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• ROMA 31 ottobre 2012, 

• Il Governo ha ridotto drasticamente il numero delle Province italiane, 
portandole ­ nelle Regioni a statuto ordinario ­ da 86 a 51, comprese le 10 città 
metropolitane.
• Dal primo gennaio prossimo saranno soppresse e il Presidente potrà delegare 
l'esercizio di funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali. 
• Città metropolitane ­ Dal primo gennaio 2014 diventeranno operative (si tratta 
di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e 
Reggio Calabria) e andranno a sostituire le Province nei maggiori 'poli urbanì 
realizzando così, sottolinea il governo, «il disegno riformatore voluto fin dal 
1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e tuttavia rimasto 
finora incompiuto».
• L'effettivo riordino delle Province entrerà in vigore dal 1 gennaio 2014; a 
novembre 2013 dovranno tenersi le elezioni per decidere i nuovi vertici (che, 
come nuovo ente di secondo livello, secondo quanti previsto dal decreto 
Salva­Italia, potranno esprimere un consiglio provinciale e il presidente della 
Provincia, con la relativa soppressione della Giunta).
Geografia politica delle regioni
italiane
• L. Febvre La Francia si chiama diversità
• F. BRAUDEL
Come si può spiegare questa
definizione PLURALE di uno
stato che pure è unitario, e
che tutto sommato misura
delle differenze relative?
• morfologia
• pedologia
• rilievo
• alcuni rilievi
• alcuni fiumi
• storia unitaria dello stato
• la presenza unificante di Parigi
• la Coscienza della FRANCIA UNA E INDIVISIBILE
• Giovanna d’arco?
• La rivoluzione
• Piuttosto con le strade
• la scuola elementare
• Anche più della logica della attuale urbanità diffusa…
In realtà la differenziazione si DETERMINA GRAZIE A
UNA AMPIA SERIE DI CONNOTATI MINUTI

• ANTICHE FRONTIERE DELL’ORGANIZZAZIONE


SOCIALE
• DIFFUSIONE DELL COLTURE
• TECNICHE
• RAPPORTI SOCIALI
CONDIZIONI CHE RESTANO IMPRESSE NELLE
COMUNITà LOCALI E NELLE LORO VOCAZIONI
TANTO CHE SI PASSA DALL’aménagement del
territoire Ai CONTRAT DE PAYS

• Passando per le metropoli di equilibrio e per le città medie (in GB NEW


TOWNS)
• Più che una FRANCIA, (un discorso, una immagine, un mito)
• Più regioni:
• Normandia, Bretagna, Languedoc… con propri miti, immagini,
suggestioni…
• E poi ulteriori partizioni ALTA NORMANDIA E BASSA ….
E L’ITALIA?

• 1. GEOGRAFIA FISICA
– a.Ampia latitudine, stretta longitudine, arco alpino, arco appenninico,
corteggio isolano…UN MOSAICO DI QUADRI AMBIENTALI
– b.Climi, mofrfologia, natrura dei suoli, difficile da connettere, difficili da far
toccare anche se prossimi….
• 2. LE GENTI
– a.A questa diversità QUELLA STORICA E SOCIALE : colonizzazioni,
circolazioni, organizzazioni sociali e politiche differenti, divaricazioni
– b.Tardi l’unità, tardissimo i legami dei trasporti e la scolarizzazione di massa
“Il grado in cui l’ambiente è stato 
incorporato nella storia ­ è divenuto, 
in una parola, realtà umana ­ si 
manifesta in Italia molto diverso da 
zona a zona, con soluzioni 
incomparabili e una variazione di 
contenuti che è raramente 
riscontrabile, in egual misura, nei 
paesi vicini.” 
Lucio Gambi 1972
Da una parte si delineavano i DISTRETTI DEL
SETTENTRIONE E DI PARTE DEL CENTRO

• In cui avevano dominato le civiltà urbane (i


comuni) le cui dominazioni e gravitazioni
avevano prodotto il ritaglio territoriale
• LE città avevano: ADEGUATE CAPACITA’ DI
COORDINAMENTO, CON ARMATURA DI
PICCOLI E MEDI CENTRI DI SUPPORTO,
ovvero una
• TRAMA DI “REGIONI FUNZIONALI”
D’altra parte stavano il meridione e le isole nei
quali l’assenza di un sistema di ORDINAMENTO
URBANO

