Sei sulla pagina 1di 13

Agostino (354-430)

Dilige et quod vis fac Noli foras ire


Fede o ragione
E mentre i giudei chiedono i miracoli e i greci la sapienza, noi
predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per
i pagani. (Corinzi 1, 22s)
Noi non sappiamo che farcene della teoria dei filosofi; sappiamo
bene che sono maestri di corruzione e corrotti essi stessi. Noi non
sproloquiamo di virtù, ma la pratichiamo e siamo orgogliosi di
aver raggiunto ciò che essi hanno cercato con affannoso impegno
e non sono mai riusciti a trovare. (Minucio Felice, Ottavio)
Il figlio di Dio è stato crocifisso: non me ne vergogno proprio
perché c’è da vergognarsene. Che poi il figlio di Dio sia morto è
del tutto credibile, proprio perché insensato (credibile, quia
ineptum). E che, sepolto, sia resuscitato è certo, perché
impossibile (certum quia impossibile). (Tertulliano, Sulla carne
di Cristo)
Il divino per i “pagani”

Presocratici
Democrito
Platone
Aristotele
Epicurei
Il Dio dei cristiani

Dio persona
Dio padre, dispensatore di amore
Dio antropomorfico, geloso e irascibile
Dio incarnato, morto crocifisso
Dio trascendente e creatore (ex
nihilo)
I padri apologisti
 Per difendersi dalle accuse di stoltezza dei “greci” e dalle
persecuzioni, il messaggio cristiano (la buona novella) deve
organizzarsi in una dottrina unitaria e coerente
 Deve dotarsi di armi concettuali e usare gli stessi strumenti
della filosofia (filosofia cristiana)
 Affermazione di continuità con la filosofia greca (terza
navigazione)

Noi imparammo che il Cristo è il primogenito di Dio e che è la ragione


(logos), della quale partecipa tutto il genere umano. E coloro che vissero
secondo ragione sono cristiani, anche se furono creduti atei, come
Socrate, Eraclito ed altri. (Giustino martire, II secolo)
Agostino: fede e ragione
 Deum et animam scire cupio
 Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec
requiescat in te
 Crede ut intelligas, intellige ut credas
La fede in Dio (dator intelligentiae) come luce illumina la nostra
mente indicandole la via da seguire per conoscere
Dottrina dell’illuminazione: nella mente dell’uomo esistono
verità e criteri immutabili di giudizio, che non possono derivare
dall’esperienza. Essi derivano da Dio, verità e luce che illumina
la nostra mente. Alla tua luce, signore, vediamo la luce (Salmo 35)
Noli foras ire, in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas
Dio: Essere, Verità, Amore
Dio va cercato nell’interiorità della propria coscienza (interior
intimo meo):
È Essere e manifestazione di essere (Io sono colui che sono), cioè
Verità
È trascendenza e insieme rivelazione: padre creatore e figlio
È amore, cioè Spirito santo consolatore
L’uomo, creatura di Dio, creato a immagine e somiglianza di Dio e
della sua sostanza trinitaria, è, conosce e ama
Dio, sommo essere e sommo bene, ha creato l’uomo, che, come
creatura, partecipa dell’essere e del bene.
La bontà dell’uomo consiste nell’aderire all’essere di Dio, amando
l’essere secondo il suo ordine intrinseco
La Creazione e il tempo
Dio, l’Essere, ha voluto creare altro essere e lo ha fatto attraverso le idee della
sua mente (il logos, verbo, figlio di Dio).

Le idee platoniche diventano i pensieri eterni di Dio – le forme e le ragioni


delle cose (rationes seminales) - attraverso le quali Dio ha creato il mondo.

“Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra”?

Dio è eterna presenzialità, prescinde dalla dimensione del tempo. Il tempo è


stato creato insieme al mondo.

Il tempo è distensio animi: esiste solo in relazione all’anima, come intuizione del
presente, ricordo del presente che è stato (passato), attesa del presente che sarà
(futuro).

“È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto
dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del
futuro”.
Il male e il suo statuto
ontologico
Si Deus est, quid malum, unde malum, cur malum?
Tutto ciò che è, in quanto è, è bene
Non è ammissibile che il male sia stato creato da Dio, perché qualsiasi
cosa sia stata creata da Dio, in quanto da lui voluta e chiamata a essere,
è bene.
Omne ens est bonum; nec potest aliquid esse bonum nisi aliquo modo sit; ergo
bonum et ens corventuntur (Thom. Quaestiones disputatae)
Il male non esiste, non ha una sua sostanzialità, non ha consistenza
ontologica: esso è sempre male di qualcosa, cioè accidente di un
soggetto che di per sé è bene. (Polemica antimanichea)
Il male di cui cercavo l’origine non è una sostanza, perché, se fosse una
sostanza, sarebbe un bene. Perciò vidi chiaramente come Tu facesti buone tutte
le cose.
La teodicea
 I mali di natura

Derivano dalla struttura gerarchica dell’essere: non esiste il male,


ma gradi inferiori di essere rispetto a Dio, dipendenti dalla
finitudine delle cose create e dal differente livello di questa
finitudine.

Ma anche i gradi infimi dell’essere sono momenti articolati di un


grande complesso armonico, sono elementi necessari
dell’armonia cosmica, del tutto voluto e creato da Dio (così
come le ombre in un quadro danno risalto alla luce o come i
silenzi e le dissonanze sono indispensabili in una sinfonia).
Teodicea
 Il male morale

È il peccato, che dipende dalla cattiva volontà, cioè da una deficienza di


volontà. La volontà per sua natura dovrebbe tendere al bene. Ma
poiché esistono molti beni creati e finiti, la volontà può tendere a
questi rovesciando l’ordine gerarchico: può preferire la creatura a
Dio, preferire i beni inferiori a quelli superiori.

Il male morale consiste in una aversio a Deo e in una conversio ad


creaturam

La volontà diventa cattiva non perché si rivolge a cose cattive, ma


perché si rivolge malamente, ossia contro l’ordine di natura, da Colui
che è l’essere sommo ad un essere inferiore.

Dilige et quod vis fac


Teodicea
 Il male fisico (malattie, sofferenze, vecchiaia, morte)

È la conseguenza del peccato originale, cioè del peccato


morale, ed è insito nella nostra natura di creature finite.

“La corruzione del corpo che appesantisce l’anima, non è la causa,


ma la pena del primo peccato: non è il corpo corruttibile che ha
reso l’anima peccatrice, ma l’anima peccatrice che ha reso il corpo
corruttibile”
Volontà, libertà, grazia
 La ragione può conoscere il bene, eppure la volontà può non farlo,
perché la volontà è facoltà differente dalla ragione.
 Il peccato originale fu un peccato di superbia (desiderio disordinato
di una perversa eccellenza), prima deviazione della volontà
 La volontà è libera veramente quando non fa il male (posse non
peccare), ma dopo il peccato originale la volontà è indebolita
(l’umanità è una “massa dannata”, non posse non peccare) e ha
bisogno della grazia divina per operare rettamente (polemica
antipelagiana).
 Ma la grazia è un fattore determinante o concomitante in
relazione alla salvezza? Determina la salvezza, se Dio la concede
(non a tutti, ma solo ad alcuni) o, una volta concessa a tutti,
necessita della collaborazione della volontà umana (solo chi
collabora si salva)?

Potrebbero piacerti anche