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Le Fonti del diritto

(atti aventi forza di legge, fonti


secondarie, fonti regionali, fonti
europee, consuetudini
GLI ATTI NORMATIVI DEL GOVERNO
AVENTI FORZA DI LEGGE

Decreti legislativi (art. 76 Cost., art. 14 l. 400/1988)

Legge di delegazione Decreto legislativo


(oggetto, principi e criteri (entro il termine della legge
direttivi, termine) delega)

Decreti legge (art. 77 Cost., art. 15 l. 400/1988)

Decreto legge Legge di conversione


(casi straordinari di necessità e (entro sessanta giorni)
urgenza)
GLI ATTI NORMATIVI DEL GOVERNO
AVENTI FORZA DI
LEGGE
Decreti legge (art. 77 Cost., art. 15 l. 400/1988)

Legge di delegazione Decreto legislativo


(oggetto, principi e criteri direttivi, (entro il termine della
termine) legge delega)

Decreti legge (art. 77 Cost., art. 15 l. 400/1988)

Decreto legge
Legge di conversione
(casi straordinari di necessità e (entro sessanta giorni)
urgenza)
LA DELEGAZIONE LEGISLATIVA (ART.
76 COST.)
• Individuazione dell’oggetto (o degli oggetti, purché distinti) della delega
chiaramente definito
• Fissazione dei principi (ossia le norme generali o di principio di carattere
sostanziale che regolano la materia) e dei criteri direttivi (ossia le regole
procedurali di carattere strumentale per l’esercizio in concreto del potere
normativo delegato)
• Indicazione del termine entro il quale la delega può (non deve) essere
esercitata
Legge di delega al governo...
Il governo è delegato ad adottare, entro... [termine] dalla data di entrata in
vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti... [oggetto],
secondo i seguenti principi e criteri direttivi...
IL PROCEDIMENTO DI DELEGAZIONE
LEGISLATIVA

Governo o parlamentari Parlamento Governo


iniziativa legislativa legge di deliberazione schema
delegazione decreto

Governo Governo Parlamento


deliberazione decreti parere commissioni sullo
correttivi (se
deliberazione decreto
legislativo schema (se previsto
previsti dalla legge)
dalla legge)
I TESTI UNICI

• Testi unici normativi: atti aventi natura innovativa, deliberati dal governo in
forma di decreti legislativi sulla base di una legge di delegazione del
Parlamento

 Es.: art. 16 l. 112/2004


 «Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore
della presente legge [...] un decreto legislativo recante il testo unico delle
disposizioni legislative in materia di radiotelevisione, denominato “testo unico della
radiotelevisione”, coordinandovi le norme vigenti e apportando alle medesime le
integrazioni, modificazioni e abrogazioni necessarie al loro coordinamento [...]» (v.
d.lgs. 177/2005, ora denominato “testo unico dei servizi di media audiovisivi e
radiofonici”).
I TESTI UNICI

• Testi unici compilativi: atti aventi natura conoscitiva, deliberati dal governo
sulla base di una mera autorizzazione

 Art. 17-bis l. 400/1988


 «Il Governo provvede, mediante testi unici compilativi, a raccogliere le disposizioni
aventi forza di legge regolanti materie e settori omogenei, attenendosi ai seguenti
criteri: a) puntuale individuazione del testo vigente delle norme; b) ricognizione
delle norme abrogate, anche implicitamente, da successive disposizioni; c)
coordinamento formale del testo delle disposizioni vigenti in modo da garantire la
coerenza logica e sistematica della normativa; d) ricognizione delle disposizioni,
non inserite nel testo unico, che restano comunque in vigore [...]».
LA DECRETAZIONE D’URGENZA (ART.
77 COST.)
• Adozione del decreto legge solo in casi straordinari di necessità ed
urgenza
• Presentazione del decreto legge alle Camere per la conversione lo stesso
giorno in cui è adottato e riunione delle Camere, anche se sciolte, entro i
successivi cinque giorni
• Durata di solo 60 giorni e dunque efficacia provvisoria del decreto legge,
con perdita di efficacia sin dall’inizio se non convertito in legge (decadenza
ex tunc)
• Regolazione con legge dei rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non
convertiti
Legge di conversione del decreto legge...
Il decreto legge... [data e numero] recante... [titolo] è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla
presente legge.
IL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DEL
DECRETO LEGGE