• “aveva impedito una moderna


aggregazione territoriale”:
• CARTA DELLA SARDEGNA…
FUNZIONALE….
XIII

XVI
Curatorie/giudicati/lingue
Cartina linguistica della Sardegna - Sardegna 27/ 11/ 12 09:41
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limba sarda. Si può notare come della metà meridionale della Sardegna si parli il
150 anni unità d'Italia storia:
Campidanese, mentre il Logudorese (incluso il Nuorese) viene parlato nel centro nord Quando l'Italia unifcata sotto

http:/ / sardegna.blogosfere.it/ 2010/ 08/ cartina- linguistica- della- sardegna.html Pagina 1 di 5


“Quella a cui si da il nome di regione è solo una 
zona che ripete un ritaglio economico­
giurisdizionale disegnato alquanti secoli fa 
(quindi in condizione storica inconfrontabile con 
quella odierna) e si distingue a volte in modo 
esclusivo per idiomi, forme di vita e 
insediamento, costumi famigliari e sociali che 
risalgono a epoca remota: cioè precisamente le 
situazioni e le forze che impediscono ora una 
ristrutturazione economica e urbanistica”

Lucio Gambi, 1972
Insomma dopo un secolo di unità era difficile
capire il ritaglio amministrativo, e dopo un altro
quarto è ancora più complesso…

• LE RETI IMMATERIALI
• CI SONO TROPPE NOVITà NEL MONDO ATTUALE
PER LASCIARE CHE LE COSE LE DINAMICHE I
FATTI POSSANO ESSERE LETTI, OSSERVATI,
COMPRESI CON I VECCHI STRUMENTI.
• SI PASSA DA UNA STRUTTURA PIUTTOSTO
MATERIALE E FUNZIONALE DELLA
ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE (VON TUNEN,
WEBER, CHRISTALLER)
A dinamiche enormemente veloci e
intersettoriali, immateriali e della
comunicazione, emergono nuove soggettività,
nuovi nuclei aggregativi, nuovi campi d’azione
(economica e politica)
DA UN MONDO IMPERNIATO SUGLI STATI

• A logiche nuove di convergenza e


scontro…. Anche se….

Alle vecchie gerarchie, si sovrappongono nuovi


assetti ACENTRATI, DAI CENTRI PLURIMI, CHE
RIPRODUCONO IL LABIRINTO
LA POST- MODERNITà (IL SUPERAMENTO DELLA
MODERNITà) RIPRODUCE A SUA VOLTA RETI E
CELLE, SISTEMI E TRAME CHE CONCILIANO LA
GLOBALITà CON LA IRREGOLARITà DEL
LABIRINTO

• Dalla logica della centralità


• Alla immaterialità del caos…
• Probabile il superamento degli strumenti
cognitivi (la rete, il sistema)
• il territorio e il potere paiono legati da logiche
già superate e che con difficoltà si adeguano a
società sempre più MULTIPLEX
DA UNA PARTE LO STATO è SEMPRE Più DILUITO NELLA
GLOBALITà

DALL’ALTRA IL LOCALE ESPRIME PICCOLE


SOGGETTIVITà DISTRETTUALI (LUOGHI)

• Caduti i vincoli che regolavano lo spazio dell’economia


• Si esaltano minute e latenti diversità, capacità di distinzione , in
particolare dove le radici sono più forti, più intricate, complesse. (da
noi, ma non solo)…
• È un processo definitivo, certo, sicuro, coerente, e che possiamo dare
per accertato?
COSA è UNA REGIONE?
LA REGIONALITà è L’INTERSEZIONE TRA L’ASPETTO
DELLA STRUMENTAZIONE CULTURALE E QUELLO DELLA
GESITONE DELLA VITA ASSOCIATA: etimo accettato di
regio è la versione astratta, la quintessenza di regère .
Ma c’è un doppio versante
da un lato la REGIONALIZZAZIONE:
processo attraverso il quale lo Stato, per
meglio perseguire i propri fini, organizza sul
territorio i complessi umani che lo formano

dall’altro il REGIONALISMO:
riconoscimento di aree dotate di particolare
coesione, soprattutto in termini di economici e
culturali.

