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Corso di Laurea in

Tecniche
Ortopediche
Analisi Matematica

Anno accademico 2009/10


INFORMAZIONI GENERALI

Insegnante: Giuseppe
Eulisse
Fondazione Ospedale Maggiore
Policlinico, Mangiagalli e Regina
Elena
Servizio Fisica Sanitaria: via Pace 9 -
Milano

Telefono: 02.5503.5201
FINALITA’ DEL CORSO

CONOSCERE LE NOZIONI
FONDAMENTALI DI

ARITMETICA, ALGEBRA E ANALISI


INFINITESIMALE
PROGRAMMA DEL
CORSO
I numeri
Il calcolo letterale
Le equazioni
Geometria analitica
Limiti, derivate e integrali
MATERIALE DI
RIFERIMENTO
Sarà consegnata copia di tutte le
diapositive impiegate nel corso.
Potete approfondire gli argomenti
affrontati nel corso su qualunque
manuale di scuola media superiore a
disposizione.
L’esame scritto sarà costituito da 30
domande sugli argomenti presentati nel
corso.
Chi risponderà correttamente ad almeno
L’origine della Fisica
Fisica, in greco, significa natura.
Talete (624-546 a.C.) fu il primo a utilizzare il termine ed è
ricordato, oltre che come l’iniziatore della filosofia greca, anche
come primo fisico; fisica e filosofia sono caratterizzate da forme
di indagine razionale e tralasciano quindi i miti dell’epoca. I
primi
trattati sulla natura sono testi di filosofia,
che ricercano il principio delle cose,
e di fisica, in quanto tentano di dare
una spiegazione razionale a fenomeni
naturali.
Fisica e matematica
Pitagora (575-497 a.C.) affianca alla
fisica e alla filosofia la matematica. Il
numero diviene il principio primo del
reale, il cardine di una vera e propria
ontologia. La prima sintesi tra realtà del mondo
fisico e verità del pensiero viene compiuta da
Platone (427-347 a.C.) che distingue due livelli della
realtà, sensibile e soprasensibile, e pone le basi per una
distinzione tra le diverse scienze.
Le scienze teoretiche
Aristotele (384-322 a.C.) riprende in forma sistematica la
distinzione del maestro Platone e distingue le scienze in tre
grandi categorie: teoretiche, pratiche (economia ed etica)
e produttive (arte e tecnica).
Le scienze teoretiche sono
quelle che hanno come fine
esclusivo la ricerca della
conoscenza fine a se stessa,
cioè la filosofia (etimologicamente
composta da sapere e amore).
Le scienze teoretiche
Le scienze teoretiche sono suddivise da Aristotele in tre
categorie:
 la filosofia prima (chiamata anche teologia o metafisica) che
si occupa dei principi primi della conoscenza, dell’essere e di Dio,
enti separati dalla materia;
 la filosofia seconda (chiamata anche fisica) che ha come
oggetto il movimento delle sostanze terrestri e celesti;
 la matematica che ha per oggetto enti di ragione immobili ma
non esistenti separatamente dalla materia in quanto attributi della
medesima.
Il metodo aristotelico
Una differenza tra la fisica aristotelica e la fisica
sperimentale del XVII secolo consiste nel metodo con
il quale i fenomeni sono indagati. L’indagine del
mondo sensibile deve avvenire per Aristotele con gli
stessi strumenti concettuali con i quali si indagano i
principi primi e le cause dell’essere. La fisica
aristotelica è cioè qualitativa mentre la fisica
galileiana, alla base della scienza moderna, è
quantitativa (ossia matematizzabile) e sperimentale.
La rivoluzione di Galileo
Nel Seicento Galileo Galilei elabora il metodo
sperimentale, basato sull’osservazione
empirica, la sperimentazione pratica e la
concettualizzazione teorica.

E’ l’inizio dei moderni concetti di scienza, tecnica e


progresso intesi come utilizzazione di una
1564 -1642
strumentazione tecnica finalizzata alla comprensione e
alla manipolazione della natura.
Il libro dell’universo
“La filosofia è scritta in
questo grandissimo libro che
continuamente ci sta aperto
innanzi a gli occhi (io dico
l’universo), ma non si può
intendere se prima non
s’impara a intender la lingua,
e conoscer i caratteri, ne’
quali è scritto. Egli è scritto
in lingua matematica.”
Galileo Galilei,
Il Saggiatore 1623
I numeri naturali (N)
Sono i numeri interi positivi.

Zero è un numero naturale?

Per alcuni sì; altri introducono i numeri assoluti.

Georg Cantor ha affermato:


“L’essenza della matematica è la libertà”
I numeri naturali
L’insieme dei numeri naturali è un insieme
infinito: il numero cardinale di tale insieme non
è un intero naturale e si dice “numero
transfinito”. Si dice che l’insieme dei numeri
naturali ha la “potenza del numerabile”, o più
semplicemente, che è numerabile.

