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AN NO 2 N U ME RO 4 08. 05. 2 011

La professionalizzazione dellassistente sociale nellera della globalizzazione


Lattuale processo di globalizzazione pone dinnanzi a situazioni in cui il confine tra locale e globale si assottiglia progressivamente, al punto tale da renderne difficile una netta distinzione. In questo contesto il cambiamento di cui la professione dellassistente sociale per tradizione sempre stata portavoce, non pu esaurirsi allambito locale o al massimo nazionale; la figura professionale deve essere inquadrata allinterno di un contesto senza confini, pertanto bisogna realizzare la transizione dal locale al globale. Del resto lattuale scientificit conferita alla formazione dellassistente sociale, fa si che lo stesso conseguimento del profilo professione sia frutto di un accurato iter accademico, che non si esaurisce con la laurea triennale, bens trova posto nellambito specialistico e perch no anche in settori che fino a poco tempo fa erano considerati estranei alla professione. La possibilit per lassistente sociale di operare allinterno del contesto sociale internazionale, attualmente rappresenta una opzione possibile, se non addirittura un dovere a tutti gli effetti e non mero spirito filantropico. A supportare il nuovo assetto internazionale del servizio sociale, a partire dal secondo dopo guerra, diverse organizzazioni e normative, sono sorte a livello internazionale, alcune delle quali direttamente connesse allambito del servizio sociale. Per quel che concerne le normative, la Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo, il Codice Internazionale di Deontologia degli assistenti sociali e le Linee guida internazionali per la formazione dellassistente sociale attualmente, possono essere considerate il vademecum dellassistente sociale operante a livello internazionale. Nel campo delle organizzazioni, A tal fine si rende necessaria una formazione particolarmente mirata in ambito sociologico, economico e politico, utile a comprendere il complesso di elementi di ordine istituzionale, economico, politico, culturale e sociale dei Paesi in via di sviluppo. Fondamentale possedere competenze necessarie per la progettazione, stesura e realizzazione di programmi e progetti integrati di aiuto allo sviluppo con particolare attenzione alle q u e s tion i le gate allurbanizzazione e spostamenti di popolazione, ai processi di socializzazione, al sostegno dei gruppi deboli e alleliminazione della povert. Accanto a queste valide opportunit riconducibili alla dimensione del sapere, altrettanto vantaggiosi sono quelle riguardanti il piano del fare e dunque dellesperienza attraverso iniziative svariate come per esempio: stages, tirocini internazionali e infine i campi di lavoro internazionale destinati proprio ad assistenti sociali. Rispetto a questultimo punto, particolarmente interessanti sono le proposte di organizzazioni del terzo settore, come per esempio lassociazione ASSF (Assistenti sociali senza frontiere) e il CO.PE che promuovono lesperienza di campi di lavoro con un taglio altamente professionale nei PVS.

SOMMARIO:

S.O.S. per la Comunit italiana

La professionalizzazione dellAss.Sociale. ...dalla prima pagina La ricchezza della memoria Esecuzione penale esterna.

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invece, un posto di rilievo svolgono: la Cooperazione internazionale, il Servizio Sociale Internazionale (SSI), la Federazione Internazionale degli assistenti sociali (IFSW) e lAssociazione Internazionale delle scuole di Servizio Sociale (IASSW). La realizzazione del cambiamento tanto discusso nellambito della professione attualmente anche offerta da vari corsi di laurea specialistica e/o master di I e II livelli presenti in diversi atenei italiani ed europei. Rispetto agli sbocchi professionali lassistente sociale specializzato in questo settore potr svolgere funzioni di elevata qualifica nella pubblica amministrazione, organizzazioni non governative, organismi internazionali impegnati specificatamente nella Cooperazione, aiuto ai Paesi in via di sviluppo e realt pi deboli dei Paesi a sviluppo avanzato.