Governo Presidente della Governo


Repubblica
adozione decreto presentazione
emanazione decreto
legge disegno di legge di
legge
conversione

Presidente della Presidente della Parlamento


Repubblica Repubblica eventuali
promulgazione legge promulgazione legge di emendamenti al
di conversione conversione decreto legge
DECRETI LEGGE E GIURISPRUDENZA
DELLA CORTE COSTITUZIONALE
• Divieto di reiterazione dei decreti legge non convertiti in legge, se non
fondati su presupposti nuovi o caratterizzati da contenuti sostanzialmente
diversi (sent. 360/1996)
• Illegittimità dei decreti legge per evidenza mancanza dei presupposti di cui
all’art. 77 Cost., con trasferimento del vizio originario sulla legge di
conversione (sentt. 171/2007 e 128/2008)
• Divieto per le Camere di alterare l’omogeneità di fondo del decreto legge,
introducendo emendamenti del tutto estranei all’oggetto e alle finalità del
testo originario (sentt. 22/2012, 32/2014 e 154/2015)
FONTI LEGISLATIVE SPECIALIZZATE

• Leggi di esecuzione dei Patti lateranensi (art. 7 Cost.)


• Leggi che disciplinano i rapporti fra lo Stato e le confessioni religiose
diverse dalla cattolica (art. 8 Cost.)
• Leggi di amnistia e indulto (art. 79 Cost.)
• Leggi che staccano una provincia o un comune da una regione per
aggregarli ad un’altra (art. 132.2 Cost.)
• Leggi che attribuiscono ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia
alle regioni ordinarie (art. 116.3 Cost.)
• Decreti legislativi di attuazione degli statuti delle regioni speciali (es.: art.
65 St. Friuli-Venezia Giulia)
• Leggi di attuazione del principio dell’equilibrio di bilancio (art. 81.6 Cost.)
I REGOLAMENTI DEGLI ORGANI
COSTITUZIONALI
• Regolamenti parlamentari (art. 64 Cost.)

• Regolamenti della Corte costituzionale (l. 87/1953)

• Regolamenti della presidenza della Repubblica (l. 1077/1948)

• Regolamento del Consiglio dei ministri (l. 400/1988)

• Regolamenti della presidenza del Consiglio (d.lgs. 303/1999)


LA RISERVA DI REGOLAMENTO
PARLAMENTARE

Costituzione

Regolamenti di ciascuna camera


(art. 64 Cost.)
LE FONTI REGOLAMENTARI
SECONDARIE
 I regolamenti sono fonti secondarie del diritto, ossia subordinate a quelle
primarie: la denominazione include una categoria eterogenea di atti
normativi di competenza del governo, dei ministri, delle autorità
amministrative indipendenti, nonché delle regioni e degli enti locali;
trattandosi di fonti subordinate a quelle primarie, questi regolamenti sono
cosa del tutto diversa dai regolamenti dell’Ue e dai regolamenti
parlamentari.
• Il principio di legalità: la potestà regolamentare deve trovare fondamento in una
norma di legge che attribuisca il relativo potere
• Il principio di preferenza della legge: il giudice ordinario deve disapplicare l’atto
regolamentare se contrastante con una norma di legge
I regolamenti governativi. Il principio del parallelismo tra
competenza legislativa e regolamentare.

 la legge  costituzionale n. 3/2001 ha introdotto il principio del parallelismo legislativo e


competenza regolamentare dello Stato. 
 Lo Stato è cioè titolare di un potere regolamentare esclusivamente nelle materie che l’
art. 117 Cost. attribuisce alla sua competenza legislativa esclusiva (art. 117, comma 6). Tale
potere può essere delegato alle regioni.
 Nelle altre materie la potestà regolamentare spetta alle regioni. Lo Stato può emanare
regolamenti nelle materie devolute alla potestà legislativa regionale concorrente o residuale
solo nelle more dell’approvazione da parte delle regioni delle norme di loro competenza e in
caso di inerzia di queste ultime. I regolamenti in questione hanno carattere cedevole, nel
senso che perdono efficacia all’entrata in vigore della normativa da parte di ciascuna regione (
art. 11, comma 8, l. n. 11/2005). 
 Il potere regolamentare del governo è richiamato anche nell’art. 87 Cost., che attribuisce al
presidente della Repubblica il potere di promulgare le leggi e gli atti aventi forza di legge e,
appunto, di emanare i regolamenti. 
Tipologia