Il numero cardinale dell’insieme dei numeri


naturali è un numero transfinito, da Cantor
chiamato aleph 0.
Gli insiemi numerabili
Un insieme A è numerabile se è possibile stabilire una
corrispondenza biunivoca tra A e l’insieme dei numeri
naturali, cioè se si possono numerare gli elementi di A.
Per esempio, se A è formato dai quadrati: 1, 4, 9,16 …
questi possono essere messi in corrispondenza biunivoca
con i numeri naturali:
1 2 3 4 …
1 4 9 16 …
L’insieme dei “quadrati” ha lo stesso numero cardinale di
quello dei numeri naturali. Un insieme infinito è in
corrispondenza biunivoca con un suo sottoinsieme proprio!
L’albergo infinito

Nel paese senza confini esiste il più grande


di tutti gli alberghi: l'albergo con infinite
stanze. Tuttavia anche gli ospiti sono infiniti,
e il proprietario ha esposto un cartello con la
scritta "COMPLETO". Ad un tratto si
presenta un viaggiatore che ha
assolutamente bisogno di una camera per la
notte. Egli non fa questione di prezzo e
infine convince l'albergatore, il quale trova il
modo di alloggiarlo. Poco dopo arriva una
comitiva di infiniti turisti, anche in questo
caso l'albergatore si lascia convincere, in
fondo si tratta di un grosso affare, e trova
posto ai nuovi infiniti ospiti con la stessa
facilità con cui aveva alloggiato l'ospite in
più...
L’albergo infinito
Per alloggiare il viaggiatore, il proprietario fa
spostare l'ospite della camera numero 1 nella
camera numero 2, quello della numero 2 nella
numero 3, quello della numero 3 nella numero 4,
quello della numero 4 nella numero 5 e così via
all'infinito. Disturbando ogni ospite una volta sola
egli riesce a liberare una stanza. Quando i nuovi
ospiti da alloggiare sono infiniti, il proprietario fa
invece spostare l'ospite della camera numero 1
nella camera numero 2, quello della numero 2
nella numero 4, quello della numero 3 nella
numero 6, quello della numero 4 nella numero 8,
della 5 nella 10 e così via all'infinito. In questo
modo tutte le infinite camere dispari risulteranno
libere per i nuovi arrivati, disturbando anche in
Lorella Fabro questo caso ogni ospite una volta sola. Queste
sono le soluzioni più immediate ……
Onde di meraviglia
Ve ne sono infinite altre!

(D.Hilbert 1920)
I numeri primi
Un numero naturale p>1 è primo se ha due soli
divisori: il numero 1 e se stesso.

I primi numeri della serie sono: 2, 3, 5, 7, 11…


I numeri composti
Un numero naturale è composto se ha più di due
divisori.

Tra i primi 10.000 numeri un record appartiene al


numero 7560 e al numero 9240: hanno ben 64 divisori.
Le operazioni tra numeri
Per i numeri naturali le operazioni di somma e
prodotto sono sempre interne all’insieme di detti
numeri mentre le operazioni di sottrazione e divisione
non sono interne.

Per consentire in ogni caso l’operazione di sottrazione


tra numeri interi vengono introdotti i numeri relativi.

Per consentire in ogni caso l’operazione di divisione


tra numeri interi vengono introdotti i numeri razionali.
I numeri interi relativi (Z)
I numeri naturali costituiscono un sottoinsieme proprio
di un insieme più generale, che è quello dei numeri
interi relativi , cioè dei numeri contraddistinti dal
segno positivo o negativo.

Anche l’insieme dei numeri interi relativi è


numerabile.
I numeri razionali (Q)
I numeri interi relativi costituiscono un sottoinsieme
proprio di un insieme più generale che è quello dei
numeri razionali, cioè dei numeri definiti dal rapporto
tra due numeri interi relativi.

Anche l’insieme dei numeri razionali


è numerabile.
I numeri razionali (Q)
I numeri razionali possono sempre essere espressi
come numeri decimali finiti o illimitati periodici.

Vale anche il viceversa.


I numeri irrazionali (I)
L’insieme dei numeri razionali non è completo:
esistono numeri decimali illimitati non periodici che
vengono definiti numeri irrazionali.

Come ci si è accorti dell’esistenza di questi numeri?


Problema
Dato un quadrato quanto deve misurare il lato di un
nuovo quadrato per avere area doppia di quello di
partenza?

Il quadrato blu è costruito


in modo da avere
superficie doppia rispetto
al quadrato rosso.

Quanto vale il lato del


quadrato blu ovvero
esiste un numero
razionale che al quadrato
è uguale a 2?
Soluzione
Supponiamo che esista la frazione, con m e n numeri interi non nulli:

m
n
che abbia per quadrato il numero 2, cioè:

2
 m
 = 2m e n primi tra di loro, perché se avessero
Possiamo pensare i numeri interi
n
un fattore comune potremmo sempre eliminarlo. Anche i loro quadrati
un fattore comune potremmo sempre eliminarlo. Anche i loro quadrati
saranno primi tra loro e, quindi, il loro rapporto non può essere uguale a 2.
I numeri irrazionali (I)
L’insieme dei numeri irrazionali è non numerabile: in
altre parole, non è possibile metterlo in
corrispondenza biunivoca con l’insieme dei numeri
naturali.

Il numero cardinale dell’insieme dei numeri irrazionali


è un numero transfinito, chiamato aleph 1.
I numeri trascendenti
I numeri irrazionali sono sempre costituiti da radici?

La risposta è NO.

