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manca per chi ne dubiti per la speciale ragione che gli ufliciali del telegrafo sono astretti al segreto

per dovere del ministero loro in virtu di apposita disposizione di legge che li sottopone a punizioni se rivelino il contenrlto dei telegrammi. E questa osservazione fa nuovamente esitare sulla risoluzione del caso, poich la difficolt della divulgazione (la quale non pu accadere senza delitto altrui) pu nell' animo di taluno prevalere sulla materialit. del comunicato a due persone; e condurre ad escludere il titolo di diffamazione: laddove nel senso opposto puh riflettersi che la partecipazione a due esaurisce la nozione giuridica di questo pi grave reato. La gravit di questo problema tutta sta nel conflitto che pu sorgere fra la lettera del precetto e 10 spirito del medesimo.

Un altro problema ci presenta la specialit del telegramma; quello ci08 tendente a stabilire se il reato di ingiuria si consumi dove si spedisce il telegramma, oppure dove si riceve. Io ebbi un caso analogo che piacemi ricordare. Desideroso un tale di troncare una lite che contro lui erasi portata alla Cassazione di Milano si rec ad un uffizio telegrafico della provincia toscana; e l assumendo il nome del suo avversario all' avvocato di questo telegraf che lasciasse deserta la lite perch8 transatta. E la lite per siffatta frode rest deserta ed .il colpevole ottenne 1' intento suo. Processato poscia critninalmente si trovarono agevoli le condizioni del falso inst?*urnentaZe fatto incriminato Ma il prirn') nel

- 148 dubbio nasceva se il falso dovesse dirsi commesso in documento pubblico oppure privato; e questo fu sciolto nel senso del docuinento privato : lo clie conferma quanto ho detto di sopra. (S. 1777) in risposta al primo quesito. L'altro dubbio c a d e ~ a luogo sul della consumazione; ed era dulibio gravissimo, percli. in Milano retto dal codice Sardo il falso in documento privato incontrava la pena di sette anni di reclusione, laddove la relativa pena in Toscana non poteva eccedere i quattro anni di carcere. Fu deciso dalle camere tlelle accuse, clie il delitto si era consumato nella provincia toscana, cio allo uffizio mi1,tente e non all' uffizio ricevente il telegrainriia; e il Procuratore del r e non fece reclamo e la causa fu giudicata al t'ribunale correzionale di Lucca. Gin cile fu deciso ( a parer mio rettamente) nella ipotesi del falso crederei dovesse ugualmente decidersi nella ipotesi della ingiuria. Potrebbe pcrh trovarsi ragione di distinguere ;perch se il falso definitivamente consun~atotostocl-i0 fu fabbricalo il documento mendace, la ingiuria per lettera potrebbe dirsi non essere chc tentata finchr! la lettera non % giunta al destino suo: ed il dubbio ii-ii parrebbe assai grave.

Luogo - La solita considerazione che il nocuincnto della ingiuria si proporziona al numero delle persone dalle quali si ud, rende valutaliile come criterio misuratore del reato ogni circostanza per. la quale si accresca la potenzialit che da molti aia udita. E fra tali circostanze non poteva rimanere

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inosservato il lzrogo, il quale se sia pubblico rende appunto pii1 facile che l' oltraggio giunga a cognizione di molti; o cos aumentando quella potenzialiti accresce la quantit del reato, sebbene nello effettivo risultamento per una combinazione che in quello istante rendeva solitario anche il luogo pnbblico non ne conseguisse in realt 1' aumento del danno immediato. E qui mi cacle opportuno di avvertire i giovani sullo influsso pratico che esercitano nelle dottrine certe ragioni e certe distribuzioni. Se la circostanza aggravante del luogo pubblico seccamente si connettesse alla considerazione del danno immediato, vorrebbe la logica che 1' aggravante esulasse quando 1' accusato venisse a chinrire che sebbene il luogo fosse pubblico pure la ii~giui.ianon fa udita da alcuno. Ma cosl non B : e non lo e appunto per la diversa ragione anzidetta. Qui deve peraltro evitarsi la confusione tra la mancata potegzsa, e la mancata realtd. Niente toglie alla ytialifica del luogo la rnancata realt& se rimaneva la potenza. Ma quando invece mancava anche la potenza, perche ad un dato momento il luogo ordinariamente aperto al pubblico a lui fosse interdetto, allora sparisce la realta e la potenza, 0 il luogo si corisiclera come privato (i).
(1) Il tribunale di Nimes con [in giuclicato del 16 cleeerribre 1865 ha deciso che la sala in cui si tengono le riu-

nioni del cousiglio municipale non pu considerarsi coriie Iiiogo pubblico in quello intervallo di tempo durante il quale i membri dt:lia municipalit v i stanno riunili. Ha pure deciSO che 1' adunanza del consiglio niunicipale non 6 riuniolre 11ubblica : cosicchb la ingiuria profcrila in siffci,ittecircostanze

non pub considerarsi come qualificata. evidente che la ragione di ci sta negli ordinamenti municipali di Francia, pei quali interdetto al pubblico I' accesso nelle sale coniunali durante la riunione del municipio. Ma ci che notabile nella giurisprudenzii di Francia si 1! un cambiamento test avvenuto sul proposito della polenzirtlit. Una decisione della Corte di Cassazione del 29 decembre 1 8 6 5 ha stabilito clie la potenzialit che basta a costituire il convicio nelle ingiurie tcnuie in luogo pubblico possa essere esclusii dal giudice che dichiari in fiilto che nel luogo pubblico non vi era nessuno, e che cos nel caso concreto non esisteva la pubblicit neppure in polenta. Altro che vi fossero persone e a caso non abbiano udito; altro B che non vi fosse alcuno. Nel primo caso vi la potenza e basta all' ingiuria grave, nel secondo non vi neppure la potenza, e la ingiuria seniplice. Questo giudicato tanto pi notabile in quanto avversa la giurisprudenza precedente confermata da una decisione della stessa Corte suprema del 2 6 novembre 1864, e per la quale Ilr sola potenzialit dell' intervento era stato detto bastare a costituire la pubblicitb. Quest7 ullimo giudicato richiede invece 1' ntlunlilci. del17 intervento del pubblico, limitando la dottrina della potenzialil8 soltanto al17 udito. E identica massima sembra essersi di nuovo stabilita in Francia col decreto della Cassazione del 23 novembre 1871: 1II o r i n art. 9292.

Del resto questa circostanza del luogo subisce ancora in certe condizioni 1' influsso di un' altra considerazione tutta distinta, ed O quella (li uno speciale rispetto che debbasi a certi luoghi, laonde un oltraggio eseguito col oltre la offesa privata presentando una irriverenza al luogo che doveva pure rispettarsi, faccia sorgere una accessoria lesione (li

- 151 altri diritti. Per tal guisa le ingiurie commesse in chiesa o nel foro presentano una raddoppiata causa di aggravamento. Non solo la ingiuria commessa in simili luoghi offre quella potenzialit di danno maggiore che si ha in ogni altro luogo publ~lico;ma di pi ferisce ulteriormente un diritto universale. Il diritto cioB che hanno tutti i cittadini affinchk il tempio s 1' aula della giustizia non divengano teatro di scandalo.

Tanto 8 vera questa differenziale che nella vecchia pratica Toscana (1) non si us di qualificare come atroce la ingiuria per la sola circostanza che fosse proferita in luogo pzchblico; e neppure si accett in modo assoluto il precetto della leg. 7, S. 8, Ijf. de ifajuriis, che 1' atrocit ravvisa nel semplice cospetto del pretore. Ed invece si pun come atroce la ingiuria commessa nella chiesa o nel foro. Trovosi dichiarata atroce la ingiuria commessa nei teutvi per la ragione dell' accessorio disturbo alla pubblica tranquillit. In generale l' atrocit nacque nella pratica nostra dall' accessoria lesione di qualche ulteriore diritto; presso i romani si ebbe pure come pii1 grave la ingiuria commessa nei pubblici bagni.
(1) Quantunque nella pratica non si elevasse al grado di atroce la ingiuria per la sola circostanza della pubblicit del luogo, qiiest,a peralkro si teneva a calcolo come un' aggravante della ingiuria semplice quando di fatto vi fosse stata la presenza di parecchie persone : Fa r i n a C C i o quaest. 305, n. 289 hl e n o C li i o de aibitr. lib. 2, cas. 263, n. 24. 1 riguardo ai luighi isolatamente considerati in loro stefsi 1

non estendevasi indistintamente tra noi ad ogni localitii dove potesse avere accesso il pubblico: ma soltanto colpiva alcuni deierminati luoghi clie avevano una spec~ale desiinazione. I teatri erano guardali come meritevoli di questo hvore: P r u c l i m a n n vol. 2, con,?. 15, n. 147 Gomez (le deliclis cap. 6, n. 4 C h a r t a r i o de crin~inibtrs cap. 37, 11. 15, 16 H o t t o m a n n enltncint. 2. E la regola risale al testo nclla l. 9, $. 1, ff. dr injuriis. Quanlo a1 foro alcuni restrinsero 1' atrocit al solo caso della ingiuria proferila innanzi al pretore : Za u l o ad stntut. faventinzinr tona. 1 , lib. 4 , rlsbr. 24, n . G . Ma anche fuori della presenza del giudice tennesi come qualificata la ingiuria nel foro per la mera ragione del luogo. E clifatti la 1. 9, S. 1, ff. de injir13iis non distingue : IC l o k cons. 184, ?a. 3 A n t o n N a til e n o C h i o de t e o de crininibics lib. 47, t i l . 4, 11. G nriiitr. cns. 563 P o g g i elenlentn li6. 5, png. 79. Quanto ai bagni pubblici notevolissinia la cura speciale e la protezione clie ne ebbero gli antichi romani. A v r e n ~ o luogo di parlare di questa alla materia del fnrio c~uando tratteremo ($. 2179) dei fttises boincnrii. Quanio finalmente alle chiese la doltrina 1! comune; T l i c s a i i r u s dec. 222.1, n. 2 G i u l i a n i islit~izio?zi v o l . 2 , pug. 462 Ca r m i g n a n i elemcnla bj. 1017 ; il qunlc estende la qualiric;~iinche alle piazze scnza addurne perb alcun docuinenio. &la rioti bisogna confondere la calisiile pcl rispetto a1 luogo con la causale della pi probabile pubhlicit: procedendo sul riguardo di questa siirebbc itisulso distinguere fra l(\ piazze e le strade. La scuola fraricese infalli non hn distinto, e tiitle le qualifiche relative Iia riiinile sotto In formula luogo piibblico : ma quando veggo clie altre leggi tassiitivilmente designano il teatro, il fovo, e la clricsu come luogtii che rendono atroce la ingiuria, n e concludo che la disposizione speciale giuridicamente avversa la disposizioiic generale. Iri quanto poi alla giurisprudenza toscana era iricontrovertibile il principio che In sola circoSlan~il di E i l 0 f J ~ pubblico (salvi i iuogiii ecceziotiainiente

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privilegiali) noil bastava a rendere la ingiuria ii atroce, n& persegiiitabile a pubblica azione; Cassazio~edi PirenZE 19 gennaio 1841, re1atoi.c B 11 o n a r r o t i.

