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Spending review: pro o contro?

Quello che conta leffetto della spesa sulla crescita di Leonello Tronti

Le proposte di ampi tagli alla spesa pubblica avanzate la scorsa settimana dal commissario per la spending review Carlo Cottarelli meritano qualche commento, tanto di merito quanto di metodo. Nel merito va anzitutto notato che la revisione periodica della spesa pubblica, se animata dallintento di eliminare gli sprechi e di spostare risorse verso utilizzi pi produttivi e strategici, un esercizio non solo opportuno ma meritorio. Dovrebbe essere svolto ogni anno dai responsabili delle singole amministrazioni e regolarmente riproposto su scala pi vasta dal Ministero dellEconomia, sulla base di indirizzi del Governo, del Parlamento e della Corte dei conti. Di una regolare attivit di questo tipo, essenzialmente riallocativa e finalizzata a un migliore utilizzo del denaro e del lavoro pubblico, dovrebbero rallegrarsi tanto i contribuenti quanto i dipendenti pubblici. Il fatto, per, che questo genere di esercizio sia stato sinora trascurato dai governanti italiani, impegnati per molti anni a risanare il bilancio con manovre anche ingenti di taglio lineare della spesa, al punto che il primo ad occuparsene sia stato Piero Giarda, a 64 anni dalla costituzione della Repubblica, lascia immediatamente intendere la gravit e la distorsione di significato della odierna spending review. Da una periodica verifica dellutilit della spesa e delle riallocazioni necessarie per migliorarne lefficienza e lefficacia, si giunti ad una epocale verifica dei possibili tagli necessari a coprire i costi del programma di governo di Renzi senza aumentare n la pressione fiscale n il disavanzo. Il problema di merito dunque che uno strumento che dovrebbe costituire un valido strumento gestionale di miglioramento continuo della qualit della spesa pubblica viene distorto e utilizzato in modo emergenziale per rispondere alle esigenze di cassa del Governo. C, per, anche un problema di metodo. Se lobiettivo primario e ineludibile del governo quello di rianimare la crescita, e quindi loccupazione, lesercizio di Cottarelli (per quanto emergenziale e distorto) va nella giusta direzione? Ai fini del rafforzamento della crescita economica, la parola magica il moltiplicatore del reddito, ovvero quel numero che indica se, in accordo con lipotesi di Keynes, la spesa pubblica in grado di attivare nelleconomia processi di consumo, investimento e occupazione tali da generare un reddito superiore allimporto speso. Se questo si verifica il prodotto cresce, e lo Stato in grado in poco tempo di recuperare quanto speso attraverso il maggior gettito che deriva dalla crescita, senza aumentare la pressione fiscale. Purtroppo in Italia laggregato della spesa pubblica al netto degli interessi sul debito, cresciuto quasi ininterrottamente dal 1996 al 2009, non ha dato buoni frutti o, in altri termini, non stato assistito da un buon moltiplicatore. Se ci non fosse accaduto, non ci sarebbe stato bisogno di finanziare la spesa con nuovi aumenti del debito, sino a raggiungere lattuale valore, superiore al 130 per cento del pil. La questione di metodo dunque che il combinato tra la spending review e i programmi di spesa del governo ha senso solo se si dimostra in grado di riprogrammare la spesa trasferendo risorse dai capitoli di bilancio con moltiplicatori deboli, che frenano la crescita, a quelli con moltiplicatori forti, che invece la accelerano. In caso contrario i tagli non faranno che aggravare la crisi. La letteratura economica segnala che, in generale, i capitoli di spesa con i moltiplicatori del reddito pi elevati sono quelli degli investimenti pubblici e del sostegno al reddito dei pi svantaggiati, che hanno propensioni al consumo pi alte. Ma la ricerca di misure a sostegno della ripresa richiede una verifica sistematica e fine di tutti i capitoli di bilancio, per misurarne gli effetti sullattivit economica. Sulla base di questa verifica si pu avviare una nuova stagione di interventi pubblici che potrebbero essere anche finanziati con il debito se la conseguente crescita del pil fosse talmente forte da ridurre il rapporto tra il debito e il pil anche in presenza di un aumento del debito in valore assoluto. Lascia estremamente perplessi che non emergano a livello di opinione pubblica, invece dell'assurda diatriba pro o contro la spesa pubblica, elementi di un dibattito tra il Governo, la

Commissione Europea e la Banca dItalia volto a definire una manovra di revisione della spesa e definizione delle politiche del governo orientata alla crescita sulla base del valore dei moltiplicatori del reddito.

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