Esistono numeri irrazionali, chiamati numeri


trascendenti, che non sono soluzioni di equazioni
algebriche e, quindi, non sono esprimibili come radici,
per esempio:

π rapporto tra circonferenza e diametro di un cerchio

e base dei logaritmi naturali


I numeri reali (R)
L’insieme dei numeri numeri reali è costituito dalla
somma dell’insieme dei numeri razionali e dei numeri
irrazionali.
Notazione scientifica
I numeri molto grandi o molto piccoli si possono scrivere
in forma abbreviata utilizzando le potenze di 10.
Si dice notazione scientifica di un numero q la sua
rappresentazione attraverso il prodotto di un numero
decimale compreso tra 1 e 10 e di una potenza di 10.
Esempi:
2.700.000.000 = 2,7 x 109
0,00000045 = 4,5 x 10 -7
L’algebra
L’algebra è la scienza della risoluzione dei problemi
mediante l’uso di lettere che rappresentano grandezze o
numeri incogniti attraverso la soluzione di equazioni e
sistemi di equazioni.

Per esempio: l’area di un qualunque quadrato si ottiene


moltiplicando la lunghezza del lato per se stessa.

a = l2
Le equazioni

Le equazioni sono uguaglianze


che risultano vere solo per
determinati valori attribuiti
all’incognita.
Esercizi
− 3( x +1) − 2 − 4 x = 2

8 x − 3 + 2 x = 6 x +1 + 4 x

x( x + 2 ) + 9 = 8 x +1

y − 2 x + 2 = 0

 2 2
 y = x −2
 3
Le funzioni
Le funzioni
Le funzioni
Alcune funzioni: la retta
Equazione in forma implicita

ax+by+c=0
dove:
• a è il coefficiente della variabile x
• b è il coefficiente della variabile y
• c è il termine noto
Equazione in forma esplicita

y=mx+q
dove:
• m è il coefficiente angolare
• q è l’ordinata all’origine
Dalla forma implicita alla esplicita

ax+by+c=0
by=-ax-c
a c a c
y = − x − , posto m = − , q = −
b b b b
y=mx+q
Il coefficiente angolare m

fornisce indirettamente la
misura dell’angolo che la retta
forma con il semiasse
orientato positivamente delle
ascisse
y y=mx+q

α
0
x
Se m>0
allora
0°<α <90°
y=mx+q y
α

x
O
Se m<0
allora
90°<α <180
°
L’ordinata all’origine q

Rappresenta l’ordinata del


punto di intersezione della
retta con l’asse delle ordinate
y

q
x
O
Se q=0 ⇒ y=mx
la retta passa per l’origine

y
x
O
Condizione di parallelismo

Due rette sono parallele se e


solo se hanno lo stesso
coefficiente angolare
y
x r: y=mx+q

O
r’: y=m’x+q’

r r’
r // r’ ⇔ m=m’
Condizione di perpendicolarità
Due rette sono
perpendicolari se e solo se il
coefficiente angolare
dell’una è inverso e opposto
al coefficiente angolare
dell’altra retta
y r’
x r: y=mx+q
O r’: y=m’x+q’
r
1
r ⊥ r’ ⇔ m = −
m'
Una retta semplice y=x
Il significato del coefficiente angolare
Il significato del coefficiente angolare
Il significato del termine noto
Trovare punto di incontro tra le due rette
Le coniche
s
Data una retta s, detta asse r
di rotazione, e una retta r
che interseca s in un punto V,
Asse di rotazione
detto vertice, la superficie
illimitata generata da r nella V
sua rotazione completa intorno α
Retta generatrice
a s si chiama superficie conica
circolare indefinita di rotazione.
Le due porzioni della superficie
conica, quella inferiore e
quella superiore, che hanno in comune il vertice, si chiamano
falde della superficie conica.
L’angolo α formato dalle rette generatrici con l’asse di
rotazione si chiama semiapertura della superficie conica.
Le coniche
Con il termine conica, si indica una curva ottenuta sezionando,
mediante un piano, una superficie conica indefinita a due falde.
Al variare dell’ampiezza dell’angolo β , formato dall’asse della
superficie conica con il piano secante, si possono presentare
seguenti casi (fig. 2):

β = 90o circonferenza
α <β ellisse
900
β = α parabola
0 ≤ β < iperbole
α
Le coniche nelle applicazioni
Le coniche si prestano a rappresentare molti fenomeni
fisici. Per esempio:

Circonferenza Onde in uno stagno

Ellisse Moto dei pianeti intorno al sole

Parabola Traiettoria di uno zampillo d’acqua

Iperbole Legge di Boyle


Le equazioni delle coniche

Circonferenza x 2 +y 2+ax+ by
+ =c 0

x2 y2
Ellisse 2
+2
= 1
a b

Parabola y =ax +2 bx
+ c

x2 y2
Iperbole 2
−=
2
± 1
a b
La circonferenza

La circonferenza
è il luogo
geometrico dei
punti del piano
equidistanti da
un punto fisso
detto centro
Una circonferenza semplice
Una circonferenza più generale

In quali punti la retta


y = -x-2
incontra la seconda
circonferenza?
In nessun punto!
L’ellisse

L’ellisse è il luogo
geometrico dei
punti del piano la
cui somma delle
distanze da due
punti fissi detti
fuochi è costante
Le leggi di Keplero