A molti parve che in ragione clel luogo dovesse ancora considerarsi come qualificata la ingiuria quanclo era coinmessa nel domicilio dell' ingiuriato : I1 a i*p p la e c li t dec. 5.3, ?t. 35. G i o j a (dell'ifaq i z ~ ~pug. 45) trov che li. statuti di Crema, Creic~ nlona e Perrara avevano contemplato siffatto caso aggravando la pena contro le ingiurie commesse nel domicilio dell' offeso e nelle sue adiacenze. Ma a me non arricle codesto pensiero, salvo cluando lo ingiuriante abbia invaso il domicilio altirii appositamente ,per offenderne l' abitatore. Ove ci non ricorre una strana confusione d' idee cercare 1' a : gra~fante domicilio dell' offeso, per il quale si nel diminuisce anzichS accrescersi la pubblicit della ingiuria. D' altronde tale regola cos genericamente stabilita, qualificherebbe tutti gli alterclii che con IhcilitA nascono tra persone che vivono sotto il meilcsiriio tetto; e questo B un assurdo.

Tctftyo- La circostauzs clel tempo si ricoagiunge con la circostanza del luogo. Il tempo in inodo assoluto noil pu essere cli per s abile a qualificare In ingiuria se non in quanto a certi pcriocli ilel giorno od a certe occasioni un dato luogo sia pii1 Ii'oquentato che cli ordinario : come la piazza in te~ii-

- 154 po di mercato, la strada in occasione di religiose funzioni, e simili. Anche per questa cagione del tempo siffattamente circostanziato trovasi nella pratica dichiarata la atrocit (2). Ma il tempo di per sB stesso non d ragione di aumento alla ingiuria, sia desso diurno o notturno. E di qui nasce occasione di ripetere ci6 che altra volta osservammo circa la inesattezza del metodo di fare nelle leggi penali una preambula enumerazione di circostanze aggravanti od attenuanti, generale e comune per tutti i delitti. Delle circostanze attenuanti ve ne possono essere senza dubbio di generali e comuni, come, a modo di esempio, le buone qualith morali dell' accusato ; ma pretendere che tutte sieno tali un pensiero al quale frequentemente non corrisponde la realt. Se ( a modo di esempio) si stabilisce che il tempo notturno sia sempre una circostanza aggravante dei malefizi, la disposizione trova tutta la ragionevolezza quando si applica al furto, ma non ne pu6 trovare nessuna quando si applichi alla ingiuria.
(1) C r e rii a n i d ~jure crini. vol. t , pag. 435 ' png. 487.

- Pu

C-

c i o ri i srrgylo

Persone - Le qualit personali dello ingiuriato possono agire sulla quantitb politica del reato come di??zheaentidella medesima, o possono agirvi come aggravanti: inoltre tali qualit possono essere guardate sotto un punto di vista assoluto, e sotto un punto di vista relativo. Agisce come circostanza diminziente ?+elativala qualitd personale dello ingiuriato

- 155 quando questi era in qualche modo sottoposto allo ingiuriante per rapporto di domesticit o di gerarchia: siffatta relazione far spesso nascere una causa esclusiva di ogni penale responsabilitii dove se ne possa dedurre 1' animo di correggere, del quale lio gi mostrato (S. 1755 e segg.) la importanza giuridica, e che pii1 facilmente si presumer quanclo sia il superiore quello che diresse parole oltraggianti al suo sottoposto. E qui notero che valutasi a questo proposito dagli scrittori anche la mera superiorit degli anni. Laonde lo S C h o p f f e r ( de &re .\.enuen pa9.s 2, nzenzbr. 3, cap. 4, n. 33) insegno che la ingiuria proferita da un vecchio- contro un giovine si presume fatta per animo di correggere, qui% senes Jzube~zturloco parenturn. Ma prescindendo anche da cotesto prominente risultato della relazione anzidetta, e supposto che 1' animo di correggere rimanga escluso, o che si ravvisi un eccesso nel modo, sar per sempre vero che la superiorit dov r i valutarsi come circostanza che attenua la quantit politica della ingiuria, perchb ne minora il danno mediato; pensandosi facilmente da ognuno che chi ha vilipeso un subalterno non farebbe forse altrettanto contro un suo pari; mentre per lo contrario chi ha vilipeso un suo maggiore d ragione di credere che pii1 facilmente vilipenderebbe un srio pari (1).
(1) Nel calcolo dei rapporti personali non trova- luogo la 9'iccl~e,xzndello ingiuriato : B o e h m e r o decisiones tom. 5, ptrrs 5 , decis. 807. V e lo trova per nella opinione di molli la qualiti di cerle professioni, come per esempio quella del rriedico; in ordine alla quale si ricorda la sentenza di E r a -

s m o honoris denegntio in caeteros benemetoilos ingruti-

iudo est,

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medicuni Onipieliis.

Dalle qualit personali dell' ingiuriato sorge una circostanza diminiente assoluta quando questi sia persona vilissima, o esercente mercirnonii disonesti, o per altra guisa notoriamente diamata (l). E evidente che qui si ripete 1' effetto che ho notato teste sril danno mediato, il quale se ne minora assai perchb ognuno pensa che so colui trascese ad insnltare persona abietta non avrebbe fatto altrettanto verso I~ersonameritevole di rispetto. I ginreconsulti romani spinsero tanto oltre la considerazione di questa circostanza che alla Z g 15, S. 15, fl de injt6~ii-s e. le diedero forza scriminatrice. E non solo ammisero simile effetto quando la vilt della persona ingiuriata era uera, ma eziandio quando per non irragionevoli cause era opkata dallo ingiuriante. E noto che pei romani l' ndsectatio e l' uppeZZc~f2oerano gravissime ingiurie se usate verso clonna onesta : riln se In rnatrona erasi fatta vedere in abito meretricio o di ancella, si considerava il fatto come meno reo (N). Non credo che negli odicrni costumi 11ossn in inodo assoluto insegnarsi che tacciando di meretrice una meretrice non si comuctta delitto, clicccli8 sia piaciuto d' insegnare all' TJ r s a y ti ( insbit. at*hi~. 2, tiE. D) e al R r i s s o n i o (seZio. Zt>ct.nntiquil. lib. 1, cnz. 4 ) ammenochb non possa dirsi che rnanc I' animo d' inginriarc perc11 altri fini osceni movessero all' atto. Ma indubitatamente il uialeficio S di minore gravith.

(1) Qriesta regola fu spinta forse troppo ollix. da co!oro clie la inassima acsoluio, qui fnnwnl tlun It(ibet ipsi non i y u r i i l fleg. 2 0 , C. ad leg. J I ~de adult. . 1. 15, S;. 1 5 , 6 (le injtlv'iis J applicarono ai tempi erisiiaili per esirnerc la ingiuria da ogni repressione. penale; come parve volersi dall' A n d e r m e r c l t de ilijttriis S. (i, puy. 2 0 Il a ;i r t <lisselst. de injurils S. 10. Ala che la vile condizione dell' ingiuriato sia circostanza che allep~eriscita quanti15 del delitto regola fondata sulla minorazione del danno n ~ c d i t ~ f o , e generalmente conseniila: A n Lo n P u t t e o de cl*in1i?iibt[.s li6. 47, lil. 4 , 11. 6 - C a r p z o v i o priiclica l ~ r i i ' s 2, q u i ~ t $1.04, n . 1 9 - F a r i n a c c i o qltttcst. 105, H . 1 7 6 - G o 111e z t1nr. resol. cap. 6 , n. 1 9 P a o l e l t i i ~ t s l i l uol. 1, . p i g . 194. Quali poi fossero le ragioni per le quali appo i Homani si avessero coine persone vili colorcs che servivano al tealro lo inseguii P a g e n s L e c k e r jus Pcgasiununa ccip. 5, pug. S. (2) 1 senso dell'r I P ~15, S. 15 porterebbe anzi a rilene1 . r e che assolulamente i romarii negassero nel proposto caso l'azione d' ingiurie, ed a m e persuade cotesta inielligenza quantunque la lettera del frainmento suoni il contrario. E siffallo pensiero arrise a n~ollissimi interpetri di gran polso, i quali non trovando logico nesso tra i due periodi di quel framnienlo supposero che la lezione ne rosse sbagliala, s suggerirono pi e cliverse eniendazioni del testo per coiidiii.lo a concludere la nesnzioue dclv m t i o injzcriarunz. Si vedano i n questo senso; J a u C h i u s de ncgntion. pag. 330 Voet ad pundect. lib, 48, Lit. 1 0 , S. 15 V o n clt obs. cap. 52, png. 124 P o t h i e r pccttdcct. lib. 4 S , lit. 1 0 , 12. 13 T i t i u s clispulatio 1 Br i s s o a i o selectne cr~itir/.ibilritcs lib. 1, cnp. 4 B g n c k e r s h o e c k obs, 4, 26 V:in I) o r p 06s. cap. 4 , pag. 52 1 e r a l d o 06s. cctp. 12; h 1 a Tltcs. Qtlow. loaz. 2, png. 1325.

hll'argornento dei criterii diminuenti che derivano dalla persona; clell' oreso si richiama il problema relativo al colasenso dello inginriato. Sulla applicazione alle materie penali del broccardo 212jU~ia no% fit volenti largamente dissertarono ( i ) i dottori. I n proposito del delitto d' ingiuria pii1 specialmente 1a questione si agit a causa della disponibilita del diritto. Lo S t r y lr i o ( de cccutelis contrnctzczc?~z sect. 2, cap. 6, fi. 17) la configur nella obbligazione assunta da un debitore di restituire il danaro ad un dato termine autorizzando il creditore a svillaneggiarlo, in caso di mora, con la tacia di ladro e d' infame ; e domandb se verificata la mora si fosse potuto punire come reo di contumelia il creditore che aveva esercitato quella facolt a lui concessa. singolare il modo con cui lo S t r y li i o scioglie tale questione: egli dice inattendibile il patto percliB inviterebbe a delinquere. Ma il sofisma B un nemico tanto insidioso che spesso inganna anche i dottissimi. Cos questo sommo giurista non si avvide della petizione di principio che si cela nella sua soluzione: si cerca se nella fatta ipotesi la ingiuria sia punibile, che quanto dire si cerca se sia deGEto, e lo S t r y k i o risponde che lo B perchk B delillo. Pare a me che la questione si debba sciogliere con la teorica della remissione. Trattandosi di reato che si estingue per la quietanza dell' offeso la unica forma che doveva darsi alla questione parini fosse questa : se la quietanza dell' offeso data prima della ingiuria abbia lo stesso valore della

quietanza data dopo. Ad ogni modo non pu controvertersi che in siffatti casi la quantit politica del reato si riduca ai minimi termini. Chi vorrebbe allarmarsi per una parola offensiva diretta contro uno che erasi per contratto obbligato a riceverla?
(1) Tratliirono questa elegante questione sotlo un punlo di vista generale: D e G d v e r e un injuria fio,! volenti B O e h m e r t dissert. volenti Ft injtcritr. Pi specialmene in proposito della ingiuria la esaminarono: V o g l e r de homicidio linyune $. 23 RI e i s t e r principia $. 147 R o o s e n d a e l dissert. de iiijur. et fnm. li6ell. $ 9 Boss i O tr,actat uarii, tit. de injltriis, n. 14 Lauterba Ch dissert. dispztt. 89, ~ h e sl. 5 P u t t m a il n elenlentn S. 401. Certo che in questa disputa, nella quale si molto andsio per la sottile, non parmi che la l . 1, S. 5, 6 de i-z~riis invochi rettamente da coloro che sostrmgono la punibiliii della ingiuria diretta contro il consenziente. Ivi si conteniplir 11 caso di una ingiuria fatta ad un figlio consensienle, P si dice che al padre competa pur sempre I' azione. nia queslii altro non se non la esplicazione dell;) nota Leorica della ingiuria indiretta. Quando la ingiuria fatta al figlio che ha consenlito riverbera sopra il padre che non vi ha consenlito, evidente cile il padre ha un' azione per la onla fiitla a s stesso, qzcia nostrum pudorevi pertingit (come dice U i p i an O ) ed a questa certamente non pu recare pregiudizio il consenso del figlio. Ma invece cotesto frummenlo pu appoggiare la opinione opposta percli U l p i a n o mentre d 1' azione al padre, la nega al figlio: plii ~ioniinenon cornpelit, quic-c nulla injurin eRt quuc i n uolentenz fint. Del resto tenendo fermo il pensiero alla regola che nell' animo di ingiuriare sta la essenzialiti della ingiuria, io noti saprei conrigurarmi la ipotesi di un animo di ingiuriare nella ingiiiria diretta contro il consenziente. Certamente se il consenso fu eslorto per frode la ingiuria sar punibile come se iivr consentilo

- 260 persona incapace cli consenso, pecch allora il consenso prestalo giuridicamente nullo.