Se la regionalizzazione è una iniziativa di


vertice, il regionalismo è, diversamente, la
manifestazione per cui (in uno stato di almeno
discreta entità) emergono i complessi
economico-culturali più definiti e coscienti.
La regione (e l’Italia) è “un prodotto della
natura, di uno spazio fisico connotato da
tratti omogenei che, in quanto tale,
produce una organizzazione territoriale
altrettanto omogenea…”
LO STATO NAZIONE

• La regione in Italia lotta da sempre con la


nazione, con l’unità, con la formazione di
una nazionalità che da noi arriva tardi e che
ha a che vedere con
• - uno stato debole e in lotta con UNA
PLURALITà DI TERITOIRI, STORIE,
CONTRASTI ECONOMICI, PULSIONI
CENTRIFUGHE CHE A DIRE IL VERO NON
POSSONO CHE INDURRE L’ESALTAZIONE
DELLA DIMENSIONE UNITARIA….
L’italia è una per definizione risorgimentale…

• (terre irridente, frontiere giuste, zone b,


spazi esterni colonizzati,
• nessuno spazio, quindi, alla dimensione
regionale, confinata ai topografi, agli
statistici,
• fino a tutti gli anni 40 in Italia non si parla
d’altro che di NAZIONE ITALIANA e di
CONFINI NATURALI.. perché la regione
italiana è tutta da costituire
Si tratta di un APPIATTIMENTO DELLA LOGICA
ALLE CONDIZIONI DELLA GEOGRAFIA FISICA
nonostante alcuni avessero parlato delle
differenze….
• Ma lo stato-nazione è troppo più allettante
• Anche se la discussione è articolata tra chi non vuole IMPREFETTARE
L’Italia
• Chi applica la legge comunale VIGENTE NEL REGNO DI SARDEGNA
(struttura amministrativa del Regno di Sardegna fortemente legata al modello francese, pur 
presentando alcune significative specificita. Al centro del sistema si collocava una 
struttura ministeriale strettamente dipendente dal Governo, riorganizzata e modernizzata 
da Cavour 
A livello locale, con il regio decreto 7 ottobre 1848, n. 807, si affermo un limitato 
autogoverno comunale e provinciale, anche se il sindaco rimase di nomina regia. 
• Chi più tardi (prima GM) promuove una divisione tra (è la scuola
antropologica di Niceforo)
– I mediterranei al sud
– E gli arî al nord (con due varietà : i proto-celti e i proto-slavi)
NASCONO POI ALCUNI MOVIEMENTI
AUTONOMISTI

• Che in qualche modo promuovono la differenziazione con lo stato


centrale
• In Sicilia e in Sardegna
“La regione è in Italia un’unità morale, etnica, 
linguistica, sociale, la più adatta a diventare unità 
politica” 

“Attraverso le ultime dominazioni straniere, attraverso la 
livellazione dello stato unitario, la regione è rimasta una 
realtà talmente vivente che lo Stato Maggiore 
dell’esercito (…) per avere maggiore rendimento (…) si 
decise al reclutamento regionale. (…) La regione è 
rimasta un territorio che non può essere confuso con 
nessun altro, mentre la provincia non è che una 
superficiale, forzata e uguale costruzione burocratica. La 
provincia può sparire , come è venuta, in un sol giorno; 
la regione rimane. 

E. Lussu, 1933 
Ma è già clandestino , c’è il fascismo che lega
CORPORATIVAMENTE INTERESSI NAZIONALI E
LOCALI…
• compatibilità tra interessi della nazione e quelli locali…)
• Ancora nel dopoguerra l’analisi del ritaglio territoriale risente di un
dibattito
• Molto improrato dalla forza dei GIUSPERITI che pensano che prima si
fondano le istituzioni e poi si calano nella realtà territoriale ….
• Pochi del resto vogliono parlare di geografia e di politica dopo
l’esperienza della geopolitica fascista….
PROGRAMMAZIONE E POLI URBANI

• Nel dopoguerra (’60) la faccenda si riattiva, verso concezioni molto


funzionaliste:
• E’ IL TEMPO DELLA REGIONE POLARIZZATA –
• i poli di sviluppo di F.Perroux
• regione polarizzata è uno spazio costituito da CAMPI DI FORZA attivati
da GRANDI MAGNETI (industrie, poli urbani, ecc)
• si adatta alla logica della pianificazione e delle politiche di sviluppo
degli anni del centro sinistra:
SI PARLA DI centralità, gravitazione, gerarchie,
(TECNICHE E STRUMENTI DEL
QUANTITATIVISMO) anche se poi si rimane alle
qualità urbane e allo strapotere dell’armatura
urbana regionale:

