Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
p
2
=
p(p 1)
2
.
C`e un solo (1,0) grafo,a meno di isomorsmi, detto il grafo banale. Un
grafo non banale ha quindi p 2.
Universit`a di Torino
4 1. Gra e sottogra
Due gra G
1
e G
2
sono identici, denotati con G
1
= G
2
, se V (G
1
) =
V (G
2
) ed E(G
1
) = E(G
2
). Chiaramente due gra possono essere isomor
ma non identici.
Esercizio 1.3. Disegnare due gra isomor e due non isomor.
Soluzione. Consideriamo i gra G
1
, G
2
e G
3
come in Figura 1. Si ha
G
1
= G
2
, mentre G
1
,
= G
3
in quanto in G
3
esistono triangoli mentre in G
2
non ne esistono.
G2: G1:
G3:
Figura 1. Gra isomor e non isomor
Teorema 1.4. Il numero totale dei gra non identici di ordine p con lo
stesso insieme di vertici V `e 2
p(p1)
2
.
Dimostrazione. Questo `e ovvio per p = 1. Se p 2 e G `e un grafo con
insieme di vertici V, allora per ogni coppia di vertici distinti u, v, ci sono
due possibilit`a a seconda che uv sia o no un lato di G. Poiche ci sono
p(p1)
2
coppie distinte di vertici, ci sono 2
p(p1)
2
gra non identici G con lo stesso
insieme di vertici V.
Esercizio 1.5. Disegnare i 20 gra non identici di ordine 4 e taglia 3 con
insieme di vertici 1, 2, 3, 4 e calcolare le classi di isomorsmo.
Soluzione. Supponendo di mantenere ssa la posizione dei quattro
vertici si ottengono i gra della Figura 2.
Si hanno di conseguenza tre classi di isomorsmo rappresentate dai gra
della Figura 3.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
1. Gra 5
Figura 2. I gra non identici di ordine 4 e taglia 3
Figura 3. Le classi di isomorsmo dei (4,3) gra
Con leccezione dellordine e della taglia, i numeri che si incontrano pi` u
frequentemente nello studio dei gra sono i gradi dei vertici.
Il grado di un vertice v in G `e il numero dei lati di G incidenti con v.
Il grado di un vertice v `e denotato con deg v. Un vertice di grado n `e anche
detto un n-vertice.
Un vertice `e detto dispari o pari a seconda che il suo grado sia dispari
o pari.
Un vertice di grado 0 `e detto un vertice isolato e un vertice di grado 1
un vertice nale.
Con (G) (risp. (G)) si denota il minimo (risp. massimo) dei gradi
dei vertici di G.
Teorema 1.6. Sia G un (p, q) grafo con V (G) = v
1
, v
2
, . . . , v
p
. Allora
p
i=1
deg v
i
= 2q.
Dimostrazione. Ogni lato `e incidente a due vertici, quindi quando si som-
mano i gradi dei vertici ogni lato `e contato due volte.
Corollario 1.7. In ogni grafo c`e un numero pari di vertici dispari.
Universit`a di Torino
6 1. Gra e sottogra
Dimostrazione. Sia G un grafo di taglia q. Sia poi W linsieme dei vertici
dispari di G ed U linsieme dei vertici pari di G. Per il Teorema 1.6
vV (G)
deg v =
vW
deg v +
vU
deg v = 2q.
Certamente
vU
deg v `e pari, quindi
vW
deg v `e anchessa pari. Ma
essendo dispari ogni addendo di
vW
deg v , questo implica [W[ pari.
Il Corollario 1.7 `e anche noto come il Lemma delle strette di mano,
nel senso che, dato un qualsiasi insieme di persone, il numero di persone
che stringono la mano ad un numero dispari di altre persone dellinsieme di
partenza `e sempre pari.
Esercizi
(1) Sia G = (V, E) un grafo di ordine p. La taglia massima che G pu`o avere
`e
p
2
p
2
q) gra
non identici con insieme di vertici V.
(6) Siano p un intero positivo ed m ed n due interi non negativi tali che
m+n = p ed n pari. Mostrare che esiste un grafo G di ordine p che ha
m vertici pari ed n vertici dispari.
(7) Supponiamo che G
1
e G
2
siano gra isomor. Per ogni k 0 sia n
i
(k)
il numero dei vertici di G
i
di grado k, (i = 1, 2).
Mostrare che n
1
(k) = n
2
(k).
(8) Mostrare che se G `e un grafo con almeno due vertici allora G ha almeno
due vertici con lo stesso grado.
(9) Determinare una funzione tra i vertici di due gra dello stesso ordine
che sia una biezione ma non conservi le adiacenze, ed una che conservi
le adiacenze ma non sia una biezione.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Sottogra 7
2. Sottogra
Un grafo H = (V (H), E(H)) `e un sottografo di un grafo G = (V (G), E(G))
se V (H) V (G) ed E(H) E(G); in questo caso G `e anche detto un
sopragrafo di H.
Il pi` u semplice tipo di sottografo di un grafo G`e quello ottenuto togliendo
un vertice o un lato.
Se v V (G) e [V (G)[ 2, allora Gv denota il sottografo con insieme
di vertici V (G) v e i cui lati sono tutti quelli di G non incidenti con v.
Se e E(G) ed [E(G)[ 2, G e denota il sottografo con insieme di
vertici V (G) e insieme di lati E(G) e.
Leliminazione di un insieme di vertici o un insieme di lati `e denita in
modo analogo.
Esercizio 2.1. Scelto un grafo Ge ssato un vertice v ed un lato e, disegnare
Gv e Ge.
Se u e v sono vertici non adiacenti di un grafo G, allora G + f, dove
f = uv, denota il grafo con insieme di vertici V (G) e insieme di lati E(G)f.
Chiaramente G `e un sottografo di G+f.
Dalle denizioni segue che i gra G + f, G e G e hanno lo stesso
insieme di vertici. Quando un sottografo H di un grafo G ha lo stesso
ordine di G, cio`e H e G hanno lo stesso insieme di vertici, H `e detto un
sottografo ricoprente di G.
Oltre ai sottogra ricoprenti, i pi` u importanti sottogra che incontrere-
mo sono i sottogra indotti. Se U `e un sottoinsieme non vuoto dellinsieme
dei vertici V (G) di un grafo G, il sottografo U) di G indotto da U `e il
grafo con insieme di vertici U e il cui insieme di lati `e formato da tutti i lati
di G incidenti due elementi di U Un sottografo H di G `e detto indotto per
vertici o indotto, e denotato con H _ G, se U) per qualche sottoinsieme
U di V.
Similmente, se F `e un sottoinsieme non vuoto di E(G), il sottografo F)
indotto da F `e il grafo il cui insieme di vertici consiste di quei vertici di G
incidenti con almeno un lato di F e il cui insieme di lati `e F. Un sottografo
H di G `e detto indotto per lati se H = F) per qualche sottoinsieme F di
E(G).
E una semplice conseguenza delle denizioni che ogni sottografo indotto
di un grafo G pu`o essere ottenuto togliendo dei vertici da G mentre ogni
sottografo di G pu`o essere ottenuto con leliminazione di vertici e lati.
Universit`a di Torino
8 1. Gra e sottogra
Esercizi
(1) Determinare tutti i sottogra non isomor del grafo della Figura 4. Quali
tra questi sono indotti per vertici? Quali sono indotti per lati?
Determinare tutti i sottografi non isomorfi del grafo G:
1
2
4
3
Figura 4
3. Gra speciali
Ci sono gra particolari che intervengono cos` spesso che richiedono una
speciale considerazione e in qualche caso notazioni speciali. I pi` u interessanti
sono descritti in questa sezione.
Un grafo G `e regolare di grado r se per ogni vertice v V (G), deg v =
r; questi gra sono anche chiamati r-regolari. I gra 3-regolari sono anche
detti gra cubici.
Un grafo `e completo se ogni due vertici del grafo sono adiacenti. Un
(p, q) grafo completo `e quindi un grafo regolare di grado p1 con q =
p(p1)
2
;
questo grafo si denota con K
p
.
Un sottografo completo di un grafo G `e anche detto una cricca di G.
Esercizio 3.1. Disegnare i gra completi K
1
, K
2
, K
3
, K
4
, K
5
.
Esercizio 3.2. Disegnare i gra r-regolari di ordine 4 con r = 0, 1, 2, 3.
Provare a disegnare i gra r-regolari di ordine 5 con r = 0, 1, 2, 3, 4.
Il complemento G di un grafo G `e il grafo con insieme di vertici V (G)
e tale che due vertici sono adiacenti in G se e solo se questi vertici non sono
adiacenti in G.
Quindi se G `e un (p, q) grafo, G `e un (p, q), dove q +q =
p
2
.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Esercizi 9
Il complemento di K
p
ha p vertici e nessun lato ed `e detto il grafo vuoto di
ordine p.
Un grafo `e autocomplementare se `e isomorfo al suo complemento. I
gra autocomplementari saranno studiati pi` u in dettaglio in seguito.
Esercizio 3.3. Disegnare un grafo ed il suo complemento. Disegnare un
grafo autocomplementare.
Un grafo G = (V, E) `e n-partito, n 1, se esiste una partizione di V
in n sottoinsiemi V
1
, V
2
, . . . , V
n
tali che ogni elemento di E congiunge un
vertice di V
i
ad un vertice di V
j
, con i ,= j.
Il grafo 1-partito di ordine p `e isomorfo al grafo vuoto di ordine p.
Per n = 2, questi gra sono detti gra bipartiti; questa classe di gra
`e particolarmente importante e si incontrer`a spesso.
Esercizio 3.4. Disegnare un grafo bipartito.
Un grafo n-partito completo `e un grafo n-partito con insiemi di par-
tizione V
1
, V
2
, . . . , V
n
con lulteriore propriet`a che se u V
i
e v V
j
, i ,= j,
allora uv E(G).
Se [V
i
[ = p
i
, questo grafo `e denotato con K(p
1
, p
2
, . . . , p
n
). (Lordine dei nu-
meri p
1
, p
2
, . . . , p
n
non `e importante). Si noti che un grafo n-partito completo
`e completo se e solo se p
i
= 1 per tutti gli i.
Se p
i
= t per tutti gli i, allora il grafo n-partito completo `e regolare di grado
(n 1)t ed `e anche denotato con K
n(t)
. In particolare si ha: K
n(1)
= K
n
.
Un grafo bipartito completo con insiemi di partizione V
1
e V
2
, dove [V
1
[ = m
e [V
2
[ = n, `e denotato con K(m, n). Il grafo K(1, n) `e detto un grafo stella.
Esercizi
(1) Disegnare K
3(2)
e K(1, 5).
(2) Determinare la taglia di K(p
1
, p
2
, . . . , p
n
).
(3) Sia G un (p, q) grafo cubico, dove q = 2p3. Che cosa si pu`o dire su G?
(4) Vero o falso:
Se H `e un sottografo di G segue anche che H `e un sottografo di G?
Se H `e un sottografo ricoprente G segue anche che H `e un sottografo
ricoprente G?
Universit`a di Torino
10 1. Gra e sottogra
(5) Vero o falso: Se H `e un sottografo di Gsegue anche che H `e un sottografo
indotto per vertici di G?
(6) Disegnare tutti i gra autocomplementari di ordine p 5.
(7) Disegnare K(3, 3) e K
3(3)
.
4. Operazioni sui gra
C`e una variet`a di modi di combinare gra per produrne dei nuovi.
Se non stabilito diversamente in questa sezione assumiamo che G
1
e G
2
siano due gra con insiemi di vertici disgiunti.
Lunione G = G
1
G
2
ha V (G) = V (G
1
) V (G
2
) ed
E(G) = E(G
1
) E(G2).
Se un grafo G `e lunione di n(n 2) copie disgiunte di un grafo H scriviamo
G = nH.
La giunzione G = G
1
+G
2
ha V (G) = V (G1) V (G
2
) ed
E(G) = E(G
1
) E(G
2
) uv tali che u V (G
1
) e v V (G
2
).
Usando loperazione di giunzione possiamo vedere che K(m, n)
= K
m
+K
n
.
Il grafo W
p
= C
p1
+ K
1
, `e detto un grafo ruota, dove C
p1
`e il ciclo di
lunghezza p 1, vedi Cap. 2, 1.
Il prodotto cartesiano G = G
1
G
2
ha V (G) = V (G
1
) V (G
2
) e due
vertici (u
1
, u
2
) e (v
1
, v
2
) di G sono adiacenti se e solo se
o
u
1
= v
1
e u
2
v
2
E(G
2
)
oppure
u
2
= v
2
e u
1
v
1
E(G
1
).
Una importante classe di gra, quella dei cubi, `e denita usando i prodot-
ti cartesiani. Ln-cubo Q
n
`e il grafo K
2
se n = 1, mentre per n > 1, Q
n
`e
denito come Q
n1
K
2
.
Il cubo Q
n
pu`o anche essere considerato come il grafo i cui vertici sono
numerati con le n-ple binarie (a
1
, a
2
, . . . , a
n
) (cio`e a
i
`e 0 o 1 per 1 i n)
e tale che due vertici sono adiacenti se e solo se le corrispondenti n-ple
dieriscono in una ed una sola posizione. E facile osservare che Q
n
`e un
grafo n-regolare di ordine 2
n
e taglia n(2
n1
).
Nelle operazioni introdotte si `e richiesto che linsieme dei vertici dei
gra componenti siano disgiunti. Nellultima operazione che introduciamo
le condizioni sono diverse.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
5. Successione dei gradi 11
Siano G
1
e G
2
due gra con V (G
1
) = V (G
2
) ed E(G
1
) E(G
2
) = .
La somma per lati `e il grafo G denotato con G = G
1
G
2
tale che
V (G) = V (G
1
) = V (G
2
) ed E(G) = E(G
1
) E(G
2
).
Esercizi
(1) Disegnare il grafo 2K
1
3K
2
K(1, 3).
(2) Descrivere la giunzione P
2
+P
3
, essendo P
2
e P
3
i cammini di ordine 2
e 3 (vedi Cap. 2, 1).
(3) Descrivere il prodotto cartesiano P
2
K(1, 3).
(4) Disegnare gli n-cubi per n = 1, 2, 3 e numerare i vertici con n-ple binarie.
(5) Illustrare su un esempio la somma per lati.
(6) Sia q (risp. q
). Quale `e la taglia di
G G
, G+G
, GG
?
(7) Determinare il grafo G soddisfacente alla seguente equazione:
G+G = K
2
K
2
.
Perche non esiste G tale che G+G+G = K
2
K
2
K
2
?
(8) Disegnare le ruote W
5
e W
6
.
5. Successione dei gradi
Studiamo pi` u dettagliatamente il concetto di grado.
Dare una etichettatura sui vertici (risp. sui lati) di un grafo G signica
considerare una funzione iniettiva tra V (G) (risp. E(G)) e un insieme di
numeri o di simboli. Un modo standard per etichettare i vertici ed i lati di
un (p, q) grafo G `e quello di denotare V (G) con v
1
, v
2
, . . . , v
p
ed E(G) con
e
1
, e
2
, . . . , e
q
.
Dato un grafo G di ordine p, una successione d
1
, d
2
, . . . , d
p
di interi non
negativi `e detta una successione dei gradi di G se esiste una etichettatura
v
1
, v
2
, . . . , v
p
dei vertici di G in modo tale che deg v
i
= d
i
, i = 1, 2, . . . p.
Dato un grafo G con etichettatura sui vertici, `e facilmente determinata
la successione dei gradi di G.
Viceversa, se una successione s : d
1
, d
2
, . . . , d
p
di interi non negativi `e
assegnata, sotto quali condizioni s `e una successione dei gradi di un qualche
grafo? Se un tale grafo esiste, s `e detta una successione graca.
Universit`a di Torino
12 1. Gra e sottogra
Certamente, perche s sia graca, sono necessarie le condizioni:
d
i
p 1, i = 1, 2, . . . , p e
p
i=1
d
i
numero pari,
ma queste non sono sucienti.
Ad esempio la successione 3, 3, 3, 1 soddisfa le due condizioni precedenti
ma non `e graca.
Teorema 5.1 (Havel-Hakimi). Una successione s : d
1
, d
2
, . . . , d
p
di interi
non negativi con d
1
d
2
d
p
, p 2, d
1
1, `e graca se e solo
se `e graca la successione s
1
: d
2
1, d
3
1, . . . , d
d
1
+1
1, d
d
1
+2
, . . . , d
p
.
Dimostrazione. Supponiamo che s
1
sia graca. Allora esiste un grafo G
1
con V (G
1
) = v
2
, v
3
, . . . , v
p
tale che
deg v
i
=
d
i
1, i, 2 i d
1
+ 1
d
i
i, d
1
+ 2 i p.
Possiamo allora costruire un nuovo grafo G aggiungendo un nuovo vertice v
1
e i d
1
lati v
1
v
i
, per i = 2, 3, . . . , d
1
+1. Rietichettiamo i vertici v
i
, 2 i p,
come v
i
in G. Si ha allora deg v
i
= d
i
per 1 i p. Quindi la successione
s : d
1
, d
2
, . . . , d
p
`e graca.
Viceversa, sia s : d
1
, d
2
, . . . , d
p
graca. Esiste quindi un grafo G con
V (G) = v
1
, v
2
, . . . , v
p
tale che deg v
i
= d
i
per 1 i p.
Possiamo distinguere due casi:
(1) Supponiamo che G contenga un vertice u di grado d
1
tale che u sia
adiacente ai vertici aventi grado d
2
, d
3
, . . . , d
d
1
+1
. Poiche ci possono
essere pi` u vertici di grado massimo, u pu`o coincidere con v
1
oppure
con uno dei vertici di grado d
1
. In questo caso il grafo G u ha
successione dei gradi s
1
e quindi s
1
`e graca. E questo il caso in
cui esiste un vertice u di grado massimo tale che la somma dei gradi
dei vertici adiacenti ad u sia massima.
(2) Supponiamo che non esista nessun vertice come nel caso (1). Poiche
v
1
ha grado massimo, non `e adiacente a tutti i vertici aventi gradi
d
2
, d
3
, . . . , d
d
1
+1
, altrimenti la somma dei gradi dei vertici adiacenti
a v
1
sarebbe massima. Quindi esistono due vertici v
j
e v
k
con
d
j
> d
k
tali che v
1
`e adiacente a v
k
ma non a v
j
. Poiche il grado di
v
j
`e maggiore di quello di v
k
, esiste un vertice v
n
che `e adiacente
a v
j
ma non a v
k
. Togliendo i lati v
1
v
k
e v
j
v
n
e aggiungendo i
lati v
1
v
j
e v
k
v
n
si ottiene un grafo G
1
:
s
1
: 2, 2, 2, 2, 1, 2, 2, 1, 1, 1.