L’orbita descritta da un pianeta nel Il raggio vettore che unisce il centro


suo moto intorno al sole è un ellisse; del Sole con il centro del pianeta
il sole occupa uno dei fuochi descrive aree uguali in tempi uguali.
La parabola
La parabola è il luogo dei punti del piano equidistanti
da un punto fisso detto fuoco e da una retta fissa
detta direttrice y

P(x;y) PH = PF
F (0;p/2)

p O x
y=
2 d
H
Una parabola semplice
L’importanza del coefficiente di
x2
L’importanza del coefficiente di x2
L’importanza del coefficiente di x2
L’importanza del termine noto
Una parabola generale
Trovare i punti di intersezione
L’iperbole

L’iperbole è il
luogo geometrico
dei punti del piano
per i quali è
costante la
differenza delle
distanze da due
punti fissi detti
fuochi
L’iperbole equilatera

Proporzionalità
inversa
Trovare i punti di intersezione
La funzione esponenziale

L’aneddoto della scacchiera …


y = 2X
La funzione y = 2
X
La funzione y = 2
X
La funzione esponenziale in generale
La funzione esponenziale in generale

 funzione esponenziale y = a x
con a > 1  funzione esponenziale y = a x con 0 <a <1

 dominio D= R  dominio D= R
 codominio C=R+  codominio C=R+
 la funzione è crescente  la funzione è decrescente
 lim ax = 0 lim ax = + ∞  lim ax = 0 lim ax = + ∞
x -∞ x +∞ x +∞ x -∞
y y

1 1

0 0
x x
La funzione esponenziale in base e

y = ex e base dei logaritmi naturali


La funzione esponenziale
La funzione esponenziale inversa
y = e-x
Il decadimento radioattivo

A(t) = A0 x e -λ t
λ = 0,693/T1/2
I logaritmi

Dati due numeri positivi a e b, con a≠ 1


si chiama logaritmo in base a del numero
b l’esponente a cui si deve elevare la
base per ottenere il numero b
x = logab ax = b
Ciò equivale a dire che l’equazione
ax=b
ammette una e una sola soluzione; tale
soluzione si chiama logaritmo di b in
base a.
La funzione logaritmo

Sia x un numero positivo qualunque e a ≠ 1


esiste il logaritmo di x rispetto alla base a
e
ad ogni valore di x corrisponde uno ed un
solo valore di log a x , quindi:

y = log a x con a > 0 e a ≠ 1

si chiama funzione logaritmica di base a


Proprietà della funzione logaritmo
Distinguiamo due casi: a > 1 oppure 0 < a <1
1° caso: per
p esempio supponiamo che sia a=2
y = log 2 x
2

x y
1
¼ -2
½ -1
0 1
1 0
2 1 -1
4 2
-2
Osservazioni

 Possiamo assegnare alla variabile x solo valori positivi


D = R+
 Il valore del logaritmo cresce al crescere dell’argomento
x : x 1 > x2 log2 x1 > log2 x2
funzione crescente
 y può assumere qualsiasi valore reale C=R
 I valori di y per x > 1 tendono a diventare grandi quanto
si vuole, mentre per valori di x <1 i valori di y risultano
negativi e la curva si accosta asintoticamente all’asse y
quando x tende a 0
lim log2x = -∞ lim log2x =+∞

x 0+ x +∞
Proprietà della funzione logaritmo
2° caso: per
p esempio supponiamo che sia a=1/2

si ha y = log1/2 x
2

x y 1

¼ 2
½ 1
0 1

1 0
-1

2 -1
4 -2
-2
Osservazioni
 Possiamo assegnare alla variabile x solo valori positivi
D = R+
 il valore del logaritmo decresce al crescere dell’argomento:
x1 > x 2 log1/2 x1 < log1/2 x2
funzione decrescente
 y può assumere qualsiasi valore reale C=R
 I valori di y per x > 1 decrescono indefinitamente, mentre per
valori di x <1 i valori di y risultano positivi e la curva si
accosta asintoticamente all’asse y quando x tende a 0
lim log1/2 x = -∞ lim log1/2 x = +∞
x +∞ x 0+
La funzione logaritmo in generale
 funzione logaritmica y = log a x  funzione logaritmica y = log a x
con a > 1 con 0 <a<1
 dominio D= R+  dominio D= R+
 codominio C=R  codominio C=R
 la funzione è crescente  la funzione è decrescente
 lim log a x = -∞ lim log a x = + ∞  lim log a x = +∞ lim log a x = - ∞

x 0 x +∞ x 0 x +∞
y y

0 1 0 1
x x
ANGOLO
Prendiamo due semirette a e b aventi la stessa
origine, il piano resta diviso in due parti,
ciascuna delle quali viene detta angolo.
ARCO
La parte di circonferenza compresa tra i lati
dell’angolo.

