE IN PIANURA:
LE UNIONI

E’ possibile:
 disciplinarne alcuni aspetti ordinamentali;
 Incentivare le Unioni il cui ambito coincide con quello distrettuale
per l’esercizio di funzioni obbligatorie;
 disincentivare la nascita di nuove unioni al di sotto di una
determinata soglia demografica;
 prevedere forti incentivi per le fusioni di piccoli comuni.

Non è possibile:
 trasformarle in enti obbligatori;
 sopprimere quelle esistenti o imporre ambiti minimi o soglie
predeterminate (a legislazione vigente)

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 26


REVISIONE ORGANIZZATIVA E ORDINAMENTALE:
GLI ORGANI

 Occorre assimilare la disciplina degli organi delle comunità montane a


quella delle unioni (presidente sindaco e giunta composta da sindaci),
 La regione può intervenire con legge sugli organi riducendo il numero dei
loro componenti per farli funzionare meglio e ridurne i costi;
 Può prevedere poteri sostitutivi regionali in caso di mancato
funzionamento degli organi,
 E’ dubbio invece che la regione possa intervenire sullo status degli
amministratori

Su questi interventi impatta negativamente il ddl finanziaria:


• sulle CM non impone il Presidente Sindaco;
• prevede di dimezzare gli organi di CM e Unioni (impedendo la
giunta come conferenza Sindaci);
• non riduce il costo degli amministratori

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 27


L’IMPATTO SUL QUADRO ESISTENTE

 Il panorama delle forme associative, per effetto delle più recenti politiche
regionali, è in evoluzione: in particolare nuove piccole/medie unioni
stanno nascendo, altre possono allargarsi (dinamicità del quadro di
riferimento).

 Un approccio più dialettico e concordato, più graduale e non coattivo


consentirebbe di guidare senza traumi i processi riformatori nella
direzione voluta, evitando destabilizzazioni.

 Serve una verifica nel concreto, provincia per provincia, delle possibili
evoluzioni, similmente a quanto fatto per i distretti socio-sanitari
(approccio pragmatico).

 Occorre infatti affrontare problemi riorganizzativi delle strutture e del


personale e valutare i profili successori.

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 28


PRINCIPALI PROBLEMI SULLO SFONDO

 raccordo con i settori – convergenza delle politiche;

 ridefinizione del ruolo delle province;

 obbligo di solidarietà tra aree forti e deboli territorialmente integrate (nella


logica dell’ambito distrettuale);

 rapporto con le regole nazionali e con la loro evoluzione (potenziale


conflittualità del riassetto rispetto alle Intese della Conferenza Unificata sui
Fondi per l’associazionismo e rispetto alla norma del ddl. Codice
autonomie che impone la salvaguardia delle Unioni esistenti)

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 29


ALCUNE NUOVE PROPOSTE IN MATERIA DI INCENTIVI

INCENTIVI STRAORDINARI:
 per le unioni sotto soglia che si ampliano o si fondono;
 analoga previsione per le associazioni che si trasformano in unioni;
 analoga previsione per le Comunità montane che confluiscono in
contigue unioni di pianura (se la finanziaria 2008 non l’impedirà);
 per le unioni che coincidono con l’ambito distrettuale;
 per fusioni di Comuni, specie se montani
 per i distretti socio-sanitari (nell’ambito delle politiche socio
sanitarie) ridelimitati in coincidenza con gli ambiti associativi
ottimali.
INCENTIVI ORDINARI CONDIZIONATI A:
 dimensione minima della forma associativa;
 numero minimo di funzioni associate;
 stabilità della compagine associativa;
 trasferimento del personale.
 Forma dell’Unione e della CM (escludendo dal Contributo ordinario
Associazioni e Consorzi) ?

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 30


SINTESI DEGLI IMPEGNI

 favorire la massima partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, delle


formazioni sociali, dei soggetti economici alla vita delle istituzioni locali e
regionali e all’elaborazione e attuazione delle politiche territoriali;
 condividere e concordare contenuti, modalità e strumenti per realizzare riforme
istituzionali innovative e incisive;
 rinsaldare la rete degli enti e delle istituzioni locali e metterla a sistema,
attraverso la semplificazione dell’impalcatura complessiva, l’integrazione fra le
sue varie articolazioni e la revisione dei rapporti fra i vari soggetti;
 rivedere e semplificare gli ambiti territoriali di esercizio delle funzioni, con la
soppressione o l’accorpamento degli enti superflui che ora a diverso titolo li
governano e con la promozione di un unico ente distrettuale di governo
territoriale;
 attuare anche una governance flessibile basata su accordi convenzionali
periodicamente rinegoziabili, senza creare ulteriori strutture burocratiche, per lo
svolgimento delle funzioni di area vasta;
 monitorare permanentemente i risultati del riassetto istituzionale e delle riforme

Gabinetto di Presidenza della Giunta Regionale – Rita Filippini 31


Cenni di indirizzo per l'autoriforma
dell'amministrazione, la razionalizzazione
delle funzioni e l’efficienza del sistema

Direzione Generale
Affari istituzionali e legislativi

Francesca Paron
19 ottobre 2007

32
Patto inter-istituzionale tra Governo, Regioni ed Enti locali per il
perseguimento di obiettivi comuni, ai fini del contenimento del costo
delle Istituzioni

Documento approvato il 12 luglio 2007

Direzione Generale Affari Istituzionali e Legislativi – Francesca Paron 33


RAGIONI E OBIETTIVI DEL PATTO
INTER-ISTITUZIONALE GOVERNO,
REGIONI E AUTONOMIE LOCALI

Esigenza, per il Paese, di intervenire per la razionalizzazione dei costi di tutti i


livelli di governo

…… che significa non solo

Attenzione alla sostenibilità finanziaria dei costi della rappresentanza politica


(costi della politica)

…… ma anche

Attenzione alla sostenibilità degli assetti delle competenze (costi delle


istituzioni)

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 34


RAGIONI E OBIETTIVI DEL PATTO INTER-ISTITUZIONALE
PER IL CONTENIMENTO DEI COSTI

Ciascun livello istituzionale si impegna a individuare

 misure concrete
 processi

per l’adeguamento

 istituzionale
 legislativo
 organizzativo
 finanziario

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 35


IL PATTO INTER-ISTITUZIONALE
PER IL CONTENIMENTO DEI COSTI

Alcuni degli obiettivi generali:

 Ridurre / eliminare le sovrapposizioni di competenze amministrative e


valorizzare il ruolo dell’autonoma iniziativa dei cittadini – singoli e associati –
per lo svolgimento di attività di interesse generale
 Individuare azioni immediate di carattere amministrativo che comportino
apprezzabili riduzioni di spesa
 eliminare, secondo meccanismi e tempi certi, gli enti e gli organismi inutili
prevedendo sistemi che ne impediscano o ne rendano gravosa la ricostituzione
 evitare sperequazioni tra dimensioni degli organi, numero e indennità degli
amministratori, in enti che rappresentano una popolazione di analoghe
dimensioni demografiche
 assicurare la più ampia trasparenza come fisiologico elemento di buon
funzionamento delle istituzioni democratiche (da ritenersi prevalente sulla
tutela della privacy) per gli aspetti attinenti cariche pubbliche, indennità,
consulenze, auto di rappresentanza, ecc.

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 36


GOVERNO E PARLAMENTO SI MUOVONO COSÌ ...

Disegno di legge recante misure per la • nomine per le assunzioni presso società
riduzione dei costi politico-amministrativi e partecipate,
per la promozione della trasparenza (c.d. • pubblicità bilanci p.a.,
ddl. Santagata): • forme flessibili di lavoro,
• razionalizzazione e contenimento dei • divieto finanziamento partiti politici da parte di
costi dell’esercizio associato delle società concessionarie di servizi pubblici
funzioni comunali,
• riduzione dei componenti degli organi Disegno di legge finanziaria 2008:
rappresentativi ed esecutivi delle • comunità montana (proposta Lanzillotta),
comunità montane e delle unioni dei • norma di indirizzo per evitare la duplicazione
comuni, di funzioni (soppressione enti agenzie e altri
• classificazione territorio delle comunità organismi,
montane, • riduzione consigli circoscrizionali,
• riduzione consigli circoscrizionali, • limiti alla costituzione e alla partecipazione in
• riduzione numero consiglieri comunali e società delle amministrazioni pubbliche
provinciali, numero assessori,
contenimento compensi amministratori Disegno di legge delega recante il c.d. Codice
-eliminazione indennità missione delle autonomie locali (esame Commissione
amministratori locali (solo rimborso affari costituzionali del Senato)
spese),
• riduzione del numero dei componenti Disegno di legge costituzionale:
organi società in mano pubblica, • riduzione numero parlamentari, introduce il
• razionalizzazione funzioni (art.118) senato federale su base regionale, modifiche
mediante accorpamento e soppressione poteri premier, bicameralismo, ecc.
di enti organismi e agenzie e ri-
allocazione al sistema locale,

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 37


LA REGIONE SI MUOVE COSÌ …

Elabora Indirizzi per

 l’auto-riforma dell’amministrazione,
 la razionalizzazione delle funzioni,
 il riordino istituzionale per la qualificazione delle funzionalità
del sistema

In discussione presso la Giunta regionale

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 38


IL PIANO DI AUTO-RIFORMA
DELLA GIUNTA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA (1)

Esigenze strategiche:

 gestione degli apparati, delle funzioni… PIU’ RAZIONALE ED


EFFICACE;

 qualità delle prestazioni…..PIU’ ELEVATA;

 processi decisionali….RIDUZIONE DEI TEMPI E DEGLI ONERI

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 39


IL PIANO DI AUTO-RIFORMA
DELLA GIUNTA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA (2)

Interventi sui livelli di governo e sull’assetto delle funzioni:

 unico ambito territoriale pluri-funzionale a livello intercomunale

 incentivazioni alle Unioni di Comuni

 obbligatorietà della gestione associata di servizi e funzioni ai


Comuni con livelli dimensionali non adeguati

 riordino istituzionale e riduzione del numero delle Comunità


montane

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 40


IL PIANO DI AUTO-RIFORMA
DELLA GIUNTA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA (3)

Interventi di razionalizzazione organizzativa

 razionalizzazione del sistema delle partecipazioni societarie

 razionalizzazione del sistema degli enti pubblici sub-regionali

 riorganizzazione del sistema degli enti di governo e di gestione dei


servizi sul territorio (ad esempio Agenzie di Ambito territoriale
ottimale, Acer, Consorzi di bonifica, Agenzie per il trasporto
pubblico locale)

 riduzione del numero dei componenti i consigli di amministrazione


delle società pubbliche e dei relativi compensi

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 41


IL PIANO DI AUTO-RIFORMA
DELLA GIUNTA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA (4)

Interventi di semplificazione e partecipazione

 interventi di semplificazione legislativa e procedurale:


• ri-allocazione delle funzioni tra i diversi livelli istituzionali
• interventi normativi sul procedimento amministrativo ancorati ad
una strategia per la riduzione degli oneri a carico delle imprese e
dei cittadini

 realizzazione di Piani di azione regionali e locali per la


semplificazione amministrativa, concordati tra le istituzioni, per
realizzare un utilizzo integrato di più strumenti per l’innovazione dei
servizi

 valorizzazione dei processi partecipativi sulle più rilevanti scelte


legislative, di indirizzo programmatico e di pianificazione del
territorio

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 42


LA REGIONE, INOLTRE, PREDISPONE ...