Si fatta pure la questione se per le conclizioni della persona ingiuriata possa rendersi inamniissibile il concetto giuridico della ingiuria. V o g l e r (cili ?tonticldio lingz~aeg..22) esemplifica la cluestione nella ingiuria diretta contro il pazzo, e contro 1' infante; e desume la ragione di dubitare dail' osservazione che costoro non soffrono per l'oltraggio dolore morale, e non possono scapitare nella riputazione. Ammette peraltro 1% possibilit della ingiuria in certe specialit. La quale pii recisamente si afferma da B o e h n1 e r o (elemefzta sect. 2, S. 9 l) e dal I i o clc (.ilzsEit. S. 373). E davvero una tale questiono pu clifficilmente proporsi, tranne i11 circostanze eccezionali; male sal~endoimmaginarsi in simili termini I' animo d' ingiuriare. Si presta alla ipotesi il coi~cettodi recare mediante la ingiuria un danno palrimoniale ( come se si tacciasse di bustarclo un inrante o un demente per dissuadere il suo congiunto dallo istituirlo erede) e dove ci ricorra non arvi ragione per negare la politica inputabilit8, essendochb la inconsapevolezza dell' offeso non sia motivo di non proteggere i suoi diritti, per i principii generali che altrove ( . 48 ) espotiemrno. E neppure ci sembra clie tale inconsapevolezza possa tenersi a calcolo come criterio diminuente la quantittl politica del malefizio. Anzi pu dirsi che da colui clie brutalmente scese ad insultare un essere irresponsabile puo apprendersi

- 161 come pi facile lo insulto contro persona che per, essere nella pienezza dello intelletto pu avergliene dato cagione. SicchB, prescindendo dallo jnflusso cl-ie tali condizioni personali dello ingiuriato possono avere sulla ricerca dell' anignzes injzzcrz'a?zdi, le inedesime per loro propria virti non mi sembrano valutabili come criterii misuratori.

Sorge dalle qualit personali dello ingiuriato una circostanza aggrauurate r'elutivcl, quando esso stia verso lo ingiuriante in una situazione rovescia cli quella notata di sopra. Vale a dire che la persona ingiuriata goda un titolo di superioriti domestica o gerarchica sopra l' offensore, come il padre verso il figlio, lo zio verso il nepote, o l'impiegato superiore verso l'inferiore. Anzi questa idea si spinse dai pratici fino al punto che coltivando cluell' aureo dettato delle sacre pagine corurn cat2o capite cmszwge, insegnarono che la ingiuria .lanciata da nn giovine contro un vecchio sempre dovesse punirsi come nt9-oce (1) e tale non fosse se proferita da un vecchio contro 1' altro vecchio; lo che pone in chiaro risalto la indole relativa di questa aggravante. La ragione della medesima non 6 gi nell' aumento di danno immediato, ma unicamente nello influsso che esercita sul danno mediato il pensiero che chi ingiuria un suo inaggiore molto pii'i sara pronto ad insultare un eguale; perloch si accresce la forza morale oggettiva del delitto, e cos la sua quantit& politica.

- 162 tuz. uol. 2 , pag. 46"L

(1) C a r m i g n a n i elen~entaS. 1017 G i u l i a n i isliB u o n f n n t i mnnztale png. 326. La qualifica ?~elativadesunta dalla inferiorit gerarchica del1' otfensore fu notata da C r a m e r observationum, vol. 5, obser. 890. Fu pure coniurie fra i pratici la dottrina che in ragione dei rapporti personali si punisse come atroce la ingiuria diretta da un ebreo contro un cristiano e coine senlplice quella diretta da un cristiano coiitro un ebreo: R e c li de jurib. Judeor. cap. 13, S. 3 T h i e I principia jurisprucle~itiaejudabae, pars specinlis, lib. 3 , membr. 1, l i [ . 2, 5. 258.

Le qualit personali dell' offeso presentano una circostanza aggvavante assoluta della ingiuria quando esso sia tale che da ogni cittadino per la posizione che cuopre gli si debba rispetto. In tali condizioni sono i sacerdoti ed i publslici ufficiali, e fra questi particolarmente i Magistrati (I) che si ritennero meritevoli di pi energica protezione. Di questa aggravante fu fatto dalla pratica ed anche dalle osservanze giudiciali toscane un uso larghissimo nel senso del rigore. Prevalse lo insegnamento di quei dottori che ogni ingiuria commessa contro un im piegato qualunque dichiaravano atroce (2) e per conseguenza pnnibile sempre col carcere e perseguitabile ad azione pubblica e non quietanzabile. La esperienza mostro quanto fosse esorbitante cotesta inassima, poichb si videro nomini rispettabili condannati alla prigionia perchk alle vessazioni inurbnne di qualche gabelliere, o facchino od infinio manuale di un uffizio, si erano permessi dei rimproveri poco misurati. Che si valuti l'audacia maggiore

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di un insolente, e si stenda protezione speciale rerso persone pi degne, B ben giusto; ma prodigare una cieca protezione verso tutti i manuali solo perch impiegati del governo, un resto. di quella tradizione aristocratica che considerava come recata al signore la ingiuria fatta alla sua livrea. In faccia alla civilt odierna ed al progresso della scienza non poteva una esorbitanza simile mantenersi in vigore. E difatti oggimai si & reietto da tutte le baone legislazioni il pensiero di riconoscere nella sola qualit d' impiegato la cagiono aggravante; essendosi questa tolta via per gl' impiegati di un ordine inferiore, e serbata soltanto ai pubblici ufficiali ed ai sacerdoti.

(1) In Francia si elev la questione s e per il fine di qualificare le ingiurie i Deputati alle Camere dovessero considerarsi come Jlagislrati, ma i tribunali si pronunziarono costantemente per la negativa: Corte di Cassazione 20 otlobre i820. Lo che dette occasione ad uno speciale piwvvedimento nella legge del 25 marzo 1822. S elev pure la i questione se dovesse applicarsi la qualifica alle ingiurie direlle contro un pubblico ufficiale che non avesse ancora prestato il giuramento riciiiesto al suo uffizio quantunque di fatto ne avesse inlrapreso lo esercizio, e la Corte di Cassazione di Francia il 26 giugno 1851, e di nuovo il 5 aprile 1860 stabil 1' affermativa. Viva questione pure si impegnata circa le ingiurie dirette contro i pubblici ufficiali mentre non erano rivestiti delle proprie divise. La Cassazione di Francia ha ritenuto la qualifica rnalgrado tale circostanza il 5 settetiibre 1812, e il 26 marzo 1813, a condizione per che siil provato avere lo ingiuriante conosciuto la qualit dell'offeso. Si pure dicliiarato il concorso della qiialifica nella ingiuriri

commessa contro il soldato, meulre era in fazione mililare: M o r i n a r t . 8678. (2) L e y s e r n ~ e d i t .spec. 560, mcd. 20 A r in e l l i n i istituzioni tal. 4, pag. 76 H a r p p r ecli t cxercitcit. 66. in quanto alle ingiurie dirette conlro i p e r i l i giudicicrli a vedersi DI o r i n ,~ourtzai rle d r o i t criminrl r i ~ t . 7999 el ctrt. 8945. La Corte di Cassazione di Palermo con decreto del 2 ninggio 1865 ha deciso che lo st:ihilire se una ingiuria abbia o no i caratteri di atroce un definilo di legge e non di fiitto. Perci ai giurati non pu proporsi le questione sulll alrocit della ingiuria, ma soltanto devono interrogarsi sulle condizioni materiuli della niedesima, iiffincli i giudici clel diritto possano poscia conoscere se concorse O no I' atrocit. Quanlo sono oscillanli i giudizi umani ! Mentre in Palermo si decicleva cos nel 1965, il D e C:) m p s pubblicava in Belgio la stia critica ilell' ultimo progetto di codice penale; ove fra molli altri nuovissimi pensieri, figurava pur questo, che tutie le questioni d' ingruria douessero deferirsi ai giiirali perchb gli uomini del luogo conoscono il significato in cui la parola ivi si adopera e s' intende, e sono in grado di apprezzarne la importanza e la gravit meglio di magistrati venuti forse da loiitaiie provincie. Il dubbio se uliil queskione sia di puro fatto, o di puro dirilio sempre gravissimo; ed in molli casi dove il Litlo mislo al diritlo assolutamente indefinibile. Si grida e si grida clie a i giurati vogliono proporsi sollanto questioni di p l i ~ ofatto. i\!n in realt secondo quello clie vengo praticarsi Bnqti io rion mi persuado clie ci questo grido risponda senipre l i veritii. Se 1: a l r o c i l d non 2? una nozione morale ma una vera iiozionc giuridica, couie pu nKerinarsi sul serio che non sia iiua nozioiie giuritlicn 1' incesto, l i premcdiLazione, la ingiuria strssa che pur coinl~lelala sua nozione noti dalla sola niatcriulilti delli1 parola oltraggiosa nin (conie Iio sopra niostrato nella ispezione del1' a?iDtoJ da clefiiiizioni e limitazioni meditate dalla scieiizii c in~plicit:tnienlc adottale dai codici? A ine pare iiella mia

tenuit che siahi ancora molto addietro dal raggiuriscre I' timo vero in questo torbidissimo punto.

111-

Ristretta 1' aggravante alle sole persone pubbliche di un ordine superiore, come magistrati, sacerdoti, e pubblici ufficiali, sorge allora un' altra divergenza sulla costanza od eccezionalit di tale aggravante. Tre infatti sono le formule alle quali possono ridursi le dissonanti opinioni dei dottori. Alcuni indistintamente sostennero che la ingiuria diretta contro tali persone avesse la ragione della sua qualifica nel rispetto dovuto allo individuo perchb rivestito di quel carattere di dignit; e cos qualificarono la ingiuria ancorchb prodotta da cagioni private (i). Altri pensarono invece che il sacerdote ed il pubblico ufficiale in quanto agivano come privati individui dovessero tenersi. uguali acl ogni altro cittadino, e la offesa diri?itta contro di loro si qualificasse allora soltanto quando era avvenuta o h?*unta lo esercizio della funzione o a causa della ftinzione esercitata o da esercitarsi ; dzwurizte ofiicio, ve1 extra oflciuzcsn sed conterinplutione o@&i (2): cosicchb la qualifica avesse la ragione sua nell' insulto fatto all' ufficio e non nell' insulto fatto al1' individuo. Altri finalmente adottarono una regola ecclettica : vollero sempre qualificata la ingiuria cominessa contro il sacerdote o contro il pubblico ufficiale; ma la qualifica considerarono come piu leg@era se non aveva connessione con lo ufficio, e come pih-grave quando all' ufficio si connetleva o in ragione del tonipo o in ragione tiella causa ( ) 3.