A
SISTEMI DI MISURA DI ANGOLI
SESSAGESIMALE:
grado sessagesimale = la 360a parte
dell’angolo giro.
RADIANTE
l’angolo al centro che insiste su un arco
che rettificato ha lunghezza pari al raggio.
Misura in radianti di un angolo
È uguale alla misura dell’arco diviso il
raggio:
o angolo giro = 2π r / r = 2π
o angolo piatto = π r / r = π
o angolo retto = π /2

Per passare dal sistema sessagesimale a quello radiante:


360 : 2 π = as : ar
seno e coseno
Fissato nel piano un sistema di riferimento
cartesiano, la circonferenza con raggio 1 e
centro nell’origine è detta circonferenza
goniometrica.

Seno = ordinata punto M

Coseno = ascissa punto M


y = sin (x)

π /
y 2
y
1

-π /2 (3/2)π
2π x x
π A=(1,0) π /2 π 2π

-1

(3/2) π Dominio R
Codominio [-1, 1]
Periodica di periodo 2π
y = cos (x)

π /
y 2
y

-π /2
2π x
π A=(1,0) π /2 π (3/2)π x

(3/2) π Dominio R
Codominio [-1, 1]
Periodica di periodo 2π
y = tan (x) = senx/cosx

π /
y2 T = (1, tan(α ))
y


π A=(1,0) -π /2 π /2 π (3/2)πx

(3/2) π

Dominio = R \ π /2 + kπ  k ∈ Z Codominio = R Periodica di periodo π


y = cot(x) = cosx/senx

π /
y 2
T’ = (cot(α ), 1) y
B=(0,1)

x

π A=(1,0) -π /2 π /2 π (3/2)π 2
π

(3/2) π
Relazione tra seno e coseno
sin2(x) + cos2(x) = 1

y
M=(cos(α ), sin(α ))

A=(1,0)

sin( x) = ± 1 − cos ( x)
2
Relazione tra seno, coseno e tangente

sin2(x) + cos2(x) = 1

1
1 + tan ( x) =
2
2
cos ( x)
1
cos ( x) =
2

1 + tan ( x)
2

1
cos( x) = ±
1 + tan 2 ( x)
Valori in archi particolari

π /6 π /3 π /4
π 1 π 3 π 2
sin( ) = sin( ) = sin( ) =
6 2 3 2 4 2
π 3 π 1 π 2
cos( ) = cos( ) = cos( ) =
6 2 3 2 4 2
π 1 π π
tan( ) = tan( ) = 3 tan( ) = 1
6 3 3 4
π π 1 π
cot( ) = 3 cot( ) = cot( ) = 1
6 3 3 4
Le funzioni studiate
I limiti : le origini storiche
L’idea di limite si può far risalire al metodo di
esaustione di Eudosso (IV secolo a.C.) e dei geometri
greci che lo hanno seguito. Tale metodo fu poi
potenziato da Archimede (II secolo a.C.).
La nozione di limite nasceva però solo in una forma
geometrica intuitiva. Così, ad es., una piramide
appariva come il limite della somma di tanti prismi in
essa inscritti (o circoscritti).
La nozione entrò nell’ambito dell’Analisi pura con
Wallis (1656) e, in una forma più completa e rigorosa,
con Bolzano (1817), Cauchy (1823) e, soprattutto,
Weierstrass (1885).
Nozione di limite
Data la funzione

La funzione non è definita per x = 2; la si può tuttavia


calcolare in punti che si approssimano a 2 tanto per
difetto quanto per eccesso.
Nozione di limite
Si osservi dalle tabelle 1 e 2 che,
a mano a mano che x si avvicina
a 2, i valori di f(x) si avvicinano
sempre più a 8.
Il concetto “sempre più vicino a
…”, si può esprimere come
Limite finito di una funzione
per x tendente a un valore finito

Una funzione di questo tipo, per la quale il limite per


x x0 è uguale a f(x0) si dice continua in quel punto.
Limite finito di una funzione
per x tendente a un valore finito

Poiché il limite per x che tende a x0 di f(x) è un numero reale l, si dice che il
limite è “finito”.
La validità della condizione |f(x)- l|<є presuppone che f(x0) sia definita in I
(escluso al più x0).
Specifichiamo la definizione
La definizione dice che, fissato un є
qualsiasi, anche “molto vicino a zero”,
troviamo sempre un intorno di x0 tale che
per ogni x di quell’ intorno f(x) appartiene
a ]l-є;l+є[, cioè è “molto vicino” a l.
Domanda
Per quali punti x0 si pone il problema di “cercare il limite della funzione in x0” ?
Limite infinito di una funzione
per x tendente a un valore finito
Data la funzione

Vogliamo esaminare il problema


della ricerca del limite nel punto x0
= -1.
Limite infinito di una funzione
per x tendente a un valore finito
Attribuendo a x valori che si avvicinano sempre più a -1,
tanto per difetto quanto per eccesso, si osserva che i
corrispondenti valori di f(x) risultano via via crescenti:
pur non ottenendo la stabilizzazione dei valori della
funzione su un numero ben preciso, come avveniva nel
caso del limite finito, i valori di f(x) tuttavia crescono a
mano a mano che si sceglie x più vicino a -1.
Limite infinito di una funzione
per x tendente a un valore finito
A questo comportamento di valori sempre più
grandi si dà il nome di limite più infinito (+ ∞)

+ ∞ non è numero, perché non esiste alcun


numero più grande di tutti. Dire invece che la
funzione tende al limite + ∞ è lecito e
appropriato per indicare il fenomeno osservato
nelle tabelle.
La definizione
L’andamento della funzione
Un’altra definizione ….

e un’altra
rappresentazione grafica
Gli asintoti
La funzione y = 1/x

La funzione ha
due diversi limiti
a seconda che ci
si avvicini a x = 0
da destra o da
sinistra!