 Progetto di legge concernente la riduzione del numero dei componenti e


dei compensi degli amministratori di società regionali

 Patto inter-istituzionale della Regione e delle Autonomie locali dell’Emilia-


Romagna per l’auto-riforma dell’amministrazione, la razionalizzazione
delle funzioni e il riordino istituzionale

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 43


IL LAVORO CHE CI ATTENDE

Avvio di un processo di ri-definizione del decentramento e di semplificazione,


condividendo con gli enti locali della regione le azioni da intraprendere

Attraverso interventi:

 di razionalizzazione delle funzioni


 di eliminazione delle duplicazioni e sovrapposizioni di funzioni
 di revisione dei livelli di governo
 di revisione dei meccanismi decisionali e dei procedimenti
 per la messa a punto di nuove regole di partecipazione dei cittadini

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 44


CON QUALI METODI E STRUMENTI?

Sono state avviate significative esperienze per l’analisi degli assetti di


funzioni e la semplificazione istituzionale, quali ad esempio:
 Osservatorio sul decentramento
 Tavolo inter-istituzionale per la costituzione della Città metropolitana di
Bologna

da cui possiamo trarre spunti e vantaggi.

L’Area di integrazione per la semplificazione


 costituirà la sede nella quale condividere le esperienze sinora realizzate e
porre a regime una modalità di analisi ed effettuare valutazioni condivise
delle politiche di decentramento e di semplificazione

Direzione Generale Affari Generali e Legislativi – Francesca Paron 45


La Programmazione Negoziata
Regionale

Direzione Generale Programmazione territoriale e


negoziata, Intese, Relazioni europee e Relazioni
internazionali

Enrico Cocchi e Giovanni Bergamini

19 ottobre 2007

46
IL TERRITORIO (1)

Normalmente lavoriamo con i Confini Amministrativi

Gli Enti Territoriali sono dotati di AUTONOMIA

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e Giovanni
Bergamini 47
IL TERRITORIO (2)

Si identificano Questi confini hanno


attraverso attributi di: a che fare con:
Esistono altri Confini
• Senso di identità territoriali dettati da
• La Partecipazione,
• Capacità di fattori storici, culturali
• La coesione,
ed economici
aggregarsi attorno • Il fare sistema a
ad una strategia, livello territoriale
• Capacità di • L’adeguatezza
iniziativa, dell'azione
• Leadership locale pubblica

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 48
IL TERRITORIO: LO SI PUÒ VEDERE ANCHE COSÌ …

E in questo modo intravediamo la possibilità di:


• Coesione di sistema e
condivisione strategica
degli obiettivi in area
vasta
• Difesa e sviluppo di un
sistema a carattere
cooperativo e solidale
• Stabilità degli assetti
programmatori, finanziari
e gestionali
• Valorizzazione degli
obiettivi prioritari del
governo locale
• Integrazione tra le politiche dei diversi livelli di governo locale
• Rispetto delle competenze delle funzioni amministrative

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 49
UN MIX PIENO DI SFIDE

Il Governo e il sostegno
alle strategie locali

Ma richiedono il rispetto
della sussidiarietà e Attuabile solo insieme
partecipazione completa agli attori pubblici e
nelle decisioni privati

I quali portano una


pluralità di obiettivi
afferenti a più settori
E concorrono con più
Per ottenere stabili reti di
Per creare un contesto fonti di copertura per
collaborazione per la
amministrativo, sociale gli investimenti
valorizzazione delle
risorse economiche, ed imprenditoriale
umane e culturali locali. attrattivo per gli
investimenti

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 50
LA COMPLESSITÀ

Mettere tutto insieme crea Complessità:

 l’utilizzo integrato di una pluralità di fonti finanziarie;

 la necessità di creare un contesto amministrativo, sociale ed


imprenditoriale dove le varie componenti, oltre ad esprimere
un proprio consenso, siano pienamente coinvolte ed
integrate nello sviluppo della programmazione pubblica;

 la necessità di modalità organizzative che implicano una


relazione a rete tra soggetti dell’amministrazione pubblica
coinvolti;

 la necessità di un metodo (la programmazione negoziata)


che consente di agire in modo integrato rispetto alle
politiche, ai processi amministrativi e all’attivazione di risorse
pubbliche e private

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 51
I PROGRAMMI

 Città della costa


 Reggio Emilia
 Modena
 Parco della salute
 Valle del Reno
 Porto di Ravenna
 Basso ferrarese
 Val Tidone Val Luretta
 Distretto ceramico
 Area del polo logistico di Piacenza
 Po fiume d'Europa
 Alta valle del Sillaro
 Città di Imola
 Parco nazionale delle foreste casentinesi, Valle del Bidente e Forlimpopoli
 Area del basso ferrarese
 Territorio rurale della pianura cispadana

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 52
I PROGRAMMI: LA PARTECIPAZIONE (1)

Programma n.
partecipanti
Po fiume d'Europa 30
Territorio rurale della pianura cispadana 29
Basso ferrarese 21
Città della costa 20
Parco nazionale delle foreste 18
casentinesi, Valle del Bidente e
Forlimpopoli
Val Tidone Val Luretta 16
Valle del Reno 15
Parco della salute 14
Distretto ceramico 14
Alta valle del Sillaro 8
Riqualificazione Modena 7
Area città di Imola 6
Porto di Ravenna 6
Riqualificazione Reggio Emilia 5
Area del polo logistico di Piacenza 4

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 53
I PROGRAMMI: LA PARTECIPAZIONE (2)

Dimensione territoriale del coinvolgimento istituzionale ed


imprenditoriale nei programmi d'area
1000

Privati beneficiari o
100 cointeressati 400
Com uni sottoscrittori
160

Enti di diritto pubblico 18

10
Privati sottoscrittori 12
Comuni di Città Am ministrazioni
provinciali 9 Comunità montane 7
capoluogo 9

1
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 54
I PROGRAMMI: LA PARTECIPAZIONE (3)

Continuità dell'attività delle Conferenz e dei Programmi

2000 2001 2002 2003 2004 2005

Date di Svolgimento Delle Conferenze di programm a

-9 9 -0 0 -0 1 -0 2 -03 -0 4 -0 5
no v no v no v no v nov nov no v

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 55
I PROGRAMMI: LA STRUMENTAZIONE (1)

importanza delle diverse tipologie di interventi dei programmi


imprese agricole imprese commerciali frutteti - vigneti
rintracciabilità naturalizzazione forestazione
fiumi e torrenti agriturismo marketing
aree produttive ricettivo, fiere e servizi turistici infrastrutture turistiche
strutture ricettive imprese turistuche imprese commerciali
strutture commerciali arredo commerciale strutture termali
architetture di pregio quartieri urbani viabilità di accesso
infrastrutture ifrauliche difesa fiumi accessi marittimi
logistica infrastrutture mobilità viabilità
viabilità urbana strutture sportive progettazione
impianti sportivi

aree produttive

ricettivo, fiere e servizi


quartieri urbani turistici

strutture ricettive
DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 56
I PROGRAMMI: LA STRUMENTAZIONE (2)

In sintesi

Un percorso
decisionale e programmatorio
Accordo, impegni, risorse che giunge ad un Accordo
che individua gli interventi da effettuare sul
territorio.

Un sistema organizzato
Competenze singole per l'attuazione, la gestione, l'erogazione
delle risorse e l'eventuale integrazione e
Competenze trasversali
modifica del Programma individuato
dall'accordo

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 57
I PROGRAMMI: LA STRUMENTAZIONE (3)

L'accordo prefigura le azioni di competenza dei soggetti partecipanti dirette


a dare attuazione, in modo coordinato ed integrato, agli interventi oggetto
del programma d'area.

Con la definizione degli obiettivi e la scelta degli interventi, l'accordo


stabilisce i rapporti tra la programmazione Regionale e quella locale
garantendo coerenza, compatibilità e flessibilità in corso di attuazione del
programma, in quanto permette di variare i contenuti dell'intervento.

Con l'assunzione degli obblighi e l'individuazione delle risorse finanziarie i


soggetti sottoscrittori definiscono il proprio campo ed ambito di attività, che
come minimo deve essere di:
 dare copertura finanziaria
 adeguare le rispettive programmazioni
 dare corso a tutti gli adempimenti procedurali – amministrativi
necessari
 attuare gli interventi
 garantire il coordinamento tra gli interventi e tra i soggetti
attuatori

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 58
I PROGRAMMI: LA STRUMENTAZIONE (4)

Il Sistema organizzato

Dal punto di vista dell'organizzazione i punti cardine della gestione che


la legge ha individuato sono i seguenti:

 il contenuto dell'accordo
 i soggetti sottoscrittori e attuatori
 La conferenza del programma
 L'Autorità del programma
 Il Responsabile regionale del programma
 Il Responsabile del programma (del soggetto attuatore)
 Il Responsabile di procedimento

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 59
I PROGRAMMI: LAVORARE PER ACCORDI

Lavorare per accordi negli Enti Locali

Lavorare per accordi in Regione

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 60
I PROGRAMMI: I RISULTATI (1)

SI È OTTENUTO UN ELEVATO GRADO DI INTEGRAZIONE


AMMINISTRATIVA E SOCIALE

Decisioni Realizzazione
500
19 Progetti
Conferenze di
Programma d’Area
HUB procedure
della rete tra 170
amministrazioni
Amministrazioni
comunali
sottoscrittori
degli Accordi

procedure procedure
Tutte Le 20
Amministrazioni
Comunità
provinciali
montane, Agenzie,
sottoscrittori
Privati, Enti
degli Accordi

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 61
I PROGRAMMI: I RISULTATI (2)

Fonti finanziarie

451.363.158; 46%

104.297.547; 11%

20.198.047; 2% 193.619.283; 20%

187.208.212; 19% 19.648.554; 2%

Stato Regione Provincia Comune Altri enti pubblici Privati

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Giovanni Bergamini 62
I PROGRAMMI: I RISULTATI (3)

Avanzamento finanz iario complessivo 65,5%

976.334.801

1.000.000.000
641.237.102,76
900.000.000
800.000.000
700.000.000
600.000.000
500.000.000
400.000.000
300.000.000
200.000.000
100.000.000
0 Avanzamento finanz iario complessivo Regione
Emilia Romagna - 46,32%
Investimento complessivo Spesa Totale

89.685.571,17

193.619.283,09

- 50.000.000,00 100.000.000,00 150.000.000,00 200.000.000,00

Programmato Erogato

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 63
I PROGRAMMI: I RISULTATI (4)

Stato Avanzamento delle Opere

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Città della C osta


Fiera di Rimini
Riqualificazione urbana di Modena
Basso Ferrarese
Valle del Reno
Area portuale di Ravenna
Azioni Integrate Val Tidone - Val Luretta
Riqualificazione urbana di Reggio Emilia
P arco della Salute
A rea del Distretto Ceramico
Polo Logistico di Piacenza
Alta Valle del Sillaro
Territorio rurale della pianura C ispadana
Po' Fiume d'Europa
Parco Nazionale delle Foreste C asentinesi, Valle del B idente e Forlimpopoli
Area del Basso Ferrarese

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 64
I PROGRAMMI: I RISULTATI (5)

% Speso sul
Programma d'area Programmato

Programmi chiusi e stabili


Fiera di Rimini 100%
Basso Ferrarese 98,2%
Parco della Salute 68,33%
Città della Costa 69,29%

Azioni Integrate Val Tidone - Val Luretta 70,89%


Area portuale di Ravenna 74,70%

Programmi in fase di chiusura con aggiustamenti


Valle del Reno 41,20%
Area del Distretto Ceramico 22,20%

Programmi in fase di rimodulazione


Riqualificazione urbana di Reggio Emilia 60,16%

Riqualificazione urbana di Modena 57,32%

Programmi iniziati recentemente


Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Valle del Bidente e Forlimpopoli 34,67%

Area del Basso Ferrarese 28,92%


Po' Fiume d'Europa 35,28%
Territorio rurale della pianura Cispadana 12,45%
Polo Logistico di Piacenza 1,74%

Alta Valle del Sillaro 26,27%

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 65
I PROGRAMMI: I RISULTATI (6)

Risorse previste o Esito


Programma d'Area
stimate investimenti

Privati Legati all'accordo


Area del Distretto Ceramico 22.350.706 In buona parte attuati

Basso Ferrarese 256.937.156 In corso di insediamento

Città della Costa 6.574.616 Attuati


Fiera di Rimini 49.454.880 Attuati
Riqualificazione urbana di Reggio Emilia 107.009.869 Attuati quasi complet.