Riordinando la successione s
1
, otteniamo:
s
1
: 2, 2, 2, 2, 2, 2, 1, 1, 1, 1.
Non riuscendo a vedere se s
1
`e graca, riapplichiamo il Teorema 5.1
ottenendo :
s
2
: 1, 1, 2, 2, 2, 1, 1, 1, 1
che riordinata d`a la successione s
2
:
s
2
: 2, 2, 2, 1, 1, 1, 1, 1, 1.
Riapplichicando il Teorema 5.1 otteniamo :
s
3
= s
3
: 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1.
Si vede ora facilmente che la successione s
3
`e graca dal momento che `e
la successione di gradi del grafo G
3
= 4K
2
.
Per il Teorema 5.1 ciascuna delle successioni s
2
, s
1
ed s `e graca. Per
costruire un grafo con successione dei gradi s
2
, procediamo a ritroso da s
3
ad
s
2
, osservando che a G
3
si deve aggiungere un vertice che sia adiacente a due
vertici di grado 1. In questo modo otteniamo un grafo G
2
con successione
dei gradi s
2
(o s
2
). Procedendo da s
2
ad s
1
, aggiungiamo ancora un vertice
congiungendolo a due vertici di grado 1 in G
2
. Questo d`a un grafo G
1
con successione dei gradi s
1
(o s
1
). Finalmente otteniamo un grafo G con
successione dei gradi s considerando s
1
, cio`e un nuovo vertice `e aggiunto a
G
1
, congiungendolo a vertici di gradi 2, 2, 2, 2, 1. Il grafo G si completa
inserendo due vertici isolati.
Universit`a di Torino
14 1. Gra e sottogra
Si deve notare che essendoci pi` u modi di scegliere le adiacenze quando si
aggiunge un vertice, seguendo la costruzione precedente si possono ottenere
gra G con successioni dei gradi 5, 3, 3, 3, 3, 2, 2, 2, 1, 1, 1, 0, 0 tra loro non
isomor. Provare direttamente a determinare gracamente due di questi
gra non isomor tra loro.
Si deve poi anche notare che ci sono gra che non possono essere prodotti
con il metodo usato per costruire G. Per esempio il grafo H della Figura 5.
Infatti 2,2,1,1,1,1 `e la successione dei gradi di H, quindi 1,0,1,1,1 `e graca,
infatti il grafo H
1
della Figura 5 `e un grafo con tale successione dei gradi,
ma se si segue la costruzione della dimostrazione del Teorema 5.1 si aggiunge
un vertice v collegandolo con un vertice di grado 1 ed uno di grado 0 e si
costruisce il grafo H
2
della Figura 5 che ha 2,2,1,1,1,1 come successione dei
gradi ma non `e isomorfo ad H.
H H
1 H
2
v
Figura 5. Esempio di un grafo non ricostruibile con il metodo del
Teorema 5.1
Esercizi
(1) Dato il grafo K(3, 2) 2K
2
K
1
, determinare la sua successione dei
gradi.
(2) Dare un esempio di un grafo in cui esiste un vertice u di grado massimo
tale che la somma dei gradi dei vertici adiacenti ad u sia massima.
Dare un esempio di un grafo in cui non `e soddisfatta la condizione
precedente.
(3) Determinare se le seguenti successioni sono grache. In caso positivo
disegnare un grafo che ha tale successione come successione dei gradi:
(a) 4,4,3,2,1,0
(b) 3,3,2,2,2,2,1,1,0
(c) 7,4,3,3,2,2,2,1,1,1,0.
(4) Provare che nessuna successione non banale a termini tutti distinti tra
loro `e graca.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Esercizi 15
(5) Costruire il maggior numero di gra non isomor con successione dei
gradi s : 4, 3, 3, 2, 2, 1, 1.
(6) Determinare tutte le successioni grache s : d
1
, d
2
, d
3
, d
4
, con d
1
d
2
d
3
d
4
.
Quante sono le successioni grache s : d
1
, d
2
, d
3
, d
4
, d
5
con d
1
= 4 d
2
d
3
d
4
d
5
? E come si possono determinare utilizzando il Teorema
5.1?
(7) Vero o falso:
a) Due gra isomor hanno la stessa successione dei gradi.
b) Due gra con la stessa successione dei gradi sono isomor.
Dimostrare le asserzioni o provarne la falsit`a con un controesempio.
(8) Vero o falso:
Se due gra hanno la stessa successione dei gradi ma non sono isomor
la stessa propriet`a vale per i loro complementi.
(9) Il numero a
n
dei gra semplici con n vertici non isomor tra loro `e:
a
1
= 1, a
2
= 2, a
3
= 4, a
4
= 11, a
5
= 34, a
6
= 156, a
7
= 1044, ...
mentre il numero a
n
delle successioni grache per gra semplici di ordine
n `e:
a
1
= 1, a
2
= 2, a
3
= 4, a
4
= 11, a
5
= 31, a
6
= 102, a
7
= 342, ...
Confronta (http://www.research.att.com/%7enjas/sequences/Seis.html)
le successioni A000088 e A004251 sulla on-Line Encyclopedia of Integer
Sequences.
Utilizzando le classi di isomorsmo di gra di ordine 5 e lesercizio
(8) determinare le tre coppie di gra di ordine 5 che non sono isomor
ma hanno a due a due la stessa successione graca e che giusticano la
dierenza a
5
a
5
= 3.
Universit`a di Torino
Capitolo 2
Gra connessi e
tracciabilit`a
1. Cammini e cicli
Siano u
0
e u
n
due vertici non necessariamente distinti di un grafo G. Un
u
0
-u
n
cammino di G `e una successione nita di vertici u
0
, u
1
, . . . , u
n
tali
che u
i
ed u
i+1
sono adiacenti, per ogni i = 0, ..., n1. I lati u
i
u
i+1
, per ogni
i = 0, ..., n 1, sono detti i lati del cammino.
Un cammino banale non contiene lati. Si noti che in un cammino ci
pu`o essere una ripetizione di vertici e lati.
Due u-v cammini, u = u
0
, u
1
, . . . , u
n
= v ed u = v
0
, v
1
, ..., v
m
= v sono
uguali se n = m e u
i
= v
i
per 0 i n; altrimenti sono distinti.
Un u-v cammino `e chiuso o aperto a seconda che u = v oppure u ,= v.
Un u
0
, u
1
, . . . , u
n
cammino a lati distinti o cammino semplice `e un
u
0
-u
n
cammino in cui nessun lato u
i
u
i+1
, per ogni i = 0, ..., n1, `e ripetuto.
Un u-v cammino a vertici distinti o cammino elementare `e un u-v
cammino in cui nessun vertice `e ripetuto. Ogni cammino elementare `e anche
un cammino semplice.
Se non specicato diversamente, dora in poi per cammino si intender`a
un cammino elementare.
Il sottografo di un grafo G indotto dai lati di un cammino `e detto un
cammino di G. Osserviamo che due u-v cammini distinti possono anche
indurre lo stesso sottografo di G.
Il numero dei lati in un cammino `e detto la sua lunghezza.
17
18 2. Gra connessi e tracciabilit`a
Un grafo di ordine n che sia un cammino elementare `e denotato con P
n
.
Quindi P
n
ha lunghezza n 1.
Un cammino chiuso non banale (non necessariamente a vertici o lati
distinti) di G `e detto un circuito. E evidente che se un vertice v di grado
2 giace su un circuito C di G, allora C contiene anche i due lati incidenti
con v.
In un grafo G , un circuito elementare C : v
1
, v
2
, . . . , v
n
, v
1
, n 3, `e
detto un ciclo di G.
Un grafo aciclico non ha cicli.
Il sottografo di G indotto dai lati di un circuito o ciclo `e anche detto un
circuito di G o ciclo di G.
Un ciclo `e pari se la sua lunghezza `e pari. Altrimenti `e dispari.
Un ciclo di lunghezza n `e un n-ciclo. Un 3-ciclo `e anche detto un
triangolo.
Un grafo di ordine n, (n 3) che sia un ciclo `e denotato con C
n
.
Esercizio 1.1. Disegnare in un grafo un ciclo ed un circuito che non `e un
ciclo.
Esempio 1.2 (Il problema del contadino, del lupo, della capra e del cavolo).
Un contadino deve portare un lupo, una capra ed un cavolo al mercato e
per far ci`o deve attraversare un ume con una barca che oltre a se stesso
pu`o contenere uno solo dei tre (`e un grande cavolo!). Ma, se il lupo rimane
solo con la capra, se la mangia, e, se la capra rimane sola con il cavolo, se lo
mangia. Il lupo pu`o essere lasciato solo con il cavolo, `e noto che i lupi non
mangiano cavoli. Come pu`o il contadino traghettare i tre intatti?
Soluzione. Il problema pu`o essere risolto abbastanza velocemente per
tentativi, ma cerchiamone un approccio sistematico (cio`e algoritmico).
Denotiamo con W: lupo, G: capra, C: cavolo, F: contadino. Seguendo
le regole stabilite sono ammesse su entrambe le sponde del ume le seguenti
situazioni:
WCGF, WCF, WGF, CGF, WC, GF, W, C, G, ,
dove rappresenta la situazione in cui nessuno `e sulla sponda in questione.
Notiamo che WF e CF non sono in elenco perche anche se ammissibili di
per se, WF su una sponda implica GC sullaltra che non `e ammissibile, e
CF implica WG anchessa inammissibile.
In Figura 1 `e schematizzata la soluzione del problema. Sono indicate le
dieci situazioni ammissibili su ciascuna sponda del ume, dove i segmenti
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
1. Cammini e cicli 19
WCGF
WC
WCF
W
WGF
G
GF
C
CGF
GF
G
WGF
W
CGF
C
WCF
WC
WCGF
fig a
G
W
G
C
C
G
W
G
Figura 1
WCGF()
G(WCF) WGF(C) W(CGF) GF(WC)
WC(GF) WCF(G) C(WGF) CGF(W)
(WCGF)
G
C
G
W
W
G
C
G
Figura 2
che le congiungono rappresentano un trasbordo del contadino con, eventual-
mente, un passeggero. In ogni caso il trasbordo pu`o avvenire in entrambe le
direzioni. Per esempio il segmento da WCF su una sponda a CGF sullaltra
rappresenta il trasbordo del cavolo in entrambe le direzioni.
Nella Figura 2 si hanno le stesse informazioni senza mostrare diretta-
mente il ume. Ciascun vertice rappresenta una delle dieci situazioni am-
missibili su una sponda, quella da cui si parte. In parentesi `e indicata la
situazione che si ha in contemporanea sullaltra sponda. Ciascun lato rap-
presenta un trasbordo del contadino da una sponda allaltra, con o senza
passeggeri. Letichetta sul lato rappresenta chi `e sulla barca insieme al con-
tadino. Poiche partiamo con WCGF su una sponda e vogliamo nire con
sulla stessa sponda, lo scopo `e trovare un cammino nel grafo da WCGF a
che rappresenter`a una soluzione del problema.
Si hanno due possibili soluzioni:
WCGF WC WCF W WGF G GF ,
WCGF WC WCF C CGF G GF .
Universit`a di Torino
20 2. Gra connessi e tracciabilit`a
Teorema 1.3. In un grafo G ogni u-v cammino W contiene un u-v sotto-
cammino elementare.
Dimostrazione. Se W `e chiuso, il risultato `e ovvio in quanto W contiene il
sottocammino banale. Sia allora W : u = u
1
, u
2
, . . . , u
n
= v un u-v cammino
di G. Se nessun vertice di G compare in W pi` u di una volta, W `e un cammino
elementare. Altrimenti ci sono vertici di G che compaiono in W due o pi` u
volte. Siano allora i, j, i < j, due pedici tali che u
i
= u
j
. Se si eliminano da
W i vertici u
i
, u
i+1
, . . . , u
j1
si ottiene un u-v cammino W
1
con meno vertici
di W. Se W
1
non ha vertici ripetuti , W
1
`e l u-v sottocammino elementare
di W cercato. Altrimenti si continua con il procedimento precedente no ad
ottenere un u-v sottocammino elementare.
Un vertice u `e detto essere connesso ad un vertice v in un grafo G se
esiste un u-v cammino in G.
Un grafo G `e connesso se ogni coppia di vertici sono connessi.
Un grafo non connesso `e sconnesso.
La relazione essere connesso a `e una relazione di equivalenza sullinsieme
dei vertici di un grafo G. Ogni sottografo indotto dai vertici appartenenti
ad una classe di equivalenza `e chiamato una componente connessa di G
o semplicemente una componente di G.
Equivalentemente una componente di un grafo G `e un sottografo connesso
di G che `e massimale rispetto alla propriet`a di essere connesso, cio`e non `e
contenuto propriamente in un altro sottografo connesso di G.
Il numero delle componenti di G `e denotato con k(G).
Ovviamente k(G) = 1 se e solo se G `e connesso.
Per un grafo connesso G deniamo la distanza d(u, v) tra due vertici u
e v come il minimo delle lunghezze degli u-v cammini. Con questa funzione
di distanza linsieme V (G) `e uno spazio metrico.
Leccentricit`a e(v) di un vertice v di un grafo connesso G `e la massima
distanza tra v e ogni altro vertice di G.
Il raggio di G, denotato con radG, `e la minima eccentricit`a dei vertici di
G, mentre il diametro di G, denotato con diamG, `e la massima eccentricit`a
dei vertici di G. Segue che diamG = max
u,vV (G)
d(v, u).
Un vertice v `e un vertice centrale se e(v) = rad G e il centro di G `e
formato dai suoi vertici centrali.
Esercizio 1.4. Determinare e(x), e(u), radG, diamGe centro di G, essendo
G il grafo della Figura 3.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
1. Cammini e cicli 21
Esercizio: Determinare e(x), e(u), radG, diamG, e centro di G, essendo:
x
v
u
w
y G :
Figura 3
Soluzione. Si ha e(x) = 5, e(u) = 3, diam G = 5, rad G = 3 e centro di
G = u, v, w.
Teorema 1.5. Per ogni grafo connesso G si ha:
rad G diamG 2 rad G.
Dimostrazione. La diseguaglianza rad G diamG `e una diretta con-
seguenza delle denizioni.
Per vericare la seconda disuguaglianza, scegliamo due vertici u e v tali che
d(u, v) = diamG. Inoltre sia w un vertice centrale di G. Poiche d `e una
metrica su V (G) si ha:
d(u, v) d(u, w) +d(w, v) 2 rad G.
comune ai
due cammini tale che il w
-u sottocammino e il w
-w sottocammino abbiano
in comune solo w
. Notiamo che w
= u
i
= w
i
.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Complemento di un grafo e gra autocomplementari 23
Segue che u
i
, u
i+1
, . . . , u
2n+1
, w
2m+1
, w
2m
, . . . , w
i
= u
i
`e un ciclo dispari di
G in quanto di lunghezza 2m+1 i +1 +2n +1 i = 2(m+n i +1) +1
che `e una contraddizione allipotesi.
Quindi due vertici di V
1
non sono mai adiacenti.
Analogamente si prova che due vertici di V
2
non sono adiacenti.
Esercizi
(1) Il problema dei mariti gelosi. Due coppie sposate arrivano ad un ume,
da attraversare su una barca che pu`o contenere o una o due persone (non
pu`o essere vuota perche manca il barcaiolo). Gli uomini sono molto
gelosi: non vogliono che la propria moglie stia in presenza dellaltro
uomo se loro non sono presenti (sia sulle sponde del ume che sulla
barca e sia che sia presente o meno la moglie dellaltro uomo).
Rappresentando un grafo, i cui vertici sono le diverse situazioni am-
missibili sulle sponde del ume e i cui lati sono i collegamenti tra due
situazioni ammissibili date da un trasbordo, determinare se le due cop-
pie possono attraversare il ume. In caso positivo dire quale `e il minimo
numero di trasbordi.
(2) Determinare il numero dei 5-cicli distinti (cio`e non contenenti gli stessi
vertici nello stesso ordine) di K
5
.
2. Complemento di un grafo e gra autocomplementari
Consideriamo pi` u in dettaglio il concetto di complemento di un grafo.
Teorema 2.1. Se G `e un grafo sconnesso, allora G `e connesso.
Dimostrazione. Siano u e v due vertici di G (e quindi anche di G).
Se u e v appartengono a due diverse componenti di G, allora uv E(G).
Se u e v appartengono alla stessa componente G
1
di G, allora, con-
siderando un vertice w appartenente ad unaltra componente di G, segue
uw E(G), vw E(G).
Quindi in entrambi i casi u `e connesso a v in G, cio`e G `e connesso.
Universit`a di Torino
24 2. Gra connessi e tracciabilit`a
Il Teorema 2.1 stabilisce che un grafo ed il suo complementare non pos-
sono essere entrambi sconnessi. Non `e dicile, invece, dare esempi di gra
connessi con complementari anchessi connessi. Una caratterizzazione di
questi gra `e data dal seguente teorema.
Teorema 2.2. Un grafo G di ordine p, p 2, e il suo complemento G
sono entrambi connessi se e solo se n`e G n`e G contengono K(m, n) come
sottografo ricoprente, dove m ed n sono interi positivi tali che m+n = p.
Dimostrazione. Si lascia per esercizio.
Vediamo ora alcuni risultati sui gra autocomplementari.
Notiamo inizialmente che dal Teorema 2.1 segue che un grafo autocomple-
mentare `e sempre connesso.
Teorema 2.3. Sia G un grafo non banale autocomplementare. Allora:
2 diamG 3 e rad G = 2.
Dimostrazione. Notiamo inizialmente che G non `e un grafo completo in
quanto G
= G; segue diamG 2.
Supponiamo per assurdo che diamG 4. Allora G ha un vertice w tale
che e(w) = k 4. Proviamo che diamG 2, ottenendo la contraddizione
G ,
= G.
Consideriamo:
A
i
(w) = v V (G) [ d
G
(v, w) = i, i = 0, 1, . . . , k.
avendo indicato con d
G
(v, w) la distanza tra v e w nel grafo G.
Siano u, v V (G) = V (G). Allora u A
i
(w) e v A
j
(w) per qualche
i, j = 0, 1, . . . , k.
(1) Se [i j[ 2, allora uv non pu`o essere un lato di G altrimenti
d
G
(u, w) = d
G
(v, w) 1. Quindi uv E(G) cio`e d
G
(u, v) = 1.
(2) Se [i j[ 1 e 0 mini, j 1, allora, per x A
k
(w), si ha
ux E(G), xv E(G). Da cui d
G
(u, v) 2.
