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«La vera regola è saper
rompere le regole»
IL BAROCCO
Agli inizi del Seicento si manifesta in tutta Europa un
mutamento del gusto, ma più ancora delle
concezioni artistiche, che si è soliti chiamare Barocco.
La parola Barocco, coniata in senso negativo dai
critici illuministi della fine del Settecento, ci aiuta a
comprendere l’originalità di questo stile. Essa deriva
dal medioevale baroco (cioè ragionamento
pedantesco e contorto) e dalla parola portoghese
barocco, (aggettivo che viene usato ancora oggi per
definire una perla non del tutto rotonda).
Come l’arte del Cinquecento rappresentava l’armonia del creato, la misura e la
proporzione delle cose, così l’arte barocca rappresenta la fantasia, la grandiosità delle
cose e della natura che suscitano meraviglia
Tale braccio non fu edifica- to e nel 1937 con la demolizione della “spina dei Borghi”
da parte di Mussolini si creò una visuale assiale lontana dalla concezione dinamica di
Bernini.
FRANCESCO BORROMINI (Bissone, 1599 - Roma,1667)
Grandissimo architetto barocco, Francesco
Borromini lavora soprattutto a Roma dove si
reca nel 1620 per lavorare come disegnatore
e scalpellino al cantiere di San Pietro.
Qui, nel 1631 collabora con Bernini nel
progetto
del baldacchino, suggerendo soluzioni (in
partico- lare le volute della cuspide) che poi
saranno inserite nella realizzazione finale
dell’opera.
Presto però i due caratteri risulteranno
inconciliabili. Bernini l’archistar, il mondano,
il genio. Borromini l’artigiano, il
perfezionista, l’anarchico. La rivalità durerà
decenni.
Proprio per sbarazzarsi dell’avversario
Bernini raccomanderà Borromini per fargli
ottenere il ruolo di architetto presso La
Sapienza. In tale veste ha l’incarico per la
sua prima opera importante e innovativa:
San Carlino alle Quattro Fontane, a Roma
(1634)
Qui Borromini realizza
uno spazio
stupefacente: una
cupola ovale
cassettonata posata su
un’aula con quattro
esedre dal perimetro
mistilineo. La cupola,
illuminata da finestre
poste sopra la cornice,
appare lievitare se vista
dal centro, sotto la
lanterna.
Nella chiesa di Sant’Ivo alla
Sapienza Borromini utilizza dei
moduli triangolari per creare una
planimetria di grande
complessità dove curve convesse
e concave culminano con una
lanterna a spirale.
Gli spazi di Borromini sono
sempre dinamici e
illusionistici come la scala
elicoidale di Palazzo Barberini
o l’ingresso in prospettiva
accelerata della galleria di
Palazzo Spada.
IL QUADRATURISMO
Durante il Seicento vengono edificate
molte chiese e dimore nobiliari. Per
ornare questi edifici i pittori sono
incaricati di realizzare opere dipinte
su tela o eseguite ad affresco.
Spesso in questi spazi la pittura
collabora a creare uno spazio
illusionistico e scenografico con gli
“sfondati”: rappresentazioni del
cielo sopra una volta o di elementi
architettonici slanciati verso l’alto Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, Palazzo Barberini, Roma
puntando a rendere l’effetto di uno
spazio che si dilata oltre i limiti
dell’edificio. Questo effetto è
ottenuto dipingendo le figure di
scorcio, cioè viste dal basso verso
l’alto, e utilizzando la prospettiva
per ingannare l’occhio (trompe
l’oeil).
I maggiori pittori do sfondati sono
Pietro da Cortona e Andrea Pozzo
con i loro Trionfi e Glorie a tema
religioso. Andrea Pozzo, Gloria di Sant’Ignazio, Chiesa di Sant’Ignazio, Roma
Emblematico è l’affresco di Andrea Pozzo (1642-1709) che raddoppia lo spazio della
chiesa di Sant’Ignazio con un secondo ordine di colonne dipinte sulla volta in
prosecuzione degli elementi architettonici veri, gli archi e le cornici. Le figure, in
arditi scorci, si muovono libere nello spazio verso il punto di fuga della composizione
che è la luce di Cristo sopra Sant’Ignazio sulla nube.
Nella medesima chiesa, Andrea Pozzo offre un altro sbalorditivo saggio della
rigorosissima sapienza prospettica fingendo la presenza di una cupola
all’incontro della navata col transetto: altro non è che una tela circolare piatta
dipinta a trompe-l’oeil.
TRIONFO DELLA DIVINA PROVVIDENZA 1633-1639
Roma, Palazzo Barberini
Dopo il terremoto del 11 Gennaio 1693 che distrusse l'antica Noto, il senato ed il
popolo netino vollero la Chiesa Madre nel cuore della nuova città ricostruita
nell'attuale sito. Lo stemma del comune, con croce bianca in campo rosso e l'iscrizione
S.P.Q.N. (il Senato e il popolo di Noto), posta sull'architrave del tempio ricordano
l'impegno municipale per la sua manutenzione
Dopo il crollo del 13 Marzo 1996, l'intera
comunità civile e religiosa si diede subito da
fare per avviare la ricostruzione dell'edificio
Sacro, secondo il principio del dove era e come
era.
Nel progetto furono coinvolte diverse
università, sia italiane che straniere, e
numerosi tecnici locali, il cui contributo è
risultato essere determinante nell'attività di
progettazione prima e di esecuzione dopo.
La Cattedrale era crollata a causa della cattiva
costruzione dei suoi pilastri originari e
ricostruirli voleva dire mettere le mani al
cuore del problema, accettando la sfida che
mai più una cosa del genere avrebbe potuto
ripetersi.
Per la ricostruzione della Cattedrale di Noto si è istituito un cantiere complesso, un
cantiere in cui sono state coniugate insieme tradizione settecentesca e innovazione
contemporanea: utilizzando sapientemente la pietra calcarea; utilizzando le antiche
tecniche costruttive e le moderne tecnologie oggi in uso nel campo dell'ingegneria
sismica; sperimentando tecniche e metodi di lavoro che hanno dimostrato come sia
possibile intervenire sui beni culturali e ambientali senza che vi sia contrasto tra le
esigenze della sicurezza e le necessità dell'arte e della cultura.
Guarini Guarini (1624-1683) si occupa di matematica e di filosofia, oltre che
di architettura , e compie importanti esperienze in vari centri italiani ed
europei, ma lega il proprio nome soprattutto al rinnovamento della città di
Torino.
Le principali architetture di Guarini sono la Chiesa di San Lorenzo, la
Cappella della Sindone e Palazzo Carignano.