• Compagna per lo sviluppo del Mezzogiorno


tratta le città come “giacimenti di materia
grigia”…
• Ne viene fuori una “infra-strutturazione del
territorio e una urbanità diffusa e dolente….
Che decentra i CENTRI DI SPESA IN
PERIFERIA…
GLI ANNI NOVANTA

• il nuovo regionalismo risente dell’ascesa di nuovi interessi economici e


aggregati territoriali e che fanno il paio con vecchi autonomismi
regionali…
• e che mette in discussione lo stato,
• le politiche,
• da nuovo slancio democratico
• e si oppone a centralismo… la lega…. Ma anche Soru…
• non esiste più neanche il MEZZOGIORNO… anzi formazioni sociali
fortemente territorializzate e che quasi formano un nuovo soggetto
orizzontale.
• EMERGONO LE PERIFERIE
• E EMERGONO LE CULTURE LOCALI:
• sono reali o artificiali? Sono tenute in vita per contrapporre “piccole
patrie” a uno stato unico?
• Sono artefatti della politica e della cultura????
• Ma non si riesce agevolmente se non un una enumerazione di
REGIONE SISTEMA COMPLESSO nella quale si
sovrappongono reti, culture, impianti,
informazioni, legami ecc….

• NON SI RIESCONO A DEFINIRE I CONFINI DI


UNO SPAZIO OMOGENEO IN GRADO DI
MEDIARE ESIGENZE DEL GOVERNO DALL’ALTO
E DELLA ORGANIZZAZIONE DAL BASSO
• SI PROVA A FARE SFOGGIO DELLA CAPACITà
DEL CONCETTO DI SOSTENIBILITà come il
solo in grado di ISOLARE UNA REGIONE DA U
N’ALTRA…
UN NUOVO RITAGLIO IN ITALIA :

• Rotelli: l’Italia è l’unico paese dell’Europa


occidentale che sia stato costituito
nell’Ottocento senza alcun atto contestuale
o successivo di generale ridefinizione
territoriale delle circoscrizioni e che
conservi e presenti irrazionali sia i Comuni,
sia le Province, sia le Regioni.
La Basilicata caso di successo e di divisione…
senza urbano e senza grande polarità….
Temi al centro del dibattito regionale in italia 
Riforma dello Stato ;
• Crescita della Lega Nord
• Partenariato attivo con l’UE
• Rapporto tra referenti locali e regionali e  
problematica Sud / Nord
•   
In particolare secondo questi termini  :

­ Esitazioni sulle competenze da cedere alle regioni, allo 
Stato e al livello e provinciale e ai comuni ;

­ Dibattito sull’identità e la taglia delle regioni 
­ Riforma del sistema politico
­ Rapporto con l’UE e conseguenze economiche 
dell’Unificazione monetaria (ruolo delle PMI con la 
svalutazione della lira, moneta debole, che consentiva la 
crescita delle esportazioni)
Tutto ciò conduce alla crescita dei temi del regionalismo e 
del federalismo e per tutti i partiti politici
•  
• La situazione italiana si avvicina alle trasformazioni 
operate in Spagna, Belgio, Gran Bretagna e, in parte, 
alla Francia  

 
•  
Il ritaglio regionale in Italia
20 Regioni 
7 = più di 4 milioni di  abitanti
8 = meno di un milione e mezzo

15 a statuto ordinario : create nel 1970
5 a statuto speciale : istituite nel 1948 e che riuniscono circa il 15% della popolazione totale

Valle d’Aosta (0,2% pop. Tot)
Trentino Alto Adige (due volte meno degli abitanti del Veneto da cui nasce)
Friuli Venezia­Giulia
Sicilia
Sardegna

