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Mercato del lavoro e Jobs Act

Una lettura economica

Leonello Tronti
(Scuola Nazionale dellAmministrazione)

Flessibilit, sicurezza e occupazione alla prova del Jobs


Act
Fondazione Marco Biagi, Modena 12 giugno 2015

Dal Jobs Study (1994) al Jobs Act (2015):


pi di ventanni di incomprensione del
mercato del lavoro italiano
OCSE, Jobs Study (1994): il mercato del lavoro
italiano troppo rigido.
Fondamentale incomprensione del ruolo del lavoro
autonomo (allora 2,26 dip/indip, oggi 2,19).
Ma incomprensione anche della regolazione del lavoro
dipendente:
Nel 2003 alcuni giuristi della Bocconi (Del Conte, Devillanova,
Liebman, Morelli), rilevano lerronea interpretazione del TFR
che provoca un valore falsato dellindice Ocse di rigidit del
mercato del lavoro.

Qualche anno dopo lOcse corregge lindice al


ribasso. Ma ormai fatta. La falsa credenza
delleccessiva rigidit arriver fino ad oggi.
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E lItalia riforma il lavoro


Le sfide (Europa ed euro, tecnologie,
globalizzazione) richiedono riforme strutturali
comprensive:
Lavoro, Capitale, Stato.

Ma lItalia si accanisce sul lato del lavoro (contratti,


pensioni, salari):
4 riforme dei rapporti di lavoro (Treu, c.d. Biagi, Fornero
e ora Renzi-Poletti),
6 riforme delle pensioni (Amato, Dini, Prodi, Maroni,
Prodi2, Sacconi, Fornero) e se ne prepara unaltra,
3 riforme del modello contrattuale (Amato-Ciampi,
Berlusconi-Sacconi-Brunetta, Monti-Fornero).
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Il funzionamento teorico
delle riforme strutturali

Fonte: Blanchard, Giavazzi, 2003.

Ma alla distanza prendono


corpo risultati diversi

Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook, aprile 2015.

I risultati dellItalia
Occupazione:
tra il 1995 e il 2014 in Italia cresce dell11,8%, pi o
meno come nella media dellEurozona (12,3%);

Crescita:
Il pil cresce in Italia del 9,3% - meno di un terzo
dellEurozona (31,1%)
lItalia segna una perdita di 21,9 punti percentuali di Pil
rispetto alla media dellEurozona;

Produttivit oraria:
In Italia aumenta del 5,5%, nella media
dellEurozona del 24,3% - pi di 4 volte.

Perch flessibilizzare i contratti di


lavoro? Cinque fallacie
I contratti di lavoro vanno resi pi flessibili:
1.perch creano occupazione e riducono la
disoccupazione;
2.perch favoriscono gli investimenti e la crescita;
3.perch aumentano le possibilit di lavoro per i
giovani;
4.perch favoriscono le imprese innovative;
5.perch combattono il lavoro nero.
Tutte queste ipotesi si sono dimostrate errate (Pini,
2015); non ripeto le sue argomentazioni.
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Quale occupazione ha creato la


flessibilizzazione dei contratti di lavoro?

Dal 1991 al 2011 quasi tutto lincremento nel numero delle imprese (98%)
e quasi due terzi dellincremento delloccupazione (58%) si sono realizzati
nel segmento delle microimprese (sotto i 10 adetti), che lIstat (2014)
giudica un segmento dellapparato produttivo strutturalmente
inefficiente.
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La debolezza delleconomia

Fonte: Istat, Conti trimestrali

La debolezza del mercato


del lavoro

Fonte: Istat, Forze di lavoro

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La flessibilit nel mercato del lavoro


non fa la flessibilit nell/dellimpresa
Ci di cui le imprese hanno bisogno per affermarsi oggi
(ad es. limpresa evolutiva, Nelson e Winter, 1982; la
produzione snella, Womack, Jones e Roos, 1991; la
learning organization, Senge, 1990; il business process
reengineering, Hammer e Champy, 1993; limpresa
moderna, Roberts, 2006; la high-performance work
organization, Leoni, 2008 ) la flessibilit
interna/funzionale, non quella esterna/contrattuale.
E questa stessa letteratura segnala che solo rapporti di
lavoro stabili favoriscono la ricerca e linnovazione la
via alta, la competitivit dei prodotti non sui prezzi ma
sulla qualit.
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Instabilit occupazionale
e
bassa
crescita
Molti sono ormai gli studi econometrici, anche solo italiani, che
dimostrano lesistenza di un legame forte e statisticamente
robusto, a livello di impresa, tra lavoro flessibile e bassa
produttivit (Sciulli, 2006; Colombo, Delmastro e Rabbiosi,
2007; Lucidi e Kleinknecht, 2009; Damiani e Pompei, 2009;
Ricci, 2011):

Le imprese che impiegano pi lavoro flessibile della media sono


anche imprese a bassa produttivit e meno sostenibili.

