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MANUALE DI DIRITTO

DELLE ASSICURAZIONI PRIVATE


LUIGI FARENGA

MAnuale di DIRITTO
DELLE ASSICURAZIONI PRIVATE
Sesta edizione

G. Giappichelli Editore
© Copyright 2019 - G. GIAPPICHELLI EDITORE - TORINO
VIA PO, 21 - TEL. 011-81.53.111 - FAX 011-81.25.100
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ISBN/EAN 978-88-921-0349-8

ISBN/EAN9788892180833 (ebook)

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Dedica V

a Berardino Libonati,
ai miei Allievi
e ai miei Studenti
VI Dedica
Prefazione VII

PREFAZIONE

L’entrata in vigore il 29 settembre 2018 del nuovo testo del TUF in


attuazione della direttiva MIFID II (Market in Financial Instruments Di-
rective) e, soprattutto, l’entrata in vigore il 1° ottobre 2018 del d.lgs. 21
maggio 2018 n. 68 di recepimento della direttiva comunitaria 2016/97/UE, e
cioè della IDD (Insurance Distribution Directive) ha reso necessario un
profondo riesame del manuale, soprattutto per quanto concerne l’attività di
distribuzione dei prodotti assicurativi. Non sono poi mancate importanti
rivisitazioni, anche in virtù della massiccia emanazione di regolamenti da
parte del’IVASS, della disciplina relativa ai comportamenti delle imprese e
dei distributori, specie per quanto concerne la pubblicità e l’offerta di pro-
dotti assicurativi.
Ancora una volta si è cercato di recepire tutti i cambiamenti cercando di
esporre la disciplina nella maniera più sintetica e comprensibile. Operazione
questa resa sempre più difficile dall’esasperato linguaggio tecnico e dalle
modalità sempre più regolamentari di formulare le norme del Codice delle
Assicurazioni, cui si aggiungono i Regolamenti IVASS sempre più ampi e
dettagliati.
Naturalmente, come di consueto, si è provveduto ad aggiornare il manuale
ai regolamenti ad oggi promulgati.

LUIGI FARENGA

Roma, gennaio 2019


VIII Prefazione
Indice IX

INDICE

pag.

Avvertenze 1

INTRODUZIONE
CONCETTI GENERALI
§ 1. L’operazione assicurativa. Caratteri generali: bisogno e rischio 3
§ 2. Il collegamento atto-attività. La gestione assicurativa dei rischi 4
§ 3. L’impresa di assicurazione e l’attività assicurativa. Il sistema dei con-
trolli sul settore assicurativo (rinvio) 8
§ 4. Assicurazioni private e assicurazioni sociali. Le assicurazioni obbligatorie 11
§ 5. Assicurazione e risparmio. L’assicurazione nel sistema dei contratti
aleatori. Critica 13
§ 6. (Segue) I prodotti di investimento assicurativo (rinvio) 16
§ 7. Le fonti del diritto delle assicurazioni private 16
§ 8. Profili storici. Il diritto delle assicurazioni come ordinamento settoriale 20

PARTE PRIMA
L’IMPRESA E LA DISTRIBUZIONE
DEI PRODOTTI ASSICURATIVI

CAPITOLO I
L’IMPRESA DI ASSICURAZIONE 25

§ 1. L’impresa di assicurazione nel sistema del diritto dell’impresa. La


«struttura» societaria dell’impresa di assicurazione 25
§ 2. Il sistema di governo societario dell’impresa di assicurazione. I con-
trolli interni per la gestione dei rischi 32
X Indice

pag.

§ 3. L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. Le attività di


controllo e gestione dei rischi del gruppo 34
§ 4. (Segue) L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. La di-
sciplina delle partecipazioni sociali: A) La disciplina dell’acquisto di
partecipazioni di controllo o qualificate in imprese di assicurazione 36
§ 5. (Segue) B) I requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza
degli esponenti aziendali e dei soggetti che svolgono funzioni fonda-
mentali. Il divieto per gli organi sociali di assumere cariche in impre-
se concorrenti 39
§ 6. (Segue) L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. La di-
sciplina delle partecipazioni sociali: C) La disciplina dell’acquisto di
partecipazioni da parte di imprese di assicurazione in altre imprese 40
§ 7. I conglomerati finanziari 43
§ 8. L’impresa di assicurazione ed i rami dell’attività assicurativa 45

CAPITOLO II
I CONTROLLI SULL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE 51

§ 1. I principi generali sulla vigilanza. Vigilanza macroprudenziale e vigi-


lanza microprudenziale 51
§ 2. Le origini: il Ministero dello Sviluppo Economico 52
§ 3. L’AEAP (o EIOPA) 53
§ 4. L’IVASS: caratteri generali. Il potere regolamentare e i regolamenti 54
§ 5. (Segue) L’IVASS: le funzioni, i poteri, l’irrogazione delle sanzioni e
gli obblighi di informativa 57
§ 6. La vigilanza sul gruppo 61
§ 7. CONSOB, Banca d’Italia e COVIP 62

CAPITOLO III
LA DISCIPLINA DELL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE 65

LA DISCIPLINA DELLE IMPRESE AVENTI SEDE LEGALE NEL TERRITO-


RIO DELLA REPUBBLICA (IMPRESE NAZIONALI) 65
§ 1. L’accesso all’attività assicurativa. L’autorizzazione all’esercizio 65
§ 2. (Segue) Diniego dell’autorizzazione 69
Indice XI

pag.

§ 3. Le tariffe e le riserve tecniche 69


§ 4. (Segue) La determinazione delle tariffe 71
§ 5. (Segue) Le riserve tecniche 73
§ 6. (Segue) Le attività a copertura delle riserve tecniche 79
§ 7. I fondi propri 80
§ 8. Il requisito patrimoniale di solvibilità e il requisito patrimoniale mi-
nimo 81
§ 9. La violazione delle norme sulle riserve tecniche, sul requisito patri-
moniale di solvibilità e sul requisito patrimoniale minimo. Rinvio 83
§ 10. Il bilancio e le scritture contabili delle imprese di assicurazione 83
§ 11. L’attività delle imprese nazionali all’estero 89
§ 12. Revoca e decadenza dall’autorizzazione 91

LA DISCIPLINA DELLE IMPRESE ESTERE 94


§ 13. Imprese con sede in uno Stato membro 94
§ 14. Imprese con sede in uno Stato terzo 96

CAPITOLO IV
LE VICENDE DELL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE 99

§ 1. Modifiche dello statuto e del programma di attività 99


§ 2. Concentrazione di aziende e trasferimento di portafoglio 99
§ 3. Fusione e scissione di imprese di assicurazione. Fusione e scissione
di fondi interni e gestioni separate 102
§ 4. Gli accordi tra imprese di assicurazione. La disciplina della con-
correnza 104

CAPITOLO V
LE MISURE DI SALVAGUARDIA, RISANAMENTO E LIQUI-
DAZIONE 107

§ 1. Le misure di salvaguardia: i piani di risanamento e di finanziamento


a breve 107
§ 2. Le misure di risanamento: il commissario per il compimento di sin-
goli atti 110
XII Indice

pag.

§ 3. Le misure di risanamento: l’amministrazione straordinaria 111


§ 4. Le misure di risanamento: il commissario per la gestione provvisoria 113
§ 5. La liquidazione ordinaria (o volontaria) 114
§ 6. La liquidazione coatta amministrativa 114
§ 7. Le misure di risanamento e liquidazione dell’ultima società con-
trollante italiana 119

CAPITOLO VI
LA DISTRIBUZIONE DEL PRODOTTO ASSICURATIVO 121

§ 1. I canali distributivi dei prodotti assicurativi e l’introduzione delle


regole MIFID II (Market in Financial Instruments Directive) e IDD
(Insurance Distribution Directive) 121
§ 2. L’attività di distribuzione assicurativa e riassicurativa: i soggetti 123
§ 3. (Segue) A) Gli agenti di assicurazione (subagente, coagenzia e pro-
cacciatore d’affari) 124
§ 4. (Segue) B) I mediatori di assicurazione e riassicurazione o brokers 128
§ 5. (Segue) C) I produttori diretti. 129
§ 6. (Segue) D) Banche, SIM, intermediari finanziari e Poste Italiane
s.p.a. 129
§ 7. (Segue) E) Dipendenti, collaboratori, produttori ed altri incaricati 130
§ 8. (Segue) F) Gli intermediari assicurativi a titolo accessorio 130
§ 9. L’accesso all’attività di intermediazione assicurativa e riassicura-
tiva. Il registro degli intermediari assicurativi e riassicurativi 131
§ 10. L’esercizio dell’attività di intermediazione assicurativa e riassicura-
tiva. Le regole di comportamento. Il principio di adeguatezza 134
§ 11. (Segue) Le regole di comportamento. I conflitti di interesse e l’ob-
bligo di separazione patrimoniale 136
§ 12. (Segue) L’intermediazione attraverso tecniche di comunicazione a
distanza 139
§ 13. L’attività di promozione e collocamento di contratti di assicurazio-
ne a distanza. La distribuzione telefonica e mediante siti web 139
Indice XIII

pag.

PARTE SECONDA
IL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE
SEZIONE PRIMA
LA DISCIPLINA GENERALE

CAPITOLO I
LA NOZIONE GIURIDICA DI CONTRATTO DI ASSICURA-
ZIONE 143

§ 1. La funzione del contratto di assicurazione. La teoria indennitaria e


la teoria del bisogno eventuale. Critica. Principio indennitario e
principio previdenziale 143
§ 2. Il rilievo della qualità di imprenditore assicurativo per il contratto
di assicurazione. Ancora sulla natura aleatoria del contratto di as-
sicurazione. Critica 146
§ 3. (Segue) Ancora sul rilievo della qualità di imprenditore assicurativo
per il contratto di assicurazione. La disciplina della nullità del con-
tratto di assicurazione 147

CAPITOLO II
LA CAUSA DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE: A) IL
RISCHIO 149

§ 1. Il rischio come elemento causale di tutti i contratti di assicurazione 149


§ 2. Gli elementi del rischio: la possibilità dell’evento 150
§ 3. Gli elementi del rischio: il danno e il nesso causale 152
§ 4. La disciplina: inesistenza del rischio 153
§ 5. La disciplina: diminuzione e aggravamento del rischio 154

CAPITOLO III
LA CAUSA DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE CON-
TRO I DANNI: B) L’INTERESSE 157

§ 1. L’interesse come relazione di carattere economico 157


XIV Indice

pag.

§ 2. L’interesse come misura del valore della cosa. Il danno come lesio-
ne dell’interesse. L’inesistenza dell’interesse. L’alienazione della co-
sa assicurata 160
§ 3. L’interesse come misura del valore della cosa. Soprassicurazione e
sottoassicurazione. L’assicurazione plurima e la coassicurazione 162
§ 4. L’interesse come misura del valore. L’assicurazione danni alle persone 165

CAPITOLO IV
LA STRUTTURA DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE 167

§ 1. Il contratto di assicurazione come contratto bilaterale a prestazioni


corrispettive, sinallagmatico 167
§ 2. Il contratto di assicurazione come contratto consensuale, commu-
tativo, di durata 169

CAPITOLO V
LE PARTI E LE ALTRE FIGURE SOGGETTIVE DEL CON-
TRATTO DI ASSICURAZIONE: CONTRAENTE, ASSICURATO,
BENEFICIARIO. L’ASSICURAZIONE IN NOME E PER CON-
TO. L’ASSICURAZIONE SULLA PERSONA DI UN TERZO 171

§ 1. Assicurato e contraente. Il contratto di assicurazione in nome altrui 171


§ 2. Assicurato e contraente. Il contratto per conto altrui o per conto di
chi spetta 172
§ 3. L’assicurazione a favore di terzo. Il beneficiario nell’assicurazione
sulla vita. La clausola di vincolo nell’assicurazione contro i danni 174
§ 4. L’assicurazione sulla persona di un terzo 175

CAPITOLO VI
LA FORMAZIONE E LA FORMA DEL CONTRATTO DI AS-
SICURAZIONE 177

§ 1. La polizza e la formazione del contratto: concetti generali. Gli ob-


blighi di trasparenza a protezione dell’assicurato 177
Indice XV

pag.

§ 2. La fase precontrattuale: la documentazione informativa 180


§ 3. Le dichiarazioni inesatte e le reticenze 181
§ 4. Le condizioni generali di polizza. Le clausole vessatorie 183
§ 5. La conclusione del contratto e la durata 184
§5 La polizza all’ordine e al portatore 186

CAPITOLO VII
L’OGGETTO DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE. A)
LE OBBLIGAZIONI DEL CONTRAENTE: IN PARTICO-
LARE IL PREMIO 189
§ 1. Le obbligazioni delle parti 189
§ 2. Il premio 189
§ 3. Mancato pagamento del premio 191
§ 4. Gli altri obblighi del contraente o dell’assicurato. Obblighi ed one-
ri: valore della classificazione 192
§ 5. L’obbligo di avviso (art. 1913 c.c.) 193
§ 6. L’obbligo di salvataggio (art. 1914 c.c.) 194

CAPITOLO VIII
L’OGGETTO DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE. B)
LE OBBLIGAZIONI DELL’ASSICURATORE: IN PARTICO-
LARE L’INDENNITÀ 195
§ 1. Le obbligazioni dell’assicuratore. Profili generali 195
§ 2. La liquidazione dell’indennità (o indennizzo). Arbitrato e perizia con-
trattuale. I sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie 196
§ 3. Le limitazioni della prestazione dell’assicuratore: le franchigie e lo
scoperto obbligatorio 198
§ 4. Il debito dell’indennità. Debito di valore e debito di valuta 199
§ 5. Il diritto di surrogazione dell’assicuratore (art. 1916 c.c.) 200

CAPITOLO IX
LE VICENDE DEL CONTRATTO. L’ALIENAZIONE DELLA
COSA ASSICURATA. ASSICURAZIONE E LIQUIDAZIONE
GIUDIZIALE. LA PRESCRIZIONE 203
§ 1. L’alienazione della cosa assicurata 203
XVI Indice

pag.

§ 2. La liquidazione giudiziale dell’assicurato 204


§ 3. La disciplina della prescrizione in materia assicurativa 206

SEZIONE SECONDA
I SINGOLI RAMI: LE ASSICURAZIONI CONTRO I DANNI

CAPITOLO X
CONCETTI GENERALI 207

§ 1. Le assicurazioni contro i danni: tipologia delle operazioni e disciplina 207


§ 2. Assicurazione di cose e assicurazione del patrimonio 208
§ 3. Assicurazioni in abbonamento, globali e collettive 209
§ 4. Le assicurazioni obbligatorie 212
§ 5. Le assicurazioni contro i danni alle persone 213
§ 6. L’assicurazione assistenza 214

CAPITOLO XI
L’ASSICURAZIONE DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE E LE
ASSICURAZIONI DI SPESE 217

§ 1. L’assicurazione della responsabilità civile: natura e disciplina generale 217


§ 2. L’assicurazione della responsabilità civile: il sinistro e la liquidazio-
ne dell’indennità 218
§ 3. Le assicurazioni di spese. Le assicurazioni di cure mediche (c.d. as-
sicurazioni sanitarie) 222
§ 4. Le assicurazioni di spese. L’assicurazione tutela legale (o giudizia-
ria o di spese legali) 222

CAPITOLO XII
L’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA DELLA RESPONSA-
BILITÀ CIVILE DERIVANTE DALLA CIRCOLAZIONE DEI
VEICOLI A MOTORE E DEI NATANTI 225

§ 1. Profili generali. Gli obblighi di trasparenza ed informativa 225


Indice XVII

pag.

§ 2. L’oggetto del contratto 228


§ 3. Il premio. Il trasferimento del veicolo o del natante e le altre cause
di cessazione del contratto 229
§ 4. Il risarcimento del danno. Il danno biologico. La banca dati sinistri 230
§ 5. Le procedure liquidative. L’azione diretta. L’indennizzo diretto 233
§ 6. Il Fondo di garanzia per le vittime della strada 235
§ 7. Il risarcimento del danno derivante da sinistri avvenuti all’estero. Il
«Centro di informazione italiano» e l’«Organismo di indennizzo ita-
liano» 237

CAPITOLO XIII
L’ASSICURAZIONE DEL CREDITO E L’ASSICURAZIONE
FIDEIUSSORIA O CAUZIONALE 239

§ 1. L’assicurazione del credito: principi generali 239


§ 2. L’assicurazione del credito: il sinistro e la liquidazione del danno 240
§ 3. L’assicurazione fideiussoria o cauzionale 241
§ 4. L’assicurazione del credito all’esportazione 242

CAPITOLO XIV
LE ASSICURAZIONI CONTRO I DANNI ALLA PERSONA 245

§ 1. L’assicurazione contro gli infortuni: principi generali 245


§ 2. L’assicurazione contro gli infortuni: il sinistro e la liquidazione del-
l’indennità 247
§ 3. Le assicurazioni contro le malattie 247

CAPITOLO XV
LE ASSICURAZIONI TRASPORTI 249

§ 1. Profili generali 249


§ 2. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: i soggetti, l’oggetto e la
durata del contratto 250
§ 3. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni di cose 251
XVIII Indice

pag.

§ 4. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni di re-


sponsabilità 254
§ 5. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni infor-
tuni 258
§ 6. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il rischio. In particola-
re il rischio putativo 259
§ 7. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il sinistro. Gli obblighi
di avviso e salvataggio 260
§ 8. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: la liquidazione dell’in-
dennità. Liquidazione per avaria e liquidazione per abbandono 261

CAPITOLO XVI
LA RIASSICURAZIONE 265

§ 1. Profili generali e disciplina. La riassicurazione finite. La società vei-


colo 265
§ 2. La disciplina dell’impresa riassicuratrice 268
§ 3. Tipologia del contratto: la riassicurazione per singoli rischi 271
§ 4. Tipologia del contratto: la riassicurazione per trattati 272

SEZIONE TERZA
I SINGOLI RAMI: L’ASSICURAZIONE SULLA VITA ED I
PRODOTTI DI INVESTIMENTO ASSICURATIVO.
LE FORME PENSIONISTICHE COMPLEMENTARI
E LA GESTIONE ASSICURATIVA DEI FONDI PENSIONE

CAPITOLO XVII
L’ASSICURAZIONE SULLA VITA ED I PRODOTTI DI INVE-
STIMENTO ASSICURATIVO 275

§ 1. Concetti generali e tipologia 275


§ 2. I soggetti del rapporto 277
§ 3. Il premio e la prestazione dell’assicuratore 278
§ 4. La disciplina del contratto 279
Indice XIX

pag.

§ 5. Il riscatto e la riduzione della polizza. Il prestito su polizza. Le assicu-


razioni connesse all’erogazione di mutui immobiliari e di credito al
consumo 280
§ 6. I prodotti assicurativi e i prodotto di investimento assicurativo: le
polizze «Index Linked» e «Unit Linked» 283
§ 7. I prodotti assicurativi: le operazioni di capitalizzazione. I prodotti e i
servizi etici 286

CAPITOLO XVIII
LE FORME PENSIONISTICHE COMPLEMENTARI E LA
GESTIONE ASSICURATIVA DEI FONDI PENSIONE 289

§ 1. Le forme pensionistiche complementari. Caratteri generali 289


§ 2. La gestione assicurativa dei fondi pensione 291

Indice analitico 293


XX Indice
Concetti generali 1

AVVERTENZE

I richiami agli articoli privi di indicazione del testo legislativo sono rife-
riti al d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209, e cioè al Codice delle Assicurazioni;
l’acronimo «c.c.» sta per «Codice Civile», quello «c.a.» per «Codice delle
Assicurazioni», quello «c.n.» per «Codice della Navigazione» e quello
«c.c.i.» per «Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza».

Ogni riferimento ai «regolamenti» va inteso riferito ai regolamenti adot-


tati dall’organo di vigilanza (già ISVAP ora IVASS). Con la trasformazione
dell’ISVAP in IVASS, i regolamenti hanno ripreso la numerazione dal nu-
mero 1.

Nel testo si continua talvolta ad utilizzare l’acronimo «ISVAP» in rela-


zione ai regolamenti emanati prima della sua trasformazione in «IVASS».

Ai sensi dell’art. 13, comma 42, legge 7 agosto 2012, n. 135, «ogni rife-
rimento all’ISVAP contenuto in norme di legge o in altre disposizioni nor-
mative è da intendersi effettuato all’IVASS».

Con legge 19 ottobre 2017, n. 155 il Governo è stato delegato ad ema-


nare il testo portante la riforma delle procedure concorsuali, provvedimen-
to approvato dal Consiglio dei Ministri del 10 gennaio 2019 ma non ancora
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale al momento in cui il manuale andava in
stampa.
2 Introduzione
Concetti generali 3

INTRODUZIONE
CONCETTI GENERALI

SOMMARIO: 1. L’operazione assicurativa. Caratteri generali: bisogno e rischio. – 2.


Il collegamento atto-attività. La gestione assicurativa dei rischi. – 3. L’impresa di
assicurazione e l’attività assicurativa. Il sistema dei controlli sul settore assicurativo
(rinvio). – 4. Assicurazioni private e assicurazioni sociali. Le assicurazioni obbliga-
torie. – 5. Assicurazione e risparmio. L’assicurazione nel sistema dei contratti alea-
tori. Critica. – 6. (Segue) I prodotti di investimento assicurativo (rinvio). – 7. Le
fonti del diritto delle assicurazioni private. – 8. Profili storici. Il diritto delle assicu-
razioni come ordinamento settoriale.

§ 1. L’operazione assicurativa. Caratteri generali: bisogno e rischio

Si afferma generalmente che l’assicurazione nasce dalla previsione, e,


quindi, dalla preoccupazione, dell’insorgere di «bisogni» futuri, contraria-
mente alle altre operazioni negoziali che nascono da bisogni attuali (ven-
dita, locazione, mutuo, lavoro, ecc.). A sua volta il bisogno, naturalmente
in senso economico, viene rappresentato come «la necessità di avere a di-
sposizione i mezzi economici (beni) atti a soddisfare i bisogni fisico-
psicologici dell’uomo: il bisogno futuro si traduce in un bisogno attuale di
avere i mezzi di soddisfazione dei bisogni futuri quando si presenteranno»
(DONATI).
L’eventualità che si possano presentare bisogni futuri è detta «rischio».
Chi è soggetto ad un determinato rischio (ad esempio: incendio dell’a-
bitazione, furto dell’auto, infortunio sul lavoro che comporti una invalidità
temporanea o permanente, ecc.) può premunirsi accantonando somme di
denaro sufficienti a far fronte al bisogno temuto (necessità di acquistare
una abitazione in sostituzione di quella distrutta dall’incendio, o un’auto
nuova in sostituzione di quella rubata, necessità di disporre dei mezzi eco-
nomici per il periodo di incapacità totale al lavoro o per compensare la ri-
4 Introduzione

dotta capacità lavorativa conseguenti all’infortunio, ecc.), così peraltro sot-


traendo risorse al soddisfacimento di bisogni attuali.
L’alternativa è offerta dall’operazione assicurativa: chi teme per l’incen-
dio dell’abitazione, può stipulare un’assicurazione contro il rischio incen-
dio, chi teme per il furto dell’auto, un’assicurazione contro il furto, chi te-
me l’infortunio sul lavoro, un’assicurazione infortuni, e così via.
Talvolta il rischio è rappresentato da un evento attinente la vita umana:
chi, con il proprio lavoro, rappresenta l’unico mezzo di sostentamento per
la famiglia, può temere la morte e la conseguente perdita di tale fonte di
sostentamento (assicurazione sulla vita per il caso di morte); l’invecchia-
mento, e la conseguente impossibilità di svolgere attività lavorativa, è te-
muto da chi può trovarsi, in età avanzata, senza mezzi di sostentamento
(assicurazione sulla vita per il caso sopravvivenza).
Attraverso l’assicurazione si trasferisce il rischio dall’assicurato all’as-
sicuratore, il quale lo assume impegnandosi a corrispondere una somma di
denaro (indennità) nel caso in cui si venga a verificare l’evento produttivo
del bisogno (sinistro). A fronte di tale obbligazione dell’assicuratore, l’assi-
curato si impegna a corrispondere preventivamente una somma di denaro
(premio), calcolata dall’assicuratore in modo da realizzare una provvista –
costituita dalla massa dei premi corrisposti da tutti gli assicurati – suffi-
ciente a far fronte agli obblighi di pagamento delle indennità.
Il premio, naturalmente, è rappresentato da una somma di denaro estre-
mamente esigua rispetto a quella che l’assicuratore dovrà corrispondere
nel caso si verifichi l’evento; in tal modo l’assicurato potrà destinare le pro-
prie risorse economiche al soddisfacimento di bisogni attuali.
Si tratta di un meccanismo di natura mutualistica, poiché tutti gli assicu-
rati contribuiscono, attraverso la corresponsione dei premi, alla costituzione
di una provvista destinata a coloro nei confronti dei quali effettivamente si
verrà a presentare la situazione di bisogno contrattualmente prevista.
L’operazione, così sommariamente descritta, sottintende naturalmente
meccanismi tecnico-giuridici estremamente complessi. Meccanismi che coin-
volgono sia l’atto, e cioè il contratto di assicurazione, sia l’attività, e cioè
l’impresa di assicurazione.

§ 2. Il collegamento atto-attività. La gestione assicurativa dei rischi

La legge definisce l’attività assicurativa «l’assunzione e la gestione dei ri-


schi effettuata da un’impresa di assicurazione» (art. 1, lett. C, c.a.).
Concetti generali 5

La dottrina è peraltro da tempo pressoché concorde sulla esistenza di


un necessario collegamento tra contratto di assicurazione e impresa di assi-
curazione.
Tale collegamento è fondato sulla considerazione che parte assicuratrice
non può che essere un’impresa organizzata secondo specifici criteri tecni-
co-finanziari che consentono, se non l’assoluta sicurezza, quantomeno un
notevole margine di affidabilità nella possibilità che l’assicuratore sia finan-
ziariamente in grado di rispettare la propria obbligazione, e cioè il pagamento
dell’indennità se e qualora l’evento dannoso dovesse prodursi (ovvero il pa-
gamento della rendita o del capitale al verificarsi dell’evento attinente la
vita dedotto in contratto) (art. 1882 c.c.).
Il premio corrisposto dall’assicurato infatti, non solo costituisce il corri-
spettivo dell’organizzazione di impresa, ma svolge soprattutto la funzione
di predisporre i fondi necessari per pagare le indennità che matureranno in
futuro. In altre parole, l’assicuratore esercita una forma di raccolta di risor-
se finanziarie destinate a far fronte agli impieghi futuri, e cioè al pagamen-
to delle indennità (o rendite o capitali).
Ciò comporta la necessità per l’assicuratore di operare un razionale im-
piego finanziario di tali risorse, in modo da permettergli di essere sempre e
comunque in grado di adempiere alle proprie obbligazioni.
Da qui l’imposizione, da parte della legge, della costituzione di «riserve
tecniche» secondo criteri ben precisi e con impieghi in beni e attività fi-
nanziarie predeterminati secondo quantità e proporzioni prestabilite.
Il fenomeno presenta una significativa similitudine con il sistema banca-
rio.
Anche il banchiere infatti opera un imponente drenaggio di risparmio,
che utilizza a sua volta per concedere credito a terzi, ma che deve sottosta-
re a precise norme tecnico-giuridiche che gli permettano di essere in ogni
momento in grado di adempiere alla sua obbligazione di restituzione, qua-
lora il cliente lo richieda.
In campo assicurativo, così come in quello bancario, il problema non è
però così semplice come a prima vista può apparire.
Occorre innanzitutto una quanto più possibile vasta rete di raccolta di
contratti, poiché, più numerosi sono i rischi raccolti, più agevole risulta il
calcolo statistico della incidenza degli eventi dannosi (e poi delle indenni-
tà) sulla massa stessa dei rischi. È chiaro infatti che solo per una parte dei
rischi verrà a prodursi l’evento dedotto in contratto. Tuttavia la previsione
della percentuale degli eventi rapportata ai rischi assicurati, come ogni ipo-
tesi statistica, sarà tanto più vicina alla realtà quanto maggiore sarà la mas-
sa dei rischi assicurati.
6 Introduzione

In ciò sta il momento di maggiore delicatezza e complessità dell’attività


dell’assicuratore: accantonare le risorse finanziarie sufficienti a coprire le
indennità che sarà obbligato a corrispondere, sulla base della suddetta pre-
visione, senza procedere né in eccesso né in difetto.
Non in eccesso, perché un accantonamento di risorse finanziarie ecces-
sivo comporterebbe una quantificazione troppo elevata del premio richie-
sto all’assicurato, rendendo così troppo oneroso il costo della «copertura»
del rischio per l’assicurato, e l’impresa, di conseguenza, non competitiva sul
mercato.
Non in difetto, perché un accantonamento di risorse finanziarie insuffi-
ciente potrebbe porre l’assicuratore nell’impossibilità di far fronte alle pro-
prie obbligazioni, così vanificando il senso stesso dell’operazione assicura-
tiva.
L’attività assicurativa è dunque, in primo luogo, un’attività di raccolta
di contratti in massa, e cioè quanto più possibile vasta ed omogenea, che
permetta una soddisfacente previsione degli oneri finanziari corrispondenti
nel breve e lungo periodo.
Esula pertanto dal fenomeno assicurativo qualunque ipotetica isolata
stipulazione di uno o più contratti, con il quale una parte si impegni a cor-
rispondere una indennità nel caso l’altra parte subisca un danno, ovvero a
corrispondere una rendita o un capitale al verificarsi di un evento attinente
la vita della controparte o di un terzo.
In altri termini assicuratore non può essere un qualunque soggetto, anche
imprenditore, ma deve essere un imprenditore assicurativo, e cioè un sogget-
to che eserciti un’impresa secondo le norme tecniche e giuridiche innanzi
sommariamente descritte. Questa affermazione trova espresso riscontro nor-
mativo, laddove, all’art. 11, comma 1, del Codice delle Assicurazioni è stabi-
lito che «l’esercizio dell’attività assicurativa nei rami vita e nei rami danni,
come classificati all’art. 2, è riservato alle imprese di assicurazione».
Può anche validamente ammettersi un contratto con il quale Tizio, a
fronte di un corrispettivo, si impegni a rivalere Caio, ad esempio, dell’even-
tuale danno conseguente all’incendio della casa di quest’ultimo; ma questo
certo non è un contratto di assicurazione contro il danno da incendio, poi-
ché, per la mancanza dei presupposti tecnico-giuridici che devono ricorre-
re in ogni operazione assicurativa, non vi è alcuna certezza che Tizio possa
essere in grado di far fronte alla propria obbligazione, qualora si verifichi
l’evento dannoso.
Non può certo escludersi a priori che Tizio pagherà la somma dovuta,
ma questa eventualità non è sufficiente a realizzare quel trasferimento del
rischio che grava su Caio, e che solo quella particolare organizzazione im-
Concetti generali 7

prenditoriale soggetta alle norme tecnico-giuridiche sommariamente de-


scritte può, con un sufficiente margine di affidabilità, realizzare.
Al di fuori di questa speciale organizzazione di impresa non vi è pertan-
to contratto di assicurazione. Ogni operazione similare, pure dalle parti in
teoria definita contratto di assicurazione, non può essere giuridicamente
configurata tale, degradando piuttosto in un ambito vicino o coincidente
con la scommessa (artt. 1933-1935 c.c.) o con la rendita vitalizia (artt.
1872-1881 c.c.).
Come accennato, la dottrina è uniformemente orientata a riconoscere
questo legame essenziale tra atto (contratto di assicurazione) e impresa (as-
sicurativa); peraltro non tutti sono concordi sulle conseguenze derivanti
dalla stipulazione di un contratto (apparentemente) di assicurazione, ove
uno dei contraenti non sia una impresa di assicurazione.
Sul punto si tornerà più diffusamente allorquando si tratterà del con-
tratto di assicurazione in generale.
Basterà per il momento osservare che il problema si fonda sostanzial-
mente su un equivoco di base.
Un contratto ove una parte non è un imprenditore assicurativo non sarà
certo per ciò solo invalido; potrà configurarsi come un contratto atipico
(valido o invalido a seconda dei casi, da stabilirsi sulla base dei criteri ge-
nerali) ma certamente non sarà un contratto di assicurazione, e non potrà es-
sere disciplinato dagli art. 1882 ss. c.c.
In altri termini l’alternativa non è tra contratto valido (quello stipulato
con una impresa di assicurazione) e contratto nullo (quello stipulato con
un soggetto – imprenditore o no – che non sia un imprenditore assicurati-
vo) ma tra contratto di assicurazione, disciplinato dagli art. 1882 ss. c.c., e
contratto atipico (eventualmente riconducibile, ad esempio, alla rendita vi-
talizia o alla scommessa) la cui validità e disciplina è da verificare secondo i
principi generali in materia di contratti.
Né appare contraddire quanto appena rilevato la norma che prevede la
nullità del contratto (e la ripetizione dei premi corrisposti, art. 167 c.a.)
stipulato da chi assuma essere assicuratore senza però avere ottenuto l’au-
torizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa. Qui infatti si tratta di ipo-
tesi di uso abusivo della qualifica di assicuratore e di dolosa falsa rappre-
sentazione dei fatti nei confronti della controparte, laddove nell’ipotesi
(peraltro decisamente scolastica) sopra illustrata le parti hanno effettiva-
mente voluto un regolamento negoziale analogo a quello tipico del contrat-
to di assicurazione, ben sapendo che chi assume il rischio non è assicuratore.
In conclusione, per aversi contratto di assicurazione occorre che la par-
te «assicuratore» sia un soggetto organizzato ad impresa di assicurazione,
8 Introduzione

secondo la disciplina di legge che andremo ad esporre nei capitoli succes-


sivi, e che sostanzialmente agisca secondo i seguenti criteri:
1. possegga un’organizzazione tale da permettere il reperimento di un
elevato numero di contratti;
2. sia nella condizione di reperire tali contratti secondo modelli «standar-
dizzati», in modo da raggrupparli in categorie omogenee disciplinate secon-
do schemi standardizzati (ad esempio: contratti di assicurazione contro i
danni da furto, contro i danni da grandine, assicurazione del credito, assicu-
razione contro gli infortuni, ecc.). Per tale motivo la raccolta dei contratti
avviene attraverso formulari predeterminati dallo stesso assicuratore e disci-
plinati da clausole generali comuni a tutti i contratti dello stesso tipo;
3. abbia una organizzazione adeguata alla contabilizzazione di migliaia
di contratti, e quindi essere in grado di prevedere con la massima sicurezza
l’incidenza degli eventi dannosi che verranno a prodursi in relazione ai rischi
assunti, eventualmente anche attraverso lo scambio di informazioni con gli
altri imprenditori dello stesso ramo. Di conseguenza stabilire la giusta entità
del premio da chiedere all’assicurato, così conquistando una posizione con-
correnziale sul mercato, senza sottostare al rischio di una crisi finanziaria;
4. sia in grado di gestire con le modalità più opportune e redditizie le ri-
sorse finanziarie che è in grado di raccogliere dalla clientela, in conformità
con le direttive di legge;
5. infine sia in grado di organizzare razionalmente la fase di liquidazione
dei sinistri ovvero, nel caso del ramo vita, l’erogazione delle rendite o dei
capitali.