?a. 9 B e rl i c h i o 1 a r p p r e C b t nella 1

(1) M a t t h a e u e t S n n z de ve cri~itiiauli conlrov. 75, pnrs 5, concl. 61, n. 6 et 7. Vedasi dissertazione speciale de i n j u l ' i ~ ~1 t f ~ 9 g i s t ~ a t u iillata ; ejtcs Dissertationes ncaden~icaevol. 2, in disput. 66 i3 e 1.g e r o pl~ilocaliaj u r i s puy, 388 P r at o 9.espotu. 17. s (2) Illen o c h i o de nrbitr. lib. 2, cas. 263, 18. 11 e t H e t.scqq. P u C c i o n i commento vol. 4, pug. 761 t i u s cojzsilia et responsa tonz. 2, dec. 375, n. 2 C aCa r p zo v i o h a l l o ~csululiones crins. cas. 128, n. l prncticn nova, p u ~ s 2, quaest. 100, observrnt. 1, n. 5 31 e v i o decisiones, pnrs 9, dec. 4 B u s s i o tractattcs, t i t . de iniur. n. 38 B e r g e r o pavs 1, respons. 179, n. 1 L e y s e t. medit. in pcindect. spec. 565, nzed. 11. (3) C a r p z o v i o j u ~ i s p r u d e n t i a pars 4, constit. 45, d i 1 / : 2, n. 5 ; il quale non contradice a quanto i n s e g a nella prcictica, al punto citato nella precedente nota, perch qui tassalivamenle la discorre secondo il gius elettorale sassonico. Gr a n t i o de clefensione r e o r u m cap. 4, membr. 1, scct. 4, n. "26 et seqq. congiunto a quello che avverte al ccrp. 7, m e m b ~ 2, n. 41. .

Modernamente ha prevalso la seconda di queste opinioni: e pi specialmente il codice Toscano ha avuto riguardo alla connessione della ingiuria con 1" ufficio, e lasciando da parte per cotesto caso la nomenclatura di atrocit ne ha formato un' aggravante speciale subordinata pero a certi limiti ed a certe condizioni. Si. sono guardati certi .?imiti dettando speciali protezioni verso alcuni impiegati che siedono in grado pi eminente e nulla curando degli altri: e precisamente si sono protetti (codicc! Toscano arti-

colo 369) quei soli impiegati che per le funzioni loro si considerano come pubblici zcflciali (i),e ( art. 140)
i

sacerdoti.

(1) La determinazione dei caratteri che distinguono il pubblico ufficiale stata mai sempre importalite nelle varie legislazioni: ma lo B divenuta ancora pi in faccia ai inoderni provvedimenti liberali che ammettendo nel popolo il sindacato delle operazioni degli ageuti governativi hanno proclamato la impunit della ingiuria diretta contro pubblici ufleiali per mezzo di scrilti purcli contenente rimprovero di fatti veri. A questo fine si disput se fosse pubblico funzionario un perito yizidieiale eletto in un processo criminale : h1 o r i n art. 9028. Si disput se fosse pubblico uficiale un sacerdote: Mori n art. 9330 et note. Su questo argomento I' avvocato L u i gi S a r t o r i o ha pubblicato una mouogra6a nel 1872 in Palermo col titolo esami i n oruine ui reati d i stampa: la quale bench fatta i~ltzcilrc propriae defe)zsioitis resta per un libro utile agli studiosi per le dotlrine che raccoglie intorno alle dieci principali queslioni che egli tratta in materia di ingiuria. Ivi al sesto esame sostiene la tesi che ai fini suddett,i un sacerdote addetto al servizio della parrocchia debba riguardarsi come funzionario pubblico. Questo lavoro ebbe plauso dal giudicalo della Corte di Appello di Palermo del 1 agosto 1872.

S sono poi apposte certe co~aciZxio?zi disponendo che anche le ingiurie contro i sacerdoti o i pubblici ufflciali si abbiano come qualificate allora soltanto quando siano state inferite loro mentre erano nello ese?*cizio delle loro funzioni, o a causa di quello esercizio. In sostanza si venne a negare la protezione pii) energica al? individuo per h sola acciden-

talith del!' ufficio, e la protezione si accord soltanto all' ufficio quando f ~ s s ostato offeso nello indiciduo. E 1' ufficio si ritenne offeso nello inclivicluo cpanclo 1' oltraggio erasi recato allo ufficiale anche per cagione privata mentre sedeva (2) in uffizio, oppure anche quando col non secleva, ma fu mossa da cagioni relative all' uffizio. Non 1' individuo che si protegge con la pena pi severa, e con azione pi larga. Si protegge il diritto universale residente in tutti i consociati che si tenga in rispetto la dignit dcll'uffizio. Quando il sacerdote o i1 magistrato sono nell' attualiti dello esercizio non pu avvenire mai che si rechi loro un affronto senza che in questo concorra l' oltraggio al sacerdozio o allo impiego, percllb naturalmente la, ingiuria, quantunque procedente da causa individuale e diretta a solo dispregio dello individuo come individuo, viene a profanare od a disturbare la, funzione che si esercitava e nel libero adempimento della quale possono avere interesse un numero indefinito di cittadini. Da codesto interesse nasce sponianeo l'aumento clalla quantit . del reato, e la convenienza cli non tener conto del perdono dell' offeso; perchb assumendo il delitto la indole di complesso, 1' offeso pu rinunziare efficacemente in quanto alla lesione del diritto proprio, e non in quanto alla lesione clel diritto altrui.
(1) La ipotesi della ingiuria recata al magistrato nienlre siedc i n uf)icio eccil 1 t i speciale questione se il magistrato passivo di simile oltraggio polesse egli metlesinao giudicare del reato ed infliggere la pena al proprio oiTensore. Esaminarono questo dubbio: P r a t i m q . 17 L a p e y rer e dc'cisions ?totnDles let. T, n. 55 C a l d e r o decisio-

- 168 nes Cnth~lonine, decis. 60;e i giureconsulli Tuhingensi nei Responsn Tubingensia vol. 2, v-espoils. 71. Pare che fra i
pratici prev;ilesse una distinzione: o la ingiuria fatta al magistrato sedetite in tribunale ebbe una cagione privula, ed il magistrato ofi'eso non pu giudicarne serizn farsi giudice in causa propria : O ebbe caiisa dallo stesso uficio che egli esercitava, e pub irnrnediatarnente giudicarne egli medesimo. E questa la soluzione che si propugna da B o n f i n o in bun-

ninie?ata cnp. 4 5 , n. 5 .

Ma quando il sacerdote o il pubblico ufficiale non sono propriamente nell' attualit speciale del loro ministero, pretendere che cluaisiasi ingiuria diretta contro di loro come individui debba ritenersi qualificata, punirsi col carcere, e perseguitarsi a pubblica azione, non pu6 avere altra base tranne la presunzione arbitraria dello esercizio continuo ; nella quale presunzione si confonde la potenza dello esercizio con lo esercizio attuale. E vero che i romani sembra accogliessero siffatto pensiero, poichb il frammento 7 S. 8,G de ienju~~iis dichiara atroce la ingiuria contro il magistrato senza distinguere so in essa fosse stata connessione o no con 1' uffizio: ma da avvertire che in Roma pot8 aversi di ci una ragione speciale, essendo l costnmanza (11) che i magistrati incedessero per la citt costantemente fregiati delle divise dell' rifficio loro o di abiti speciali, di guisa che 1' ufficio era in certo modo sempre inirilanente sulla persona, e cosi poteva contemperarsi il rigore della regola ad una sembianza (li verit (2). Ma oggidi, come 110 detto, non si riconosce la rlrialifica nelle ingiurie commesse contro il

- 170 pubblico funzionario od il sacerdote fuori dell' attualit dell' uffizio, qualunque sia 1' abito che egli rivesta; se non quando la ingiuria stessa si connetta altrimenti con 1' uffizio medesimo, perch abbia avuto causa da una relativa funzione o esercitata o da esercitarsi.
(1) L' uso che i giudici Professori e Dotlori incedessero per le Citt continuamente abbigliati in toga e con i distiritivi delle funzioni loro, si protrasse in Italia oltre al niedio evo, e fino ai tempi di Galileo: ed lo stesso Galileo ( n e l suo capilolo in biasimo della toga) che accenna il motivo pel quale dovette abbandonarsi siffatta consuetudiiie : G il l il e o Opere, Edizione Fiorentina del 1856, vol. 15,png. 296. (2) 1 romani ebbero una cura speciale degli abiti che venivano regolati con apposite leggi. L'abito servile, I' abito patrizio, 1' abito senatorio, I' abito tribunizio, I' abito verginale, l'abito meretricio, 1' abito rriatronale, 1' abito luttuario, 1' abito trionfale, ed altri molti, erano tutti oggetto di speciali repolanienti. Vedasi A l e s s a n d r o dicruva genialium liD. 5, c ~ p .18, pag. 716 ; ct i66' T i r a q u e l l o itc seniestric~, Lugduni, 1651, pcrg, 531 D e m p s t e r od Rosinunb ( i n tiquitnt. rowan. lib. l ,crip. 31, pug. 424, et scqq. i S t u C ti (inliquitab. conuivializ~tnpmg. 1 2 5 G u t ti e r d e oficiia domus augustue pag. 542 S t r y li i o disserlal. de j u r e uestiario cap. 8 , n. 32. La questione relativa allo effelto giuridico che sulla imputazione ci' ingiuria per esercizio di funzioni pubbliche sviluppa la irregolaritci degli atti ai quali procedeva il pubblico ufficiale, non vuole essere posta nei termini di scusa ud un delillo del quale si riconoscono gli estremi. La questione vuol essere posta nei ben diversi termini se In irregolaril dell' atto cscluda g l i estrcvii del delitto in quanto che un alto irregolare non un eserci,xio 11; f'ui8,-ione. In queslo senso la scusa bisogna ammetterla ; e lo fu anche nelle giurisprudenze pi rigorose: Corte di

- L71 Cassazione di Francia 2 6 niarzo 1852: vedasi il giudicalo della Corte di Cacsazione di Niipoli in questo seiiso emanato il 10 luglio 1872, ericordato nel giornale dell:A~~v. Jlorbio[troppo Pio preslo cessato) che aveva per titolo Rivistn dei Dibrrltimenli, n pay. 465. Ma come si egli potuto da lato a questa conclusione logicamente irrecusabile negare la scusa della provocazione in questa sorta d' iiigiuria ? A me pare che corra lo stesso ragionamento. Quando io insulto un pubblico uficiale che per il primo ni' ingiuria (cio commette un delitto) io non attacco la persona dell' ufficiale ma quella di un colpevole; non reagisco contro un esercizio di ufficio, ma contro un abuso di ufficio. Soltanto seguitando l' autorit della Corte di Cassazione di Torino ( 5 marzo '1866) potr distinguersi fra la ingiuria che tendeva ad impedire l' atto illesittimo e resistere ad un arbitrio del pubblico ufficiale; e la ingiuria che ebbe il ben diverso fine di usare villania contro il pubblico ufficiale, ed attaccarne 1' onore. In questo secondo caso la ioteozione maligna manterr la punihilil; ma nel primo caso noli vi sar che lo esercizio legittimo della tutela dei propri diritti ; e cos la provocazione desunla dalla illegittimit dell' atto sar una dirimente iiel primo caso, e dovr valutarsi solo come minorante nel secondo caso.