Valle del Reno 6.507.357 Non ancora attuati


Parco della salute

Privati Cointeressati
Riqualificazione urbana di Modena 75.554.029 In corso di attuazione

Porto di Ravenna 28.260.522 Attuati


Azioni Integrate per la Val Tidone e Val Luretta 55.033.647 Attuati
Parco della salute 160.865.995 Attuati
Area del polo logistico di Piacenza 330.914.999 In larga parte attuati

Riqualificazione Città di Imola 62.000.000 In corso di attuazione

Alta valle del Sillaro 1.720.000 In corso di attuazione

Territorio rurale pianura Cispadana 7.200.000 In corso di attuazione

Po, fiume d'Europa 6.000.000 In corso di attuazione

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 66
I PROGRAMMI: I RISULTATI (7)

Andamento della spesa per investimenti per anno


in confronto con le risorse stanziate per i programmi attivati
1000

Ferrara
Reggio
Modena
Sillaro
Osservanza
spesa
Tidone
Ceramiche Cispadano

100 Reno Fiera Logistica


Costa

Ravenna
Fiume
milioni di euro

Ferrarra II° Po

10

Forlì

0,1
01/01/1998 01/01/1999 01/01/2000 01/01/2001 01/01/2002 01/01/2003 01/01/2004 01/01/2005 01/01/2006
anni
Data di Firma degli Accordi, risorse stanziate Spesa complessiva annua soggetti sottoscrittori

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 67
I PROGRAMMI: RISULTATI DI MANDATO (1)

La legge regionale 30/96 ha dato mandato alla Giunta di promuovere (in


attuazione degli artt. 4 e 40 dello Statuto) Programmi territoriali destinati
ad accrescere l'integrazione fra gli Enti locali, il coordinamento delle
iniziative, l'impiego integrato delle risorse

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 68
I PROGRAMMI: RISULTATI DI MANDATO (2)

L’impegno della Giunta è di rafforzare insieme l’identità e l’integrazione


dei territori attraverso nuovi processi di area vasta attraverso un
processo di governance

La governance regionale si sostanzia nella promozione e realizzazione


di stabili forme di partecipazione attiva di tutti i soggetti operanti sul
territorio,

I Programmi della legge 30/96 collaborano a creare condizioni favorevoli


per promuovere la cooperazione e la collaborazione definendo
metodologie di programmazione, strumenti di attuazione e percorsi
condivisi con le Autonomie Locali e con le Parti Sociali

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 69
I PROGRAMMI: RISULTATI DI MANDATO (3)

I Programmi d’area sono divenuti uno strumento di governance applicata


territorio determinato,
 basata sull’integrazione settoriale e
 definita in un ristretto arco temporale
 nel quale può essere sviluppata una strategia specifica.

Si tratta quindi di un metodo che consente di stabilire un dialogo


sistematico con tutti i soggetti pubblici e privati, che nelle fasi di
programmazione, elaborazione progettuale ed attuazione è basato
sull’apertura, la partecipazione, la coerenza e l’efficacia.

Un metodo che attua alla scala territoriale (e a quella della realizzazione


di interventi), la programmazione strategica di sistema

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 70
I PROGRAMMI: RISULTATI DI MANDATO (4)

L’approccio basato sulla coesione del sistema e sulla condivisione


strategica degli obiettivi tra Regione ed Autonomie Locali ha prodotto il
rafforzamento dell’integrazione tra le politiche legislative, le funzioni
amministrative e i diversi livelli di governo locale,

consolidando la stabilità degli assetti programmatori, finanziari e


gestionali connessi ad obiettivi prioritari del governo locale e
introducendo e sviluppando nuove funzioni di rete

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 71
I PROGRAMMI: RISULTATI DI MANDATO (5)

I Programmi speciali d’Area costituiscono inoltre un modello di


sussidiarietà reale, in quanto condivide le modalità d’intervento
pubblico con i vari livelli istituzionali, Comuni, Province, Comunità
montane, e con le rappresentanze delle forze economiche e sociali

Le scelte programmatiche negoziate con tutti i precedenti soggetti


confluiscono in un Accordo di programma che individua ed assegna a
ciascun soggetto istituzionale, o privato, un ruolo specifico per la
realizzazione dei vari progetti inseriti in accordo

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi e
Giovanni Bergamini 72
Semplificazione Amministrativa
Sportelli unici e Imprese

Direzione Generale
Attività produttive, Commercio, Turismo

Monica Lombini

15 novembre 2007

73
SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA,
SPORTELLI UNICI E IMPRESE

Una nuova struttura organizzativa regionale:

 a sostegno della semplificazione del rapporto tra pubblica amministrazione


e imprese;

 per la promozione, il coordinamento e il consolidamento della rete degli


sportelli unici nell’ottica della semplificazione amministrativa e procedurale
e della promozione di servizi innovativi per migliorare l’efficienza degli
SUAP;

 per la promozione del confronto con le associazioni imprenditoriali e dei


professionisti sulla realizzazione di servizi avanzati ed efficienti della p.a.
per le imprese.

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 74


LA SEMPLIFICAZIONE COME MISSION:
LE PRINCIPALI QUESTIONI STRATEGICHE (1)

Il ruolo paradigmatico dello Sportello unico:

a) nell’ambito delle riforme amministrative (decentramento e


sussidiarietà): per favorire il percorso di sviluppo economico, - in origine
con particolare riferimento alla nascita di nuove imprese (fase di start up
d’impresa: pratiche per l’insediamento dell’impianto produttivo) in
prospettiva con estensione all’intera problematica delle attività d’impresa
sul territorio - facilitato da un’unica interfaccia con la P.A.;

b) nell’ambito delle strategie di e-government: per favorire la produttività


del pubblico e i risparmi di spesa; come stimolo importante nella direzione
di un adeguamento tecnologico generale sia sul versante della p.a. sia sul
versante delle imprese; per la diffusione della cultura dell’innovazione,
della tecnologia e della qualità;

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 75


LA SEMPLIFICAZIONE COME MISSION:
LE PRINCIPALI QUESTIONI STRATEGICHE (2)

c) nell’ambito delle strategie organizzative e di nuova governance a


supporto dello sviluppo dell’economia della conoscenza:
“governo per reti”,
condivisione tra gli stakeholders e approccio integrato;
diffusione delle conoscenze e messa a valore delle eccellenze e delle
specificità in una visione unitaria e di sistema;
sviluppo delle conoscenze e delle professionalità;
centralità della semplificazione e della tempestività delle decisioni, della
capacità di controllo e di verifica;
d) nell’ambito della strategia comunitaria relativa ai servizi nel mercato
interno (c.d. Direttiva Bolkestein) e allo snellimento della legislazione
(c.d. Better Regulation) che intende agire mediante una forte
semplificazione delle procedure amministrative, eliminando l’eccesso di
burocrazia anche attraverso il rafforzamento degli sportelli unici dove i
prestatori di servizi hanno la possibilità di interagire con un’unica struttura
per avviare l’attività imprenditoriale e mediante la semplificazione del
quadro regolamentare per migliorare l’efficienza delle amministrazione
pubbliche.

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 76


LE PRINCIPALI AZIONI INTRAPRESE IN RELAZIONE
AGLI STRUMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE (1)

Il ruolo dell’intervento regionale (L.r. 3/99; L.r. 6/04; Programma Triennale Attività
Produttive), con riguardo alle principali funzioni dello sportello unico:
a) L’aspetto informativo :
individuazione di un centro regionale per l’aggiornamento della parte
informativa dello sportello unico;
b) L’aspetto amministrativo/autorizzatorio:
(gestione del procedimento unico, semplificazione procedurale): azioni
di standardizzazione e omogeneizzazione del processo –
specialmente di back office – attraverso un tavolo di consultazione
permanente tra i soggetti interessati e attraverso l’uso di strumenti del
lavoro cooperativo, l’utilizzo della telematica, l’adozione generalizzata
del modello sportello unico;la creazione di un linguaggio comune.
c) L’aspetto promozionale e di marketing territoriale:
sviluppo di azioni che incrementino la conoscenza delle opportunità
esistenti per lo sviluppo economico del territorio per fare dello SUAP
strumento in supporto dello sviluppo territoriale

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 77


LE PRINCIPALI AZIONI INTRAPRESE IN RELAZIONE
AGLI STRUMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE (2)

Sub a) Il monitoraggio: verso uno osservatorio permanente

Indagine conoscitiva sulla rete degli sportelli unici in Emilia-Romagna


che illustra le caratteristiche strutturali e organizzative degli SUAP, il
coordinamento delle competenze, la natura e la modalità del rapporto
con i soggetti terzi, e costituisce la base condivisa per lo sviluppo di un
monitoraggio continuo delle attività amministrative gestibile e fruibile
permanentemente e on-line in tempo reale e in maniera trasparente, a
disposizione di ogni SUAP, di ogni amministrazione interessata e
degli utenti/imprese. Il tutto costituito in un portale per le imprese che
rappresenti strumento di dialogo tra PP. AA. e mondo produttivo.

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 78


LE PRINCIPALI AZIONI INTRAPRESE IN RELAZIONE
AGLI STRUMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE (3)

Sub b) Il Tavolo di coordinamento regionale per la semplificazione e


l’innovazione amministrativa (delib. G.R. n.1864/2004):

ad esso partecipano i principali attori istituzionali (Regione,Province,


Comuni, sistema camerale), rappresentanza delle associazioni di
categoria e dei professionisti, le amministrazioni esterne coinvolte nel
procedimento unico.
è un luogo di confronto e scambio per gli operatori del settore, nel
quale condividere con modalità collaborative e concertative,
esperienze, problematiche e “buone pratiche”, ma anche la
formulazione di proposte di semplificazione delle procedure,
l’ottimizzazione dei flussi procedurali/documentali, la promozione di
azione di comunicazione e di diffusione della “cultura dello sportello
unico” e di rafforzamento del dialogo fra associazioni imprenditoriali e
ordini professionali in ragione del valore aggiunto che possono dare ai
processi di semplificazione in un sistema complementare di
conoscenze complesse.