§ 3. L’impresa di assicurazione e l’attività assicurativa. Il sistema dei


controlli sul settore assicurativo (rinvio)

Da quanto esposto in precedenza appare evidente che la circostanza


(peraltro di fatto puramente teorica) di aver stipulato contratti di «tipo»
assicurativo non vale a determinare la nascita di una impresa di assicura-
zione. Anzi, la legge sanziona penalmente l’esercizio abusivo dell’assicu-
razione (art. 305 c.a.) e, con sanzione amministrativa, l’uso abusivo della
«denominazione assicurativa» (art. 308 c.a.).
Non è stato però ancora chiarito in termini precisi quando possa giuri-
dicamente parlarsi di impresa di assicurazione.
In realtà quest’ultimo problema è di agevole soluzione, essendo legato
Concetti generali 9

ad un requisito di carattere formale: la concessione dell’autorizzazione all’e-


sercizio di attività assicurativa da parte dell’autorità di vigilanza (cfr. infra,
Cap. III, § 1).
Con la concessione dell’autorizzazione si esercita infatti un controllo pre-
ventivo (sino a quando l’autorizzazione non è concessa l’impresa non può
completare il procedimento costitutivo) sulla sussistenza dei presupposti tec-
nici e giuridici che devono essere presenti in un’impresa di assicurazione.
Naturalmente il controllo non si esaurisce nella fase costitutiva, ma
permane per tutto il ciclo vitale dell’impresa sino – se si verifica – alla sua
estinzione.
Si potrebbe anche ipotizzare un’impresa che, pur non avendo ottenuto
l’autorizzazione, operi in perfetta conformità alle norme tecniche e giuridi-
che in materia.
Ciononostante tale impresa non potrà definirsi «impresa di assicurazio-
ne», e la conseguenza sarà la sua messa in liquidazione coatta amministra-
tiva (art. 265 c.a.), non essendo configurabile un’ipotesi di autorizzazione
«successiva» con efficacia sanante.
Pertanto solo gli atti dell’impresa autorizzata potranno definirsi come
contratti di assicurazione in senso tecnico-giuridico.
Per i contratti posti in essere da un’impresa non autorizzata è prevista la
nullità che può essere fatta valere solo dal contraente o dall’assicurato (art.
167 c.a.).
L’impresa di assicurazione è inoltre soggetta ad una disciplina assolu-
tamente peculiare, dettata in funzione della specialità dell’attività e, soprat-
tutto, del rilievo socio-economico che l’attività riveste, stante il già illustra-
to imponente fenomeno di drenaggio di risorse finanziarie (risparmio) nei
confronti della collettività.
Il fenomeno, tradizionalmente definito come «inversione del ciclo pro-
duttivo», è peculiare del sistema assicurativo.
Al contrario di quanto avviene di norma nei contratti commerciali, alla
prestazione di una parte (contraente), e cioè al pagamento del premio, non
corrisponde una immediata controprestazione dell’altra parte (assicurato-
re). L’assicuratore si limita infatti ad impegnarsi al pagamento di una som-
ma (indennità, rendita, capitale) solo quando (e nella maggior parte dei ca-
si anche «se») si verificherà l’evento dedotto in contratto. L’obbligo del-
l’assicuratore consiste pertanto, nell’immediato, nella contabilizzazione del
contratto e nella gestione delle somme necessarie a far fronte all’eventuale
obbligo di pagamento.
La legge non poteva evidentemente esimersi dal dettare una particola-
reggiata disciplina idonea a conferire agli assicurati una ragionevole certez-
10 Introduzione

za che l’impresa sarà sempre e comunque nella condizione di far fronte alle
proprie obbligazioni. Il legislatore inoltre ha predisposto una serie di con-
trolli, attribuiti in via principale ad una istituzione specializzata – l’IVASS
(Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) – idonei a garantire la sussi-
stenza dei requisiti tecnico-giuridici necessari durante l’intero ciclo vitale
dell’impresa.
In realtà questo apparato legislativo e di controllo è di origine relativa-
mente recente.
Solo nei primi anni del secolo ventesimo si è instaurato un sistema nor-
mativo di disciplina dell’impresa. Sistema che si è andato negli anni, soprat-
tutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso, affinando e perfezio-
nando, sino a giungere alla più recente sistemazione legislativa del settore
contenuta nel d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209 come modificato dal d.lgs. 12
maggio 2015, n. 74 e cioè il «Codice delle Assicurazioni Private».
L’apparato normativo originario era basato su un sistema di controlli so-
stanzialmente affidato al Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato
(oggi Ministero dello Sviluppo Economico), al quale erano demandati, con
risultati spesso insoddisfacenti sul piano pratico, tutte le relative funzioni. Al
Ministero era affiancata la Commissione Consultiva per le Assicurazioni Pri-
vate, organo con funzioni esclusivamente consultive, di irrilevante rilievo
pratico.
La crisi del settore determinatasi nei primi anni ‘70, soprattutto a seguito
dell’entrata in vigore del regime obbligatorio dell’assicurazione della respon-
sabilità civile per veicoli a motore e natanti – e dal conseguente ingresso nel
mercato di imprese di modesta entità e insufficiente organizzazione tecnico-
finanziaria – rese urgente l’emanazione di una nuova disciplina del ramo danni
e, soprattutto, evidenziò la necessità dell’istituzione di un organismo specializ-
zato e destinato esclusivamente al controllo dell’intero settore.
Questo secondo obiettivo venne realizzato nel 1982 con la creazione del-
l’ISVAP (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private), ente di diritto pub-
blico, cui la legge demandò poteri di controllo, in parte indipendenti, in parte
ausiliari rispetto a quelli del Ministero.
Negli anni seguenti i poteri dell’ISVAP vennero potenziati, trasferendo a ta-
le ente la quasi totalità delle competenze in precedenza attribuite al Ministero
(prima tra tutte la concessione dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività assi-
curativa). Nel contempo venne soppressa la Commissione Consultiva per le
Assicurazioni Private.
Infine con il d.l. 6 luglio 2012, n. 95 convertito in legge 7 agosto 2012, n.
135 all’ISVAP è succeduta l’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni).
Il cambiamento peraltro non interessò le funzioni ed i poteri, ma unicamente
la struttura attraverso la quale l’Istituto di vigilanza entrò sostanzialmente
nell’orbita della Banca d’Italia.
Concetti generali 11

Più di recente è stato introdotto un sistema di vigilanza integrato su scala


comunitaria attraverso la creazione di un ente – l’AEAP (Autorità Europea
delle Assicurazioni e delle Pensioni Aziendali e Professionali) o, in inglese,
EIOPA (European Insurance and Occupational Pensions Authority).

Ma su tutto ciò ci soffermeremo oltre (cfr. Parte I, Cap. II).

§ 4. Assicurazioni private e assicurazioni sociali. Le assicurazioni obbli-


gatorie

Come risulta evidente da quanto si è fino ad ora andato ad esporre,


l’ordinamento presta particolare attenzione al sistema assicurativo per
l’importanza che esso assume sotto il profilo socio-economico.
Il vasto drenaggio di denaro operato dalle imprese di assicurazione ha im-
posto infatti al legislatore l’adozione di una dettagliata disciplina dell’orga-
nizzazione dell’impresa assicurativa e la predisposizione di controlli sull’at-
tività di quest’ultima, anche attraverso un organismo specializzato (l’IVASS).
Peraltro, restando l’oggetto dell’attività un atto di diritto privato (il con-
tratto di assicurazione) l’intervento da parte dello Stato rimane contenuto
sul piano della disciplina dell’attività (dell’impresa di assicurazione) e
dell’atto (contratto di assicurazione).
Vi sono però dei settori in cui il rilievo sociale dell’operazione assicura-
tiva si coglie, non solo sotto il profilo della tutela dell’affidamento della
collettività, ma, ancora più a monte, sotto il profilo della necessità dell’ope-
razione assicurativa stessa.
Tipico è il caso della tutela del lavoratore, ove l’infortunio e la malattia
costituiscono eventi di estrema gravità, che, se lasciati all’iniziativa privata,
solo saltuariamente troverebbero adeguata tutela economica.
Ecco che allora lo Stato interviene, da un lato con la costituzione di ap-
positi enti pubblici assicurativi, d’altro canto rendendo obbligatorio il rap-
porto.
Pertanto al contratto si sostituisce la norma di legge, automaticamente
applicabile per il solo fatto dell’esistenza del presupposto (rapporto di la-
voro); all’iniziativa privata, seppure dettagliatamente disciplinata, si sosti-
tuisce l’iniziativa pubblica, ove il necessario equilibrio tra risorse accumu-
late e previsione di impegni futuri, si attenua in virtù della obbligatorietà
della prestazione assicurativa, garantita sempre e comunque (indirettamen-
te) dallo Stato.
12 Introduzione

La combinazione dei due elementi – natura pubblica del soggetto e ob-


bligatorietà del rapporto – contribuiscono ad attrarre la materia nell’ambi-
to del diritto pubblico.
Vengono a mancare così i classici elementi tipici dell’attività privatistica:
l’organizzazione ad impresa del soggetto assicuratore e, conseguentemente,
il fine di lucro dell’imprenditore; la possibilità per le parti di determinare,
almeno parzialmente, il contenuto normativo del rapporto.
Il fenomeno appena descritto, e definito con il termine «assicurazioni so-
ciali», esula pertanto dalla presente trattazione, essendo oggetto di discipline
diverse (diritto pubblico e diritto del lavoro e della previdenza sociale).
Rientra invece interamente nel campo del diritto privato ogni fenomeno
nel quale il soggetto assicuratore è organizzato ad impresa (sia essa privata
che pubblica) ed il rapporto nasce dal contratto.
Va infine rilevato che esiste un settore delle assicurazioni private che
presenta punti di contatto con le assicurazioni sociali: le assicurazioni ob-
bligatorie, di cui il fenomeno più ampio e conosciuto è costituito dalla as-
sicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei vei-
coli a motore e dei natanti.
Anche qui infatti possiamo riscontrare punti di contatto con il sistema
previdenziale pubblico: la massiccia incidenza dell’infortunistica stradale,
spesso con gravi esiti alla persona, nel campo dell’infortunistica in genera-
le; la necessità di evitare che la copertura assicurativa sia lasciata ad una
sporadica iniziativa individuale.
Le modalità di intervento da parte del legislatore sono state peraltro
completamente diverse, anche in virtù della attuazione di una convenzione
internazionale (Convenzione europea di Strasburgo del 20 aprile 1959).
Non si sono creati enti pubblici destinati allo scopo, né il rapporto tro-
va la sua fonte diretta nella legge. Ci si è limitati ad imporre la stipula di un
contratto di assicurazione con una qualunque impresa di assicurazione abi-
litata all’esercizio del ramo. Attività ed atto restano pertanto completamen-
te assorbiti nell’orbita del diritto privato.
I tipici risultati delle assicurazioni sociali (obbligatorietà del rapporto e
sicurezza della prestazione previdenziale) si sono raggiunti altrimenti: da
un lato rendendo obbligatoria la stipula del contratto, con la previsione di
sanzioni in caso di inadempimento; d’altro lato attribuendo al terzo dan-
neggiato un’azione giudiziaria diretta nei confronti dell’assicuratore del re-
sponsabile del sinistro, ovvero, nei casi di minore gravità, prevedendosi il
pagamento dell’indennizzo da parte dello stesso assicuratore del danneg-
giato (c.d. sistema di indennizzo diretto). Inoltre, nel caso in cui mancasse
la possibilità di individuare un soggetto responsabile o mancasse un rap-
Concetti generali 13

porto assicurativo, è previsto l’intervento di un apposito fondo (Fondo di


Garanzia per le Vittime della Strada) alimentato da contributi obbligato-
riamente prestati da tutte le imprese operanti nel settore.
A suo tempo ci si occuperà più dettagliatamente del fenomeno e delle
altre ipotesi di assicurazioni obbligatorie (infra, Parte II, Cap. X, § 4 e Cap.
XII). Basterà qui, in conclusione, sottolineare che assicurazione obbligatoria
non vuol dire negazione della fonte contrattuale del rapporto assicurativo,
ma solo imporre la conclusione di un rapporto assicurativo, secondo precisi
principi di legge, ma comunque sempre di origine e natura negoziale.

§ 5. Assicurazione e risparmio. L’assicurazione nel sistema dei contratti


aleatori. Critica

Come già osservato, si afferma generalmente che l’assicurazione nasce


dalla previsione, e, quindi, dalla preoccupazione dell’insorgere di bisogni
futuri, e la «possibilità» che l’evento economicamente sfavorevole si verifi-
chi viene generalmente definita «rischio».
A questo punto occorre una precisazione dei concetti precedentemente
esposti.
Il rischio talora può anche essere parzialmente prevedibile, nel senso
che può essere imprevedibile solo il momento del suo avverarsi (ad esempio:
la morte) ovvero, più frequentemente, può essere assolutamente impreve-
dibile, nel senso che non può prevedersi neppure se andrà ad avverarsi (ad
esempio: furto, incendio, infortunio).
La forma più rudimentale di prevenzione dei bisogni economici è costi-
tuita, come detto, dal risparmio, e cioè dall’accumulazione delle risorse che,
in via di previsione del tutto ipotetica ed arbitraria, saranno necessarie a
far fronte ai bisogni futuri.
Con l’assicurazione invece si interviene più a monte, attraverso un’ope-
razione generalmente definita «trasferimento del rischio» in capo all’assi-
curatore.
Al bisogno economico futuro viene fatto fronte, nell’ipotesi in cui l’evento
si verifichi, attraverso la corresponsione di una somma (indennità) da parte
dell’assicuratore, che costituisce l’esatto equivalente della perdita economica,
se si tratta di un danno (ad es.: valore della casa andata distrutta o dell’auto
rubata) ovvero la corresponsione di una rendita o di un capitale, se si tratta di
un evento attinente la vita umana (morte del soggetto sul quale è stata stipu-
lata l’assicurazione o sua sopravvivenza oltre un certo numero di anni).
14 Introduzione

Naturalmente questo «trasferimento di rischio» ha un suo costo, rap-


presentato dal «premio» che l’assicurato deve corrispondere all’assicurato-
re. Tuttavia questo costo, proprio perché inserito dall’assicuratore in una
massa di rischi omogenei e determinato sulla base di calcoli attuariali, è
sensibilmente inferiore al sacrificio determinato dall’accumulo di risorse
che si opera attraverso il risparmio.
Si vengono pertanto a liberare risorse economiche a favore di bisogni
attuali, pur mantenendo la sicurezza di poter far fronte a quelli futuri.
Tuttavia l’assicurazione può essa stessa rappresentare una proficua for-
ma di risparmio, nel senso che attraverso un’operazione assicurativa, può
attuarsi, con modalità vantaggiose, un’operazione di capitalizzazione. In
questo caso l’operazione non è attuata in previsione di uno specifico biso-
gno futuro, ma unicamente per assicurarsi maggiori disponibilità economi-
che in futuro, attraverso l’accantonamento periodico di somme esigue.
Tale risultato può ottenersi sfruttando le capacità di valorizzazione della
ricchezza che sono proprie dell’organizzazione imprenditoriale dell’assicu-
ratore, e che fa assumere a quest’ultimo una funzione prevalentemente fi-
nanziaria piuttosto che assicurativa.
Tuttavia la funzione prevalente dell’impresa di assicurazione è, come
detto, quella di permettere il trasferimento di un rischio che incombe
sull’assicurato.
Questa classica rappresentazione metaforica dell’operazione assicurati-
va trova riscontro anche nella sistematica del codice civile, ove il capo XX
del titolo III del libro IV, dedicato all’assicurazione, è posto subito prima
del capo riguardante il giuoco e la scommessa e subito dopo i capi che di-
sciplinano la rendita perpetua (capo XVIII) e la rendita vitalizia (capo XIX).
Tale collocazione è indice del fatto che il legislatore ha ritenuto l’assicura-
zione un’operazione di natura finanziaria (anche a lungo termine) ma di
carattere «aleatorio».
D’altra parte anche gli interpreti sono tradizionalmente inclini a defini-
re il contratto di assicurazione come contratto aleatorio, categoria di con-
tratti questa contraddistinta dall’incertezza (alea) al momento della stipula-
zione, su quale delle parti verrà a gravare il sacrificio maggiore e quale
trarrà il maggior vantaggio, con un sostanziale squilibrio quindi delle pre-
stazioni (tipico l’esempio del gioco e della scommessa).
In realtà questa configurazione non appare completamente soddisfacen-
te se rapportata all’operazione assicurativa.
Non può parlarsi infatti di «alea» nei confronti dell’assicuratore, poiché
per quest’ultimo il verificarsi dei sinistri, ed il conseguente obbligo di pa-
gamento delle indennità, costituisce evento ampiamente previsto e preci-
Concetti generali 15

samente calcolato con strumenti attuariali. Ciò che non può prevedersi è
«quale» tra i rischi assicurati diverrà sinistro da indennizzare; ma la circo-
stanza è del tutto indifferente per l’assicuratore.
Non può parlarsi di alea per l’assicurato, poiché l’eventuale pagamento
dell’indennità non costituisce certo un vantaggio, ma il semplice ristoro
economico di un danno subito. Né il mancato verificarsi del sinistro può
concepirsi come una «perdita», rappresentata dall’inutile pagamento del
premio. Anche la sicurezza nel futuro ha un suo costo: l’assicurato paga
per trovare tranquillità, non certo nella speranza che si verifichi il sinistro.
Anche con riferimento all’assicurazione sulla vita il discorso si pone in
termini simili.
In questi casi, infatti, per l’assicuratore vale il ragionamento appena fat-
to, mentre per l’assicurato o per il beneficiario la mancata percezione del
capitale o della rendita (per non essersi verificata la morte nel periodo con-
trattualmente previsto nel «caso morte» o per essersi verificata nel «caso
sopravvivenza») non può intendersi esattamente come una «perdita» eco-
nomica; né, all’opposto, la sua percezione (da parte del terzo beneficiario o
dell’erede nel «caso morte» o anche dello stesso assicurato nel «caso so-
pravvivenza») un vantaggio simile a quello di una vincita alla lotteria, quanto
piuttosto il risultato di un’operazione di capitalizzazione.
È comunque da rilevare che le polizze vita prevedono sovente la com-
binazione di entrambe le ipotesi tipiche, morte e sopravvivenza, di modo
che il contratto si configura come una vera e propria operazione di caratte-
re previdenziale.
Stante quanto appena detto e quanto in precedenza illustrato in merito
alla particolare organizzazione dell’impresa di assicurazione, il tradizionale
concetto cardine dell’assicurazione, come operazione di «trasferimento» di
un rischio dall’assicurato all’assicuratore, va corretto in quello di operazio-
ne di «neutralizzazione» di un rischio proprio dell’assicurato.
L’assicuratore non rischia nulla, perché i rischi sono ammortizzati dalla
massa dei premi raccolti e dal loro calcolo secondo ipotesi attuariali.
Il premio pagato dall’assicurato a sua volta costituisce il corrispettivo ne-
cessario a sostenere i costi di questa particolare organizzazione imprendito-
riale, mentre il beneficio per l’assicurato è immediatamente percepibile at-
traverso quella sicurezza e tranquillità nel futuro che pure merita un sacri-
ficio economico.
In conclusione, la collocazione del contratto di assicurazione nell’ambito
dei contratti aleatori ha significato solo se rapportata al singolo contratto ed
intesa come incertezza nella erogazione di una componente della prestazio-
ne dell’assicuratore (pagamento dell’indennità o della rendita o del capita-
16 Introduzione

le). Laddove invece si individui la funzione del contratto nella neutralizza-


zione del rischio e si consideri la singola operazione inserita in una massa di
rischi omogenei, il concetto di aleatorietà perde ogni significato.

§ 6. (Segue) I prodotti di investimento assicurativo (rinvio)

Sono «prodotti di investimento assicurativo», ai sensi dell’art. 1, comma


1, lett. w-bis-3), TUIF (d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58), le polizze e le opera-
zioni di cui ai rami vita III (le assicurazioni sulla durata della vita umana e
le assicurazioni di nuzialità e di natalità le cui prestazioni principali sono
direttamente collegate al valore di quote di organismi di investimento col-
lettivo del risparmio o di fondi interni ovvero a indici o altri valori di rife-
rimento) e V (le operazioni di capitalizzazione), con esclusione dei contrat-
ti di assicurazione sulla vita emesse in attuazione di forme pensionistiche
complementari individuali (art. 13, comma 1, lett. b), d.lgs. 5 dicembre
2005, n. 252).
I prodotti di investimento assicurativo di maggiore diffusione sono per-
tanto le polizze «Index e Unit Linked» e le operazioni di capitalizzazione
nelle varie forme in cui vengono articolate (cfr. infra, Parte II, Cap. XVII,
§§ 6 e 7). Soprattutto le prime presentano un margine di rischio finanziario
per il contraente, in quanto il loro rendimento è legato (ma ciò avviene nor-
malmente anche nelle capitalizzazioni) a indici variabili a seguito dell’anda-
mento dei mercati finanziari, e non sempre (nelle polizze Linked) sono as-
sistite dalla garanzia della restituzione del capitale investito. Questa tipolo-
gia di contratti si configura pertanto come operazioni «con rischio di inve-
stimento a carico dell’assicurato».
Di conseguenza la legge prevede a carico dell’impresa di assicurazione
emittente e degli intermediari che collocano questi strumenti una ulteriore
forma penetrante di vigilanza attribuita alla CONSOB (cfr. infra, Cap. II, § 1).

§ 7. Le fonti del diritto delle assicurazioni private

Le fonti normative del diritto delle assicurazioni private, sino all’emana-


zione del d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209, e cioè del Codice delle Assicura-
zioni private, erano piuttosto complesse, soprattutto in tema di disciplina
dell’impresa. Ciò perché, dall’emanazione della prima normativa organica,
Concetti generali 17

risalente ai primi anni del secolo scorso (r.d. 4 gennaio 1925, n. 63 di ap-
provazione del regolamento per l’esecuzione del r.d.l. 29 aprile 1923, n.
966 concernente l’esercizio delle assicurazioni private) si era assistito ad
una sorta di «stratificazione» di provvedimenti legislativi. Neppure l’ema-
nazione del T.U. del 1959 sull’esercizio delle assicurazioni private (d.p.r.
13 febbraio 1959, n. 449) aveva eliminato completamente la precedente
normativa (cit. r.d. n. 63/1925).

Un’importante svolta si è avuta tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni
’80.
A seguito dell’emanazione delle prime direttive comunitarie, e dei conseguenti
obblighi di attuazione attraverso leggi nazionali, vennero emanate la legge 10
giugno 1978, n. 295 contenente «nuove norme per l’esercizio delle assicurazio-
ni private contro i danni» e la legge 22 ottobre 1986, n. 742 contenente «nor-
me per l’esercizio delle assicurazioni private sulla vita».
Nel contempo veniva emanata la legge 12 agosto 1982, n. 576, portante la
riforma della vigilanza sulle assicurazioni, che istituiva l’Istituto per la Vigilan-
za sulle Assicurazioni Private (ISVAP).
L’intero sistema dell’organizzazione dell’impresa privata di assicurazione, sia
per il ramo danni, che per il ramo vita, risultava così completamente riscritto.
Ciononostante sparute norme del T.U. del 1959 e, addirittura, del Regola-
mento del 1925 restavano in vigore.
La disciplina generale dei due grandi gruppi di rami – vita e danni – è stata
successivamente di nuovo modificata, sempre sulla spinta della necessità di
adeguamento alle direttive europee: le seconde direttive 88/357 e 90/619, han-
no introdotto la disciplina relativa alla libertà di prestazione di servizi – quindi
senza organizzazione stabile – da parte di imprese comunitarie negli Stati della
U.E.; le terze direttive 92/49 e 92/96, hanno introdotto il principio dell’«home
country control», ovvero il principio secondo il quale l’autorizzazione ottenuta
dall’organo di controllo nazionale ha validità per tutti gli stati comunitari, così
completandosi l’attuazione dei principi di libertà di stabilimento e di libera
prestazione di servizi.
Sono stati pertanto emanati i d.lgs. 17 marzo 1995, nn. 174 e 175, con i
quali si è interamente ridisegnata la disciplina delle assicurazioni sulla vita e
contro i danni; quest’ultima peraltro definita «assicurazione diretta diversa dal-
l’assicurazione sulla vita».
Questa nuova terminologia si giustificava con la circostanza che alcune o-
perazioni (ad es.: le assicurazione infortuni) non sono perfettamente riconduci-
bili alle assicurazioni contro i danni.
Va inoltre ricordato il d.lgs. 26 maggio 1997, n. 173 (di attuazione della di-
rettiva 674/1991) il quale ha organicamente dettato una completa disciplina
del bilancio delle imprese assicurative, dettando altresì una più specifica disci-
plina delle riserve tecniche.
18 Introduzione

Per quanto riguarda i singoli rami, particolare importanza rivestiva la leg-


ge 24 dicembre 1969, n. 990 (modificata dal d.l. 23 dicembre 1979, n. 857
conv. nella legge 26 febbraio 1977, n. 39) istitutiva dell’obbligo dell’assicura-
zione della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a moto-
re e dei natanti, che costituisce oggi uno dei rami più importanti e delicati.
Da segnalare le leggi 7 febbraio 1979, n. 48, che ha disciplinato l’attività
degli agenti di assicurazione, e 28 novembre 1984, n. 792, che ha disciplinato
l’attività dei mediatori di assicurazione (brokers).
Per quanto riguarda il sistema della vigilanza, la legge 9 gennaio 1991, n.
20, che ha in parte modificato la citata legge n. 576/1982 istitutiva dell’ISVAP,
ha introdotto un sistema di controllo delle partecipazioni da parte di imprese
di assicurazione in altre imprese e da parte di terzi in imprese di assicurazione.
La legge n. 576/1982 è stata poi più volte ulteriormente modificata attraverso
successivi interventi (d.p.r. 18 aprile 1994, n. 385, d.lgs. 13 ottobre 1998, n.
373, d.lgs. 4 agosto 1999, n. 343).

Con il d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209 è stata data definitiva sistemazio-


ne organica alla materia, con la raccolta in un unico testo legislativo di tut-
te le materie precedentemente illustrate. Questo corpo normativo ha poi
subito di recente importanti modifiche ed integrazioni da parte del d.lgs.
12 maggio 2015, n. 74 (entrato in vigore il 30 giugno 2015) principalmente
al fine di adeguare la normativa interna – specie in materia di gestione del-
l’impresa di assicurazione e di controlli – ai principi introdotti da Solvency
II (entrata in vigore il 1° gennaio 2016).
Il realtà il sistema delle fonti ha subito importanti innovazioni negli ul-
timi anni in conseguenza del processo di integrazione legislativa europea
relativamente ai settori finanziari.
Ed infatti, alle direttive, che trovano applicazione a livello nazionale
con l’emanazione di provvedimenti legislativi di attuazione (così come è
stato appunto con il citato d.lgs. 12 maggio 2015, n. 74), si affiancano gli
«standard tecnici» (Implementing Technical Standard – ITS) e le «linee
guida» (GL) elaborati dall’EIOPA (o, in italiano, AEAP) (su cui cfr. in-
fra, Cap. II, § 2). I primi, recepiti ed emanati dalla Commissione Euro-
pea, le seconde recepite dalle singole autorità di controllo nazionale – e
perciò da noi dall’IVASS – attraverso l’emanazione dei regolamenti (cfr.
infra, Cap. II, § 3).
Si hanno così tre diversi livelli di «regolamentazione» del settore assicu-
rativo: il primo, che potremmo definire di legislazione primaria, trova at-
tuazione attraverso la legislazione nazionale; il secondo (ITS) e il terzo
(GL), che si potrebbero definire invece di carattere regolamentare, sono, il
Concetti generali 19

primo, di applicazione immediata; il secondo trova applicazione attraverso


il recepimento da parte dei regolamenti IVASS. Naturalmente l’IVASS può
emanare ulteriori regolamenti di propria iniziativa o in attuazione di quan-
to disposto dal codice delle assicurazioni (su ciò cfr. infra, Cap. II, § 3).
Tutto ciò ha determinato, in ossequio all’esigenza di solidità del merca-
to e delle imprese, una moltiplicazione della normativa di settore ed un
esasperato tecnicismo cui l’interprete è necessariamente obbligato a con-
frontarsi.

Per quanto concerne invece la disciplina del contratto di assicurazione,


essa è racchiusa nel capo XX del titolo III del libro IV del codice civile
(artt. 1882-1932) il quale, dopo aver dettato una normativa di carattere ge-
nerale (artt. 1882-1903) disciplina in particolare il contratto di assicurazio-
ne contro i danni (artt. 1904-1918), il contratto di assicurazione sulla vita
(artt. 1919-1927) e la riassicurazione (artt. 1928-1931).
Alcune norme di carattere generale sono state introdotte dal codice del-
le assicurazioni (artt. 165-187).
Nel codice della navigazione si trovano le norme specifiche in tema di
assicurazioni marittime (artt. 514-547) ed aereonautiche (artt. 798, 935,
936, 941, 1001-1021).
Questa «scomposizione» della normativa tra codice civile e codice della
navigazione è frutto della riforma dei codici del 1942 e della conseguente
scomparsa del codice di commercio, il quale aveva introdotto per la prima
volta una disciplina delle assicurazioni.
In realtà si trattava della disciplina del contratto di assicurazione, poi-
ché, come detto, quella dell’impresa viene emanata solo agli inizi del secolo
scorso (da ricordare anche la legge 4 aprile 1912 istitutiva dell’INA – Isti-
tuto Nazionale delle Assicurazioni, al quale veniva attribuito il monopolio
delle assicurazioni vita, mai attuato).
Vanno poi ricordate, come fonti convenzionali e non legali del contrat-
to, le condizioni generali di polizza, e cioè quelle clausole contrattuali
standardizzate, predisposte dall’assicuratore in modo uniforme per tutti i
contratti relativi al medesimo rischio. Esse hanno la funzione di rendere
omogenei tutti i rapporti relativi allo stesso rischio e di facilitare le opera-
zioni di individuazione, descrizione e liquidazione dei sinistri. In relazione
a questo argomento va ricordata la disciplina in tema di clausole vessatorie
prevista dal d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 – e cioè il «Codice del Consu-
mo» – ed in particolare gli artt. da 33 a 38. Su questo specifico tema torne-
remo comunque a suo tempo quando tratteremo del contratto di assicura-
zione (infra, Parte II, Cap. VI, § 3).
20 Introduzione

§ 8. Profili storici. Il diritto delle assicurazioni come ordinamento set-


toriale

Sulla base di quanto si è andato sin qui ad illustrare, può affermarsi che
la storia delle assicurazioni, intese nell’attuale significato tecnico-giuridico,
coincide con la storia dell’impresa di assicurazione e, cioè, di quell’organiz-
zazione basata su precise tecniche attuariali e finanziarie, che opera su una
massa omogenea di rischi.
Ogni diverso tentativo di trasferire un rischio a terzi deve considerarsi, co-
me detto, operazione di puro rischio lontana dal concetto di assicurazione.
Solo nella seconda metà del 1600 con la nascita dei Lloyd’s di Londra,
ma soprattutto con il Gambling Act del 1774, nasce la vera assicurazione,
organizzata su basi scientifiche ed in grado di assicurare la solvibilità delle
obbligazioni risarcitorie.
Il Gambling Act inoltre prevede espressamente l’assicurazione sulla vita
altrui, a condizione che il contraente vi abbia interesse, così ponendo una
precisa distinzione giuridica tra assicurazione e scommessa.
Con la codificazione napoleonica trovano disciplina le assicurazioni ma-
rittime e, successivamente, con le codificazioni europee della seconda metà
del XIX secolo in poi, il contratto di assicurazione diviene una categoria
generale.
Si fa strada pertanto il sistema di classificare le assicurazioni in una par-
te generale, suddividendo poi quelle speciali in assicurazioni contro i danni
e assicurazioni sulla vita.
Infine, come detto, dagli inizi del secolo XX trova disciplina, oltre all’at-
to, anche l’attività, non più lasciata alla perizia ed al senso di responsabilità
degli operatori, ma obbligatoriamente incanalata in schemi tecnico-giuridi-
ci che la rendono impresa di diritto speciale.
Il diritto delle assicurazioni, pur essendo disciplina privatistica in senso
lato, soggetta alle norme generali del diritto privato e commerciale sia in
tema di impresa che di contratto, costituisce pertanto un settore del diritto
privato, avente una normativa speciale inderogabile che caratterizza atti e
comportamenti.
Così, l’impresa di assicurazione, pur restando regolata in via generale
dalle norme in materia di impresa e società, trova la sua disciplina specifica
in norme di settore espressamente emanate per il fenomeno assicurativo.
Ugualmente, con riferimento al contratto di assicurazione, alla disciplina
generale, si sovrappone quella specifica – di cui peraltro parte è a sua volta
di carattere generale – del contratto di assicurazione.
Concetti generali 21

Ogniqualvolta si verifica un fenomeno legislativo come quello appena


descritto si viene a creare un «ordinamento settoriale», e cioè un corpo di
norme speciali dettate in funzione della importanza del settore socio-
economico regolato e della sua complessità tecnica. Si riscontra di norma
la presenza di un organo amministrativo di controllo e indirizzo con ampi
poteri di intervento.
Tipici sono i casi del settore bancario, del mercato finanziario, ma an-
che di quello cooperativo e sportivo. Tipico è il caso del settore assicurati-
vo, caratterizzato appunto dall’essere disciplinato da un sistema di diritto
settoriale.
22 Introduzione
L’impresa di assicurazione 23

PARTE PRIMA
L’IMPRESA E LA DISTRIBUZIONE
DEI PRODOTTI ASSICURATIVI

SOMMARIO: Cap. I. L’impresa di assicurazione. – Cap. II. I controlli sull’im-


presa di assicurazione. – Cap. III. La disciplina dell’impresa di assicurazio-
ne. – Cap. IV. Le vicende dell’impresa di assicurazione. – Cap. V. Le misure
di salvaguardia, risanamento e liquidazione. – Cap. VI. La distribuzione dei
prodotti assicurativi.
24 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi
L’impresa di assicurazione 25

CAPITOLO I
L’IMPRESA DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. L’impresa di assicurazione nel sistema del diritto dell’impresa. La


«struttura» societaria dell’impresa di assicurazione. – 2. Il sistema di governo societa-
rio dell’impresa di assicurazione. I controlli interni per la gestione dei rischi. – 3.
L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. Le attività di controllo e gestio-
ne dei rischi del gruppo. – 4. (Segue) L’impresa di assicurazione e il fenomeno del
gruppo. La disciplina delle partecipazioni sociali: A) La disciplina dell’acquisto di par-
tecipazioni di controllo o qualificate in imprese di assicurazione. – 5. (Segue) B) I re-
quisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza degli esponenti aziendali e dei
soggetti che svolgono funzioni fondamentali. Il divieto per gli organi sociali di assume-
re cariche in imprese concorrenti. – 6. (Segue) L’impresa di assicurazione e il fenome-
no del gruppo. La disciplina delle partecipazioni sociali: C) La disciplina dell’acquisto
di partecipazioni da parte di imprese di assicurazione in altre imprese. – 7. I conglome-
rati finanziari. – 8. L’impresa di assicurazione ed i rami dell’attività assicurativa.

§ 1. L’impresa di assicurazione nel sistema del diritto dell’impresa. La


«struttura» societaria dell’impresa di assicurazione

Come noto il diritto generale dell’impresa è contenuto nel libro V del


codice civile. Alcune norme disciplinano l’impresa in generale; altre, più
in particolare, l’impresa commerciale in senso lato (e cioè sia quella in-
dustriale che di intermediazione) e l’impresa agricola; altre infine, (e so-
no le più numerose) le forme di esercizio collettivo dell’impresa: e cioè
le società.
Altre norme trovano collocazione in parte nel codice civile e in parte in
leggi speciali (ad esempio: la disciplina dei marchi e dei brevetti o quella
sulla concorrenza); altre ancora totalmente in leggi speciali, come la disci-
plina delle procedure concorsuali.
È evidente che l’attività dell’assicuratore costituisce attività di impresa:
ciò che, del resto, si è fin qui postulato.
26 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Ed infatti l’attività dell’assicuratore rientra perfettamente nei canoni


contemplati dall’art. 2082 c.c., che, attraverso la definizione di imprendito-
re, definisce giuridicamente l’impresa («È imprenditore chi esercita profes-
sionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o del-
lo scambio di beni o di servizi»).
In particolare:
– l’attività assicurativa è sicuramente attività svolta «professionalmente»,
e cioè non occasionalmente; sul punto ci siamo già soffermati lungamente:
non è assicuratore chi pone in essere sporadici atti aventi l’aspetto formale
del contratto di assicurazione, né tali atti possono definirsi contratti di assi-
curazione;
– è attività «economica», in quanto produttiva di «nuova ricchezza» attraver-
so l’impiego dei fattori della produzione (lavoro e capitale);
– è sicuramente attività «organizzata»: anche sotto questo profilo si è già
ampiamente rilevato che l’attività dell’assicuratore è attività che comporta una
particolare organizzazione tecnico-finanziaria;
– infine l’attività assicurativa è finalizzata alla «produzione di un servizio»:
il servizio assicurativo; e, cioè, quanto abbiamo definito, in senso lato, la neu-
tralizzazione di un rischio ipoteticamente incombente sull’assicurato.
Quanto alla professionalità va rilevato che la tesi dominante è nel senso che
il concetto non implichi necessariamente un fine lucrativo in capo all’impren-
ditore. In altri termini può aversi impresa anche se l’imprenditore non perse-
gue fini speculativi (ad esempio lo Stato od un ente benefico) purché si realizzi
un equilibrio tra costi e ricavi.
La questione nel nostro campo è irrilevante, poiché non è ipotizzabile un’im-
presa di assicurazione che non miri ad un utile di bilancio. Essa può riguardare
semmai le assicurazioni sociali; ma qui l’ente assicurativo non è impresa e per-
tanto il problema non si pone neppure.
Ad ogni modo è lo stesso legislatore che ricomprende l’attività assicurativa
tra le imprese e, precisamente, tra le imprese commerciali in senso lato (art.
2195, n. 4, c.c.).
In particolare si tratta di attività industriale, e cioè di attività «diretta alla
produzione di servizi» (art. 2195, comma 1, c.c.).
Gli agenti e i mediatori (brokers) assicurativi svolgono invece un’attività
rientrante nelle attività «ausiliarie» delle attività commerciali e industriali (art.
2195, n. 5, c.c.) e, pertanto, sono anch’essi, se la loro attività è organizzata se-
condo i dettami dell’art. 2082 c.c., ovvero in forma societaria, imprenditori com-
merciali.