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...dalla prima pagina


Nello specifico il CO.P.E. un organismo di volontariato internazionale, nato a Catania nel 1983, membro della federazione FOCSIV e attivo in vari paesi africani e in America Latina con progetti di cooperazione allo sviluppo in ambito sanitario, educativo, agricolo e tecnico; mentre ASSF unassociazione, nata a Roma nel 2006, dalla esigenza condivisa di proporre e sostenere unestensione del raggio d'azione degli assistenti sociali, in Europa come nei Paesi in Via di Sviluppo. In particolare per lanno 2011 queste due organizzazioni promuovono due singolari campi di lavoro in Per e in Tanzania con lobiettivo di offrire agli assistenti sociali o ai laureandi in servizio sociale una valida occasione di conoscenza, condivisione e scambio (per maggiori informazioni possibile consultare il sito www.assistentisocialisenzafrontiere.it). I campi di lavoro costituiscono una valida occasione per entrare in contatto con la cultura e le popolazioni locali del Paese che si andr a visitare e sperimentare un modello comunitario di vita e lavoro a contatto con culture diverse. I campi di lavoro volontario hanno pertanto una duplice finalit: da un lato il lavoro all'interno della e con le comunit secondo i principi della co partecipazione e dellempowerment; dall'altro, il rafforzamento e lampliamento del sapere professionale nellambito dei progetti di cooperazione internazionale, a partire da una formazione basata su una cultura imperniata sui valori della solidariet, della non violenza e della convivenza pacifica.

D.ssa Gabriella Argento Assistente Sociale specializzanda allo sviluppo presso lUniversit degli Studi di Palermo

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La ricchezza della memoria


ascoltato. di una citt non godi le sette o le settantasette meraviglie ma la risposta che riesce a dare ad un problema.. (Italo Calvino) Un romano garbato e filiforme, dallo sguardo malinconico che si illumina quando inizia a raccontarmi la storia della sua vita intensa. Ogni colloquio con lui si trasforma in una lezione di filosofia. E un insegnante in pensione che si diletta a fare lo scrittore lanziano che siede di fronte alla mia scrivania. Mi rivela, in segreto, di avere compiuto 88 anni e considera let anagrafica solo un numero; un numero che ha imbiancato i suoi capelli, ha evidenziato le rughe della sua fronte, ma che non ha cancellato i ricordi della sua giovinezza, quando attraversava lItalia per andare a diffondere, con il suo carisma, le sue elucubrazioni filosofiche tra i banchi delle scuole. Ad A. piace molto parlare di s: vuole confrontarsi con chiunque; la sua ricchezza interiore lo rende un saggio maestro di vita. Questa sua ricchezza, purtroppo, contrasta con un grande vuoto: la solitudine. E questo il motivo della sua visita. Cerca la compagnia di un assistente familiare, una persona possibilmente giovane che viva con lui e a cui leggere le sue poesie. Prima di congedarsi mi chiede se preferisco i racconti o le poesie. Il motivo di quella domanda mi chiaro solo alcuni giorni dopo quando il postino si presenta davanti al portone del mio ufficio con un pacco contenente una raccolta di poesie scritte da A. Nella prima pagina mi scrive una frase: Grazie per avermi Questa una delle svariate storie che ha arricchito la mia esperienza e ha contribuito a farmi affrontare con passione la mia professione di assistente sociale. Una figura che, oltre ad avere il privilegio di incontrare persone speciali e positive come A., deve fare i conti con una realt ben pi difficile caratteristica della popolazione in terza et. Mi riferisco particolarmente agli anziani malati di Alzheimer, che, a differenza di A., hanno rimosso gran parte della loro vita e del loro passato. E ci che ho riscontrato collaborando allinterno del progetto Insieme si pu promosso dal Comune di Roma in veste di assistente sociale coordinatore. Allinterno di tale servizio ho effettuato molte visite domiciliari per gli anziani non autosufficienti, la maggior parte dei quali, privi di una rete familiare e sociale. Con le sue necessit, infatti, lanziano diviene spesso un peso per una piccola famiglia nelle aree metropolitane che non facilitano la prossimit e le relazioni. Credo che ci sia dovuto alla grande trasformazione della famiglia, ovvero dal passaggio dalla struttura patriarcale a quella mononucleare, pi ristretta e fragile che ha posto lanziano nella condizione di affrontare da solo le proprie difficolt. Quando si perde la propria autonomia la soluzione pi ovvia quella di ricorrere alla ricerca di unassistente familiare, la cosiddetta badante oppure agli istituti e alle case di cura, luoghi che spesso favoriscono depressione, tristezza, solitudine che accelerano il deperimento fisico e psichico. Al contrario, laffetto di amici e di familiari allontana la percezione negativa dellet e del proprio status, dando uno stimolo alla vita. Molti anziani non autosufficienti mi raccontano quanto sia importante per loro avere la possibilit di potere ricorrere allassistenza privata in quanto costituisce la risposta pi semplice al bisogno di essere accuditi e curati, lalternativa pi adeguata rispetto al trauma del ricovero in istituto. Allinterno della propria abitazione gli anziani sanno come potersi muovere e chiedere aiuto anche quando le difficolt fisiche iniziano ad incombere. Nellambito delle mura domestiche sono racchiusi tutti i loro ricordi oppure semplici oggetti che possono avere per loro un significato simbolico, che al di fuori cadrebbero nelloblio. In tale contesto sono convinto della necessit di attivare servizi ed interventi finalizzati ad offrire sostegno allanziano, valorizzando non solo la figura dellassistente familiare allo scopo di evitare un suo allontanamento dalla comunit a cui appartiene, ma incrementare anche le opportunit di integrazione nonch socializzazione, ad esempio frequentando centri diurni in cui svolgere attivit che diano loro la possibilit di liberare la creativit e la fantasia.