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 79


LE PRINCIPALI AZIONI INTRAPRESE IN RELAZIONE
AGLI STRUMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE (4)

Sub c) Promozione e attrattività del territorio:

Azioni di raccordo per la creazioni di un sistema di conoscenze


complesse che tenga conto delle possibili specializzazioni che lo
SUAP può acquisire su una particolare tematica che caratterizza il
tessuto economico del contesto territoriale di riferimento. Lo SUAP,
capillarmente radicato nel territorio rappresenta uno spazio di raccolta
di informazioni e di conoscenze altrimenti difficilmente recuperabili per
cui diventa cruciale l’organizzazione e codificazione di questo
patrimonio di conoscenze affinché i diversi attori territoriali ne possano
trarre vantaggi.

Sviluppo di sinergie interregionali

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 80


LA DIFFUSIONE DEGLI SPORTELLI

Il numero complessivo dei Suap è 325 su 341 comuni

Sportelli Unici Comuni dotati di Suap


Unioni e Singoli Unione e Singoli

80
180
70 77 177
160
60 140
50 120

40 100
80
30 32
60 77
20
40
10 20
0 0
Unioni Singoli Unioni Singoli

I grafici riportano il numero di Sportelli che hanno risposto al monitoraggio (78%)

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 81


LE PRATICHE SVOLTE DAGLI SPORTELLI

149.652
Pratiche svolte dagli sportelli unici
Emilia Romagna
dal 1999 al 31-12-2005

(circa 200.000 a tutto il 2007)

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 82


IL PROGRAMMA DI MIGLIORAMENTO:
GLI ULTERIORI LIVELLI DI SEMPLIFICAZIONE

 Promozione del più ampio ricorso all’autocertificazione

 Promozione della messa a sistema del patrimonio di informazioni e


competenze in possesso delle pubbliche amministrazioni

 Maggiore utilizzo della conferenza dei servizi

 Promozione di azioni di comunicazione e di formazione e dialogo con le


associazioni imprenditoriali e gli ordini professionali

 Costruzione nuovo portale SUAP

 Sperimentazione nelle aree ecologicamente attrezzate

Direzione Generale Attività produttive, Commercio, Turismo – Monica Lombini 83


PITER 2007-2009:
Le nuove linee guida del Piano
Telematico dell’Emilia-Romagna

DG Organizzazione,
Personale, Sistemi informativi e Telematica

Sandra Lotti

15 novembre 2007

84
IL PIANO TELEMATICO REGIONALE
… VENIAMO DA LONTANO

 1999-2000: il primo programma era completamente volto a co-finanziare la


progettualità locale.

 Aree di azione:
• reti ed infrastrutture
• programmi per gli EELL (focus sulla innovazione del back office)
• servizi on line per cittadini ed imprese
• alfabetizzazione informatica

 Sono stati finanziati 134 progetti: creazione della consapevolezza su tutto


il territorio, crescita omogenea.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 85


IL PIANO TELEMATICO REGIONALE
LA SECONDA PROGRAMMAZIONE (1)

Programmazione 2002-2005

PAROLE CHIAVE:
 creazione della “regione digitale ”
 lotta al digital divide
 progetti regionali (NON locali) per costruire un SISTEMA regionale di e-
government
 investire nell’efficienza della PA per contribuire alla competitività della
regione tutta
 integrare i progetti con attività di ricerca e sviluppo
 misurare i risultati con una azione specifica di individuazione di indicatori
e di benchmark

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 86


IL PIANO TELEMATICO REGIONALE
LA SECONDA PROGRAMMAZIONE (2)

Programmazione 2002-2005

 La visione:
sviluppare contemporaneamente infrastrutture e servizi innovativi
che la popolano e danno concretezza alla “nuova PA”; andare oltre
le migliori pratiche

 La governance:
il Piano è stato finanziato in gran parte dalla Regione, ma condiviso
nella strategia e nelle singole linee di azione con gli enti (creazione
di un tavolo tecnico ad hoc);
partecipazione all’Avviso nazionale sull’e-government (2002) con
pochi progetti ma di sistema - unica regione a percorrere questa
strada

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 87


LEGGE REGIONALE 11/2004 (1)

Esigenza di definire meglio il governo del Piano


Legge regionale 11/2004 “Sviluppo regionale della Società
dell’Informazione”

Obiettivo:
assicurare, di concerto con il sistema degli Enti locali, a cittadini,
imprese ed enti condizioni di sviluppo delle loro attività e relazioni,
promuovendo le potenzialità delle ICT nella prestazione di servizi e
nell’accessibilità e scambio di dati, a supporto della società della
conoscenza.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 88


LEGGE REGIONALE 11/2004 (2)

Come?

 fissando il sistema di regole e lo sviluppo delle strutture tecnologiche che


assicurano l’integrazione e l’interoperabilità dei sistemi informativi e lo
sviluppo del “territorio digitale”;

 definendo le modalità di collaborazione fra tutte le pubbliche


amministrazioni regionali e locali, enti ed organizzazioni di diritto pubblico
regionali e locali.

 producendo le linee di indirizzo del piano regionale per lo sviluppo


telematico, delle ICT e dell'e-government

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 89


LEGGE REGIONALE 11/2004 (3)

Linee di indirizzo e piani operativi:

 definiscono, con periodicità di norma triennale, le strategie della Regione,


individuano le aree e gli obiettivi in coerenza con il documento di politica
economico-finanziaria regionale, con i programmi comunitari e statali e
costituiscono il quadro di riferimento per lo sviluppo della rete telematica e
del sistema integrato regionale di servizi di e-government.

 approvate dall’Assemblea Legislativa

 la Legge definisce gli organi della concertazione e partecipazione

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 90


GLI ATTORI

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 91


MONITORAGGIO

All’art.15 la Legge prevede anche il Monitoraggio del Piano:

“La Regione istituisce un sistema di monitoraggio dei progetti


informatici e telematici in ambito regionale, finalizzato alla
rilevazione dei dati tecnici, dei costi, delle caratteristiche funzionali
ed operative e, più in generale, delle informazioni di interesse
comune, che consentano la valutazione, anche tramite indicatori
ricavati da analoghe esperienze, dei progetti in corso, la
condivisione delle pratiche di eccellenza e la costituzione di una
base di riferimento per la progettazione e l’implementazione di
interventi futuri.”

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 92


MISURAZIONE

In questo ambito già dalla programmazione precedente il Piano Telematico si è


dotato di un set di indicatori che “fotografano” lo sviluppo della società
dell’informazione in Regione.

In particolare misuriamo:
 l’offerta e l’uso di larga banda
 l’uso di Internet e ICT da parte dei cittadini
 l’uso di Internet e ICT da parte delle imprese
 le dotazioni informatiche degli enti locali e l’offerta di servizi on
line

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 93


RISULTATI E LASCITI DEL PIANO PRECEDENTE

L’esercizio di misurazione svolto nel periodo 2003-2005 ci ha permesso di


verificare i punti di forza e di debolezza su cui agire con PiTER.

Risultati a fine 2005 Cosa resta da fare


• larga banda e infrastruttura LEPIDA ha • ridurre il digital divide, soprattutto per
migliorato la disponibilità di larga banda in ER, cittadini ed imprese che vivono in aree remote
anche per il mondo non PA. A settembre o non connesse (raggiungimento di un Livello
2005 c’erano 467.000 km di fibra ottica minimo di Comunicazione)
disponibili sul territorio, il 28% delle abitazioni • migliorare l’utilizzo dei servizi, nel 2005
erano connesse a LB, così come il 62% delle solo il 20% dei cittadini ha usato i servizi on
scuole, il 79% dei Comuni e il 90% delle line della PA: si tratta di lavorare sulla
imprese. comunicazione ma anche
• servizi on line, dal 2003 al 2005 il livello di • migliorare la qualità dei servizi, l’offerta dei
interattività dei servizi ha raggiunto la media servizi non è omogenea, spesso sono difficili
europea, con un balzo in avanti del da usare; un livello di maggiore coordi-
4%.L’aumento più rilevante è per quei servizi namento tra gli enti anche su questo aspetto
sviluppati dall’insieme degli enti (es: SIL, e- porterà a una offerta più ricca e interessante.
procurement…) • aumentare l’utilizzo delle ICT, a partire dal
• sviluppo locale, lo squilibrio territoriale su mondo delle imprese, con azioni a supporto
indicatori quali disponibilità di servizi on line e della “e-adoption”. Azioni di sensibilizzazione/
loro interattività è diminuito nel triennio. alfabetizzazione verso imprese, giovani,
donne

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 94


PiTER 2007-2009: DALLA LOGICA DEI PROGETTI E DELLE SPERIMENTAZIONI
A UNA VISIONE UNITARIA DELL’ E-GOVERNMENT

Linee Guida per il Piano Telematico dell’Emilia-Romagna (PiTER):


definiscono le linee di attività per il prossimo triennio e il governo del
Piano

Due parole chiave:


sviluppo tecnologico del territorio e innovazione delle amministrazioni

Obiettivo:
creare una piattaforma regionale che integri i risultati dei grandi progetti
precedenti, le migliori pratiche sviluppate dal territorio fornendo a tutti gli enti
gli strumenti per:
• essere sistema (le tecnologie a supporto di nuovi processi)
• attivare sul territorio servizi di qualità
• dare al territorio gli strumenti per restare competitivo

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 95


PiTER 2007-2009: CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 regionale (non Regionale) - coinvolgimento di tutti gli enti nella


definizione e nello sviluppo dei progetti, per renderli adeguati alle vere
necessità del territorio; coinvolgimento nel momento decisionale ma
anche nell’investimento;condivisione della responsabilità dei risultati;
creazione di Comunità Tematiche che mettano insieme i responsabili IT e i
responsabili delle procedure su cui si va ad operare, perché i progetti siano
anche fattore di crescita delle competenze

 multisettoriale (non verticale) - mira ad includere tutte le attività/progetti


ICT pianificati dalla diverse DG/aziende regionali (sanità, attività produttive,
turismo, istruzione,lavoro, ambiente….) per evitare sovrapposizioni, e
convergere su obiettivi comuni.

 inclusivo - essere di supporto agli enti locali (soprattutto quelli più piccoli)
nell’attività di identificazione e coordinamento dell’approvvigionamento dei
servizi tecnologici evitando il moltiplicarsi degli investimenti e la scelta di
soluzioni non interoperabili.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 96


GLI STRUMENTI

Una rete infrastrutturale sempre più capillare

Una rete organizzativa strutturata tra gli enti, a garanzia della


coesione territoriale anche in questo ambito (Community
Network)

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 97


PiTER 2007-2009: LE LINEE GUIDA IN BREVE (1)

 Infrastrutture di rete per le PA, cittadini ed imprese – estensione di


LEPIDA e R3; sviluppo di azioni specifiche per la riduzione del divario
digitale per cittadini ed imprese;
 Infrastrutture per l’accesso e l’operatività – sviluppo di una piattaforma
tecnologica che integra e distribuisce una ampia gamma di servizi agli enti
locali (es: autenticazione, interoperabilità, flussi documentali….). Questi
servizi saranno gestiti e distribuiti da Lepida spa;
 Servizi per i cittadini e le imprese – sviluppo della usabilità e
accessibilità dei servizi; multimodalità e mobilità; ampliamento del kit per
la e-democracy (partecipa.net); progetti di riuso.
 Servizi per la sanità – messa a sistema delle infrastrutture regionali a
supporto del completamento e dell’implementazione del progetto SOLE
(Sanità On-LinE) e di altri progetti del settore sanità con l’obiettivo di
migliorare l’efficienza delle strutture e la qualità dei servizi