La conseguenza è che l’impresa di assicurazione è soggetta a tutte le nor-


me generali previste per le imprese commerciali, se non derogate dalle nor-
me speciali in materia di assicurazioni. Così, ad esempio, in materia di rap-
L’impresa di assicurazione 27

porti di lavoro, di obbligo di registrazione nel registro delle imprese, di te-


nuta della contabilità di base e di rappresentanza dell’imprenditore, in ma-
teria di concorrenza, di marchi, ecc.
La particolarità è che non ogni soggetto può esercitare un’impresa assi-
curativa. La legge (artt. 1883-1884 c.c. e art. 14, comma 1, lett. a), c.a.) im-
pone obbligatoriamente la forma della società per azioni o della società
cooperativa per azioni o della mutua assicuratrice le cui quote siano rap-
presentate da azioni, o della società europea, salvo che non si tratti di un
ente pubblico appositamente creato con legge dello Stato.
Ciò vuol dire che né le persone fisiche, né le società di persone (società
in nome collettivo e in accomandita semplice), né le società a responsabili-
tà limitata o in accomandita per azioni possono esercitare attività assicura-
tiva.
La ratio della limitazione sta nella necessità di circoscrivere il settore a
quei soli enti che, per loro natura, possono sopportare una organizzazione
tecnico-giuridica complessa quale è quella che necessita all’impresa di assi-
curazione, ovvero favorire forme mutualistiche di assicurazione.

A) La società per azioni costituisce il prototipo della grande impresa indu-


striale e commerciale.
La caratteristica peculiare di questo tipo di società consiste, oltre che nel-
l’attribuzione della personalità giuridica, nella divisione del capitale in azioni e
la loro rappresentazione in titoli idonei alla circolazione (ovvero dematerializ-
zati se quotata in borsa).
La sua struttura permette pertanto il frazionamento infinitesimale del capi-
tale sociale e la sua collocazione presso i risparmiatori attraverso il mercato
borsistico; alla società per azioni è permesso altresì di raccogliere capitali tra i
risparmiatori o tra investitori istituzionali con operazioni finanziarie in varie
forme, anche combinate con diritti partecipativi (obbligazioni e strumenti fi-
nanziari anche partecipativi).
Qualora la società sia quotata in borsa, alle norme sulla vigilanza sull’attivi-
tà assicurativa, si aggiungeranno quelle sulla vigilanza da parte della CONSOB
(Commissione Nazionale per le Società e la Borsa).
La disciplina della società per azioni si distingue inoltre per l’estrema atten-
zione da parte del legislatore riguardo la formazione e l’integrità del capitale
sociale e per la correlativa minuziosa disciplina del bilancio sociale.
Questo tipo di società si distingue infine per avere tre diversi sistemi di am-
ministrazione e controllo a scelta dei fondatori:
– il sistema tradizionale, fondato su un consiglio di amministrazione, che svol-
ge le funzioni di gestione della società, e un collegio sindacale (ed un revisore),
che svolge le funzioni di controllo sulla gestione, mentre, nelle imprese di assicu-
razione, il controllo contabile deve essere affidato ad una società di revisione;
28 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

– il sistema dualistico, basato su un consiglio di gestione, un consiglio di


sorveglianza, con la funzione di controllo sulla gestione, mentre, nelle imprese
di assicurazione, il controllo contabile deve essere affidato sempre ad una so-
cietà di revisione;
– il sistema monistico, basato su un consiglio di amministrazione, un comitato
per il controllo sulla gestione, con la funzione di controllo sulla gestione, men-
tre, nelle imprese di assicurazione, il controllo contabile deve essere affidato
sempre ad una società di revisione.

B) Anche le società cooperative sono dotate di personalità giuridica ma, al


contrario delle società per azioni, dispongono di un capitale variabile a secon-
da del numero dei soci. L’ingresso di nuovi soci comporta infatti una modifi-
cazione del capitale sociale in virtù dei nuovi apporti, ma non dell’atto costitu-
tivo (c.d. «principio della porta aperta»).
Inoltre la società cooperativa, in ossequio al principio mutualistico, deve ten-
denzialmente operare esclusivamente o prevalentemente nei confronti dei propri
soci con l’offerta dei beni o servizi prodotti a prezzo di costo, e cioè con l’elimi-
nazione del terzo intermediario speculatore (cooperative a mutualità prevalente).
Tuttavia, nelle cooperative che offrono beni e servizi anche a terzi senza li-
mitazione alcuna, lo stesso risultato può essere raggiunto facendo pagare ai so-
ci lo stesso prezzo di mercato pagato dai terzi, rimborsandoli poi attraverso la
distribuzione di somme a fine esercizio, nella misura del maggior esborso sop-
portato, rimborso che assume la denominazione di ristorno (cooperative non a
mutualità prevalente).
Pertanto, in campo assicurativo, la cooperativa potrà stipulare contratti di
assicurazione solo con i propri soci ovvero anche con terzi.
Le cooperative che svolgono attività assicurativa devono necessariamente
avere le quote di partecipazione rappresentate da azioni (art. 14, comma 1,
lett. a, c.a.).
Infine, anche per le cooperative sono previsti i tre tipi di amministrazione e
controllo previsti per le società per azioni.
In realtà le imprese di assicurazione costituite in forma di cooperativa sono
in numero estremamente esiguo.

C) La società di mutua assicurazione (o mutua assicuratrice) è anch’essa una


società di tipo mutualistico. La differenza sostanziale con la società cooperati-
va (di cui ne assorbe la disciplina) è che, con la stipula del contratto di assicu-
razione, l’assicurato diviene automaticamente socio e, con la perdita della po-
sizione di assicurato, perde la qualifica di socio (art. 2546 c.c.).
Non è possibile pertanto che la società stipuli con terzi non soci. È invece
possibile che vi siano soci non assicurati (c.d. soci sovventori, art. 2548 c.c.) i
quali contribuiscono alla formazione del fondo di garanzia e possono votare in
assemblea.
L’impresa di assicurazione 29

Anche le mutue assicuratrici devono necessariamente avere le quote di par-


tecipazione rappresentate da azioni (art. 14, comma 1, lett. a, c.a.).
In Italia esistono due sole importanti mutue assicuratrici: la Reale Mutua di
Assicurazione e la ITAS.
Infatti questo tipo di società, pur di origini antiche, giustificata dal naturale
meccanismo mutualistico che è alla base dell’operazione assicurativa, è quasi
assente nel panorama italiano. Ciononostante la loro disciplina è molto artico-
lata (artt. 52-56 c.a.).
La legge distingue le mutue di piccole dimensioni da quelle di maggiori di-
mensioni.
Le prime – definite «Particolari mutue assicuratrici» (art. 52 c.a.) – sono
quelle che:
– se esercitano i rami vita, devono prevedere nello statuto la possibilità di
esigere contributi supplementari, o di ridurre le prestazioni, e riscuotere con-
tributi annui non superiori a cinquecentomila euro;
– se esercitano i rami danni devono prevedere nello statuto la possibilità di
esigere contributi supplementari e riscuotere contributi annui non superiori ad un
milione di euro, provenienti per almeno la metà dai soci (art. 53, commi 2-3, c.a.).
Queste mutue possono esercitare attività assicurativa nel solo territorio italia-
no, ma sono esonerate dall’applicazione delle norme in tema di requisiti per otte-
nere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa (artt. 13-22 c.a.). Sono
iscritte in apposita sezione dell’albo delle imprese di assicurazione rubricata «par-
ticolari mutue assicuratrici». Sono altresì esonerate da gran parte delle norme sul-
l’esercizio dell’attività (art. 56 c.a.). Possono esercitare solo alcuni rami vita o dan-
ni (art. 53 c.a.). Attualmente non risultano iscritte imprese in questa sezione.

Le seconde sono quelle che superano l’ammontare dei contributi annui so-
praelencati (ovvero li hanno superati per tre esercizi consecutivi) e non con-
tengono le previsioni statutarie illustrate. Sono soggette alla integrale disciplina
sulle imprese di assicurazione e, se hanno superato i limiti per tre esercizi con-
secutivi, devono chiedere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa.

Teoricamente vi sono due tipi di mutua assicuratrice: a ripartizione o a


quota fissa (o a contribuzione).
Nelle prime i soci si obbligano a far fronte pro quota alle indennità nel
momento in cui si verificano i sinistri. Questo tipo di mutua è vietato dalla
legge per l’evidente inaffidabilità della prestazione assicurativa (art. 12, comma
1, c.a.).
Nelle seconde invece i contributi dei soci assicurati e di eventuali soci sov-
ventori costituiscono un fondo sociale con il quale vengono pagate le indennità.

Dalle mutue assicuratrici vanno distinte le società di mutuo soccorso (legge


15 aprile 1886, n. 3818) le quali sono peraltro soggette alle norme del titolo IV
del codice delle assicurazioni (che disciplina le mutue assicuratrici) solo se
30 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

contraggono impegni al pagamento a favore degli iscritti di rendite o capitali


superiori ad euro centomila per esercizio (art. 345, comma 1, lett. f e comma 3,
c.a.). Vanno altresì distinte le associazioni agrarie di mutua assicurazione, le
quali sono anch’esse sottratte alla disciplina del codice delle assicurazioni (art.
345, comma 1, lett. g, c.a.). Trattasi comunque in entrambi i casi di fenomeno
assolutamente marginale e in disuso.

D) La società europea introdotta con Regolamento CE n. 2157/2001, entra-


to in vigore nell’ottobre 2004.
Si tratta di un tipo di società la cui funzione è quella di offrire l’opportuni-
tà, alle imprese che operano in più Stati membri, di costituire un tipo di socie-
tà universalmente adottato da tutti gli Stati membri, e, quindi, senza problema-
tiche legate al riconoscimento del tipo di uno Stato membro da parte di altri
Stati membri. La sua utilizzazione è infatti limitata ad ipotesi di operatività in
più Stati, con la conseguenza che non può essere adottata nel caso si voglia
operare in un solo Stato membro.
La costituzione è pertanto ammessa solo in caso: 1) di costituzione per fusio-
ne di più società per azioni operanti in diversi Stati membri; 2) di costituzione
di una società europea holding da parte di più società operanti in diversi Stati
membri al fine di sottoporsi ad una direzione unitaria; 3) di più enti (anche
non societari) che costituiscono una società controllata in comune (società eu-
ropea affiliata); 4) di una società europea che costituisce una società europea af-
filiata; 5) di trasformazione di una società per azioni che da almeno due anni
controlla una società soggetta alla legge di un altro Stato membro.
La società europea può essere costituita secondo uno dei tre sistemi di
amministrazione e controllo previsti per la società per azioni ma deve garantire
il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione dell’impresa (d.lgs. 19 agosto 2005,
n. 188).
Quanto alle società estere, di esse tratteremo in sede di analisi della disci-
plina sull’esercizio dell’attività assicurativa.

Sino alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso era presente sul mercato assi-
curativo anche lo Stato attraverso enti di diritto pubblico.
Agli inizi degli anni ‘90 il processo di privatizzazione delle imprese pubbli-
che ha però coinvolto anche il settore assicurativo, mutando completamente il
ruolo che lo Stato vi svolgeva.
L’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA), ente di diritto pubblico e
tra le maggiori imprese nazionali operanti nel ramo vita, e – per mezzo della
controllata Assitalia – operante nel ramo danni, è stato «privatizzato» attraver-
so la trasformazione in società per azioni (d.l. 11 luglio 1992, n. 333 conv. in
legge 8 agosto 1992, n. 359). Il processo di privatizzazione si è concluso con la
dismissione del pacchetto azionario detenuto dal Ministero del Tesoro. INA e
Assitalia entrarono così a far parte del gruppo Generali, con la quale successi-
vamente si fusero, determinando la nascita di Generali Italia s.p.a.
L’impresa di assicurazione 31

Alla privatizzazione dell’INA è seguita l’abolizione dell’obbligo della cessio-


ne legale di una quota dei rischi assunti dalle imprese operanti nel ramo vita
(d.lgs. 23 dicembre 1992, n. 515, art. 27 che ha abolito l’obbligo per i contratti
conclusi successivamente al 20 maggio 1993; l’obbligo è stato poi abolito an-
che per i contratti precedenti dal d.l. 23 maggio 1994, n. 301 conv. in legge 23
giugno 1994, n. 403). Trattavasi di un vetusto istituto mirante a realizzare una
maggiore garanzia di solvibilità nei confronti degli assicurati.
Le attività a copertura degli impegni derivanti dalle cessioni legali sono sta-
te trasferite alla CONSAP (Concessionaria per i Servizi Assicurativi Pubblici),
società per azioni nata dalla scissione dell’INA. Alla medesima CONSAP è sta-
ta trasferita la gestione del Fondo di garanzia per le vittime della strada e del
Fondo di garanzia per le vittime della caccia, precedentemente gestiti dall’INA.

Oggetto di privatizzazione è stata la SACE – Servizi Assicurativi per il


Commercio Estero – trasformata in s.p.a. in virtù dell’art. 6 del d.l. 30 set-
tembre 2003, n. 269 conv. in legge 24 novembre 2003, n. 326 (cfr. infra,
Sez. II, Cap. XIII, § 4), la cui funzione è quella di rilasciare garanzie ovvero
assicurare le imprese italiane relativamente ai rischi di carattere politico,
catastrofico, economico, commerciale e di cambio derivanti da operazioni
con l’estero. Nata come Sezione speciale dell’INA (legge 24 maggio 1977,
n. 227), e poi trasformata in Istituto per i Servizi Assicurativi del Com-
mercio Estero, (con il d.lgs. 31 marzo 1998, n. 143 come modificato dal
d.lgs. 27 maggio 1999, n. 170) la sua costituzione venne determinata essen-
zialmente dai gravi danni che, negli anni ‘70, molte imprese italiane subi-
rono a causa dell’insolvenza, specie da parte di paesi medio-orientali, in re-
lazione ad importanti commesse di appalto. È soggetta alle disposizioni del
codice delle assicurazioni per le attività che non beneficiano della garanzia
dello Stato (art. 345, comma 2, c.a.).

È stata invece soppressa la SPORTASS – Cassa di Previdenza per l’Assicu-


razione degli Sportivi, ente pubblico costituito con r.d. 16 ottobre 1934, n.
2047. L’attività dell’ente era limitata agli iscritti alle federazioni sportive che
fanno capo al CONI e riguardava gli infortuni e la responsabilità civile derivante
dall’esercizio di attività sportive. La sua attività era sottratta alla disciplina del
codice delle assicurazioni ai sensi dell’art. 345, comma 1, c.a. L’art. 28 del d.l.
1 ottobre 2007, n. 159, convertito in legge 29 novembre 2007, n. 222, ha sop-
presso l’ente, trasferendo all’INPS tutti i rapporti relativi al ramo previdenzia-
le, ed all’INAIL quelli relativi alle attività assicurative.

Va infine sottolineato che le imprese private di assicurazione, come ogni


altra impresa commerciale in senso lato, in caso di insolvenza sono sogget-
te a procedura concorsuale: in particolare, stante l’eccezionale rilievo so-
32 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

cio-economico dell’attività, alla procedura di liquidazione coatta ammini-


strativa (cfr. infra, Cap. V, § 6).
Agenti e brokers sono soggetti invece alla disciplina generale del Codice
della crisi di impresa e dell’insolvenza, se la relativa attività assume le carat-
teristiche dell’impresa commerciale.
Ma su tutto ciò ci soffermeremo più oltre.

§ 2. Il sistema di governo societario dell’impresa di assicurazione. I


controlli interni per la gestione dei rischi

Uno degli aspetti fondamentali che ha ispirato la riforma attuata dal d.lgs.
n. 74/2015 – emanato in recepimento della direttiva europea 2009/138/CE
(Solvency II) – riguarda l’assetto organizzativo interno dell’impresa di assi-
curazione.
Ed infatti il sistema dei controlli negli ultimi anni è andato progressiva-
mente a mutare da un tipo di controllo tradizionale, basato esclusivamente
su un controllo esterno e diretto da parte dell’autorità nazionale di vigilan-
za, ad un controllo primariamente interno, attraverso organi e strutture
previste dal legislatore e a ciò deputate dal management dell’impresa. Inol-
tre il sistema dei controlli viene sempre più allargato in un ambito europeo,
ove il coordinamento delle autorità nazionali diviene un elemento strutturale
che trova il suo apice nell’AEAP (Autorità Europea delle Assicurazioni e
delle Pensioni Aziendali e Professionali) o, in inglese, EIOPA European In-
surance and Occupational Pensions Authority).

Così l’art. 30 del codice delle assicurazioni stabilisce che «L’impresa


si dota di un efficace sistema di governo societario che consenta una ge-
stione sana e prudente dell’attività. Il sistema di governo societario è
proporzionato alla natura, alla portata e alla complessità delle attività del-
l’impresa».
Segue un elenco di strutture di cui l’impresa si deve dotare e di attività
da osservare. In particolare l’impresa deve dotarsi di: 1) un «sistema di ge-
stione dei rischi», 2) un «sistema di controllo interno», 3) una «funzione di
revisione interna» e 4) una «funzione attuariale».

1) Il sistema di gestione dei rischi (art. 30-bis c.a.)


Si tratta di una struttura che ha il compito – unitamente agli organi di
gestione e controllo con i quali interagisce – di «individuare, misurare, mo-
L’impresa di assicurazione 33

nitorare, gestire e segnalare, su base continuativa, i rischi a livello indivi-


duale ed aggregato, ai quali l’impresa è o potrebbe essere esposta, nonché
le interdipendenze tra i rischi».
Va precisato che per «rischi» si intendono, non solo i tipici rischi assi-
curativi di cui abbiamo ampiamente parlato, e che sono oggetto del con-
tratto di assicurazione, ma anche i tipici rischi economici cui è soggetto
l’imprenditore e che possono derivare da situazioni di mercato o da situa-
zioni derivanti dal contesto economico generale.
Particolare attenzione deve essere riservata alle riserve tecniche ed alla
loro costante congruità, nonché, più in generale, alla situazione di costante
solvibilità dell’impresa (art. 30-ter).
2) Il «sistema di controllo interno» (art. 30-quater c.a.)
Questa struttura ha la funzione di verificare che l’attività dell’impresa sia
costantemente improntata al rispetto delle norme primarie e regolamentari,
anche di origine comunitaria. Svolge altresì attività di consulenza nei con-
fronti dell’organo amministrativo e valuta gli eventuali effetti di non con-
formità dell’attività alla disciplina applicabile.
3) La «funzione di revisione interna» (art. 30-quinquies c.a.)
Questa struttura ha la funzione di valutare «l’adeguatezza e l’efficacia
del sistema di controllo interno» e la corretta funzionalità degli organi so-
cietari. Deve riferire all’organo amministrativo i risultati delle indagini svolte
e, in caso di disfunzioni, suggerire i rimedi. In quest’ultima ipotesi l’organo
amministrativo deve attivarsi secondo le indicazioni ricevute.
4) La «funzione attuariale» (art. 30-sexies c.a.)
Questa struttura – composta da un attuario iscritto nell’apposito albo,
ovvero da un professionista in possesso di adeguate conoscenze ed espe-
rienza – ha la funzione di verificare che il calcolo delle riserve tecniche sia
conforme a metodologie e modelli adeguati. Inoltre collabora con la fun-
zione di gestione dei rischi al fine di una esatta quantificazione prospettica
dei medesimi.

Poiché le funzioni appena esaminate costituiscono un costo non indiffe-


rente per le imprese, la legge prevede che possano essere «esternalizzate»,
ovvero affidate a consulenti o società di consulenza esterne (art. 30-septies).
L’organo gestionale ha la responsabilità dell’osservanza delle norme le-
gislative, regolamentari e delle norme europee direttamente applicabili (art.
29-bis).
La disciplina appena esaminata va integrata con quella posta dal Rego-
lamento IVASS 3 luglio 2018, n. 38 recante disposizioni in materia di si-
34 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

stema di governo societario e con il Regolamento IVASS 9 novembre 2016,


n. 32 il quale detta specifiche regole in materia di valutazione interna del
rischio e della solvibilità dell’impresa e del gruppo.
Una diversa funzione ha invece la disciplina di cui al d.lgs. 21 maggio
2018, n. 68 con l’introduzione nel codice delle assicurazioni del capo III-
bis del titolo primo, ed in particolare degli artt. 10-quater e 10-quinquies, i
quali prevedono l’adozione, da parte delle imprese e degli intermediari as-
sicurativi e riassicurativi, di procedure specifiche per la segnalazione al
proprio interno, da parte del personale, di atti o fatti che possano costitui-
re violazioni delle norme di cui al codice delle assicurazioni stesso. Tali
violazioni sono poi oggetto di segnalazione all’IVASS.

§ 3. L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. Le attività di


controllo e gestione dei rischi del gruppo

L’impresa di assicurazione, così come ogni altra impresa, specie se di


grandi dimensioni, può avvertire l’esigenza di espandere la propria attività,
anche diversificandola in diversi settori, attraverso l’acquisizione del control-
lo su altre imprese. È pertanto frequente che si venga a costituire un «grup-
po» di imprese legate attraverso la detenzione di partecipazioni sociali.
Il fenomeno è tipico dell’attuale sistema economico ed anzi, potremmo
dire, fisiologico per la grande impresa.
Le motivazioni possono essere molteplici: la necessità di combattere la
concorrenza, acquisendo marchi divenuti famosi; ovvero di ampliare terri-
torialmente l’attività; o di diversificare l’attività, inserendosi in settori colla-
terali o, addirittura, completamente diversi.
Al fenomeno, come detto, non è estranea l’impresa di assicurazione, la
quale, attraverso l’acquisizione di partecipazioni in altre imprese, può am-
pliare il proprio portafoglio, gestire altri rami, espandersi territorialmente
anche all’estero, creare sinergie con imprese che svolgono importanti atti-
vità nel settore finanziario (ad es. banche).
Queste operazioni, comportando l’impiego di risorse finanziarie in ope-
razioni anche non strettamente inerenti l’oggetto sociale, possono peraltro
presentare un margine di rischio – specie se la situazione di mercato evolve
in modo diverso rispetto alle previsioni – aggiungendo al tipico rischio di
impresa i rischi cui sono soggette le imprese partecipate.
Nell’ottica di un sistema soggetto a vigilanza, quale quello assicurativo,
è evidente che il legislatore ha avvertito la necessità di porre limiti e con-
L’impresa di assicurazione 35

trolli sul fenomeno tendenti a scongiurare, per quanto possibile, crisi fi-
nanziarie estranee al tipico rischio assicurativo.
La problematica è essenzialmente di due tipi.
Da un lato vi è la necessità che le operazioni di acquisizione di parteci-
pazioni da parte di imprese di assicurazione in altre imprese ovvero da
parte di terzi in imprese di assicurazione avvengano nel rispetto della mas-
sima trasparenza. Ciò al fine di evitare, nel primo caso, che l’impresa di
assicurazione possa trovarsi in difficoltà finanziarie a causa del coinvolgi-
mento in attività di altre imprese assicurative o, addirittura, di imprese
che svolgono attività differenti. Nel secondo caso di evitare che chi acqui-
sta partecipazioni in imprese di assicurazione sia un soggetto od un grup-
po inaffidabile.
D’altro canto vi è la necessità di verificare che i «fondi propri» (e cioè
quella parte di patrimonio non destinata a fare fronte alle obbligazioni as-
sunte dall’impresa, concetto questo molto vicino a quello di patrimonio net-
to) siano sufficientemente capienti per procedere all’acquisizione delle im-
prese partecipate.

Sul tema è intervenuta la riforma del codice delle assicurazioni del


2015 la quale ha sostituito il concetto di «gruppo assicurativo» con quel-
lo di «gruppo», intendendosi quindi disciplinare qualsiasi gruppo del
quale faccia parte anche una sola impresa di assicurazione o riassicurazio-
ne con sede in Italia. Alla nozione di «impresa capogruppo» si è sostitui-
ta quella di «ultima società controllante italiana», con ciò volendosi e-
scludere le società estere del gruppo che non sono sotto il controllo di
un’impresa italiana.
L’attuale normativa impone una disciplina analoga a quella prevista per
le singole imprese di assicurazione in ordine al sistema di governo societa-
rio (del gruppo) (art. 215-bis) e di valutazione interna del rischio e della
solvibilità (del gruppo) (art. 215-ter e Regol. IVASS 19 gennaio 2016, n.
17). Inoltre sono specificamente previste norme dirette al monitoraggio e
controllo delle operazioni infragruppo (art. 215-quinquies) ed al calcolo
della solvibilità di gruppo (art. 216-ter).
Il Regolamento IVASS 22 dicembre 2015, n. 10 prevede disposizioni
dettagliate in ordine alla identificazione del tipo di partecipazione (par-
tecipazioni per possesso azionario e per esercizio di un’influenza notevo-
le o dominante, partecipazioni strategiche, partecipazioni consistenti,
ecc.).
Inoltre si vuole che L’Istituto di vigilanza, nel caso di più imprese riu-
nite in un gruppo, abbia un unico interlocutore (l’ultima società control-
36 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

lante italiana) con il quale dialogare ed attraverso il quale fornire indica-


zioni destinate anche alle altre società del gruppo (cfr. artt. 216-octies e
novies).
L’intera materia è dettagliatamente disciplinata dal Regolamento IVASS
1° giugno 2016, n. 22.

§ 4. (Segue) L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. La


disciplina delle partecipazioni sociali: A) La disciplina dell’acquisto di
partecipazioni di controllo o qualificate in imprese di assicurazione

La disciplina delle partecipazioni è invece dettata, come detto, dalla esi-


genza di evitare che partecipazioni da parte di imprese di assicurazione in
altre imprese, ovvero di soggetti terzi in imprese di assicurazione possano
pregiudicare la solidità patrimoniale dell’impresa di assicurazione.
La disciplina è dettata dagli artt. 68-81 c.a., i quali regolano: 1) l’acqui-
sto di partecipazioni «in» imprese di assicurazione; 2) l’acquisto di parteci-
pazioni «da parte di» imprese di assicurazione in altre imprese.
Per quanto riguarda il primo aspetto (acquisto di partecipazioni da par-
te di terzi in imprese di assicurazione o riassicurazione), la legge (art. 68
c.a.) prevede la preventiva autorizzazione, da parte dell’IVASS, dell’acquisi-
zione, anche attraverso società controllate, fiduciarie o per interposta per-
sona, ed anche a titolo temporaneo (ad esempio a titolo di pegno, usufrut-
to, deposito o in virtù di un contratto di riporto) (art. 73 c.a.), di «parteci-
pazioni che comportino il controllo o l’acquisizione di una partecipazione qua-
lificata», in una impresa assicurativa (o riassicurativa) (art. 68, comma 1,
c.a.). Lo stesso obbligo è previsto per ogni variazione della partecipazione
qualora essa raggiunga il 20 o il 30 o il 50% del capitale e, comunque,
quando comporti il controllo dell’impresa (art. 68, comma 2, c.a.). Se l’im-
presa partecipata è quotata in borsa, vi è l’ulteriore obbligo di comunica-
zione dell’acquisto della partecipazione alla CONSOB, se questa supera il
2% del capitale (art. 120, d.lgs. n. 58/1998). Ai fini dell’applicazione della
disposizione in esame si computano solo le azioni aventi diritto di voto.
L’autorizzazione è necessaria anche in caso di acquisto del controllo di una
società che detiene la partecipazione in discorso e, comunque, in ogni caso
di acquisto (anche indiretto) del controllo su un’impresa di assicurazione
(art. 68, comma 3, c.a.). In ordine alle modalità di richiesta dell’autorizza-
zione dispone il Regolamento IVASS 22 dicembre 2015, n. 10.
L’impresa di assicurazione 37

Si ha partecipazione di «controllo» (art. 72 c.a.):


– nei casi previsti dall’art. 2359 c.c., anche se riferiti a soggetti diversi da
società, e cioè quando il soggetto controllante dispone della maggioranza dei
voti della partecipata (controllo di diritto), o comunque di un numero di voti
tale da esercitare un’influenza dominante in assemblea, ovvero quando è in
grado di determinare l’azione di un’altra società in virtù di particolari vincoli
contrattuali (controllo di fatto);
– in presenza di clausole statutarie o di accordi che abbiano per oggetto o
per effetto il potere da parte di un soggetto di esercitare un’attività di direzione
e coordinamento;
– quando sussiste, salvo prova contraria, una situazione di «influenza domi-
nante», determinata da:
– un accordo sulla base del quale si può esercitare il diritto di nominare o
revocare la maggioranza dei componenti l’organo amministrativo o dei mem-
bri del consiglio di sorveglianza (trattandosi di patto parasociale, il medesi-
mo sarà soggetto alla disciplina di cui agli artt. 2341-bis e ter c.c. e 122-123
TUIF);
– possesso di partecipazioni che consentano di nominare o revocare la mag-
gioranza dei componenti l’organo amministrativo o dei membri del consiglio
di sorveglianza;
– la sussistenza di rapporti tra soci che consentano comunque di determi-
nare la gestione della società o la trasmissione di utili e perdite (anche in que-
sto caso attraverso patti parasociali);
– l’assoggettamento, anche in virtù della composizione degli organi ammi-
nistrativi (e cioè gli amministratori della controllante e della controllata sono i
medesimi soggetti), a direzione comune.

L’autorizzazione è rilasciata se ricorrono le condizioni necessarie per ga-


rantire una «sana e prudente gestione» dell’impresa di assicurazione, avuto
riguardo alla stabilità e all’efficienza dell’impresa e alla protezione degli as-
sicurati.
L’IVASS si deve pronunciare entro 60 giorni dalla presentazione della
domanda e l’autorizzazione si intende concessa se non si pronuncia entro
tale termine (principio del silenzio-assenso) (art. 68, comma 5, c.a.). Tutta-
via l’IVASS può domandare al richiedente informazioni o documenti e, se
trattasi di società, l’identità dei soci, ed agli amministratori l’identità dei
soggetti controllanti. Se l’IVASS si avvale di tale facoltà, il termine è inter-
rotto e ricomincia a decorrere dal ricevimento delle informazioni chieste. Il
procedimento deve comunque chiudersi entro 120 giorni (art. 68, comma
5, c.a.).
Nel caso non ricorrano i presupposti, l’IVASS può negare l’autorizza-
zione, così come può in qualunque momento sospenderla o revocarla nel ca-
38 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

so in cui un mutamento nel soggetto partecipante renda necessario il prov-


vedimento. Tutti questi provvedimenti devono essere motivati, comunicati
al richiedente ed all’impresa e pubblicati sul bollettino IVASS (art. 68, com-
ma 8, c.a.). Contro i provvedimenti dell’IVASS è possibile presentare ricor-
so giurisdizionale dinanzi al TAR del Lazio.
Pertanto, chiunque intenda assumere una partecipazione per la quale è
richiesta l’autorizzazione ha l’obbligo di darne preventiva comunicazione al-
l’IVASS ai fini della concessione dell’autorizzazione; se l’acquisizione è fat-
ta attraverso società fiduciaria, quest’ultima deve comunicare all’IVASS i
nominativi dei soggetti per conto dei quali opera l’acquisizione (art. 69,
commi 1-2, c.a.).
Ugualmente devono essere comunicati all’IVASS gli accordi che abbia-
no per oggetto l’esercizio congiunto del diritto di voto (patti parasociali,
sindacati di voto) nell’impresa di assicurazione ovvero nella società che la
controlla entro 5 giorni dalla stipulazione, o, comunque, dal momento del-
la sua efficacia (art. 70 c.a.). La comunicazione deve essere effettuata dai
partecipanti all’accordo o dagli amministratori della società cui si riferisce.
Se la società è quotata in borsa, l’accordo deve essere entro 5 giorni: co-
municato alla CONSOB, pubblicato per estratto sulla stampa quotidiana, e
depositato presso il registro delle imprese; in difetto di quest’ultime pre-
scrizioni l’accordo è nullo (art. 122 TUIF).
L’IVASS può comunque chiedere ulteriori informazione e documenti.
Se dall’accordo deriva una concentrazione di voto tale da pregiudicare la
sana e prudente gestione dell’impresa di assicurazione, può sospendere il
diritto di voto dei partecipanti all’accordo.
Inoltre può, in qualunque momento, chiedere alle imprese assicurative
ed alle società che ne detengono partecipazioni, l’identità dei soggetti con-
trollanti e, al fine di conoscere i rapporti con società controllanti, control-
late e collegate, chiedere informazioni e procedere ad accertamenti. Può in-
fine chiedere alle società fiduciarie o di intermediazione mobiliare infor-
mazioni sulle operazioni su titoli di imprese di assicurazione e riassicura-
zione (art. 71 c.a.).
Se sono interessate società quotate in borsa, le informazioni vengono
trasmesse alla CONSOB, alla quale l’IVAS può chiedere assistenza per ef-
fettuare le indagini necessarie.
Qualora non sia stata concessa l’autorizzazione, ovvero in caso di revoca
o sospensione della stessa, i diritti di voto (ed altri diritti che consentono di
influire sull’impresa), inerenti tali partecipazioni, non possono essere eser-
citati. In caso di inosservanza del divieto, la deliberazione (o il diverso atto
anche non assembleare) è impugnabile (ex art. 2377 c.c.) anche dall’IVASS
L’impresa di assicurazione 39

(nel maggior termine di sei mesi) (art. 74 c.a.). Nel caso di diniego o di re-
voca dell’autorizzazione le relative partecipazioni devono essere alienate
entro il termine stabilito dall’Istituto (art. 74, comma 3, c.a.).
Gli obblighi sin qui descritti hanno lo scopo di evitare che la proprietà,
e quindi la gestione, dell’impresa assicurativa venga a cadere in mano a
soggetti che non presentano i requisiti morali e finanziari idonei a garantire
un regolare e proficuo svolgimento dell’attività assicurativa; ovvero che l’im-
presa di assicurazione venga ad essere inserita nell’ambito di un gruppo
che può perseguire strategie non confacenti l’interesse pubblico che sottin-
tende l’attività assicurativa.
A tal fine la legge prevede che l’IVASS possa chiedere, ai soggetti titola-
ri della partecipazione di controllo o qualificata in impresa assicurativa, un
«protocollo di autonomia» (art. 75 c.a.), e cioè una dichiarazione contenen-
te informazioni, condizioni e impegni comprovanti la volontà di assicurare
all’impresa autonomia di gestione. In caso di rifiuto o di dichiarazioni fal-
se, può sospendere il diritto di voto.
Va infine rilevato che l’omissione delle comunicazioni relative all’acqui-
sto di partecipazioni in imprese di assicurazione è punita con sanzioni pe-
cuniarie (art. 311 c.a.).

§ 5. (Segue) B) I requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza


degli esponenti aziendali e dei soggetti che svolgono funzioni fon-
damentali. Il divieto per gli organi sociali di assumere cariche in im-
prese concorrenti

Per gli stessi motivi di tutela della sana e prudente gestione dell’im-
presa assicurativa, la legge (art. 77 c.a.) impone che i soggetti titolari di
partecipazioni di controllo o qualificate siano in possesso di opportuni
«requisiti di onorabilità» stabiliti dal decreto MiSE 11 novembre 2011, n.
220 (art. 5). In caso di mancanza dei requisiti, i diritti di voto (ed altri
diritti che consentono di influire sull’impresa), eccedenti il suddetto li-
mite non possono essere esercitati. In caso di inosservanza del divieto, la
deliberazione (o il diverso atto anche non assembleare) è impugnabile
(ex art. 2377 c.c.) anche dall’IVASS (nel maggior termine di sei mesi),
qualora il voto relativo alla partecipazione in discorso sia stato determi-
nante (art. 77, comma 3, c.a.). La partecipazione eccedente il suddetto li-
mite deve essere alienata entro il termine stabilito dall’IVASS (art. 77,
comma 4, c.a.).
40 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Per gli esponenti aziendali, e cioè coloro che svolgono funzioni di am-
ministrazione, direzione e controllo (amministratori, sindaci, membri del
consiglio di gestione e del consiglio di sorveglianza, del comitato per il
controllo sulla gestione, direttori generali) e comunque per coloro che e-
sercitano funzioni fondamentali in imprese di assicurazione, la legge pre-
scrive il possesso, non solo del requisito di onorabilità, ma, stante le funzioni
gestorie o di controllo, anche di «requisiti di professionalità ed indipendenza»
(art. 76 c.a.) stabiliti sempre dal decreto MiSE 11 novembre 2011, n. 220
(artt. 3 e 6). L’impresa deve dimostrare all’IVASS che i suddetti esponenti
siano in possesso dei citati requisiti (art. 77, comma 1-bis, c.a.).
Il difetto dei requisiti, iniziale o sopravvenuto, determina la decadenza
dall’ufficio (art. 76, comma 2, c.a.). Tale decadenza è dichiarata dal consi-
glio di amministrazione (o dal consiglio di sorveglianza o dal consiglio di
gestione nel caso di sistema dualistico) entro 30 giorni.
L’art. 36 del d.l. 6 dicembre 2011, n. 201 (convertito in legge 22 dicem-
bre 2011, n. 214) stabilisce il divieto per i titolari di cariche negli organi
gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di impre-
se o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finan-
ziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di im-
prese concorrenti. A sua volta il Regolamento 18 giugno 2012, n. 42 disci-
plina il procedimento per la dichiarazione da parte dell’IVASS della deca-
denza nei confronti dei titolari delle cariche di cui al d.l. n. 201/2011 i qua-
li non abbiano rimosso l’incompatibilità prevista dal detto d.l. attraverso
l’opzione di cui al comma 2-bis del medesimo d.l. e in relazione ai quali la
decadenza non sia stata dichiarata, nei termini di legge, dagli organi compe-
tenti delle imprese di assicurazione e riassicurazione interessate (procedi-
mento Interloking).