L’asse delle y è
aisntoto verticale.
Limite finito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
Data la funzione
In che modo si
stabilizza per x
tendente
all’infinito (+ o -)?
Limite finito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
Limite finito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
Limite finito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
L’asintoto orizzontale
L’asintoto orizzontale
L’asintoto orizzontale
L’asintoto orizzontale
Limite infinito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
Limite infinito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
Limite infinito di una funzione
per x tendente a un valore infinito
Forme indeterminate
Esempi di calcolo di limiti
Esempi di calcolo di limiti
LE DERIVATE

La pendenza di un tratto di strada:

è misurata dal coefficiente angolare della retta, se


il tratto è rettilineo.
LE DERIVATE

La pendenza di un tratto P,R non rettilineo


descritto da y = f (x)

è data dal coefficiente angolare della retta r


passante per P e R espresso da
f ( xo + ∆x) − f ( xo )
mr = = tan α r
∆x
LE DERIVATE

La pendenza in un punto P di un tratto rettilineo o


non rettilineo rappresentato da y = f (x)

è dato dal coefficiente angolare della retta


tangente t (se esiste) in P alla curva:
f ( x o + ∆x) − f ( xo )
mt = lim = tan α t
∆x→0 ∆x
LE DERIVATE

Osservazioni
1. Per far avvicinare il punto R al punto P sulla curva,
occorre che la funzione y = f (x) sia continua!

1. Poiché il punto R può avere ascissa maggiore o


minore dell’ascissa di P, per definire la pendenza in P
occorre che ci si possa avvicinare sia da destra che da
sinistra a P ottenendo lo stesso risultato:
f ( xo + ∆x) − f ( xo ) f ( xo + ∆x) − f ( xo )
lim = lim
∆x ↓ 0 ∆x ∆x ↑ 0 ∆x
LE DERIVATE
L’equazione della retta tangente in P è data da:
y − f ( xo ) = f ' ( xo ) * ( x − xo )

La pendenza in P alla curva viene indicata con: f ' ( xo )


utilizzando la simbologia di
Lagrange, e viene chiamata derivata prima xdella
o
funzione in .

Esistono altri modi per indicare la derivata prima, ad


esempio la notazione di Leibniz: df
dx
LE DERIVATE

Esempio 1
Si consideri la curva senza punti “angolosi”
descritta dalla funzione continua y = f ( x) = x 2
ed un generico punto P x, x 2 sulla curva. Si( )
consideri un secondo punto sulla curva di
coordinate R x +.∆La (
x, ( pendenza
x + ∆x ) 2 )
in P alla curva è:

lim
( x + ∆x ) 2 − x 2 = lim
x 2 + 2 x∆x + ( ∆x ) 2 − x 2
= lim
2 x∆x + ( ∆x ) 2
=
∆x→0 ∆x ∆x→0 ∆x ∆x→0 ∆x
= lim ( 2 x + ∆x ) = 2 x = f ' ( x)
∆x→0
LE DERIVATE

Analogamente per la funzione


y = f ( x) = x 3
si ottiene:

lim
( x + ∆x ) 3 − x 3 = lim
x 3 + 3 x 2 ∆x + 3x( ∆x ) 2 + ( ∆x ) 3 − x 3
=
∆x→0 ∆x ∆x→0 ∆x

= lim
∆x→0
3 x 2 ∆x + 3 x( ∆x ) 2 + ( ∆x ) 3
∆x ∆x→0
( )
= lim 3 x 2 + 3 x∆x + ( ∆x ) 2 = 3 x 2 = f ' ( x)
LE DERIVATE

Generalizzando (usando la formula di


Newton per lo sviluppo della potenza n-
esima del binomio) si ottiene:
( x ) = n( x )
n ' n −1

Per le altre funzioni elementari si ottiene:


( sinx ) ' = cos x
( cos x ) ' = −sinx
(a )
x '
= a x ln a
LE DERIVATE

La derivata prima e le operazioni algebriche.


Date due funzioni derivabili nello stesso insieme si
ha:
1. ( f ± g ) ' ( x ) = [ f ( x ) ± g ( x )] ' = f ' ( x ) ± g ' ( x )
2.
( f * g ) ' ( x ) = [ f ( x ) ⋅ g ( x )] ' = f ' ( x ) g ( x) + f ( x ) g ' ( x )

3.  f 
'
 f ( x) 
'
f ( x ) '
g ( x ) − f ( x ) g '
( x)
  ( x) =   =
g  g ( x)  g 2 ( x)
LE DERIVATE

Esempio 2
sinx
Per la funzione y = tan x =
cos x
si ottiene:

 sinx  cos x * cos x − sinx * ( − sinx ) cos x + sin x cos x sin x


' 2 2 2 2
( tan x ) = 
'
 = 2
= 2
= 2
+ 2
=
 cos x  cos x cos x cos x cos x

= 1 / cos 2 x = 1 + tan 2 x
LE DERIVATE

La derivata delle funzioni inverse.


