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Decreto legge
Legge di conversione
(casi straordinari di necessità e (entro sessanta giorni)
urgenza)
LA DELEGAZIONE LEGISLATIVA (ART.
76 COST.)
• Individuazione dell’oggetto (o degli oggetti, purché distinti) della delega
chiaramente definito
• Fissazione dei principi (ossia le norme generali o di principio di carattere
sostanziale che regolano la materia) e dei criteri direttivi (ossia le regole
procedurali di carattere strumentale per l’esercizio in concreto del potere
normativo delegato)
• Indicazione del termine entro il quale la delega può (non deve) essere
esercitata
Legge di delega al governo...
Il governo è delegato ad adottare, entro... [termine] dalla data di entrata in
vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti... [oggetto],
secondo i seguenti principi e criteri direttivi...
IL PROCEDIMENTO DI DELEGAZIONE
LEGISLATIVA
• Testi unici normativi: atti aventi natura innovativa, deliberati dal governo in
forma di decreti legislativi sulla base di una legge di delegazione del
Parlamento
• Testi unici compilativi: atti aventi natura conoscitiva, deliberati dal governo
sulla base di una mera autorizzazione
Costituzione
I regolamenti delegati o autorizzati sono previsti nelle materie non coperte da riserva assoluta di legge e
attuano la cosiddetta delegificazione. Sostituiscono cioè la disciplina posta da una fonte primaria con una
disciplina posta da una fonte secondaria. La loro entrata in vigore determina infatti l’abrogazione delle norme
vigenti contenute in fonti anche di rango primario.
L’art. 17, comma 2, l. n. 400/1988 pone alcune condizioni:
1. occorre una legge che autorizzi il governo a emanarli;
2. la stessa legge deve contenere le norme generali regolatrici della materia (la delegificazione della materia
non è dunque totale);
3. essa deve altresì disporre l’abrogazione delle norme vigenti rinviando il prodursi dell’effetto abrogativo al
momento all’entrata in vigore del regolamento.
La delegificazione, alla quale si è fatto ricorso di frequente in anni recenti, sembra contrastare la tendenza del
parlamento a porre regole anche di dettaglio. Esse irrigidiscono spesso inutilmente la disciplina, visto che
possono essere modificate soltanto da una fonte primaria.
Peraltro, la delegificazione non esclude che leggi successive possano rilegificare in tutto o in parte la materia.
Il nostro sistema delle fonti non conosce la cosiddetta riserva di regolamento.
LA POTESTÀ REGOLAMENTARE
DELL’ESECUTIVO
Art. 17 l. 400/1988
• I regolamenti governativi
– regolamenti di esecuzione
– regolamenti di attuazione e di integrazione
– regolamenti indipendenti
– regolamenti di organizzazione
– regolamenti di delegificazione (regolamenti autorizzati o delegati)
Parlamento
parere commissioni sullo Consiglio dei ministri
schema di regolamento deliberazione regolamento
(se previsto dalla legge)
Ministro
comunicazione parere del adozione del
al presidente del Consiglio regolamento
ministeriale
Consiglio di stato
LA REPUBBLICA «UNA E INDIVISIBILE» E
LE AUTONOMIE TERRITORIALI
Art. 5 Cost.
«La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie
locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento».
LE FONTI NELL’ORDINAMENTO DELLE
REGIONI
Costituzione Costituzione
Leggi regionali
Leggi regionali (v. statuti)
(artt.117 e 121 Cost.)
• Leggi regionali: approvate dal consiglio regionale nelle forme e nei modi
previsti da ciascun statuto
Statuti locali
(art. 114.2 Cost)
Regolamenti locali
(art. 117.6 Cost.)
LE FONTI LOCALI
Trattati Regolamenti e
(Tue e Tfue) direttive
(art. 288 Tfue)
LE FONTI DEL DIRITTO DELL’UNIONE
• Fonti originarie: trattati (Trattato Ue, Trattato Tfue, Carta dei diritti
fondamentali, Trattato Ceea)
Per realizzare gli obiettivi stabiliti nei trattati, l'UE adotta diversi tipi di atti legislativi. Alcuni sono vincolanti, altri no.