§ 6. (Segue) L’impresa di assicurazione e il fenomeno del gruppo. La


disciplina delle partecipazioni sociali: C) La disciplina dell’acquisto
di partecipazioni da parte di imprese di assicurazione in altre imprese

Quanto al secondo aspetto della disciplina (acquisto di partecipazioni


da parte di imprese assicurative in altre imprese), il principio generale è
che l’impresa di assicurazione può assumere partecipazioni di controllo in
altre imprese anche qualora svolgano attività diversa dall’attività assicurati-
va (art. 79 c.a.).
Tuttavia se la partecipazione di controllo riguarda un’impresa che svol-
L’impresa di assicurazione 41

ge attività diversa da quella assicurativa, è necessaria la preventiva autoriz-


zazione da parte dell’IVASS (art. 79, comma 3, c.a.). L’IVASS può condi-
zionare o negare l’autorizzazione all’acquisto della partecipazione se l’ope-
razione è in contrasto con il principio di sana e prudente gestione dell’im-
presa di assicurazione o ne possa derivare un pericolo per la stabilità della
stessa. Più in particolare l’assunzione della partecipazione deve essere valu-
tata dall’Istituto di vigilanza nel senso che da essa non deve derivare un pe-
ricolo per la stabilità dell’impresa o del gruppo assicurativo, avuto riguar-
do specialmente alla natura ed all’andamento dell’attività svolta dalla socie-
tà partecipata, alla dimensione dell’investimento in relazione al patrimonio
dell’impresa, all’esigenza di diversificazione e dispersione degli investimen-
ti tale da garantire un adeguato livello di sicurezza, qualità, liquidità e red-
ditività degli stessi (art. 4 Regol. ISVAP 4 agosto 2008, n. 26).

L’IVASS disciplina con regolamento le condizioni ed i criteri per individuare


le operazioni di assunzione di partecipazioni soggette a comunicazione preven-
tiva ovvero sottoposte ad autorizzazione preventiva (artt. 12-19 Regol. 22 di-
cembre 2015, n. 10). Tali condizioni e criteri devono tenere conto della circo-
stanza che la partecipazioni assunta, anche unitamente ad altra già posseduta,
risulti consistente in base al patrimonio netto o al totale degli investimenti del-
l’impresa di assicurazione o di riassicurazione ovvero rispetto all’entità dei di-
ritti di voto o alla rilevanza degli altri diritti che consentono di influire sulla so-
cietà partecipata (art. 79, comma 3-ter, c.a.).

Contro i provvedimenti dell’IVASS è possibile presentare ricorso giuri-


sdizionale dinanzi al TAR del Lazio.
Questa disciplina si applica anche nel caso in cui la partecipazione ri-
guardi imprese di assicurazione o riassicurazione estere (art. 79, comma 4,
c.a.).
Qualora invece la partecipazione di controllo riguardi un’impresa che
svolge attività strumentale o connessa all’attività assicurativa (ad esempio
attività bancaria), l’Istituto può chiedere che ciò risulti da un programma
di attività (art. 79, comma 2, c.a.).
L’intenzione di acquisire una partecipazione che determini il controllo
di altra società, diversa dalle imprese strumentali deve essere autorizzata
dall’IVASS (art. 8 Regol. n. 26/2008).
Se invece l’intenzione è di acquisire una partecipazione «consistente» in
altre società o una partecipazioni di controllo in imprese strumentali è ne-
cessario inviare all’IVASS un’informativa in forma scritta, prima del perfe-
zionamento dell’operazione (art. 14 Regol. n. 26/2008).
42 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Il concetto di «consistenza», come pure presupposti, modalità e termini


della comunicazione sono individuati dall’IVASS con il citato Regolamento
n. 26/2008.

Per partecipazioni consistenti si devono intendere quelle partecipazioni


che, da sole o unitamente ad altre già detenute, direttamente o indirettamente,
dall’impresa partecipante risultano pari o superiori al cinque per cento del ca-
pitale sociale della società partecipata oppure al cinque per cento del patrimo-
nio netto dell’impresa partecipante, come risultante dall’ultimo bilancio ap-
provato.
Nel caso di partecipazione detenuta tramite società controllata, il valore
della partecipazione da rapportare al patrimonio netto dell’impresa parteci-
pante è ponderato per l’interessenza complessiva del partecipante indiretto nel
partecipante diretto; per le imprese partecipanti che redigono un bilancio con-
solidato, il valore della partecipazione si rapporta al patrimonio netto di perti-
nenza del gruppo, come risultante dall’ultimo bilancio consolidato approvato.
Sono in ogni caso considerate partecipazioni consistenti le partecipazioni
che consentono l’esercizio di un’influenza notevole sull’impresa partecipata.

Qualora dall’acquisto della partecipazione derivi un pericolo per la sta-


bilità dell’impresa di assicurazione (per tipo di attività svolta dalla parteci-
pata o per le dimensioni dell’investimento necessario), l’IVASS ordina la
sua dismissione ovvero la riduzione (anche al di sotto del limite di control-
lo), assegnando un termine congruo che non pregiudichi l’impresa assicura-
tiva (nel senso che non sia obbligata a «svendere» la partecipazione con ri-
flessi economici negativi). Se l’impresa non ottempera a tale ordine, l’Istitu-
to nomina un commissario ai sensi degli artt. 229 o 230 (sul tema cfr. infra,
Cap. V, §§ 2 e 4) al fine di provvedere alla dismissione o alla riduzione della
partecipazione, ovvero, se ricorrono i presupposti, propone al Ministero la
messa in amministrazione straordinaria dell’impresa (sul tema cfr. infra,
Cap. V, § 3) o, addirittura, la revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’at-
tività assicurativa (art. 81, comma 3, c.a.). Revoca da ritenersi atto dovuto
da parte del Ministero, trattandosi di violazione di divieto di legge.
In ogni caso, la mancata ottemperanza all’ordine dell’Istituto di vigilan-
za comporta la decurtazione di pari importo dai fondi propri a copertura
del requisito patrimoniale di solvibilità dell’impresa di assicurazione o di
riassicurazione (sul requisito patrimoniale di solvibilità cfr. infra, Cap.
III, § 8).
L’acquisto di partecipazioni da parte di impresa di assicurazione com-
porta automaticamente l’obbligo della redazione del bilancio consolidato
di gruppo (art. 95 c.a.).
L’impresa di assicurazione 43

Le norme esaminate si applicano anche alle imprese di partecipazione


assicurativa con sede legale in Italia ed alle imprese di partecipazione fi-
nanziaria mista con sede legale in Italia a capo di un conglomerato (art. 3
Regol. ISVAP n. 26/2008).
Va infine rilevato che l’omissione delle comunicazioni relative all’acqui-
sto di partecipazioni da parte di imprese di assicurazione in altre imprese è
punita con sanzioni pecuniarie (art. 311 c.a.).

§ 7. I conglomerati finanziari

Il conglomerato finanziario (d.lgs. 30 maggio 2005, n. 142) è un gruppo


caratterizzato dalla contemporanea presenza di imprese di assicurazione e
di banche o di altre imprese operanti nel settore finanziario o nei servizi di
investimento (art. 3, d.lgs. n. 142/2005) 1.

1
In realtà la nozione di conglomerato finanziario dettata dal comma 1 dell’art. 3 del
d.lgs. n. 142/2005, ben più articolata e complessa, è la seguente: «Costituisce un conglo-
merato finanziario, qualsiasi gruppo, o sottogruppo di un gruppo, che soddisfi le seguenti
condizioni:
a) qualora a capo del gruppo vi sia un’impresa regolamentata:
1) questa sia un’impresa madre di un’altra impresa del settore finanziario, oppure
un’impresa che detiene una partecipazione in altra impresa del settore finanziario, oppure
un’impresa legata a un’impresa del settore finanziario da una relazione che comporti l’as-
soggettamento a direzione unitaria in virtù di accordi o clausole statutarie o in cui gli orga-
ni di amministrazione, direzione e controllo sono costituiti in maggioranza dalle stesse per-
sone;
2) almeno una delle imprese del gruppo operi nel settore assicurativo e almeno una
operi nel settore bancario o nel settore dei servizi di investimento;
3) le attività consolidate o aggregate delle imprese del gruppo che operano nel settore
assicurativo e le attività consolidate o aggregate delle imprese che operano nel settore ban-
cario e nel settore dei servizi d’investimento siano entrambe significative, ai sensi dei com-
mi 3 e 4; a tali fini, il settore bancario e quello dei servizi di investimento sono considerati
congiuntamente;
b) qualora a capo del gruppo non vi sia un’impresa regolamentata:
1) le attività del gruppo si svolgano principalmente nel settore finanziario, ai sensi del
comma 2;
2) almeno una delle imprese del gruppo operi nel settore assicurativo e almeno una
operi nel settore bancario o nel settore dei servizi di investimento;
3) le attività consolidate o aggregate delle imprese del gruppo che operano nel settore
assicurativo e le attività consolidate o aggregate delle imprese che operano nel settore ban-
cario e nel settore dei servizi d’investimento siano entrambe significative, ai sensi dei com-
44 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Si tratta pertanto di gruppi di rilevante interesse economico caratteriz-


zati dalla contemporanea presenza di attività finanziarie ed assicurative.
La finalità della disciplina dei conglomerati finanziari è quella di salva-
guardare la stabilità finanziaria del conglomerato e la prevenzione degli ef-
fetti destabilizzanti che possono essere provocati a causa delle difficoltà fi-
nanziarie delle imprese appartenenti al conglomerato finanziario. La vigi-
lanza viene attuata attraverso l’assunzione, da parte delle c.d. imprese rego-
lamentate (e cioè banche, istituti di moneta elettronica, assicurazioni e im-
prese di investimento) appartenenti al conglomerato, di una serie di doveri
informativi in ordine alla adeguatezza patrimoniale del conglomerato, alla
concentrazione dei rischi finanziari, alle operazioni infragruppo rilevanti.
Tali imprese devono inoltre porre in essere adeguati meccanismi di con-
trollo interno e procedure di gestione del rischio.
Poiché del conglomerato finanziario possono far parte soggetti sottopo-
sti a vigilanza da parte di diverse autorità, la legge individua una autorità
alla quale è attribuita la funzione di «coordinatore». Il «coordinatore» (o
autorità coordinatrice) ha la funzione di collegamento tra le autorità inte-
ressate, ricevendo e trasmettendo informazioni sulle imprese soggette a vi-
gilanza.
Con riferimento ai conglomerati composti da imprese aventi la sede
principale nel territorio nazionale, le tre autorità di vigilanza interessate
(Banca d’Italia, CONSOB e IVASS), in data 31 marzo 2006, hanno sotto-
scritto un «accordo di coordinamento» attraverso il quale vengono identi-
ficati i conglomerati finanziari e l’autorità coordinatrice per ciascuno di es-
si. A seconda dell’attività prevalente svolta dal conglomerato, esso può es-
sere a prevalente attività bancaria o a prevalente attività assicurativa.
Attualmente sono individuati 3 conglomerati finanziari; di questi, 1 o-
pera prevalentemente nel settore bancario, e gli è attribuita come autorità
coordinatrice la Banca d’Italia, 2 operano prevalentemente nel settore assi-
curativo, e gli è attribuita come autorità coordinatrice l’IVASS.
Qualora del conglomerato facciano parte imprese appartenenti a più
Stati, l’autorità coordinatrice sarà quella dello Stato ove è svolta l’attività
prevalente. L’elenco di questi conglomerati e delle rispettive autorità coor-
dinatrici è stato stilato dalla Joint Committee on Financial Conglomerates
(JCFC), istituita in seno alla Commissione Europea. Rientrano nella lista 80
gruppi dell’Unione Europea e 4 gruppi di paesi terzi.

mi 3 e 4; a tali fini, il settore bancario e quello dei servizi di investimento sono considerati
congiuntamente».
L’impresa di assicurazione 45

§ 8. L’impresa di assicurazione ed i rami dell’attività assicurativa

Con il termine «ramo» di assicurazione si intende «la classificazione se-


condo un insieme omogeneo di rischi od operazioni che descrive l’attività
che l’impresa può esercitare al rilascio dell’autorizzazione» (art. 1, lett. tt).
La classificazione tradizionale attraverso la quale si distingue l’attività
assicurativa contempla i rami «vita» ed i rami «danni».
La differenziazione tra rami vita e rami danni è fondamentale, perché di-
stingue due tipologie completamente differenti di assicurazione.
Secondo la definizione del codice civile, nell’assicurazione contro i danni,
«l’assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l’assi-
curato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro»;
nell’assicurazione sulla vita, invece, l’assicuratore si obbliga «a pagare un
capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana»
(art. 1882).
Si tratta quindi di rischi completamente diversi: nell’assicurazione con-
tro i danni il calcolo statistico dell’incidenza dei sinistri è effettuata sul breve
periodo e su dati molto spesso incerti (si pensi, ad esempio, agli eventi na-
turali), laddove nell’assicurazione sulla vita il calcolo della durata della vita
umana è ben più affidabile e spalmato su periodi medio-lunghi.
Soprattutto sono diverse le modalità di «gestione» dei rischi: nell’assicu-
razione sulla vita, all’operazione assicurativa si accompagna una operazio-
ne di capitalizzazione a lungo termine, finalizzata ad un migliore impiego
del risparmio raccolto presso la collettività degli assicurati.
Da ciò nasce il divieto di esercizio congiunto di entrambi i rami (art. 11,
comma 2, c.a.), onde evitare che le risorse accantonate per far fronte alle
obbligazioni nascenti dall’esercizio del ramo vita vengano impiegate per far
fronte a quelle nascenti dall’esercizio del ramo danni e viceversa, con ciò
compromettendo la sicurezza dell’operazione assicurativa. Al divieto sono
sottratte solo le imprese che avevano ottenuto l’autorizzazione all’esercizio
cumulativo o congiunto in data anteriore al 15 marzo 1979 (art. 348 c.a.), e
le imprese autorizzate ad esercitare i rami infortuni e malattie congiunta-
mente al ramo vita (art. 13 c.a.); in quest’ultimo caso la deroga è motivata
dall’affinità esistente tra l’assicurazione sulla vita e quelle infortuni e malat-
tie, che comunque sono legate ad eventi attinenti la vita umana e normal-
mente previste congiuntamente in molte polizze vita di tipo tradizionale.
Il Regolamento ISVAP 11 marzo 2008, n. 17 detta una disciplina pun-
tuale per tali imprese (c.d. imprese multiramo) in funzione soprattutto del
principio generale della separazione degli elementi patrimoniali dell’attivo,
46 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

del passivo e del patrimonio netto relativi alla gestione del ramo vita e dei
rami danni (cfr. anche art. 348 c.a.). In particolare la disciplina prevede spe-
cifiche incombenze in relazione alla contabilità ed al margine di solvibilità.
La legge (art. 2, commi 1 e 2, c.a.) individua sei rami vita, mentre il Re-
golamento ISVAP 16 marzo 2009, n. 29 (artt. 6-11) specifica il contenuto
di alcuni di essi:

I. Le «assicurazioni sulla durata della vita umana», e cioè il contratto con il


quale l’assicuratore si impegna a pagare al beneficiario della polizza un capita-
le al verificarsi della morte dell’assicurato (assicurazione sulla vita per il caso
di morte), ovvero una rendita o un capitale allo stesso assicurato (o ad un ter-
zo) qualora egli sopravviva al periodo contrattualmente previsto (assicurazione
sulla vita per il caso di sopravvivenza).
Va osservato che le polizze più diffuse prevedono entrambi gli eventi cu-
mulativamente (c.d. assicurazioni sulla vita miste): l’assicuratore cioè si impe-
gna a pagare all’assicurato una rendita o un capitale alla scadenza del periodo
contrattualmente previsto (solitamente 10 o 20 anni), tuttavia, se l’assicurato
premuore, l’assicuratore pagherà un capitale al beneficiario della polizza o agli
eredi dell’assicurato. Se la prestazione assicurata (in caso di sopravvivenza,
morte o entrambe) è collegata a fondi di investimento, indici azionari o altri
valori di riferimento, il contratto rientra nel ramo III. Rientrano invece in que-
sto ramo anche le assicurazioni sulla vita legate alla concessione di mutui o
prestiti rimborsabili con la cessione di quote dello stipendio o della pensione
(artt. 6 e 10 Regol. ISVAP).
II. Le «assicurazioni di nuzialità e di natalità», e cioè quelle nelle quali l’as-
sicuratore si impegna a corrispondere una somma determinata, decorso il pe-
riodo contrattualmente previsto, qualora l’assicurato o un terzo contrarrà ma-
trimonio o avrà un figlio.
III. Le assicurazioni di cui ai precedenti rami I e II in cui le «prestazioni
principali sono direttamente collegate al valore di quote di organismi di inve-
stimento collettivo del risparmio o di fondi interni ovvero ad indici o ad altri
valori di riferimento». Si tratta dei prodotti finanziari emessi da imprese di as-
sicurazione di cui all’art. 1, comma 1, lett. w-bis), TUIF (cfr. supra, Introduzio-
ne, § 6 e infra, Parte II, Cap. XVII, § 6).
IV. L’assicurazione malattia e l’assicurazione contro il rischio di non auto-
sufficienza che siano garantite mediante contratti di lunga durata, non rescin-
dibili, per il rischio di invalidità grave dovuta a malattia o a infortunio o a lon-
gevità. Nel ramo sono ricomprese le assicurazioni contro i rischi di malattie
gravi e quelle contro il rischio di non autosufficienza, salvo che il contratto non
preveda che la prestazione in caso di morte sia anticipata in tutto o in parte,
nel qual caso si rientra nel ramo I; qualora invece la prestazione dell’assicura-
tore riguarda le spese mediche sostenute, il contratto rientra nel ramo II (ma-
lattia) danni (artt. 7-8 Regol. ISVAP).
L’impresa di assicurazione 47

V. Le «operazioni di capitalizzazione», nelle quali l’assicuratore si impegna


a corrispondere una somma di denaro, indipendentemente da ogni evento le-
gato alla vita dell’assicurato o di terzi, allo scadere di un termine contrattual-
mente previsto (comunque superiore ai 5 anni), in corrispettivo di versamenti
da parte dell’assicurato (art. 179 c.a.) e con la garanzia di un rendimento mi-
nimo sulle somme versate (art. 9 Regol. ISVAP). È evidente che in questo caso
non siamo più di fronte ad una operazione assicurativa in senso stretto – ve-
nendo a mancare il rischio dell’evento vita o sopravvivenza – ma ad una vera e
propria operazione di carattere finanziario. Le prestazioni dell’assicuratore
possono essere anche qui collegate al valore delle quote di un organismo di in-
vestimento collettivo del risparmio, al valore di attivi contenuti in un fondo in-
terno, ad un indice azionario o ad altro valore di riferimento (art. 9 Regol.
ISVAP). Anche in questo caso di tratta dei prodotti finanziari emessi da impre-
se di assicurazione di cui all’art. 1, comma 1, lett. w-bis), TUIF (cfr. supra, In-
troduzione, § 6 e infra, Parte II, Cap. XVII, § 7).
VI. Le «operazioni di gestione di fondi collettivi costituiti per l’erogazione
di prestazioni in caso di morte, in caso di vita o in caso di cessazione o ridu-
zione dell’attività lavorativa» (c.d. fondi pensione). Anche qui l’operazione ha
caratteristiche finanziarie che assumono preponderanza rispetto a quelle pro-
priamente assicurative.

L’autorizzazione può essere concessa per più rami.


L’impresa che ha ottenuto l’autorizzazione all’esercizio dei rami I, II o
III, ovvero quella di cui al ramo V se è stata autorizzata ad esercitare anche
un altro ramo vita con assunzione di un rischio demografico, può assicura-
re, in via complementare, i rischi di danni alla persona. L’impresa che ha
ottenuto l’autorizzazione all’esercizio del ramo VI, può assicurare, in via
complementare, i rischi di invalidità e premorienza secondo quanto previ-
sto nella normativa sulle forme pensionistiche complementari (art. 11 Regol.
ISVAP). Si tratta delle imprese multiramo di cui abbiamo parlato in prece-
denza.
La legge (art. 2, comma 3, c.a.) individua poi 18 rami danni mentre il
Regolamento ISVAP 16 marzo 2009, n. 29 (artt. 12-20) specifica il conte-
nuto di alcuni di essi:
1. «infortuni» (compresi gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali),
sia che la prestazione dell’assicuratore venga determinata forfetariamente ov-
vero siano previste indennità temporanee o forme miste, nonché gli infortuni a
persone trasportate;
2. «malattia», anche in questo caso la prestazione dell’assicuratore può essere
determinata forfetariamente ovvero con indennità temporanee o forme miste;
3. «corpi di veicoli terrestri» (esclusi quelli ferroviari), e cioè ogni tipo di
danno subito da un veicolo a motore o meno;
48 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

4. «corpi di veicoli ferroviari», e cioè ogni tipo di danno subito da un veico-


lo marciante su rotaie;
5. «corpi di veicoli aerei», e cioè ogni danno subito da aeromobile;
6. «corpi di veicoli marittimi, lacustri e fluviali», e cioè ogni tipo di danno
subito da natanti idonei alla navigazione per mare, su lago o su fiume;
7. «merci trasportate» indipendentemente dal tipo di mezzo di trasporto:
terrestre, aereo o marittimo, compresi i bagagli ed altri tipi di beni;
8. «incendio ed elementi naturali», e cioè ogni danno subito da beni (diver-
si da quelli sub 3, 4, 5, 6 e 7) causato da incendio, esplosione, tempesta, ele-
menti naturali diversi dalla tempesta, energia nucleare, cedimento del terreno;
9. «altri danni ai beni», e cioè ogni danno subito da beni (diversi da quelli
sub 3, 4, 5, 6 e 7) causato da grandine o gelo, nonché da qualsiasi altro evento,
quale il furto, diverso da quelli sub 8;
10. «responsabilità civile autoveicoli terrestri», e cioè ogni responsabilità
civile derivante dall’uso di autoveicoli terrestri (sulla R.C. auto cfr. infra, Parte
II, Cap. XII);
11. «responsabilità civile aeromobili», e cioè ogni responsabilità civile deri-
vante dall’uso di aeromobili, compresa la responsabilità del vettore, e la re-
sponsabilità derivante da danni prodotti dal lancio di paracadutisti dal velivolo
assicurato (art. 19 Regol. ISVAP);
12. «responsabilità civile veicoli marittimi, lacustri e fluviali», e cioè ogni
responsabilità civile derivante dall’uso di natanti (compresa la responsabilità
del vettore);
13. «responsabilità civile in generale» diversa da quella sub 10, 11 e 12 (sulla
assicurazione della responsabilità civile in generale cfr. infra, Parte II, Cap. XI);
14. «assicurazione del credito», e cioè le perdite pecuniarie derivanti da in-
solvenze, credito all’esportazione, vendita a rate, credito ipotecario e credito
agricolo (cfr. infra, Parte II, Cap. XIII); in questo ramo rientrano:
– le assicurazioni stipulate da enti finanziatori ove il rimborso è garantito
dalla cessione del quinto dello stipendio (art. 12, comma 2, Regol. ISVAP);
– le assicurazioni, stipulate da un intermediario finanziario, per il rischio di
insolvenza in relazione ad operazioni di finanziamento garantite da ipoteca su
immobili, per il caso in cui dalla vendita forzata dell’immobile non si ricavi una
somma tale da coprire il finanziamento (art. 14, comma 1, Regol. ISVAP);
– le assicurazioni stipulate dal coobbligato solidale per il pagamento di san-
zioni amministrative per il rischio di insolvenza dell’autore dell’illecito (è il ca-
so del proprietario della vettura coobbligato con il conducente; ad esempio
l’autista di un’azienda) (art. 18, comma 1, Regol. ISVAP);
15. «cauzione», sia nella forma della cauzione diretta che indiretta (cfr. in-
fra, Parte II, Cap. XIII); rientrano in questo ramo:
– le assicurazioni legate all’erogazione di mutui per l’acquisto di immobili
nei limiti del 25% della somma erogata (art. 12, comma 1, Regol. ISVAP);
– le c.d. fideiussioni «a prima richiesta» con diritto di rivalsa nei confronti
del garantito (art. 13 Regol. ISVAP);
L’impresa di assicurazione 49

16. «perdite pecuniarie di vario genere»: rischi relativi all’occupazione, in-


sufficienza di entrate, intemperie, perdite di utili, persistenza di spese generali,
spese commerciali impreviste, perdita di valore venale, perdita di fitti o di red-
diti, perdite commerciali indirette diverse dalle precedenti, perdite pecuniarie
non commerciali, altre perdite pecuniarie; rientrano in questo ramo:
– il contratto con il quale il debitore garantisce l’ente finanziatore dal rischio
della perdita di impiego e, quindi, dello stipendio (art. 14, comma 2, Regol.
ISVAP);
– l’assicurazione avente ad oggetto le garanzie post vendita (spese sostenute
per la riparazione o sostituzione del bene venduto) (art. 15 Regol. ISVAP);
– l’assicurazione per i danni economici derivanti al datore di lavoro a causa
della sospensione o del ritiro della patente nei confronti del dipendente (art. 16
Regol. ISVAP);
– l’assicurazione per perdite pecuniarie derivanti dall’«annullamento viag-
gio» (art. 17 Regol. ISVAP);
17. «tutela legale», e cioè l’assicurazione di eventuali spese giudiziarie
che l’assicurato potrebbe essere chiamato a sostenere (cfr. infra, Parte II, Cap.
XI, § 4);
18. «assistenza», e cioè l’assistenza a persone in situazione di difficoltà a se-
guito del verificarsi di un evento fortuito (ad esempio: infortunio o furto du-
rante un viaggio) (cfr. infra, Parte II, Cap. X, § 6); in questo caso l’impresa può
fornire prestazioni in natura di assistenza tecnica e sanitaria, remunerate in for-
ma diversa dal premio anticipato calcolato su basi tecnico-assicurative, solo se
costituiscono un impegno marginale rispetto a quello principale e nel contratto
venga data separata evidenza del costo di tali servizi rispetto al premio assicu-
rativo (art. 5 Regol. ISVAP).

L’autorizzazione può essere concessa per più rami, normalmente omo-


genei (nel qual caso assume una denominazione particolare; ad esempio: in-
fortuni e malattia, assicurazione auto, assicurazioni marittime e trasporti,
ecc.) (art. 2, comma 4, c.a.).
L’impresa può anche garantire un rischio compreso in un ramo al quale
non è autorizzata, se connesso con il rischio principale ovvero riguarda
l’oggetto coperto con il rischio principale o garantito con lo stesso contrat-
to (art. 2, comma 5, c.a.) 2.

2
Stabilisce l’art. 20 Regol. ISVAP che «Le condizioni per l’accessorietà dei rischi ai sensi
dell’articolo 2, comma 5 del decreto si verificano quando ricorrono congiuntamente le se-
guenti condizioni:
a) esiste tra i rischi un legame oggettivo di connessione in base al quale il verificarsi del-
l’evento considerato nel rischio principale costituisce causa od occasione per il verificarsi
dell’evento considerato nel rischio accessorio;
50 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Va infine rilevato che il Regol. ISVAP precisa che non sono assicurabili
(art. 4):
– i rischi da ritiro o sospensione della patente di guida;
– le obbligazioni derivanti da operazioni che fanno riferimento a sotto-
stanti prodotti finanziari od operazioni di finanziamento;
– le sanzioni amministrative.

b) l’oggetto del rischio accessorio è lo stesso oggetto del rischio principale ossia si riferi-
sce allo stesso “bene” inteso come cosa, persona o patrimonio coperto dal rischio principale;
c) lo stesso contratto garantisce simultaneamente, a favore di un solo assicurato, diret-
tamente o a mezzo di rappresentante, sia il rischio principale sia quello accessorio e l’inte-
resse garantito contro i due rischi fa capo alla stessa persona».
I controlli sull’impresa di assicurazione 51

CAPITOLO II
I CONTROLLI SULL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. I principi generali sulla vigilanza. Vigilanza macroprudenziale e vigi-


lanza microprudenziale. – 2. Le origini: il Ministero dello Sviluppo Economico. –
3. L’AEAP (o EIOPA). – 4. L’IVASS: caratteri generali. Il potere regolamentare e
i regolamenti. – 5. (Segue) L’IVASS: le funzioni, i poteri, l’irrogazione delle sanzioni
e gli obblighi di informativa. – 6. La vigilanza sul gruppo. – 7. CONSOB, Banca
d’Italia e COVIP.

§ 1. I principi generali sulla vigilanza. Vigilanza macroprudenziale e vi-


gilanza microprudenziale

Recita l’art. 3 c.a. «Scopo principale della vigilanza è l’adeguata prote-


zione degli assicurati e degli aventi diritto alle prestazioni assicurative. A
tal fine l’IVASS persegue la sana e prudente gestione delle imprese di assi-
curazione e riassicurazione, nonché, unitamente alla Consob, ciascuna se-
condo le rispettive competenze, la loro trasparenza e correttezza nei con-
fronti della clientela. Altro obiettivo della vigilanza, ma subordinato al pre-
cedente, è la stabilità del sistema e dei mercati finanziari».
La norma individua quindi, quale scopo principale della vigilanza, la
protezione degli assicurati e di coloro che, pur non essendo assicurati, so-
no i beneficiari delle prestazioni assicurative.
La sana e prudente gestione delle imprese di assicurazione e riassicura-
zione non è dunque fine a se stessa, ma costituisce il mezzo attraverso il qua-
le tale scopo viene perseguito. Ed infatti, se l’impresa è gestita corretta-
mente disporrà dei mezzi finanziari sufficienti per onorare le obbligazioni
assunte. Così come un’attività corretta e trasparente evita che l’assicurato
possa essere tratto in errore o comunque danneggiato nell’acquisto del
prodotto assicurativo (ad esempio accettando un premio più elevato rispet-
to a quello offerto da imprese concorrenti).
52 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Altra funzione della vigilanza è costituita dalla stabilità del sistema e dei
mercati finanziari, che peraltro la norma subordina rispetto alla preceden-
te. Questa subordinazione in effetti non è comprensibile, posto che un si-
stema di mercato inefficiente comporta necessariamente delle conseguenze
negative sui consumatori e sugli utenti.
Ad ogni buon conto la norma individua due tipi di vigilanza: una vigilan-
za macroprudenziale (la cui disciplina dettagliata è rinvenibile nel Regola-
mento IVASS 10 maggio 2016, n. 21), nei confronti del sistema e del mer-
cato, ed una vigilanza microprudenziale, nei confronti delle singole imprese.
Quest’ultima è quella che sarà oggetto di esame nelle prossime pagine.

§ 2. Le origini: il Ministero dello Sviluppo Economico

Il sistema dei controlli pubblici sul settore assicurativo era originaria-


mente affidato in via esclusiva al Ministero dell’Industria del Commercio e
dell’Artigianato (oggi: Ministero dello Sviluppo Economico); ma, con l’evo-
luzione del mercato e del sistema legislativo, soprattutto in funzione dell’a-
deguamento della normativa interna a quella comunitaria, le competenze
ministeriali sono andate via via riducendosi.
In particolare al Ministero dello Sviluppo Economico (d’ora in avanti
anche: MiSE) compete:
1. il potere di revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività assicu-
rativa (art. 242 c.a.; cfr. infra, Cap. III, § 12);
2. lo scioglimento degli organi delle imprese nel caso venga disposta la
procedura di amministrazione straordinaria (art. 231 c.a.; cfr. infra, Cap.
V, § 3);
3. il provvedimento con il quale viene disposta la liquidazione coatta am-
ministrativa delle imprese (art. 245 c.a.; cfr. infra, Cap. V, § 6).
Tutti questi provvedimenti sono adottati su proposta dell’IVASS. È pe-
raltro da ritenere che il Ministero potrebbe teoricamente adottarli anche di
propria iniziativa in assenza di proposta dell’Istituto di vigilanza.
Come si può notare, al Ministero sono residuati i provvedimenti da
cui sostanzialmente deriva (nn. 1 e 3), o può derivare (n. 2), l’eliminazio-
ne dal mercato dell’impresa assicurativa. È probabilmente questo un re-
taggio della funzione di controllo di carattere essenzialmente «politico»
cui assolve il Ministero, rispetto a quello strettamente «tecnico» attribui-
to all’IVASS.
I controlli sull’impresa di assicurazione 53

D’altra parte l’art. 4 c.a. stabilisce che «Il Ministero dello Sviluppo Eco-
nomico adotta i provvedimenti previsti nel presente codice nell’ambito delle
linee di politica assicurativa determinate dal Governo».
In altri termini, poiché dall’eliminazione dal mercato di un’impresa as-
sicurativa sortiscono sicuramente degli effetti negativi sulla collettività (in
termini economici ed occupazionali), si è voluta mantenere una competen-
za in materia in capo all’organo di controllo «politico», anche se detti prov-
vedimenti non possono essere influenzati da ragioni di carattere politico-
sociale.
Al Ministero compete inoltre la vigilanza sulla CONSAP (Concessiona-
ria Servizi Assicurativi Pubblici s.p.a.), relativamente ai servizi assicurativi
(cfr. infra, Parte II, Cap. XII, § 6).
Il Ministero non ha invece alcun potere di controllo o di direzione, né
alcun potere di vigilanza, sull’IVASS.

§ 3. L’AEAP (o EIOPA)

In realtà, negli ultimi anni il sistema dei controlli ha subito una vera e
propria rivoluzione, determinata in gran parte dalla crisi del 2007-2008 e
dalla preoccupazione, a livello europeo, in ordine alla tenuta finanziaria del
sistema assicurativo.
È stato pertanto creato in seno all’Unione Europea (operante dal 1°
gennaio 2011) un organismo con la funzione di monitorare il mercato assi-
curativo europeo, attraverso un sistema di vigilanza integrato al quale par-
tecipano tutte le autorità di vigilanza degli Stati membri. L’organismo in
questione è l’AEAP (Autorità Europea delle Assicurazioni e delle Pensioni
Aziendali e Professionali) o, in inglese, EIOPA (European Insurance and
Occupational Pensions Authority) 1 (cfr. art. 1, lett. g-bis, n. 1, c.a.).
L’EIOPA è un organismo consultivo indipendente del Parlamento Eu-
ropeo, del Consiglio dell’Unione Europea e della Commissione Europea.
L’obiettivo dell’Autorità è rappresentato dalla protezione dell’interesse
pubblico «contribuendo alla stabilità e all’efficacia a breve, medio e lungo
termine del sistema finanziario, a beneficio dell’economia dell’Unione, dei

1
Insieme all’EIOPA furono creati l’EBA (European Banking Authority) per la vigilanza
sul mercato bancario e ESMA (European Securities and Markets Authority) per la vigilan-
za sul mercato degli strumenti finanziari.
54 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

suoi cittadini e delle sue imprese» (art. 1, comma 6, Regolamento UE 24


novembre 2010, n. 1094/2010).
A tal fine «l’Autorità contribuisce a:
a) migliorare il funzionamento del mercato interno, con particolare ri-
guardo a un livello di regolamentazione e di vigilanza valido, efficace e uni-
forme;
b) garantire l’integrità, la trasparenza, l’efficienza e il regolare funzio-
namento dei mercati finanziari;
c) rafforzare il coordinamento internazionale in materia di vigilanza;
d) impedire l’arbitraggio regolamentare e promuovere pari condizioni
di concorrenza;
e) assicurare che l’assunzione di rischi in relazione ad attività nel settore
delle assicurazioni, riassicurazioni e pensioni aziendali e professionali sia a-
deguatamente regolamentata e oggetto di opportuna vigilanza; e
f) aumentare la protezione dei consumatori».
L’azione di EIOPA è dunque diretta alla maggiore tutela dei consuma-
tori attraverso un’azione di vigilanza sulle imprese e sull’intero sistema in
virtù anche del coordinamento normativo e di vigilanza tra gli Stati del-
l’U.E.