(3) Se [i j[ 1 e mini, j 2, allora uw E(G), wv E(G). Da
cui d
G
(u, v) 2.
In ogni caso d
G
(u, v) 2 che implica diamG 2, che `e una contrad-
dizione con diamG 4 e G
= G.
Proviamo ora che radG = 2.
Poiche G non `e il grafo banale e radG diamG, segue 1 rad G 3.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Complemento di un grafo e gra autocomplementari 25
(1) Se fosse radG = 1, esisterebbe v V (G) tale che e(v) = 1, cio`e
v sarebbe adiacente a tutti gli altri vertici in G e quindi sarebbe
isolato in G , che `e assurdo.
(2) Se fosse radG = 3, tutti i vertici avrebbero eccentricit`a maggiore o
uguale a 3 ed esisterebbe un vertice w V (G) tale che e(w) = 3.
Deniamo A
i
(w), i = 0, 1, 2, 3, come sopra.
a) Se x A
i
(w), i = 2, 3, xw E(G) cio`e d
G
(x, w) = 1.
b) Se x A
1
(w), per y A
3
(w) si ha wy E(G), xy E(G) e
quindi d
G
(x, w) 2.
Segue che e
G
(w) 2 e quindi rad (G) 2 mentre radG = 3.
Assurdo, in quanto G
= G.
secolo. Il ume
Pregel era attraversato da sette ponti che collegavano le due sponde opposte
e i due isolotti in mezzo al ume, dove le quattro regioni di terra sono state
denotate con le lettere A, B, C e D.
Si racconta che gli abitanti di Konisberg si divertissero nel tentare di
tracciare un percorso che attraversasse ciascun ponte una sola volta.
Eulero prov`o che era impossibile costruire un tale percorso. Egli osserv`o
che un tale percorso si poteva rappresentare con una successione di otto
lettere, scelte tra A, B, C e D. Un termine della successione rappresentava
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
5. Gra euleriani 33
C
A
D
B
Figura 7. Lo schema della pianta di Konisberg
quella particolare terra raggiunta dal percorso, mentre due termini consecu-
tivi rappresentavano un ponte. Poiche ogni ponte doveva essere attraversato
una sola volta, le lettere A e B avrebbero dovuto apparire nella successione
come termini consecutivi due volte, cos` come A e C. Inoltre, poiche cinque
ponti portavano alla regione A, Eulero not`o che la lettera A doveva apparire
nella successione un totale di tre volte, due per indicare una entrata ed
una uscita da A e una per indicare o una entrata in A o una uscita da A.
Analogamente ciascuna delle lettere B, C e D dovevano comparire due volte
nella successione. Questo implicava che la successione doveva contenere pi` u
di otto lettere, cio`e un assurdo.
Il problema dei ponti di Konisberg `e essenzialmente il problema di deter-
minare un particolare cammino in un grafo. Se infatti supponiamo che ogni
regione sia rappresentata da un vertice e due vertici siano congiunti da un
numero di lati uguale al numero di ponti che collegano le due corrispondenti
regioni, si ottiene il multigrafo della Figura 8.
A
C
D
B
Figura 8. Il multigrafo ottenuto dalla pianta di Konisberg
Il problema dei ponti di Konisberg `e quindi equivalente al problema di
determinare se il multigrafo della Figura 8 ha un cammino a lati distinti (o
cammino semplice) che contenga tutti i suoi lati.
Un cammino euleriano di un grafo connesso G `e un cammino semplice
cio`e a lati distinti contenente tutti i lati di G, mentre un circuito euleriano
di G `e un circuito semplice contenente tutti i lati di G.
Universit`a di Torino
34 2. Gra connessi e tracciabilit`a
Un grafo euleriano `e un grafo che possiede un circuito euleriano.
Esercizio 5.1. Disegnare un grafo euleriano e un grafo non euleriano con
un cammino euleriano.
Esistono semplici ma utili caratterizzazioni dei gra euleriani e dei gra
con cammini euleriani.
Teorema 5.2 (Eulero). Sia G un grafo connesso non banale. Allora G `e
euleriano se e solo se ogni vertice di G `e pari.
Dimostrazione. Sia G un grafo euleriano con circuito euleriano C, e sia v
un arbitrario vertice di G.
Se v non `e il vertice iniziale di C (e quindi non `e neppure il vertice
nale) ogni volta che si incontra v su C, si entra e si esce da v con
due lati distinti, quindi ogni volta che si incontra v in C si ha un
contributo di due al grado di v, cio`e v ha grado pari.
Se v `e il vertice iniziale di C, allora C comincia e nisce in v,
e ognuna delle due volte d`a un contributo di uno al grado di v,
mentre ogni altra volta che si incontra v in C si ha un contributo
di due al suo grado, quindi v ha grado pari.
In entrambi i casi segue che v `e pari.
Viceversa, supponiamo che G sia un grafo connesso non banale in cui
ogni vertice sia pari.
Lavoriamo per induzione sulla taglia q di G.
Per q = 3, il pi` u piccolo valore possibile, c`e un solo grafo connesso con
tutti i vertici pari, precisamente K
3
, e questo grafo `e euleriano.
Supponiamo che tutti i gra connessi non banali che hanno solo vertici
pari e meno di q lati (q 4), siano euleriani. Sia poi G un grafo connesso
non banale con vertici pari e q lati. Scegliamo un vertice u in G, e sia W
un u-u circuito a lati distinti di G. Un tale circuito esiste in G poiche se
W
. Poiche ogni
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
5. Gra euleriani 35
vertice di W `e incidente con un numero pari di lati di W, ogni vertice di G
di G
in un vertice di H
E(G) = v
i
, v
j
/ i j (mod 2);
dire se sono euleriani i seguenti gra:
a) C;
b) G;
c) C G (somma per lati di C e G).
In caso positivo determinarne un circuito euleriano.
6. Gra hamiltoniani
Nel 1857 il matematico Sir William Hamilton propose il seguente problema:
dato un dodecaedro, determinare un ciclo lungo gli spigoli del dodecaedro
passante esattamente una volta per tutti i vertici. E abbastanza facile
controllare che un ciclo cos` fatto esiste.
Dato ora un qualsiasi grafo connesso G, ci si pu`o chiedere se la stessa
condizione vale anche in G. E ovvio che se G non `e connesso, non esister`a
nessun ciclo in G passante per tutti i vertici.
Si danno quindi le seguenti denizioni.
Un cammino hamiltoniano di un grafo G connesso `e un cammino che
passa per ogni vertice di G una ed una sola volta. Un cammino hamiltoniano
che `e anche un ciclo `e detto un ciclo hamiltoniano.
Un grafo G`e un grafo hamiltoniano se contiene un ciclo hamiltoniano.
Chiaramente un grafo hamiltoniano contiene un cammino hamiltoniano,
ma non vale il viceversa. Per esempio il grafo della Figura 9 ha un cammino
hamiltoniano ma non `e hamiltoniano.
Figura 9. Un grafo non hamiltoniano, ma con un cammino hamiltoniano
Al contrario di quanto succede per i gra euleriani, non esiste una carat-
terizzazione dei gra hamiltoniani e neppure esistono metodi ecienti per
ottenere un cammino o un ciclo hamiltoniano.
Si possono per`o fare delle osservazioni di buon senso per vericare se gra
di taglia sucientemente piccola sono hamiltoniani. Ad esempio, per ogni
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
6. Gra hamiltoniani 39
vertice v di un grafo G con ciclo hamiltoniano C, esistono due, e solo due,
lati incidenti v che stanno su C, altrimenti il vertice v o non comparirebbe o
sarebbe ripetuto nel circuito. Questo consente, ad esempio, di dire che non `e
hamiltoniano il grafo G della Figura 10 in quanto ogni suo ciclo hamiltoniano
dovrebbe includere i lati ag, ge, af, ef: in questo modo si sarebbe creato
un ciclo che non contiene tutti i vertici di G.
b
a
f
g
e d
c
Figura 10. Un grafo G non hamiltoniano
Si hanno solo risultati parziali riguardo al fatto che un grafo sia o meno
hamiltoniano. Vediamo al riguardo alcune condizioni sucienti perche un
grafo sia hamiltoniano.
Teorema 6.1. Ogni grafo G completo di ordine p (p 3) `e hamiltoniano.
Dimostrazione. Sia v un vertice qualsiasi di G e vu un lato di G incidente
v. Poiche G `e completo si pu`o prolungare il cammino vu ad un nuovo vertice
w e iterare il procedimento no ad esaurire tutti i vertici, determinando un
cammino hamiltoniano su G. Collegando poi lultimo vertice del cammino
con v si ottiene il ciclo hamiltoniano.
Teorema 6.2. Ogni grafo bipartito completo K(n, n), con n 2, `e hamil-
toniano.
Dimostrazione. Sia U, V la partizione dei vertici ed uv un lato di K(n, n),
con u U e v V . Poiche G `e bipartito completo si pu`o prolungare il cam-
mino uv alternando vertici in U con vertici in V , no ad esaurire tutti i
vertici di U e di V , essendo [U[ = [V [. Collegando poi lultimo vertice del
cammino in V con u si ottiene il ciclo hamiltoniano.
Universit`a di Torino
40 2. Gra connessi e tracciabilit`a
Teorema 6.3. Se G `e un grafo di ordine p, con p 3, tale che:
deg u + deg v p, u, v V (G), u ,= v,
allora G `e hamiltoniano.
Dimostrazione. Procediamo per assurdo. Esiste quindi un grafo non hamil-
toniano H soddisfacente alla condizione precedente sui gradi.
Aggiungiamo in H lati tra vertici non adiacenti no ad ottenere un grafo
G tale che laggiunta di un qualsiasi nuovo lato determini un grafo hamil-
toniano. Cio`e G `e massimale come taglia rispetto alla propriet`a di essere
non hamiltoniano. Notiamo che sicuramente G esiste perche laggiunta di
tutti i lati porta al grafo completo che `e hamiltoniano per p 3. Inoltre G
conserva la condizione sui gradi in quanto ad H si sono aggiunti dei lati.
Scegliamo allora in G due vertici distinti e non adiacenti u, v. Segue che
G + uv `e hamiltoniano e tale che ogni suo ciclo hamiltoniano contiene uv.
Quindi in G c`e un u-v cammino hamiltoniano u = u
1
, u
2
, . . . , u
p
= v.
Notiamo ora che se, per un generico k, 2 k < p, u
1
u
k
`e un lato di
G, segue che u
k1
u
p
non `e un lato di G, altrimenti
u
1
, u
k
, u
k+1
, . . . , u
p
, u
k1
, u
k2
, . . . , u
1
sarebbe un ciclo hamiltoniano di G. Quindi per ogni vertice u
k
adiacente ad
u c`e un vertice dierente non adiacente a v in G. Quindi se deg u = m, con
1 m p 2, si ha deg v p (m+ 1). Segue che
deg u + deg v p 1,
che `e una contraddizione.
Esercizi
(1) Determinare:
i) un grafo euleriano e hamiltoniano;
ii) un grafo hamiltoniano e non euleriano;
iii) un grafo euleriano e non hamiltoniano;
iv) un grafo ne euleriano ne hamiltoniano.
(2) a) Quali tra i gra della Figura 11 hanno un cammino hamiltoniano?
In caso positivo determinarlo.
b) Quali poi sono hamiltoniani tra quelli che hanno un cammino hamil-
toniano?
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
7. Il problema del cammino minimo 41
Quali poi sono hamiltoniani tra quelli che hanno un cammino hamiltoniano?
Figura 11
7. Il problema del cammino minimo
In un grafo la lunghezza di un cammino `e il numero dei lati che lo compon-
gono e la distanza tra due vertici v
0
e v
n
`e il minimo delle lunghezze dei
v
0
-v
n
cammini.
Similmente in un grafo pesato la lunghezza pesata di un cammino `e la
somma dei pesi dei lati che lo compongono e la distanza pesata d(v
0
, v
n
)
tra due vertici v
0
e v
n
`e il minimo delle lunghezze pesate dei v
0
-v
n
cammini.
Il pi` u corto cammino tra due vertici ha lunghezza pesata uguale alla
distanza pesata tra i due vertici. Il vertice u `e il pi` u vicino a v
0
se la
distanza pesata d(v
0
, u) `e la minima possibile tra le distanze pesate d(v
0
, v),
al variare del vertice v.
Dato un grafo pesato, il problema di determinare il pi` u corto cammino
tra due vertici `e un problema molto comune. Consideriamo, ad esempio, una
rete stradale come la rete delle strade statali ed autostrade del Norditalia.
Se si vuole andare da Biella a Mantova e si vogliono solo utilizzare strade
statali e/o autostrade `e importante conoscere quale `e il pi` u corto percorso tra
le due citt`a, dove il peso dei lati della rete pu`o rappresentare o la lunghezza
chilometrica o il tempo medio di percorrenza o quantaltro.
A volte il miglior modo di risolvere un problema `e quello di generaliz-
zarlo. E questo il caso. Qui la generalizzazione consiste nel trovare il pi` u
corto cammino da v
0
a tutti gli altri vertici che sono pi` u vicini di v
n
a v
0
.
Per fare ci`o, per prima cosa, determiniamo
il vertice v
1
che `e il pi` u vicino vertice a v
0
e poniamo U
1
= v
0
, v
1
,
poi il successivo v
2
pi` u vicino a v
0
dopo v
1
, avendo preso in con-
siderazione solo v
0
-v
2
cammini i cui vertici interni stanno in U
1
, e
poniamo U
2
= v
0
, v
1
, v
2
,
poi il successivo v
3
pi` u vicino a v
0
dopo v
1
e v
2
, avendo preso in
considerazione solo v
0
-v
3
cammini i cui vertici interni stanno in U
2
,
e poniamo U
3
= v
0
, v
1
, v
2
, v
3
,
e cos` via.
Universit`a di Torino
42 2. Gra connessi e tracciabilit`a
Prima o poi il nostro vertice v
n
sar`a il successivo pi` u vicino a v
0
. In questo
modo avremo determinato il pi` u corto cammino tra v
0
e v
n
i cui vertici
interni stanno in U
n1
.
Notiamo che per determinare il pi` u corto cammino tra v
0
e v
k
`e suciente
considerare il pi` u corto cammino tra v
0
e v
k
i cui vertici interni stanno in
U
k1
. Se, infatti, supponiamo di aver trovato i k 1 vertici v
1
, v
2
, . . . , v
k1
pi` u vicini a v
0
e consideriamo U
k1
= v
0
, v
1
, . . . , v
k1
, il pi` u corto v
0
-v
k
cammino deve passare solo attraverso vertici di U
k1
. Infatti se ci fosse un
vertice x / U
k1
sul pi` u corto v
0
-v
k
cammino, x sarebbe pi` u vicino di v
k
che `e una contraddizione in quanto v
k
`e proprio il vertice pi` u vicino a v
0
che
non sta in U
k1
.
Per determinare il k-esimo vertice v
k
pi` u vicino a v
0
, consideriamo quindi
le distanze pesate tra v
0
ed ogni vertice v / U
k1
avendo considerato solo
cammini i cui vertici intermedi stanno in U
k1
. Indichiamo tali distanze con
d
k1
(v), per ogni v / U
k1
. Se non c`e alcun v
0
-v cammino i cui vertici
intermedi stanno in U
k1
, poniamo d
k1
(v) = . Determiniamo poi v
k
come il vertice v con d
k1
(v) minima tra le precedenti distanze.
Allinizio, quando k = 0, poniamo d(v) = , per ogni v ,= v
0
. Una volta
che si `e trovato il pi` u corto cammino da v
0
ad un vertice v e questultimo
diventa un elemento di U
k
la sua distanza pesata da v
0
non varier`a pi` u.
Perche invece d
k
(v) pu`o essere minore di d
k1
(v) quando si aggiunge v
k
ad
U
k1
? Questo dipende dal fatto che ci pu`o essere un v
0
-v cammino pi` u
corto passante per v
k
. Precisamente d
k
(v) diminuisce se v
k
`e adiacente a
v ed esiste un v
0
-v cammino pi` u corto passante per v
k
. La distanza d
k
si
aggiorna quindi secondo la seguente regola:
d
k
(v) = mind
k1
(v), d
k1
(v
k
) +w(v
k
v).
essendo w(v
k
v) il peso del lato v
k
v.
Il ragionamento svolto pu`o essere espresso in forma algoritmica fornendo
il seguente:
Algoritmo ShortestPath
Siano G un grafo connesso e pesato e v
0
, v
n
due vertici di G.
(1) Si pone d(v
0
) = 0, d(v) = per ogni v ,= v
0
ed U = v
0
;
(2) si pone v
0
= u (u come lultimo vertice aggiunto ad U);
(3) si ripetono i passi (4), (5) e (6) no a quando u = v
n
:
(4) si aggiorna d(v), per ogni v adiacente ad u ponendo
d(v) = mind(v), d(u) +w(uv)
essendo w(uv) il peso del lato uv;
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
7. Il problema del cammino minimo 43
(5) si determina il vertice x / U tale che d(x) `e minima (se ci sono pi` u
possibilit`a si sceglie a caso);
(6) si pone x = u. Se u ,= v
n
si aggiunge u ad U;
(7) quando u = v
n
, d(v
n
) rappresenta la lunghezza del pi` u corto cam-
mino da v
0
a v
n
.
Vediamo come lavora largoritmo su un esempio.
Esempio 7.1. Sia G il grafo pesato con:
V (G) = v
0
, v
1
, v
2
, v
3
, v
4
, v
5
, v
6
, v
7
,
E(G) = v
0
v
1
, v
0
v
2
, v
1
v
3
, v
1
v
4
, v
2
v
3
, v
2
v
4
, v
3
v
4
, v
3
v
5
, v
3
v
6
, v
3
v
7
, v
4
v
5
, v
4
v
6
,
v
4
v
7
, v
5
v
6
, v
5
v
7
, v
6
v
7
,
e con i pesi dati da:
w(v
0
v
1
) = 2, w(v
0
v
2
) = 4, w(v
1
v
3
) = 3, w(v
1
v
4
) = 4, w(v
2
v
3
) = 3,
w(v
2
v
4
) = 1, w(v
3
v
4
) = 2, w(v
3
v
5
) = 1, w(v
3
v
6
) = 5, w(v
3
v
7
) = 5,
w(v
4
v
5
) = 2, w(v
4
v
6
) = 3, w(v
4
v
7
) = 4, w(v
5
v
6
) = 1, w(v
5
v
7
) = 3,
w(v
6
v
7
) = 1.