Non si tratta solo di un effetto di selezione, per cui le imprese


meno produttive hanno meno margini e possono attingere
soltanto al serbatoio del lavoro flessibile:

Si tratta di una scelta strategica sbagliata, che punta pi a


comprimere i costi che a migliorare i risultati del lavoro,
e scambia un vantaggio di costo immediato contro un guadagno
pi elevato nel futuro e una maggiore solidit dellimpresa.
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Come opera il Jobs Act:


1) Abolizione dellart. 18
Il Jobs Act pone fine alla lunga stagione delle
riforme al margine, e incide per la prima volta
sul cuore del mercato del lavoro:
il lavoro a tempo indeterminato.

Come opera? Su due lati distinti.

Anzitutto limitando ulteriormente la protezione del reintegro


per i dipendenti a tempo indeterminato licenziati senza
giusta causa/giustificato motivo nelle imprese con almeno
15 dipendenti.
Sotto questo profilo, non si pu negare che la misura
costituisca un ulteriore e rilevante passo in continuit con le
misure di flessibilizzazione del mercato del lavoro che
abbiamo visto avere avuto risultati quanto meno discutibili.
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Tab violato o fine di un alibi?


Loperazione evidentemente soprattutto
simbolica e di psicologia sociale

dovuta pi allinefficienza del sistema giudiziario, alla


lunghezza imprevedibile delle cause di licenziamento e
allincertezza del diritto (tutta italiana) che ne deriva,
e alla conseguente paura degli imprenditori di poter incorrere
in pagamenti esorbitanti a causa della lentezza dei giudizi,
piuttosto che alleffettiva probabilit di effettualit del rischio
di reintegro (poche dozzine di casi lanno su decine di migliaia
di licenziamenti).

Ma almeno caduta la foglia di fico:

le imprese non hanno pi lalibi dellart. 18 per non investire e


aumentare loccupazione

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2) Indennizzi crescenti
Il Jobs Act introduce poi nel contratto di lavoro a tempo
indeterminato le cosiddette tutele crescenti,
che in effetti sono invece indennizzi economici crescenti in
caso di licenziamento, con e senza giusta
causa/giustificato motivo;
Indennizzi in realt non troppo crescenti (da 2/4 a 12/18/24
mensilit al massimo),
e nulli per i primi due anni di lavoro.

Non bisogna in questo caso sottovalutare il rischio


grande giostra:
di costituire, per unimpresa avversa al rischio di
aumentare il costo del licenziamento, un incentivo al
licenziamento precoce.
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3) e 4) Altre misure in combinato


per una manovra complessa
3. Il governo aveva gi introdotto, con la legge di
stabilit 2015, sgravi contributivi per le
assunzioni a tempo indeterminato,
fino a 8.060 euro lanno
e fino a un massimo di tre anni, a partire da gennaio
2015.

4. Al tempo stesso, il Jobs Act istituisce per i


lavoratori flessibili nuove tutele in caso di
perdita del lavoro:
con gli strumenti Dis-Coll e Naspi.

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Finalmente, dopo 18 anni


Con il Jobs Act lItalia d finalmente attuazione a quanto
previsto dalla Commissione Europea fin dal lancio della
Strategia Europea per lOccupazione nel Consiglio
europeo di Lussemburgo (1997), che prevedeva:

lintroduzione di forme di lavoro flessibile per aiutare le imprese e i


lavoratori in particolari condizioni di domanda/offerta di lavoro;
ma alla condizione che il lavoro flessibile costasse allimpresa
significativamente di pi di quello standard, per evitare incentivi
errati e abusi.

Ma lo fa secondo le parole del Sottosegretario al Lavoro


Teresa Bellanova (riprese recentemente da Debora
Serracchiani):

Non potendo aumentare il costo del lavoro flessibile abbiamo


ridotto quello del lavoro a tempo indeterminato.
E lo fa soltanto per tre anni di prova della misura.
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Crescita, occupazione
e Jobs Act

Fonte: Istat, Conti trimestrali e Forze di lavoro

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Occupazione, produttivit
e Jobs Act

Fonte: Istat, Conti trimestrali e Forze di lavoro

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Per concludere

Insomma: non sono i contratti che creano occupazione buona e


produttiva, lavoro sfidante e remunerativo per i giovani,
progresso sociale ed economico:

sono imprese moderne, pi grandi, flessibili e avanzate.

I messaggi impliciti dati dalla politica del lavoro alle imprese in


questi lunghi, troppo lunghi anni, sono stati sbagliati, solo
difensivi.
Speriamo che il Jobs Act segni la fine di un percorso errato e
doloroso; e dora in poi si cambi verso per davvero, come pure
Renzi ha annunciato nel primo lancio dellidea del Jobs Act, che
proponeva tra laltro:

"Piano industriale per sette settori strategici: manifattura; cultura,


turismo, agricoltura e cibo; made in Italy; Ict; green economy; nuovo
welfare; edilizia".
Quello sar davvero un giorno nuovo.
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