§ 4. L’IVASS: caratteri generali. Il potere regolamentare e i regolamenti

Un capitolo importante nella storia del sistema dei controlli in campo


assicurativo è stato senza dubbio scritto con la legge 12 agosto 1982, n. 576
che ha istituito l’ISVAP (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Priva-
te e di Interesse Collettivo).
L’apparato burocratico ministeriale, già da tempo rivelatosi inadeguato
al compito, fu realmente messo alle corde dalla introduzione dell’assicura-
zione obbligatoria sui veicoli e natanti, e dal conseguente proliferare di com-
pagnie costituite, per operare in questo ricco mercato, molto spesso in mo-
do improvvisato e senza gli adeguati supporti tecnico-finanziari.
Si trattava pertanto di istituire un organo ad alta specializzazione, con
penetranti poteri di indagine e di tempestivo intervento, al fine di operare
un più severo esame nella delicata fase di inserimento di nuove imprese nel
mercato assicurativo e di attento controllo nello svolgimento della succes-
siva attività.
I controlli sull’impresa di assicurazione 55

Si fece così riferimento al collaudato sistema operante nel settore credi-


tizio e, soprattutto, a quello più recente operante nel mercato mobiliare, o-
ve le funzioni di controllo vengono esercitate rispettivamente dalla Banca
d’Italia e dalla CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Bor-
sa). E proprio quest’ultimo fu il modello adottato ad esempio, seppure mo-
dificato nella struttura organizzativa.
Con il d.l. 6 luglio 2012, n. 95 conv. in legge 7 agosto 2012, n. 135 (con
effetto dal 1° gennaio 2013) all’ISVAP è succeduta l’IVASS – Istituto per la
Vigilanza sulle Assicurazioni. Il cambiamento peraltro non ha interessato le
funzioni ed i poteri, ma unicamente la struttura attraverso la quale l’Istitu-
to di vigilanza è entrato sostanzialmente nell’orbita della Banca d’Italia
L’IVASS, rientra nel novero delle c.d. «autorità indipendenti», il cui pa-
norama, nel nostro ordinamento, prevede numerosi esempi (Banca d’Italia,
CONSOB, Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, ecc.).
La funzione dell’IVASS è di tipo complementare rispetto a quella dello
Stato, perché, pur non essendone un organo, svolge comunque funzioni
che sono in concorso con quelle pubbliche generali.
Non tutte le autorità hanno peraltro uguali funzioni e poteri.
Con l’emanazione del Codice delle Assicurazioni si è affidato all’IVASS
(all’epoca ancora ISVAP), oltre ai tradizionali poteri di vigilanza, anche un
vero e proprio potere regolamentare del settore, del quale non era in pos-
sesso.
Ed infatti l’art. 5, dopo avere affermato che «l’IVASS svolge le funzioni
di vigilanza sul settore assicurativo mediante l’esercizio dei poteri di natura
autorizzativa, prescrittiva, accertativa, cautelare e repressiva previsti dalle
disposizioni del presente codice», aggiunge che «l’IVASS adotta ogni rego-
lamento necessario per la sana e prudente gestione delle imprese o per la
trasparenza e correttezza dei comportamenti dei soggetti vigilati ed allo
stesso fine rende nota ogni utile raccomandazione o interpretazione».
I regolamenti devono essere motivati con riferimento alle scelte di rego-
lazione e di vigilanza del settore ovvero della materia su cui vertono e de-
vono essere accompagnati da una relazione che ne illustra le conseguenze
sulla regolamentazione, sull’attività delle imprese e degli operatori e sugli
interessi degli investitori e dei risparmiatori (art. 23, legge n. 262/2005).
Il Regolamento IVASS 5 novembre 2013, n. 3 emanato ai sensi dell’art.
23 della legge 28 dicembre 2005, n. 262 (c.d. legge sul risparmio) determi-
na, tra l’altro, la fase preparatoria dei regolamenti, e cioè la procedura di
pubblica consultazione, attraverso la pubblicazione nel sito web dell’Istitu-
to dello schema di regolamento, al fine di permettere a tutti gli interessati
di comunicare suggerimenti e proposte, nonché la fase della diffusione de-
56 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

gli esiti della pubblica consultazione, sempre tramite la pubblicazione nel


sito dell’Istituto (artt. 6 e 7, Regol. ISVAP).

Il Regolamento 5 novembre 2013, n. 3 stabilisce termini e procedure per


l’adozione degli atti e provvedimenti dell’Istituto, nonché le unità organizzati-
ve responsabili dei relativi procedimenti.
Il Regolamento 8 ottobre 2013, n. 1 definisce invece le procedure di irroga-
zione delle sanzioni amministrative pecuniarie, per quanto concerne le impre-
se, mentre il Regolamento 8 ottobre 2013, n. 2, definisce le procedure di irro-
gazione delle sanzioni amministrative pecuniarie per quanto concerne gli in-
termediari.

I regolamenti adottati dall’IVASS sono pubblicati nella Gazzetta Uffi-


ciale e nel Bollettino IVASS entro il mese successivo alla loro adozione e
reperibili nel sito internet dell’Istituto (art. 9, comma 5, c.a.) 2.
Entro il 31 gennaio di ogni anno, tutti i regolamenti e gli altri provve-
dimenti di carattere generale, devono essere pubblicati in una raccolta a
cura del MiSE.
Si tratta di un’importante attribuzione che conferisce all’Istituto un po-
tere di normazione secondaria.
Tutti i regolamenti formano una raccolta: le «istruzioni di vigilanza» 3.
Come detto l’IVASS rientra nell’ambito delle autorità indipendenti ed il
suo statuto è stato approvato con il d.p.r. 12 dicembre 2012. Ad esso è at-
tribuita personalità giuridica di diritto pubblico ed ha sede in Roma (art.
13, comma 2, d.l. 6 luglio 2012, n. 95 e art. 1 statuto).
Si tratta di un ente dotato di autonomia sotto il profilo organizzativo e
finanziario (art. 13, comma 3, d.l. 6 luglio 2012, n. 95).
Organi dell’Istituto sono: il Presidente, il Consiglio e il Direttorio inte-
grato.
Il ruolo di Presidente è rivestito di diritto dal direttore generale della
Banca d’Italia (art. 13, comma 11, d.l. 6 luglio 2012, n. 95). Al Presidente
sono attribuite le funzioni rappresentative e promuove e coordina le attivi-
tà del Consiglio.
Al Consiglio – che si compone di due membri, oltre al Presidente, no-
minati con decreto del Presidente della Repubblica – sono demandate fun-

2
I regolamenti emanati prima del 1° gennaio 2013 continueremo a definirli «Regola-
menti ISVAP».
3
Tutti i regolamenti si sarebbero dovuti adottare entro la data del 1° gennaio 2008 (art.
354, comma 6), termine questo ampiamente superato.
I controlli sull’impresa di assicurazione 57

zioni per lo più organizzative interne. Ad esso in particolare spetta l’ado-


zione del regolamento organizzativo e degli altri regolamenti che discipli-
nano il funzionamento dell’Istituto.
I Consiglieri durano in carica 6 anni ed il mandato può essere rinnovato
per una sola volta (art. 4 statuto).
Il Direttorio integrato è costituito, dal Governatore della Banca d’Italia,
che lo presiede, dal Direttore generale della Banca d’Italia – Presidente
dell’IVASS, dai tre Vice direttori generali della Banca d’Italia e dai due Co-
nsiglieri IVASS. Il Direttorio integrato è in effetti l’organo di maggiore im-
portanza, in quanto ad esso è attribuita l’attività di indirizzo e direzione
strategica dell’Istituto, nonché la competenza ad assumere gli atti aventi ri-
levanza esterna relativi all’esercizio delle funzioni istituzionali in materia di
vigilanza assicurativa. Pertanto ad esso spetta l’emanazione di tutti i prov-
vedimenti in materia di vigilanza, adottati a firma del Presidente.
Lo strumento più importante di finanziamento dell’IVASS è costituito
dal «contributo di vigilanza» che tutte le imprese operanti sul territorio e
le sedi secondarie di quelle extracomunitarie devono versare in percentua-
le sui premi incassati in ciascun esercizio (art. 335 c.a.).

§ 5. (Segue) L’IVASS: le funzioni, i poteri, l’irrogazione delle sanzioni


e gli obblighi di informativa

Il principio generale in tema di vigilanza microprudenziale è che «la vi-


gilanza è basata su un metodo prospettico fondato sul rischio ed include la
verifica continua del corretto esercizio dell’attività di assicurazione o di rias-
sicurazione e dell’osservanza delle disposizioni di vigilanza da parte delle
imprese di assicurazione o di riassicurazione» (art. 3-bis, comma 1, c.a.).
Le funzioni di vigilanza da parte dell’IVASS devono essere esercitate
«mediante l’esercizio dei poteri di natura autorizzativa, prescrittiva, accer-
tativa, cautelare e repressiva» previsti dalle disposizioni del Codice delle
Assicurazioni» (art. 5). Tuttavia deve essere osservata una opportuna com-
binazione di «attività cartolari e ispezioni in loco» (art. 3-bis, comma 1,
c.a.), con ciò intendendosi una opportuna combinazione tra comunicazio-
ne di documenti ed ispezioni presso le sedi delle imprese.
Destinatari della vigilanza sono (art. 6):
a) tutte le imprese di assicurazione e riassicurazione che esercitano qual-
siasi ramo, comprese le operazioni di capitalizzazione e la gestione di fondi
58 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

collettivi per l’erogazione di prestazioni in caso di morte, in caso di vita o


in caso di cessazione o riduzione dell’attività lavorativa;
b) i gruppi di imprese ed i conglomerati finanziari che comprendano
imprese di assicurazione o riassicurazione (d.lgs. 30 maggio 2005, n. 142);
c) i soggetti che comunque svolgono funzioni parzialmente comprese
nel ciclo operativo delle imprese di assicurazione e riassicurazione;
d) gli intermediari ed ogni altro operatore del mercato assicurativo.
In caso di inosservanza di norme di legge da parte delle imprese di assi-
curazione, riassicurazione, intermediari e periti assicurativi, qualunque uten-
te (persone fisiche e giuridiche, associazioni dei consumatori e degli utenti
ed in generale soggetti portatori di interessi collettivi) possono proporre
reclamo all’IVASS secondo le modalità stabilite nel Regolamento 19 mag-
gio 2008, n. 24.
L’apparato normativo attinente la vigilanza da parte dell’Istituto può
essere analizzato distinguendo tre aspetti: le «funzioni», i «poteri» e gli
«obblighi di informativa» da parte delle imprese.

a) Le funzioni (cfr. art. 188, comma 1, c.a.).


La legge elenca una serie di funzioni, alcune delle quali possono definir-
si di vigilanza in senso stretto, e sono:
1. la vigilanza sulla gestione tecnica, finanziaria e patrimoniale delle im-
prese, con particolare riferimento all’adeguatezza dei requisiti patrimoniali
e delle riserve tecniche, alla disponibilità di attivi e di fondi propri, ai re-
quisiti patrimoniali di solvibilità, alla valutazione dei rischi emergenti, non-
ché al governo societario (art. 192 ss. c.a.);
2. la vigilanza sull’osservanza delle leggi, dei regolamenti e delle dispo-
sizioni dell’Unione Europea direttamente applicabili, da parte di tutti gli
operatori, compresi agenti e mediatori (art. 188 c.a.);
3. la vigilanza sulle operazioni straordinarie delle imprese di assicura-
zione e riassicurazione (art. 198 ss. c.a.) (trasferimento del portafoglio, fu-
sione e scissione) (infra, Cap. IV, §§ 2 e 3), nonché sulle modifiche statuta-
rie (art. 196 c.a.);
4. la vigilanza sulle imprese assicurative facenti parte di un gruppo (art.
210 ss. c.a.) (cfr. infra, § 5);
5. la vigilanza sulle operazioni infragruppo (art. 215-quinquies – 216-bis
c.a.).
A queste funzioni va aggiunta:
6. la vigilanza sulle procedure di amministrazione straordinaria (art. 231
I controlli sull’impresa di assicurazione 59

ss. c.a.) e di liquidazione coatta amministrativa (art. 245, comma 5, c.a.), e


sulle acquisizioni di partecipazioni (cfr. supra, Cap. I, § 6);
7. la funzione di prevenzione delle frodi nel settore dell’assicurazione
della responsabilità civile per la circolazione dei veicoli a motore e natanti
di cui all’art. 21 del d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 conv. in legge 17 dicembre
2012, n. 221. Tale funzione viene espletata con l’ausilio di un «archivio in-
formatico integrato», collegato con numerose banche dati, che permette l’ac-
cesso ai dati relativi ai contratti stipulati dalle imprese operanti nel ramo.
A queste funzioni di vera e propria vigilanza sulle imprese si accompagna-
no altre di natura piuttosto «conoscitiva»: indagini statistiche ed economiche,
la raccolta di elementi e comunque tutte le indagini necessarie alla protezione
dei consumatori e per l’elaborazione delle politiche assicurative (art. 5 c.a.).

b) I poteri.
Necessario corollario all’attribuzione delle funzioni sono i poteri di cui
l’IVASS dispone al fine di esercitare la vigilanza, e che gli permettono, an-
che con strumenti coercitivi, gli accertamenti necessari.
I poteri possono essere distinti in «poteri di indagine» e «poteri di in-
tervento»; a questi si aggiunge il potere di accertare ed irrogare le sanzioni
pecuniarie previste dal Codice delle Assicurazioni.
b.1) I poteri di indagine (art. 189 c.a.) consistono nella facoltà di:
1. richiedere informazioni, ordinare l’esibizione di documenti e il com-
pimento di accertamenti e verifiche ritenute necessarie a tutti i soggetti sot-
toposti alla sua vigilanza;
2. effettuare ispezioni presso le imprese e tutti i soggetti comunque sot-
toposti alla sua vigilanza.
b.2) I poteri di intervento (art. 188 c.a.) consistono nella facoltà di:
1. convocare i componenti degli organi amministrativi e di controllo, i di-
rettori generali delle imprese sottoposte a vigilanza, nonché i legali rappre-
sentanti della società di revisione, l’attuario revisore e i soggetti responsabili
delle funzioni fondamentali all’interno delle imprese di assicurazione e rias-
sicurazione;
2. ordinare la convocazione dell’assemblea, degli organi amministrativi
e di controllo delle imprese soggette a vigilanza al fine di sottoporre i prov-
vedimenti necessari per rendere la gestione conforme alla legge;
3. procedere direttamente alla convocazione degli organi sociali quando
sia stato disatteso il provvedimento di cui al precedente n. 2;
4. convocare i soggetti che svolgono funzioni parzialmente comprese
nel ciclo operativo delle imprese soggette a vigilanza;
60 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

5. convocare i legali rappresentanti dei soggetti che svolgono attività di


intermediazione assicurativa;
6. convocare chiunque detenga una partecipazione rilevante in un’im-
presa soggetta a vigilanza;
7. l’IVASS può inoltre adottare misure preventive o correttive, tra cui
imporre:

a) la restrizione dell’attività, ivi incluso il potere di vietare l’ulteriore com-


mercializzazione dei prodotti assicurativi;
b) il divieto di effettuare determinate operazioni anche di natura socie-
taria;
c) il divieto di distribuzione di utili o di altri elementi del patrimo-
nio;
d) il rafforzamento dei sistemi di governo societario, ivi incluso il con-
tenimento dei rischi;
e) impartire l’ordine di rimuovere i soggetti che svolgono funzioni di am-
ministrazione, di direzione, di controllo e i titolari di funzioni fondamenta-
li, in caso di inerzia della società.
b.3) I poteri sanzionatori (art. 326 c.a.):
Le sanzioni amministrative applicabili alle imprese ed agli intermediari
per violazione degli obblighi imposti dal codice delle assicurazioni sono
contenute negli artt. 325-328 c.a. oltreché nel Regolamento IVASS 2 ago-
sto 2018, n. 39. Il procedimento si svolge dinanzi al «Servizio Sanzioni»
dell’IVASS, se si tratta di impresa di assicurazioni, ovvero dinanzi al «Col-
legio di Garanzia», se si tratta di un intermediario.

c) Gli obblighi di informativa (art. 190 c.a.).


Si tratta di obblighi che derivano da disposizioni di legge ovvero da di-
sposizioni impartite in via particolare direttamente dall’Istituto ai soggetti
sottoposti a vigilanza.
I primi (art. 190, commi 3-5, c.a.) riguardano l’organo di controllo (col-
legio sindacale, consiglio di sorveglianza, comitato per il controllo sulla ge-
stione, a seconda del tipo di struttura societaria adottata, ma che deve esse-
re per tale funzione espressamente indicato nello statuto sociale) dell’im-
presa soggetta a vigilanza o dell’impresa che la controlla o che è da essa
controllata, il quale deve informare senza indugio l’Istituto di tutti gli atti o
fatti che possano costituire irregolarità nella gestione o violazione di legge
o di regolamento, nonché fornire ogni documento richiesto. I medesimi ob-
blighi sono imposti alla società di revisione, all’attuario revisore o incarica-
I controlli sull’impresa di assicurazione 61

to in relazione all’attività di controllo cui sono preposti. Disposizioni parti-


colari sono contenute nel Regolamento IVASS 3 luglio 2018 n. 38.
I secondi (art. 190, commi 1-2, c.a.) consistono nella facoltà da parte
dell’Istituto di chiedere ai soggetti sottoposti a vigilanza la comunica-
zione, anche periodica, di dati e notizie e la trasmissione di atti e docu-
menti con i termini e le modalità stabiliti con regolamento. I medesimi
poteri sono esercitati nei confronti della società di revisione, dell’attua-
rio revisore o incaricato in relazione all’attività di controllo cui sono pre-
posti.
A corredo dei suddetti obblighi la legge prescrive sanzioni pecuniarie
per i soggetti che omettono le comunicazioni sopraesposte.
Infine l’IVASS svolge attività consultiva e di segnalazione nei confronti
del Parlamento e del Governo relativamente alla regolazione e la vigilanza
del settore assicurativo, ed entro il 31 maggio di ogni anno presenta al Pre-
sidente del Consiglio dei Ministri, per la trasmissione al Parlamento, una
relazione sull’attività svolta (art. 4, legge n. 576/1982).

§ 6. La vigilanza sul gruppo

All’IVASS è attribuita inoltre la vigilanza sui gruppi dei quali faccia par-
te almeno un’impresa di assicurazione o riassicurazione con sede in Italia
(art. 210 ss. c.a.). La vigilanza è esercitata, in linea di principio, nei con-
fronti del gruppo a partire dall’«ultima società controllante italiana» (art.
210, comma 2, c.a.). In altri termini sono escluse dal controllo le società
con sede all’estero che non siano controllate da una società con sede in Ita-
lia. La «società capogruppo», così individuata, è iscritta in un apposito «al-
bo delle società capogruppo italiane» tenuto dall’IVASS (art. 210-ter c.a.).
Pertanto, ai fini che qui interessano, per «società capogruppo» si intende
l’«ultima società controllante italiana».
La società capogruppo deve comunicare all’IVASS l’elenco delle impre-
se di assicurazione o riassicurazione e le società strumentali, le società di
partecipazione assicurativa e le società di partecipazione finanziaria mista
controllate.
L’iscrizione all’Albo può peraltro avvenire anche d’ufficio da parte del-
l’IVASS se ravvede la sussistenza di una situazione di controllo (art. 210-
ter, comma 2).
Si tratta di una forma di vigilanza che ha la finalità di evitare che l’in-
serimento di un’impresa di assicurazione (o riassicurazione) nell’ambito
62 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

di un gruppo possa pregiudicarne la funzionalità e la solidità. A tal fine


l’IVASS vigila:
– sulla concentrazione dei rischi (art. 215-quater); è evidente che l’inse-
rimento dell’impresa nell’ambito di un gruppo può moltiplicare oltre che
diversificare i rischi;
– sulle operazioni infragruppo (artt. 215-quinquies, 216 e 216-bis); si
tratta delle operazioni tendenzialmente più rischiose, soprattutto se rappre-
sentate dalla concessione di finanziamenti o garanzie a società del gruppo,
posto che tali operazioni possono danneggiare finanziariamente e patrimo-
nialmente la società creditrice o garante;
– sulla solvibilità del gruppo (dall’art. 216-ter all’art. 216-novies); in
particolare l’«ultima società controllante italiana» deve assicurare la co-
stante disponibilità in seno al gruppo di fondi propri ammissibili che sia-
no sempre almeno uguali al Requisito Patrimoniale di Solvibilità (art.
216-quinquies) (sul Requisito Patrimoniale di Solvibilità cfr. infra, Cap.
III, § 8).
Per controllo si intende la situazione prevista dall’art. 72, ed esaminata
in precedenza (cfr. supra, Cap. I, § 4).
L’IVASS può peraltro escludere dall’area di vigilanza del gruppo le im-
prese che presentino un interesse trascurabile rispetto alle finalità della vi-
gilanza sul gruppo oppure quando è inopportuno o fuorviante considerare
tali imprese rispetto a detti obiettivi (art. 210-quater).
La vigilanza è:

– informativa: è fatto obbligo all’ultima società controllante italiana di tra-


smettere periodicamente all’IVASS dati e informazioni utili alla vigilanza, se-
condo modalità stabilite con regolamento; in caso di inadempimento l’Istituto
può rivolgersi alle altre imprese del gruppo (art. 213 c.a.);
– ispettiva: ai fini della verifica dei dati e delle informazioni necessarie, l’IVASS
può procedere ad ispezioni presso le società del gruppo (art. 214 c.a.).

§ 7. CONSOB, Banca d’Italia e COVIP

A questi soggetti si aggiunge, in taluni casi, la vigilanza da parte della


CONSOB e della Banca d’Italia.
La CONSOB vigila sulle società di gestione dei mercati e sulla traspa-
renza e l’ordinato svolgimento delle negoziazioni, nonché sulla trasparenza
I controlli sull’impresa di assicurazione 63

e correttezza dei comportamenti dei soggetti emittenti, degli intermediari e


dei promotori finanziari. Pertanto sono soggette a vigilanza anche da parte
della CONSOB le imprese di assicurazione quotate in borsa.
Più in particolare poi, la CONSOB vigila sulle imprese di assicurazione
in relazione alla emissione di prodotti finanziari (assicurativi) ai sensi del-
l’art. 25-bis TUIF (sui prodotti finanziari assicurativi cfr. infra, Parte II,
Cap. XVII, §§ 6-7), esercitando sui soggetti abilitati e sulle imprese di assi-
curazione i poteri di vigilanza regolamentare, informativa ed ispettiva. Inol-
tre IVASS e CONSOB si danno reciproco avviso delle ispezioni da ciascu-
na disposte sulle imprese di assicurazione e ciascuna autorità può chiedere
all’altra di svolgere accertamenti su aspetti di propria competenza.
La Banca d’Italia, oltre a concorrere nello svolgimento della funzione di
politica monetaria nell’ambito dell’area Euro, funzione demandata alla Ban-
ca Centrale Europea, svolge anche una funzione di vigilanza su banche, in-
termediari finanziari di cui agli artt. 106 e 107 TUB, sugli IMEL (Istituti di
Moneta Elettronica) e, d’intesa con la CONSOB, sugli intermediari non ban-
cari (SIM, SICAV e SGR).
Per quanto qui interessa, la Banca d’Italia, come detto, unitamente alla
CONSOB ed all’IVASS, esercita la vigilanza sui conglomerati finanziari (cfr.
supra, Cap. I, § 7).
Infine la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) vigila
sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti e la sana e prudente ge-
stione delle forme pensionistiche complementari a tutela degli iscritti e dei
beneficiari e vigila sul buon funzionamento del sistema di previdenza com-
plementare (art. 18, d.lgs. 5 dicembre 2005, n. 252) (sui fondi pensione cfr.
infra, Parte II, Cap. XIII, §§ 1 e 2).
La COVIP ha personalità giuridica di diritto pubblico ma, a differenza
di Banca d’Italia, CONSOB e ISVAP, non è un’autorità indipendente in sen-
so proprio, in quanto è, a sua volta, soggetta a vigilanza da parte del Mi-
nistero del lavoro e delle politiche sociali (art. 18, comma 1, d.lgs. 5 di-
cembre 2005, n. 252).
Nel 2013 è stato sottoscritto un «protocollo di intesa» tra IVASS e
L’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza (AGCM o Autorità
Antitrust) al fine di offrire maggiore tutela ai consumatori. Il protocollo
prevede la collaborazione tra le due Autorità attraverso segnalazione di vio-
lazioni di norme o pratiche commerciali scorrette, nonché lo scambio di
documenti e informazioni. Eventuali procedure a carico di soggetti che ope-
rano in campo assicurativo sono precedute dalla comunicazione all’AGCM
di una relazione da parte dell’IVASS.
64 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi
La disciplina dell’impresa di assicurazione 65

CAPITOLO III
LA DISCIPLINA DELL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: LA DISCIPLINA DELLE IMPRESE AVENTI SEDE LEGALE NEL TERRITORIO


DELLA REPUBBLICA (IMPRESE NAZIONALI). – 1. L’accesso all’attività assicurativa.
L’autorizzazione all’esercizio. – 2. (Segue) Diniego dell’autorizzazione. – 3. Le tarif-
fe e le riserve tecniche. – 4. (Segue) La determinazione delle tariffe. – 5. (Segue) Le
riserve tecniche. – 6. (Segue) Le attività a copertura delle riserve tecniche. – 7. I
fondi propri. – 8. Il requisito patrimoniale di solvibilità e il requisito patrimoniale
minimo. – 9. La violazione delle norme sulle riserve tecniche, sul requisito patrimo-
niale di solvibilità e sul requisito patrimoniale minimo. Rinvio. – 10. Il bilancio e le
scritture contabili delle imprese di assicurazione. – 11. L’attività delle imprese na-
zionali all’estero. – 12. Revoca e decadenza dall’autorizzazione. – LA DISCIPLINA
DELLE IMPRESE ESTERE. – 13. Imprese con sede in uno Stato membro. – 14. Impre-
se con sede in uno Stato terzo.

LA DISCIPLINA DELLE IMPRESE AVENTI SEDE LEGALE NEL


TERRITORIO DELLA REPUBBLICA (IMPRESE NAZIONALI)

§ 1. L’accesso all’attività assicurativa. L’autorizzazione all’esercizio

Come già osservato, l’accesso all’attività assicurativa, per l’importanza


socio-economica che questa riveste, non è libero ma è subordinato al rila-
scio di una autorizzazione da parte dell’IVASS (art. 13 c.a.) ed alla conse-
guente iscrizione nell’albo delle imprese di assicurazione tenuto dallo stes-
so Istituto.
L’uso stesso, nella denominazione sociale o in qualsiasi comunicazione al
pubblico, dei termini «assicurazione», «riassicurazione», «compagnia di as-
sicurazione», «compagnia di riassicurazione», «mutua assicuratrice», nonché
degli aggettivi «assicurativo», «riassicurativo» e similari, da parte di soggetti
che non svolgono attività assicurativa, è vietato dalla legge; così come è vieta-
66 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

to l’uso, nella ragione o nella denominazione sociale o in qualsiasi comunica-


zione al pubblico, dei termini «intermediario di assicurazione», «intermedia-
rio di riassicurazione», «produttore di assicurazione», «agente di assicura-
zione», «broker», «mediatore di assicurazione», «mediatore di riassicurazio-
ne», «produttore diretto di assicurazione», «perito di assicurazione» a chi
non svolge attività di intermediazione assicurativa con iscrizione del relativo
registro (art. 308 c.a. e Regolamento ISVAP 14 novembre 2007, n. 9).
La legge (art. 14 c.a.) ed il Regolamento ISVAP 2 gennaio 2008, n. 10,
stabiliscono i requisiti di cui l’impresa deve essere in possesso e le formali-
tà che deve adempiere per ottenere l’autorizzazione.
Secondo molti interpreti, in presenza degli adempimenti di legge, la con-
cessione dell’autorizzazione costituisce atto dovuto. L’affermazione, esatta,
va però precisata nel senso che l’analisi dell’esistenza dei presupposti di
legge non costituisce mera attività materiale, ma implica anche valutazioni
tecnico-giuridiche (vedi, ad esempio, la valutazione dei requisiti di onora-
bilità, professionalità e indipendenza degli amministratori o la valutazione
del programma di attività) e, quindi, un margine di discrezionalità. D’altra
parte l’IVASS può negare la concessione dell’autorizzazione, non solo se
l’impresa non presenta i requisiti formali elencati nell’art. 14 c.a. o non
adempie alle procedure indicate nel Regolamento, ma anche se ritiene che
non risulti garantita la sana e prudente gestione. Trattandosi dunque di un
provvedimento che presenta margini di discrezionalità, l’eventuale dinie-
go deve essere specificamente e adeguatamente motivato (art. 14, comma
2, c.a.).
L’autorizzazione permette all’impresa di ottenere l’iscrizione della società
nel registro delle imprese. L’autorizzazione costituisce dunque requisito
per il completamento della fase di costituzione della società con l’iscrizione
nel registro delle imprese. Pertanto, in caso di diniego dell’autorizzazione,
verranno restituiti i conferimenti ai soci fondatori e la società non verrà mai
ad esistenza.
Successivamente l’IVASS iscrive l’impresa nella sezione dell’albo relati-
va alle imprese di assicurazione autorizzate in Italia. Tale iscrizione deve es-
sere indicata negli atti e nella corrispondenza dell’impresa. Solo dopo l’iscri-
zione all’albo l’impresa può iniziare ad operare (art. 14, comma 4, c.a.).
L’autorizzazione è valida, non solo per il territorio nazionale, ma anche
per svolgere attività in altri stati comunitari o extracomunitari (salvo, in
quest’ultimo caso, l’eventuale obbligo di autorizzazione da parte dell’orga-
no di vigilanza dello stato extracomunitario).
L’autorizzazione può essere rilasciata per uno o più rami con il ricorda-
to divieto dell’esercizio congiunto dei rami vita e danni. L’autorizzazione
La disciplina dell’impresa di assicurazione 67

può inoltre coprire tutte o solo alcune delle attività rientranti nel ramo (ad
esempio, nel ramo 9 delle assicurazioni contro i danni, solo il furto e non
anche la grandine). Tuttavia può in seguito essere chiesta l’estensione del-
l’autorizzazione anche alle altre attività e/o ad altri rami se l’impresa dimo-
stra di possedere la necessaria capacità patrimoniali (art. 15 c.a.).
Per ottenere l’autorizzazione l’impresa deve fare domanda all’IVASS,
(«istanza di autorizzazione») fornendo la prova di avere un capitale socia-
le minimo, se società per azioni o società cooperativa, ovvero un fondo di
garanzia minimo, se società di mutua assicurazione, adeguato alle previ-
sioni formulate nel programma di attività e comunque non inferiore alla
misura minima prevista dall’art. 5 Regol., il quale prevede 5 scaglioni,
compresi tra Euro 5.000.000,00 ed Euro 7.500.000,00 a seconda dei rami
per i quali si chiede l’autorizzazione (art. 5 Regol.) nonché fondi propri
di base ammissibili necessari per coprire il minimo assoluto del Requisito
Patrimoniale Minimo con un range che va da Euro 2.500.000,00 ad Euro
6.200.000,00 a seconda dei rami per i quali si chiede l’autorizzazione (art.
14, lett. c, c.a.).
Sino all’ammontare minimo, il capitale sociale o il fondo di garanzia de-
vono essere interamente versati in denaro (art. 4, comma 2, lett. b, Regol.).
Naturalmente, se la società si costituisce con un capitale superiore al mi-
nimo, l’eccedenza potrà essere solamente sottoscritta, ovvero potrà essere
rappresentata da conferimenti in natura o di crediti.
La direzione generale ed amministrativa dell’impresa deve essere situata
in Italia (art. 14, lett. b, c.a.).
I titolari di partecipazioni qualificate devono essere in possesso dei requi-
siti di onorabilità previsti dall’art. 77 c.a. (cfr. supra, Cap. I, § 5) e devono
sussistere i presupposti per il rilascio dell’autorizzazione di cui all’art. 68 c.a.
(cfr. supra, Cap. I, § 4). Deve inoltre essere allegata una relazione e la docu-
mentazione (ad es. patti parasociali) attestante che tra la costituenda impresa
o altri soggetti del gruppo di appartenenza non sussistono «stretti legami»
con altri soggetti che possano essere di impedimento all’esercizio delle fun-
zioni di vigilanza (art. 10 Regol.).
A loro volta i soggetti che assumono funzioni di amministrazione (con-
siglieri di amministrazione, componenti del consiglio di gestione), direzio-
ne (direttori generali) e controllo (sindaci, membri del consiglio di sorve-
glianza o del comitato per il controllo sulla gestione) o comunque funzioni
fondamentali all’interno dell’impresa devono essere in possesso dei requisi-
ti di professionalità, onorabilità ed indipendenza previsti dall’art. 76 c.a.
(art. 14, lett. f, c.a.) (cfr. supra, Cap. I, § 5).
L’impresa deve infine presentare un «programma di attività» analitica-
68 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

mente previsto dall’art. 14-bis c.a. Si tratta di un documento attraverso il


quale si possono desumere le modalità di gestione dei rischi che l’impresa
intende esercitare, le spese di impianto previste ed i mezzi patrimoniali messi
a disposizione con le relative previsioni future.
Per i primi tre esercizi l’impresa deve presentare all’IVASS una relazio-
ne semestrale relativa all’esecuzione del programma di attività (art. 197
c.a.). Se da detta relazione emerge un grave squilibrio nella situazione fi-
nanziaria dell’impresa, l’Istituto può adottare le misure necessarie a ristabi-
lire l’equilibrio della gestione. Sono poi soggette ad approvazione tutte le
modifiche del programma; così come devono essere comunicate le varia-
zioni concernenti gli esponenti aziendali e coloro che detengono una parte-
cipazione rilevante nell’impresa.
In caso di domanda di autorizzazione all’esercizio di alcuni rami danni [10
e 12 (responsabilità civile autoveicoli e veicoli marittimi), 14 e 15 (credito e
cauzione), 17 (tutela legale), 18 (assistenza)] il programma di attività e la rela-
zione tecnica devono essere integrati con alcune indicazioni particolari previste
dagli artt. 11-14 Regol.

In caso di esito positivo dell’istruttoria, l’IVASS emana il provvedimen-


to di autorizzazione entro novanta giorni dalla data di presentazione
dell’istanza e trasmette il provvedimento all’impresa istante (art. 16 Re-
gol.). Tuttavia, qualora l’istanza risulti incompleta o vi fosse necessità di in-
formazioni o chiarimenti, il procedimento resta sospeso sino a quanto l’i-
stanza non viene regolarizzata o forniti le informazioni o i chiarimenti. Qua-
lora l’impresa non adempia nel termine di 90 giorni, l’istanza di autorizza-
zione è decaduta automaticamente (art. 15 Regol.).
L’impresa, come detto, una volta iniziata l’attività, può anche essere au-
torizzata all’esercizio di altri rami. In tal caso si parla di «estensione» del-
l’autorizzazione, le cui modalità di concessione sono, nella sostanza, le me-
desime già illustrate (art. 15 c.a. e artt. 18-21 Regol.).
L’esercizio dell’assicurazione in assenza di autorizzazione comporta la
messa in liquidazione coatta amministrativa dell’impresa (art. 265).
Va peraltro rilevato che il codice delle assicurazioni prevede l’«impresa
di assicurazione locale» (artt. 51-ter e quater). Si tratta di imprese minori,
qualificate secondo parametri posti dall’art. 51-ter c.a., alle quali è inibito
l’esercizio di alcuni rami (responsabilità, credito e cauzioni) nonché l’eser-
cizio dell’attività assicurativa in regime di stabilimento e di libera presta-
zione di servizi in altri stati membri.
Per tali imprese è prevista una disciplina speciale, relativamente alle
condizioni di accesso e di esercizio ed alle altre disposizioni che disciplina-
La disciplina dell’impresa di assicurazione 69

no l’impresa di assicurazione. Tale disciplina è contenuta nel Regolamento


IVASS 6 settembre 2016, n. 29.