E qui vuolsi avvertire che siffatta connessione deve essere quella di causa; n basta quella di serriplice occasiosae (1) che 13 ben diversa. Lo che per la pih breve mostrer con due esempi che vidi in pratica. Un parroco mentre benediva una casa nella ricorrenza pasquale fermossi nello scrittojo del padrone a fiutare in alcune carte che stavano cola: il padrone lo riseppe, e mosso a collera lo fer con parole di vilipendio per quel suo contegno da esploratore. Un altro a chi lo richiedeva di un ufficio
'

del suo ministero rispose con modi grossolani e ne ebbe taccia d incivile. In ambo i casi i dolenti pre' tendevano che la ingiuria ai termini del codice Toscano fosse qualificata perchb commessa a causa dell' esercizio delle funzioni sacerdotali. Ma il Tribunale ili prima istanza nel primo caso e la Corte di Cassazione di Firenze nel secondo (2) decisero clie quelle ingiurie non poteva dirsi avere avuto cazcsa dalle frinzioni sacerdotali, quantunque gli atti che avevano eccitato a proferirle fossero stati posti in essere dal sacerdote nello esercizio del suo ministero, perchb gli atti medesimi essendo estranei alla funzione sacerdotale, questa era stata occasione ma non causa delle ingiurie medesime.
(1) In termini il L e y s e r fmedit. i n Pandectas speciw e n 546, medit. 4 ) ricorda un giudicalo ilella facolt di Vittemberga, il quale decise non essere perseguitabile a pubblica azione la ingiuria diretta contro un cancelliere al quale si era rinfacciata la falsificazione di un processo; e , p e r la ragione che tale ingiuria quantunque fosse occusione o f f ~ i i non erut vero intttitu uflcii, non avendo l' offeso inoltrata querela, giudic non potersi procedere criminalmente. (2) Vedasi la mia teorica della ingiuria qualificrtbn pubblicata fra i miei opuscoli, vol. 3, n. 41. Qiiesto concetto si espresso diversamente dai diversi le,~islalori.Il codice TOscano ( art. 360 e 140) usa la formula per relazione alle fuuzioni. Il codice hlodenese ( a r t . 110, S. 3 ) usava la formula in odio dcl curaltere ecclesiastico, la quale per nltrii via ribadiva il concetto che la causi1 di ingiuriare deve cssere nell' ufiicio sacerdolale' e non in altro qualsiasi atto clie il sacrrdote abbia posto in essere duranle un esercizio (li sua funzione ma indipendentrmente da quella. In questi tcrrilini potrh sorgere la qualifica del 2i60g0 s e era sacro;

potr sorgere la qualifica del tempo se la ingiuria avvenne durante 1' esercizio ; ma quando la ingiuria contro i l sacerdote od altro pubblico funzionario avtreuga posteriormente a causa di un atto che quello abbia posto in essere durante la funzione ma estraneo alla medesima, non potr aversi qualifica nessuna, e molto meno quella speciale della pcrsonct; percli non B alla persona privilegiata ma all' individuo che si dirige la ingiuria, e quesli come individuo non ha diriiii uiaggiori di ogni altro concittaditio. Pi chiara era la locuzione del codice Parmense ( art. 291 ) e del codice Sardo (art. 255, 2 0 0 ) calisu delin fiutzione. La idea di impriiuere una dignit perpetua a certi iudividiii per ragione del1' uficio loro, siccli in qualunque luogo e per quiilsivoglia occasione vengano ingiuriati il delitto sia sempre qualificalo, i? una abbia di vecclii dispotisilii; e s e qualche giuristn la volle insegnare in un modo assoluto, coirie fece, a modo di esempio, l' H a r p p r e c h t finstit. lib. 1, tit. 5, pclg. 04, ?t. 23) che volle estenderla a tutti i doliori, certameole non 1i;i trionfato nella pratica odierna. Questa veril si O recisamente insegnata dal chiarissimo prof. Francesco A r a h i a f principii del dirillo penole vol. 3, pag. 6 5 ) il quiile proposLosi il dubbio se possa mai considerarsi coine quaiificalii la ingiuria einessa contro un magislrato che abbia per il priino lxovocato 1' ingiuriante, cos si esprinie ; d c~vidctzle non che vi sarebbe luogo ad applicare questo articolo, poiel16 esso ~ieibiedep e r estremo essenziale che la iugiuria o la niinucciu abbi p e r c,monis 1(c fu~izionedcl ?ngistrato; onde iion polcndo ntni supporsi clie questi filccict 2112 cctto delle sue fu~izioitiquctndo provoca .cturc ingiurin, mancherebbe l' eslrrcno p i d ir~zportanlcvolulo dnC legicltrlore: e ricorda clie se la legge debilamente concede alla nobile divisa unil protezione pi energica, lo abusariie per ccrinprorriettere i privati per parte loro sovercbiera e vili. Tale insegnanieiilo emanalo rla uiio esimio giureconsulto e Procuratorr del Re deve fare avvertiti i pubblici uficiiili n dare i primi 1' eseriipio di moderazione iiello loro liarole e nci 101-0atti.

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Con liberale prudenza il codice Badese al S. 298 adegu completamente nella pena la ingiuria commessa dal privato contro il pubblico ufficiale e quella conimessa dal pubblico ufficiale contro il privato, dichiarandole entrambo qualificate. noto quanto si disputasse in Francia in proposito di questa qualifica nella occasione della riforma fatta nell' anno 1863: vednsi su ci P e l l e r i n commentaire de la loi des 18 uvril: l5 mai 1865,pag. 109, 130 : e B L a n C h e qufllrime elude , p ~ g .106 et sztiv.: ma qui unicaniente giovi notare che da quella riforma I' aggravante che per lo innanzi era rislretla ai soli titolari venne a buona ragione reriduta COmune ancora ai giurati. Molti furono i punli corretti nel1' arl. 222 del vecchio codice penale da quesia riforma. Meritevole di osservazione quella che cadde sulla materinlith. Il vecchio arlicolo contemplava gli oltraggi fatti sii hliigistrnti con parole: quindi si dubit s e cadessero sollo quell'arlicolo le ingiurie scrilte. La Corte di Cnssazione aveva pi volte deciso clie la parola scritta era pur senipre una p a r o l a : e coi decreti 8 settembre 1837;2 giugno 1838; e 21 settembre 1838 aveva pariticalo i due casi. IIJa questa giurisprudenza fu rovesciata 1' 1 febbrnjo 1850 dallo stessi] Corte 1 di Cassazione in Cainere riunite, che stabil non essere oltraggio con parole quello contenuto in una lettera direita al giudice ol'eso. Xuova confernia della distinzione fra ingiuria orale e ingiuria scriltn dette quella Corte Suprema I ' S maggio 1856. La vecchia giurisprudenza aveva obbedilo allo v i r i t o della legpe; la nuova aderiva strettamente alla letlera. riforma del 1865 sanzion espressamenie la perificazione.

Pu nascere il dubbio a questo proposito intorno alla specialit di una ingiuria inferita ad un magistrato ~ o s deposituliil oflaciurn ma a causa di una t frinzione gi da lui esercitata, e il dubbio pu de-

rirare da questo che nell' attzcalitu la persona offesa non che un privato. Ma il dubbio si dilegua a chiunque rifletta che la protezione speciale non si accorda qui allo individzto, ma al pzcbblico uficio; e questo pu ferirsi anche quando per cagione di un atto ad esso inerente il funzionario si offenda dopo essersi restituito alla vita privata; ed anche allora se ne commuovono i magistrati che stanno in attualit di servizio per timore che a danno loro possa arvenire altrettanto quando avranno dimessa la carica; e ci li rende pii1 timidi nello esercitarla. Non vi dunque ragione di distinguere,

Fra le qualith personali clell' offeso che aumen' tano il reato d ingiuria avvene urla specialmente notabile in, quella di sovrano. La importanza di codesta qualit ora si esagerb fino allo estremo desumendone il titolo di maest (1):ora si. disprezz affatto per magnanimit di Principi, come nella celebre leg. un. C. si quis imperatori mabdiserit, e nel codice Leopoldino del 22 novembre 1786, articolo 62 e 63: ora si consider con moderate proporzioni. Ma poichb questa specialit richiama ad un altro ordine d'idee che hanno la loro sede nei delitti sociali, cos ne serberemo la trattativa a codesto luogo, e precisamente alla classe dei reati contro la vita politica clello stato; con la quale (piacendo a Dio) chiuderemo il presente lavoro.
(1) Possono intanto vedersi s u questa specialit J O n f e dclicti.? conlrn rempi4blic. vol. 2, quacst. 2, pcig. 29

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A n g e l o de delihis pnrs 1, clip. 83 N a t t a cons. 595 &la s c a i. d o concl. 462 D e C i u n o traclalus crimifinlis lib. 7 , cap. 29, 1.1. 10 - K l o c k iib. 5, cons. 192 P i s t o r observutioites sinyulures observ. 187 - H e r t i u s Iiesponsa tom. 1 , cons. 497 T u l l i R g h ad lcyenl JIAliarn majestatis pag. 16 V a n R i e m s c y k de crttninine

lesae mcrjestalis crrp. 2.

Resta solo da avvertirsi a questo luogo una specialit relativa all' aumento di quantit riconosciuto nella cdntinuazione. La continuazione, della quale (S. 524 e 528) gi conoscemmo (sotto un punto di vista generale comune a tutti i malefizi) come essa sia da tenersi in conto di minorante la imputazione ed aggravante la pena, non trova sempre i suoi termini abili nella presente classe di malefizi. Esigendosi come criterio essenziale della diffamazione la comtrnicazione fatta a dae o p& persone, e 1s divulgazione nel libello fjmoso, bisogna guardarsi dal tornare a considerare come criterio misuratore quello che gi si Q valutato come criterio essenziale, ciob la moltiplicit delle azioni: poichB con ci6 si verrebbe all'assurcio di duplicare la imputazione per la identica circostanza. Io gi non dico cile la continuazione non possa aver luogo in questo genero di reati: dico soltanto che non bisogna nella ripetizione degli atti trovarc una ragione di aninento quando la moltiplicit degli atti gi si valutata come ragione costitutiva del pi grave titolo (.l).
(1)Vedasi Sa r t o'r i o esami oui reuti di stnnlpu, esatirr pvM)to, Palertno 1872.

C A P I T O L O V.

Trzflusso della verit szcl convicio.

Stimo opportuno destinare un capitolo a parte a questo problema perch la veril del convicio pu volersi considerare, o come influente siii criterii essenziali della ingiuria, o corne influente sui criterii iinisus*atori della medesima, o non tenersi in conto nessuno, seconcloch per la verit del rinfaccio o piaccia togliere del tutto ogni riiiiprovero, o modificarlo soltanto, o niente valutarlo (1). E la specialit della trattazione viene anche consigliata dalla gravita dell' argomento, e ilalla, fluttuaiiza relativa delle opinioni. La quale fluttuanza, che condusse legislatori e scrittori a dei sistemi dianietralmente opposti ( che si fiqazionaronoe si moltiplicarono senza misura) B da ascriversi a doppia cagione. La prima causa se ne trova nella diversit degli ordinamenti politici, i quali quanto piG sono liberi tanto pi permettono il predominio del senso morale nel tempo stesso che fanno sorgere un nuovo ordine di bisogni politici, i quali coadiuvati da quello portano a declinare dal rigore giuridico, e dare nei nella irnl~utazione congrui casi uil valore alla v~ritci della ingiuria; laddove quanto meno sono liberi tanto piu conducono alla stretta adereuza al rigore giuridico, L'altra cagione di tale fluttuanza ( che in ultima analisi iie la pi radicale) sta appunto nello antagonismo sorto in codesta ricerca tra il senso VOL. I:I. 12