 A livello di fonti primarie, una disciplina generale è contenuta nell’


art. 17 l. n. 400/1988, che individua cinque tipi di regolamenti governativi:
esecutivi, attuativi-integrativi, indipendenti, di organizzazione, delegati o
autorizzati.
 I regolamenti sin qui menzionati sono attribuiti alla competenza del Consiglio dei
ministri.
I regolamenti esecutivi

 I regolamenti esecutivi pongono norme di dettaglio necessarie l’applicazione


concreta di una legge (ulteriore specificazione delle fattispecie disciplinate,
modalità procedurali, termini, adempimenti, ecc.).
 Non è necessario che la legge attribuisca di volta in volta al governo il potere di
approvarli, poiché la l. n. 400/1988 costituisce un fondamento legislativo generale
sufficiente a soddisfare il principio di legalità.
 Nelle materie coperte da riserva di legge assoluta sono ammessi soltanto
regolamenti di stretta esecuzione, che non operino alcuna integrazione o
specificazione delle norme materiali poste a livello di fonte primaria.
 I regolamenti di questo tipo possono essere emanati per dare esecuzione a
regolamenti europei e, nei casi in cui la legge di delegazione europea lo autorizzi,
anche a direttive.
regolamenti per l’attuazione e
l’integrazione
 I regolamenti per l’attuazione e l’integrazione possono essere emanati nelle
materie non coperte da riserva di legge assoluta nei casi in cui la legge si limiti a
individuare i principi generali della materia e autorizzi espressamente il governo a
porre la disciplina di dettaglio.
I regolamenti indipendenti

 I regolamenti cosiddetti indipendenti intervengono nelle materie non soggette a


riserva di legge là dove manchi una disciplina di rango primario.
 Si è dubitato della compatibilità con la Costituzione di un potere normativo così
ampio e indeterminato. In pratica sono poche e marginali le materie nelle quali è
assente oggi una qualsivoglia disciplina legislativa.
I regolamenti di organizzazione

 I regolamenti di organizzazione costituiscono una sottospecie di regolamenti esecutivi


e di attuazione.
 Essi disciplinano l’organizzazione e il funzionamento delle pubbliche amministrazioni
«secondo le disposizioni dettate dalla legge». L’art. 97 Cost. pone una riserva di legge
relativa in materia di organizzazione degli uffici e dunque una disciplina di fonte
primaria che ne delinei in termini generali l’assetto è sempre necessaria. 
 Per l’organizzazione e la disciplina degli uffici dei ministeri, in particolare, l’
art. 17 l. n. 400/1988 opera una distinzione: gli uffici di stretta collaborazione con i
ministri e quelli di livello dirigenziale generale sono disciplinati con regolamenti di
delegificazione nel rispetto dei principi posti dalla disciplina legislativa in materia di
rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni; le unità dirigenziali di livello
inferiore agli uffici dirigenziali generali sono invece disciplinate con decreti
ministeriali aventi natura non regolamentare (comma 4-bis). 
Regolamenti di delegificazione

 I regolamenti delegati o autorizzati sono previsti nelle materie non coperte da riserva assoluta di legge e
attuano la cosiddetta delegificazione. Sostituiscono cioè la disciplina posta da una fonte primaria con una
disciplina posta da una fonte secondaria. La loro entrata in vigore determina infatti l’abrogazione delle norme
vigenti contenute in fonti anche di rango primario.
 L’art. 17, comma 2, l. n. 400/1988 pone alcune condizioni:
1. occorre una legge che autorizzi il governo a emanarli;
2. la stessa legge deve contenere le norme generali regolatrici della materia (la delegificazione della materia
non è dunque totale);
3. essa deve altresì disporre l’abrogazione delle norme vigenti rinviando il prodursi dell’effetto abrogativo al
momento all’entrata in vigore del regolamento. 
 La delegificazione, alla quale si è fatto ricorso di frequente in anni recenti, sembra contrastare la tendenza del
parlamento a porre regole anche di dettaglio. Esse irrigidiscono spesso inutilmente la disciplina, visto che
possono essere modificate soltanto da una fonte primaria.
 Peraltro, la delegificazione non esclude che leggi successive possano rilegificare in tutto o in parte la materia.
Il nostro sistema delle fonti non conosce la cosiddetta riserva di regolamento. 
LA POTESTÀ REGOLAMENTARE
DELL’ESECUTIVO
 Art. 17 l. 400/1988

