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• Il Governo ha ridotto drasticamente il numero delle Province italiane,
portandole nelle Regioni a statuto ordinario da 86 a 51, comprese le 10 città
metropolitane.
• Dal primo gennaio prossimo saranno soppresse e il Presidente potrà delegare
l'esercizio di funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali.
• Città metropolitane Dal primo gennaio 2014 diventeranno operative (si tratta
di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e
Reggio Calabria) e andranno a sostituire le Province nei maggiori 'poli urbanì
realizzando così, sottolinea il governo, «il disegno riformatore voluto fin dal
1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e tuttavia rimasto
finora incompiuto».
• L'effettivo riordino delle Province entrerà in vigore dal 1 gennaio 2014; a
novembre 2013 dovranno tenersi le elezioni per decidere i nuovi vertici (che,
come nuovo ente di secondo livello, secondo quanti previsto dal decreto
SalvaItalia, potranno esprimere un consiglio provinciale e il presidente della
Provincia, con la relativa soppressione della Giunta).
Geografia politica delle regioni
italiane
• L. Febvre La Francia si chiama diversità
• F. BRAUDEL
Come si può spiegare questa
definizione PLURALE di uno
stato che pure è unitario, e
che tutto sommato misura
delle differenze relative?
• morfologia
• pedologia
• rilievo
• alcuni rilievi
• alcuni fiumi
• storia unitaria dello stato
• la presenza unificante di Parigi
• la Coscienza della FRANCIA UNA E INDIVISIBILE
• Giovanna d’arco?
• La rivoluzione
• Piuttosto con le strade
• la scuola elementare
• Anche più della logica della attuale urbanità diffusa…
In realtà la differenziazione si DETERMINA GRAZIE A
UNA AMPIA SERIE DI CONNOTATI MINUTI
• 1. GEOGRAFIA FISICA
– a.Ampia latitudine, stretta longitudine, arco alpino, arco appenninico,
corteggio isolano…UN MOSAICO DI QUADRI AMBIENTALI
– b.Climi, mofrfologia, natrura dei suoli, difficile da connettere, difficili da far
toccare anche se prossimi….
• 2. LE GENTI
– a.A questa diversità QUELLA STORICA E SOCIALE : colonizzazioni,
circolazioni, organizzazioni sociali e politiche differenti, divaricazioni
– b.Tardi l’unità, tardissimo i legami dei trasporti e la scolarizzazione di massa
“Il grado in cui l’ambiente è stato
incorporato nella storia è divenuto,
in una parola, realtà umana si
manifesta in Italia molto diverso da
zona a zona, con soluzioni
incomparabili e una variazione di
contenuti che è raramente
riscontrabile, in egual misura, nei
paesi vicini.”
Lucio Gambi 1972
Da una parte si delineavano i DISTRETTI DEL
SETTENTRIONE E DI PARTE DEL CENTRO
XVI
Curatorie/giudicati/lingue
Cartina linguistica della Sardegna - Sardegna 27/ 11/ 12 09:41
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Ecco la cartina e mappa linguistica della Sardegna, o meglio ancora della lingua, de sa
limba sarda. Si può notare come della metà meridionale della Sardegna si parli il
150 anni unità d'Italia storia:
Campidanese, mentre il Logudorese (incluso il Nuorese) viene parlato nel centro nord Quando l'Italia unifcata sotto
Lucio Gambi, 1972
Insomma dopo un secolo di unità era difficile
capire il ritaglio amministrativo, e dopo un altro
quarto è ancora più complesso…
• LE RETI IMMATERIALI
• CI SONO TROPPE NOVITà NEL MONDO ATTUALE
PER LASCIARE CHE LE COSE LE DINAMICHE I
FATTI POSSANO ESSERE LETTI, OSSERVATI,
COMPRESI CON I VECCHI STRUMENTI.
• SI PASSA DA UNA STRUTTURA PIUTTOSTO
MATERIALE E FUNZIONALE DELLA
ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE (VON TUNEN,
WEBER, CHRISTALLER)
A dinamiche enormemente veloci e
intersettoriali, immateriali e della
comunicazione, emergono nuove soggettività,
nuovi nuclei aggregativi, nuovi campi d’azione
(economica e politica)
DA UN MONDO IMPERNIATO SUGLI STATI
dall’altro il REGIONALISMO:
riconoscimento di aree dotate di particolare
coesione, soprattutto in termini di economici e
culturali.
“Attraverso le ultime dominazioni straniere, attraverso la
livellazione dello stato unitario, la regione è rimasta una
realtà talmente vivente che lo Stato Maggiore
dell’esercito (…) per avere maggiore rendimento (…) si
decise al reclutamento regionale. (…) La regione è
rimasta un territorio che non può essere confuso con
nessun altro, mentre la provincia non è che una
superficiale, forzata e uguale costruzione burocratica. La
provincia può sparire , come è venuta, in un sol giorno;
la regione rimane.