- 178 morale ed il rigore del diritto. In faccia al primo spontaneo il pensiero che dove non intervenne nella ingiuria falsit d' imputazione, gli uomini che giudicano con la mera scorta della ragione naturale o non ravvisino delitto o lo trovino niinore (li assai; e la esperienza della vita conferma tuttodi questo vero. In faccia al rigore del principio giuridico prevale invece il pensiero che ogni lesione del1' onore altrui debba indistintamente perseguitarsi, ancorchh con tale lesione non siasi fatto che rendere omaggio alla verith. Di qui la necessitzl che lo insegnamento proceda con distinzione di tempi, e con distinzione di casi.
(1) La regola severa ohe niente in qualunque caso dovesse valutarsi la veritj del coovicio, neppure come sciisa, ha avuto nuiiierosi sostenitori, B risale alla leg. 18, If. (le i n j u r i i s : G o e d d e u s cons. icfcrrpttrg. vol. 4 , cons. 5 2 , n. 7 2 ; il quale riassurne nei piit semplici ed es:itll termini quella che a nle sernbrii la vera soluzione del problema ivi seczcs

n n b l o injuririndi et rrcitleo quodccm molitioso e x proposito e6 deliberrrto nnbao orknen pnndalur, elinmsi verum sit e l piobari possii; cnrn inmen ex rrffectn fi~cieniisirrjzrrict aonsislal, aclio tenebii neqzre ueriiatis existentin relevnbit li r n n1 a c ti s dispitationes disp. 2 4 , thes. 14 et 1 5 O p t e n N o o rr h dispiclnlio de veritnte colivicii, Trajecl t 1737 T r e ti t l e r 2701. 2, rlisp. 50, tl~es.5 , lit. G illg s i n !:e r r r n l . 4 , obscrvrit. 4 , n. 4 G a i l observflt. lib. 2, observnt. 99 C o v ii r r u V i o V U Y . resolut. lib. 1, cap. 1 1 , n. 6 I l o m m o l rlkrrps. ohservut. 588 B o o h rn e r o P u t t in n ri n elcCarpsoe~ium qrcrrest. 00, obseront 5 tnenlts $. 405 C r e m a n i 166. 2, cap. 7 , n r t . 7 , S. Q e1 5 C n r m i g i i a n t clrmentu S. 119 A r a b i : i principii del diritto pennle porte 3, pag. 254. Vedasi anche B e r n e r Ceh~buch$. l52 png. 556 e scg. S c h ii t z e ~ e l i r b ~ i c l b

S. 7 8 , pag. 667

e seg. i quali niente 1asci:ino a desiderare

sull' argomento, qiiantunque sembrino discordi fra loro in quanlo al criterio desunto dalla forma della ingiuria. La sanzion in lettera l'art. 110 della ooslituzione criminale Caroliua; sul quale articolo peraltimonon tanto positiva la rejezione assoluta di ogni scusa. Che la verit del rinfaccio non perima la imputazione, pel lesto di quell' articolo indubitato: ma clie non debba neppure valutarsi come diininuente la imputazione assai questionabile, stanle la frase di qriell' articolo ae~timnliotte jztdicis cldfligniur. E cosi difatto la pensano: L e y s e r spcc. 551, medit.5 - C l a s e n ad n r l . l l O , C.C.C. pcig. 5 2 4 - K r e s s n d u r t . 110 C.C.C.S. 9 BIeister principia S. 154. La questione relativa' allf ammissione della prova della verit ed allo influsso dello medesima sull'accusa di diffamazione fu gi trattata nel seuso favorevole alla prova da P a u s t i n FI e l i e in una dissertazione intitolata rlc In diffnmrtlion d c son cracldre et de SCI pr'cuue, inserita nella Rcuue JVolozuslki tom. 20, pag. 12.0: e si B modernamente riassunta da L i g n o n dcs injurcs et de Ltz di(= fiontrtion: Toulouse 1869 in principio.

Due sono le coiisiderazioni che spingono a valutare la veriti del convicio o come dirimente, o almeno come diminuente. L' una B tratta dal mero ordine gizwidico. Essendo principio inconcusso che l'animo d' ingiuriare sia condizione indispensabile alla essenzialit di questo malefizio, con facilit se ne deduce che dove non s'imput cosa falsa si procedesse con fine buono e non con intenzione maligna. L' altra considerazione spetta all' ordine dei principii sociuli. Essendo uno clei precipui fini della umana consociazione procedente dalla suprema leg-

ge naturale quello del sindacato morde dell'uomo sull' uomo, potentissimo stromento del perfezionarilento reciproco, diviene illogico riconoscere codesto sindacato come uno dei fini della umana consociazione confessandone la grandissima utilit moralizzatrice, e contemporaneamente interdirne l'esercizio come delitto. Ambedue queste considerazioni non vogliono mai essere dimenticate da chiunque sotto un punto di vista meramente scientifico cerchi la soluzione del problema: e per le medesime incominciano ad eliminarsi dal disputabile tutti quei casi nei quali o non abbia senso il concetto del sindacato morale (come nel rinfaccio d' imperfezioni di corpo) (1) o 1' animo maligno non possa per modo alcuno adombrarsi sotto 1' apparenza di un fine lodevole, o di emenda, o di avvertimento e cautela. E vuole parimente essere ricordato che la questione sulla verit del convicio si prende qui ad esaminare come questione isolata e di per s stante, senza niente deflettere da quei sotnmi principii che sopra esponemmo in proposito dello unimus injuriandi. Intendasi bene ci. Altro B dire, la verit del convicio B di per se sola un ostacolo alla perseguibilitk delle ingiurie; lo che conduce a scriminare il fatto quantunque apparisca commesso malignamente e per moto di animo nemico o vendicativo: questi sono i termini puri della presente questione. Altro invece (lire che un ingiuriante possa venire assolto ad occasione della verit del detto, inquantochP, codesta verit escluda da lui I'uni~nus injuqniandi, conducendo 1 azione sotto il criterio o della intenzio' ne di correggere, o di ammonire, o di tutelare il proprio diritto, od altra simile, per cui si escluda

una delle conilizioni essenziali della delinquenza. k questo il senso in cui vuole intendersi la 1.5, C. de ilzjuriis, malamente considerata da alcuno come relativa al problema della verit nel convicio: e dico malamente perch la lettera di quella legge mostrando la equivalenza della credulit alla verit, chiarisce cotesto equivoco. Confonclere i due termini della ricerca vale renderne impossibile ogni retta soluzione. Sul terreno della mancanza dell' animo d' ingiuriare non solo la verit, ma anche la giusta e la ragionevole credulit potranno essere fondamento di scrirninazione ( 3 Ma questa 3 regola di2. . versa gi largamente svolta di sopra, alla quale niente vuolsi ne togliere n aggiungere per cib che va a dirsi intorno la questione presente.
(1) Che nel rinfaccio di vizi c o r p o r e i la verii dell' obiehto uon influisca niente sulla imputazione della ingiuria S cosa che ognuno' facilniente comprende, e che non pub mettersi in disputa sotto colore nessuno. k inutile svolgere la dottrina su ci, poich tiltli li scritlori sono ooacordi. Identica proposizione deve anermarsi in tutti quei casi iiei quali i1 rinfaccio cada sopra una situazione esente da ogni colpa per parte dei\' oCfeso; come se si rimproveri la illegittimit dei natali, i delitti dei genitori, e simili. (2) Cos Fa b r o iiz c o d i c e ~ nlib. 9 , tit. 20, definit. 5,

Qual fosse la teorica prevalente appo i Romani giureconsulti oe lo insegna P a o l o alla l. 18,princ. $ de i i e r i (i). Distinsero i Romani tra rinfaccio fjcis di cosa p~taibite, rinfaccio di cosa non punibile: e

o secondo alcuni interpetri fra rinfaccio di cosa che ( sia o no delittuosa) 'igzteressa ai cittadini conoscere, e rinfaccio di cosa che a nessuno importa sapere (2). In ordine a questo dichiaravano la verila della ingiuria inconclndente ad escluderile la crirninosit: in rressuno riconobbero ii diritto di schernire un cittadino per un vizio o difetto quantunque vero. Ma nell'obietto rli fatto punibile (o di fatto che interessi al pubblico di conoscere) ritennero non potersi ravvisare delitto q nando l' accusato si offriva pronto a giustificare la veritA del rinfaccio. Mossero a ci ragioni di utilit publjlica: peccnta 91.0centit6~n(disse P a o l o ) ~zotassse oportet - flTouz est aequurn (ripet l'Imperatore) condempzari e z m qui szocentem 2nfa.lizuz:it. E questa dottrina stata mantenuta anche da parecchi criminalisti moderni.
zia. C. de fcto?iosis libellis; 1, 55; 15, (le Ynjuriia S a r n o prcrxis pars 2, torna. 10, n. 10 P a b r i C iu s iva Gnilio enucleato lib. 2, A u I o ti M a t t h e o de c r t ~ ~ t i n i b . 27, obscrz~at. 99 lib. ti!. 4 , n. 8 Gli i s e n dissert. de i n j u r . ct fumo S . libell. pag. 12 R o o s e 11 d a e l d e injur. ct fanlos. libell. Cj. 32 1x01t de i n j u r . cap. 4 , Cj. 5 R e n a z z i elet?te?fln pars 4 , cap. 9 , $. 3, 12. 2 D e Si m o n i delitti di t11cro a f i t t o pnrte 2, cnp. 9, Ej. 8 G i u I i ;I n i istituzioni vol. 2, pag. 464 P u C C i o ti i Saggio p ~ g .490. Fra i sosteriilori della dottrina escusaiile per Iii veril del convicio si segnal P i l a n g i e r i scienza della legislaziotie lib. 5, pa?.t. 2, cap. 53. Studiando riei pratici la teoria della liniilazione ,alla regola che la verit del convicio non scusa, pu la medesirnn riassumei'si in questi termini 1.0 clie siasi obiettato iin delillo del quale lii punizione interessa allo Stalo 2," che siasi obieltato a nottic proprio e non occultamente e per

(1) Concorda la l .

S. 6 ; 1. 15, Cj. 58, /T.

anonimo 5.0 che i' obietto siasi porlalo aranti 1' atrlorilir c non soltanlo divulgato ai privati 4.O che siasi agito per 5." che zelo di pubblico bene e non per privata veudetta 1' obietlo sia vero: RI e v i o dccisiones purs 5, decis, 567 B r u n n e m a n n Respons.l05,n.25 C o v a r r u v i o 1.1, .rcsolul. variarun8 cap. 1 1 , n. G in fin. Questa leorica non pu dirsi esattamente riprodotta nelle legislazioni e giurisprudenze moderne; le quali in generale l'applicaiio sollanlo alle diKamazioni direlte contro pubblici Laciali per alli relativi alt' ufficio loro: ma subordin;itamente a quesla ulteriore condizione quelle dottrine possono servire anche nella odierna pralica. (2) Essendo indubilato che non tut[oci che E noceaole costililisce delitto, manifesta la diversil delle conseguenze che scaturiscono dallo iulerpetrare il ?ioccnlen, di Paolo nel senso di crimi~zoso, o interpetrarlo nel senso di noceuole. l pratici posero in cliiaro questa diversi[& con la ipotesi di clii avesse rivelato una malattia conlnyiosu dalla quale altri era affelto: questo non era un delitto ma un inforlunio; e pure oporlct reipubticrte che si conosca per prevenire la diffusione del contagio. Ma anche qui non si vide che la scrirninazione in tale ipotesi si assodava baslantemente per la sola speciali18 della inlcnzione non gi diretta a nuocere allo inferriio, nia ad inipedire il malanno altrui.