La tabella seguente contiene la risposta completa con i valori d(v) forniti
dallalgoritmo alla ne di ogni iterazione. Nellultima colonna `e indicato il
vertice v con d(v) minima che viene aggiunto ad U:
k d(v
1
) d(v
2
) d(v
3
) d(v
4
) d(v
5
) d(v
6
) d(v
7
) U
0 v
0
1 2 4 v
1
2 2 4 5 6 v
2
3 2 4 5 5 v
3
4 2 4 5 5 6 10 10 v
4
5 2 4 5 5 6 8 9 v
5
6 2 4 5 5 6 7 9 v
6
7 2 4 5 5 6 7 8
Note:
Il fatto che nel passo k-esimo il vertice aggiunto ad U sia proprio v
k
`e del tutto fortuito e dipende da come sono stati denotati i vertici.
Nel passo k = 3, d(v
3
) = d(v
4
), quindi si sarebbe potuto scegliere
anche v
4
al posto di v
3
.
Se ci focalizziamo su v
6
, notiamo che, nel passo 4, d(v
6
) = 10 ed
`e calcolato utilizzando il cammino v
0
v
1
v
3
v
6
che `e eettivamente
il solo cammino da v
0
a v
6
che ha come vertici interni v
1
, v
2
e
v
3
. Ma nel passo k = 5 il cammino v
0
v
1
v
2
v
4
v
6
ha lunghezza 8 e
Universit`a di Torino
44 2. Gra connessi e tracciabilit`a
diventa il pi` u corto. Inne nel passo k = 6 il cammino v
0
v
1
v
3
v
5
v
6
ha lunghezza 7 e diventa il pi` u corto.
Il metodo ora descritto non d`a direttamente il pi` u corto cammino,
ma solo la lunghezza del pi` u corto cammino, precisamente d(v
7
) =
8. Per trovare il pi` u corto cammino dobbiamo, per ogni nuovo
vertice v che si aggiunge ad U, tenere conto del vertice u precedente
v sul pi` u corto cammino da v
0
a v. Per fare ci`o possiamo operare
nel modo seguente. Ogni volta che nella tabella precedente d(v)
cambia, cio`e diminuisce perche si utilizza un vertice u adiacente
a v ed il lato uv, dobbiamo tener conto del vertice u. Quando
lalgoritmo termina, cio`e v
n
diventa il vertice successivo pi` u vicino a
v
0
che non sta in U (nellesempio v
n
= v
7
) dobbiamo solo ritornare
indietro a v
0
utilizzando questi vertici precedenti. Nella tabella
seguente `e evidenziato il vertice u che precede ogni vertice v, per
ogni passo dellalgoritmo:
k d(v
1
) d(v
2
) d(v
3
) d(v
4
) d(v
5
) d(v
6
) d(v
7
)
0 v
0
v
0
1 v
1
v
1
2 v
2
3 v
3
v
3
v
3
4 v
4
v
4
5 v
5
6 v
6
Quindi, sul pi` u corto cammino a v
7
, il vertice precedente v
7
`e
v
6
; sul pi` u corto cammino a v
6
, il vertice precedente v
6
`e v
5
; sul pi` u
corto cammino a v
5
, il vertice precedente v
5
`e v
3
; ecc. Tornando
indietro si ottiene allora, come pi` u corto cammino da v
0
a v
7
, il
cammino v
0
v
1
v
3
v
5
v
6
v
7
.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Capitolo 3
Matrici ed alberi
1. Gra e matrici
Dato un grafo G con V (G) = v
1
, v
2
, . . . , v
p
, la matrice di adiacenza A
di G `e la matrice (a
ij
) quadrata di ordine p, dove:
a
ij
=
1 se v
i
v
j
E(G),
0 altrimenti.
La matrice A ha le seguenti propriet`a:
(1) A `e una matrice simmetrica con elementi 0 o 1;
(2) A ha diagonale principale formata da tutti 0.
Queste condizioni sono sucienti ad una matrice per essere una matrice
di adiacenza di un qualche grafo; quindi linsieme di tutte queste matrici per
tutti gli interi positivi p rappresenta la classe di tutti i gra.
Esercizio: Assegnare un grafo e determinare la sua matrice di adiacenza.
Gli elementi delln-esima potenza A
n
di A hanno linteressante interpre-
tazione seguente.
Teorema 1.1. Se A `e la matrice di adiacenza di un grafo G con V (G) =
v
1
, v
2
, . . . , v
p
, allora lelemento a
(n)
ij
di posto (i, j) di A
n
`e il numero dei
dierenti v
i
-v
j
cammini di lunghezza n in G.
45
46 3. Matrici ed alberi
Dimostrazione. Dimostramolo per induzione sullesponente n.
Il risultato `e ovvio per n = 1, poiche esiste un v
i
-v
j
cammino di lunghez-
za 1 se e solo se v
i
v
j
E(G).
Sia A
n1
= (a
(n1)
ij
) e assumiamo, come ipotesi induttiva, che a
(n1)
ij
sia
il numero dei dierenti v
i
-v
j
cammini di lunghezza n 1 in G.
Poiche A
n
= A
n1
A, si ha:
a
(n)
ij
=
p
k=1
a
(n1)
ik
a
kj
.
Ora ogni v
i
-v
j
cammino di lunghezza n in G consiste di un v
i
-v
k
cammino di
lunghezza n 1, dove v
k
`e adiacente a v
j
, seguito dal lato v
k
v
j
e dal vertice
v
j
. Quindi il numero dei v
i
-v
j
di lunghezza n `e dato da:
# (v
i
-v
j
cammini di lunghezza n )
=
(#(v
i
-v
k
cammini di lunghezza n 1)), con k tale che v
j
v
k
E(G),
=
a
(n1)
ik
, con k tale che v
j
v
k
E(G), per lipotesi induttiva,
=
p
k=1
a
(n1)
ik
a
kj
, per come `e denita la matrice di adiacenza,
= a
(n)
ij
, per il prodotto tra matrici.
Il precedente teorema ha alcune conseguenze immediate. Ricordando
che la traccia tr(M) di una matrice quadrata M `e la somma degli elementi
sulla diagonale principale di M, si ha:
Corollario 1.2. Se A
n
= (a
(n)
ij
) `e la n-esima potenza della matrice di
adiacenza A di un grafo G con V (G) = v
1
, v
2
, . . . , v
p
, allora:
(1) a
(2)
ij
, i ,= j, `e il numero dei v
i
-v
j
cammini elementari di lunghezza
2;
(2) a
(2)
ii
= deg v
i
;
(3)
1
6
tr(A
3
) `e il numero dei triangoli (o sottogra completi K
3
) di G.
Dimostrazione. (1) Ogni cammino di lunghezza 2 tra vertici distinti
`e necessariamente un cammino elementare.
(2) Ogni v
i
-v
i
cammino di lunghezza 2 si ottiene percorrendo due volte
un lato incidente v
i
.
(3) Ogni v
i
-v
i
cammino di lunghezza 3 individua uno ed un solo tri-
angolo, mentre ogni triangolo `e individuato da 6 v
i
-v
i
cammini di
lunghezza 3.
1 se v
i
`e incidente e
j
,
0 altrimenti.
La matrice B ha le seguenti propriet`a:
(1) `e una matrice ad elementi 0 e 1;
(2) la somma degli elementi in ogni colonna `e 2;
(3) non ha due colonne uguali.
Queste condizioni si provano essere necessarie e sucienti perche una
matrice p q sia una matrice di incidenza di un qualche grafo.
Si noti anche che in B la somma degli elementi di ogni riga `e il grado
del corrispondente vertice, come nel caso della matrice di adiacenza.
Esercizio: Assegnare un grafo e determinare la sua matrice di incidenza.
Una terza matrice pu`o essere associata ad un grafo G con V (G) =
v
1
, v
2
, . . . , v
p
. E questa la matrice C = (c
ij
) quadrata di ordine p dove:
c
ij
=
deg v
i
se i = j,
0 altrimenti.
La matrice C `e detta la matrice dei gradi di G.
Le tre matrici A, B e C sono legate tra loro dalla seguente relazione.
Teorema 1.3. Se G `e un grafo non vuoto, allora B B
t
= A+C.
Dimostrazione. Lelemento di posto (i, j) di B B
t
`e il prodotto delle righe
i e j di B, quindi:
se i = j, lelemento di posto (i, i) di B B
t
`e uguale al deg v
i
;
se i ,= j e v
i
v
j
E(G), allora lelemento di posto (i, j) di B B
t
`e 1 in quanto la riga i-esima e quella j-esima di B hanno valore
comune 1 in una ed una sola posizione corrispondente;
se i ,= j e v
i
v
j
/ E(G), allora lelemento di posto (i, j) di B B
t
`e 0
in quanto la riga i-esima e quella j-esima di B non assumono mai
valore 1 contemporaneamente nella stessa posizione.
Quindi B B
t
= A+C.
Universit`a di Torino
48 3. Matrici ed alberi
Esercizi
(1) Provare che un grafo G `e sconnesso se e solo se i vertici di G possono
essere etichettati in modo che la matrice di adiacenza A di G abbia la
seguente forma:
A =
A
11
0
0 A
22
.
(2) Provare che un grafo G `e bipartito se e solo se V (G) pu`o essere etichet-
tato in modo che la matrice di adiacenza A abbia la seguente forma:
A =
0 A
12
A
21
0
.
dove A
12
e A
21
sono due sottomatrici di A una trasposta dellaltra.
(3) Provare che il prodotto di due righe distinte qualsiasi della matrice di
adiacenza A di un grafo G `e al pi` u 1 se e solo se G non contiene nessun
4-ciclo.
(4) Determinare il grafo G con matrice di adiacenza A tale che A
2
ha
diagonale principale 4, 3, 3, 4, 3, 3 ed a
(2)
14
= 4.
(5) Determinare il numero ed i v
2
-v
3
cammini di lunghezza 3 nel grafo G con
V (G) = v
1
, v
2
, v
3
, v
4
ed E(G) = v
1
v
2
, v
2
v
3
, v
2
v
4
, v
3
v
4
, seguendo la
dimostrazione del Teorema 1.1.
(6) Assegnati due vertici u e v, (u ,= v), del grafo completo K
4
, quanti sono
gli u-v cammini di lunghezza 4? Risolvere lesercizio sia utilizzando
tecniche combinatoriche che il Teorema 1.1.
2. Alberi
Un albero `e un grafo connesso e aciclico. Una foresta `e un grafo aciclico.
Quindi ciascuna componente di una foresta `e un albero.
Molte osservazioni elementari possono essere fatte riguardo gli alberi.
Per prima cosa, per il Teorema 3.4 segue che ogni lato di un albero `e un
ponte. Viceversa, se ogni lato di un grafo connesso G `e un ponte, G `e un
albero.
C`e un albero per ciascuno degli ordini 1, 2 e 3; mentre ci sono due alberi
di ordine 4, tre di ordine 5, e sei alberi di ordine 6.
Esercizio: Disegnare i sei alberi di ordine 6.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Alberi 49
Se u e v sono due vertici non adiacenti di un albero G, allora G + uv
contiene esattamente un ciclo C; se poi e `e un qualsiasi lato del ciclo C in
G+uv, allora il grafo G+uv e `e ancora un albero.
Teorema 2.1. Ogni albero non banale ha almeno due vertici nali.
Dimostrazione. Se un vertice di un albero ha grado maggiore o uguale a
2 `e separante. Segue che se un vertice di un albero non `e separante `e nale.
Ma per il Teorema 3.2 in ogni grafo non banale esistono almeno due vertici
non separanti, da cui la tesi.
Ci sono pi` u modi di caratterizzare gli alberi. I seguenti sono particolar-
mente utili.
Teorema 2.2. Un (p, q) grafo `e un albero se e solo se `e aciclico e p = q +1.
Dimostrazione. Se G `e un albero, G `e aciclico per denizione.
Per vericare luguaglianza p = q + 1, usiamo linduzione su p.
Per p = 1, il risultato (e il grafo) sono banali.
Assumiamo allora che luguaglianza p = q + 1 valga per tutti i (p, q)
alberi con p vertici (p 1), e sia G
1
un albero con p + 1 vertici. Sia v un
vertice nale di G
1
. Il grafo G
2
= G
1
v `e un albero di ordine p, e quindi
p = q(G
2
) + 1. Poiche G
1
ha un vertice e un lato in pi` u di G
2
,
p(G
1
) = p + 1 = (q(G
2
) + 1) + 1 = q(G
1
) + 1.
Viceversa, sia G un (p, q) grafo aciclico con p = q + 1. Per vedere che G `e
un albero, dobbiamo soltanto vericare che G `e connesso. Denotiamo con
G
1
, G
2
, . . . , G
k
le componenti connesse di G, con k 1. Inoltre denotiamo
con p
i
(risp. q
i
) ordine (risp. taglia) di G
i
, per ogni i = 1, . . . , k. Poiche
ciascun G
i
`e un albero, p
i
= q
i
+ 1. Quindi:
p 1 = q =
k
i=1
q
i
=
k
i=1
(p
i
1) = p k.
e quindi k = 1, cio`e G `e connesso.
Corollario 2.3. Una foresta G di ordine p ha p k(G) lati.
Universit`a di Torino
50 3. Matrici ed alberi
Dimostrazione. In ogni componente G
i
di ordine p
i
ci sono p
i
1 lati,
quindi
q =
k
i=1
(p
i
1) = p k(G).
d=1
N
d
.
Per d = 2, 3, . . . , p 1, sia G
non adiacente a v
p
. Supponiamo che v
j
sia il vertice
sullunico v
i
-v
p
cammino che sia adiacente a v
i
.
Deniamo un legame tra un albero di tipo d e un albero di tipo d 1
come una coppia ordinata (G, G
un albero di tipo d1
e G = G
+ v
i
v
p
v
i
v
j
. Si noti che nel legame, essendo G
`e di tipo d 1,
per come `e denito, G `e di tipo d.
Poiche ogni albero di tipo d 1 `e legato a p d alberi di tipo d a due a
due non identici, il numero totale dei legami tra alberi di tipo d e alberi di
tipo d 1 `e (p d)N
d1
.
Ricaviamo ora unaltra espressione per il numero dei legami tra alberi di
tipo d e alberi di tipo d1. Sia G un albero di tipo d per d = 2, 3, . . . , p1,
e assumiamo che i vertici adiacenti a v
p
siano v
1
, v
2
, . . . , v
d
. Denotiamo con
G
i
la componente di Gv
p
contenente v
i
, i = 1, 2, . . . , d, e poniamo che G
i
abbia ordine p
i
. Ogni albero di tipo d 1 legato a G pu`o essere ottenuto
aggiungendo a G v
i
v
p
(per i = 1, 2, . . . , d) un lato congiungente v
i
ed un
vertice v
j
non in G
i
. Il numero di tali lati dierenti tra loro `e dato dal numero
dei vertici in V (G)V (G
i
) dierenti da v
p
, quindi questo numero `e p1p
i
;
Universit`a di Torino
52 3. Matrici ed alberi
segue che il numero degli alberi legati allalbero G `e
d
i=1
(p 1 p
i
) e a
due a due questi alberi non sono identici. Poiche:
d
i=1
(p 1 p
i
) = (p 1 p
1
) + (p 1 p
2
) + + (p 1 p
d
) =
= d(p 1) (p
1
+p
2
+... +p
d
) = d(p 1) (p 1) = (d 1)(p 1),
segue che il numero totale dei legami `e (d 1)(p 1)N
d
.
Si arriva quindi alla formula ricorsiva:
(1) (p d)N
d1
= (d 1)(p 1)N
d
, per d = 2, 3, . . . , p 1.
Ponendo d + 1 al posto di d nella formula (1) e ricavando N
d
, la formula
precedente diventa:
(2) N
d
=
(p 1)(d)
(p d 1)
N
d+1
.
Ponendo d + 2 al posto di d nella formula (1) e ricavando N
d+1
in funzione
di N
d+2
, la formula (2) diventa:
N
d
=
(p 1)
2
(d)(d + 1)
(p d 1)(p d 2)
N
d+2
.
Ricorsivamente, dopo p d 2 passaggi, otterremo:
N
d
=
(p 1)
pd1
(d)(d + 1) . . . (p 2)
(p d 1)(p d 2) . . . (2)(1)
N
p1
.
Usando il fatto che N
p1
= 1 e moltiplicando a numeratore ed a
denominatore per (d 1)!, si ottiene:
(3) N
d
=
p 2
d 1
(p 1)
pd1
.
Quindi
N =
p1
d=1
p 2
d 1
(p 1)
pd1
=
p2
d=0
p 2
d
(p 1)
pd2
,
lultima espressione essendo uguale allespansione binomiale:
p2
d=0
p 2
d
(p 1)
pd2
1
d
= ((p 1) + 1)
p2
= p
p2
,
che completa la dimostrazione.
La dimostrazione della Formula di Cayley fornisce inoltre la seguente
informazione.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
4. Alberi ricoprenti 53
Corollario 3.2. Il numero degli alberi non identici di ordine p che hanno
un vertice v tale che deg v = d, per d intero ssato, 1 d p 1, `e
N
d
=
p 2
d 1
(p 1)
pd1
.
Dimostrazione. E suciente scegliere un etichettatura dei vertici in cui
il vertice v `e denotato con v
p
e utilizzare la formula (3) del Teorema 3.1.
Esercizi
(1) Considerati gli alberi non identici di ordine 4, calcolarne il numero e
determinare i legami tra gli alberi di tipo 1 e tipo 2.
(2) Considerati gli alberi non identici T di ordine 5 con V (T) = v
1
, v
2
, v
3
,
v
4
, v
5
, determinare il numero degli alberi con deg v
2
= 3 o direttamente,
o utilizzando il Corollario 3.2.
(3) Un albero T `e grazioso se `e possibile etichettare i vertici di T con
gli interi 1, 2, . . . , p in modo che letichettatura indotta sui lati che
assegna lintero [i j[ al lato incidente i vertici i e j `e la seguente:
1, 2, . . . , p 1.
E stato congetturato che ogni albero `e grazioso.
Vericare che:
ogni albero di ordine minore p con p 6 `e grazioso;
ogni cammino `e grazioso;
ogni caterpillar `e grazioso, dove un caterpillar `e un albero che
privato dei vertici nali `e un cammino.
4. Alberi ricoprenti
Dato un grafo G, un albero ricoprente G (spanning tree) `e un sottografo
ricoprente G che `e anche albero, cio`e `e un sottografo connesso e aciclico
contenente tutti i vertici di G.
Il Teorema 3.1 pu`o essere considerato come una formula per determinare
il numero degli alberi non identici ricoprenti il grafo completo etichettato
K
p
.