2 province a statuto speciale : Trento e Bolzano
• Cinque regioni sono dotate di uno statuto speciale approvato dal Parlamento 
nazionale con legge costituzionale, come previsto dall’art. 116 della Costituzione. 
• Lo statuto speciale garantisce un' ampia autonomia, soprattutto finanziaria. 
• Il Friuli­Venezia Giulia trattiene per sè il 60% della maggior parte dei tributi 
riscossi nel territorio regionale, la Sardegna il 70%, Valle d'Aosta e Trentino­Alto 
Adige il 90%, la Sicilia addirittura il 100% delle imposte. 
• Tali regioni dispongono di notevoli poteri legislativi e amministrativi, come nei 
settori scuola, sanità, infrastrutture e di conseguenza debbono provvedere al 
relativo finanziamento con le proprie risorse, mentre nelle regioni ordinarie le 
spese sono a carico dello stato centrale.
• Di conseguenza la regione Trentino­Alto Adige (1.000.000 di abitanti) dispone di 
un budget che corrisponde a quello della Regione Veneto, con 4,8 milioni di 
abitanti. Anche per questo diversi comuni di confine chiedono il passaggio alle più 
ricche regioni autonome, come permesso dalla Costituzione.
• Quattro regioni autonome furono istituite dalla stessa Assemblea costituente nel 1946 
– la Sicilia, nel 1948 
– la Sardegna, visti i forti movimenti autonomistici, se non addirittura separatistici come in Sicilia, 
– la Valle d'Aosta per proteggere la minoranza francofona, 
– il Trentino­Alto Adige, per la tutela dei germanofoni ai sensi dell’Accordo di Parigi.
• Nel 1963 fu costituita la regione a statuto speciale Friuli­Venezia Giulia.
• Nel 1972 entrò in vigore il nuovo statuto speciale per il Trentino­Alto Adige, che trasferì la 
maggior parte dei poteri regionali alle due province.
• Province autonome La regione Trentino­Alto Adige è costituita dalle province autonome 
di Trento e Bolzano (art 116, II Cost.). Tali province sono dotate di poteri (anche 
legislativi) corrispondenti a quelli di una regione. 
• Taluno parla di province a statuto speciale.
• La regione Trentino­Alto Adige è stata ampiamente esautorata. 
• La Presidenza viene assunta a turni dai presidenti delle province di Trento e Bolzano. 
• Anche il ruolo di Trento come capoluogo è stato ridimensionato, dal momento che la 
Giunta e il Consiglio si riuniscono anche a Bolzano.
L’IPOTESI DELLA FONDAZIONE Agnelli

• Due ricercatori torinesi, Stefano Piperno e Maurizio Maggi, hanno fatto un semplice calcolo: 
hanno preso i flussi di entrata e di uscita del bilancio pubblico e li hanno suddivisi su base 
regionale. 
Il risultato e' impressionante: soltanto Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna 
chiudono in attivo, nel senso che gli abitanti pagano al fisco piu' di quanto ricevano in 
cambio. 
In tutte le altre regioni (a parte la Toscana che manca per un soffio il pareggio) il rapporto si 
rovescia. 
Nel caso di Basilicata, Molise e Calabria, addirittura, le entrate risultano inferiori a un terzo 
delle spese. 
Anche nell' ipotesi di azzeramento del deficit primario, ben quattro regioni del Nord (Val d' 
Aosta, Liguria, Trentino e Friuli) non sarebbero autosufficienti sul piano finanziario. E 
con questo, un primo cavallo di battaglia della Lega stramazza sulle statistiche: il deficit non 
e' una prerogativa del Sud. 
• Se si calcola il "residuo fiscale pro capite", ossia la differenza tra entrate e spese su 
base individuale, si scopre che un lombardo versa in media al fisco 2,3 milioni in piu' 
rispetto a quello che lo Stato spende per lui (un piemontese o un emiliano oltre un 
milione), mentre un valdostano e' in debito di 8,3 milioni, e un trentino di 4,5 milioni. 
• Non e' vero, dunque, che siano solo i meridionali a farsi "mantenere". I "parassiti" si 
annidano perfino tra i ricchi nordisti, in particolare nelle regioni e province a statuto 
speciale. 
• Queste cifre rivelano una elementare verita' : che anche nella pubblica 
amministrazione valgono le economie di scala. Le regioni piu' in rosso sono proprio 
le tre piu' piccole (Valle d' Aosta, Molise e Basilicata), con oltre 7 milioni di deficit 
pro capite. 
• "Se si vogliono potenziare le funzioni delle regioni . concludono alla Fondazione 
Agnelli . bisogna eliminare le entita' di piu' ridotte dimensioni, che non riescono a 
raggiungere l' autonomia". Il che non significa sposare l' idea della "Repubblica del 
Nord" 
• Il progetto elaborato dalla Fondazione Agnelli, che prevede la suddivisione 
dell' Italia in dodici Regioni, si fonda invece, ha spiegato Pacini: 

– su alcuni criteri razionali: in primo luogo vogliamo dare ad ogni Regione l' 
autosufficienza finanziaria pensando che questa e' la base per ogni 
autogoverno; 
– dobbiamo, inoltre, avere delle Regioni con una taglia demografica 
sufficientemente giusta ed, infine, creare una soluzione equilibrata 
– Bisognera' perseguire l' equilibrio tra le diverse Regioni italiane, con le altre 
Regioni europee e tra le differenti regioni e lo Stato centrale. 