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 98


PiTER 2007-2009: LE LINEE GUIDA IN BREVE (2)

 Servizi per l’istruzione – individuazione delle potenziali sinergie realizzabili


come conseguenza dell’utilizzo della rete LEPIDA e realizzazione di progetti
destinati a supportare l’uso delle ICT per la didattica nelle scuole della
regione;
 Knowledge Divide – progettazione di attività volte a ridurre il numero di
soggetti che restano esclusi dall’innovazione perché non avvezzi alle
tecnologie, con particolare riferimento alle imprese regionali nonché alle
fasce più sensibili come anziani, giovani e donne;
 Ricerca e sviluppo – prosecuzione e completamento dei progetti di ricerca
co-finanziati nell’ambito del precedente Piano telematico regionale;
progettazione di un Laboratorio sull’ICT per la PA, a supporto degli sviluppi
del sistema regionale dell’e-government;
 Monitoraggio e benchmarking – consolidamento dell’attività di
misurazione e benchmarking a supporto delle attività di programmazione e
progettazione; valutazione qualitativa dei progressi ottenuti nel tempo;
monitoraggio dei progetti contenuti negli annuali Programmi operativi al
PITER

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Sandra Lotti 99


La Community Network dell'Emilia-
Romagna: un esempio concreto di
organizzazione a rete tra gli enti della
Regione, per governare una crescita coesa

DG Organizzazione,
Personale, Sistemi informativi e Telematica
Rossella Bonora

15 novembre 2007

100
IL CONTESTO

 Con la Legge Regionale n. 11/2004 “Sviluppo regionale della società


dell’informazione” (entrata in vigore il 17 maggio 2004) la Regione Emilia-
Romagna ha inquadrato in uno schema istituzionale l’insieme delle
iniziative e delle politiche legate alla telematica.

 L’elemento caratterizzante della Legge è la definizione di un “iter”


procedurale per l’identificazione degli obiettivi, l’approvazione degli stessi
e la loro realizzazione operativa.

 La Regione approva quindi il Piano Telematico dell’Emilia-Romagna


2007/2009 (PiTER) [linee guida].

 Nasce la Community Network Emilia-Romagna (CN-ER).

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 101


COMMUNITY NETWORK EMILIA-ROMAGNA (1)

Crea le condizioni organizzative per l’attuazione di PITER (2007-2009), con


particolare riferimento:

 alla definizione di un modello interistituzionale a pluralità di attori


per la realizzazione delle iniziative e dei servizi ivi contenuti,

 il dispiegamento nei territori delle soluzioni realizzate,

 la gestione operativa delle soluzioni e dei servizi sia generali e


trasversali che locali.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 102


COMMUNITY NETWORK EMILIA-ROMAGNA (2)

 conferma la dimensione di coesione raggiunta in Emilia-Romagna e già


riconosciuta dalle autorità ministeriali come interlocutore primario dello
sviluppo del Piano telematico nazionale e del sistema pubblico di
connettività

 valorizza il sistema di accordi e di relazioni derivanti da pregresse


convenzioni stipulate tra singola Provincia e Comuni, Comunità montane,
Unione di Comuni, Associazioni intercomunali dei rispettivi territori

 crea i presupposti per la partecipazione congiunta e l’adesione anche


onerosa e alle iniziative descritte in PITER e ai bandi e/o agli avvisi
nazionali e comunitari per progetti di interesse generale e comune (primi
fra tutti gli avvisi pubblicati in G.U., ALI e RIUSO)

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 103


CN-ER: GLI ATTORI

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 104


CN-ER: SOCIETÀ “LEPIDA”

 Gestisce la rete LEPIDA (nella


sua dimensione realizzativa Agisce sulla dimensione tecnologica per
quanto concerne il sistema infrastrutturale, i
attuale e futura) e il suo servizi infrastrutturali ed i progetti applicativi
raccordo con l’SPC, e il a valenza di sistema regionale.
contratto per la fornitura di
servizi di telefonia e
trasmissione dati che si
avvalgono della rete Lepida
 Realizza le diverse componenti
di reti regionali (MAN)
 Gestisce la rete R3
 Gestisce i servizi infrastrutturali
di e-government, rendendo
anche i propri servizi ai singoli
Comuni ed ai SIA locali
 Effettua la progettazione
esecutiva delle iniziative dei
programmi annuali di PiTER

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 105


CN-ER: SISTEMI INFORMATICI ASSOCIATI

Agiscono sulla dimensione tecnologica ed


organizzativa e rappresentano la modalità
con la quale, già oggi, Enti Locali
 I SIA gestiscono, in modo gestiscono in forma associata i sistemi
associato, i servizi gestionali e informatici e alcune relative applicazioni.
le applicazioni tipiche locali
degli Enti ed il loro
interfacciamento con i servizi
infrastrutturali per l'erogazione
dei servizi di e-government
 Per l’erogazione dei servizi di e-
government, si avvalgono dei
servizi infrastrutturali offerti
dalla Società "Lepida"

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 106


CN-ER: CENTRO DI ALTA COMPETENZA

 Comitato Scientifico: supporta la


predisposizione dei programmi
operativi annuali di sviluppo di
PITER.
 CRC Emilia-Romagna: agisce sulla Supporta lo sviluppo integrato della rete
dimensione organizzativa LEPIDA e dei servizi su di essa
favorendo la cooperazione e il implementati.
coordinamento tra i livelli di governo
nei sistemi regionali, lo scambio di
informazioni e migliori pratiche con
altre regioni, supporta lo sviluppo di
PITER e dei progetti in esso
contenuti.
 Il Centro di "dispiegamento“:
coordina gli interventi che si
sviluppano nei territori e fra i territori
e governa il dispiegamento delle
soluzioni e dei servizi sui territori
medesimi agendo prevalentemente
sulla dimensione organizzativa.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 107


IL RUOLO DELLA CN-ER

 La CN-ER è un sistema - di servizi, di standard e di interscambio – che:


fa lavorare insieme tutti gli enti locali della regione, dà a tutti i medesimi
strumenti e sa cogliere e mettere a fattore comune eccellenze e vocazioni
specifiche.

 Attraverso gli strumenti organizzativi definiti, ogni Ente Locale, a


seconda della dimensione, del territorio di appartenenza e della singola
vocazione, partecipa all’e-government con pari dignità.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 108


CN-ER:
CONVENZIONE COSTITUTIVA ED ACCORDI ATTUATIVI

 La convenzione costitutiva è stata approvata da tutti gli Enti: la


Regione, 9 Province, 18 Comunità montane e 341 Comuni oltre alle loro
forme associate.

 Dalla convenzione derivano specifici accordi attuativi per l’adesione alle


singole iniziative di PiTER e l’adesione a specifici progetti in risposta a
bandi o avvisi nazionali e comunitari.

 Il primo accordo attuativo, per la partecipazione congiunta agli avvisi


ALI e RIUSO, è stato già approvato dagli Enti.

 In allegato al primo accordo attuativo il Progetto di Sistema a Rete.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 109


PROGETTO DI SISTEMA A RETE: FINALITÀ

 aumentare il livello di modernizzazione della PA

 diminuire i costi di gestione

 aumentare il livello di erogazione di servizi integrati, soprattutto alle


imprese

 ridurre i costi legati alla burocrazia

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 110


PROGETTO DI SISTEMA A RETE: OBIETTIVO

La crescita della PA emiliano-romagnola:

 armonica ed omogenea - per ridurre le differenziazioni,


standardizzando verso l’alto;

 coesa ed integrata - perché ogni “pezzo” del sistema non sia


autoreferenziale ma si avvalga di altri ed sia al momento stesso
servente per altri (applicazione del principio di sussidiarietà)

 coordinata e partecipata - perché il percorso di crescita e sviluppo


(che si compone di molteplici binari paralleli preposti ognuno al
raggiungimento di specifici obiettivi operativi) sia fortemente
presidiato e governato per assicurare la collaborazione attiva di
tutte le risorse necessarie, senza degenerare nel caos e
nell’anarchia.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 111


PROGETTO DI SISTEMA A RETE: MODALITÀ

 promuove il riuso delle "migliori pratiche" presenti sul territorio regionale;


gli Enti si confrontano su tangibili casi di successo, si stimola
l’emulazione, si abbattono i rischi perché le soluzioni che si propongono a
riuso è già verificato che funzionano

 sostiene la cooperazione interistituzionale: chi ha fatto per primo aiuta chi


arriva dopo; il primo riceve due gratifiche - di immagine e di ritorno
indiretto degli investimenti sostenuti - il secondo risparmia avendo come
riferimento chi ha già fatto da apri-pista

 distingue i ruoli e le funzioni caricando ogni livello istituzionale di ciò che


può svolgere in modo efficace ed economico

 è a misura di territorio: ogni ente sceglie, tra quelli proposti, quali soluzioni
e servizi implementare. Ogni organizzazione si misura con le proprie
capacità umane e finanziarie e si pone gli obiettivi per essa raggiungibili

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 112


PROGETTO DI SISTEMA A RETE:
RUOLI E RECIPROCITÀ

 Il livello regionale – trasversale presidia la componente tecnologica più


innovativa in 2 ambiti fondamentali:
• lo sviluppo e l’erogazione dei servizi infrastrutturali (autenticazione,
cooperazione applicativa, data center, contact center, etc.)
• la costruzione ed il presidio delle grandi anagrafi regionali, del
territorio e delle imprese;

 Il livello territoriale - locale assicura il reale dispiegamento delle soluzioni


e dei servizi nel territorio, garantendo che all’applicazione di strumenti
tecnologicamente evoluti si accompagni una rivisitazione dei processi
interni di lavoro, la semplificazione delle procedure, la dematerializzazione
delle attività, l’erogazione di servizi on line realmente utili ed usati

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 113


PROGETTO DI SISTEMA A RETE:
FATTORI CRITICI DI SUCCESSO

 Il progetto è ambizioso e di vasta portata, in particolare sotto il profilo della


complessità realizzativa: è un progetto corale in cui ogni attore deve
svolgere il proprio ruolo.
 Ogni attore deve essere responsabilizzato rispetto agli obiettivi che si è
preposto, deve al contempo essere accompagnato e a volte guidato nel
percorso, certamente deve essere coordinato e monitorato regolarmente
perché l’auditing sia per lui una risorsa utile, per reindirizzare le proprie
attività e raggiungere i risultati.
 E’ cruciale il lavoro trasversale che il progetto propone attraverso la
costituzione delle comunità tematiche - vere e proprie comunità
professionali che individuano i contenuti più opportuni e le modalità di
approccio più idonee, ma al tempo stesso favoriscono legami e relazioni e
stimolano naturalmente processi di standardizzazione.
 Il progetto ripone il suo successo sull’ampio coinvolgimento del personale
interno degli enti, da un lato vero portatore del know how sui servizi,
dall’altro attore primo del cambiamento.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 114


PROGETTO DI SISTEMA A RETE:
IMPEGNO ECONOMICO

 Il valore del progetto è pari a quasi 25 milioni di euro nel triennio.

 Si è ricercato il cofinanziamento dello Stato nell'ambito dei "bandi" ALI e


Riuso

 Prevede un contributo economico equivalente tra la Regione e gli Enti


locali, così come previsto e indicato in PiTER.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 115


PROGETTO DI SISTEMA A RETE E
PARTECIPAZIONE AGLI AVVISI NAZIONALI

 Dal progetto di sistema a rete sono scaturiti i contenuti delle proposte


progettuali in risposta all’avviso ALI ed all’avviso RIUSO.