Alcuni si applicano in tutti i paesi dell'UE, altri solo in alcuni di essi.
I regolamenti. Un regolamento è un atto legislativo vincolante. Deve essere applicato in tutti i suoi elementi nell'intera
Unione europea. Art. 249, co. 2, TCE.
Le direttive dell'UE fissano i risultati che tutti gli Stati membri devono conseguire. Le autorità nazionali possono poi
scegliere la forma e il metodo da seguire per realizzare i risultati stabiliti. Le direttive servono a uniformare le diverse
leggi nazionali e riguardano in particolare i settori che incidono sul funzionamento del mercato unico (ad esempio, le
norme di sicurezza dei prodotti). Ciascuna direttiva stabilisce un termine entro il quale gli Stati membri devono adottare
le misure di recepimento nazionali, le quali integrano gli obblighi della direttiva nel diritto nazionale.
Una decisione è vincolante per i suoi destinatari (ad esempio un paese dell'UE o una singola impresa) ed è direttamente
applicabile.
Un parere è uno strumento che permette alle istituzioni europee di esprimere la loro posizione senza imporre obblighi
giuridici ai destinatari. Un parere non è vincolante. Può essere emesso dalle principali istituzioni dell'UE (Commissione,
Consiglio, Parlamento), dal Comitato delle regioni e dal Comitato economico e sociale europeo. Durante il processo
legislativo, i comitati emettono pareri che riflettono il loro specifico punto di vista, regionale o economico e sociale.
Le raccomandazioni sono manifestazione di carattere esortativo indirizzate a Stati membri, istituzioni comunitarie o
privati cittadini affinché orientino il proprio comportamento conformemente agli interessi dell’UE:
FONTI UE E CONTROLIMITI
«In forza del principio della preminenza del diritto comunitario, le disposizioni del Trattato e gli atti
delle istituzioni, qualora siano direttamente applicabili... fanno parte integrante, con rango
superiore rispetto alle norme interne, dell’ordinamento giuridico vigente nel territorio dei singoli stati
membri» e «hanno l’effetto, nei loro rapporti col diritto interno degli stati membri, non solo di
rendere ipso jure inapplicabile, per il fatto stesso della loro entrata in vigore, qualsiasi disposizione
contrastante della legislazione nazionale preesistente, ma anche... di impedire la valida formazione
di nuovi atti legislativi nazionali, nella misura in cui questi fossero incompatibili con norme
comunitarie» (sentenza Simmenthal del 1978).
IL PRIMATO DEL DIRITTO COMUNITARIO
Corte costituzionale
«Vi è un punto fermo nella costruzione giurisprudenziale dei rapporti fra diritto comunitario e diritto
interno: i due sistemi sono configurati come autonomi e distinti, ancorché coordinati, secondo la
ripartizione di competenza stabilita e garantita dal Trattato... [i due ordinamenti], per quanto
coordinati, sono distinti e reciprocamente autonomi. Proprio in ragione, dunque, della distinzione fra
i due ordinamenti, la prevalenza del regolamento adottato dalla Cee va intesa... nel senso... che la
legge interna non interferisce nella sfera occupata da tale atto, la quale è interamente attratta sotto
il diritto comunitario» e il regolamento «è reso efficace in quanto e perché atto comunitario, e non
può abrogare, modificare o derogare le confliggenti norme nazionali, né invalidarne le statuizioni.
Diversamente accadrebbe, se l’ordinamento della Comunità e quello dello Stato – ed i rispettivi
processi di produzione normativa – fossero composti ad unità» (sentenza 170/1984).
• Il principio di necessaria applicazione del regolamento Ue da parte del giudice comune, anche se in
contrasto con disposizioni nazionali precedenti o successive
• Il caso delle direttive aventi efficacia diretta (autoapplicative)