Consideriamo ora la stessa questione per gra qualsiasi, cio`e, dato un
grafo G (non necessariamente K
p
), vediamo se G contiene come sottogra
Universit`a di Torino
54 3. Matrici ed alberi
alberi ricoprenti e in caso positivo vediamo come `e possibile determinare il
numero degli alberi ricoprenti G.
Notiamo che la connessione del grafo G `e condizione necessaria e su-
ciente per lesistenza di alberi ricoprenti G. Vale infatti il seguente risultato.
Proposizione 4.1. Un grafo G `e connesso se e solo se ha un albero rico-
prente.
Dimostrazione. Se esiste un albero T ricoprente G, ogni due vertici di G
sono anche vertici di T, ed essendo connessi in T lo sono anche in G. Quindi
G `e connesso.
Proviamo il viceversa per induzione sulla taglia q di G.
Per q = 0, G `e il grafo banale ed il risultato `e ovvio.
Facciamo ora lipotesi induttiva che ogni grafo connesso di taglia q 1
abbia un albero ricoprente, e sia G un grafo connesso di taglia q. Se G `e
aciclico `e esso stesso un albero ricoprente G. Altrimenti, se esiste un ciclo C
in G, consideriamo un lato e di C e consideriamo G
= Ge. G
`e un grafo
connesso di taglia q 1, quindi ha un albero ricoprente che `e anche albero
ricoprente G.
Dato ora un grafo connesso, vediamo come `e possibile determinare un
albero ricoprente il grafo. Per esempio, se consideriamo il grafo G della
a
b
c
d
e
f
g
h
G:
Figura 1
Figura 1, un albero ricoprente G pu`o essere costruito a partire da un vertice
qualsiasi, pensato come albero parziale iniziale e aggiungendo lati uno alla
volta in modo che ogni lato congiunga un nuovo vertice allalbero parziale
precedentemente costruito. Ad esempio, partendo dal vertice a, si pu`o ag-
giungere il lato ac e collegando lalbero parziale ottenuto via via con gli altri
vertici d, b, e, f, h, g per mezzo dei lati cd, ab, ae, cf, fh, hg si ottiene un
albero ricoprente.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
4. Alberi ricoprenti 55
In generale dopo p 1 passi, se G ha ordine p, si ottiene un albero
ricoprente. Si noti che la costruzione descritta determina sicuramente un
albero ricoprente in quanto ad ogni passo intermedio, se V
`e linsieme dei
vertici dellalbero parziale, si ha V
,= , V
.
Il ragionamento svolto pu`o essere espresso in forma algoritmica fornendo
il seguente:
Algoritmo SpanTree
Sia G un grafo connesso.
(1) Si sceglie un vertice arbitrario v V (G);
(2) si pone V
= v ed F = ;
(3) si ripetono i passi 4), 5) e 6) no a quando il passo 4) non `e pi` u
applicabile;
(4) si sceglie un lato e = xy in E(G) con x V
e y / V
, (se ci sono
pi` u possibilit`a si sceglie a caso);
(5) si aggiunge y a V
;
(6) si aggiunge e ad F;
poiche lordine del grafo `e nito, quando il passo (4) non `e pi` u applicabile il
sottografo indotto per lati da F rappresenta lalbero ricoprente G.
Saper determinare gli alberi ricoprenti un grafo, in particolar modo se il
grafo `e pesato, `e utile in molte applicazioni.
Ad esempio, se si deve costruire un oleodotto che colleghi tra loro alcune
citt`a, il modello da utilizzare `e quello di un grafo connesso i cui vertici
siano le citt`a e i cui lati i possibili collegamenti tra due citt`a diverse. Pu`o
succedere che alcune citt`a non possano essere collegate direttamente per
ragioni geograche nel qual caso i vertici corrispondenti non sono adiacenti.
Se `e noto il costo di costruzione di ogni possibile collegamento tra due
citt`a, il problema di determinare il minor costo possibile di costruzione del-
lintero oleodotto consiste nel determinare un albero ricoprente il grafo di
peso minimo.
Lalgoritmo che si utilizza, derivato dallalgoritmo SpanTree, `e il seguente:
Algoritmo MinSpanTree
Siano G un grafo connesso e pesato.
Universit`a di Torino
56 3. Matrici ed alberi
(1) Si sceglie un vertice arbitrario v V (G);
(2) si pone V
= v ed F = ;
(3) si ripetono i passi 4), 5) e 6) no a quando il passo 4) non `e pi` u
applicabile;
(4) si sceglie un lato e = xy in E(G) di peso minimo tra quelli con
x V
e y / V
;
(6) si aggiunge e ad F;
poiche lordine del grafo `e nito, quando il passo 4) non `e pi` u applicabile il
sottografo indotto per lati da F rappresenta lalbero ricoprente G di peso
minimo.
Qualsiasi sia il vertice iniziale da cui si parte, si pu`o provare che lalgorit-
mo precedente determina eettivamente lalbero ricoprente di peso minimo.
Esempio 4.2. Sia G il grafo pesato seguente:
V (G) = u, v, x, y, z,
E(G) = uv, ux, uy, uz, vy, xy, xz, yz,
e con i pesi dati da:
w(uv) = 2, w(ux) = 4, w(uy) = 5, w(uz) = 6, w(vy) = 7, w(xy) = 7,
w(xz) = 5, w(yz) = 3 .
Un albero ricoprente G di peso minimo pu`o essere determinato, utiliz-
zando lalgoritmo MinSpanTree, partendo da u, e aggiungendo i lati uv, ux,
uy, oppure xz e yz.
I due alberi ricoprenti T, cos` ottenuti, hanno peso minimo w(T) = 14.
Occupiamoci ora del problema di determinare il numero degli alberi non
identici ricoprenti un qualsiasi grafo connesso.
La soluzione al problema `e data dal Teorema 4.5, dovuto a Kircho, e la
sua dimostrazione fa uso del seguente risultato sulle matrici di cui omettiamo
la dimostrazione.
Teorema 4.3 (Teorema di Binet-Cauchy). Siano M una mn matrice ed
M
di M
che
determinano S
.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
4. Alberi ricoprenti 57
Nelle condizioni precedenti si ha:
det (M M
) =
(det S)(det S
),
dove la somma `e estesa su tutte le m m sottomatrici S di M e alle
corrispondenti S
di M
.
I numeri det S e det S
rispettivamente.
Esempio 4.4. Vericare la formula precedente per
M =
1 2 3
2 0 4
2 1
3 1
0 2
= 0.
Quindi ogni cofattore di C A ha valore zero. Ma zero `e ovviamente anche
il numero degli alberi ricoprenti G. Il teorema vale quindi per ogni grafo
sconnesso.
Universit`a di Torino
58 3. Matrici ed alberi
Assumiamo ora che G sia un (p, q) grafo connesso, e quindi che q p1.
Consideriamo la matrice B di incidenza di G e in ciascuna colonna di B
rimpiazziamo uno dei due elementi non nulli con -1. Denotiamo la matrice
risultante con M = (m
ij
).
Vediamo che il prodotto di M con la sua trasposta M
t
`e C A.
Infatti lelemento di posto (i, j) di M M
t
`e
q
k=1
m
ik
m
jk
,
che ha valore:
deg v
i
se i = j;
il valore -1 se v
i
v
j
E(G);
0 altrimenti.
Quindi M M
t
= C A.
Consideriamo ora una sottomatrice di M formata da p1 colonne scelte a
caso tra quelle di M. Questa p(p1) matrice corrisponde ad un sottografo
ricoprente H di G con p 1 lati nel senso che `e la matrice di incidenza di
H a cui `e stato cambiato uno dei due 1 in ogni colonna con un -1.
Vogliamo provare che togliendo unarbitraria riga da questa matrice,
diciamo la k-esima, si ottiene una matrice quadrata M
di ordine p1 il cui
determinante `e in valore assoluto 1 o 0 a seconda che H sia o no un albero.
Se H non `e un albero, cio`e non `e connesso, allora H ha una compo-
nente H
1
non contenente v
k
. La somma dei vettori riga di M
cor-
rispondenti ai vertici di H
1
`e il vettore nullo con p 1 componenti.
Segue allora det M
= 0.
Se H `e un albero, cio`e H `e connesso, possiamo rietichettare i suoi
lati e i suoi vertici nel seguente modo:
denotiamo con v
1
(v
1
,= v
k
) un vertice nale di H e con e
1
il
lato incidente con v
1
;
denotiamo poi con v
2
(v
2
,= v
k
) un vertice nale dellalbero
H v
1
e con e
2
il lato di H v
1
incidente con v
2
;
continuiamo questo procedimento no a quando non rimane
che v
k
che chiamiamo v
p
.
Questa nuova etichettatura dei vertici e dei lati di H determina una
nuova matrice M
= (m
ij
) che pu`o essere ottenuta permutando le
righe e le colonne di M
, quindi
[detM
[ = [detM
[.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Esercizi 59
Ma per il modo in cui `e denita M
, ogni vertice v
i
`e incidente
solo con lati e
j
dove j i, cio`e M
`e triangolare inferiormente, ed
essendo [m
ii
[ = 1, i = 1, . . . , p 1, segue che det M
= 1.
Poiche ogni cofattore di C A ha lo stesso valore, calcoliamo solo li-esimo
cofattore principale, cio`e il determinante della matrice ottenuta da C A
eliminando la riga e la colonna i-esima.
Denotiamo con M
i
la matrice ottenuta da M eliminando la i-esima riga.
Cosicche il precedente cofattore diventa uguale al det (M
i
M
t
i
) che per il
Teorema di Binet-Cauchy `e uguale alla somma dei prodotti dei corrisponden-
ti determinanti maggiori di M
i
e di M
t
i
. Ora questi determinanti maggiori
corrispondenti hanno lo stesso valore e il loro prodotto `e 1 se le colonne che
li deniscono corrispondono ad un albero ricoprente di G e 0 altrimenti.
Segue il risultato.
Esercizi
(1) Sia G il grafo pesato con V (G) = x, a, b, c, d, e, f ed i cui lati pesati
sono dati dalla seguente tabella:
xa xb xc xd xe xf ab bc cd de ef fa
6 3 2 4 3 7 6 2 3 1 8 6
Trovare tutti i minimi alberi ricoprenti e determinarne il loro peso
utilizzando lalgoritmo MinSpanTree.
(2) Determinare i minimi alberi ricoprenti non isomor del grafo pesato G
con V (G) = a, b, c, d, e, f, g ed i cui lati pesati sono dati dalla seguente
tabella:
ab ad bc be ce cg de df ef fg
6 5 8 7 8 1 3 3 2 10
(3) Determinare il minimo albero ricoprente il grafo pesato seguente G con
insieme di vertici V (G) = a, b, c, d, e, f, g, h, i, j, k e i cui lati pesati
sono dati dalla seguente tabella:
ab ac ad bc be cd ce cf cg dg ef
2 8 1 6 1 7 5 1 2 9 3
eh ei fg fi gi gj hi hk ij ik jk
2 9 4 6 3 1 7 9 1 2 4
Universit`a di Torino
60 3. Matrici ed alberi
In questo caso il minimo albero ricoprente `e unico?
(4) Calcolare il numero e determinare gli alberi ricoprenti G, seguendo la
dimostrazione del Teorema 4.5, avendo etichettato i vertici nella forma:
V (G) = v
1
, v
2
, v
3
, v
4
Dal precedente teorema segue che due qualsiasi immersioni nel piano
di un grafo planare connesso formano due gra piani che hanno lo stesso
numero di regioni. Si pu`o quindi parlare direttamente del numero delle
regioni di un grafo planare connesso, in quanto questo numero non dipende
dalla rappresentazione piana del grafo.
Per gra planari non necessariamente connessi si ha il seguente risultato.
Corollario 1.2. Se G `e un grafo piano con p vertici, q lati, r regioni e k
componenti connesse, allora:
p q +r = 1 +k.
Dimostrazione. Per ogni componente connessa G
i
di G, i = 1, 2, . . . , k, si
ha p
i
q
i
+r
i
= 2, essendo p
i
(risp. q
i
, r
i
) ordine (risp. taglia, numero delle
regioni ) di G
i
. Ora:
p =
k
i=1
p
i
, q =
k
i=1
q
i
, mentre
k
i=1
r
i
= r +k 1,
avendo ogni componente una regione esterna mentre in G ne esiste una
soltanto. Segue:
k
i=1
(p
i
q
i
+r
i
) = p q +r +k 1 = 2k,
da cui la tesi.
2. Condizioni algebriche e planarit`a
E naturale chiedersi se esiste una caratterizzazione algebrica della planarit`a
di un grafo, ma nessuna caratterizzazione di questo tipo `e nota. Possiamo
per`o descrivere alcuni risultati in questa direzione.
Considerando i gra planari massimali, si ottiene un primo risultato che
fornisce una condizione necessaria alla planarit`a.
Universit`a di Torino
64 4. Gra planari
Un grafo G `e detto planare massimale se per ogni coppia di vertici
non adiacenti u e v di G il grafo G + uv `e non planare. Segue che in ogni
immersione di un grafo planare massimale G di ordine p 3 il bordo di ogni
regione di G`e un triangolo. Per questa ragione i gra planari massimali sono
anche detti gra planari triangolati o pi` u semplicemente triangolazioni.
Esempio 2.1. K
4
`e un grafo planare massimale mentre H, con V (H) =
v
1
, v
2
, v
3
, v
4
ed E(H) = v
1
v
2
, v
1
v
3
, v
1
v
4
, v
2
v
3
, v
3
v
4
non lo `e.
Per un dato numero p di vertici, il numero q dei lati di un grafo planare
massimale ha il seguente valore.
Teorema 2.2. Se G `e un (p, q) grafo planare massimale, con p 3, allora
q = 3p 6.
Dimostrazione. Denotiamo con r il numero delle regioni. In G il bordo di
ogni regione `e un triangolo e ciascun lato `e sul bordo di due regioni. Quindi
se si sommano i lati che stanno sul bordo di tutte le regioni si ottiene come
somma 3r. Daltronde questo numero `e anche uguale a 2q in quanto in questa
somma ogni lato `e contato due volte.
Il grafo G, essendo planare massimale, `e anche connesso. Quindi se si
ricava r dalla formula di Eulero e si sostituisce nellidentit`a 3r = 2q si
ottiene:
3r = 3(2 p +q) = 6 3p + 3q,
da cui:
6 3p + 3q = 2q,
e quindi:
q = 3p 6.
, q
) grafo risultante G
`e tale che
p = p
e q q
.
Da cui:
q q
= 3p
6 = 3p 6.
i=1
deg v
i
= 2q 6p 12.
Se tutti i vertici di G avessero grado maggiore o uguale a 6 seguirebbe
2q 6p, da cui lassurdo 6p 2q 6p 12.
Quindi G contiene un vertice di grado al pi` u 5.
Consideriamo ora un altro risultato che riguarda i gradi di un grafo
planare massimale.
Corollario 2.5. Sia G un (p, q) grafo planare massimale con p 4 e sia
p
i
il numero dei vertici di G di grado i, con i = 3, 4, . . . , m, dove m `e il
massimo grado dei vertici di G. Allora:
3p
3
+ 2p
4
+p
5
= p
7
+ 2p
8
+... + (m6)p
m
+ 12.
Dimostrazione. Notiamo inizialmente che se G ha ordine p 4, tutti
i vertici hanno grado 3. Infatti, se esistesse un vertice u di grado 2,
adiacente a v e w, poiche p 4, esisterebbe un quarto vertice w
adiacente a
v oppure a w, altrimenti G non sarebbe connesso e quindi neppure planare
massimale. Quindi anche uw
i=3
p
i
e 2q =
m
i=3
ip
i
segue:
m
i=3
ip
i
= 6
m
i=3
p
i
12,
e quindi:
3p
3
+ 4p
4
+ 5p
5
+ +mp
m
= 6p
3
+ 6p
4
+ + 6p
m
12
da cui:
3p
3
+ 2p
4
+p
5
= p
7
+ 2p
8
+ + (m6)p
m
+ 12.
Universit`a di Torino
66 4. Gra planari
3. Gra planari e poliedri
La teoria dei gra planari `e strettamente collegata con quella dei poliedri.
Un poliedro `e un solido la cui supercie consiste di facce poligonali.
Per esempio un cubo `e un poliedro mentre una sfera non lo `e.
Un solido `e semplice se `e senza buchi cio`e se la sua supercie pu`o essere
deformata in modo continuo nella supercie di una sfera. Sono, ad esempio,
solidi semplici le piramidi ed i cubi, ma non il toro.
Un poliedro regolare `e un poliedro semplice con tutte le facce formate
da poligoni regolari congruenti tra loro e con tutti i vertici con lo stesso
numero di lati incidenti. Per esempio un cubo `e un poliedro regolare, mentre
una piramide a base quadrata oppure un doppio tetraedro non lo sono.
Ad ogni poliedro P si pu`o associare un grafo G(P) connesso e planare.
E suciente pensare alla supercie del poliedro fatta di gomma, bucare
una delle sue facce e, allargando il buco, deformare elasticamente (in modo
continuo) la supercie no a farla aderire ad un piano. La regione bucata
diverr`a la regione esterna, ed i vertici, i lati e le facce di P formeranno i
vertici, i lati e le regioni del grafo piano associato G(P). Segue che ogni
vertice di G(P) ha grado almeno 3.
Si `e soliti denotare il numero dei vertici, lati e facce di un poliedro P
con V, E ed F rispettivamente. Ovviamente questi sono anche il numero
dei vertici, lati e regioni di G(P) e per la formula di Eulero si ottiene la
seguente formulazione.
Teorema 3.1 (Formula di Eulero per i poliedri). Se V, E ed F sono i
numeri dei vertici, lati e facce di un poliedro, allora
V E +F = 2.
Quando si lavora con un poliedro P (cos` come con il grafo G(P) ) si
usa rappresentare il numero dei vertici di grado n con V
n
e il numero delle
facce (regioni) con contorno un n-ciclo con F
n
. Segue che
2E =
n3
nV
n
=
n3
nF
n
.
Per il Corollario 2.4 ogni poliedro ha almeno un vertice di grado 3 o 4 o 5.
Come analogo di questo risultato abbiamo:
Teorema 3.2. Almeno una faccia di ogni poliedro ha come contorno un
n-ciclo con n = 3 o 4 oppure 5.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
3. Gra planari e poliedri 67
Dimostrazione. Supponiamo che F
3
= F
4
= F
5
= 0.
Segue:
2E =
n3
nF
n
n3
6F
n
= 6
n3
F
n
= 6F
e quindi:
E 3F.