§ 2. (Segue) Diniego dell’autorizzazione

L’autorizzazione può essere negata, come detto, solo se difettano i re-


quisiti o la documentazione prescritti dalla legge o dal Regolamento (art.
17 Regol.) ovvero quando non risulti garantita la sana e prudente gestione
(art. 14, comma 2, c.a.).
Prima di emettere il provvedimento di diniego, l’IVASS comunica all’im-
presa interessata i motivi che ostano all’accoglimento dell’istanza, invitan-
dola a fornire eventuali dati o documenti utili ad evitare il rigetto. Qualora
sia trascorso il termine concesso senza che l’impresa abbia ottemperato al-
l’invito, ovvero permangano i presupposti per il diniego dell’autorizzazio-
ne, l’IVASS emana il provvedimento di rigetto.
Il diniego dell’autorizzazione deve essere comunicato all’impresa, con
provvedimento motivato, entro 90 giorni dalla presentazione della doman-
da completa dei documenti richiesti (art. 14, comma 2, c.a.).
Contro il provvedimento di diniego l’impresa può ricorrere all’auto-
rità giudiziaria con ricorso dinanzi al tribunale amministrativo regionale
del Lazio.

§ 3. Le tariffe e le riserve tecniche

Gli accantonamenti dei premi costituiscono le «riserve tecniche».


Si è già osservato che il premio deve essere calcolato in rapporto al pre-
sumibile onere che l’impresa dovrà sostenere per pagare le indennità o le
rendite o i capitali in un determinato lasso di tempo preso in considerazio-
ne. La parte di premio che viene accantonata costituisce il «premio netto»
o «premio puro», la restante parte del premio è corrisposta a fronte di oneri
vari (spese di amministrazione, provvigione, imposte, utile d’impresa) e co-
stituisce il «caricamento» (o «caricamenti»). Premio netto e caricamento co-
stituiscono il «premio lordo» o «premio di tariffa».
Le riserve tecniche si differenziano, anche giuridicamente, dalle altre ri-
serve, per essere formate da accantonamenti di premi e non di utili. Esse
trovano posto nel passivo del bilancio di esercizio, in quanto entità patri-
70 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

moniali poste a fronte degli impegni che l’impresa dovrà sostenere nell’e-
sercizio o negli esercizi successivi.
Il meccanismo alla base del fenomeno è costituito dalla c.d. «inversione
del ciclo produttivo», per la quale il premio dovuto dall’assicurato, che va a
costituire parte dei ricavi, è corrisposto anticipatamente.
Trattandosi di risorse accantonate per far fronte agli oneri futuri dell’as-
sicuratore, le riserve tecniche, a differenza delle altre riserve, costituiscono
poste reali di bilancio, e cioè poste alle quali corrispondono beni chiaramente
individuati di proprietà dell’impresa («attività a copertura delle riserve tec-
niche»).
Questi beni, infatti, per la loro particolare destinazione, non possono
confondersi con le altre attività patrimoniali, le quali sono poste invece a
garanzia di tutti i creditori sociali indistintamente.
Di conseguenza l’insieme delle attività a copertura delle riserve tecniche
costituisce un «patrimonio di destinazione» (le attività sono destinate esclu-
sivamente all’adempimento delle obbligazioni assunte dall’impresa con gli
assicurati) e, pertanto, è espressamente definito dalla legge «patrimonio
separato» rispetto alle altre attività dell’impresa (art. 42, comma 2, c.a.).
La legge stabilisce che le imprese debbano costituire, per i contratti del
portafoglio italiano, riserve tecniche sufficienti a garantire le obbligazioni
assunte con i contratti di assicurazione o riassicurazione (art. 36-bis, com-
ma 1, c.a.).
L’art. 36-bis, comma 3, c.a. stabilisce il principio generale in tema di cal-
colo delle riserve tecniche in virtù del quale «Per il calcolo delle riserve
tecniche l’impresa utilizza in modo coerente con le valutazioni di mercato
le informazioni fornite dai mercati finanziari e i dati generalmente disponi-
bili sui rischi di sottoscrizione» 1.
Più in particolare l’impresa deve detenere «riserve tecniche per un valo-
re corrispondente all’importo attuale che l’impresa medesima dovrebbe
pagare se dovesse trasferire immediatamente i propri impegni assicurativi e
riassicurativi ad un’altra impresa di assicurazione o di riassicurazione» (art.
36-bis, comma 2, c.a.). In altri termini gli attivi a copertura delle riserve
tecniche devono essere sempre sufficienti a fare fronte agli obblighi deri-
vanti dai contratti di assicurazione in corso.
Naturalmente la questione si pone diversamente a seconda si tratti di
contratti di assicurazione contro i danni, ove l’obbligo di pagamento del-

1
Il rischio di sottoscrizione è costituito dalla possibilità che i premi non siano sufficien-
ti a coprire i sinistri e le spese.
La disciplina dell’impresa di assicurazione 71

l’indennizzo è incerto nell’an prima ancora che nel quantum, mentre nei
contratti di assicurazione sulla vita – e segnatamente in quelli per il caso di
sopravvivenza – vi è una relativa certezza del tempo e dell’entità del paga-
mento.
Da ricordare che la funzione di verificare che il calcolo delle riserve tec-
niche sia conforme a metodologie e modelli adeguati è attribuita all’attua-
rio incaricato di svolgere la funzione attuariale di cui all’art. 30-sexies c.c.
(cfr. supra, Cap. I, § 2).
Le norme specifiche in ordine al complesso calcolo delle riserve tecni-
che sono contenute negli artt. da 36-ter a 36-duodecies c.a. e nel Regola-
mento IVASS 6 giugno 2016, n. 24. L’IVASS può richiedere in ogni mo-
mento all’impresa di dimostrare l’adeguatezza del livello delle proprie ri-
serve tecniche e la congruità dei metodi di calcolo (art. 36-terdecies).
Infine va tenuto presente che nel portafoglio italiano sono compresi tut-
ti i contratti stipulati dalle imprese nazionali, non solo in Italia, ma anche
negli altri Stati comunitari, con esclusione di quelli stipulati in Stati terzi,
per i quali devono essere accantonate le riserve richieste dall’ordinamento
dello Stato terzo (cfr. art. 1, lett. pp, c.a.).

§ 4. (Segue) La determinazione delle tariffe

Al fine di un corretto calcolo delle riserve tecniche è necessario deter-


minare tariffe (e cioè l’ammontare del premio chiesto dall’impresa al con-
traente) adeguate, posto che, come visto, le riserve tecniche sono costituite
da quella parte di premi detta premio puro (o netto).
Il principio generale posto dal codice delle assicurazioni è che «l’impre-
sa, per ciascuna nuova tariffa, opera valutazioni dei rischi assicurabili, delle
ipotesi poste a base del calcolo dei premi, della redditività attesa e dell’e-
quilibrio tariffario atteso. Dette valutazioni formano oggetto di una relazio-
ne tecnica da conservare presso l’impresa» (art. 30-novies, comma 1).
Naturalmente il calcolo delle tariffe è differente nei rami vita e nei rami
danni. Indicazioni più precise in ordine alla determinazione delle tariffe
nei rami vita sono contenute nel Regolamento 28 marzo 2008, n. 21.

A) La determinazione delle tariffe nei rami vita


Il principio generale in materia è che le imprese devono adottare «ade-
guate ipotesi attuariali che consentano, mediante il ricorso ai premi ed ai
72 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

relativi proventi, di far fronte ai costi e alle obbligazioni assunte nei con-
fronti degli assicurati e di costituire, per ciascun contratto, le riserve tecni-
che necessarie» (art. 5 Regol.).
Ai fini del calcolo delle tariffe si parte dalle «basi tecniche» – e cioè da
tutti gli elementi statistici, demografici, finanziari ed altre eventuali ipotesi,
tra cui il «tasso tecnico», e cioè il tasso di rendimento minimo che viene ri-
conosciuto dall’impresa al momento della conclusione del contratto di assi-
curazione sulla vita (art. 6 Regol.) – sui quali si fonda appunto il calcolo.
Naturalmente nelle assicurazioni sulla vita restano fondamentali le basi
demografiche, e cioè l’andamento tendenziale delle statistiche sulla morta-
lità/longevità, sia sulla popolazione in generale, sia in relazione al proprio
portafoglio. Tale andamento diviene poi ancora più importante nelle ope-
razioni ove è prevista la corresponsione di una rendita (ovvero la possibili-
tà per il beneficiario di optare per la corresponsione di una rendita invece
del pagamento di un capitale – art. 7 Regol.). Ciò perché, mentre il capitale
è un impegno economico ben determinato, la rendita può essere dovuta
sino al termine della vita del beneficiario.
Particolari disposizioni sono poi previste per il caso di forme pensioni-
stiche individuali, per i fondi pensione aperti (su cui infra, Parte II, Cap.
XVIII, § 1) e per i contratti long term care.
Il «tasso massimo di interesse garantibile» (TMG), e cioè il tesso di interesse
che l’impresa riconosce a titolo di capitalizzazione delle somme riscosse a tito-
lo di premio, deve essere determinato sulla base delle disposizioni dettate dal
Regolamento e deve essere calcolato, distintamente per diverse tipologie con-
trattuali, in funzione del tasso medio di rendimento annuo dei prestiti obbliga-
zionari emessi dallo Stato (TMO) (artt. 11-20-bis Regol.).

All’attuario incaricato spetta il controllo sulla adeguatezza e conformità


alla legge ed al Regolamento del calcolo delle tariffe (art. 21 Regol.). In oc-
casione della determinazione di una nuova tariffa l’attuario incaricato deve
redigete una «relazione tecnica sulla tariffa» (art. 23 Regol.).

B) La determinazione delle tariffe nel ramo responsabilità civile per la cir-


colazione dei veicoli a motore e natanti

In questo caso il principio generale, fissato dall’art. 35 c.a. è che «nella


formazione delle tariffe l’impresa calcola distintamente i premi puri ed i
caricamenti in coerenza con le proprie basi tecniche, sufficientemente am-
pie ed estese ad almeno cinque esercizi. Ove tali basi non siano disponibili,
l’impresa può fare ricorso a rilevazioni statistiche di mercato».
La disciplina dell’impresa di assicurazione 73

Nel caso il rischio presenti caratteristiche particolari non riconducibili


ad alcuna delle tariffe stabilite dall’impresa, questa può avvalersi delle in-
formazioni in possesso degli organismi costituiti tra le imprese esercenti
l’assicurazione obbligatoria auto.

§ 5. (Segue) Le riserve tecniche

Il calcolo delle riserve tecniche è determinato dal Regolamento ISVAP


n. 21, emanato in data 28 marzo 2008, per i rami vita, e dal Regolamento
ISVAP n. 16 emanato in data 4 marzo 2008, per i rami danni, entrambi da
ritenersi ancora vigenti.

A) Le riserve tecniche nei rami vita (Regolamento 28 marzo 2008, n. 21)


Il principio generale in materia è che «le imprese che esercitano i rami
vita costituiscono riserve tecniche (…) sufficienti a garantire le obbligazio-
ni assunte e le spese future» (art. 25 Regol.).
Le riserve tecniche devono essere calcolate al lordo delle cessioni in
riassicurazione. Inoltre la riserva tecnica relativa a ciascun contratto deve
essere in ogni momento non inferiore al corrispondente valore di riscatto.
A.1) La riserva principale nelle assicurazioni vita è la «riserva matemati-
ca», così detta perché calcolata secondo criteri attuariali.
La legge non stabilisce una disciplina specifica per questa riserva, in ag-
giunta ai criteri generali appena esposti, ma si limita a stabilire che l’im-
presa deve costituire alla fine di ogni esercizio una riserva tecnica pari al-
l’ammontare complessivo delle somme che risultino necessarie a far fronte
al pagamento dei capitali e delle rendite maturati, dei riscatti e dei sinistri
da pagare (art. 36, comma 3, c.a.). In realtà si tratta di costituire due distin-
te riserve: la riserva matematica, che deve essere sufficiente a fare fronte al
pagamento dei capitali e/o delle rendite maturati e dei riscatti (cfr. art. 30
Regol.); e una «riserva per somme da pagare», che deve essere sufficiente a
pagare i sinistri verificatisi nell’esercizio precedente ma non liquidati (cfr.
art. 25, comma 3, Regol.); e pertanto è posta a fronte di impegni attuali e
non futuri dell’impresa.
A.2) Se la riserva matematica non comprende gli oneri derivanti dal di-
ritto di partecipazione agli utili (o ai ristorni nel caso delle cooperative) at-
tribuiti agli assicurati, va a tal fine costituita un’apposita «riserva per la par-
tecipazione agli utili e ristorni» (cfr. art. 30, comma 2, Regol. ISVAP).
74 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

A.3) Se l’impresa è autorizzata ad esercitare in via complementare le as-


sicurazioni infortuni e malattia, deve essere costituita una «riserva per le
assicurazioni complementari» con i criteri previsti per questi rami danni
(art. 32 Regol. ISVAP).
A.4) La «riserva per spese future» (art. 31 Regol. ISVAP) è costituita per
tenere conto delle spese amministrative e delle provvigioni che l’impresa
prevede di dover sostenere; tuttavia anche questa riserva può essere ricom-
presa nella riserva matematica.
A.5) Le «riserve aggiuntive» devono essere costituite in tutti quei casi
nei quali le riserve non siano sufficienti, per errori di calcolo o di previsio-
ne o per eventi imprevedibili.
Tra queste particolare importanza assumono le «riserve aggiuntive per ri-
schio finanziario» che si dividono in:
A.5.1) «riserva aggiuntiva per rischio di tasso di interesse garantito» (art. 36
Regol. ISVAP), deve essere costituita dall’impresa che ha stipulato contratti nei
quali il rendimento è legato ad un tasso di interesse minimo garantito, qualora
il TMG sia inferiore a quello pattuito o, comunque, il rendimento delle attività
costituenti la riserva matematica sia inferiore al tasso pattuito;
A.5.2) «riserva aggiuntiva per sfasamento temporale» (art. 37 Regol. ISVAP)
va costituita in periodi di andamento decrescente del rendimento degli attivi
costituenti la riserva matematica a copertura del rischio finanziario derivante
dallo sfasamento temporale tra il periodo in cui verrà corrisposto il rendimen-
to e quello nel quale è stato contrattualmente previsto;
A.5.3) diversa dalle riserve aggiuntive per rischio finanziario, ma ugualmen-
te importante è la «riserva aggiuntiva per rischio demografico» (artt. 50-52 Re-
gol. ISVAP); deve essere costituita, in relazione ai contratti che prevedono la
corresponsione di una rendita o la facoltà per il beneficiario di optare per la
rendita invece del capitale (su questi temi cfr. infra, Parte II, Cap. XVII, § 1),
nel caso in cui la base demografica utilizzata mostri uno scostamento rispetto
ai risultati dell’esperienza diretta sul portafoglio; in altri termini la durata me-
dia della vita umana si allunga e l’impresa dovrà presumibilmente corrisponde-
re rendite per periodi di tempo superiori al previsto.

A.6) Le «riserve tecniche dei contratti unit e index linked e dei contratti
di ramo VI». Qualora l’impresa abbia emesso polizze index linked (nelle
quali il rendimento è legato ad un indice azionario o obbligazionario o di
altro tipo) le riserve tecniche devono essere rappresentate, con la massima
approssimazione possibile, dalle quote rappresentanti il valore di riferimento
oppure, qualora le quote non siano definite, da attivi di adeguata sicurezza
e negoziabilità che corrispondano il più possibile a quelli su cui si basa il
La disciplina dell’impresa di assicurazione 75

valore di riferimento particolare (art. 54 Regol.). Qualora l’impresa abbia


emesso polizze unit linked (nelle quali il rendimento è legato a quello di un
fondo di investimento interno od esterno all’impresa) ovvero abbia assunto
la gestione di un fondo pensione, le riserve tecniche devono essere rappre-
sentate, con la massima approssimazione possibile, dalle quote di organi-
smi di investimento collettivo del risparmio o dal valore degli attivi conte-
nuti in un fondo interno (art. 53 Regol.) (sulle index e unit linked cfr. infra,
Parte II, Cap. XVII, § 6; sui fondi pensione cfr. infra, Parte II, Cap. XVIII,
§§ 1 e 2).
In relazione a questi tipi di contratti l’impresa deve costituire una «ri-
serva aggiuntiva» nel caso in cui le prestazioni previste contrattualmente
comprendano una garanzia di risultato dell’investimento o qualsiasi altra
prestazione garantita direttamente dall’impresa stessa, e comunque per co-
prire rischi connessi alla natura dello strumento finanziario utilizzato (art.
55 Regol.).
A.7) Le riserve che devono essere costituite dalle imprese di riassicura-
zione sono: la riserva matematica, la riserva per spese future e le riserve ag-
giuntive per rischio di tasso di interesse. Devono essere calcolate al lordo
delle retrocessioni e comprendere gli importi oggetto di riassicurazione,
conformemente agli accordi assunti in sede di contratto di riassicurazione
(sulla riassicurazione cfr. infra, Parte II, Cap. XVI).

B) Le riserve tecniche nei rami danni (Regolamento ISVAP 4 marzo 2008,


n. 16)
Le imprese che esercitano i rami danni devono costituire, per i contratti
del portafoglio del lavoro diretto italiano 2, riserve tecniche sempre suffi-
cienti a far fronte, per quanto ragionevolmente prevedibile, agli impegni
derivanti dai contratti di assicurazione (art. 4 Regolamento 4 marzo 2008,
n. 16).
Le riserve tecniche devono essere calcolate adottando metodi di valuta-
zione prudenti e al lordo delle cessioni in riassicurazione.
Le riserve tecniche nei rami danni sono: la riserva premi, la riserva sini-
stri, la riserva per sinistri avvenuti ma non ancora denunciati alla chiusura
dell’esercizio, le riserve di perequazione, la riserva di senescenza e la riser-
va per partecipazioni agli utili e ai ristorni (art. 4, comma 3, Regol.).

2
Si parla di assicurazioni del lavoro diretto in contrapposizione alle operazioni di rias-
sicurazione.
76 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

B.1) La «riserva premi» «comprende l’ammontare complessivo delle som-


me necessarie per far fronte al costo futuro dei sinistri relativi ai rischi non
estinti alla data di valutazione» ed è composta dalla riserva per frazioni di
premi e dalla riserva per rischi in corso (art. 5 Regol.).
B.1.1) La «riserva per frazioni di premi» (artt. 7-8 Regol.) è costituita
dalle parti dei premi lordi contabilizzati di competenza dell’esercizio (o
degli esercizi) successivo. Infatti, poiché il premio viene di norma corrispo-
sto durante l’esercizio, accadrà che parte del premio sarà di competenza del-
l’esercizio entro il quale il premio è pagato, parte di competenza dell’eserci-
zio o degli esercizi successivi (ad esempio, se il premio è corrisposto il 30
giugno, metà sarà di competenza dell’esercizio in corso, metà dell’esercizio
successivo).
L’esercizio sociale nelle imprese di assicurazioni infatti coincide obbli-
gatoriamente con l’anno solare, mentre la decorrenza dei contratti, anch’essa
normalmente misurata su base annua, è ovviamente distribuita lungo tutto
l’arco dell’esercizio.
Ciò vuol dire che il premio (salvo che non sia riferito a periodi inferiori
all’anno), è sempre distribuito per una parte per l’esercizio in cui è corri-
sposto, per altra parte per l’esercizio successivo (in alcuni casi, se riferito a
periodi superiori all’anno, anche a più esercizi successivi).
Le imprese che esercitano le assicurazioni cauzioni, grandine e altre calami-
tà naturali e quelle per danni da energia nucleare sono tenute ad integrare la ri-
serva per frazioni di premi.
Le imprese che esercitano le assicurazioni cauzioni, grandine e altre calami-
tà naturali e danni da energia nucleare, devono inoltre istituire una riserva in-
tegrativa secondo le modalità indicate nel Regolamento ISVAP (artt. 12-23).

B.1.2) Anche nel ramo danni le riserve devono essere sufficienti a far
fronte agli impegni futuri dell’impresa, impegni che potrebbero superare
l’ammontare della riserva per frazioni di premio (perché l’importo dei
premi è stato calcolato in misura errata o sono sopravvenute situazioni
contingenti che hanno comportato oneri superiori alle previsioni).
Pertanto deve essere costituita la «riserva per rischi in corso» (artt. 9-11
Regol.), per far fronte a tutte le indennità e le spese derivanti dai contratti
stipulati nell’esercizio, nella misura in cui questa dovesse superare l’impor-
to della riserva per frazioni di premio.
B.2) La «riserva sinistri» è costituita dalle somme necessarie, secondo
una prudente valutazione in base ad elementi obiettivi, per far fronte ai si-
La disciplina dell’impresa di assicurazione 77

nistri avvenuti nell’esercizio (o negli esercizi precedenti), e non ancora li-


quidati, nonché alle relative spese di liquidazione (artt. 24-25 Regol.).
Si tratta pertanto di accantonare a riserva quella parte delle frazioni di
premi di competenza dell’esercizio precedente che non sono state utilizza-
te per pagare le indennità, perché, ad esempio, le operazioni di liquidazio-
ne non sono terminate ovvero pende contenzioso con il danneggiato.
Questa riserva va suddivisa in riserva per sinistri avvenuti e denunciati e
riserva per sinistri avvenuti ma non ancora denunciati.
B.2.1) La «riserva per sinistri avvenuti e denunciati» deve essere calco-
lata «separatamente per ciascun sinistro avvenuto e denunciato, il cui proces-
so di liquidazione non si è ancora concluso alla fine dell’esercizio o per il qua-
le non siano stati interamente pagati il risarcimento del danno, le spese diret-
te e le spese di liquidazione» (art. 26 Regol.).
Il calcolo di questa riserva può essere fatto con:
1. il metodo dell’inventario, e cioè con una valutazione analitica separata del
costo di ciascun sinistro denunciato non interamente pagato (art. 27);
2. il criterio del costo medio (esclusi i rami credito e cauzioni) il quale può
essere applicato per i sinistri che, presentando numerosità sufficiente ed omo-
geneità quantitativa e qualitativa, possono essere oggetto di valutazione a costo
(questo criterio può essere adottato solo per la c.d. generazione corrente, e cioè
per una particolare generazione di bilancio in formato telematico) (art. 28);
3. metodologie statistico-attuariali per il calcolo del costo ultimo possono
essere utilizzate nei rami caratterizzati da processi liquidativi lenti o nei quali
comunque il metodo dell’inventario non consente di tener conto di tutti i futu-
ri oneri prevedibili (art. 29).

B.2.2 La «riserva per sinistri denunciati tardivamente» (artt. 30-32 Re-


gol.), deve essere costituita in relazione ai sinistri avvenuti, ma non ancora
denunciati alla chiusura dell’esercizio (in quanto denunciati, ad esempio,
tra la chiusura dell’esercizio, e cioè 31 dicembre, e la data di approvazione
del bilancio). Va calcolata sulla base delle esperienze acquisite negli eserci-
zi precedenti, avuto riguardo alla frequenza e al costo medio dei sinistri de-
nunciati tardivamente, nonché del costo medio dei sinistri denunciati nel-
l’esercizio (art. 32 Regol.).
B.2.3) Le imprese che esercitano il ramo credito devono costituire una ri-
serva nel caso in cui il debitore si trovi in stato di insolvenza acclarato con
l’apertura di una procedura concorsuale o meno (art. 35 Regol.).
B.2.4) Le imprese che esercitano il ramo cauzioni devono costituire una ri-
serva in caso di richiesta di incameramento della cauzione e comunque al veri-
78 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

ficarsi di atti o fatti che possano obiettivamente configurare i presupposti della


prestazione della garanzia (art. 37 Regol.).

B.3) Le «riserve di perequazione» comprendono «tutte le somme accanto-


nate allo scopo di perequare le fluttuazioni del tasso dei sinistri negli anni fu-
turi o di coprire rischi particolari» (art. 37, comma 7 c.a. e art. 40 Regol.).
La costituzione della riserva è obbligatoria per le imprese che esercitano il
ramo credito, e per le imprese che esercitano i rami danni per i rischi di ca-
lamità naturale e derivanti dall’energia nucleare (artt. 41-44 Regol. ISVAP).
B.3.1) La riserva di perequazione prevista per il ramo crediti è destinata a co-
prire l’eventuale «saldo tecnico negativo» alla fine dell’esercizio (art. 41 Regol.).
Poiché, infatti, le previsioni relative a questo ramo sono particolarmente
difficili, anche per l’influenza negativa o positiva che la situazione economica
generale può determinare sulla massa dei sinistri, deve essere accantonato ogni
esercizio una parte del saldo tecnico positivo realizzato.
L’accantonamento così realizzato dovrà essere usato nel caso di saldo tecni-
co negativo. La riserva serve dunque a compensare gli esercizi negativi con
quelli positivi.
B.3.2) Anche le riserve di perequazione «per rischi di calamità naturale», e
per i danni «derivanti dall’energia nucleare» (art. 44 Regol.) hanno la medesima
funzione di compensare i saldi tecnici negativi con quelli positivi, in funzione
della imprevedibilità dei relativi rischi. Le condizioni e le modalità di costitu-
zione di queste riserve saranno fissate con decreto del MiSE (di concerto con il
Ministero dell’Economia e delle Finanze) sentito l’IVASS 3.

B.4) La «riserva di senescenza» (artt. 45-47 Regol.) deve essere costituita


nel caso l’impresa abbia stipulato contratti per l’assicurazione malattia di
durata poliennale, ovvero annuale ma con l’obbligo da parte dell’assicurat-
ore al rinnovo, nei quali l’impresa possa esercitare il diritto di recesso a se-
guito del sinistro solo nei primi due anni. Qualora il premio sia calcolato
per l’intera durata del contratto, con riferimento all’età iniziale dell’assicu-
rato, la riserva è necessaria per compensare l’aggravamento del rischio do-
vuto all’invecchiamento dell’assicurato.
La riserva deve essere calcolata tenendo conto della durata dei contratti,
dell’età degli assicurati e delle basi tecniche adottate.
Una specifica riserva deve essere costituita anche nel caso di contratti
contro il rischio di non autosufficienza.

3
Sino all’emanazione del decreto ministeriale si applicano le disposizioni del d.m. 19
novembre 1996, n. 705.
La disciplina dell’impresa di assicurazione 79

B.5) Se i contratti prevedono partecipazioni agli utili o ai ristorni, deve


essere accantonata un’apposita «riserva per partecipazioni agli utili e ri-
storni» (art. 48 Regol.).
B.6) Le riserve che devono essere costituite dalle imprese di riassicura-
zione devono essere calcolate al lordo delle retrocessioni e per importi de-
terminati in relazione agli impegni assunti, eseguendo valutazioni autono-
me al fine di effettuare eventuali integrazioni per garantirne la congruità
(cfr. art. 31 ss., Regolamento 10 marzo 2010, n. 33 che disciplina l’accesso
e l’esercizio dell’attività di riassicurazione) (sulla riassicurazione cfr. infra,
Parte II, Cap. XVI).

§ 6. (Segue) Le attività a copertura delle riserve tecniche

Come detto, le riserve tecniche, a differenza delle altre riserve, costitui-


scono poste reali di bilancio, e cioè poste alle quali devono corrispondere
beni chiaramente individuati di proprietà dell’impresa; questi beni costi-
tuiscono le «attività a coperture delle riserve tecniche». Le categorie delle
attività a copertura delle riserve tecniche sono individuate con regolamen-
to IVASS.
La legge si limita ad esprimere un principio generale valido per tutti gli
investimenti, sancendo che «l’impresa investe tutti gli attivi, inclusi quelli
che coprono il Requisito Patrimoniale Minimo e il Requisito Patrimoniale
di Solvibilità, conformemente al principio della persona prudente, come
specificato nei commi da 2 a 6, nonché dal regolamento dell’IVASS adotta-
to in conformità con le disposizioni dell’Unione europea» (art. 37-ter, com-
ma 1, c.a.).
La formulazione della norma è certamente singolare e di incerta appli-
cazione, salvo che per i commi seguenti ove sono indicati requisiti precisi.
Ed infatti il riferimento al «principio della persona prudente» è assoluta-
mente improprio, in quanto non esiste nel nostro sistema giuridico un
«principio della persona prudente», né tale formula può essere ascritta ad
una categoria di comune cognizione, come, ad esempio, nel caso del rife-
rimento al «buon padre di famiglia» di cui all’art. 1710 c.c.
Ad ogni buon conto, con riferimento più specifico alla copertura (e cioè
agli investimenti) delle riserve tecniche, l’art. 38 c.a. stabilisce che «l’im-
presa investe gli attivi a copertura delle riserve tecniche in modo adeguato
alla natura dei rischi e delle obbligazioni assunte e alla durata delle passivi-
tà e nel migliore interesse dei contraenti, degli assicurati, dei beneficiari e
80 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

degli aventi diritto a prestazioni assicurative, tenendo conto degli obiettivi


strategici resi noti dall’impresa» (art. 38, comma 2, c.a.). Seguono poi una
serie di norme dirette ad offrire indicazioni più specifiche.
Per permettere una costante individuazione di questi beni la legge im-
pone la tenuta di un «registro degli attivi a copertura delle riserve tecniche»
(art. 42 c.a.). Le modalità di tenuta e di comunicazione all’IVASS sono in-
dividuate con regolamento.
Per quanto concerne la scelta degli attivi l’art. 4 del Regolamento 6 giu-
gno 2016 n. 24 stabilisce che «le imprese definiscono, in funzione della na-
tura, della portata e della complessità dei rischi inerenti all’attività aziendale
svolta, politiche di investimento sull’intero patrimonio coerenti con il
«principio della persona prudente», «in modo tale da assicurare la conti-
nua disponibilità di attivi idonei e sufficienti a coprire le passività, nonché
la sicurezza, la qualità, la liquidità e la redditività del portafoglio nel suo
complesso, provvedendo ad una adeguata diversificazione e dispersione degli
stessi».
In altri termini, poiché vi sono investimenti che presentano, ad esempio,
carattere di forte solidità ma più difficile monetizzazione (ad esempio gli
immobili), ovvero altri che, al contrario, presentano margini di rischio ma
facile monetizzazione ed alta redditività (ad esempio titoli azionari quotati),
l’impresa deve opportunamente diversificare gli investimenti, onde ottene-
re un patrimonio che assolva, nella misura massima possibile, le suddette e-
sigenze di sicurezza, redditività e liquidità.

§ 7. I fondi propri

L’art. 44-ter c.a. definisce «fondi propri» quelli «costituiti dalla somma
dei “fondi propri di base” di cui all’articolo 44-quater e dei “fondi propri
accessori” di cui all’articolo 44-quinquies, secondo le disposizioni stabilite
dall’IVASS con regolamento, che disciplina anche la procedura di autoriz-
zazione di cui all’articolo 44-quinquies».
A sua volta l’art. 44-quater nell’identificare i «fondi propri di base» co-
me «l’eccedenza delle attività rispetto alle passività» ai sensi dell’art. 35-
quater, sostanzialmente si riferisce al capitale sociale versato, alle riserve le-
gali ed eventualmente, se esistenti, alle riserve statutarie e volontarie. In al-
tri termini si tratta di ciò che gli economisti definiscono patrimonio netto
(esclusa la eventuale parte di capitale sottoscritta ma non ancora versata).
La disciplina dell’impresa di assicurazione 81

I «fondi propri accessori» sono invece costituiti da:


a) il capitale sociale (o fondo iniziale se si tratta di mutua assicuratrice 4)
non versato che non è stato ancora richiamato dagli amministratori;
b) le lettere di credito e le garanzie fornite da terzi;
c) qualsiasi altro impegno giuridicamente vincolante di cui dispone
l’impresa (art. 44-quinquies).
L’IVASS autorizza l’inserimento, gli importi e il criterio di determina-
zione degli elementi costituenti i fondi propri accessori.

I fondi propri sono poi classificati a seconda della loro immediata ed


incondizionata esigibilità o meno.
Più precise regole in ordine alla determinazione ed al procedimento di
autorizzazione dei fondi propri accessori sono contenuti nel Regolamento
IVASS 22 dicembre 2015, n. 13.

§ 8. Il requisito patrimoniale di solvibilità e il requisito patrimoniale mi-


nimo

A) Il requisito patrimoniale di solvibilità


La legge stabilisce che le imprese devono disporre di fondi propri am-
missibili sufficienti a coprire il «Requisito Patrimoniale di Solvibilità» (art.
45-bis c.a.).
Il Requisito Patrimoniale di Solvibilità, essendo rappresentato dai fondi
propri, in prima approssimazione, può essere definito un indicatore di pa-
trimonializzazione dell’impresa. Pertanto non costituisce un’entità patri-
moniale a sé stante, ma rappresenta una sorta di livello minimo di patrimo-
nializzazione dell’impresa, ancorato al volume di affari ed ai rischi patri-
moniali che ne conseguono, e la cui riduzione al di sotto dei limiti previsti
dalla legge rappresenta un segnale di crisi.
La misura del requisito patrimoniale di solvibilità è la risultante di cal-
coli estremamente complessi dettati dagli art. 45-ter ss. c.a. e dai Regola-
menti IVASS nn. 11, 12, 14, 15 e 16 tutti del 22 dicembre 2015. Tuttavia,

4
Nella società mutua assicuratrice i fondi propri accessori possono comprendere qual-
siasi credito futuro che tale mutua può vantare nei confronti dei suoi soci tramite il richia-
mo di contributi supplementari entro i dodici mesi successivi (art. 44-quinquies, comma 3).
82 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

in linea di massima, tale requisito deve garantire che siano presi in conside-
razione tutti i rischi (quantificabili) cui è esposta l’impresa, con ciò inten-
dendosi, non solo i tipici rischi assicurativi, ma tutti i rischi economico-
patrimoniali cui l’impresa è esposta 5.
Naturalmente tale calcolo deve essere operato tenendo conto del pre-
supposto della continuità aziendale.
Ulteriori disposizioni in ordine alla determinazione del requisito patri-
moniale di solvibilità sono stabilite dai Regolamenti IVASS nn. 11, 12, 14,
15 e 16 del 2015.

B) il requisito patrimoniale minimo


I fondi propri devono coprire anche il requisito patrimoniale minimo
(art. 47-bis c.a.).
Si tratta di un ulteriore indicatore di patrimonializzazione dell’impresa
al di sotto del quale l’impresa stessa deve considerarsi in una situazione di
grave crisi economica.
La misura minima di tale requisito è fissata in Euro 2.500.000,00 per le
imprese che esercitano le assicurazioni contro i danni, in Euro 3.700.000,00
per le imprese che esercitano le assicurazioni sulla vita e in Euro 6.200.000,00
per le imprese che esercitano entrambi i rami (art. 47-ter, comma 1, lett. d),
c.a.).
Costituiscono elementi del requisito patrimoniale minimo le riserve tec-
niche, i premi contabilizzati, il capitale a rischio, le imposte differite e i co-
sti amministrativi dell’impresa. Tali elementi devono essere calcolati al net-
to della riassicurazione. La circostanza che in questo indicatore siano inse-
rite anche le riserve tecniche ed i premi contabilizzati indica che il suo e-
ventuale deficit determina una impossibilità per l’impresa di fare fronte an-
che alle obbligazioni derivanti dai contratti di assicurazione in corso. Da
qui l’estrema gravità della crisi.

5
Ed infatti l’art. 45-ter, comma 5, c.a. stabilisce che «il Requisito Patrimoniale di Solvi-
bilità copre almeno i seguenti rischi:
a) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione danni;
b) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione vita;
c) il rischio di sottoscrizione per l’assicurazione malattia;
d) il rischio di mercato;
e) il rischio di credito;
f) il rischio operativo. Tale rischio include i rischi legali ma non i rischi derivanti da de-
cisioni strategiche e i rischi reputazionali».
La disciplina dell’impresa di assicurazione 83

§ 9. La violazione delle norme sulle riserve tecniche, sul requisito patri-


moniale di solvibilità e sul requisito patrimoniale minimo. Rinvio

Nel caso di violazione delle norme che disciplinano le riserve tecniche,


il requisito patrimoniale di solvibilità e il requisito patrimoniale minimo, la
legge appresta delle procedure cautelari e di risanamento a tutela della mas-
sa degli assicurati.
Riserve tecniche inadeguate o insufficienti costituiscono infatti un grave
pericolo per la solvibilità dell’impresa, così come un requisito patrimoniale
di solvibilità o, addirittura, al requisito patrimoniale minimo insufficienti,
sono, come detto, indice di una crisi patrimoniale anche grave. Di tali mi-
sure peraltro si parlerà nell’apposita parte dedicata alle misure di salva-
guardia, risanamento e liquidazione (infra, Cap. V, § 1).