Sia y = f (x) una funzione derivabile e dotata di
funzione inversa x = f −1 ( y ) = g ( y )

Anche l’inversa è derivabile e risulta:


dx 1 1
g ' ( y) = = =
dy dy f ' ( x)
dx
LE DERIVATE

Esempio 3.3
Si consideri la funzione y = e x . Essa è invertibile e
derivabile. La derivata di questa funzione è la
funzione stessa.

La derivata della funzione inversa x = ln y è:


1 1 1
( ln y ) ' = = =
(e )
x ' ex y
LE DERIVATE

Il segno della derivata prima.

Se la derivata prima di una funzione è positiva


(negativa) allora la funzione è crescente
(decrescente).

Si rammenti che la derivata prima indica il


coefficiente angolare della retta tangente.
LE DERIVATE
Massimi e minimi relativi.
Data una funzione y = f (x) si dice che in xo
presenta un massimo relativo se f ( xo ) > f ( x)
In un intorno di x o ∀x ≠ x o ∈ D f

La funzione presenta un minimo


y = f (x)
relativo in se in un intorno di
xo f ( x o ) < f ( x) xo
∀x ≠ x o ∈ D f
LE DERIVATE

Nei punti A e C la funzione presenta due valori di


massimo relativo mentre in B si ha un minimo
relativo.
LE DERIVATE

Come determinare i punti di max e min relativi.


In corrispondenza ad un punto di max rel. si ha:
x < xA x > xA
f (x) crescente f (x) decrescente
f ' ( x) > 0 f ' ( x) < 0

In corrispondenza ad un punto di min rel. si ha:


x < xB x > xB
f (x) decrescente f (x) crescente
f ' ( x) < 0 f ' ( x) > 0
LE DERIVATE
Se la funzione è derivabile nei punti e xB
x A si ha:

Riassumendo: in corrispondenza ad un valore in cui la


funzione (derivabile) presenta un max o un min relativo,
xo la
derivata prima è nulla e il segno cambia passando da valori più
piccoli a valori maggiori di .
xo
LE DERIVATE
Se la derivata prima in xo è nulla ma non
cambia segno passando da valori più piccoli a
valori più grandi di xo allora in corrispondenza
a quel valore la funzione presenta un punto di
flesso orizzontale.
LE DERIVATE
Procedura

1. Calcolo della derivata primay = f ' ( x) della funzione y = f (x)


2. risoluzione dell’equazione f ' ( x) = 0 . Se tale equazione non ammette soluzioni,
non esistono punti critici e il procedimento si conclude. Se esistono soluzioni s
prosegue,
3. determinazione del segno della derivata prima nell’insieme X,
4. confronto del segno di f ' ( x) vicino ad ogni valore estremale con le situazioni
indicate nelle figure 7.15, 7.16, 7.17.
5. classificazione dei punti critici in punti di massimo e minimo relativo
, flessi
orizzontali.
LE DERIVATE

Derivando la derivata prima si ottiene la derivata


seconda che può essere indicata con il simbolo:
y = f '' ( x)
Il segno della derivata seconda dà indicazioni sulla
concavità e convessità di una funzione e consente
di individuare una procedura alternativa per il
calcolo dei massimi e dei minimi relativi.
LE DERIVATE
 Dal grafico della curva concava si può
verificare che al crescere di x il coefficiente
angolare della retta tangente alla curva cresce;
ovvero la derivata prima (=coeff. ang.) cresce al
crescere di x.
LE DERIVATE
 Se una funzione cresce la sua derivata è
positiva. Ma la derivata della derivata prima è la
derivata seconda. Quindi se una funzione è
concava la sua derivata seconda è positiva.

 Attenzione a non legare il risultato alla


crescenza della funzione. Se la funzione è
decrescente e concava la derivata seconda è
comunque positiva.
LE DERIVATE
 Analogamente se la derivata seconda è
negativa la funzione è convessa.
 Si definisce flesso un punto in corrispondenza
al quale la funzione cambia la sua concavità:
LE DERIVATE
 Si osservi che in un punto di minimo relativo per
una funzione “liscia” la funzione è concava, in un
punto di max relativo la funzione è convessa,
come riportato nelle “figure buffe” seguenti
LE DERIVATE
 Analogamente in un punto di flesso orizzontale
si ha
LE DERIVATE
Teorema di Rolle
Si consideri una funzione y = f (x)

1. continua nell’intervallo chiuso [ a, b ] ;


2. derivabile in ] a, b[ ;
3. la funzione assume valori uguali negli estremi
dell’intervallo f (a) = f (b) .
 Allora esiste almeno un punto interno
all’intervallo nel quale la derivata prima della
funzione si annulla: f ' ( xo ) = 0
LE DERIVATE
 Se la funzione è costante allora in ogni punto
dell’intervallo la derivata prima è uguale a 0 e il
teorema è dimostrato.
 Se la funzione non è costante almeno il minimo
o il massimo della funzione viene raggiunto in un
punto interno all’intervallo.
LE DERIVATE
 In quel punto la funzione è derivabile per ipotesi
e in più nulla (per la condizione necessaria per i
valori estremanti!).