 Sono stati elaborati 2 progetti, RIDER e LANDER, auto-consistenti e fra


loro complementari, con lo scopo di favorire il riuso di soluzioni sviluppate
con successo da un ente della CN-ER, verso altri enti della CN-ER
stessa, anche di medio-piccole dimensioni.

 Attenzione ai piccoli comuni che vengono dotati di strumenti specialistici:


strumenti gis (nel caso di LANDER) per la gestione delle informazioni di
propria competenza e per la fruizione dei servizi erogati da altri soggetti
(PAC, SIA, Regione, ect.); infrastruttura di portale e sistemi di
autenticazione (nel caso di RIDER) per l’erogazione di servizi on-line.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 116


PROGETTO DI SISTEMA A RETE E
PARTECIPAZIONE AGLI AVVISI NAZIONALI (1)

 Dal progetto di sistema a rete sono scaturiti i contenuti delle proposte


progettuali in risposta all’avviso ALI ed all’avviso RIUSO.

 Sono stati elaborati 2 progetti, RIDER e LANDER, auto-consistenti e fra


loro complementari, con lo scopo di favorire il riuso di soluzioni
sviluppate con successo da un ente della CN-ER, verso altri enti
della CN-ER stessa, anche di medio-piccole dimensioni.

 Attenzione ai piccoli comuni che vengono dotati di strumenti


specialistici: strumenti gis (nel caso di LANDER) per la gestione delle
informazioni di propria competenza e per la fruizione dei servizi erogati da
altri soggetti (PAC, SIA, Regione, ect.); infrastruttura di portale e sistemi di
autenticazione (nel caso di RIDER) per l’erogazione di servizi on-line.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 117


PROGETTO DI SISTEMA A RETE E
PARTECIPAZIONE AGLI AVVISI NAZIONALI (2)

LANDER RIDER
• Permette agli enti del territorio di poter Permette agli Enti del territorio di poter
disporre di alcune importanti anagrafi erogare servizi on-line, gestendo l’intera
territoriali la cui definizione, filiera applicativa nelle seguenti aree
realizzazione, integrazione e gestione, è tematiche:
cruciale ai fini della gestione e dello Demografici: visure, elettorale, cambi di
sviluppo del territorio. Esse domicilio e di residenza, prenotazione di incontri
costituiscono l’elemento abilitante per con funzionari comunali;
erogare servizi a valore aggiunto e per Tributi: pagamenti, istanze, visure relative
aumentare l’efficienza della PA all’Imposta Comunale sugli Immobili;
Rilevazione, gestione e monitoraggio delle
• Il progetto diffonde piattaforme
segnalazioni relative al degrado urbano;
tecnologiche e modelli organizzativi per
Concessioni e autorizzazioni: presentazione
la gestione e l’aggiornamento delle basi di istanze e l’interrogazione sull’avanzamento di
dati anagrafico/catastali e territoriali ad procedimenti comunali e provinciali in molteplici
opera della pluralità di soggetti settori fra i quali le attività produttive, il
istituzionali titolari delle diverse funzioni; commercio, l’edilizia, l’ambiente, la mobilità.
Servizi di pagamento per qualunque tipo di
tributo o servizio offerto dalle Amministrazioni
Comunali e Provinciali.

Direzione Generale Organizzazione, Sistemi Informativi e Telematica – Rossella Bonora 118


Programma di Sviluppo Rurale
2007-2013

Direzione Generale Agricoltura


Maria Luisa Bargossi

30 novembre 2007

119
ASSE 4 – LEADER

L’obiettivo generale
dell’asse è la
realizzazione di nuove
strategie locali di
sviluppo in grado di
valorizzare le
potenzialità endogene
del territorio rurale,
con il mantenimento
dell’occupazione, Aree ammissibili

Aree non ammissibili


grazie al Capoluoghi di provincia non ammissibili

consolidamento
dell’imprenditorialità
esistente, la ricerca di nuova occupazione con specifico riferimento a quella femminile e
dei giovani, la crescita della cultura della partecipazione ai processi decisionali e
aggregativi.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 120


ASSE 4 – LEADER: REQUISITI DEI GAL

 essere costituiti in forma di società di capitali, di società consortile o di


società cooperativa;

 esprimere la presenza negli organi decisionali di un numero di soggetti


privati pari da almeno il 50% dei componenti;

 possedere uno statuto tale da garantire il corretto funzionamento del


partenariato e la capacità di gestire sovvenzioni pubbliche;

 possedere un capitale sociale di almeno 50.000 €

 interessare territori con popolazione compresa fra 50.000 e 100.000


abitanti.

 Si prevede la costituzione di massimo 5 GAL

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 121


ASSE 4 – LEADER: REQUISITI DEI GAL

I PAL devono contenere uno schema economico-finanziario da cui si


evidenzi che i Gruppi di Azione Locale utilizzeranno una percentuale
prevalente delle risorse assegnate per interventi riconducibili alle misure
attivate dal Piano Regionale di Sviluppo Rurale negli Assi 1, 2 e 3.

Misure attivate:
 411 Strategie locali per la Competitività (Asse 1)
 412 Strategie locali per l' Ambiente e la gestione del territorio
(Asse 2)
 413 Strategie locali per la qualità della vita e diversificazione
(Asse 3)
 421 Cooperazione
 431 Gestione dei GAL e animazione

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 122


LA GOVERNANCE PSR

Il processo di programmazione si articola a livello territoriale con:

 La programmazione regionale, rappresentata dal Programma


Regionale di Sviluppo Rurale (PSR), elaborato in stretta
concertazione con il partenariato istituzionale, economico e
sociale.
 La programmazione provinciale attraverso la predisposizione
del Programma Rurale Integrato Provinciale (PRIP), elaborato
dalle Province in concertazione con le Comunità Montane e con il
coinvolgimento del partenariato locale.

Introduzione della corresponsabilità gestionale, attraverso meccanismi di


premialità / compensazione nell’attribuzione delle risorse fra gli Enti
territoriali al fine di conseguire il pieno utilizzo risorse finanziarie destinate
allo sviluppo rurale.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 123


LA GOVERNANCE

PRSR

Priorità tematiche e Priorità trasversali- coerenza con le politiche Definizione degli interventi
territoriali per Asse e di coesione e principi di demarcazione gli sovraprovinciali
misure attivabili interventi

PRIP
Coerenza con la Legge regionale 2/2004 - Coerenza con i fondi
di coesione; Integrazione degli interventi fra i diversi assi

Priorità tematiche e territoriali per Asse di livello locale

Gli indirizzi per la redazione dei PAL

PAL
Documenti regionali di
attuazione di asse

Documenti provinciali di attuazione di asse per


Ente territoriale (Prov. e C.M.) Documenti di
attuazione dei PAL

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 124


I PRIP

Dettagliano la territorializzazione definita dal PSR in funzione delle


peculiarità provinciali e delle necessità di concentrazione degli interventi
nelle aree che presentano le maggiori criticità socio- economiche e/o
ambientali

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 125


ANALISI DI CONTESTO (1)

L’analisi di contesto provinciale finalizzata alla individuazione dei fabbisogni


di intervento per ambiti territoriali è relativa a tre macro ambiti di analisi:

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 126


ANALISI DI CONTESTO (2)

Ambiente

Elementi socio-demografici

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 127


ANALISI INTEGRATA
DELLA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE

Descrizione dei Piani / Programmi presenti sul territorio (es. Patti Territoriali,
Intese ai sensi della L.R. n. 2/2004, APQ, Programmi d’area, Interreg).
Alcuni esempi:
 PTCP;
 L.R. 2/2004 – Intese e accordi-quadro per la montagna:
 Piano di Tutela delle Acque;
 Piano energetico ambientale provinciale (PEAP);
 Piano del commercio;
 Piano faunistico venatorio;
 Piano provinciale di gestione dei rifiuti (PPGR);
 Piano di azione – Linee guida per la gestione dei SIC e pSIC del
territorio provinciale;
 Programma turistico promozione locale (P.T.P.L.);
 Programma d’Area,
 INTERREG
 I Fondi di Coesione
I PRIP indicano la metodologia e gli strumenti di integrazione attivati

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 128


STRATEGIE DI INTERVENTO

Le strategie di intervento a livello provinciale, indicando le misure da attivare e


le relative priorità, in coerenza con le analisi fatte e con le indicazioni del
PSR, dettagliano priorità tematiche e territoriali per Asse.
In particolare il PRIP:

 per l’Asse 1, dettaglia le filiere di interesse locale e individua le


filiere a valenza regionale prioritarie per il territorio;
 per l’Asse 2, definisce le aree prioritarie di intervento in funzione dei
punti di forza e di debolezza delle matrici ambientali, nell’ottica della
concentrazione e integrazione;
 per l’Asse 3, definisce in modo selettivo i Comuni in cui operano le
misure con beneficiario pubblico e le aree, e i connessi differenziali
di premialità, per le misure con destinatario privato;
 per l’Asse 4, definisce le indicazioni per la redazione dei Piani di
azione locale dei GAL specificando i temi catalizzatori.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 129


TEMI CATALIZZATORI PER I PAL INDICATI DAI PRIP

 Innovare per promuovere i valori distintivi del territorio;


 Miglioramento delle condizioni di fusibilità dei territori,sviluppo delle
bioenergie, potenziamento delle filiere di valenza locale;
 Rafforzare l'identità', la distintività' e la competitività di territori rurali
ambientalmente fragili e peculiari attraverso la qualificazione delle risorse
naturali,del paesaggio, delle sue produzioni e delle sue attività
economiche;
 Valorizzazione economica delle risorse del territorio;
 Valorizzazione dei sistemi produttivi agroalimentari e forestali locali;
 Sviluppo della multifunzionalità dell’impresa agricola, valorizzazione delle
eccellenze ambientali dell’Appennino Faentino, miglioramento della
qualità della vita delle comunità locali;
 Sviluppo, promozione e valorizzazione delle risorse naturali , storiche,
economiche e turistiche dell'entroterra provinciale.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 130


LA GOVERNANCE DEI PRIP

Nell’intento di salvaguardare le esigenza di efficienza e semplificazione,


ancorché rispettando la ripartizione funzionale stabilita dalla L.R. 15/97, la
Regione ha promosso e caldeggiato una modalità di gestione associata del
PSR fra Province e Comunità Montane.

Le priorità tematiche e territoriali definite dal PSR richiedono una applicazione


unitaria degli interventi programmati che, attraverso una pianificazione
finanziaria unica consenta l’emissione di un bando unico, la formulazione di
una sola graduatoria di merito e la formazione di un unico elenco di
liquidazione.

L’azione promossa dalla Regione e la sensibilità e disponibilità degli Enti


territoriali ha portato ad avere una gestione associata, ai sensi del D. Lgs
267/2000, in tutti i territori provinciali.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 131


LA GOVERNANCE

Introduzione della corresponsabilità gestionale, attraverso:


 l’assegnazione della gran parte delle risorse a livello
provinciale
 la definizione di meccanismi di premialità/compensazione
nell’attribuzione delle risorse fra gli Enti territoriali al fine di
conseguire il pieno utilizzo delle risorse finanziarie destinate allo
sviluppo rurale.