• I regolamenti governativi
 – regolamenti di esecuzione
 – regolamenti di attuazione e di integrazione  
 – regolamenti indipendenti
 – regolamenti di organizzazione  
 – regolamenti di delegificazione (regolamenti autorizzati o delegati)

• I regolamenti ministeriali e interministeriali


Procedura

 I regolamenti recano la denominazione «regolamento»,


 sono adottati previo il parere del Consiglio di Stato (sezione consultiva per gli atti
normativi),
 sono sottoposti al controllo preventivo di legittimità e alla registrazione della
Corte dei conti 
 vengono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.
 Il procedimento per la loro adozione non prevede la partecipazione dei privati che
anzi è espressamente esclusa (art. 13, comma 1, l. n. 241/1990).
 Non è richiesta neppure la motivazione (art. 3 l. n. 241/1990).
Regime giuridico

 Il regime giuridico dei regolamenti, che sono atti formalmente amministrativi


anche se sostanzialmente normativi, è in parte quello proprio dei provvedimenti
amministrativi (sia pur con le deroghe prima richiamate in tema di partecipazione
dei privati e di obbligo di motivazione), in parte quello proprio delle fonti del
diritto. 
 Dal primo punto di vista, ove contengano disposizioni contrarie alla legge
possono essere impugnati innanzi al giudice amministrativo e conseguentemente
annullati.
 Di regola, proprio perché i regolamenti contengono norme generali e astratte,
sotto il profilo processuale, l’interesse all’impugnazione sorge solo allorché
l’amministrazione emana un provvedimento applicativo idoneo a incidere nella
sfera giuridica di un destinatario individualizzato. 
 In base al principio di preferenza della legge i regolamenti sono suscettibili di
disapplicazione da parte del giudice ordinario (art. 5 l. n. 2248/1865, All. E).
 Secondo un indirizzo giurisprudenziale recente anche il giudice amministrativo può
disapplicare una norma regolamentare in almeno due ipotesi:
1.  quando il provvedimento impugnato viola un regolamento a sua volta difforme dalla
legge,
2. oppure quando il provvedimento impugnato è conforme a un regolamento che però
contrasta con una legge.
 In entrambi i casi il giudice esercita il proprio sindacato valutando la legittimità del
provvedimento direttamente rispetto alla norma primaria.
 In definitiva il giudice può disapplicare il regolamento e ciò anche quando quest’ultimo
non sia stato espressamente impugnato (cosiddetta disapplicazione normativa).
 Dal secondo punto di vista, e cioè in quanto fonti del diritto, ai regolamenti si
applicano le norme generali sull’interpretazione contenute nell’
art. 12 delle disposizioni preliminari al codice civile (interpretazione letterale e
logica; possibilità di ricorrere all’analogia legis e all’analogia juris).
 Vale per essi il principio jura novit curia e la loro violazione può costituire motivo
di ricorso per Cassazione (art. 360 cod. proc. civ.).
  A differenza delle fonti primarie, non possono essere oggetto di sindacato di
costituzionalità innanzi alla Corte Costituzionale.
I REGOLAMENTI GOVERNATIVI

Consiglio dei ministri Consiglio di stato


deliberazione parere sullo
schema di regolamento schema di regolamento

Parlamento
parere commissioni sullo Consiglio dei ministri
schema di regolamento deliberazione regolamento
(se previsto dalla legge)

