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Leon Battista Alberti temi chiave

Elogio della “masserizia” › la figura del perfetto massaio


› l’importanza dell’esperienza
SNODI da Libri della famiglia, III › il valore dei beni materiali
storia e
società
Il brano è tratto dal terzo dei Libri della famiglia (Economicus, os-
› la giusta misura
sia dedicato all’economia), in cui, per bocca di Gianozzo – che rappresenta l’uomo saggio, legato ai va-
lori della tradizione – si definiscono i concetti di “masserizia” e di “massaio”.

gianozzo Testé, Lionardo mio, sono io prudente1, e conosco chi getta via il suo essere
pazzo 2 . Chi non ha provato quanto sia duolo e fallace a’ bisogni andare pelle mercé
altrui 3, non sa quanto sia utile il danaio 4 . E chi non pruova con quanta fatica s’acqui-
sti, facilmente spende 5: e chi non serva 6 misura allo spendere suole bene presto im-
5 poverire 7; e chi vive povero, figliuoli miei, in questo mondo soffera 8 molte necessità e
molti stenti: e meglio forse sarà morire che stentando vivere in miseria. Sicché, Lio-
nardo mio, quello proverbio de’ nostri contadini […] così comprendo che gli è verissi-
mo: «Chi non truova il danaio nella sua scarsella molto manco il troverà in quella
d’altrui» 9. Figliuoli miei, e’ si vuole essere massaio10, e quanto da uno mortale inimi-
10 co11 guardarsi dalle superflue spese.
lionardo Non credo però, Gianozzo, in questo tanto fuggire le spese12 a voi piaccia né es-
sere, né parere avaro.
gianozzo Dio me ne guardi! Avaro sia chi male ci vuole. Nulla si truova tanto contrario al-
la fama e grazia degli omini quanto la avarizia13. E qual sarà sì chiara14 e nobile virtù
15 alcuna, la quale non stia oscurata e isconosciuta15 sotto dell’avarizia? E è cosa odiosissima
quanto al continuo16 abita in l’animo degli omini troppo stretti17 e avari gran rodimento e
grieve molestia ora affanata in congregare, ora adolorata per qualche fatta ispesa: le quali
cose pessime sempre vengono agli avari18. Mai li veggo lieti, mai godono parte alcuna
delle sue fortune.
20 lionardo Chi non vuole parere avaro, lo tiene necessità sempre spendente19.
gianozzo E anche a chi vuole parere non pazzo, gli sta necessità essere massaio. […]
lionardo Adunque questa vostra masserizia che cosa sarà?
gianozzo Tu sai, Lionardo, che io non so lettere 20: io mi sono in vita ingegnato conoscere
le cose più colla pruova mia che col dire d’altrui 21, e quello che io intendo più tosto lo
25 compresi da la verità che dall’argomentare d’altrui 22 . E perché23 uno di questi i quali
leggono tutto il dì a me dicesse, così sta; io non gli credo però, se io non veggo aperta

1. Testé ... prudente: adesso, mio Leonar- (manco) lo troverà in quella degli altri»: cioè stidio (molestia), ora affannato nell’accumu-
do, io sono saggio. non troverà chi lo aiuti, ad esempio con lare (in congregare), ora addolorato per
2. conosco … pazzo: so [che] chi getta via i prestiti. qualche spesa fatta: le quali pessime cose
suoi beni (il suo) è (essere) un pazzo; co- 10. massaio: accorto amministratore del sempre accadono (vengono) agli avari.
struzione con l’infinito alla latina. proprio patrimonio. 19. lo tiene … spendente: deve per forza
3. quanto … altrui: quanto sia doloroso (duolo) e 11. inimico: nemico. sempre spendere.
incerto (fallace) nelle necessità (a’ bisogni) an- 12. in questo … spese: in questo così gran- 20. io non so lettere: che io non sono un let-
dare a cercare (pelle) i favori (mercé) degli altri. de [proposito di] evitare le spese. terato.
4. danaio: denaro. 13. Nulla … avarizia: nulla si trova di così 21. più colla pruova … altrui: più con la mia
5. E … spende: e chi non prova con quanta contrario all’onore (fama) e alla benevolenza esperienza che con le parole (col dire) degli
fatica si guadagni (s’acquisti) [il denaro], (grazia) degli uomini (omini) quanto l’avari- altri.
spende con facilità. zia. 22. e quello … altrui: e quello che io cono-
6. serva: conserva. 14. chiara: limpida. sco (intendo) l’ho imparato dalla realtà (ve-
7. suole … impoverire: è solito (suole) ben 15. isconosciuta: misconosciuta. rità) dei fatti piuttosto che dai ragionamenti
presto diventar povero. 16. al continuo: continuamente. (dall’argomentare) degli altri.
8. soffera: patisce. 17. troppo stretti: troppo tirchi. 23. perché: anche se.
9. «Chi … altrui»: «chi non trova il denaro 18. gran rodimento … avari: un grande tor-
nella sua borsa (scarsella) molto meno mento (rodimento) e un pesante (grieve) fa-

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ragione, la quale più tosto mi dimostri così essere che convinca a confessallo24 . E se
uno altro non litterato mi adduce25 quella medesima ragione, così crederrò io a lui sen-
za allegarvi 26 autorità, come a chi mi dia testimonianza del libro; che stimo chi scrisse
30 pur fu 27 come io uomo. Sì che forse io testé non saprò così a te rispondere ordinato
quanto faresti tu a me, che tutto il dì stai col libro in mano. Ma vedi tu, Lionardo, quel-
li spenditori, de’ quali io dissi testé, dispiaciono a me, perché eglino spendono sanza
ragione: e quelli avari ancora mi sono a noia, perché essi non usano le cose quando bi-
sogna 28; e anche perché quelli medesimi desiderano troppo. Sa’ tu quali mi piaceran-
35 no? Quelli i quali a’ bisogni usano le cose quanto basta, e non più: l’avanzo serbano29; e
questi chiamo io massai.
lionardo Ben v’intendo: quelli che sanno tenere il mezzo tra il poco e il troppo.