§ 10. Il bilancio e le scritture contabili delle imprese di assicurazione

A) Il bilancio delle imprese di assicurazione e riassicurazione


Al bilancio delle imprese di assicurazione e di riassicurazione si appli-
cano i principi generali dettati dal Codice Civile in materia di bilancio di
società per azioni. Tuttavia, in considerazione della specialità dell’attività
esercitata, la materia è disciplinata in via particolare dal Codice delle Assi-
curazioni (art. 88 ss.), dal d.lgs. 26 maggio 1997, n. 173 e dal Regolamento
ISVAP 4 aprile 2008, n. 22.
Peraltro, le imprese che hanno emesso strumenti finanziari ammessi
alla negoziazione in mercati regolamentati di qualsiasi Stato membro del-
l’Unione Europea (art. 91 c.a.), le imprese tenute a redigere il bilancio
consolidato, le imprese di partecipazione assicurativa 6 con sede in Italia
che controllano una o più imprese e le imprese di partecipazione finan-

6
Per impresa di partecipazione assicurativa si intende una società controllante il cui
unico o principale oggetto consiste nell’assunzione di partecipazioni di controllo, nonché
nella gestione e valorizzazione di tali partecipazioni, se le imprese controllate sono esclusi-
vamente o principalmente imprese di assicurazione, imprese di riassicurazione, imprese di
assicurazione o di riassicurazione extracomunitarie, sempre che almeno una di esse sia
un’impresa di assicurazione o un’impresa di riassicurazione avente sede legale nel territo-
rio della Repubblica e che non sia una impresa di partecipazione finanziaria mista (art. 1,
comma 1, lett. aa, c.a.).
84 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

ziaria mista 7 con sede in Italia che controllano una o più imprese di assi-
curazione o riassicurazione (art. 95 c.a.), sono soggette all’applicazione
dei principi contabili internazionali – IAS (International Accounting Stan-
dards) e IFRS (International Financial Reporting Standards).
Tali principi sono stati introdotti dal Regolamento CE n. 1606/2002, at-
tuato con il d.lgs. 28 febbraio 2005, n. 38, con la finalità di armonizzare
l’informazione finanziaria e di aumentare la trasparenza e la comparabilità
dei bilanci redatti da tutte le società dell’U.E. quotate su un mercato rego-
lamentato. Tuttavia tale modalità di redazione del bilancio può essere adot-
tata anche dalle imprese alle quali al momento non è imposta. La disciplina
è dettagliatamente integrata dal Regolamento ISVAP 13 luglio 2007, n. 7,
come modificato da ultimo dal provvedimento IVASS 8 maggio 2018 n. 74.
La redazione del bilancio – costituito dallo stato patrimoniale, dal conto
economico, dalla nota integrativa (art. 2423 c.c.) e, per le imprese di assi-
curazione anche dal rendiconto finanziario (art. 4, comma 1, Regol. e all.
1) – è compito degli amministratori, i quali devono presentarlo all’assem-
blea per l’approvazione entro il termine massimo di 120 giorni dalla dell’e-
sercizio sociale, che, a sua volta, è obbligatoriamente fissato dal 1° gennaio
al 31 dicembre di ogni anno (art. 92 c.a.). Il termine può essere prorogato
al 30 giugno, se l’atto costitutivo lo prevede, quando particolari esigenze lo
richiedano o se l’impresa esercita in misura rilevante attività di riassicura-
zione ovvero se l’impresa è tenuta a redigere il bilancio consolidato. L’eser-
cizio di tale facoltà deve essere comunicato all’IVASS ed evidenziato nella
nota integrativa (art. 92 c.a.).
Il bilancio deve essere redatto in conformità dei principi generali di
chiarezza e verità, secondo il disposto dell’art. 2423 c.c. e deve rispettare i
principi generali in tema di valutazione delle voci, di effettività degli utili,
di competenza, di prudenza e di continuità delle valutazioni da un eserci-
zio all’altro (art. 2423-bis c.c.).
Il bilancio deve essere accompagnato da una «relazione sulla gestione»,
la quale deve indicare l’andamento generale della gestione dell’impresa, ivi
compresa una descrizione dei principali rischi e incertezze cui l’impresa è e-
sposta, l’evoluzione del portafoglio, l’andamento dei sinistri, le forme riassi-

7
Per società di partecipazione finanziaria mista si intende un’impresa diversa da un’im-
presa regolamentata (e cioè diversa da un’impresa bancaria o assicurativa o un’impresa di
investimento o una società di gestione patrimoniale o un gestore di fondi comuni di inve-
stimento) che controlla altre imprese di cui almeno una sia un’impresa regolamentata con
sede principale nell’Unione europea e con altre imprese costituisca un conglomerato finan-
ziario (art. 1, comma 1, lett. v), d.lgs. 30 maggio 2005, n. 142).
La disciplina dell’impresa di assicurazione 85

curative maggiormente significative adottate nei principali rami esercitati,


le attività di ricerca e di sviluppo e i nuovi prodotti immessi sul mercato, le
linee seguite nella politica degli investimenti, gli obiettivi e le politiche di
gestione del rischio finanziario e la politica di copertura per principali ca-
tegorie di operazioni coperte e l’esposizione dell’impresa ai rischi di prez-
zo, di credito, di liquidità e di variazione dei flussi, le notizie in merito al
contenzioso in corso, il numero e il valore nominale delle azioni o quote
proprie o dell’impresa controllante, i rapporti con le imprese del gruppo,
la prevedibile evoluzione della gestione e i fatti di rilievo avvenuti dopo la
chiusura dell’esercizio (art. 94 c.a.).
Se l’impresa ha costituito uno o più patrimoni destinati ai sensi dell’art.
2447-bis c.c., va allegato al bilancio un rendiconto per ogni patrimonio co-
stituito (art. 91, comma 2, c.a.).
Infine, unitamente al bilancio, deve essere inviata all’IVASS una relazio-
ne, approvata dall’organo amministrativo, contenente gli elementi informa-
tivi necessari per la valutazione dell’efficienza delle strutture deputate a ga-
rantire l’adeguatezza dell’organizzazione aziendale rispetto all’obiettivo di
prevenire e contrastare le frodi (cfr. Regol. 9 agosto 2012, n. 44).
Per le imprese di assicurazione comunitarie il termine per la trasmissio-
ne all’Autorità è il 31 maggio.
Il bilancio delle imprese di assicurazione, anche se non quotate in bor-
sa, deve essere certificato da un revisore ovvero da una società di revisione
(art. 102 c.a.).
Entro trenta giorni dall’approvazione, il bilancio, con gli allegati, deve
essere depositato per la pubblicazione presso il registro delle imprese (art.
2435 c.c.) e trasmesso all’IVASS. Quest’ultima può impugnare la delibera
di approvazione entro sei mesi dall’iscrizione per motivi attinenti il conte-
nuto e le valutazioni del bilancio (art. 102, comma 4, c.a.).
L’IVAS determinerà, con regolamento (art. 90, comma 1, c.a.):
a) gli schemi di bilancio;
b) il piano dei conti che le imprese adottano nella loro gestione;
c) le modalità di calcolo delle riserve tecniche;
d) le modalità di calcolo delle altre voci di bilancio.
Lo stato patrimoniale e il conto economico al momento sono ancora di-
sciplinati dal d.lgs. n. 173/1997 e dal Regolamento n. 7/2007.

Quanto allo stato patrimoniale il criterio generale di valutazione dei cespiti


dell’attivo (art. 16, d.lgs. n. 173/1997) è quello del costo di acquisto o di produ-
zione (comprensivi dei costi accessori che devono peraltro essere ammortizza-
86 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

ti). Il valore corrente di questi investimenti (calcolato secondo gli artt. 16-19
d.lgs. n. 173/1997) deve essere indicato nella nota integrativa ai soli fini di com-
parazione tra valore storico e valore di mercato.
Nel caso di investimenti o di altri elementi dell’attivo non destinati a per-
manere durevolmente nel patrimonio dell’impresa (e cioè quegli attivi patri-
moniali che non sono destinati ad essere mantenuti nel patrimonio aziendale a
scopo di stabile investimento, coerentemente con l’andamento economico e fi-
nanziario dell’impresa – cfr. art. 15, d.lgs. n. 173/1997) l’iscrizione deve invece
essere effettuata al valore di presumibile realizzo, se quest’ultimo risulta infe-
riore al criterio del costo di acquisizione.
Alcuni tipi di investimenti (ad esempio quelli relativi alla gestione dei fondi
pensione) devono invece essere valutati al valore di mercato, mentre i crediti
secondo il presumibile valore di realizzazione.

Al passivo, oltre alle voci relative al capitale sociale (o fondo di garanzia per
le mutue) ed alle riserve ordinarie, trovano posto le riserve tecniche di cui si è
già parlato (cfr. supra, § 6).
Quanto al conto economico la legge (art. 44, d.lgs. n. 173/1997) distingue i
«conti tecnici», i quali comprendono tutte le voci relative alla gestione tipica-
mente assicurativa (premi, oneri relativi al pagamento dei sinistri, spese di li-
quidazione, capitali e rendite erogate per i rami vita, utili o ristorni corrisposti
agli assicurati, provvigioni, spese di amministrazione), dal «conto non tecni-
co», il quale comprende i proventi e gli oneri patrimoniali e finanziari connessi
con gli investimenti, i quali non costituiscono, nei rami danni, costi e ricavi tipi-
ci dell’attività assicurativa. Nei rami vita quest’ultimi, poiché, al contrario,
rientrano nella tipica attività di capitalizzazione dell’attività assicurativa, sono
compresi nel conto tecnico (art. 54, d.lgs. n. 173/1997).

Le imprese di assicurazione e le imprese di partecipazione assicurativa


(cfr. supra, nota 6) aventi sede in Italia (o le sedi secondarie di imprese e-
stere) che controllano una o più imprese sono tenute a redigere il «bilancio
consolidato» (art. 95 c.a.). Tale obbligo sussiste anche qualora due o più im-
prese, anche in assenza di controllo, agiscano secondo una «direzione unita-
ria», che può aversi, non solo in virtù di contratti o clausole statutarie, ma
anche per l’identità della maggioranza degli amministratori (art. 96 c.a.).

Si ha direzione unitaria anche nel caso in cui un soggetto non assicuratore


controlli più imprese di assicurazione (art. 96, comma 2, c.a.).
L’obbligo non sussiste – a determinate condizioni (art. 97, comma 2, c.a.) – se
l’impresa di assicurazione o l’impresa di partecipazione assicurativa è a sua volta
controllata, direttamente o indirettamente, da impresa tenuta alla redazione del bi-
lancio consolidato ai sensi del Codice delle Assicurazioni (art. 97, comma 1, c.a.).
La disciplina dell’impresa di assicurazione 87

Il Regolamento ISVAP 13 luglio 2007, n. 7 (art. 20) individua le imprese


che, pur prive dei requisiti di cui agli artt. 95 e 96 c.a. sull’obbligo di redazione
del bilancio consolidato, sono ugualmente soggette all’obbligo per finalità di
vigilanza (art. 98 c.a.). Tra queste sono ricomprese le società di partecipazione
finanziaria mista a capo di un conglomerato per il quale l’IVASS è stato desi-
gnato come coordinatore (art. 20 Regol.).

Anche il bilancio consolidato è accompagnato da una «relazione sulla


gestione» (art. 100 c.a.).
Entro tre mesi (cinque per le imprese che esercitano esclusivamente la
riassicurazione) dalla fine del primo semestre dell’esercizio l’organo ammi-
nistrativo dell’impresa deve approvare una «relazione semestrale» (art. 14
Regol.). Si tratta di un vero e proprio bilancio intermedio, composto da
stato patrimoniale e conto economico, oltre che da una serie di «dettagli»
elencati dall’art. 13 Regol. La relazione semestrale è inoltre corredata delle
eventuali osservazioni dell’organo di controllo (art. 16 Regol.) e, entro un
mese dalla sua approvazione, la relazione semestrale con le informazioni di
vigilanza, la relazione della società di revisione, le eventuali osservazioni
dell’organo di controllo, nonché la copia della delibera di approvazione del-
l’organo amministrativo deve essere trasmessa all’IVASS (art. 18 Regol.).
Uguale obbligo è imposto alle imprese tenute a redigere il bilancio con-
solidato, le quali devono trasmettere, negli stessi termini, all’IVASS la «re-
lazione semestrale consolidata» (art. 27 Regol.).

B) Registri e libri contabili


Gli obblighi contabili comprendono infine la tenuta della contabilità e
dei libri previsti in generale per le imprese commerciali (artt. 2214-2220
c.c.) e per le società per azioni (art. 2421 c.c.), nonché libri e registri speci-
ficamente previsti per le imprese di assicurazione dall’art. 101 c.a. Il Rego-
lamento ISVAP 14 ottobre 2008, n. 27 fissa poi le modalità di tenuta, com-
pilazione e conservazione dei registri, nonché i registri che devono essere
tenuti dalle imprese che esercitano la riassicurazione.
Tutte le imprese, qualunque sia il ramo di attività esercitato devono con-
servare per almeno dieci anni: le proposte di assicurazione, i contratti di
assicurazione, i trattati, i certificati medici, i fascicoli di sinistro, le comuni-
cazioni delle imprese delegatarie, delle imprese cedenti e delle imprese ge-
stionarie e, in genere, la documentazione di supporto per le annotazioni
nei registri assicurativi (art. 8, comma 1, Regol.). Alle imprese è inoltre im-
posto di conservare: gli originali dei contratti di assicurazione emessi e sot-
toscritti dal contraente e la documentazione connessa, per cinque anni dal-
88 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

la data in cui il contratto ha cessato di avere effetto e i fascicoli di sinistro


dei rami danni, per cinque anni dalla data della eliminazione senza paga-
mento di indennizzo o del pagamento di tutti gli importi dovuti a titolo di
risarcimento e di spese dirette (art. 8, comma 2, Regol.).

In particolare le imprese di assicurazione che operano nei rami vita devono


tenere, oltre al già citato registro delle attività a copertura delle riserve tecniche
(art. 18 Regol.), i seguenti registri:
a) il registro dei i contratti emessi (art. 10 Regol.);
b) il registro dei contratti stornati per risoluzione ai sensi dell’art. 1924,
comma 2 (mancato pagamento dei premi), o per mancato perfezionamento o
per recesso dell’assicurato ai sensi dell’art. 177 c.a. (entro 30 giorni dalla con-
clusione del contratto) (art. 11 Regol.);
c) il registro dei contratti scaduti (art. 12 Regol.);
d) il registro dei contratti riscattati (ai sensi dell’art. 1924, comma 2 – infra,
Parte II, Cap. XVII, § 5) (art. 13 Regol.);
e) il registro dei contratti trasformati, e cioè di quei contratti che siano stati
trasformati in altre forme contrattuali (art. 14 Regol.);
f) il registro dei sinistri denunciati (art. 15 Regol.);
g) il registro dei sinistri pagati (art. 16 Regol.);
h) il registro dei reclami ricevuti (art. 17 Regol.).
Le imprese che operano nel ramo danni devono a loro volta tenere, oltre al
già citato registro delle attività a copertura delle riserve tecniche (artt. 35-36
Regol.), i seguenti registri:
a) il registro dei contratti emessi (art. 29 Regol.);
b) il registro dei sinistri denunciati (art. 30 Regol.);
c) il registro dei sinistri pagati (art. 31 Regol.);
d) il registro dei sinistri eliminati senza pagamento di indennizzo (art. 32
Regol.);
e) il registro dei sinistri ancora da pagare alla chiusura dell’esercizio (art. 33
Regol.);
f) il registro dei sinistri per i quali sia stata riaperta la procedura di liquida-
zione (art. 34 Regol.);
g) il registro dei reclami ricevuti (artt. 37-38 Regol.).
Per le imprese autorizzate all’esercizio delle assicurazioni della responsabili-
tà civile autoveicoli e natanti il Regolamento ISVAP n. 14/2008 prevede una di-
sciplina parzialmente diversa (artt. 19-26). In particolare per i registri assicurativi
attinenti alla movimentazione dei sinistri, le imprese devono distinguere le regi-
strazioni e le totalizzazioni finali secondo le seguenti tipologie di gestione:
a) partite di danno 8 NO CARD 9;

8
Per «partita di danno» si intende l’insieme dei danni afferenti il medesimo danneggia-
to o assicurato o trattati nell’ambito della medesima tipologia di gestione.
La disciplina dell’impresa di assicurazione 89

b) partite di danno CARD 10 trattate dall’impresa in qualità di gestionaria e i


relativi forfait;
c) partite di danno CARD trattate, per conto dell’impresa (debitrice), da al-
tre imprese in qualità di gestionaria.

Le imprese autorizzate all’esercizio della riassicurazione devono tenere


il registro dei trattati, ove devono essere riportati analiticamente, in ordine
cronologico di emissione, i trattati conclusi e i trattati acquisiti tramite tra-
sferimenti di portafoglio (art. 40 Regol.).

§ 11. L’attività delle imprese nazionali all’estero

La disciplina dell’attività delle imprese nazionali all’estero – sia in regi-


me di stabilimento che di libera prestazione di servizi – va distinta a se-
conda che lo Stato estero sia uno Stato facente parte dell’U.E. (Stato mem-
bro), ovvero sia uno Stato terzo.
A) Nel primo caso, per il principio dell’Home Country Control, non vi è
bisogno di una nuova autorizzazione; tuttavia l’impresa deve dimostrare di
avere una organizzazione tecnica e finanziaria sufficiente per poter operare
all’estero.
A.1) Qualora l’impresa voglia istituire una vera e propria sede seconda-
ria, e cioè voglia operare in «regime di stabilimento» (artt. 16-17), dovrà dar-
ne preventiva comunicazione all’IVASS con le modalità stabilite dal Rego-
lamento 2 gennaio 2008, n. 10 (art. 22). Nella comunicazione dovrà indica-
re lo Stato ove intende stabilirsi; dovrà inoltre allegare un programma di
attività, specificando i rischi e le obbligazioni che intende assicurare, la
struttura organizzativa della sede secondaria e la documentazione compro-
vante la nomina di un rappresentante generale, munito di mandato con rap-
presentanza, anche processuale (se il rappresentante è una persona giuridica,
quest’ultima dovrà a sua volta designare un rappresentante persona fisica). Il
rappresentante generale deve essere in possesso dei requisiti di onorabilità e
professionalità previsti dall’art. 76 c.a. per gli esponenti aziendali.

9
Le partite di danno «NO CARD» sono le partite di danno regolate dal regime ordina-
rio e che non rientrano nell’ambito di applicazione della CARD.
10
Le partite di danno «CARD» sono le partite di danno regolate dalla procedura di ri-
sarcimento diretto, trattate dall’impresa in qualità di gestionaria per conto delle imprese di
assicurazione dei veicoli responsabili (debitrici).
90 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Qualora l’IVASS dovesse ritenere che la situazione finanziaria o la strut-


tura organizzativa dell’impresa non offre le garanzie necessarie, ovvero il
rappresentante generale non è in possesso dei requisiti di legge, potrà di
fatto impedire lo stabilimento della sede all’estero omettendo la trasmissione
della comunicazione all’organo di controllo dello stato membro.
Non si tratta pertanto di autorizzazione, bensì di una verifica, da parte
dell’Istituto, della idoneità dell’impresa ad esercitare attività all’estero, le-
gata a motivi finanziari ed organizzativi. Si tratta cioè di evitare un allarga-
mento dell’attività, cui l’impresa non è pronta o per il quale non dispone dei
mezzi necessari.
Se al contrario l’IVASS non ravvisa impedimenti, procederà alla trasmis-
sione, entro 60 giorni, della comunicazione dell’impresa all’organo di vi-
gilanza dello Stato membro, allegando una certificazione attestante che l’im-
presa è in possesso di attività sufficienti a coprire il requisito patrimoniale di
solvibilità ed il requisito patrimoniale minimo.
L’IVASS deve prontamente informare l’impresa della trasmissione, ov-
vero del diniego di trasmissione, della comunicazione.
L’impresa può iniziare l’attività solo dopo aver ricevuto comunicazio-
ne di assenso da parte dell’organo di controllo dello Stato membro, ovve-
ro, in difetto di comunicazione, trascorsi 60 giorni dal ricevimento, da
parte di quest’ultimo, delle informazioni da parte dell’IVASS (principio
del silenzio-assenso). Nello stesso termine l’Istituto deve trasmettere al-
l’impresa eventuali comunicazioni ricevute dall’organo di controllo dello
Stato membro in ordine a condizioni cui l’attività dell’impresa viene su-
bordinata.
Per il citato principio dell’Home Country Control gli Stati membri non
possono infatti opporsi al libero stabilimento dell’impresa nel loro territo-
rio, ma solo stabilire particolari condizioni dettate dall’interesse generale
del corretto esercizio delle assicurazioni.
A.2) Analoga procedura è prevista nel caso l’impresa voglia svolgere at-
tività in regime di «libera prestazione di servizi» (artt. 18-19 c.a. e 24 Re-
gol.), salvo il termine per la trasmissione della comunicazione, dall’IVASS
all’organo di controllo dello Stato membro, che è di 30 giorni. Dalla noti-
zia di detta trasmissione l’impresa può iniziare l’attività.
A.3) L’IVASS esercita la vigilanza anche sull’attività svolta dalle imprese
italiane all’estero (art. 192 c.a.).
L’Istituto, anche su segnalazione dell’organo di vigilanza dello Stato mem-
bro ove è situata la sede secondaria o dove l’impresa opera in regime di
prestazione di servizi, può adottare le misure idonee a porre fine alle even-
La disciplina dell’impresa di assicurazione 91

tuali irregolarità. Di tali misure dà notizia all’organo di controllo dello Sta-


to membro (art. 192, comma 3, c.a.).
L’Istituto esercita inoltre le funzioni di vigilanza prudenziale affinché le
sedi secondarie o le imprese che esercitano in regime di prestazione di ser-
vizi rispettino le condizioni di esercizio stabilite dalla legge (art. 192, com-
ma 4, c.a.).
B) Nel caso di stabilimento o prestazione di servizi in Stati terzi (artt. 22
c.a. e 26 Regol.), l’impresa dovrà ottenere l’autorizzazione eventualmente
richiesta dallo Stato terzo ed adeguarsi alla disciplina ivi vigente.
Dovrà comunque darne preventiva comunicazione all’IVASS indicando
lo Stato nel quale intende operare.
Se l’impresa intende operare attraverso l’istituzione di una sede secon-
daria dovrà comunicare, analogamente a quanto illustrato in precedenza,
l’indirizzo della sede ed allegare un «programma di attività» dal quale ri-
sulti il nominativo del rappresentante, i rischi e le obbligazioni che intende
assumere, nonché la struttura organizzativa.
L’Istituto può vietare l’istituzione della sede secondaria se ritiene che la
struttura organizzativa e finanziaria dell’impresa non sia adeguata (art. 22,
comma 2, c.a.).
In caso di attività di prestazione di servizi, alla comunicazione sarà alle-
gato un programma di attività limitato alla sola illustrazione dei rischi e
delle obbligazioni che l’impresa intende assumere e gli stabilimenti attra-
verso i quali intende operare. Anche in questo caso l’IVASS può vietare l’i-
nizio dell’attività per i medesimi motivi già esposti.

§ 12. Revoca e decadenza dall’autorizzazione

La «revoca» e la «decadenza» dall’autorizzazione sono atti che compor-


tano la cessazione dell’attività dell’impresa, relativamente ai rami per i qua-
li la decadenza o la revoca sono disposte, ovvero, se relative a tutta l’attivi-
tà, la liquidazione dell’impresa.
La decadenza (art. 240 c.a.) riguarda fatti ricollegabili ad impedimenti
funzionali, ad ipotesi nelle quali l’inizio o la continuazione dell’attività so-
no impediti da fatti volontari o contingenti.
La decadenza è prevista nei seguenti casi:
1. l’impresa non inizia l’attività entro 12 mesi dalla concessione del prov-
vedimento;
92 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

2. rinuncia espressa all’autorizzazione;


3. l’attività non viene svolta per un periodo superiore a sei mesi (è que-
sto il caso di interruzione dell’attività);
4. trasferisce l’intero portafoglio ad altra impresa (cfr. infra, Cap. IV, § 2);
5. si verifica una causa di scioglimento della società (art. 2484 c.c.).
Nei casi sub 1 e 3 l’IVASS, per giustificati motivi può concedere una
proroga non superiore a 6 mesi.
Nei casi sub 1, 2 e 3, se gli eventi riguardano solo una parte dei rami au-
torizzati, la decadenza opera solo per tali rami.
La decadenza dell’autorizzazione è dichiarata dall’Istituto con provvedi-
mento pubblicato sul bollettino, e, se riguarda tutti i rami, comporta la
cancellazione dall’albo delle imprese di assicurazione. Il provvedimento è
comunicato alle autorità di vigilanza degli altri Stati membri dell’U.E. al fi-
ne di evitare che l’impresa continui ad operare nel loro territorio. Il prov-
vedimento è infine comunicato all’AEAP (EIOPA) al fine della pubblica-
zione sul relativo bollettino.
L’impresa deve limitarsi alla gestione dei contratti in corso e gli è vieta-
to assumere nuovi affari.
Il provvedimento di decadenza può comportare la messa in liquidazio-
ne coatta amministrativa dell’impresa se è dichiarata per i motivi di cui ai
numeri 2, 3 e 5.
La revoca (art. 242 c.a.) riguarda invece tipicamente l’inosservanza di di-
sposizioni o comportamenti dovuti da parte dell’impresa. È quindi una con-
seguenza, sotto certi profili, sanzionatoria di comportamenti (gravemente
rilevanti) non conformi a legge. Per tale ragione il relativo provvedimento
deve essere motivato.
La revoca è dichiarata dal Ministero dello Sviluppo Economico, su pro-
posta dell’IVASS, con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e sul bol-
lettino e comunicato dall’Istituto alle autorità di vigilanza degli altri Stati
membri. Anch’essa può riguardare solo alcuni rami, e può essere dichiara-
ta nei seguenti casi nei quali l’impresa:
1. non si attiene ai limiti imposti nel provvedimento di autorizzazione
all’esercizio dell’attività o al programma di attività;
2. non soddisfa più le condizioni di accesso;
3. è gravemente inadempiente alle disposizioni del Codice delle Assicu-
razioni;
4. non rispetta il Requisito Patrimoniale Minimo ed ha presentato, a giu-
dizio dell’IVASS, un piano di finanziamento manifestamente inadeguato
La disciplina dell’impresa di assicurazione 93

ovvero non ha rispettato il piano approvato entro tre mesi dalla rilevazione
dell’inosservanza del Requisito Patrimoniale Minimo ovvero, nel caso in
cui sia soggetta a vigilanza di gruppo, non ha realizzato entro i termini sta-
biliti le misure previste dall’art. 227 (cfr. infra, Cap. V, § 1);
5. sia assoggettata a liquidazione coatta amministrativa o ne sia stato di-
chiarato lo stato di insolvenza dal tribunale (cfr. infra, Cap. V, § 6).
L’impresa deve limitarsi alla gestione dei contratti in corso e gli è vieta-
to assumere nuovi affari.
Per le imprese che esercitano il ramo responsabilità civile obbligatoria
per i veicoli a motore e natanti (cfr. infra, Parte II, Cap. XII) sono motivo
di revoca anche il ripetuto e sistematico rifiuto od elusione all’obbligo a
contrarre, ovvero nel caso di ripetuta e sistematica violazione delle disposi-
zioni sulla liquidazione dei sinistri di cui agli artt. 148-149 del Codice delle
Assicurazioni.
Se la revoca riguarda tutti i rami, con il medesimo provvedimento il Mi-
nistero dispone la messa in liquidazione coatta amministrativa dell’impre-
sa, mentre l’IVASS provvede alla sua cancellazione dall’albo delle imprese
di assicurazione. Tuttavia, nei casi sub 1 e 2 l’impresa può essere autorizza-
ta a procedere a liquidazione volontaria entro un termine perentorio.
I provvedimenti del MiSE sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, ri-
prodotti nel bollettino e devono essere comunicati dall’IVASS all’organo di
controllo degli altri Stati membri per impedire all’impresa l’esercizio dell’at-
tività assicurativa nel loro territorio.
Contro i provvedimenti di decadenza e di revoca dell’autorizzazione
l’impresa può ricorrere all’autorità giudiziaria con ricorso dinanzi al tribu-
nale amministrativo regionale del Lazio.
94 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

LA DISCIPLINA DELLE IMPRESE ESTERE

§ 13. Imprese con sede in uno Stato membro

Come alle imprese italiane è consentito l’esercizio di attività assicurativa


e riassicurativa, in regime di stabilimento o di libertà di prestazione di ser-
vizi, in altri Stati comunitari, così alle imprese comunitarie è consentito tale
esercizio nel territorio italiano alle medesime condizioni. Non occorre per-
tanto un’autorizzazione specifica da parte dell’Istituto di vigilanza, il quale
si limita ad esercitare un controllo concorrente con quello dell’organo del-
lo Stato di origine.
La disciplina dell’attività delle imprese comunitarie in Italia è pertanto
esattamente speculare rispetto a quella appena esaminata con riferimento
all’attività delle imprese italiane in altri Stati membri.
Un elenco delle imprese ammesse all’esercizio in regime di stabilimento
o libera prestazione di servizi deve essere pubblicato in appendice all’albo
delle imprese di assicurazione a cura dell’IVASS (art. 26 c.a.).
A) L’accesso all’attività assicurativa in Italia da parte di imprese aventi
sede legale in uno Stato membro, in regime di stabilimento 11 (art. 23 c.a.),
è subordinata alla trasmissione all’Istituto, da parte dell’autorità di control-
lo dello Stato di origine, della medesima comunicazione già esaminata per
le imprese italiane che vogliono operare in paesi membri. Se l’impresa co-
munitaria intende esercitare l’assicurazione obbligatoria della responsabili-
tà civile per la circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, la comunica-
zione deve includere la dichiarazione che l’impresa è membro dell’Ufficio
centrale italiano e aderente al «Fondo di garanzia per le vittime della stra-
da» (cfr. infra, Parte II, Cap. XII, § 6).
La comunicazione deve essere pertanto accompagnata dall’indicazione

11
«È considerato esercizio dell’attività assicurativa in regime di stabilimento ai sensi del
comma 1, anche in assenza di succursali, agenzie o sedi secondarie, qualsiasi presenza per-
manente nel territorio della Repubblica, inclusa l’organizzazione di un semplice ufficio ge-
stito da personale dipendente dell’impresa ovvero da una persona indipendente ma incari-
cata di agire in modo permanente per conto dell’impresa stessa» (art. 23, comma 1-bis, c.a.).
La disciplina dell’impresa di assicurazione 95

della denominazione sociale dell’impresa, l’indirizzo della sede legale e l’in-


dirizzo della sede secondaria da costituire in Italia; da un certificato atte-
stante che l’impresa possiede un margine di solvibilità minimo; da un pro-
gramma di attività, specificando i rischi che intende assicurare e la strut-
tura organizzativa della sede secondaria; dalla documentazione compro-
vante la nomina di un rappresentante generale della sede secondaria, mu-
nito di mandato con rappresentanza, anche processuale (se il rappresen-
tante è una persona giuridica, quest’ultima dovrà a sua volta designare un
rappresentante persona fisica). Il rappresentante generale deve avere domi-
cilio presso la sede secondaria.
Naturalmente la comunicazione sarà stata preventivamente delibata dal-
l’autorità di controllo dello Stato di origine.
L’IVASS dispone di 30 giorni per comunicare all’autorità di controllo
dello Stato di origine la normativa, giustificata da motivi di interesse gene-
rale, che l’impresa deve osservare nell’esercizio dell’attività.
In alternativa l’Istituto, nel medesimo termine, può comunicare il suo as-
senso. In difetto, l’impresa, decorsi i 30 giorni, può iniziare l’attività (prin-
cipio del silenzio-assenso).
B) Anche l’accesso all’attività assicurativa in regime di libera prestazione
di servizi (art. 24 c.a.) è disciplinato in forma speculare rispetto a quanto
stabilito per le imprese italiane che intendono esercitare in altri paesi co-
munitari.
L’attività è subordinata alla trasmissione all’IVASS, da parte dell’organo
di controllo dello Stato di origine, della medesima comunicazione già esa-
minata per le imprese comunitarie.
Essa dovrà essere pertanto corredata dall’indicazione della denomina-
zione sociale dell’impresa con l’indirizzo della sede legale; da un certificato
attestante che l’impresa possiede un margine di solvibilità minimo; da un
certificato attestante i rami che è autorizzata ad esercitare; da una dichiara-
zione indicante la natura dei rischi e delle obbligazioni che intende assu-
mere. Se l’impresa comunitaria intende esercitare l’assicurazione obbliga-
toria della responsabilità civile per la circolazione dei veicoli a motore e dei
natanti, la comunicazione deve includere l’indicazione del nominativo e
l’indirizzo del rappresentante per la gestione dei sinistri e la dichiarazione
che l’impresa è membro dell’Ufficio centrale italiano e aderente al Fondo
di garanzia per le vittime della strada.
Il «rappresentante per la gestione dei sinistri» (art. 25 c.a.) è il soggetto al
quale vengono indirizzate le richieste di risarcimento e cura la loro liquida-
zione; deve essere munito di rappresentanza processuale e le sue generalità
96 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

ed indirizzo devono essere indicate nel contratto, nel certificato di assicu-


razione e nel contrassegno.
L’impresa non può iniziare ad operare sino a quando l’IVASS non abbia
attestato il ricevimento della suddetta comunicazione.
C) Come detto l’attività di vigilanza dell’IVASS è solo concorrente con
quella dell’organo di controllo dello Stato di origine.
Se peraltro l’impresa commette violazioni di legge, l’Istituto ne contesta
la violazione e le ordina di conformarsi alle disposizioni violate (art. 193,
comma 2, c.a.).
Se l’impresa persiste nella violazione, l’Istituto ne informa l’autorità di
controllo dello Stato di origine chiedendo l’adozione delle misure necessarie.
Solo qualora le irregolarità persistano, l’IVASS, previa comunicazione
all’autorità di vigilanza dello Stato di origine, può intervenire direttamente
con le opportune misure, anche vietando la stipulazione di nuovi contratti
(con la sanzione, in caso di violazione del divieto, della nullità dei contratti
come disciplinata dall’art. 167 c.a.).