E. Lussu, 1933
Ma è già clandestino , c’è il fascismo che lega
CORPORATIVAMENTE INTERESSI NAZIONALI E
LOCALI…
• compatibilità tra interessi della nazione e quelli locali…)
• Ancora nel dopoguerra l’analisi del ritaglio territoriale risente di un
dibattito
• Molto improrato dalla forza dei GIUSPERITI che pensano che prima si
fondano le istituzioni e poi si calano nella realtà territoriale ….
• Pochi del resto vogliono parlare di geografia e di politica dopo
l’esperienza della geopolitica fascista….
PROGRAMMAZIONE E POLI URBANI
Esitazioni sulle competenze da cedere alle regioni, allo
Stato e al livello e provinciale e ai comuni ;
Dibattito sull’identità e la taglia delle regioni
Riforma del sistema politico
Rapporto con l’UE e conseguenze economiche
dell’Unificazione monetaria (ruolo delle PMI con la
svalutazione della lira, moneta debole, che consentiva la
crescita delle esportazioni)
Tutto ciò conduce alla crescita dei temi del regionalismo e
del federalismo e per tutti i partiti politici
•
• La situazione italiana si avvicina alle trasformazioni
operate in Spagna, Belgio, Gran Bretagna e, in parte,
alla Francia
•
Il ritaglio regionale in Italia
20 Regioni
7 = più di 4 milioni di abitanti
8 = meno di un milione e mezzo
15 a statuto ordinario : create nel 1970
5 a statuto speciale : istituite nel 1948 e che riuniscono circa il 15% della popolazione totale
Valle d’Aosta (0,2% pop. Tot)
Trentino Alto Adige (due volte meno degli abitanti del Veneto da cui nasce)
Friuli VeneziaGiulia
Sicilia
Sardegna
2 province a statuto speciale : Trento e Bolzano
• Cinque regioni sono dotate di uno statuto speciale approvato dal Parlamento
nazionale con legge costituzionale, come previsto dall’art. 116 della Costituzione.
• Lo statuto speciale garantisce un' ampia autonomia, soprattutto finanziaria.
• Il FriuliVenezia Giulia trattiene per sè il 60% della maggior parte dei tributi
riscossi nel territorio regionale, la Sardegna il 70%, Valle d'Aosta e TrentinoAlto
Adige il 90%, la Sicilia addirittura il 100% delle imposte.
• Tali regioni dispongono di notevoli poteri legislativi e amministrativi, come nei
settori scuola, sanità, infrastrutture e di conseguenza debbono provvedere al
relativo finanziamento con le proprie risorse, mentre nelle regioni ordinarie le
spese sono a carico dello stato centrale.
• Di conseguenza la regione TrentinoAlto Adige (1.000.000 di abitanti) dispone di
un budget che corrisponde a quello della Regione Veneto, con 4,8 milioni di
abitanti. Anche per questo diversi comuni di confine chiedono il passaggio alle più
ricche regioni autonome, come permesso dalla Costituzione.
• Quattro regioni autonome furono istituite dalla stessa Assemblea costituente nel 1946
– la Sicilia, nel 1948
– la Sardegna, visti i forti movimenti autonomistici, se non addirittura separatistici come in Sicilia,
– la Valle d'Aosta per proteggere la minoranza francofona,
– il TrentinoAlto Adige, per la tutela dei germanofoni ai sensi dell’Accordo di Parigi.
• Nel 1963 fu costituita la regione a statuto speciale FriuliVenezia Giulia.
• Nel 1972 entrò in vigore il nuovo statuto speciale per il TrentinoAlto Adige, che trasferì la
maggior parte dei poteri regionali alle due province.
• Province autonome La regione TrentinoAlto Adige è costituita dalle province autonome
di Trento e Bolzano (art 116, II Cost.). Tali province sono dotate di poteri (anche
legislativi) corrispondenti a quelli di una regione.
• Taluno parla di province a statuto speciale.
• La regione TrentinoAlto Adige è stata ampiamente esautorata.
• La Presidenza viene assunta a turni dai presidenti delle province di Trento e Bolzano.
• Anche il ruolo di Trento come capoluogo è stato ridimensionato, dal momento che la
Giunta e il Consiglio si riuniscono anche a Bolzano.
L’IPOTESI DELLA FONDAZIONE Agnelli
• Due ricercatori torinesi, Stefano Piperno e Maurizio Maggi, hanno fatto un semplice calcolo:
hanno preso i flussi di entrata e di uscita del bilancio pubblico e li hanno suddivisi su base
regionale.
Il risultato e' impressionante: soltanto Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna
chiudono in attivo, nel senso che gli abitanti pagano al fisco piu' di quanto ricevano in
cambio.
In tutte le altre regioni (a parte la Toscana che manca per un soffio il pareggio) il rapporto si
rovescia.
Nel caso di Basilicata, Molise e Calabria, addirittura, le entrate risultano inferiori a un terzo
delle spese.
Anche nell' ipotesi di azzeramento del deficit primario, ben quattro regioni del Nord (Val d'
Aosta, Liguria, Trentino e Friuli) non sarebbero autosufficienti sul piano finanziario. E
con questo, un primo cavallo di battaglia della Lega stramazza sulle statistiche: il deficit non
e' una prerogativa del Sud.
