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Tito Flavio Cesare Vespasiano Augusto

La vita
Tito nacque a Roma il 30 dicembre 39, in una piccola casa ai piedi meridionali del Palatino. Nel 43
il padre Vespasiano fu inviato dall'imperatore Claudio come generale nell’invasione romana e Tito
venne quindi cresciuto a corte insieme a Britannico, l'erede dell'imperatore. I due diventarono
grandi amici, ma Britannico fu avvelenato e Tito, che era a tavola con lui, ingerì del veleno e fu per
molto tempo malato. In onore dell'amico d'infanzia Tito, da imperatore, fece erigere due sue
statue, una d'oro sul Palatino e una equestre in avorio, portata nelle processioni.
Durante la sua adolescenza, Tito ricevette un'educazione militare affiancata a una letteraria, cosa
che gli permise di diventare abile sia nell'esercizio delle armi e nel cavalcare sia nella poesia e
nell'arte oratoria sia in greco sia in latino.
Si sposò Arrecina Tertulla, figlia di un ex Prefetto del pretorio di Caligola, Marco Arrecino
Clemente. Tertulla, però, morì nel 62 e l'anno successivo si risposò con Marcia Furnilla, da cui
ebbe una figlia (Giulia), ma dalla quale divorziò senza risposarsi più.
Le conquiste militari
Le conquiste militari: La campagna in Giudea
(parte 1)
Tra il 58 e il 60 Tito divenne tribune militare in Germania e successivamente in Britannia. Si distinse per valore e
dedizione, tanto da farsi dedicare due statue nelle due province. Intorno al 63 dopo cristo ritornò a Roma
intraprendendo la carica di questore.
Verso il 66 d.c. Tito insieme al padre Vespasiano partì per la Giudea creando 2 legioni (la V e la X) al fine di
fermare una ribellione, e nel 67 dopo aver sconfitto in un primo attacco gli ebrei conquistarono la città di Lafa e
assediarono Lotopata intrufolandosi di notte. Infine, dopo una battaglia cruenta, riuscì a conquistare la città di
Tarichee assediandola insieme al suo esercito.
Successivamente Tito fu mandato a Gamala da suo padre Vespasiano per parlare con il re della Siria muciano
per trovare un accordo proficuo. Tornato dall’incontro si riunisce con il padre e grazie all’aiuto di 200 uomini e
la sua solita infiltrazione silenziosa conquista la cittadella.
Restava da sottomettere solamente la piccola città di Giscala, in Galilea, dove gli abitanti si erano ribellati spinti
da un certo Giovanni ben Levi. Contro questi, Tito guidò più di mille cavalieri, mentre la X legione fu mandata a
Scitopoli e Vespasiano, insieme alle altre due, andava a Cesarea per concedere ai soldati un po' di riposo. Tito
arrivò quindi nei pressi della città e stanco di massacri da parte dei suoi, decise di venire a patti. Cercò quindi di
convincere i rivoluzionari ad arrendersi.
Le conquiste militari: La campagna in Giudea
(parte 2)
Gli abitanti della città non poterono però sentire le argomentazioni del generale poiché
gli era stato impedito di avvicinarsi alle mura e di uscire dalla città. Giovanni stesso
parlò con il romano spiegandogli che, poiché era di sabato, gli ebrei non potevano né
combattere né negoziare e convinse Tito ad accamparsi nella vicina città di Cidala.
Nella notte Giovanni fuggì verso Gerusalemme e portò con sé molti uomini, donne e
bambini. Il giorno seguente, quando Tito arrivò alle porte della città, fu acclamato
come liberatore dall'oppressore e fu informato della fuga di Giovanni. Allora mandò
degli uomini a inseguirlo, ma egli era già arrivato a Gerusalemme e non fu catturato.
Tito fece quindi abbattere un tratto delle mura cittadine in segno di conquista della
città e graziò i rivoltosi, lasciando in città una guarnigione.
Così fu conquistata tutta la Galilea e i romani si prepararono all'attacco di
Gerusalemme.
Le conquiste militari: l’assedio di
Gerusalemme
Vespasiano nel 68 decise di iniziare
l’assedio contro Gerusalemme, ma a
seguito della morte di Nerone e dei
suoi successori l’assedio fu rimandato.
Nel 70 Tito e Vespasiano diventarono
consoli e, mentre Vespasiano rimase
in egitto, nel 71 Tito saccheggiò e
distrusse Gerusalemme e il suo
tempio, forzando a tutta la rimanente
popolazione di scappare.
Tito dal punto di vista del
popolo
Le preoccupazioni
Tito succedete al padre Vespasiano nel 79,
imponendo così il ritorno al regime dinastico.
Svetonio scrisse come molti temettero che Tito si
sarebbe comportato come uno pseudo-Nerone, a
causa dei numerosi vizi che dicevano che avesse.
Al contrario, egli fu un valido e amato imperatore,
che fu pronto a riconoscere le sue virtù.
Le opere
Durante il suo governo Tito:
1) Pose fine ai processi per tradimento
2) Punì i delatores, «gli spioni»
3) Organizzò magnifici giochi gladiatori, senza
che il loro costo dovesse essere sostenuto dai
cittadini
4) Completò la costruzione dell’Anfiteatro Flavio
5) Fece costruire delle terme a lui intitolate nel
sito dove si trovava la Domus Aurea.
Il Vesuvio
Nel 79 l’eruzione del Vesuvio causò la distruzione di
Pompei e Ercolano e gravissimi danni nelle città e
comunità attorno a Napoli. Infine anche un rovinoso
incendio divampò a Roma l’anno successivo.
Ma queste catastrofi diedero solo a Tito la possibilità di
mostrare la propria generosità: in entrambi i casi
contribuì con i propri fondi a riparare i danni e ad
alleviare le sofferenze della popolazione.
«Delizia del genere umano»
Oltre all’aver finanziato la riparazione dei danni causati dal Vesuvio e ad
aver alleviato le sofferenze del popolo, il principato di Tito è anche
conosciuto perché non fu emessa nessuna sentenza di condanna a morte.
La sua misericordia definì il principato di Tito «felice nella sua brevità».
Ancora oggi si usa una frase a lui attribuita (amici, hodie diem
perdidi-"Amici, oggi ho perso una giornata") che avrebbe pronunciato al
tramonto di una giornata in cui non aveva avuto occasione di fare del
bene.
Morte e successione
Dopo appena due anni di regno Tito si ammalò e morì in una delle sue
ville. Secondo lo storico Svetonio ci sono 2 ipotesi:
Fu la Malaria a stroncarlo;
Fu ucciso dal medico personale Valeno su ordine del fratello Domiziano.
Alla sua morte fu deificato dal Senato e fu eretto un arco trionfale in
usuo onore. Fu sepolto prima nel Mausoleo di Augusto e
successivamente nel tempio della Gens Flavia, il mausoleo di famiglia.
Nel Foro romano il suo «genius» venne glorificato insieme a quello del
padre.
Tito è anche famoso per la sua somiglianza
con il tizio che ha fatto la canzone di Shrek

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