Altri invece osservarono cotcsta teorica essere figlia delle procedure romane per le quali si faceva balia ad ognuno del popolo d' instaurare pubblica accusa contro i delinquenti : e dovere perci tenersi carne assoluta la regola che la verit, della ingiuria niente scusa la ingiuria, quantunque il fatto rimproverato costituisca delitto colpito dalla legge, e non sia stato ancora punito. Se di questo fatto (si

disse) lo ingiuriato gih ne era stato punito, non pu tollerarsi dopo che egli Ila pagato il suo debito alla societ che ogni suo nemico ne tragga a talento della propria malignit perpetuo argomento di vilipendio. Se poi 1' autore di quel fatto crirninoso non anco era stato conosciuto e giudicato, sarA ritile che di ci si avvertano gli ufficiali della ginstizia, affinchb promuovano 1' opportuno corso della niedesima contro il delinqaente: ma B sempre indoveroso che un privato anzichb correre per cotesta via legale ne tragga occzsione di oltraggio. Questa seconcla dottrina piacque acl altra rispettabile schiera (.ti criminalisti e (i) legislatori. Ma anche dove siffatta regola voglia accettarsi, sempre bisogna ricordare che cib che si dice intorno allo ele9.1zentomnlei-iale della ingiuria, per quanto sia verc? sotto cotesto rispetto, pu riescir falso sotto il diverso riin;ntenzionale,in quanto la vespetto dello ele~nelzto ritii clel convicio benchb nulla tolga alla materialitA della ingiuria pu in certe contingenze W a r e ad esclridere 1' animo d' ingiuriare, che P1 pur necessario a completare la essenza di fatto do1 malefizio. . Sriesta dichiarazione dovette ammettersi anche da coloro che pi strettamente sostennero la regola pii1 drira che niente valuta la verit come scusa alla ingiuria. Non ne valutarono 1' azione diretta come esclusiva dell' elemento materiale ; ma dovetiero beno in certe contingenze valutarne l' azione come esclusiva dello animo maligno, senza il yriale il corpo del delitto resta incompleto in questo malefizio. Altro in una parola B che 1' accusato d' ingiuria dica al suo giuclice, tu non mi puoi condannare percll ci che dissi era vero, ed io aveva perci il diritto

cl' infamare il mio nemico: altro Pi che 1' accusato dica al suo giudice, io era in buona fede (2)perchi! aveva ragione di creder vero quello clie dissi e lo dissi a buon fine, e non con aninio di nuocere ad alcuno, e perci non mi puoi condannare perch al delitto che mi obietti manca lo estreiao della interizione maligna.
(1) La rcgola clie li1 verit del convicio non scusa fu lentila iiiolto cara dalla pratica e legislazione inglese. Divenne celebre la sentenz:~ di lord Illansfield, che qliaolo pi una diffamazione e 4 vera tanto pi grande era il nocumento recato all' offeso, e cos tanto pi grave il delitto. C o k c , I1 a l l a m e B l ; c k s t o [I e e in generale tulli i giurisli inglesi ! [legarono qrinlunque Scusi1 che si volesse desumere dalla verit del convicio. E selibene lord Brougham nel 1816 proponesse un ill tendente a modificare sotto limitaiissiine condizioni il rigore di coteslo priacipio, non riusc ad ottenere la riforma. per da notarsi che in Inghilterra per le scmplici ingiurie non si d azione criminale; ed pure da notarsi che al seguito degli scritti di P h i l i p s e di C o b b e t cile virilmente presero a sostenero come condizione indispensabile del libello famoso la falsit della imputazione, la pratica della giuria ha molto modificata la vecchia severit. I giurati inglesi non curano molto che si modifichino le leggi: quando queste a loro sembrano dure, assolvono; e cos il vero legislatore d7 Inghilterra B la giuria. E tale veramente [o spirito giuridico della sua istoria: perch consegnata la giustizia penale in mano del popolo s e questo ha una coscienza illuminata non pu prestarsi ad applicare una legge che sente ingiusta. In specie quando lrallasi di rimprovero diretto ad un piibblico ufiticiale la odierna p~iiticaiiiglese S venuta ad ammettere la prova della verit: Fi s e h e r tligest of decisions, 18G4, pag. 65, verbo drfu~~tcrtion. Corte di cassaLa zione di Francia con decreto del 15 decenibre 1859 decise

essere colpevole d' ingiuria un giovine che aveva lello i i i pubblico certe lettere amorose scrittegli da una fanciulla quantunque fossero vere, mentre la slessa Corle ritenne il titolo di falsit in uu caso identico nel quale le lettere pubblicate erano false. (2) Su questa linea ho spesso ottenuto in pralica la esclusione del dolo nelle accuse d: ingiuria: e specialmente in un caso di un giovane che aveva avvertito un suo amico inlorno a certe voci che correvano sul conto di unii ragazzo con cui questi sldva per ammogliarsi. GiustlEcata la esistenza di codesta pubblica voce fu bene necessit escludere il dolo ed assolvere. i3 con sifi'atto criterio, solo abile a condurre ad una soluzioue pratica conforme al grande principio di giiislizia per cui la pena deve essere coslanle freno dei malvagi e giarnmsi flagello dei buoni, che vuole essere risolula la celebre e controversa questione del si dice; fatale ai dicc che tanto spesso scegliesi dai maligni come mezzo di ferire con pei.icolo minore, e con effetto maggiore i nemici loro. R a u d e n s i s f de nnalogis cap. 31, puy. 1 7 9 ) sostenne che lo avermare intorno ad alcuno cosa ingiuriosa con la forniuln si dice non costituisco ingiuria punibile. Lo stesso soslenne K u i n o f l i b . 4, coiis. 21, n. 3) e parve non discordarne il XI a t t li e o de crirni1zi6u.s lib. 47, tit, 4 , cap. 1, n. 3. Ma cle~;enteniente rispose C r e m a n i f z j o l . 2 , l i 6 . 2 , cap. 7, ~ t 7, S. 5 ) cile ctii nomina l'autore della ingiuria da lui . ripetuta non nomina un dii~iisore,ma un socio nel maiefizi~: i30 ei m e r o ad C ~ i ~ p z o u i z ~ a quaest. 96, obser. 5 Vo e t ad Pandectus til. de it~juriisn. 9 L a u l e r bacli iib Prindcctas lib. 4 7 , lit. 10, 5. 22. Se il niezeo di difesa clesunto dalla notoriclb o dalla nianifesiazione del]' aulore si accettasse come regola assolatn, troppo fdcile snrebbe di&iiiare impunemenle un nemico. Tiilla la questione dipende dal concorso O no dell'animo d'ingiuriare, olie B la grande chiave con cui la prudenza del giudice deve sciogliere qffiitli ~)roLleminel prrbclile argomcuto.

Tali furono le regole dorninafrici del prohleiila della verit del convicio fino al presente secolo. Ma quando vennero ad allargarsi in Europa la libere istituzioni; quando nei governanti si riconobbero limiti allo esercizio della autorit loro, e nel popolo il diritto di sindacare le operazioni di clii sedeva al governo della cosa pubhlica, naturalmente dovette salutarsi come gagliarda tutrice della liberth dei popoli, del pubbliLo bene e della giustizia, questa potentissiina voce clze dicesi opinione pubblica. E poichb nella pubblica opinione venne a sorgere un' arcana potenza frenatrice di tutti gli abusi, in tutte le classi dei cittadini, dovette bede a questa nobile signora accordarsi ei1ti.o certi limiti la indipendente facolt di manifestarsi (1). E l' organo di tale manifestazione fu la stampa, e nella stampa il giornalismo; e si proclam che dall' onesto sindacato della starnpa ,e del giornalisilio nessun cittadino potesse tenersi esente, e meno di tutti ne fossero esenti i pril~blicifunzionari che al popolo dovevano dar conto delle operazioni loro, e dello esercizio di quei poteri che loro si affidavano, non a vantaggio proprio, n a servigio di altro individuo, ma a vantaggio e servigio dei cittadini. Di qui il grande principio della libertb della stampa, cardine di ogni politica istituzione che non sia dispotica, n voglia a dispotici inodi fopgiarsi. Conseguenza della novella dottrina doveva essere, e fu, che per la medesima si rnoiiificasse anche la teorica della verith del convicio, che le idee di Roma libera si restituissero u vita,

e che le dottrine intermedie si contemperassero corne volevano i nuovi ordinamenti della cosa publilicn. Di questo grande argomento rlella libert della stampa non mio istituto tener parola, e non dovendo parlarne per largo mi asterrb da ogni osservazione. Devo per dire delle modificazioni che per virt ilella medesima si operans nella materia delle ingiurie, e pi specialmente nella questione che qui vado esaminando dello intlusso giuridico della verit sul convicio.
(1) In qiiesto senso sono a vedersi le severe censure cile I) e c a rn p s fcontre projet de code pnal png. 13) mosse contro il nuovo progetto Belga e contro la legislazione francese alla quale questo si ere ispirato, accusandone i principii coiiie deplorabili ed antinazionali. Secondo la opinione di questo scrittore dovrebbe nei processi di diffamazione darsi pi largo campo alla prova della verit. I suoi argomenti procedouo principalmente da riguardi verso il diffamato, il quale (noli ilprendo il cainpo alla prova) rimane sempre in faccia iilla pubblica opinione sotto il sospetto che il fatto imputatogli fosse vero. Anche D o r m a n d nel suo dotto lavoro intitolato Ettrde stcr In diffcca,ation fpag. 5 et pny. 46, Paris, Durnnd 1867) sembra inclinare a quella che nel presente argomenlo dicono scuola progressiva, ed esprime il desiderio che si vengono uioderatamente allargando i benefizi dclla veri18 nella diffamnzione.

i10

I. delitti di diffarnazione per mezzo (li stampa sosicuramente pii1 gravi che no1 siano quelli fatti per altro modo: e ci non solo per la ragione che leggesi nella Pisauren. 6zjzis~iaruna4 rnaf3iiiz' 1833

cm-. Marini S. 2, che cioi? siasi a danno dei nostri


simili abusato di un mezzo che la provvidenza concesse agli nomini per la diffusione dei lumi e per il progresso umanitario; ma pih specialmente per la maggiore perpetuita e per la maggiore diffondibilit della ingiuria. Ci6 nonostante si incontra questa singolarit che dove pi grave i? il delitto ivi si trovi pi facilmente il mezzo di esimersi da ogni pena, riuscendo proficua la dimostrazione della verith del 11 convicio. Questa apparente contradizione 12 la ragione sua nella speciale destinazione della stampa, che it. diretta a servire alla storia, alla coinunicazione rapida di notizie, alla tutela di diritti, e simili, per cui le leggi odierne hanno creduto conveniente di accoppiare con un maggior rigore nella pena avverso le imputazioni maligne, una maggiore benignit verso le imputazioni clie lianno il presidio della sincerit. S. 2806. Cos avvenne in Toscana il singolare fenomeno che sul proposito della verit del convicio la legge generale e la legge speciale si trovassero in completo antagonismo. I1 coilice penale toscano tanto in proposito della contumelia, quanto della dieamazione,, quanto del libello famoso, procede inesorabilmente sul principio della non valutabilitd. Ci non controverso nella pratica nostra : P u C C i o n i Commelzturio vol. 4,pug. 653. Ma invece la legge Sarda sulla stampa del 2 s marzo 1548 divenuta legge Toscana il 30 giugno .iSGO, all' art. 29 proclama la opposta regola, ed ammette l'accusato di diffamaziane per via di stampa a fare la prova della

verith dei rinfacci da lui lanciati contro un pubblico funzionario per fatti relativi all' uacjo suo, senza distingliere se tale rinfaccio proceda da vedute di pubblico bene o da animosit e spirito maligno. Questo palpabile controsenso non pu trovare spiegazione tranne risalendo alle fonti delle due leggi. I1 codice penale Toscano del 1853, per quanto jn generale lodevole come monumento scientifico, s' ins,pir in eerte materie alle vedute retrive che si coltivavano dalla signoria di clnel tempo, la cjnale non poteva ammettere che i fatti dei suoi impiegnti ai sin~lacasseroda privati cittadini. La legge sulla stampa al contrario si inspirata alle franchigie costituzionali di cui B fondamento la libera stampa: nb la stampa si pu dir libera dove a lei si neghi la propnlazione del vero in cose che riguardano il pubblico interesse.