In termini complessivi, il riparto delle risorse prevede:


 Il 71% delle risorse totali del PSR saranno ripartite alle Province per
il finanziamento del PRIP;
 Il 24% riservate alla Regione per gli interventi di natura sovra-
provinciale;
 Il 5% destinato ai GAL.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 132


MONITORAGGIO E VALUTAZIONE

 Acquisizione delle informazioni e relativi flussi informativi: tutti i dati necessari


all’implementazione del sistema di monitoraggio verranno raccolti attraverso il sistema
informatizzato di gestione del PSR a livello di singola domanda e al momento della
loro presentazione e verranno aggiornati in tutte le successive fasi procedurali.

 Monitoraggio finanziario: permette di verificare la quantità di risorse impegnate e/o


spese per Misura e per Asse, con particolare riguardo al rispetto delle strategie di
spesa definite dall’Autorità di Gestione.

 Monitoraggio fisico: con l’aggregazione delle informazioni possibile quantificare il


numero delle domande e l’ammontare dei contributi coinvolti nelle diverse fasi
attraverso indicatori per Asse, Misura, tipologia dei beneficiari e loro caratteristiche
fisiche.

 La valutazione viene condotta, partendo dalla positiva esperienza del periodo 2000-
2007, secondo le indicazioni del QCMV e delle specifiche necessità regionali.

 L’attività di valutazione verrà realizzata attraverso indagini dirette presso beneficiari e


portatori di interessi , oltre che utilizzando anche le elaborazioni provenienti dal
sistema di monitoraggio.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 133


L’IMPATTO DEL PROGRAMMA (1)

Asse 1 – Prodotti (output) e risultati


MISURE

111 – Formazione 20.062 partecipanti alle attività di formazione


professionale ed azioni di
(4.246 giovani) – dei quali il 91% con successo
informazione

2.102 giovani agricoltori beneficiari


112 – Insediamento
+ 11,3% di incremento del Valore Aggiunto Lordo
giovani agricoltori
(VA)

114 – Consulenza 7.660 agricoltori beneficiari


aziendale 138 proprietari di foreste beneficiari

3.621 aziende agricole sovvenzionate


121 – Ammodernamento
(di cui 1.876 condotte da giovani neo-insediati)
aziende agricole
+ 9,2% di incremento del VA

123 – Accrescimento 123 imprese beneficiarie (investimento medio di


valore aggiunto dei 680.000 euro)
prodotti agricoli e forestali + 20,2% di incremento di VA

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 134


L’IMPATTO DEL PROGRAMMA (2)

Asse 2 – Prodotti (output) e risultati


MISURE

211– 212 Indennità aree 2.600 beneficiari (aziende agricole)


svantaggiate 66.486 ettari di superficie agricola

8.900 beneficiari
214– Pagamenti agroambientali 161.000 ettari di superficie agricola

221 – Imboschimento terreni 1.630 ettari di superficie agricola


agricoli imboschita

Superficie sovvenzionata che contribuisce :


 al miglioramento della biodiversità: 153.000 ettari (15,3% della SAU)
 al miglioramento della qualità delle acque: 161.000 ettari (16,1% della
SAU);
 al miglioramento della qualità del suolo: 131.000 ettari (13,1% della SAU);
 a contrastare i cambiamenti climatici: 158.000 ettari (15,7% della SAU)
 a contrastare la marginalizzazione e l’abbandono dei terreni agricoli:
66.500 – 78.000 ettari

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 135


L’IMPATTO DEL PROGRAMMA (3)

Asse 3 – Prodotti (output) e risultati


MISURE

311 - Diversificazione in 460 beneficiari (Azione 1 e 2)


attività non agricole 85 nuovi posti di lavoro creati (Azione 1 e 2)

313 - Incentivazione delle 120 nuove iniziative turistiche sovvenzionate


attività turistiche

321 - Investimenti per 281 nuove iniziative sovvenzionate


servizi essenziali per 267 Km di strade migliorate
l'economia e la 20 impianti energetici pubblici realizzati
popolazione rurale Oltre 112 mila utenti serviti

322 - Sviluppo e
rinnovamento dei villaggi 153 interventi sovvenzionati

323 – Tutela e Piani di Gestione per le aree della Rete Natura


valorizzazione del 2000 e relative banche dati
patrimonio rurale

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 136


GLI IMPATTI SOCIO-ECONOMICI DEL PROGRAMMA:
(CRESCITA ECONOMICA, OCCUPAZIONE E PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO)

Impatto sull’occupazione nel settore agricolo:


mantenimento/creazione (Misure 112, 121, 311) di 4.704 ULT
(ciò compensa, ma solo in parte, la perdita di occupazione prevista per
il periodo 2007-2013, pari a 6.200 unità)

Impatto sull’occupazione nell’industria alimentare


posti di lavoro creati: + 462 ULT

Impatto sulla produttività del lavoro


• per il settore agricolo, si prevede un (lieve) incremento della
produttività del lavoro variabile tra l’1,5% e l’1,7% a seconda del
grado di applicazione della progettazione integrata di filiera;
• per l’industria alimentare l’incremento è del 2,1%.

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 137


GLI IMPATTI AMBIENTALI PROGRAMMA

 Inversione della tendenza al declino della biodiversità, misurata in base


alle popolazioni di uccelli in aree agricole
 Incremento delle superfici ad “alto valore naturalistico” di 2.300-3.500
ettari (+ 1,42 –2,4%)
 Miglioramento della qualità delle acque, grazie alla riduzione dei carichi
di azoto e fosforo di origine agricola pari: al 41-44% per l’azoto e al 60-
61% per il fosforo, nelle superfici interessate dagli interventi; la riduzione
complessiva nella regione del 6,2-7% per l’azoto al 9,2-10% per il
fosforo.
 Maggiore protezione del suolo dall’erosione con una riduzione dei rischi
da erosione pari al 10%
 Contributo all’attenuazione dei cambiamenti climatici, attraverso
l’incremento della produzione di energia rinnovabile (+ 55.351 TOE) e la
riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di origine agricola
(-3,9%).

Direzione generale agricoltura – Maria Luisa Bargossi 138


DU P

Documento Unico di
Programmazione

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel.


europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi

Enrico Cocchi

7 gennaio 2008

139
DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE NEL
QUADRO STRATEGICO NAZIONALE

 Il Quadro strategico Nazionale rappresenta il riferimento strategico per la


politica regionale unitaria in attuazione della politica di coesione per il
periodo 2007 – 2013.

 Ogni Regione, per l’attuazione della politica regionale di coesione,


predispone un proprio Documento Unico di Programmazione contenente:
 il quadro di riferimento strategico;
 gli obiettivi;
 l’integrazione tra i programmi;
 il modello di governance;
 le modalità e le fasi del processo di attuazione;
 il sistema di sorveglianza e valutazione.

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 140
QUADRO DI RIFERIMENTO STRATEGICO (2)

Il Documento Unico di Programmazione:

 E’ coerente con gli indirizzi del riordino istituzionale e adotta


pienamente, nella propria programmazione strategica ed operativa,
i principi di adeguatezza e appropriatezza a completamento della
sussidiarietà
 Rappresenta il “primo stralcio” di programmazione operativa della
Politica Regionale
 In particolare persegue alcune importanti politiche straordinarie per
costruire una regione-sistema
 E’ un processo flessibile da alimentare nel corso della sua
attuazione

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 141
QUADRO DI RIFERIMENTO STRATEGICO (2)

Il percorso di definizione del DUP è stato costruito:


 prendendo come riferimento priorità e tempistica del Quadro Strategico
Nazionale e degli Orientamenti Strategici della Commissione
 prendendo come riferimento gli Indirizzi del Piano Territoriale Regionale
 assumendo le scelte contenute nei PO Competitività, Occupazione e
Cooperazione
 rispettando indirizzi, procedure e tempistica dei Fondi FAS e della Delibera
CIPE del 21 dicembre 2007
Ed inoltre:
 garantendo la coerenza con gli orientamenti del DPEF 2008-2010
 confermando l’impianto del Documento Preliminare Strategico Regionale
 verificando l’Integrazione e la sinergia con i programmi comunitari, quali il
Piano Sviluppo Rurale e il PO FEP
 tenendo conto di importanti programmi di finanziamento regionali carattere
trasversale e/o territoriale (il PRRIITT, il PRIT, il PITER, il PER, le L.R. 30/96
e 2/04, ecc.)

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 142
GLI OBIETTIVI DEL DUP

Gli obiettivi del DUP rappresentano un contributo a realizzare la Regione-


Sistema ed a perseguire le priorità della politica regionale:

 Accrescere la coesione territoriale vedendo la dimensione


territoriale come risorsa strategica per la crescita e l'innovazione e
per superare gli squilibri;
 Rafforzare una economia e una società basata sulla conoscenza;
 Costruire un sistema regione fondato su reti forti;
 Rinnovare il modello di sviluppo sostenibile, trasformando la tutela
dell’ecosistema in fattore di coesione sociale e competitività dei
territori;
 Costruire un sistema solidale, continuando nel percorso di
innovazione e qualificazione del welfare.

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 143
GLI OBIETTIVI DEL DUP NELLE PRIORITA’ REGIONALI

PRIORITA’ REGIONALI OBIETTIVI DEL DUP

Accrescere la coesione territoriale vedendo la Ob.9 Valorizzare i potenziali territoriali, consolidare le aree ex obiettivo 2
dimensione territoriale come risorsa
strategica per la crescita e l'innovazione e per
superare gli squilibri Ob.10 Promuovere la competitività, la qualità e l'attrattività della rete delle città

Ob.1 Rafforzare l'orientamento del sistema regionale verso la ricerca e


l'innovazione, attraverso il sostegno ai processi di cambiamento in senso
innovativo ed il rafforzamento della rete della ricerca e del trasferimento
tecnologico

Rafforzare una economia e una società Ob.2 Potenziare l’investimento sul capitale umano attraverso l’innalzamento delle
basata sulla conoscenza competenze accompagnando i cittadini verso i più alti livelli di forma-zione nella
prospettiva dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita

Ob.3 Promuovere la qualificazione in senso innovativo e la competitività del


sistema produttivo regionale di filiere o clusters produttivi

Costruire un sistema regione fondato su Ob.5 Rafforzare la rete infrastrutturale per una mobilità sostenibile in grado di
reti forti assicurare ai cittadini e alle imprese la migliore accessibilità al territorio

Ob.4 Promuovere una maggiore sostenibilità energetica ed ambientale del sistema


produttivo e dei servizi
Rinnovare il modello di sviluppo sostenibile,
Ob.8 Valorizzare e promuovere il patrimonio ambientale e culturale, al fine di
trasformando la tutela dell’ecosistema in accrescere la competitività ed attrattività del territorio
fattore di coesione sociale e di competitività
dei territori Ob.7 Sviluppare l’infrastruttura ambientale di supporto alla biodiversità, rafforzare
la prevenzione e gestione dei rischi, la tutela delle risorse naturali, la difesa del
suolo e della costa

Costruire un sistema solidale, continuando


Ob.6 Sostenere il percorso di innovazione e qualificazione del welfare per
nel percorso di innovazione e qualificazione
migliorare la qualità della vita delle persone
del welfare

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 144
L’INTEGRAZIONE TRA I PROGRAMMI (1)

Ogni obiettivo viene perseguito portando ad integrazione le diverse


opportunità offerte dai Programmi Comunitari e mettendo in valore le
correlazioni e le integrazioni con la programmazione regionale ordinaria.