Dott. Dario De Prosperis

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Esecuzione penale esterna: detenzione senza sbarre


Si stima che sono circa 15.000 i detenuti che attualmente scontano una pena al di fuori delle mura carcerarie, questi sono i soggetti sottoposti allesecuzione penale esterna, ovvero, resi liberi ancor prima di iniziare e/o di terminare la propria pena. Un contingente di soggetti che prima dellapprovazione della legge sullIndulto (L.241/06), toccava le 44mila unit! AllUfficio Esecuzione Penale Esterna (85 Uffici presenti su tutto il territorio nazionale) sono demandati i compiti di sostegno-verifica e di coordinamento delle risorse individuali e territoriali, al fine di rendere fattivo il progetto individuale di recupero, ipotizzato per ogni individuo. E un settore molto specifico del Servizio Sociale che tende soprattutto alla costruzione di reti sociali a supporto dei soggetti incappati nel circuito penale e delle loro famiglie.Ci affinch il reo venga restituito alla societ civile nel miglior modo possibile. In effetti, il fine del reinserimento sociale quello di fare prevenzione, nellottica della riduzione degli aspetti recidivanti della devianza, sia in termini penali che di dipendenze, fattori, spesso interconnessi. Bench oggi si viva in un particolare momento storico, che orienta la societ civile verso bisogni di Sicurezza sociale, che si traduce in Giustizia Retributiva, non gi di inclusione sociale; eppure le Misure Alternative alla Detenzione assumono sempre pi contenuti diretti a rinsaldare il Patto di Cittadinanza, leso con la commissione dei reati. E in questa direzione che si muove la Giustizia Riparativa, che finalmente d spazio, anche se non ancora in maniera diretta, alla Vitttima del Reato, intesa soprattutto nelle vesti di societ civile. Ed questa una delle sfide maggiori dellesecuzione penale esterna, ovvero, dirimere i conflitti alla base della commissione dei reati, nellottica di agire sui cambiamenti, al fine di rilanciare nuove prospettive nel percorso di orientamento alla vita dei soggetti in esecuzione penale esterna!

D.ssa Mariantonia Vitulano Funzionario dellEsecuzione Penale dell U.E.P.E. di Palermo

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