 Si noti che ipotizzare il minimo raggiunto in un


estremo dell’intervallo e il massimo nell’altro ci
riporterebbe al caso della funzione costante per
l’ipotesi 3 del teorema.
LE DERIVATE
Teorema di Lagrange (o del valor medio)
Si consideri una funzione y = f (x)
1.continua nell’intervallo chiuso [ a, b ] ;
2.derivabile in ] a, b[ ;

Allora esiste almeno un punto interno all’intervallo nel


quale risulta: ' f (b) − f (a)
f ( xo ) =
b−a
Si osservi che Rolle è un caso particolare di
Lagrange.
LE DERIVATE
 Graficamente si può descrivere il teorema
dicendo che esiste un punto sulla curva che
rappresenta geometricamente la funzione nel
quale la retta tangente è parallela alla retta
passante per gli estremi.
LE DERIVATE
Teorema di Cauchy (o degli incrementi finiti)
Si considerino due funzioni y = f (xe) y = g (x) .

Esse soddisfano le condizioni seguenti:


 Sono continue nell’intervallo [ a, b]
 Sono derivabili nell’intervallo ] a, b[
g ' ( x) ≠ 0 ∀x ∈ ] a, b[
 Allora esiste un punto interno all’intervallo in cui

f (b) − f (a ) f ' ( xo )
=
g (b) − g (a ) g ' ( x o )
LE DERIVATE
TEOREMA DI DE L’HOSPITAL .
 Siano dueRfunzioni derivabili in A; sia un punto di
f ,g : A→ xo
accumulazione per A e sia:

lim f ( x) = f ( xo ) = 0 e lim g ( x) = g ( xo ) = 0
x→ xo x→ xo
 Il calcolo del rapporto dei limiti genera la f.i. . Sia inoltre:
1. 0
2. 0
g ' ( xo ) ≠ 0
 Allora f ' ( x)
∃ lim =l
x→ xo g ' ( x )

lim f ( x)
x→ xo =l
g ( x)
Formule di derivazione
Formule di derivazione
Formule di derivazione
Formule di derivazione
Gli integrali
L'idea del concetto di integrale si trova già in Archimede di Siracusa, vissuto tra il 287 e il 212 a.C, in parte nel metodo
da lui usato per il calcolo dell'area del cerchio o del segmento di parabola detto metodo di esaustione e più
precisamente nel calcolo dell'area della superficie racchiusa dal primo giro della spirale.
Nel XVII secolo, vari matematici trovarono altri metodi ingegnosi per calcolare l'area sottesa al grafico di semplici
funzioni, ad esempio (Fermat 1636, Nicolaus Mercator, 1668).
Tutto ciò prima che Newton, Leibniz, Johann Bernoulli scoprissero indipendentemente il teorema fondamentale del
calcolo integrale che ricondusse tale problema alla ricerca di una primitiva o antiderivata di una funzione.
La definizione di integrale per le funzioni continue in tutto un intervallo, introdotta da Pietro Mengoli ed espressa con
maggiore rigore da Cauchy, venne posta su base diversa da Riemann in modo da evitare il concetto di limite e da
comprendere più estese classi di funzioni. Ma nel 1875 Gaston Darboux mostrò con un suo celebre teorema che la
definizione di Riemann può essere enunciata in maniera del tutto simile a quella di Cauchy, purché si intenda il concetto
di limite in modo un po' più generale. Per questo motivo si parla di integrale di Cauchy-Riemann. Tale maggior
generalità servì di spunto a Mauro Picone nel 1923 per la definizione del limite d'una variabile detta ordinata.
Gli integrali
L’integrale indefinito può essere inteso come operatore inverso della
derivata perché associa a una funzione f(x) (integranda) l’insieme di
tutte e sole le funzioni la cui derivata è la f(x) stessa.
Per esempio, date le funzioni:
y = x l’integrale indefinito è dato da

y = cosx l’integrale indefinito è dato da


1
∫ xdx = 2 x +C
2

y = ex l’integrale indefinito è dato da

y = 1/x l’integrale indefinito è dato da ∫ cos xdx = senx + C

∫ = +C
x x
e dx e

1
∫ x dx = log x + C
Proprietà degli integrali indefiniti

L’integrale indefinito, come anche la derivata, è un


operatore lineare e quindi:

Una costante moltiplicativa si può portare dentro o fuori


del segno di integrale indefinito.
∫ kf ( x ) dx = k ∫ f ( x ) dx
L’integrale di una somma algebrica di più funzioni è uguale
alla somma algebrica degli integrali delle singole funzioni.

∫ [ f ( x ) + f ( x ) ]dx = ∫ f ( x ) dx + ∫ f ( x ) dx
1 2 1 2
Primitive di
alcune
funzioni
L’integrale definito

Per calcolare l'integrale definito useremo questa


semplice regola:

Cioè prima calcoliamo l'integrale indefinito F(x) poi


sostituiamo alla x il valore superiore dell'integrale,
mettiamo il segno meno e sostituiamo alla x il
valore inferiore dell'integrale.
L’integrale definito
Esempi
Esempi
Esempi
Esercizi
Esercizi
Esercizi
Esercizio, tornando alle funzioni

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