Questo è l’approccio che ha ispirato la programmazione del Fondo FAS (oltre


280 milioni di Euro per il 2007-2013) che concorre in modo sostanziale al
perseguimento di alcuni obiettivi strategici del DUP.

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 145
L’INTEGRAZIONE TRA I PROGRAMMI (2)

Il Programma FAS si integra con:


 L’Obiettivo 5 “Rafforzare la rete infrastrutturale per una mobilità sostenibile in grado
di assicurare ai cittadini e alle imprese la migliore accessibilità al territorio
regionale”: il programma FAS intende potenziare il sistema ferroviario, completare e
potenziare la rete stradale regionale, con particolare riferimento alle autostrade regionali
e realizzare interventi per la mobilità sostenibile in ambito urbano.
 L’Obiettivo 7 “Sviluppare l’infrastruttura ambientale di supporto alla biodiversità,
rafforzare la prevenzione e gestione dei rischi naturali, la difesa del suole e della
costa”: con il programma FAS si intendono realizzare azioni di sistema, adottando un
approccio di area vasta, per la difesa del suolo e della costa, sia sotto il profilo della
gestione dei rischi territoriali che della tutela degli habitat e degli ecosistemi, la tutela
delle risorse idriche sotto il profilo quantitativo e qualitativo, la salvaguardia e sviluppo
della rete ecologica regionale.
 L’Obiettivo 9 “Valorizzare i potenziali territoriali, consolidare le aree ex Ob.2”: il
programma FAS interverrà a favore di aree sub regionali ad alta specificità e potenzialità
di rilievo per lo sviluppo regionale, in modo da favorire più alti livelli di qualificazione e di
valorizzazione delle risorse esistenti e un rafforzamento complessivo ed armonico dello
sviluppo economico territoriale.
 L’Obiettivo 10 “Promuovere la competitività, la qualità e l’attrattività della rete delle
città e dei sistemi urbani”: il programma FAS intende promuovere la capacità delle
città di essere motori di sviluppo, l’integrazione sociale, la qualità ambientale e la qualità
della vita e reti di città alla dimensione regionale e sovra-regionale.

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 146
L’INTEGRAZIONE CON I FONDI
Relazione molto forte
Relazione forte
Relazione individuata
Risorse
Obiettivo 3
Relazione potenziale OBIETTIVI DEL DUP PO FESR PO FSE FAS aggiuntive FEASR FEP
Cooperazione
regionali

Rafforzare l'orientamento e l'impegno del sistema regionale verso la ricerca e


l'innovazione, attraverso il sostegno ai processi di cambiamento in senso innovativo ed il
rafforzamento della rete della ricerca e del trasferimento tecnologico

Potenziare l’investimento sul capitale umano attraverso l’innalzamento delle competenze


accompagnando tutti i cittadini verso i più alti livelli di formazione nella prospettiva
dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, al fine di sostenere uno sviluppo
adeguato e una duratura proiezione internazionale del sistema produttivo

Promuovere la qualificazione in senso innovativo e la competitività del sistema produttivo


regionale di filiere o clusters produttivi regionali, al fine di mobilitare maggiori risorse
private verso il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona

Promuovere una maggiore sostenibilità


energetica ed ambientale del sistema produttivo e dei servizi

Rafforzare la rete infrastrutturale per una mobilità sostenibile in grado di assicurare ai


cittadini e alle imprese la migliore accessibilità al territorio regionale

Sostenere il percorso di innovazione e qualificazione del welfare per migliorare la qualità


della vita delle persone

Sviluppare l’infrastruttura ambientale di supporto alla biodiversità, rafforzare la


prevenzione e gestione dei rischi naturali, la tutela delle risorse naturali, la difesa del
suolo e della costa

Valorizzare e promuovere il patrimonio ambientale e culturale, al fine di accrescere la


competitività ed attrattività del territorio regionale

Valorizzare i potenziali territoriali, consolidare le aree ex obiettivo 2

Promuovere la competitività, la qualità e l'attrattività della rete delle città e dei sistemi
urbani

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 147
IL MODELLO DI GOVERNANCE (1)

Dalla Delibera CIPE di attuazione del QSN del 21/12/2007:


“In ogni Amministrazione regionale, sono istituite sedi per il
coordinamento della politica regionale unitaria”

Delibera regionale 1132/2007 istituisce le seguenti sedi per il coordinamento:


- Cabina di regia Politica
- Cabina tecnica di indirizzo
- Struttura di supporto al coordinamento
A tale struttura sono garantite condizioni di operatività e la
partecipazione ai Comitati di Sorveglianza dei Fondi

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 148
IL MODELLO DI GOVERNANCE (2)

Cabina di Regia Politica

Presieduta dal Presidente Giunta


Regionale

Struttura tecnica di Autorità di Audit


supporto al coordinamento
Cabina di Regia tecnica
DG Programmazione
Territoriale e Negoziata Autorità di
Intese e Relazioni Europee Presieduta dal Capo di certificazione
e Internazionali Gabinetto del Presidente
Giunta Regionale
Nucleo valutazione
investimenti
Gruppo di lavoro pubblici
interdirezionale

Autorità di Autorità di Responsabile Autorità di Responsabile


gestione gestione attuazione gestione Programma
POR FESR POR FSE Cooper. Territ. PSR FEASR FAS

Altre Direzioni Responsabile


coinvolte nella reg. Progr.
attuazione FEP

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 149
LE MODALITÀ DI ATTUAZIONE (1)

La Regione intende promuovere la co-programmazione e co-


responsabilizzazione del sistema pubblico verso obiettivi condivisi,
ricorrendo alla programmazione negoziata per l’attuazione del DUP

Perché la programmazione negoziata?


 ha dimostrato di "responsabilizzare" i territori, di rafforzare il capitale
sociale, di essere più “virtuosa” sotto il profilo dell’efficienza
economica
 consente di ottenere migliori più incisive e partecipate forme di
decisione e di governo

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 150
LE MODALITÀ DI ATTUAZIONE (2)

Si sottoscriveranno Intese per l’integrazione delle politiche territoriali


contenenti:
 la declinazione a livello locale della strategia regionale al fine di
ricondurre le politiche settoriali in disegni di sviluppo dei sistemi territoriali
coerenti
 l’utilizzo integrato di una pluralità di fonti finanziarie intersettoriali per il
raggiungimento degli obiettivi

L’Intesa si articola in:


 una parte programmatica con le priorità da conseguire nell’ambito di un
determinato sistema territoriale provinciale in coerenza con il DUP
 una parte attuativa con le aree d’intervento o gli interventi da realizzare
attraverso le risorse della politica regionale unitaria, che possono essere
di particolare rilievo per lo sviluppo del sistema regionale, rispetto ai quali
la funzione di regia attuativa resta in capo alla Regione

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 151
LE FASI DEL PROCESSO DI ATTUAZIONE (1)

IN CORSO
Conclusione
interna alla
Prima fase prevista entro la
Regione
fine di febbraio
‘08

Ultimazione del Documento Unico di Programmazione (DUP) e sua


approvazione:

 Confronto con il Comitato di Direzione


 Presentazione al Tavolo DSR / DUP
 Approvazione in Giunta Regionale
 Presentazione al partenariato economico e sociale e alle autonomie
locali
 Approvazione in Assemblea legislativa
 Trasmissione del DUP al Ministero per presa visione

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 152
LE FASI DEL PROCESSO DI ATTUAZIONE (2)

interna alla
Seconda fase IN CORSO
Regione

Predisposizione di 9 Documenti che hanno l’obiettivo di “stimare il


contributo del sistema territoriale provinciale al perseguimento degli
obiettivi della politica regionale”:

 analisi del posizionamento del sistema territoriale provinciale


rispetto agli obiettivi della politica regionale unitaria
 prima individuazione di priorità a livello locale coerenti con gli
obiettivi del DUP (le priorità sono tratte da piani di indirizzo e
programmi concertati e sottoscritti con la Regione)
 priorità che interessano quel dato territorio indicate dalla Regione,
di particolare rilievo per lo sviluppo del sistema regionale (in Stretta
collaborazione tra i Settori regionali)

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 153
LE FASI DEL PROCESSO DI ATTUAZIONE (3)

Previsto l’avvio
Terza fase entro Marzo 2008

Dialogo e confronto con i sistemi territoriali provinciali per


l’identificazione delle priorità di intervento condivise

Entro
Quarta fase Luglio 2008

Definizione e sottoscrizione delle Intese

DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 154
AD ESEMPIO …

Risorse finanziarie per le priorità individuate


Priorità del sistema
Obiettivi
Priorità della Regione territoriale Altri
Risorse
DUP program Risorse
provinciale FESR FSE Ob.3 FAS
mi regionali
FEASR FEP Enti
Locali
regionali

Nuovi centri di eccellenza


sulle biotecnologie e
biomedicale

Energia, in occasione della


dismissione di Caorso, una
politica energetica locale
Obiettivo 1 integrata con altri filiere quali
. l’agroindustria e l’edilizia

Sviluppo del “polo


universitario piacentino”
(Cattolica, Politecnico)

In corso la procedura per l’individuazione e


dei tecnopoli

Intesa per la formazione e il lavoro per il 2007-09

Interventi formativi nell’ambito del PRIP

Obiettivo 2
Polo interprovinciale e interregionale della
conoscenza sulla logistica

Priorità regionali per l’attuazione dell’Asse 4 “Capitale umano” del PO FSE -


Poli tecnici

Obiettivo 3 Criteri di priorità contenuti nel Bando

Gli ambiti candidati a Aree


In corso di definizione la procedura per la
Ecologicamente Attrezzate
selezione delle aree e degli interventi
sono da 1 a 13
Obiettivo 4
Produzione e consumo sostenibili
Qualificazione energetica ed ambientale del
sistema produttivo

Nuovo collegamento autostradale tra il Casello di Castevetro Piacentino e la


SS10 Padana inferiore, Bretella Castelvetro P.-A21
DG Programmazione territoriale e negoziata, intese. Rel. europee e rel. internazionali – Enrico Cocchi 155
Asse pedemontano,
IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA E VALUTAZIONE (1)

Dalla Delibera CIPE di attuazione del QSN del 21/12/2007:


“In ogni Amministrazione regionale, vanno previste sessioni
annuali di sorveglianza della politica regionale nel suo complesso
con una Rappresentanza dei Comitati di Sorveglianza dei singoli
programmi interessati”

La Regione attraverso la Delibera regionale 1132/2007 ha previsto che, con


cadenza annuale, vengano convocate riunioni allargate al partenariato
economico e sociale e alle Autonomie locali dove confrontarsi
sull’avanzamento strategico della politica regionale. Inoltre, sono stati
tempestivamente istituite le sedi di sorveglianza dei programmi comunitari.

Nel programma FAS, invece, verranno individuate le modalità di sorveglianza


e di confronto con il partenariato relative al programma.

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IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA E VALUTAZIONE (2)

Dalla delibera CIPE di attuazione del QSN del 21/12/2007:


“Ogni Amministrazione regionale, predispone un Piano di
valutazione unitario come strumento di organizzazione delle
attività ed individua un responsabile della valutazione,
eventualmente affiancato da un gruppo di coordinamento”

La Regione sta predisponendo un Piano di valutazione unitario attraverso la


collaborazione di un gruppo di coordinamento della valutazione formato dai
responsabili delle valutazioni dei singoli programmi ed affiancato dal nucleo di
valutazione

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