Ma questa B una situazione eccezionaIe e transitoria della Toscana. I principio o deve essere per 1 intero rejetto o per intero accettato. E quando si accetti deve procedere uguaImente tanto se la ingiuria sia propalata per mezzo di stampa, quanto se sia propalnta per mezzo di scritto; non essendovi ragioni di aumentare il rigore dove minore il pericolo. Di pi qriando si accetti il principio, il meilesimo deve procedere tanto nel caso d' ingiurie contro depositari od agenti dell' autoritti pubblica, quanto nel caso d' ingiurie contro privati. Dove si abbia un rimprovero di difetti di corpo o di meri vizi niorali non costituenti delitto la prova dell:r

reribi della imputazione deve essere sempre inconcludente nella costruzione dell' elemento .materiale del malefizio. Ma dove si abbia il rimprovero di fatti che costituiscono delitto o che si connettono col pul~bicointeresse, la prova della verit se scusa in un caso ec1 in una forma, deve scusare in tutti ed in tutte.

Coerente a questo ordine d' idee is stato il coclice Sardo, il qriale dopo avere all' articolo 575 stabilito indistintamente il canone che la verit della imputazione quando anche risulti da documenti non serva di scusa al reato, limita indistintamente del pari cotesta regola nei successivi articoli 576 e 578 per il caso in cui la imputazione che vorrebbe punirsi obietti un fatto che sia perseguitabile in via penale. In simile ipotesi riconosce come possibile la utilitri della prova del vero. Salvo che in qualito ad ammettere l'ingiuriante a codesta prova procede con una distinzione. Se l ingiuriato era per' sona pubblica ed il rinfaccio imput a questa una mancanza caduta nello esercizio del suo ufficio, libero a quello (li assumere come mezzo di sua difesa la prova della verit del fatto imputato, senza bisogno ( cosi 1' art. 585 ) di aspettare se il pubblico ministero vorrh o no esercitare 1' azione penale contro \' impiegato per la mancanza suddetta. Ma se invece lo ingiuriato era persona privata, o essendo persona publ~licala imputazione non cadde sopra fatti rclativi allo ufficio suo, ma sopra fatti estranei quantrinque delittuosi ; allora mentre si rispetta il

- 192

-e

principio della utilit del vero se ne limita per6 il mezzo di prova, perchb questa si fa dipendere o dallo avere il diffamato stesso domandato 1' appuramento dei fatti, o dallo avere il pubblico ministero esercitato al seguito della imputazione l' azione penale contro lo ingiuriato per causa di quel fatto come sopra rimproverato. Cos gli articoli 576, 577 e 578; 1' ultitno dei quali concede ancora allo ingiuriante il diritto d' intervenire nel procedimento che si faccia a carico dello ingiuriato, per il fine di sostenere la verit della imputazione.

In tal guisa il codice Sardo ba riordinato Ia teorica della verit del convicio in conformit dei bisogni dei tempi. Rimane per sempre assai problematica la convenienza della regola scriminatrice accettata cos senza nessun riguardo alla intenzione dell' agente. Pi cauto il codice Prussiano del 1851 (l) mentre in sostanza lia in punto astratto riconosciuto la utilit del vero, ne lia limitato l'applicazione (S. 155) in tutti quei casi nei quali apparisca che il diffamante agi a solo fine d'ingiuria e per animo maligno. Ecco la formula di questo articolo La preuve de la vritk des faits t ~ q ~ z ~ t12' s , d exclut pas I' oflolzse quand l' intention d offenser risulte de ZCC ' forme ou des circonstances dans les quellcs P imputation a 6th faite - lo che se pu rendere elastica la dottrina, vale dall' altro lato ad evitare il trionfo di brutali vendette. Analoga ma non identica limitazione si preveduta dal codice Sardo al1' art. 585 pei casi nei quali la ingiuria contro il

- 192 clepositario della autorit pubblica assuma per la forma con la quale venne consumata i caratteri cli oltraggio contro 1 ufEzio. Rla nel rimanente questo ' codice e gli altri clie procedono sulla medesima linea non hanno preso per guida n il puro senso morale, n& il rigore dei principii giuridici, ma soltanto una tredota politica del tutto simile a quella clie sugger i dettati di P a o l o , e dell' Imperatore V a l e n t i n i a n o. Non cancella la indole criminosa dl fatto, e percio non si cura della iiitenzione pii o meno maligna; non assolve il fatto per un riguardo al buon fine; il delitto di ingiuria, di diffamazione, o di libello fan~osovi B, ma se ne accorda la inipunit in premio del benefizio recato al pubblico merc la procacciata scoperta di un delinquente. Lo che porta a concludere che se il fatto i i ~ p u tato ( sebbene delittuoso e vero ) gi aveva formato argomento di un' accusa e di una condanna, il delitto di diffamazione o di libello famoso rimane in tutte le sue condizioni ordinarie.
(l) Il codice Bolivirino del 1851 all' art. 666 stabilisce per massima che la veriih del convicio niente influisca sulla punizione della ingiuria. Ma qiialora questa sia consistita nella imputazione di un fulto deteri~liizato capace di portare disonore od odiosii alli ofreso, il realo assume per l'art. 655 il titolo di cnlu~ztzici;al quale S ricliiesto come estreino 13 falsit del/; asserto. E aI1; art. 666 arnrnelte I%ccusato a fare la prova del fatto asserilo tutte le volle che contro di lui dirigaci 1' accusa uon pel solo titolo d: ingiuria ma per titolo di calunnia: e dove riesca a codesta prova dispone che il colpevole debba essere esentato dalla pena della calunnia, iila debba per sempre reslare soggctto alla pena della ingiuria.

YOL, 111.

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Con criterio affatto diverso procedeva il codice penale Francese del 1810 all' art. 367, e gli altri codici che lo avevano imitato. Esso deviando dalla significazione tecnica delle parole aveva chiamato calutnnia la ingiuria quando conteneva la imputazione di un fatto determinato capace di esporre a procedure penali ed anche soltanto all' odio ed al disprezzo dei cittadini, tostochb tale imputazione fosse stata emessa per via di stampe o scritti divulgati, od in un atto autentico, od in luoghi o riunioni pubbliche; o la puniva nei casi pi gravi con la prigione fino a cinque anni: ma faceva eccezione a questa severit con un eccesso di benignit opposta tutte le volte'che il fatto imputato (art. 370) risultasse da un pribblico docarnento o da una sentenza condennatoria. L' antitesi dei due sistemi non poteva essere pi palpabile; perchb mentre nel sistema Francese ad ottenere la impunit era necessario che il delitto imputato avesse gi dato luogo ad una sentenza condennatoria, nel sistema Romano ad ottenere la impunit invece necessario che il delitto rinfacciato non abbia ancora dato occasione ad un processo criminale, ma questo venga a sorgere in grazia della diffamazione. Ma il sistema Francese del 1810 ebbe corta vita, perchb fu interamente corretto dalla legge del 17 e 26 maggio 1820 che in parte serv di testo a1 codice Sardo (1).
(1) In proposilo di questa legge B da vedersi I? opera eruditissima di C b a s s a n des dilits et contraventions de la& parole.

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i n altra via non meno difforme and il codice


Badese. Esso con molto acume distinse fra inginria consistente nella sola (S. 294) sostanga della proposizione, e la inginria consistente anche nella ( 5. 291 ) forma. E ingiuria consistente nella sola sostanza lo affermare un fitto disonorante, per esempio Cajo mi rub un libro; (? ingiuria consistente anche nella fo~*rnalo aggiungere alla affermazione del fatto disonorante parole vituperose o modi oltraggiosi, per esempio Cajo mi rub0 un libro, un ladro, e un birbante ; o acclamare e reiterare la vituperazione. Sulla base di questa distinzione il codice Badese stabilisce al 5. 307 la regola assoluta che la verit del convicio non esima giammai dalla pena della contumelia, in quanto alla ingiuria consistente nella forma. Ma invece in quanto alla ingiuria consistente nella sola sostanza esso (ai 305 e 306) ammette indistintamente la utilit della prova del vero tanto se siasi rinfacciato un ihtto semplicemente immorale od uiia mala qualit, quanto se siasi rinfacciato rin fatto delittuoso. Finqui b evidente che questo codice mentre serba un giustissimo rigore contro la contumelia, dalla quale pii1 difficilmente si elimina l'aninro d' iugiuriare, poi largo di conveniente benignit verso la diffamazione, la quale pu pi facilmente avvenire su1l:i fede del vero, e senz' animo maligno. E in tale largl-iazza si mantiene fino a1 punto di stabilire elle la giusta creilnlitA equivalc pel fine clella scusa alla veritii dimostrata : questo rilevasi a cont,rario scnsu

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dal S. 310; ed in ci il codice Badese altro non fa che riconoscere un principio che deve ammettersi come assoluto nella dottrina della imputabilit: parlo del principio da me tante volte riprodotto in diverse occasioni, che in fatto di scuse Q putatiuo equivale al ue9*0. I1 qual principio si fa chiarissimo ed irrecusabile a chiunque rifletta che dove la verith esckcde il delil80 la giusta eredulitd esclude iE dolo,

mie dove la ueritd minora il delitto la c~nedzclitd rlzora il dolo. Ma vi &? un punto nel quale il codice Badese diverge dalle altre legislazioni, non per benignit ma per rigore; e questo B in proposito della ingiuria commessa col mezzo di stampa : in questo caso al S. 309 non ammette la utilith del vero se non quando al mezzo di stampa siasi rinfacciato un delitto, e di pi il delitto no92 sia ancora punito, e di pi esige clie il delitto abbia una determinata gr-avit, o che il divulgante avesse un inte?-esse a vederlo punito o come privato o come cittadino. Non pu negarsi che la economia (li quel codice in cos scabro argomento sia gravida di senno e riveli rnaturi stndii.

In tanta variet di opinioni ( l ) e di precetti legislativi B assai difficile ridurre ad una formula scientifica positiva la contrastata teorica della verit del convicio. A p arermio il principio dominatore del problema deve essere quello desunto rlall' animo de11' accusato. In tutti quei casi nei quali la natura del rinlccio e le sue condizioni non si prestano a ritenere che l'ingiuriante procedesse per fine one-

sto, la verit del rinfaccio non potr avere valutazione giuridica. Ma quando la natura del rinfaccio o le circostanze del caso mostrino che la parola oltraggiante procedette dall' intendimento di far cosa buona, non solo dovr ammettersi come scusa la veritii ma ancora la giusta e ragionevole credulit per il principio da me altra volta notato (g. 1753, nota, e g. 1764 nota) che non si pu ammettere punibilit d' ingiuria colposa.
(1) Si vedano, oltre i citati di sopra, C h a s s a i 3 n e d c injuriis et finil. libell. pay. 83 G e f k e n de cxceplione ueritutis convicii, Anzstelodnmi 1832 BI i l t e r m a i e r della prova delltr. veritci di u n a incolpasione (nel iii o r i Scritti Gernzunici vol. 2, pug. 354, 3 5 5 ) .

C A P I T O L O VI.

Tngizcqeie c o r i t r o i m o r t i .

La materia delle ingiurie contro i defunti ed il problema della relativa punibilit potevano benissimo trattarsi 6ella esposizione dei criterii essenziali di questo malefizio concatenandole alla ricerca del soggetto passivo. Ma anche a questo ho preferito destinare un capitolo apposito a cagione delle piil larghe propoibzioni che ha preso nei giorni contemporanei la disputa relativa alla tutela giuridica dell' onore dei trapassati. E dico nei giorni contemporanei; nvvegnach appo gli antichi siffatta disputa o non sorgesse, o non desse occasione a serie polemiche (i).

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