Corte dei conti Presidente della Repubblica


visto e registrazione emanazione regolamento
regolamento
I REGOLAMENTI DI DELEGIFICAZIONE
(ART. 17.2 L. 400/1988)
Legge di autorizzazione: determinazione delle norme generali
regolatrici della materia e abrogazione differita delle norme legislative vigenti
Emanazione del regolamento autorizzato (previo parere parlamentare)
Entrata in vigore del regolamento abrogazione delle norme
legislative vigenti disposta dalla legge di autorizzazione
I regolamenti ministeriali e
interministeriali
 I regolamenti ministeriali e interministeriali sono previsti dall’art. 17, comma 3,
nelle materie attribuite alla competenza di uno o più ministri.
 Questi regolamenti possono essere emanati solo nei casi espressamente previsti
dalla legge e sono gerarchicamente sottordinati ai regolamenti governativi.
  Essi devono essere comunicati prima della loro emanazione al presidente del
Consiglio dei ministri ai fini del coordinamento.
REGOLAMENTI MINISTERIALI

Ministro
comunicazione parere del adozione del
al presidente del Consiglio regolamento
ministeriale
Consiglio di stato
LA REPUBBLICA «UNA E INDIVISIBILE» E
LE AUTONOMIE TERRITORIALI
 Art. 5 Cost.
 «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie
locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento».
LE FONTI NELL’ORDINAMENTO DELLE
REGIONI

Costituzione Costituzione

Statuti speciali Statuti ordinari


(art. 116 Cost.) (art. 123 Cost.)

Leggi regionali
Leggi regionali (v. statuti)
(artt.117 e 121 Cost.)

Regolamenti regionali Regolamenti regionali


(v. statuti) (artt.117.6 e 121 Cost.)
LE FONTI REGIONALI

• Statuti ordinari: approvati dal consiglio regionale con procedimento


aggravato ex art. 123 Cost.

• Leggi regionali: approvate dal consiglio regionale nelle forme e nei modi
previsti da ciascun statuto

• Regolamenti regionali: deliberati dalla giunta regionale o dal consiglio


regionale, secondo modalità e forme previste da ciascun statuto
IL PROCEDIMENTO DI APPROVAZIONE DEGLI
STATUTI DELLE REGIONI ORDINARIE

• Due successive deliberazioni del consiglio regionale, la seconda a


distanza non inferiore a due mesi
• Approvazione sia in prima sia in seconda deliberazione a maggioranza
assoluta dei componenti del consiglio
• Possibilità di richiedere comunque il referendum, entro tre mesi dalla
pubblicazione notiziale, da parte di un cinquantesimo degli elettori della
regione o un quinto dei componenti del consiglio
IL PROCEDIMENTO DI APPROVAZIONE DEGLI
STATUTI DELLE REGIONI SPECIALI

 Art. 116.1 Cost., l. cost. 2/2001


• Si applica il procedimento stabilito dalla Costituzione per le leggi
costituzionali
• L’iniziativa appartiene anche all’assemblea regionale
• I progetti di modificazione dello statuto di iniziativa governativa o
parlamentare sono comunicati dal governo all’assemblea regionale, che
esprime il suo parere entro due mesi
• Le modificazioni allo statuto approvate non sono comunque sottoposte a
referendum nazionale
LE FONTI NELL’ORDINAMENTO
DEGLI ENTI LOCALI
Costituzione

Legge dello Stato


(art. 117.2, lett. p), Cost.)

Statuti locali
(art. 114.2 Cost)

Regolamenti locali
(art. 117.6 Cost.)
LE FONTI LOCALI

• Statuti comunali: approvati dal consiglio comunale con procedimento


aggravato ex art. 6 Tuel
• Statuti provinciali: adottati dall’assemblea dei sindaci su proposta del
consiglio provinciale ex l. 56/2014
• Statuti metropolitani: adottati dalla conferenza metropolitana su proposta
del consiglio metropolitano ex l. 56/2014
• Regolamenti comunali/provinciali/metropolitani: adottati dal consiglio
comunale/provinciale/metropolitano, tranne i regolamenti comunali
sull’ordinamento degli uffici e dei servizi adottati dalla giunta nel rispetto
dei criteri generali stabiliti dal consiglio
LE FONTI ESTERNE RICONOSCIUTE