Inoltre:
2E =
n3
nV
n
n3
3V
n
= 3
n3
V
n
= 3V.
Dalla formula di Eulero per i poliedri si ottiene allora la contraddizione:
E = V +F 2
2
3
E +
1
3
E 2 = E 2.
n3
nF
n
+
n3
nV
n
4
n3
V
n
4
n3
F
n
=
=
n3
(n 4)F
n
+
n3
(n 4)V
n
.
Poiche P `e regolare esistono gli interi h (h 3) e k (k 3) tali che:
F = F
h
e V = V
k
.
Quindi:
8 = (h 4)F
h
+ (k 4)V
k
.
Universit`a di Torino
68 4. Gra planari
Inoltre notiamo che:
per il Teorema 3.2 si ha 3 h 5,
per il Corollario 2.4 si ha 3 k 5,
hF
h
= 2E = kV
k
.
Questo porta a considerare i seguenti nove casi:
(1) h = 3, k = 3.
Si ha 8 = F
3
V
3
e 3F
3
= 3V
3
da cui F
3
= V
3
= 4.
Quindi P `e il tetraedro.
(2) h = 3, k = 4
Si ha 8 = F
3
e 3F
3
= 4V
4
, da cui F
3
= 8 e V
4
= 6.
Quindi P `e lottaedro.
(3) h = 3, k = 5.
Si ha 8 = F
3
+V
5
e 3F
3
= 5V
5
, da cui F
3
= 20 e
V
5
= 12.
Quindi P `e licosaedro.
(4) h = 4, k = 3.
Si ha 8 = V
3
e 4F
4
= 3V
3
da cui F
4
= 6 e
V
3
= 8.
Quindi P `e il cubo.
(5) h = 4, k = 4.
Questo `e impossibile essendo 8 ,= 0.
(6) h = 4, k = 5.
Questo `e impossibile essendo 8 ,= V
5
.
(7) h = 5, k = 3.
Si ha 8 = F
5
V
3
e 5F
5
= 3V
3
da cui F
5
= 12 e
V
3
= 20.
Quindi P `e il dodecaedro.
(8) h = 5, k = 4.
Questo `e impossibile essendo 8 ,= F
5
.
(9) h = 5, k = 5.
Questo `e impossibile essendo 8 ,= F
5
+V
5
.
La prova risulta cos` completa.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
4. Omeomorsmo 69
Esercizi
(1) Ci pu`o essere un grafo planare con 7 vertici e 16 lati?
(2) Disegnare il grafo 3-regolare planare con 5 regioni.
(3) Determinare le altre quattro immersioni nel piano del grafo :
G : v
4
v
1
v
2
v
5
v
3
in modo che ognuna delle cinque regioni di G risulti la regione esterna
per ognuna delle immersioni determinate.
(4) Disegnare le immersioni nel piano dei cinque poliedri regolari. Quali tra
i precedenti gra planari associati sono planari massimali?
(5) Provare che si possono costruire poliedri regolari solo usando come facce
triangoli, quadrati o pentagoni regolari, cio`e n-poligoni regolari con
3 n 5.
(Suggerimento: si determini langolo interno di un n-poligono regolare
e si usi il fatto che 3 < 2, avendo ogni vertice del poliedro grado 3).
(6) Provare che se G `e un (p, q) grafo planare e bipartito con p 3 si ha
q 2p 4, tenendo presente la dimostrazione del Teorema 2.2 e le
propriet`a dei gra bipartiti.
4. Omeomorsmo
Una suddivisione elementare di un grafo non vuoto G`e un grafo, ottenuto
da G togliendo un lato e = uv ed aggiungendo un nuovo vertice w e i due
lati uw e vw.
Una suddivisione di G `e un grafo ottenuto da G con la composizione
di un numero nito di suddivisioni elementari.
Un grafo H `e detto omeomorfo da G se o H
= G oppure H `e isomorfo
ad una suddivisione di G.
Universit`a di Torino
70 4. Gra planari
Segue che se H `e omeomorfo da G, lordine di H `e maggiore o uguale a
quello di G, essendo il numero dei vertici di grado 2 in H maggiore o uguale
a quello di G, mentre rimane invariato il numero dei vertici di grado diverso
da 2.
Un grafo G
1
`e omeomorfo con un grafo G
2
se esiste un grafo G
3
tale
che sia G
1
che G
2
sono omeomor da G
3
, cio`e se entrambi possono essere
ottenuti da G
3
con una suddivisione di lati.
Segue che se G
1
`e omeomorfo con G
2
i due gra hanno ordine in generale
diverso, ma hanno il numero dei vertici di grado diverso da 2 coincidente.
Nella gura seguente i gra G
1
e G
2
sono omeomor luno con laltro
in quanto entrambi sono omeomor da G
3
. Daltronde n`e G
1
n`e G
2
sono
omeomor luno dallaltro.
G
1
:
G
2
:
G
3
:
Si pu`o provare che la relazione essere omeomorfo con `e una relazione
di equivalenza sui gra, quindi diremo che due gra sono omeomor tra
loro se luno `e omeomorfo con laltro. Quindi linsieme dei gra pu`o essere
ripartito in classi di omeomorsmo.
Teorema 4.1. In ogni classe ( di gra omeomor, esiste un unico grafo H,
a meno di isomorsmi, tale che se G (, allora G `e omeomorfo da H.
Dimostrazione. Sia ( una classe di gra omeomor, e sia H ( un grafo
con il minimo numero di vertici tra i gra in (.
Se G (, H e G sono omeomor, quindi esiste un grafo H
1
( tale
che sia H che G sono omeomor da H
1
. Poiche H `e omeomorfo da H
1
o
H
= H
1
oppure H `e isomorfo ad una suddivisione di H
1
, ma questultima
possibilit`a implica che H
1
abbia meno vertici di H che `e una contraddizione,
in quanto H
1
(. Quindi H
= H
1
e G `e omeomorfo da H.
Supponiamo ora che esistano due gra H, H
( tali che se G (, G `e
omeomorfo da H e contemporaneamente da H
. Allora H `e omeomorfo da
H
ed anche H
`e omeomorfo da H.
Quindi H
= H
un blocco di taglia
minima tra i blocchi soddisfacenti alla propriet`a precedente. Arriveremo
allassurdo provando che G
, vericiamo inizialmente
che (G
) 3.
Poiche G
) 2.
Supponiamo che (G
) = 2, cio`e che G
), allora G
v `e un sottografo di G
, anche G
v non contiene
sottogra omeomor da K
5
o K(3, 3); ma essendo G
un blocco non
planare di taglia minima con questa propriet`a, segue che G
v
`e planare. Ma in ogni immersione piana di G
v si possono
aggiungere il vertice v ed i lati uv e vw ottenendo che il grafo
risultante G
`e anchesso piano.
Questo contraddice il fatto che G
non `e planare.
Se uw / E(G
), allora il grafo G
= G
.
Proviamo che G
omeomorfo da
K
5
o K(3, 3). Se uw / E(F), segue che F `e anche sottografo di G
,
che `e impossibile; quindi uw E(F). Aggiungendo ad F uw il
vertice v ed i lati uv e vw, il grafo risultante F
sarebbe omeomorfo
da F e quindi da K
5
o K(3, 3) e sarebbe un sottografo di G
, che
`e impossibile.
Quindi G
`e planare.
Ma essendo G
omeomorfo da G
anche G
) 3.
Dalla Proposizione 4.4 segue che G
e `e ancora un blocco.
Indichiamo con H il blocco G
e.
Poiche H non ha sottogra omeomor da K
5
o K(3, 3) ed H ha taglia
minore di G
risultante sarebbe
planare.
b) In secondo luogo si pu`o notare che due vertici distinti dellinsieme
v
0
, v
1
, . . . , v
i
non sono mai connessi da un cammino nel sottografo
esterno di H, perche questo contrasterebbe con la scelta di C come
ciclo contenente u e v e avente il massimo numero di regioni interne.
Una analoga condizione segue anche per due vertici distinti dellin-
sieme v
i
, v
i+1
, . . . , v
n
.
c) Inne, poiche H `e planare e H +e non `e planare, deve esistere nel
sottografo esterno di H un v
j
-v
k
cammino P, 0 < j < i < k < n,
tale che nessun vertice di P dierente da v
j
e v
k
appartenga a C.
Notiamo inoltre che nessun vertice di P dierente da v
j
o v
k
`e
adiacente ad un vertice di C dierente da v
j
o v
k
per b).
La situazione descritta `e illustrata nella Figura 5.
C
P
v=v
i
v
j
u=v
0
=v
n
v
k
Figura 5
Se ora consideriamo la componente connessa H
1
contenente P del sot-
tografo ottenuto da H eliminando tutti i vertici di C diversi da v
j
e v
k
,
poiche C `e massimale rispetto al numero di regioni interne , H
1
non pu`o
essere immerso nellinterno di C in modo piano. Questo, insieme allassunto
che G
ha un sottografo omeomorfo da K
5
come
`e possibile vericare direttamente dalla Figura 6.
In ogni caso questo contraddice lassunto, quindi non esiste nessun grafo
G
Esercizi
(1) Usando eventualmente il teorema di Kuratowski dire se sono planari i
gra seguenti gra. In caso positivo disegnarli nel piano.
G
1
:
G
2
:
G
3
:
G
4
:
(2) Determinare i gra cubici e planari di ordine p 6.
(3) Quale `e il massimo intero q per cui `e vera la seguente proposizione: ogni
grafo nito di taglia q `e planare?
(4) Siano e
1
ed e
2
lati del grafo completo K
5
.
Quando K
5
e
1
, e
2
`e piano?
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Esercizi 79
Quando K
5
e
1
`e piano?
Quando K
5
e
1
, e
2
`e euleriano?
Quando K
5
e
1
, e
2
ha un cammino euleriano?
(5) Dato il grafo seguente H e il grafo di Petersen Gcostruire un isomorsmo
tra H e G e determinare i sottogra di H omeomor con K
5
o K(3, 3):
H :
(6) Quali tra i seguenti gra sono isomor tra loro? Quali sono planari?
G:
H:
K:
(7) Disegnare un grafo planare ed uno non planare con successione dei gradi
4, 4, 4, 4, 4, 3, 3.
Universit`a di Torino
Capitolo 5
Colorazioni sui gra
1. Il numero cromatico
Una colorazione sui vertici di un grafo G `e una funzione c : V (G) N tale
che vertici adiacenti non abbiano la stessa immagine (lo stesso colore) cio`e
tale che c(u) ,= c(v) per ogni uv E(G). Una colorazione c in cui si sono
usati n colori cio`e tale che [c(V (G)[ = n `e detta una n-colorazione.
Un grafo `e n-colorabile quando si pu`o colorare con al pi` u n colori, cio`e
quando esiste una m-colorazione di G per qualche m n.
E ovvio che se G ha ordine p, G `e p-colorabile.
Il minimo intero n tale che G sia n-colorabile `e detto il numero cro-
matico di G e denotato con (G).
Se (G) = n, G `e detto n-cromatico.
Per alcuni gra particolari `e facile determinare il numero cromatico:
(C
2n
) = 2; (C
2n+1
) = 3; essendo C
2n
(risp. C
2n+1
) un ciclo di
lunghezza pari (risp. dispari);
(K(p
1
, p
2
, . . . , p
n
)) = n, essendo K(p
1
, p
2
, . . . , p
n
) un grafo n-
partito completo;
(K
p
) = p, essendo K
p
il grafo completo di ordine p.
(G) n, se G `e un grafo n-partito;
(T) = 2, se T `e un albero non banale.
81
82 5. Colorazioni sui gra
Esempio 1.1 (Lo scheduling o calendarizzazione di eventi). Supponi-
amo di dover stabilire un orario delle lezioni dei corsi da tenere, ad esempio,
agli studenti iscritti al terzo anno di Matematica.
Consideriamo i corsi da tenere. Ci possono essere alcune limitazioni da
osservare: due o pi` u corsi non possono essere tenuti nello stesso orario o
perche ci sono studenti che vogliono seguire entrambi o perche sono tenuti
dallo stesso professore.
Consideriamo un grafo G i cui vertici rappresentano i diversi corsi e tale
che due vertici sono adiacenti se i corsi rappresentati dai vertici non possono
svolgersi nello stesso orario. Stabiliamo poi le ore della settimana in cui si
possono tenere le lezioni, ad esempio i periodi 8-9, 9-10, 10-11, 11-12, 12-13
di ogni giorno della settimana ad esclusione del sabato e della domenica.
Pensiamo a questi periodi come ai colori a disposizione.
Ogni colorazione di G rappresenter`a un orario settimanale nei corsi.
Notiamo che corsi che non si devono sovrapporre come orario vengono
eettivamente svolti in orario dierente in quanto i vertici da essi rappresen-
tati non hanno lo stesso colore, mentre corsi corrispondenti a vertici colorati
con lo stesso colore sono tenuti nello stesso orario.
Se succedesse che il numero cromatico di G fosse maggiore del numero
dei periodi disponibili, nessun orario settimanale sarebbe possibile con le
date restrizioni.
Facciamo un esempio concreto. Supponiamo per semplicit`a di voler sta-
bilire soltanto lorario di una mattinata. Siano v
1
, v
2
, . . . , v
6
i corsi da tenere
nella mattinata e supponiamo che v
1
e v
2
, v
1
e v
4
, v
1
e v
6
, v
2
e v
6
, v
4
e v
5
,
v
5
e v
6
, v
3
e v
5
non possano essere tenuti contemporaneamente o perche
tenuti dallo stesso professore o perche seguiti degli stessi studenti. Vediamo
quante ore sono necessarie per non avere sovrapposizioni. Rappresentiamo
la situazione con il grafo seguente:
v
5 v
4
v
6
v
1 v
2
G :
v
3
dove i lati indicano le sovrapposizioni delle lezioni da evitare.
Un possibile orario cio`e una possibile colorazione di G potrebbe essere:
c(v
1
) = c(v
3
) = 1,
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Lalgoritmo k-colorabile 83
c(v
2
) = c(v
4
) = 2,
c(v
5
) = 3,
c(v
6
) = 4.
Si pu`o pero notare che `e possibile stabilire un orario usando soltanto le
prime tre ore in quanto (G) = 3. Infatti si pu`o colorare G con la colorazione
c
data da:
c
(v
1
) = 1,
c
(v
2
) = c
(v
5
) = 2,
c
(v
3
) = c
(v
4
) = c
(v
6
) = 3.
Essendo v
1
, v
2
, v
6
adiacenti a due a due, almeno tre colori sono necessari
per colorare G.
Si ha la seguente facile caratterizzazione dei gra 2-colorabili.
Teorema 1.2. Un grafo G `e 2-colorabile se e solo se `e bipartito.
Dimostrazione. Il grafo G `e 2-colorabile se e solo se gli insiemi V
1
e V
2
dei
vertici colorati con colori 1 e 2 rispettivamente formano una partizione di
V (G) con la propriet`a che ogni lato di G ha un vertice in V
1
e laltro in V
2
cio`e se e solo se `e bipartito.
Esempio 1.3. Una 2-colorazione del grafo bipartito Q
3
:
Q
3
:
1 2
2
1
2
1
1
2
2. Lalgoritmo k-colorabile
Il problema di determinare il numero cromatico di un dato grafo `e in generale
molto dicile.
Per determinare (G) = k si dovrebbero poter compiere i due passi
seguenti:
(1) determinare una k-colorazione di G;
Universit`a di Torino
84 5. Colorazioni sui gra
(2) mostrare che non `e possibile fare uso di meno di k colori.
Non `e noto alcun algoritmo che determini (G). Esiste invece un sem-
plice algoritmo per costruire una colorazione di G usando un numero ra-
gionevole di colori.
Il metodo consiste nellassegnare colori a vertici in modo che a ciascun
vertice sia assegnato il pi` u piccolo colore che non `e stato assegnato ai vertici
a lui adiacenti. In pratica ad ogni passo facciamo la scelta migliore possibile
senza guardare se questa scelta creer`a problemi nel seguito. Un algoritmo di
questo tipo `e detto un algoritmo goloso in quanto compie ad ogni passo
la scelta ritenuta migliore al momento ed `e descritto nel seguente modo.
Algoritmo k-colorabile
Siano G un grafo e V (G) = v
1
, v
2
, . . . , v
p
una etichettatura sui vertici
di G.
(1) Si assegna il colore 1 a v
1
;
(2) per ciascun vertice v
i
(2 i p) si forma linsieme S
i
dei colori
assegnati ai vertici v
j
, (1 j < i) che sono adiacenti a v
i
e si
assegna a v
i
il pi` u piccolo colore non in S
i
.
In generale il numero dei colori usati con lalgoritmo precedente `e mag-
giore del minimo possibile.
Per esempio lalgoritmo applicato al grafo dellEsempio 1.1 fornisce la
prima colorazione c (con 4 colori).
Usiamo ora lalgoritmo k-colorabile per ottenere il risultato seguente.
Teorema 2.1. Se G `e un grafo di ordine p con massimo grado dei vertici
(G) = k, allora:
i) c(G) (G) k + 1, dove c(G) `e lordine del pi` u grande sottografo
completo contenuto in G, anche chiamato una cricca massimale di G;
ii) se inoltre G `e connesso e non regolare, (G) k.
Dimostrazione. i) Ogni vertice del pi` u grande sottografo completo con-
tenuto in G deve essere colorato in modo diverso dagli altri, quindi c(G)
(G).
Sia ora v
1
, v
2
, . . . , v
p
una qualsiasi etichettatura dei vertici di G.
Ciascun vertice v
i
ha al massimo k vertici adiacenti, quindi linsieme S
i
dei
colori assegnati dallalgoritmo k-colorabile ai vertici v
j
che sono adiacenti a
v
i
, 1 j < i, ha cardinalit`a al pi` u k.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Esercizi 85
Segue che almeno uno dei colori 1, 2, . . . , k +1 non sta in S e lalgoritmo
assegna a v
i
il pi` u piccolo tra questi.
In questo modo lalgoritmo fornisce una colorazione dei vertici di G
usando al pi` u k + 1 colori, e quindi (G) k + 1.
ii) Per dimostrare questa seconda parte, consideriamo una particolare
etichettatura dei vertici.
Poiche (G) = k e G non `e regolare c`e almeno un vertice di gra-
do minore di k, chiamiamolo v
p
. Etichettiamo i vertici adiacenti a v
p
con
v
p1
, v
p2
, . . . , v
pr
(al pi` u sono in numero di k 1). Etichettiamo poi i
vertici adiacenti a v
p1
, non ancora etichettati, con v
pr1
, . . . ecc., notan-
do che, poiche il grado di v
p1
`e al pi` u k, ci sono al pi` u k 1 vertici da
etichettare tra quelli adiacenti a v
p1.