• Se si calcola il "residuo fiscale pro capite", ossia la differenza tra entrate e spese su
base individuale, si scopre che un lombardo versa in media al fisco 2,3 milioni in piu'
rispetto a quello che lo Stato spende per lui (un piemontese o un emiliano oltre un
milione), mentre un valdostano e' in debito di 8,3 milioni, e un trentino di 4,5 milioni.
• Non e' vero, dunque, che siano solo i meridionali a farsi "mantenere". I "parassiti" si
annidano perfino tra i ricchi nordisti, in particolare nelle regioni e province a statuto
speciale.
• Queste cifre rivelano una elementare verita' : che anche nella pubblica
amministrazione valgono le economie di scala. Le regioni piu' in rosso sono proprio
le tre piu' piccole (Valle d' Aosta, Molise e Basilicata), con oltre 7 milioni di deficit
pro capite.
• "Se si vogliono potenziare le funzioni delle regioni . concludono alla Fondazione
Agnelli . bisogna eliminare le entita' di piu' ridotte dimensioni, che non riescono a
raggiungere l' autonomia". Il che non significa sposare l' idea della "Repubblica del
Nord"
• Il progetto elaborato dalla Fondazione Agnelli, che prevede la suddivisione
dell' Italia in dodici Regioni, si fonda invece, ha spiegato Pacini:
– su alcuni criteri razionali: in primo luogo vogliamo dare ad ogni Regione l'
autosufficienza finanziaria pensando che questa e' la base per ogni
autogoverno;
– dobbiamo, inoltre, avere delle Regioni con una taglia demografica
sufficientemente giusta ed, infine, creare una soluzione equilibrata
– Bisognera' perseguire l' equilibrio tra le diverse Regioni italiane, con le altre
Regioni europee e tra le differenti regioni e lo Stato centrale.
I compiti che resteranno allo Stato centrale dovrebbero essere la Difesa, l' Ordine
Pubblico, la Giustizia e la Moneta.
"In alcuni casi bisognera' trovare competenze, che coinvolgano Stato e Regioni. Ad
esempio, per quanto riguarda il settore dei Beni Culturali sara' importante
salvaguardare la posizione dello Stato Centrale".
Ancora in fase di studio da parte della Fondazione Agnelli il discorso del federalismo
fiscale:
"Siamo, comunque, d' accordo per ripartire l' esazione dei tributi fra
Comuni, Regioni e Stato, al fine di creare condizioni di autosufficienza ed
autogoverno. La nostra idea e' di riunire i centri di spesa ed i centri di
prelievo".
PUNTI DI RIFLESSIONE
- si puo' partire dalla costituzione vigente per arrivare a delle riforme federali?
- e' utile guardare ai modelli federali di altre nazioni europee?
- Riusciremo ad imparare dagli errori degli altri?
- e' sufficiente riformare la seconda parte della costituzione per ottenere il federalismo?
- Non aumentera' la burocrazia e il carico fiscale per abitante visto che ogni soggetto
periferico vorra' ottenere le proprie imposte?
- chi decide (e con che metodo) quali sono le unita' fondamentali della federazione?
- Non e' un problema usato per spostare l'attenzione e ritardare il federalismo che
potrebbe benissimo partire dalle strutture che gia' esistono senza suddividere, unificare e
quant' altro per ottenere distretti economicamente e socialmente autonomi?
• come si accorderanno fra di loro i vari substati nazionali, dovranno sempre rivolgersi a Roma o a
Bruxelles?
• Ma chi erano quelli che dicevano che la Lega voleva dividere l'Italia in mille staterelli riportandoci nel
Medioevo?
• Come mai adesso le idee della Lega sono diventate moderne?
• una societa' democratica si sposa bene con l'idea di federalismo?
• che relazione esiste tra economia di mercato e federalismo?
• e' piu' competitivo economicamente un territorio federato in cui gli amministratori locali hanno a
disposizione le risorse del territorio?
• Non dipende soltanto dalla quantita' di investimenti che l'amministratore ha a disposizione?
• la sussidiarieta' ovvero il trasferimento di fondi e competenze dall'alto al basso puo' essere un buon
metodo per ottenere uno stato federato?
• come mai lo stato ha sempre premiato le regioni disastrate e non quelle virtuose con i bilanci in
pareggio?
• perche' lo stato italiano premia coloro che non sanno amministrare?
• il federalismo regionale e' da intendersi come una federazione formata da substati nazionali che hanno
all'interno tutte le caratteristiche per essere autonome economicamente e socialmente?
• puo' un'economia sub nazionale inserirsi nel contesto europeo?
alle citta' verra' garantita un'ampia autonomia legislativa e impositiva con
la regionalizzazione?
Puo' un'economia cittadina inserirsi in un contesto di economia globalizzata
in Europa?
Ha senso parlare di Stato Nazione?
In un contesto regionale possono trarre vantaggio le piccole medie imprese?
e le grandi imprese possono trarre vantaggi in un sistema federale europeo?
e' davvero necessario un riassetto delle regioni?
Le regioni piu' piccole sarebbero svantaggiate, ma con accordi fra di esse?
chi decide quali regioni sono da unificare e quali da dividere?