• L’adattamento automatico alle norme generalmente riconosciute


dell’ordinamento giuridico internazionale (art. 10.1 Cost.): rinvio mobile o
rinvio alla fonte

• L’ordine di esecuzione contenuto nelle leggi di ratifica dei trattati


internazionali: rinvio fisso o rinvio alla disposizione

• Le norme di diritto internazionale privato (l. 218/1995): fonti sulla


produzione o norme interne di riconoscimento
LA CONSUETUDINE

 La consuetudine (o uso) è la fonte fatto per eccellenza, la quale consta di


due elementi necessari: un comportamento ripetuto nel tempo (elemento
materiale) e la convinzione, da parte del corpo sociale che ripetere quel
comportamento sia giuridicamente dovuto (elemento soggettivo). Ove
questa convinzione non vi fosse, saremmo di fronte a una semplice prassi,
comportato ripetuto ma senza che sia considerato vincolante, e dunque
derogabile in qualsiasi momento.

• Le consuetudini nelle materie regolate dalle leggi e dai regolamenti (art. 8


preleggi al c.c.)
• Le consuetudini di rango costituzionale (es.: sent. Corte costituzionale
7/1996)
LE FONTI NELL’ORDINAMENTO
DELL’UNIONE EUROPEA

Trattati Regolamenti e
(Tue e Tfue) direttive
(art. 288 Tfue)
LE FONTI DEL DIRITTO DELL’UNIONE

• Fonti originarie: trattati (Trattato Ue, Trattato Tfue, Carta dei diritti
fondamentali, Trattato Ceea)

• Fonti derivate: regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri

• Altre fonti: principi generali del diritto dell’Unione, accordi internazionali


IL FONDAMENTO COSTITUZIONALE DELL’ASSUNZIONE DEGLI
OBBLIGHI DELL’UNIONE EUROPEA

• Le «limitazioni di sovranità» consentite dall’art. 11 Cost., come interpretato


dalla Corte costituzionale

• Il riferimento ai «vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario» nell’art.


117 Cost., come riformato nel 2001 (v. anche artt. 97 e 119 Cost., come
riformati nel 2012)

• Il limite del rispetto dei «principi supremi dell’ordinamento costituzionale»


e dei «diritti inalienabili della persona», come stabilito dalla Corte
costituzionale (v. ord. Corte cost. 24/2017)
 Fonti di diritto primario, ovvero i Trattati istitutivi delle Comunità europee, come
modificati ed integrati da atti e accordi successivamente stipulati.
 Fonti di diritto derivato, ovvero gli atti adottati dalle istituzioni comunitarie nei
limiti delle competenze ad esse attribuite dai Trattati.
Diritto Derivato

 Per realizzare gli obiettivi stabiliti nei trattati, l'UE adotta diversi tipi di atti legislativi. Alcuni sono vincolanti, altri no.
Alcuni si applicano in tutti i paesi dell'UE, altri solo in alcuni di essi.
 I regolamenti. Un regolamento è un atto legislativo vincolante. Deve essere applicato in tutti i suoi elementi nell'intera
Unione europea. Art. 249, co. 2, TCE.
 Le direttive dell'UE fissano i risultati che tutti gli Stati membri devono conseguire. Le autorità nazionali possono poi
scegliere la forma e il metodo da seguire per realizzare i risultati stabiliti. Le direttive servono a uniformare le diverse
leggi nazionali e riguardano in particolare i settori che incidono sul funzionamento del mercato unico (ad esempio, le
norme di sicurezza dei prodotti). Ciascuna direttiva stabilisce un termine entro il quale gli Stati membri devono adottare
le misure di recepimento nazionali, le quali integrano gli obblighi della direttiva nel diritto nazionale.
 Una decisione è vincolante per i suoi destinatari (ad esempio un paese dell'UE o una singola impresa) ed è direttamente
applicabile.
 Un parere è uno strumento che permette alle istituzioni europee di esprimere la loro posizione senza imporre obblighi
giuridici ai destinatari. Un parere non è vincolante. Può essere emesso dalle principali istituzioni dell'UE (Commissione,
Consiglio, Parlamento), dal Comitato delle regioni e dal Comitato economico e sociale europeo. Durante il processo
legislativo, i comitati emettono pareri che riflettono il loro specifico punto di vista, regionale o economico e sociale.
 Le raccomandazioni sono manifestazione di carattere esortativo indirizzate a Stati membri, istituzioni comunitarie o
privati cittadini affinché orientino il proprio comportamento conformemente agli interessi dell’UE:
FONTI UE E CONTROLIMITI