Continuiamo in questo modo per i
vertici v
p2
, v
p3
, . . . .
Notiamo che, essendo G connesso, in questo modo si etichettano tutti
i vertici; inoltre ogni vertice `e adiacente ad almeno un vertice con pedice
maggiore nelletichettatura costruita e quindi `e adiacente ad al pi` u k 1 tra
i predecessori nellordine v
1
, v
2
, . . . , v
p
.
Se ora per colorare il grafo usiamo lalgoritmo k-colorabile con letichet-
tatura sopra considerata, notiamo che linsieme S
i
dei colori assegnati ai
vertici v
j
adiacenti a v
i
, (1 j < i) ha cardinalit`a al pi` u k 1 e quindi
almeno uno dei colori 1, 2, . . . , k non `e in S
i
e lalgoritmo assegna a v
i
il pi` u
piccolo tra questi.
Quindi sono richiesti soltanto al pi` u k colori cio`e (G) k.
Esercizi
(1) Descrivere tutti i gra G per cui (G) = 1.
(2) Determinare i numeri cromatici dei gra seguenti:
Universit`a di Torino
86 5. Colorazioni sui gra
(3) a) Calcolare (K
3
K
3
).
b) Quanto vale (K
3
C
n
), se C
n
`e un ciclo di lunghezza n?
(4) I gra ottaedrali O
n
sono deniti ricorsivamente come segue:
i) O
1
`e il grafo vuoto di ordine 2;
ii) O
n+1
`e ottenuto da O
n
aggiungendo due nuovi vertici e connettendo
ciascuno di questi ad ogni vertice di O
n
.
a) Disegnare O
1
, O
2
, O
3
e giusticare perche sono chiamati gra
ottaedrali.
b) Determinare (O
1
), (O
2
), (O
3
) e (O
n
) per n > 3.
3. Il teorema dei quattro colori
Supponiamo di voler colorare una carta geograca politica usando per ogni
nazione un colore e utilizzando il minor numero di colori possibile, in modo
che due nazioni con un conne in comune non abbiano lo stesso colore (`e
invece ammesso che due nazioni con un solo punto in comune abbiano lo
stesso colore). Questo problema `e ricollegabile ad un problema di colorazione
dei vertici di un grafo planare. Infatti se si fa corrispondere un vertice ad ogni
nazione e si pone che due vertici sono adiacenti se le corrispondenti nazioni
hanno un conne in comune, il grafo corrispondente diventa un grafo planare
G e la colorazione della carta geograca corrisponde a dare una colorazione
sui vertici di G.
Il problema fu studiato dalla seconda met`a del diciannovesimo secolo da
matematici come De Morgan, Cayley, Kempe ma la congettura che quattro
colori fossero sucienti rimase tale no al 1976, quando due ricercatori amer-
icani annunciarono una dimostrazione che richiedeva per`o luso massiccio del
calcolatore per analizzare tutti i casi ottenuti.
Teorema 3.1 (Teorema dei quattro colori (Appel-Haken, 1976)). Ogni grafo
planare `e 4-colorabile.
Dimostriamo inizialmente il seguente risultato pi` u debole.
Teorema 3.2 (Teorema dei cinque colori). Ogni grafo planare `e 5-colorabile.
Dimostrazione. Possiamo assumere che il grafo sia connesso, altrimenti
si pu`o utilizzare largomento della dimostrazione su ciascuna componente
connessa, ottenendo una colorazione con 5 colori di ogni componente e quindi
anche del grafo di partenza.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
3. Il teorema dei quattro colori 87
Procediamo per induzione sullordine p del grafo. Ovviamente il grafo
banale (p = 1) pu`o essere colorato con un solo colore e quindi lasserto `e
vero per p = 1.
Facciamo lipotesi induttiva che ogni grafo connesso e planare di ordine
p 1 sia 5-colorabile e sia G un grafo connesso e planare di ordine p.
Per il Corollario 2.4 e per il fatto che G `e connesso, G contiene almeno
un vertice v tale che 1 deg v 5.
Quindi G contiene come sottografo almeno uno dei gra seguenti:
v
v
v v
v
Consideriamo G
= Gv di ordine p1. G
`e planare e G
`e 5-colorabile
in quanto ogni sua componente lo `e per lipotesi induttiva. Coloriamo G
con una 5-colorazione. In questo modo abbiamo anche colorato con 5 colori
tutti i vertici di G diversi da v.
Ora se v ha grado al pi` u 4 possiamo assegnare a v uno dei colori non
usati sui vertici adiacenti a v.
Possiamo fare la stessa cosa se deg v = 5, ma i vertici adiacenti a v sono
colorati solo con al pi` u quattro colori.
Rimane da considerare il caso in cui deg v = 5 e tutti e cinque i colori
c
1
, c
2
, c
3
, c
4
, c
5
sono utilizzati per colorare i vertici w
1
, w
2
, w
3
, w
4
, w
5
adiacen-
ti a v. Supponiamo per semplicit`a che w
i
sia colorato con c
i
, i = 1, ..., 5.
Consideriamo tutti i cammini che partono da w
1
i cui vertici sono colorati
alternativamente con c
1
e c
3
(chiameremo tali cammini c
1
-c
3
cammini).
Supponiamo che nessuno di tali cammini contenga w
3
. Su tutti questi
cammini possiamo allora cambiare i colori dei vertici nel senso che ogni
vertice colorato con c
3
ora viene colorato con c
1
e viceversa. In questo modo
si ottiene ancora una colorazione di G
in cui w
1
e w
3
hanno entrambi colore
c
3
. Possiamo allora colorare v col colore c
1
, ottenendo in questo caso una
colorazione di G con 5 colori.
Se invece c`e almeno un c
1
-c
3
cammino che parte da w
1
e arriva in w
3
,
consideriamo tutti i cammini che partono da w
2
i cui vertici sono colo-
rati alternativamente con c
2
e c
4
(chiameremo tali cammini c
2
-c
4
cammini).
Nessuno di tali cammini conterr`a w
4
, dal momento che c`e un cammino
congiungente w
1
con w
3
e G `e planare.
Universit`a di Torino
88 5. Colorazioni sui gra
Scambiamo allora i colori c
2
con c
4
e c
4
con c
2
su tutti i c
2
-c
4
cammini
uscenti da w
2
. Questi scambi non cambiano il colore di w
4
e forniscono un
nuova colorazione di G
in cui w
2
e w
4
hanno entrambi colore c
4
.
Possiamo allora assegnare il colore c
2
al vertice v, ottenendo anche in
questo secondo caso una colorazione di G con 5 colori.
La dimostrazione del Teorema dei quattro colori data da Appel ed Haken,
utilizza lo stesso tipo di procedimento induttivo usato nella dimostrazione
del Teorema dei cinque colori, cio`e si cerca di colorare un grafo planare G
con quattro colori utilizzando il fatto che deve contenere un sottografo di
ordine minore che `e 4-colorabile ed ha opportune propriet`a.
La dicolt`a nasce dal fatto che ora il numero dei casi da esaminare
diventa molto grande (circa duemila sono i casi da considerare) e la verica
richiede un grande numero di ore di lavoro di un potente processore (circa
1000 ore nel 1976).
Quando Appel ed Haken presentarono il loro lavoro ai membri del-
lAmerican Mathematical Society laccoglienza fu piuttosto fredda e molti
matematici espressero i loro dubbi nellaccettare una dimostrazione in cui il
calcolatore giocava un ruolo preponderante.
La controversia nasceva principalmente dalluso che si pu`o fare del cal-
colatore in matematica.
E in generale ben accetto che i dati empirici ottenuti con un calcola-
tore possano essere utilizzati per suggerire nuove congetture matematiche.
Questo caso si presenta spesso, ad esempio, in teoria dei numeri o in com-
binatorica enumerativa costruendo esempi numerici che a mano sarebbe
dicoltoso od impossibile creare.
La controversia invece riguardava principalmente luso del calcolatore
nelle dimostrazioni matematiche.
I matematici sono convinti che una asserzione `e vera cio`e diventa un
teorema attraverso un processo che principalmente consta di due punti.
Per primo si d`a una dimostrazione dellasserzione, per secondo la di-
mostrazione `e esaminata ed ripetuta e quindi una dimostrazione diventa
tale solo dopo essere stata accettata dalla comunit`a matematica come tale.
Questo secondo punto corrisponde in sica alla verica strumentale di un
dato teorico. Ovviamente questo non pu`o succedere se la dimostrazione
richiede luso del calcolatore: di qui le ragioni della controversia.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
4. Il polinomio cromatico 89
4. Il polinomio cromatico
Occupiamoci ora del problema di determinare il numero delle colorazioni
dierenti che possiamo ottenere per un grafo assegnato utilizzando n colori.
Esempio 4.1. Consideriamo il grafo G seguente:
G:
a
b
c
d
e
Supponiamo di avere a disposizione i tre colori 1, 2, 3 e di voler deter-
minare il numero delle colorazioni dierenti di G usando i tre colori.
Si hanno le seguenti 12 colorazioni:
1
2
3
1
2
1
2
3
2
1
1
3
2
1
3
1
3
2
3
1
2
1
3
1
2
2
1
3
2
1
2
3
1
3
2
2
3
1
2
3
3
1
2
1
3
3
1
2
3
1
3
2
1
2
3
3
2
1
3
2
Se invece si hanno a disposizione n, n > 3, colori e si vuole determinare il
numero delle colorazioni dierenti di G usando gli n colori, si pu`o procedere
in modo analogo:
a pu`o essere colorato con n colori,
b pu`o essere colorato con n 1 colori,
c pu`o essere colorato con n 2 colori,
d pu`o essere colorato con n 1 colori,
e pu`o essere colorato con n 2 colori.
Se si contano le scelte indipendenti, per il principio del prodotto si hanno
n(n 1)
2
(n 2)
2
colorazioni diverse.
Universit`a di Torino
90 5. Colorazioni sui gra
Il risultato ottenuto dipende ovviamente da n.
Per n = 2 d`a 0, come era prevedibile in quanto in G esiste una cricca di
ordine 3.
Per n = 3 d`a 12 come abbiamo direttamente vericato.
In generale si pu`o vedere che il numero di modi dierenti di colorare
con n colori un grafo G `e un polinomio nella variabile n, che `e chiamato il
polinomio cromatico del grafo G, ed `e denotato con
G
(n).
E facile provare, seguendo quanto fatto nellesempio precedente, i seguen-
ti risultati:
R
1
: Il polinomio cromatico di un grafo vuoto G di ordine p `e
G
(n) = n
p
.
R
2
: Il polinomio cromatico del grafo completo K di ordine p `e
K
(n) = n(n 1) (n p + 1).
R
3
: Il polinomio cromatico del cammino P di lunghezza q `e
P
(n) = n(n 1)
q
.
R
4
: Se il grafo G `e sconnesso e G
1
, G
2
, . . . , G
k
sono le sue componenti
connesse allora:
G
(n) =
G
1
(n)
G
2
(n)
G
k
(n).
Vediamo ora un semplice risultato che consente di determinare il poli-
nomio cromatico di un grafo utilizzando i polinomi cromatici dei gra com-
pleti, che si calcolano utilizzando R
2
.
Sia G un grafo e siano u, v due suoi vertici non adiacenti.
Il grafo G
G
(n) =
G+uv
(n) +
G
(n),
essendo G
.
Da queste considerazioni segue la tesi.
Esempio 4.3. Diamo un esempio illustrativo del teorema precedente e ve-
diamo come, iterando il procedimento, `e possibile calcolare il polinomio
cromatico utilizzando i polinomi cromatici dei gra completi.
A questo scopo identichiamo il polinomio cromatico di G direttamente
con G stesso.
Calcoliamo il polinomio cromatico del seguente grafo:
F
G
(n):
a
b c
d
b c
Notiamo inizialmente in questo caso semplice
G
(n) si pu`o anche calco-
lare direttamente con il ragionamento gi`a usato:
a pu`o essere colorato con n colori;
b pu`o essere colorato con n 1 colori;
c pu`o essere colorato con n 1 colori;
d pu`o essere colorato con n 2 colori.
Quindi
G
(n) = n(n 1)
2
(n 2).
Se invece utilizziamo il metodo del teorema abbiamo:
Se invece utilizziamo il metodo del teorema abbiamo:
= +
+ =
+ =
= n(n 1)(n 2)(n 3) + 2n(n 1)(n 2) = n(n 1)
2
(n 2).
Universit`a di Torino
92 5. Colorazioni sui gra
Corollario 4.4. Se G `e un grafo di ordine p il suo polinomio cromatico
G
(n) `e un polinomio monico di grado p nella variabile n.
Dimostrazione. Dal teorema precedente segue che il polinomio cromatico
di un grafo G qualunque `e la somma del polinomio cromatico di K
p
, che `e
un polinomio nella variabile n di grado p, e di un numero nito di polinomi
cromatici di gra completi di ordine minore di p, che sono polinomi in n di
grado minore di p. Segue che anche
G
(n) `e un polinomio di grado p nella
variabile n.
G
(n) `e poi monico in quanto `e monico
K
p
(n).
Dal teorema precedente si potrebbero anche trarre le seguenti ulteriori
considerazioni:
il coeciente di
G
(n) di grado p1 rappresenta in valore assoluto
la taglia di G;
il polinomio
G
(n) non ha termine noto;
il polinomio cromatico non identica univocamente un grafo: gra
diversi possono avere lo stesso polinomio cromatico.
Esercizi
(1) Calcolare il polinomio cromatico dei seguenti gra:
(2) Vericare che il polinomio cromatico di un albero T di ordine p `e
T
(n) = n(n 1)
p1
.
Utilizzare il risultato per provare che esistono gra non isomor con lo
stesso polinomio cromatico.
(3) Dato il grafo H con successione dei gradi 3,2,2,1, vericare che G
1
=
K
2
K
3
e G
2
= K
1
H non sono isomor ma hanno lo stesso polinomio
cromatico.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
5. Colorazioni sui lati 93
5. Colorazioni sui lati
Una colorazione sui lati di un grafo G `e una funzione c : E(G) N tale
che se due lati sono adiacenti hanno colori dierenti.
Nella Figura 1 `e assegnato un grafo ed una sua colorazione sui lati.
1
3
2 3
1
2
2
1
3
3
1
1
2 2
3
Figura 1. Una colorazione sui lati di un grafo
Se v `e un vertice di grado k, sono necessari almeno k colori sui lati, quindi
in generale almeno (G) colori sono necessari per una colorazione sui lati
di G. Non `e pero detto che (G) colori siano sucienti per ottenere una
colorazione sui lati di G, lo diventano nei caso dei gra bipartiti. Si ha
infatti il seguente risultato.
Teorema 5.1. Se G `e un grafo bipartito il minimo numero di colori neces-
sari per una colorazione sui lati di G `e il massimo grado (G) di G.
Dimostrazione. Proviamo il risultato per induzione sulla taglia q di G.
Se q = 1, G ha (G) = 1 e ovviamente `e suciente un colore per colorare
lunico lato.
Supponiamo il risultato vero per ogni grafo bipartito con q lati e consi-
deriamo un grafo bipartito G con insiemi di partizione U e V , di taglia q +1
e massimo grado (G).
Togliamo un lato uv da G ottenendo un grafo bipartito G
di taglia
q. Segue dallipotesi induttiva che c`e una colorazione c sui lati di G
che
usa (G
) colori, e poiche (G
) = (G) oppure (G
) = (G) 1, la
colorazione c usa al pi` u (G) colori. Il grado di u in G
`e al pi` u (G) 1,
avendo tolto il lato uv da G, e quindi deve esserci un colore, diciamo r, non
usato sui lati incidenti u nella colorazione c. Analogamente deve esserci un
colore, diciamo s, non usato sui lati incidenti v.
Si hanno allora due casi :
(1) Se i due colori r ed s coincidono possiamo colorare il lato uv con
r = s ottenendo una colorazione sui lati di G.
Chiamiamo questo il caso semplice.
Universit`a di Torino
94 5. Colorazioni sui gra
(2) Se r ,= s, vediamo come `e possibile modicare la colorazione di G
cambiando r
con s su tutto il cammino e lasciando lo stesso colore sugli altri lati
di G
.
Nella nuova colorazione sia in u che in v manca un lato colorato s.
Ricadiamo quindi nel caso semplice.
Possiamo allora ottenere una colorazione anche per G colorando il
lato uv con s.
Per il principio di induzione il risultato allora vale per tutti i gra bipartiti.
i
dei colori
assegnati ai lati e
j
, (1 j < i) che sono adiacenti ad e
i
e si assegna
ad e
i
il pi` u piccolo colore non in S
i
.
Esercizi
(1) Quale `e il minor numero di colori richiesti per ottenere una colorazione
sui lati di K
4
, K
5
, Q
3
?
(2) Provare che per ogni intero positivo n il grafo bipartito completo K(n, n)
ha una colorazione sui lati con n colori.
(3) Dare un esempio di un grafo G in cui (G) colori non sono sucienti
per ottenere una colorazione sui lati di G.
Universit`a di Torino
Capitolo 6
Digra, networks e
ussi
1. Digra e tornei
In questo paragrafo introduciamo alcuni concetti fondamentali sui digra e
ci occupiamo principalmente dei diversi tipi di connessione e dei problemi
di traversabilit`a in un digrafo.
Ricordiamo che un digrafo, o grafo diretto D consiste di un insieme
nito e non vuoto V i cui elementi sono detti vertici e di un insieme A,
eventualmente vuoto, di coppie (ordinate) di elementi distinti di V . Gli
elementi dellinsieme A sono detti archi . Se esiste in D larco (u, u), questo
`e detto un cappio basato in u.
Come i gra, anche i digra possono essere rappresentati con un dia-
gramma, in cui ora una freccia da u verso v indica larco (u, v).
Assegnare un digrafo `e un modo di descrivere una relazione binaria R
tra elementi dellinsieme V . Invece di dire che v `e in relazione con w con
la relazione R, possiamo dire che (v, w) `e un arco del digrafo con insieme
di archi R. Le propriet`a delle relazioni possono essere facilmente tradotte
in propriet`a dei digra. Per esempio, se una relazione `e simmetrica il cor-
rispondente digrafo ha la propriet`a che i suoi archi intervengono in coppia,
cio`e o (v, w) e (w, v) sono entrambi archi o nessuno dei due lo `e.
Il grafo o multigrafo sottostante un digrafo `e il grafo che si ottiene
sostituendo ogni freccia (u, v) con il lato uv.