I compiti che resteranno allo Stato centrale dovrebbero essere la Difesa, l' Ordine 
Pubblico, la Giustizia e la Moneta. 
"In alcuni casi bisognera' trovare competenze, che coinvolgano Stato e Regioni. Ad 
esempio, per quanto riguarda il settore dei Beni Culturali sara' importante 
salvaguardare la posizione dello Stato Centrale". 
Ancora in fase di studio da parte della Fondazione Agnelli il discorso del federalismo 
fiscale: 
­ "Siamo, comunque, d' accordo per ripartire l' esazione dei tributi fra 
Comuni, Regioni e Stato, al fine di creare condizioni di autosufficienza ed 
autogoverno. La nostra idea e' di riunire i centri di spesa ed i centri di 
prelievo".
PUNTI DI RIFLESSIONE
- si puo' partire dalla costituzione vigente per arrivare a delle riforme federali?
- e' utile guardare ai modelli federali di altre nazioni europee?
- Riusciremo ad imparare dagli errori degli altri?

- il federalismo e' una risposta adeguata per l'Italia?

- e' sufficiente riformare la seconda parte della costituzione per ottenere il federalismo?

- da che unita' territoriale si deve partire per la federazione?

- e chi bisogna interpellare? chi deve redigere la costituzione?

- e' utile l'autonomia impositiva delle regioni?

- Non aumentera' la burocrazia e il carico fiscale per abitante visto che ogni soggetto
periferico vorra' ottenere le proprie imposte?

- chi decide (e con che metodo) quali sono le unita' fondamentali della federazione?

- Non e' un problema usato per spostare l'attenzione e ritardare il federalismo che
potrebbe benissimo partire dalle strutture che gia' esistono senza suddividere, unificare e
quant' altro per ottenere distretti economicamente e socialmente autonomi?
• come si accorderanno fra di loro i vari sub­stati nazionali, dovranno sempre rivolgersi a Roma o a 
Bruxelles?
• Ma chi erano quelli che dicevano che la Lega voleva dividere l'Italia in mille staterelli riportandoci nel 
Medioevo? 
• Come mai adesso le idee della Lega sono diventate moderne?
• una societa' democratica si sposa bene con l'idea di federalismo?
• che relazione esiste tra economia di mercato e federalismo?
• e' piu' competitivo economicamente un territorio federato in cui gli amministratori locali hanno a 
disposizione le risorse del territorio? 
• Non dipende soltanto dalla quantita' di investimenti che l'amministratore ha a disposizione?
• la sussidiarieta' ovvero il trasferimento di fondi e competenze dall'alto al basso puo' essere un buon 
metodo per ottenere uno stato federato?
• come mai lo stato ha sempre premiato le regioni disastrate e non quelle virtuose con i bilanci in 
pareggio? 
• perche' lo stato italiano premia coloro che non sanno amministrare?
• il federalismo regionale e' da intendersi come una federazione formata da sub­stati nazionali che hanno 
all'interno tutte le caratteristiche per essere autonome economicamente e socialmente?
• puo' un'economia sub nazionale inserirsi nel contesto europeo?
­ alle citta' verra' garantita un'ampia autonomia legislativa e impositiva con 
la regionalizzazione?

­ Puo' un'economia cittadina inserirsi in un contesto di economia globalizzata 
in Europa?

­ Ha senso parlare di Stato Nazione?

 In un contesto regionale possono trarre vantaggio le piccole medie imprese?

 e le grandi imprese possono trarre vantaggi in un sistema federale europeo?

­ e' davvero necessario un riassetto delle regioni? 

­ Le regioni piu' piccole sarebbero svantaggiate, ma con accordi fra di esse? 
chi decide quali regioni sono da unificare e quali da dividere?

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