 Ord. 24/2017 La Corte costituzionale:


 «dispone di sottoporre alla Corte di giustizia dell’Unione europea, in via pregiudiziale ai
sensi e per gli effetti dell’art. 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, le
seguenti questioni di interpretazione dell’art. 325, paragrafi 1 e 2, del medesimo […]
 se la sentenza della Grande Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea 8
settembre 2015 in causa C-105/14, Taricco, debba essere interpretata nel senso di
imporre al giudice penale di non applicare una normativa nazionale sulla prescrizione
che osta in un numero considerevole di casi alla repressione di gravi frodi in danno
degli interessi finanziari dell’Unione europea, ovvero che prevede termini di
prescrizione più brevi per frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione europea di
quelli previsti per le frodi lesive degli interessi finanziari dello Stato, anche quando tale
omessa applicazione sia in contrasto con i principi supremi dell’ordine costituzionale
dello Stato membro o con i diritti inalienabili della persona riconosciuti dalla
Costituzione dello Stato membro […]».
IL PRIMATO DEL DIRITTO
COMUNITARIO
 Corte di giustizia delle Comunità europee
 «A differenza dei comuni trattati internazionali, il Trattato Cee ha istituito un proprio ordinamento
giuridico integrato nell’ordinamento giuridico degli stati membri... che i giudici nazionali sono tenuti
ad osservare... Scaturito da una fonte autonoma, il diritto nato dal Trattato non potrebbe, in ragione
appunto della sua specifica natura, trovare un limite in qualsiasi provvedimento interno senza
perdere il proprio carattere comunitario e senza che ne risultasse scosso il fondamento giuridico
della stessa Comunità» (sentenza Costa del 1964).

 «In forza del principio della preminenza del diritto comunitario, le disposizioni del Trattato e gli atti
delle istituzioni, qualora siano direttamente applicabili... fanno parte integrante, con rango
superiore rispetto alle norme interne, dell’ordinamento giuridico vigente nel territorio dei singoli stati
membri» e «hanno l’effetto, nei loro rapporti col diritto interno degli stati membri, non solo di
rendere ipso jure inapplicabile, per il fatto stesso della loro entrata in vigore, qualsiasi disposizione
contrastante della legislazione nazionale preesistente, ma anche... di impedire la valida formazione
di nuovi atti legislativi nazionali, nella misura in cui questi fossero incompatibili con norme
comunitarie» (sentenza Simmenthal del 1978).
IL PRIMATO DEL DIRITTO COMUNITARIO

 Corte costituzionale
 «Vi è un punto fermo nella costruzione giurisprudenziale dei rapporti fra diritto comunitario e diritto
interno: i due sistemi sono configurati come autonomi e distinti, ancorché coordinati, secondo la
ripartizione di competenza stabilita e garantita dal Trattato... [i due ordinamenti], per quanto
coordinati, sono distinti e reciprocamente autonomi. Proprio in ragione, dunque, della distinzione fra
i due ordinamenti, la prevalenza del regolamento adottato dalla Cee va intesa... nel senso... che la
legge interna non interferisce nella sfera occupata da tale atto, la quale è interamente attratta sotto
il diritto comunitario» e il regolamento «è reso efficace in quanto e perché atto comunitario, e non
può abrogare, modificare o derogare le confliggenti norme nazionali, né invalidarne le statuizioni.
Diversamente accadrebbe, se l’ordinamento della Comunità e quello dello Stato – ed i rispettivi
processi di produzione normativa – fossero composti ad unità» (sentenza 170/1984).

• Il principio di necessaria applicazione del regolamento Ue da parte del giudice comune, anche se in
contrasto con disposizioni nazionali precedenti o successive
• Il caso delle direttive aventi efficacia diretta (autoapplicative)

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