24. se io … confessallo: se non ne vedo una 25. mi adduce: mi fa presente. (a’) dei bisogni usano le cose quanto è suffi-
motivazione (ragione) evidente (aperta), che 26. allegarvi: attribuirgli. ciente, e non di più: conservano (serbano) ciò
mi dimostri che la cosa è veramente così, 27. pur fu: anch’egli. che resta (l’avanzo).
piuttosto che convincermi ad ammetterlo 28. bisogna: è necessario.
(confessallo) [senza prove reali]. 29. Quelli … serbano: quelli che a seconda

analisi del testo


LA «MASSERIZIA»
La «masserizia» La virtù della «masserizia», su cui si incentra questo passo del dialogo, nella definizione del
come giusto mezzo saggio Gianozzo è un giusto mezzo tra lo spendere troppo, che dilapida il patrimonio fami-
liare e fa cadere in miseria, e l’avarizia, che procura ostilità da parte degli altri e rende infelici,
perché crea l’ansia di accumulare e il dolore nello spendere, e induce a privarsi del necessario.
La giusta misura è spendere quanto basta per le cose necessarie alla vita e niente di più, e
La tradizione risparmiare quanto avanza. In queste teorie confluisce la tradizione di oculata amministra-
borghese fiorentina zione del patrimonio che era propria della borghesia mercantile fiorentina, ben rappresentata
già in certe novelle di Boccaccio (si ricordi quella di Federigo degli Alberighi, in cui compare lo
stesso termine «massaio»).
Una fase di riflusso L’espansionismo mercantile e bancario delle grandi famiglie fiorentine, tuttavia, si trova in
una fase di stagnazione e di riflusso; alla spregiudicatezza imprenditoriale dei padri si è sosti-
L’esaltazione tuita, oramai, l’opera di più cauta conservazione degli eredi. Le parole di Gianozzo, che con-
della prudenza tengono una difesa e una esaltazione della prudenza e del “giusto mezzo” fra gli estremi, suo-
nano a conferma di questa situazione.
Dal pubblico Il testo presenta una chiara finalità didattica. Lo scopo educativo si collega alle preoccupazio-
al privato ni civili dell’Umanesimo fiorentino, ma si è sensibilmente spostato dalla sfera del pubblico a
quella del privato; al tempo stesso si registra il passaggio dalla vita in città a quella più riposan-
te e tranquilla che si può godere soprattutto in campagna.

IL RIFIUTO DELL’AUTORITÀ
Il valore Uno spunto molto interessante è anche la rivendicazione del valore dell’esperienza diretta contro
dell’esperienza il «dire altrui», specie se fondato solo sui libri. È il rifiuto dell’autorità da accettare senza verifica
personale, come era proprio della mentalità medievale: un principio centrale dell’Umanesimo,

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come si è visto nella dimostrazione della falsità della “Donazione di Costantino” da parte di Lo-
renzo Valla, che apre la strada al pensiero della modernità e alla ricerca scientifica; posizioni ana-
Esperienza loghe si trovano anche in Leonardo da Vinci. Naturalmente l’insistenza su questo rifiuto del «dire
e formazione altrui» non intende svalutare l’importanza della formazione culturale, ma affiancare a essa
culturale un’altra componente, l’esperienza, che deve costituirne il necessario complemento, insostituibi-
le nelle occasioni della vita pratica, soprattutto di quella economica.

esercitare le competenze
COMPRENDERE E ANALIZZARE cultura popolare: individuale e spiega le caratteristiche
1. Comprensione Quali sono i motivi per cui Gia- formali che le accomunano.
nozzo disprezza gli avari? 5. Lessico Individua nel testo le espressioni ricondu-
2. Analisi Individua nel brano le affermazioni di Gia- cibili al campo semantico dello sperpero.
nozzo in cui è evidente la consapevolezza della sag-
gezza acquisita grazie all’esperienza. APPROFONDIRE E INTERPRETARE
3. Analisi Quali sono le espressioni usate da Gianoz- 6. PASSATO E PRESENTE Scrittura Nel testo che hai
zo che rendono evidente lo scopo educativo delle sue letto viene rivendicato il valore dell’esperienza diretta,
parole? che deve costituire il necessario complemento della
4. Lingua «Chi non truova il danaio nella sua scar- formazione culturale di un individuo. Ritieni che que-
sella molto manco il troverà in quella d’altrui» (rr. 8-9) è sto principio sia da ritenere valido ancora oggi? Riflet-
un proverbio citato da Gianozzo. Il brano presenta altre ti sull’argomento proposto in un testo di circa 10 righe
affermazioni analoghe che sembrano espressioni della (600 caratteri).

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