97
98 6. Digra, networks e ussi
Di qui segue che un digrafo `e completo se `e completo il grafo sot-
tostante.
Dato un vertice u, il grado in uscita di u, denotato con outdeg u, `e il
numero degli archi di A della forma (u, v), mentre il grado in entrata di
u, denotato con indeg u, `e il numero degli archi di A della forma (w, u).
Un digrafo completo e antisimmetrico `e detto un torneo.
I tornei sono il modello per rappresentare i cosiddetti tornei allitaliana
in cui ogni giocatore o squadra gareggia contro ogni altro una ed una sola
volta e non sono ammessi pareggi. Si pu`o pensare, ad esempio, ad un torneo
di tennis in cui c`e larco (x, y) (risp. (y, x)) se x batte y (risp. y batte x).
Loutdeg x (risp. lindeg x) rappresenta il numero di vittorie (risp. scontte)
di x.
Le denizioni di cammino, circuito e ciclo date per i gra si generalizzano
facilmente ai digra.
Siano u
0
e u
n
due vertici non necessariamente distinti di un digrafo
D. Un u
0
-u
n
cammino diretto di D `e una successione nita di vertici
u
0
, u
1
, . . . , u
n
tali che, per ogni i = 0, ..., n 1 esiste in D larco (u
i
, u
i+1
). I
vertici u
0
ed u
n
sono detti gli estremi del cammino ed u
n
`e detto raggiun-
gibile da u
0
.
Un digrafo `e debolmente connesso se il grafo sottostante `e connesso.
Un digrafo `e fortemente connesso se, per ogni due vertici u, v, il
vertice u `e raggiungibile da v e il vertice v `e raggiungibile da u, cio`e se
esistono sia lu-v cammino diretto che il v-u cammino diretto.
Un cammino diretto `e semplice se non ripete archi, `e elementare se
non ripete vertici.
Un circuito diretto `e un cammino chiuso semplice.
Un ciclo diretto `e un cammino chiuso elementare.
Un cammino diretto `e euleriano se `e semplice e contiene tutti gli archi
di D; D `e detto euleriano se contiene un circuito diretto che sia euleriano.
Seguendo la dimostrazione data per i gra si pu`o provare che:
Teorema 1.1. Un digrafo debolmente connesso `e euleriano se e solo se
indeg u = outdeg u, per ogni vertice u V.
Un cammino diretto elementare `e hamiltoniano se contiene tutti i
vertici di D. Se D contiene un ciclo hamiltoniano `e detto hamiltoniano.
Come nel caso non diretto non ci sono caratterizzazioni per lesistenza
di cammini diretti hamiltoniani. Ma vale la seguente condizione suciente
per i tornei.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Networks e cammini critici 99
Teorema 1.2. Ogni torneo ha un cammino hamiltoniano.
Dimostrazione. Proviamo la tesi per induzione sullordine p del torneo.
Se p = 1 il risultato vale in quanto esiste il cammino banale.
Supponiamo ora che ogni torneo con p 1 vertici abbia un cammino
hamiltoniano e consideriamo un torneo D con p vertici. Sia poi w V (D).
Consideriamo Dw, che per lipotesi induttiva ha un cammino hamiltoniano
x
1
, x
2
, . . . , x
p1
, x
p
.
Poiche D `e completo o (w, x
1
) A oppure (x
1
, w) A.
Se (w, x
1
) A, possiamo aumentare il cammino con w ottenendo il
cammino hamiltoniano w, x
1
, x
2
, ..., x
p1
, x
p
di D.
Altrimenti (x
1
, w) A. Sempre per il fatto che D `e completo, si ha che
o (w, x
2
) A e allora possiamo ottenere il cammino x
1
, w, x
2
, . . . , x
p1
, x
p
,
oppure (x
2
, w) A.
Ora, o esiste un pedice i tale che (x
i1
, w) A e (w, x
i
) A, nel qual
caso possiamo aumentare come sopra il cammino, oppure si ha (x
p
, w) A.
In questultimo caso possiamo considerare il cammino x
1
, x
2
, . . . , x
p1
, x
p
, w.
Quindi in ogni caso D possiede un cammino hamiltoniano.
Vale anche la seguente caratterizzazione dei tornei hamiltoniani.
Teorema 1.3. Un torneo `e hamiltoniano se e solo se `e fortemente connesso.
2. Networks e cammini critici
In molte situazioni pratiche `e meglio utilizzare digra come modelli piuttosto
che gra. Ad esempio questo succede quando gli archi rappresentano vie a
senso unico o, pi` u in generale, legami tra due vertici solo in una direzione.
Spesso il modello richiede anche di associare ad ogni arco un peso che pu`o
rappresentare costi o distanze o altro ancora e di supporre che esistano un
vertice s con indeg s = 0, detto sorgente, ed un vertice t con outdeg t = 0,
detto pozzo. Utilizzeremo allora il termine network per indicare un digrafo
D(V, A) con una funzione peso w : A N e che contenga una sorgente e un
pozzo.
Un tipico esempio di problema che richiede lutilizzo di un network `e il
problema di coordinare le diverse fasi di avanzamento di un progetto detto
anche il cronoprogramma di avanzamento dei lavori di realizzazione di
un dato progetto.
Universit`a di Torino
100 6. Digra, networks e ussi
Ad esempio in edilizia il progetto di una costruzione richiede di essere
suddiviso in diverse fasi costruttive, che sono correlate tra loro nel senso
che prima che una o pi` u fasi inizino alcune altre devono terminare: queste
ultime le chiameremo prerequisiti delle altre fasi. Ad esempio, costruire
una casa richiede, come fasi costruttive, lo scavo delle fondazioni, il getto
delle solette, la posa delle tramezze in mattoni, altre opere di carpenteria,
la costruzione del tetto, gli impianti elettrico, idraulico ecc., posa dei pavi-
menti, piastrellature, ecc. ed `e facile capire quali fasi sono prerequisiti di
altre.
Nel programmare un progetto come il precedente si usa un network in
cui gli archi rappresentano le diverse fasi costruttive e ogni vertice uno stato
di avanzamento dei lavori, cio`e lo stato in cui sono terminate una o pi` u fasi
e tutte le fasi costruttive che sono prerequisiti di queste.
Il peso di ciascun arco (x, y) rappresenta il tempo richiesto per portare
a termine la fase (x, y).
Il problema consiste allora nel programmare le diverse fasi in modo che
il tempo totale di realizzazione del progetto sia minimo.
Facciamo un esempio numerico.
La tabella seguente elenca le fasi
1
,
2
,
3
,
4
,
5
,
6
,
7
,
8
in cui `e
suddiviso un certo progetto dove `e specicato, per ogni fase, il tempo, in
giorni, necessario per completare la fase, ed i prerequisiti per ogni fase.
fase
1
2
3
4
5
6
7
8
tempo di realizzazione 4 3 7 4 6 5 2 5
prerequisiti - -
1
1
2
4
,
5
3
,
6
4
,
5
Costruiamo il network delle fasi.
Indichiamo con s linizio lavori e con t la ne lavori.
Dal vertice s usciranno tanti archi quanti sono la fasi che non hanno
prerequisiti (nellesempio si hanno gli archi
1
e
2
), e si determinano in
conseguenza i primi stati di avanzamento lavori (i vertici r ed p).
Da r (risp. da p) escono tanti archi quante sono le fasi che richiedono
come prerequisito
1
(risp.
2
), tenendo per`o presente che tra gli archi
precedenti devono convergere nello stesso vertice quelli che sono prerequisiti
comuni di fasi successive (nellesempio, delle tre fasi
3
,
4
,
5
, le fasi
4
e
5
convergono nello stesso stato di avanzamento q, mentre
3
determina lo
stato di avanzamento z).
Da q escono gli archi
6
e
8
che hanno gli stessi prerequisiti
4
e
5
.
Poiche poi
3
e
6
sono prerequisiti di
7
convergono entrambi nello
stesso vertice z.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
2. Networks e cammini critici 101
Per nire, poiche
7
e
8
non sono prerequisiti di altre fasi convergeranno
alla ne lavori t.
Si ottiene quindi il network della Figura 1.
s
r
p
z
q
t
4
7
3
4
6
5
2
5
Figura 1
Vediamo ora di trarre alcune informazioni dal network costruito.
Per ogni vertice v, denotiamo con E(v) il primo giorno utile per ar-
rivare allo stato di avanzamento v dei lavori, cio`e il primo giorno utile in
cui sono terminate tutte le fasi che convergono a v e tutte le fasi che sono
prerequisiti di queste.
Inizialmente abbiamo E(s) = 0. Chiaramente E(p) = 3, in quanto
lunica fase interessata `e
2
che richiede 3 giorni. Analogamente E(r) = 4.
In q le fasi
4
e
5
devono essere entrambe completate insieme ai loro
prerequisiti, quindi dobbiamo considerare il maggiore tra il numero di giorni
per completare
4
(ed
1
) e il numero di giorni per completare
5
(ed
2
).
Cio`e: E(q) = maxE(p) + 6, E(r) + 4 = 9.
Ripetendo il ragionamento fatto per q su un vertice qualsiasi si ha la
seguente formula ricorsiva:
(x,v)A
f(x, v) ed outow(v) =
(v,y)A
f(v, y);
ii) f(u, v) c(u, v), per ogni arco (u, v) A.
Ad esempio un usso per il network della Figura 2 `e il seguente:
arco (s,a) (s,b) (s,c) (a,d) (b,d) (c,d) (a,t) (c,t) (d,t)
usso f 3 2 3 1 2 1 2 2 4
Poiche non `e ammesso che si accumuli liquido nei vertici intermedi `e
chiaro che la quantit`a di liquido in uscita dalla sorgente s deve essere uguale
alla quantit`a di liquido in entrata al pozzo t.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
3. Flussi e tagli 105
Il valore comune di queste due quantit`a misura la quantit`a totale di
liquido che scorre nel network ed `e chiamata il valore del usso f, e
denotata con val (f).
Si ha quindi:
val (f) = outow(s) =
(s,y)A
f(s, y) = inow(t) =
(x,t)A
f(x, t).
Nellesempio precedente si ha:
outow(s) = 3 + 2 + 3 = 8 = 2 + 4 + 2 = inow(t).
Poniamoci ora il problema di calcolare il massimo valore che pu`o avere un
usso per un dato network.
Cominciamo a trovare un conne superiore di questo valore in termini
di capacit`a.
Nella Figura 2 notiamo che la capacit`a totale degli archi in uscita dalla
sorgente `e 5 + 4 + 3 = 12.
Segue che nessun usso pu`o avere valore maggiore di 12.
Pi` u generalmente, data una partizione dei vertici S, T in due sottoin-
siemi di V tali che s S e t T, il usso da S a T `e per la regola di
conservazione lo stesso del usso da s a t, cio`e `e il valore di f.
Segue che:
val(f) =
xS,yT
f(x, y)
uT,vS
f(u, v),
dove la prima sommatoria misura il usso totale da S verso T e la seconda
misura il usso totale da T verso S, detto anche controusso da T ad S.
Poiche ciascun termine della seconda sommatoria `e non negativo certa-
mente si ha:
val(f)
xS,yT
f(x, y).
Inoltre f(x, y) c(x, y), per ogni arco (x, y) A. Quindi:
val(f)
xS,yT
c(x, y).
Segue che
xS,yT
c(x, y) `e un conne superiore per il valore di ogni
usso.
Nellesempio della Figura 2 se S = s, b e T = a, c, d, t gli archi da S
a T sono (s, a), (b, d), (s, c) con capacit`a totale 10.
Universit`a di Torino
106 6. Digra, networks e ussi
Deduciamo quindi che val (f) 10, per ogni usso del network.
Formalmente possiamo dare le seguenti denizioni.
Un taglio S, T separante s e t `e una partizione dei vertici del network
in due sottoinsiemi tali che la sorgente s stia in S e il pozzo t in T.
La capacit`a del taglio S, T, denotata con cap (S, T) `e data data:
cap(S, T) =
xS,yT
c(x, y).
Utilizzando queste notazioni abbiamo allora stabilito che:
Teorema 3.1. Sia D(V, A) un network con sorgente s e pozzo t, f : A N
un qualsiasi usso da s verso t e S, T un qualsiasi taglio separante s e t.
Allora:
val(f) cap(S, T).
Proviamo nel seguito il fondamentale teorema che assicura che le due
espressioni sono eettivamente uguali per un particolare usso ed un parti-
colare taglio.
A questo scopo descriviamo un metodo per aumentare il valore di un
dato usso, nel caso in cui il usso non abbia il massimo valore possibile.
Questo metodo non `e solo alla base di un algoritmo ma porta alla
dimostrazione del teorema.
Riconsideriamo lesempio di Figura 2 e il usso di valore 8 denito prece-
dentemente. Per ogni arco (x, y) indichiamo la coppia (c, f) rappresentante
la capacit`a e il valore del usso sullarco in questione :
(5,3)
(4,2)
(2,2)
(3,3)
(6,1)
(3,2)
(4,4)
(5,2)
(7,1)
s
a
b
c
d
t
Figura 3. Le coppie (c, f) sui lati indicano capacit`a e usso.
Consideriamo il cammino diretto s, a, t. Ne larco (s, a) , ne larco (a, t)
sopportano un usso pari alla loro capacit`a e quindi possiamo aumentare
il usso su entrambi i lati no a quando si raggiunge la capacit`a di uno di
questi.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
3. Flussi e tagli 107
Se deniamo f
1
(s, a) = 4 ed f
1
(a, t) = 3, larco (a, t) `e saturato cio`e il
usso raggiunge la capacit`a del lato; inoltre, poiche il usso su entrambi i
lati `e stato aumentato della stessa quantit`a, continua a valere la regola di
conservazione nel vertice a. Denendo f
1
(x, y) = f(x, y) sui rimanenti archi
si ha il nuovo usso:
arco (s,a) (s,b) (s,c) (a,d) (b,d) (c,d) (a,t) (c,t) (d,t)
usso f
1
4 2 3 1 2 1 3 2 4
il cui valore `e:
val(f
1
) = val(f) + 1.
Per determinare, se possibile, un usso con valore maggiore di f
1
a partire
da f
1
, dobbiamo ranare il ragionamento precedente considerando non pi` u
un cammino diretto da s a t nel network, ma un cammino non diretto da s a
t nel grafo G sottostante D. Consideriamo allora un tale cammino s, a, d, c, t.
Per ogni arco (x, y) del cammino indichiamo la coppia (c, f
1
) rappresentante
la capacit`a e il valore del usso f
1
sullarco in questione :
s
(5,4)
a
(6,1)
d
(7,1)
c
(5,2)
t
e i cui valori sugli altri archi sono gli stessi che per f
1
.
Poiche il usso su (c, d) `e contrario alla direzione del cammino, possiamo
ridurre il usso su (c, d) di 1 ed aumentare il usso sugli altri archi del
cammino della stessa quantit`a senza violare la regola di conservazione.
In questo modo otteniamo un nuovo usso f
2
i cui valori sul cammino
sono:
s
(5,5)
a
(6,2)
d
(7,0)
c
(5,3)
t
e i cui valori sugli altri archi sono gli stessi che per f
1
.
Notiamo che non possiamo fare alcun altro cambio del tipo precedente
su questo cammino perche ora (s, a) `e saturato (e inoltre il usso su (c, d)
non pu`o essere minore di 0).
Ora val (f
2
) = val (f
1
) + 1 = 10.
Ma precedentemente abbiamo trovato un taglio con capacit`a 10, e quindi
per il Teorema 3.1 sappiamo che nessun usso pu`o avere valore pi` u grande
di 10. Quindi f
2
`e un usso massimo.
I cammini s, a, t ed s, a, d, c, t che abbiamo usato per aumentare i ussi
f ed f
1
sono esempi di cammini maggioranti il usso. Diamo quindi la
seguente denizione.
Universit`a di Torino
108 6. Digra, networks e ussi
Dato un usso f, un cammino da s a t nel grafo G sottostante D dato
da:
s = x
1
, x
2
, . . . , x
k1
, x
k
= t
`e detto un cammino maggiorante il usso se:
f(x
i
, x
i+1
) < c(x
i
, x
i+1
), e (x
i
, x
i+1
) A, 1 i k 1,
oppure
f(x
i+1
, x
i
) > 0, e (x
i+1
, x
i
) A, 1 i k 1.
In altre parole, gli archi del cammino nella direzione verso t non devono
essere utilizzati al pieno delle loro capacit`a mentre quelli del cammino nella
direzione verso s devono avere un controusso non nullo. Dato un tale
cammino possiamo aumentare il usso sugli archi in avanti e diminuirlo sugli
archi opposti della stessa quantit`a senza violare la regola di conservazione
ottenendo un nuovo usso con valore maggiore.
Utilizzando allora cammini maggioranti il usso incompleti, cio`e che non
terminano in t, possiamo ottenere il seguente teorema.
Teorema 3.2 (Teorema del massimo usso e minimo taglio). Dato un net-
work con sorgente s e pozzo t, esiste un usso da s a t il cui valore `e uguale
alla capacit`a di un taglio S, T separante s da t.
Dimostrazione. Sia f un usso di valore massimo.
Deniamo un taglio S, T separante s da t nel seguente modo. S `e
linsieme formato dalla sorgente s e da tutti i vertici x per cui esista un
cammino incompleto maggiorante f da s a x e T `e linsieme complementare
in V di S.
La sorgente s appartiene ad S, e quindi S ,= . Il pozzo t appartiene a T,
e quindi T ,= , in quanto altrimenti esisterebbe un cammino maggiorante
f da s a t cio`e f potrebbe essere aumentato, contro lipotesi che f abbia
valore massimo. Quindi S, T `e un taglio separante s da t.
Proviamo che:
val(f) = cap(S, T).
Sia (x, y) un arco con x S ed y T. Poiche x S, per denizione
di S c`e un cammino incompleto da s a x maggiorante f.
Se fosse f(x, y) < c(x, y), potremmo estendere questo cammino ad
y, contravvenendo al fatto che y T. Quindi f(x, y) = c(x, y).
Similmente, dato un arco (u, v) con u T e v S, c`e un cammino
incompleto da s a v maggiorante f.
Se fosse f(u, v) > 0, potremmo estendere questo cammino ad u,
contravvenendo al fatto che u stia in T. Quindi f(u, v) = 0.
Quaderni Didattici del Dipartimento di Matematica
Esercizi 109
Segue allora :
val(f) =
xS,yT
f(x, y)
uT,vS
f(u, v) =
=
xS,yT
c(x, y) = cap(S, T).
Supponiamo ora che S
, T
, T