§ 14. Imprese con sede in uno Stato terzo

Poiché al di fuori dell’U.E. non esiste una disciplina uniforme sull’attivi-


tà assicurativa, per le imprese che hanno sede in uno Stato terzo, e che vo-
gliono operare in Italia, è necessaria una vera e propria autorizzazione emes-
sa a seguito della verifica dell’esistenza delle condizioni necessarie (art. 28
c.a.).
L’autorizzazione può riguardare solamente la costituzione di una sede
secondaria nel territorio italiano. È, di conseguenza, vietato alle imprese ex-
tracomunitarie l’esercizio di attività assicurativa in regime di libera presta-
zione di servizi (art. 29 c.a.).
A) Condizioni di accesso.
La concessione dell’autorizzazione da parte dell’IVASS, da pubblicare
nel Bollettino, è subordinata alle seguenti condizioni (art. 28 c.a.):
– l’impresa, se autorizzata nello Stato di origine all’esercizio congiunto
delle assicurazioni vita e danni, può essere autorizzata ad esercitare sola-
mente i rami vita o solamente i rami danni;
– l’impresa deve costituire nel territorio italiano una sede secondaria e
nominare un rappresentante generale che abbia residenza in Italia e che
La disciplina dell’impresa di assicurazione 97

abbia i poteri di sottoscrivere i contratti e la rappresentanza processuale;


– l’impresa deve dimostrare di possedere nel territorio italiano investi-
menti per un ammontare pari ad almeno la metà di quelli previsti per il re-
quisito patrimoniale minimo;
– il rappresentante generale deve possedere i requisiti di onorabilità e
professionalità previsti per gli amministratori.
L’impresa deve inoltre presentare la documentazione prevista dall’art.
28 del Regolamento ISVAP 2 gennaio 2008, n. 10 tra cui un programma di
attività indicante i rischi e le obbligazioni che intende assumere, gli ele-
menti patrimoniali costituenti il requisito patrimoniale minimo, la previ-
sione delle spese organizzative e amministrative e i mezzi finanziari costi-
tuenti il fondo di organizzazione, i criteri da seguire per la riassicurazione.
Al programma deve essere allegata la relazione tecnica sottoscritta da
un attuario.
L’autorizzazione è valida per il solo territorio italiano.
L’autorizzazione può essere negata (art. 28, comma 7, c.a. e art. 33
Regol.), oltre che nel caso l’impresa non adempia alle condizioni richieste,
se lo Stato ove l’impresa ha sede non rispetta i principi di «parità di trat-
tamento» o di «reciprocità». E cioè se le leggi di tale Stato non consentano
l’esercizio di attività assicurativa alle imprese italiane o lo consentano a
condizioni diverse da quelle delle imprese nazionali, oppure lo consentano
a condizioni più gravose di quelle imposte dal nostro ordinamento alle im-
prese di stati terzi.
Una particolare disciplina (art. 34 Regol.) è prevista per l’autorizzazione
all’esercizio dell’attività assicurativa nei rami danni da parte della sede se-
condaria di un’impresa avente sede legale nella Confederazione Elvetica, in
quanto soggetta alle disposizioni di cui all’Accordo tra la Comunità Eco-
nomica Europea e la Confederazione Svizzera concernente l’assicurazione
diretta diversa dall’assicurazione sulla vita, siglato a Lussemburgo il 10 otto-
bre 1989.
B) Condizioni di esercizio.
Le condizioni di esercizio non si discostano sostanzialmente da quelle
previste per le imprese nazionali (art. 48 c.a.), e, d’altro canto, l’IVASS svol-
ge un’attività di vigilanza completa sotto tutti i punti di vista (art. 194 c.a.).
Le riserve tecniche sono soggette alla stessa disciplina prevista per le
imprese nazionali, con l’unica precisazione che l’Istituto di vigilanza può
imporre che gli attivi a copertura siano localizzati nel territorio italiano a
tutela degli interessi degli assicurati (art. 49 c.a.).
Anche per quanto concerne i fondi propri la sede secondaria deve di-
98 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

sporre di fondi propri sufficienti per coprire il requisito patrimoniale di


solvibilità e il requisito patrimoniale minimo (art. 50 c.a.).
Se l’impresa è già autorizzata ad operare in uno o più Stati membri può
ottenere, con l’accordo di tutti gli Stati membri interessati, alcune agevola-
zioni in ordine al calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità, alla costi-
tuzione della cauzione ed alla allocazione delle attività poste a copertura
della quota di garanzia (art. 51 c.a.).
C) Revoca e decadenza dall’autorizzazione.
Anche i casi di revoca e decadenza dall’autorizzazione sono del tutto
uguali a quelli previsti in via generale. Solo per il caso di revoca sono pre-
viste ipotesi ulteriori (art. 243 c.a.):
– quando l’autorità dello Stato di provenienza abbia ritirato il beneficio
della parità di trattamento o della reciprocità di trattamento;
– quando l’autorità dello Stato di provenienza abbia imposto restrizioni
alla libera disponibilità dei beni posseduti dall’impresa in Italia o abbia
ostacolato il trasferimento dei capitali necessari per l’esercizio dell’attività;
– quando all’impresa sia stata revocata l’autorizzazione nel paese di ori-
gine.
La conseguenza della revoca è la medesima prevista in via generale, e
cioè la liquidazione coatta amministrativa della sede secondaria, salvo che
non sia autorizzata dall’IVASS alla liquidazione ordinaria. Il provvedimen-
to è adottato dal Ministero dello Sviluppo Economico e pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale (art. 243, comma 4, c.a.).
Le vicende dell’impresa di assicurazione 99

CAPITOLO IV
LE VICENDE DELL’IMPRESA DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. Modifiche dello statuto e del programma di attività. – 2. Concentra-


zione di aziende e trasferimento di portafoglio. – 3. Fusione e scissione di imprese
di assicurazione. Fusione e scissione di fondi interni e gestioni separate. – 4. Gli ac-
cordi tra imprese di assicurazione. La disciplina della concorrenza.

§ 1. Modifiche dello statuto e del programma di attività

Così come sono soggetti ad approvazione da parte dell’IVASS l’atto co-


stitutivo e lo statuto originario, sono ugualmente soggette ad approvazioni
eventuali modifiche statutarie (artt. 196 c.a. e 4-6 Regolamento 18 febbraio
2008, n. 14). In particolare le modifiche non devono essere in contrasto
con una sana e prudente gestione e, in particolare, non devono sussistere
elementi ostativi ad un ordinato svolgimento della gestione aziendale (art. 4
Regol.). L’impresa deve comunicare all’Istituto di vigilanza il verbale dell’as-
semblea comportante le modifiche entro 15 giorni dalla relativa approva-
zione (art. 4 Regol.). Il provvedimento di approvazione è emesso entro 30
giorni. Se non sussistono le condizioni, il provvedimento può essere nega-
to (art. 6 Regol.).
Ugualmente sono soggette ad approvazione le modifiche al programma
di attività (sul programma di attività cfr. supra, Cap. III, § 1) (artt. 7-9 Regol.).

§ 2. Concentrazione di aziende e trasferimento di portafoglio

La forma più comune di concentrazione di imprese è rappresentata dal


gruppo di società, che si realizza attraverso l’acquisto di partecipazioni so-
ciali. Il gruppo presenta inoltre la caratteristica di poter realizzare forme di
100 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

integrazione anche tra imprese che svolgono attività differenti, circostanza


questa, come visto (cfr. supra, Cap. I, §§ 3-6), realizzabile anche in campo
assicurativo.
Nel caso di concentrazione di imprese che svolgono la medesima attivi-
tà, o attività similari, si ricorre talvolta alla fusione, operazione attraverso la
quale si realizza un integrazione anche sotto il profilo soggettivo: non più
due o più società legate da partecipazioni al capitale, ma una sola società
risultante dalla fusione di due o più società.
Altra forma di integrazione tra imprese, giuridicamente più semplice, è
rappresentata dal trasferimento di azienda, operazione attraverso la quale
non vi è alcun mutamento sotto il profilo soggettivo, ma il trasferimento
della sola organizzazione strumentale da un’impresa ad un’altra. Trasferi-
mento che può riguardare l’intera azienda come anche solo una parte (ra-
mo) di essa.
Il trasferimento di azienda è un fenomeno regolato in via generale dal
Codice Civile agli art. 2556 ss., disciplina integrata dall’art. 2112, che regola
la sorte dei contratti di lavoro, e dall’art. 2610, che regola l’eventuale par-
tecipazione a consorzi.
Questa disciplina generale è applicabile anche alle imprese di assicura-
zione, in relazione alle quali l’art. 1902 c.c. stabilisce che la concentrazione
di aziende non è causa di scioglimento dei contratti di assicurazione.
Poiché il trasferimento di azienda comporta, salvo patto contrario, il
trasferimento automatico di tutti i contratti d’impresa (art. 2558 c.c.), in
caso di trasferimento di azienda relativa ad un’impresa di assicurazione, si
applica anche la disciplina speciale dettata in tema di «trasferimento del
portafoglio» (art. 22, Regol. ISVAP n. 14/2008).
Il portafoglio costituisce infatti, come visto, il complesso dei contratti di
assicurazione che fanno capo all’impresa di assicurazione 1.
Il codice delle assicurazioni distingue tra «portafoglio del lavoro diretto
italiano», il quale comprende tutti i contratti stipulati da imprese di assicu-
razione italiane, ad eccezione di quelli stipulati da sedi secondarie in Stati
terzi (art. 1, lett. pp, c.a.); «dal portafoglio del lavoro indiretto italiano», il qua-

1
Il Regolamento ISVAP 18 febbraio 2008, n. 14 definisce il portafoglio come «l’insie-
me dei contratti di assicurazione, compresi i debiti e crediti collegati a tali contratti, che
presentano un comune elemento distintivo quale può rinvenirsi nell’appartenenza ad un
medesimo o più rami, nel canale distributivo di raccolta, nella tipologia del contraente, nel-
l’area territoriale e in qualunque elemento comune che consenta l’individuazione del com-
plesso dei rapporti ceduti; il portafoglio non può essere costituito da soli sinistri» (art. 2,
lett. f).
Le vicende dell’impresa di assicurazione 101

le comprende tutti i contratti stipulati da imprese di assicurazione italiane,


anche attraverso sedi secondarie in Stati terzi, e quelli stipulati da stabilimenti
in Italia di imprese di altro Stato (art. 1, lett. qq, c.a.). Infine fanno parte del
«portafoglio estero» i contratti, ovunque stipulati, da imprese aventi sede in
altro Stato o da stabilimenti all’estero di imprese italiane (art. 1, lett. qq, c.a.).
Il trasferimento del portafoglio rappresenta una ipotesi ancora più ele-
mentare di integrazione tra imprese, poiché non viene ceduta l’intera azien-
da, bensì solo la massa delle polizze in portafoglio. La materia è disciplina-
ta, oltre che dal codice delle assicurazioni, anche, come detto, dal Regola-
mento 18 febbraio 2008, n. 14.
Il trasferimento può essere effettuato con un contratto di cessione ovve-
ro con conferimento in natura (art. 11 Regol.). Nel primo caso l’impresa
cedente perde il portafoglio verso, presumibilmente, un prezzo di cessio-
ne; nel secondo acquista una partecipazione nell’impresa cessionaria.
Se l’impresa è autorizzata all’esercizio di più rami, il trasferimento può
riguardare anche solo il portafoglio relativo ad uno o più rami.
L’art. 198 c.a. dispone che l’impresa con sede in Italia che cede in tutto o in
parte il proprio portafoglio deve preventivamente sottoporre l’operazione
all’approvazione dell’IVASS. Il Regol. n. 14/2008 fissa le modalità di presenta-
zione della domanda e le condizioni per l’autorizzazione. Il provvedimento di
autorizzazione è adottato dall’Istituto entro 180 giorni dalla domanda e l’im-
presa, entro 30 giorni, deve comunicare l’esecuzione del trasferimento o la sua
mancata esecuzione (art. 19 Regol.). Il provvedimento è soggetto a pubblicazio-
ne sul Bollettino. In caso di esito negativo dell’istruttoria l’IVASS comunica
all’impresa i motivi ostativi, e, qualora essi permangano nonostante le osserva-
zioni e integrazioni da parte dell’impresa, comunica il diniego (art. 20 Regol.).

L’impresa cessionaria deve naturalmente possedere l’autorizzazione al-


l’esercizio del ramo relativo ai contratti oggetto di trasferimento. Inoltre,
poiché la misura del requisito patrimoniale di solvibilità, come visto, è le-
gato al volume di affari, l’impresa cessionaria deve disporre dei fondi propri
ammissibili necessari per coprire il requisito patrimoniale di solvibilità, te-
nuto conto del portafoglio da acquisire. Infine deve disporre di attivi a
copertura delle riserve tecniche sufficienti.
Se il portafoglio viene ceduto ad un’impresa avente sede legale in altro Sta-
to membro, l’autorizzazione è di competenza dell’organo di controllo di tale
Stato. In questo caso, poiché, attraverso l’acquisizione del portafoglio, l’impre-
sa comunitaria viene a svolgere nel territorio italiano attività in regime di pre-
stazione di servizi, deve conformarsi alla relativa disciplina.
Se invece è l’impresa comunitaria che intende trasferire i contratti stipulati
102 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

in regime di stabilimento o di prestazione di servizi in Italia, il trasferimento –


sia che venga effettuato a favore di impresa italiana, sia che venga effettuato a
favore di sede secondaria di altra impresa comunitaria – deve essere autorizza-
to dall’IVASS (art. 199 c.a.).
Il portafoglio può essere trasferito anche ad una sede secondaria di impresa
avente sede legale in uno stato terzo, a condizione che sussistano i presupposti
di legge (art. 198, comma 5, c.a.).
È ammesso altresì il trasferimento del portafoglio relativo ai contratti stipu-
lati, in regime di stabilimento o prestazione di servizi, in uno Stato terzo ad
un’impresa avente sede legale nel medesimo Stato terzo (art. 200 c.a.).

Il trasferimento del portafoglio non è causa di risoluzione dei singoli


contratti (art. 168 c.a.). Tuttavia, se il trasferimento avviene a favore di im-
presa avente sede legale all’estero, oppure a favore di una sede secondaria
costituita all’estero di impresa italiana, i contraenti aventi domicilio (o la
sede se non persone fisiche) in Italia possono recedere dal contratto nel
termine di sessanta giorni dalla pubblicazione del provvedimento di appro-
vazione della cessione. In questo caso infatti il mutamento della contropar-
te, e la collocazione della sua sede all’estero, devono considerarsi giusta
causa di recesso. Se si tratta di contratti di assicurazione obbligatoria per la
responsabilità civile auto e natanti, l’avente diritto al risarcimento può agire
nei confronti dell’impresa cedente sino a che non è pubblicato il provvedi-
mento di autorizzazione (art. 168, comma 2, c.a.); dopo tale momento do-
vrà agire nei confronti dell’impresa cessionaria.
Infine, poiché il trasferimento totale del portafoglio determina, per
l’impresa cedente, di fatto la rinunzia alla gestione dell’attività, essa com-
porta, come visto, la decadenza dall’autorizzazione per il ramo relativo
(art. 240, comma 1, lett. d, c.a. e art. 21 Regol.). Pertanto, se l’impresa è au-
torizzata all’esercizio di quel solo ramo, ovvero è ceduto il portafoglio rela-
tivo a tutti i rami autorizzati, la cessione comporta anche la messa in liqui-
dazione dell’impresa.

§ 3. Fusione e scissione di imprese di assicurazione. Fusione e scissione


di fondi interni e gestioni separate

Anche per la fusione si rinviene una disciplina generale dettata dagli art.
2501 ss. c.c. e una disciplina speciale per le imprese di assicurazione detta-
ta dagli artt. 1902 c.c., 168, 201 e 202 c.a., disciplina integrata dal citato
Regolamento n. 14/2008.
Le vicende dell’impresa di assicurazione 103

La fusione consiste nella integrazione di due o più società e può avveni-


re «per incorporazione», quando una o più società vengono incorporate da
un’altra società, oppure può aversi una fusione propriamente detta, quan-
do due o più società danno vita ad una nuova società. Nel primo caso, dal-
la fusione residuerà una delle società partecipanti alla fusione, il cui patri-
monio peraltro è la risultante della somma dei patrimoni delle società fuse;
nel secondo, si darà luogo ad una società totalmente nuova il cui patrimo-
nio, anche in questo caso, è la risultante della somma dei patrimoni delle
società fuse. In ogni caso si determina un fenomeno di successione a titolo
universale nei rapporti giuridici e patrimoniali.
La legge prevede e disciplina anche la «scissione» di società (art. 2504-
septies ss. c.c. e 168, 201 e 202 c.a.), fenomeno speculare rispetto alla fu-
sione. Con la scissione infatti si ha la separazione del patrimonio di una so-
cietà in due o più società, già costituite o di nuova costituzione (scissione
propriamente detta), ovvero l’attribuzione solo di una parte del patrimonio
di una società in due o più società, già costituite o di nuova costituzione
(scissione «per scorporazione»). Nel primo caso, con la scissione si deter-
minerà l’estinzione della società scissa il cui patrimonio verrà a costituire il
patrimonio delle società risultanti dalla scissione; nel secondo, la società
scissa resterà in vita con un patrimonio ridotto in proporzione della parte
attribuita alla società (o alle società) risultante dalla scissione. Con la scis-
sione si determina quindi un fenomeno di successione a titolo particolare
nei rapporti giuridici e patrimoniali.
L’art. 201, comma 1, c.a. stabilisce che le modalità della fusione o della
scissione e le relative modifiche statutarie, se riguardano almeno un’impresa
di assicurazione con sede in Italia, devono essere preventivamente appro-
vate dall’IVASS (con provvedimento pubblicato sul Bollettino) e, se alla
fusione o alla scissione partecipano imprese con sede legale in altro Stato
membro, deve essere dato parere positivo da parte dell’organo di controllo
dello Stato membro (art. 201, comma 3, c.a.). L’autorizzazione è concessa
se l’operazione non è in contrasto con il criterio di sana e prudente gestio-
ne. Modalità, condizioni ed attività istruttoria sono fissati dal Regolamento
18 febbraio 2008, n. 14 (artt. 24-33).
L’approvazione da parte dell’Istituto di vigilanza è condizione per l’iscri-
zione nel registro delle imprese delle deliberazioni di approvazione del pro-
getto di fusione o di scissione (art. 201, comma 1, c.a.).
Naturalmente la società risultante dalla fusione (ovvero le società risul-
tanti dalla scissione) deve essere in possesso dell’autorizzazione all’eserci-
zio del ramo acquisito e disporre del margine di solvibilità necessario e di
attività a copertura delle riserve tecniche sufficienti.
104 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Il provvedimento deve essere emanato entro 120 giorni, salvo eventuali


richieste di integrazione dell’istanza (art. 30 Regol.). In assenza dei presup-
posti l’Istituto comunica provvedimento di diniego (art. 33 Regol.).
Anche nel caso della fusione o della scissione non si dà luogo a risolu-
zione dei contratti e si rende applicabile la disciplina prevista in tema di
cessione di portafoglio (art. 168 c.a.).
Il Regolamento n. 14/2008 disciplina anche il caso di fusione e scissione
di fondi interni e gestioni separate (artt. 34-35).
Come già osservato, nell’assicurazione sulla vita, il rendimento dei capi-
tali assicurati può essere legato ad un indice ovvero al rendimento di un
fondo interno od esterno. L’art. 34 Regol. stabilisce che «l’impresa può ef-
fettuare fusioni o scissioni di gestioni separate o di fondi interni esclusiva-
mente quando queste siano volte a conseguire l’interesse dei contraenti, va-
le a dire, tra l’altro, quando la fusione è motivata da esigenze di adeguatez-
za dimensionale della gestione o del fondo, ovvero di efficienza gestionale,
con particolare riferimento alla riduzione dei costi per i contraenti». Natu-
ralmente l’operazione deve essere autorizzata dall’IVASS. Le relative mo-
dalità sono disciplinate dal Regol. n. 14/2008.

§ 4. Gli accordi tra imprese di assicurazione. La disciplina della concor-


renza

L’attività assicurativa è, come visto, tipicamente fondata su previsioni


statistiche dirette a determinare l’incidenza dei sinistri sulla massa dei ri-
schi assicurati. A tal fine si è sottolineata l’importanza della raccolta più va-
sta possibile di contratti al fine di rendere le ipotesi statistiche maggior-
mente attendibili.
Tuttavia il «campione» desumibile dalla massa dei contratti in portafo-
glio può essere insufficiente o, comunque, può essere più vantaggioso ac-
quisire dati e informazioni da altre imprese che esercitano gli stessi rami.
Sono pertanto frequenti, in campo assicurativo, accordi e scambi di in-
formazioni tra imprese al fine di una migliore quantificazione delle tariffe e
delle condizioni di contratto.
È peraltro evidente che lo scambio di notizie non deve degenerare in
pratiche anticoncorrenziali, nel senso di concordare tariffe e condizioni di
contratto uguali per tutte le imprese, o comunque per le maggiori imprese
operanti sul mercato, così falsando o, addirittura, impedendo il gioco della
concorrenza, a tutto danno dei consumatori.
Le vicende dell’impresa di assicurazione 105

Ed infatti, le imprese di assicurazione sono soggette, non solo alla disci-


plina della concorrenza prevista dagli art. 2595 ss. c.c., ma anche alla disci-
plina del Trattato CEE (art. 85 ss.) ed a quella c.d. antitrust introdotta dal-
la legge 10 ottobre 1990, n. 287.
In particolare, ai sensi della legge n. 287/1990, che ribadisce quanto già
disposto in ambito comunitario dal citato Trattato CEE, sono vietate le in-
tese e le pratiche concordate, nonché le deliberazioni di consorzi o associa-
zioni, che abbiano l’effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della
concorrenza nell’ambito del mercato nazionale.
In caso di violazioni, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Merca-
to, di cui all’art. 10, può adottare i provvedimenti ispettivi e sanzionatori di
cui agli art. 12 ss. Tuttavia è necessario il preventivo parere dell’IVASS, che
deve pronunziarsi entro 30 giorni dal ricevimento della documentazione
posta a fondamento del provvedimento (art. 20, comma 4).
Negli anni passati si è assistito ad un nutrito contenzioso tra Antitrust e
imprese di assicurazione in ordine alla legittimità ed alla natura anticon-
correnziale di numerose intese attraverso le quali, all’esito di scambi di in-
formazioni, si determinava – secondo l’Autorità Antitrust – di fatto l’appli-
cazione di tariffe e condizioni di contratto uguali per tutte le imprese.
La tesi delle imprese, suffragata dall’IVASS, e sostanzialmente accettata
in molti casi dalla giurisprudenza amministrativa, si basa sulle particolari
modalità di gestione dell’attività assicurativa e sull’applicazione del Rego-
lamento CEE 21 dicembre 1992, n. 3932 il quale fa salvi gli accordi tra im-
prese di assicurazione che abbiano per oggetto la cooperazione nella fissa-
zione di tariffe e condizioni generali di contratto.
106 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 107

CAPITOLO V
LE MISURE DI SALVAGUARDIA, RISANAMENTO
E LIQUIDAZIONE

SOMMARIO: 1. Le misure di salvaguardia: i piani di risanamento e di finanziamento


a breve. – 2. Le misure di risanamento: il commissario per il compimento di singoli
atti. – 3. Le misure di risanamento: l’amministrazione straordinaria. – 4. Le misure di
risanamento: il commissario per la gestione provvisoria. – 5. La liquidazione ordinaria
(o volontaria). – 6. La liquidazione coatta amministrativa. – 7. Le misure di risana-
mento e liquidazione dell’ultima società controllante italiana.

§ 1. Le misure di salvaguardia: i piani di risanamento e di finanziamen-


to a breve

Nel caso di violazione delle norme che disciplinano le riserve tecniche,


il requisito patrimoniale di solvibilità e il requisito patrimoniale minimo la
legge appresta delle procedure cautelari e di risanamento, definite «misure
di salvaguardia», a tutela della massa degli assicurati (art. 220-decies ss. c.a.).
Riserve tecniche inadeguate o insufficienti costituiscono infatti un grave
pericolo per la solvibilità dell’impresa, così come fondi propri insufficienti
per coprire il requisito patrimoniale di solvibilità ed il requisito patrimoniale
minimo sono, come detto, indice di una crisi patrimoniale anche grave.
Il primo obbligo cui sono tenute le imprese di assicurazione e riassicu-
razione è quello di dotarsi «di procedure per individuare il deterioramento
delle proprie condizioni finanziarie» e di comunicare «immediatamente al-
l’IVASS il deterioramento individuato» (art. 220-decies c.a.).

A) La violazione delle norme sulle riserve tecniche o sulle attività a coper-


tura.
L’art. 221 stabilisce che, in caso di violazione delle norme in tema di ri-
serve tecniche o sulle attività a copertura delle medesime, l’IVASS invita
108 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

l’impresa a conformarsi a tali disposizione, assegnando a tal fine un termi-


ne congruo.
In via cautelare può vietare all’impresa di compiere atti di disposizione
sui beni di sua proprietà. Se si tratta di beni localizzati in altro Stato mem-
bro, può chiedere all’organo di controllo di quello Stato analogo provve-
dimento. Si tratta evidentemente di un provvedimento teso ad evitare che
l’impresa comprometta ulteriormente la sua situazione patrimoniale.
Se entro il termine assegnato l’impresa non si adegua all’invito a confor-
marsi alle disposizioni di legge, l’IVASS può:
– nominare un «commissario per il compimento di singoli atti» (infra, § 2)
con il compito di eliminare le violazioni riscontrate;
– vietare l’assunzione di nuovi affari, con le conseguenze, in caso di viola-
zione del divieto, previste dall’art. 167 c.a. (nullità dei contratti, che può essere
fatta valere solo dall’assicurato o dal contraente, con obbligo di restituzione
del premio). Il divieto di assunzione di nuovi affari è comunicato alle autorità
di vigilanza degli Stati ove l’impresa opera ed è pubblicato sul Bollettino. Il
provvedimento ha la durata massima di sei mesi: se entro questo lasso di tem-
po l’impresa si è adeguata, il provvedimento è revocato, altrimenti si procede
con la messa in liquidazione coatta;
– disporre vincolo sugli attivi posti a copertura delle riserve tecniche. Il
vincolo, se si tratta di immobili, è posto dall’IVASS con ordine, al conservatore
dei registri immobiliari, di iscrizione di ipoteca a favore dei crediti di assicura-
zione; se si tratta di altri beni, si adottano le forme previste dalla legge (ad
esempio, in caso di azioni di società, con annotazione del pegno sul libro soci)
(art. 224 c.a.).

B) La violazione delle norme sul requisito patrimoniale di solvibilità e sul


requisito patrimoniale minimo. Il piano di risanamento e il piano di finanzia-
mento a breve termine.
L’art. 222 c.a. stabilisce che «L’impresa di assicurazione o di riassicura-
zione informa immediatamente l’IVASS non appena rileva che il Requisito
Patrimoniale di Solvibilità non è più rispettato o quando vi è il rischio che
non sia rispettato nei successivi tre mesi». In questo caso, entro due mesi
dalla rilevazione o d’ufficio su richiesta dell’IVASS, l’impresa deve presen-
tare un «piano di risanamento».
In casi eccezionali di crisi del settore, attestati dall’AEAP, l’IVASS può
concedere una proroga sino a 7 anni.
Il provvedimento è chiaramente inteso a ristabilire le basi patrimoniali
necessarie e, pertanto, può prevedere anche interventi non a breve termine
(ad esempio un piano di ristrutturazione aziendale che preveda una raziona-
lizzazione delle risorse, dismissioni, riduzione del personale, ecc.).
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 109

L’IVASS, se ritiene che la situazione finanziaria dell’impresa rischi di


subire ulteriori deterioramenti, può disporre, in via cautelare, il divieto
del compimento di atti di disposizione sui beni di proprietà dell’impresa.
Può altresì disporre vincolo sugli attivi posti a copertura delle riserve
tecniche.
Ugualmente, le imprese di assicurazione e di riassicurazione devono in-
formare immediatamente l’IVASS qualora rilevino che il requisito patri-
moniale minimo non è più rispettato o quando vi è il rischio che non sia
rispettato nei successivi tre mesi (art. 222-bis c.a.). Entro un mese dalla ri-
levazione dell’inosservanza o su richiesta dell’IVASS, l’impresa deve pre-
sentare un «piano di finanziamento a breve termine» per riportare, entro
tre mesi da tale rilevazione, i fondi propri di base almeno al livello del Re-
quisito Patrimoniale Minimo.
Anche in questo caso l’IVASS può disporre, in via cautelare, il divieto
del compimento di atti di disposizione sui beni di proprietà dell’impresa.
Può altresì disporre vincolo sugli attivi posti a copertura delle riserve tec-
niche.
Il contenuto sia del piano di risanamento che di finanziamento a breve è
determinato dal Regolamento IVASS (art. 223-ter c.a.). Entrambi sono sog-
getti ad approvazione da parte dell’Istituto di vigilanza che ne controlla al-
tresì l’attuazione.
La mancata attuazione dei piani comporta, come visto, la revoca del-
l’autorizzazione (art. 242, comma 1, lett. d, c.a.).
Ulteriori misure possono essere adottate dall’IVASS qualora, nonostan-
te la presentazione dei piani, se la solvibilità dell’impresa continua a dete-
riorarsi (art. 223-bis c.a.).

C) Misure di salvaguardia in caso di revoca parziale dell’autorizzazione.


Come visto (supra, Cap. III, § 12) la revoca dell’autorizzazione può ri-
guardare anche solo uno o alcuni rami e, pertanto, l’impresa può continua-
re ad operare con i rimanenti rami non oggetto di revoca. Tuttavia, in que-
sto caso, si pone il problema di tutelare gli assicurati, e gli altri aventi dirit-
to alle prestazioni assicurative, con riferimento ai contratti relativi ai rami
oggetto di revoca.
Anche in questa circostanza l’IVASS può disporre, in via cautelare, il
divieto del compimento di atti di disposizione sui beni di proprietà dell’im-
presa (qualora non sia già stato adottato). Può altresì disporre vincolo sugli
attivi posti a copertura delle riserve tecniche. Entrambi i provvedimenti
sono adottati con le stesse modalità previste per il caso di insufficienza del-
le riserve tecniche (art. 225 c.a.).
110 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

D) Misure di salvaguardia applicate ad imprese estere.


Su richiesta dell’autorità di controllo di uno Stato membro, l’IVASS può
adottare misure di salvaguardia nei confronti di imprese, con sede legale in
tale Stato, che operano in Italia in regime di stabilimento o di prestazione
di servizi.
In particolare può vietare il compimento di atti di disposizione sui beni di
proprietà dell’impresa situati in Italia, così come può disporre vincolo sugli attivi
posti a copertura delle riserve tecniche. Gli stessi provvedimenti possono essere
adottati autonomamente dall’Istituto nei confronti di imprese con sede in Stati
terzi per irregolarità compiute dalla sede secondaria in Italia (art. 226 c.a.).

E) Misure di salvaguardia in caso di mancato rispetto del requisito di sol-


vibilità di gruppo.
Medesima disciplina è prevista per il gruppo assicurativo, con la preci-
sazione che la norma impone le comunicazioni e l’elaborazione del piano
di risanamento all’ultima società controllante italiana (art. 227 c.a.).

§ 2. Le misure di risanamento: il commissario per il compimento di


singoli atti

Come visto, l’IVASS, non solo ha poteri ispettivi in senso stretto, po-
tendo chiedere ogni dato e notizia e addirittura disporre ispezioni, ma può
esercitare una vera e propria ingerenza nella gestione dell’impresa attraver-
so la possibilità di convocazione degli organi sociali.
Naturalmente l’impresa potrebbe, nonostante gli inviti, non ottempera-
re agli ordini dell’Istituto di vigilanza, e le sanzioni penali (art. 306 c.a.) e
pecuniarie, pur costituendo un forte deterrente, non valgono ad attuare ciò
che gli organi sociali rifiutano od omettono di attuare.
La legge prevede pertanto, nel caso di gravi violazioni di legge o rego-
lamentari, la possibilità di sostituire gli organi sociali con un «commissa-
rio» al fine di compiere l’atto (o gli atti) necessari per conformare a legge la
gestione dell’impresa (art. 229 c.a.).
In questo caso il commissario, preposto al compimento di uno o più atti
determinati, non si sostituisce interamente nelle funzioni agli organi ge-
stionali, che pertanto restano nel pieno possesso dei loro poteri, ma sola-
mente nello svolgimento dell’atto (o degli atti) per il quale l’impresa si è
resa inadempiente (ad es. omessa comunicazione di operazioni finanziarie
poste in essere dall’impresa).
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 111

La nomina del commissario, al quale ovviamente spetta ogni potere coer-


citivo idoneo ad assolvere la propria funzione, è di competenza dell’IVASS
e può essere disposta qualora l’impresa non si adegui nel termine stabilito
a rimuovere l’inosservanza.
Si tratta di misura non frequente, posto che difficilmente i rappresen-
tanti dell’impresa si renderanno inadempienti agli inviti impartiti dall’Isti-
tuto, con il rischio di incorrere nelle gravi sanzioni previste dalla legge.
Ciononostante la procedura costituisce il logico completamento del si-
stema di intervento previsto dalla legge al fine di attuare la vigilanza de-
mandata all’Istituto di vigilanza.

§ 3. Le misure di risanamento: l’amministrazione straordinaria

Nei casi più gravi di violazioni di legge o di gravi irregolarità nell’am-


ministrazione dell’impresa la legge (artt. 231-237 c.a.) prevede la sostitu-
zione degli organi sociali dell’impresa con uno o più commissari di nomina
IVASS.
Si tratta di vera e propria procedura di amministrazione straordinaria,
posto che l’organo gestionale (consiglio di amministrazione o consiglio di
gestione) e quello di controllo (collegio sindacale, consiglio di sorveglianza
o comitato per il controllo sulla gestione) vengono revocati d’imperio con
provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico, e sostituiti con
commissari di nomina IVASS; la stessa assemblea dei soci viene sospesa di
ogni funzione, così «espropriando» i soci di ogni potere gestionale.
Naturalmente il rilievo economico-sociale che riveste una corretta gestio-
ne dell’impresa assicurativa costituisce una valida giustificazione alla pro-
cedura.
Il presupposto per l’attivazione della procedura è costituito, come det-
to, da una serie di circostanze di carattere gestionale particolarmente gravi:
a) gravi irregolarità nell’amministrazione dell’impresa. La formula è ana-
loga a quella prevista dall’art. 2409 c.c. in materia societaria, della quale
assorbe la funzione in ambito assicurativo, posto che il citato art. 2409
c.c. non è applicabile alle imprese di assicurazione (art. 238, comma 2,
c.a.). Peraltro i presupposti sono sostanzialmente gli stessi, e riguardano
inadempienze o atti contrari alla legge da parte degli organi amministra-
tivi (mancata o irregolare tenuta della contabilità, atti illegittimi di utiliz-
zazione del patrimonio sociale, mancata reiterata convocazione dell’assem-
112 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

blea, occultamento di perdite o distrazione di utili, ecc.) a cui normal-


mente si aggiunge una omissione di controllo da parte dell’organo di vigi-
lanza;
b) gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative e statuta-
rie che regolano l’attività dell’impresa. Nell’ambito della fattispecie i fatti
più rilevanti possono riguardare: la mancata osservanza delle norme relati-
ve alle comunicazioni all’autorità di vigilanza, lo svolgimento di operazioni
finanziarie vietate dalla legge, il compimento di atti estranei all’oggetto so-
ciale, ecc.;
c) la previsione di gravi perdite patrimoniali. È questa una ipotesi che
rende la procedura diretta, piuttosto che al ripristino della regolarità ge-
stionale, ad evitare che la situazione deficitaria dell’impresa degeneri in
insolvenza. Si tratta pertanto di un caso in cui l’amministrazione straor-
dinaria assume la veste che è tipica, per le altre imprese industriali, del
concordato preventivo o dell’amministrazione straordinaria delle grandi
imprese, e cioè una vera e propria procedura di risanamento economico-
finanziario.
Il provvedimento di revoca degli organi amministrativi e di controllo as-
sume la forma di decreto ed è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e sul Bol-
lettino.
Tuttavia l’avvio della procedura può essere richiesto all’Istituto di vigi-
lanza dagli stessi organi amministrativi o con deliberazione dell’assemblea
straordinaria.
La competenza alla nomina di uno o più commissari straordinari (che
devono essere in possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità pre-
visti per gli organi sociali) è invece dell’IVASS, cui compete anche la no-
mina di un comitato di sorveglianza (composto da un presidente e da 2 a
4 membri) in sostituzione del collegio sindacale. Al medesimo Istituto spetta
anche il potere di revoca e sostituzione di commissari e membri del comita-
to di sorveglianza.

Le funzioni dell’assemblea dei soci sono, come detto, sospese; tuttavia i com-
missari possono convocarla, previa autorizzazione dell’IVASS, qualora lo ri-
tengano necessario.
I commissari si insediano prendendo in consegna l’azienda dagli organi di-
sciolti e, se il bilancio dell’esercizio precedente l’insediamento non risulta appro-
vato, depositano presso il registro delle imprese una relazione sulla situazione
patrimoniale ed economica redatta sulla base delle informazioni disponibili.
I commissari assumono tutti i poteri gestionali che in precedenza spettava-
no all’organo amministrativo e si devono operare per ricondurre l’impresa ad
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 113

una corretta gestione amministrativa e finanziaria. Devono attenersi alle diret-


tive impartite dall’IVASS, e possono, ottenuta l’autorizzazione dall’IVASS, pre-
vio parere del comitato di sorveglianza, attuare piani di risanamento attraverso
la cessione di portafoglio, cessione di azienda o di rami d’azienda o di parteci-
pazioni. Ad essi spetta altresì promuovere l’azione di responsabilità nei con-
fronti dei membri dei disciolti organi sociali, previa autorizzazione dell’IVASS
e parere del comitato di sorveglianza.
Se sono nominati più commissari, essi deliberano a maggioranza.
La procedura ha la durata di un anno e può essere prorogata, con provvedi-
mento ministeriale su proposta dell’IVASS, sino ad un massimo di dodici mesi.
Al termine della procedura i commissari e il comitato di sorveglianza redi-
gono separati rapporti sull’attività svolta e li trasmettono all’Istituto. Poiché l’e-
sercizio sociale è prorogato sino al termine della procedura, i commissari de-
vono redigere, entro quattro mesi dalla chiusura, un progetto di bilancio da pre-
sentare all’Istituto medesimo per l’approvazione.
La chiusura della amministrazione straordinaria è dichiarata con decreto
ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e sul Bollettino.

Se i commissari sono riusciti a ricondurre l’impresa ad una situazione di


regolare gestione, provvederanno alla convocazione dell’assemblea per la
nomina dei nuovi organi sociali.
Nel caso in cui la situazione di dissesto sia irreversibile, provvederanno
a proporre la messa in liquidazione coatta amministrativa dell’impresa.
Come detto, alle imprese di assicurazione non si applica l’art. 2409 c.c.;
tuttavia i soggetti che sarebbero legittimati a proporre la denuncia al tri-
bunale possono proporla all’IVASS.
L’amministrazione straordinaria è efficace anche nei confronti di sedi
secondarie situate in Stati membri (art. 232 c.a.) e può essere disposta an-
che a carico della sede italiana di impresa con sede in uno Stato terzo (art.
239 c.a.).

§ 4. Le misure di risanamento: il commissario per la gestione provvisoria

La legge prevede anche una anticipazione dell’amministrazione straor-


dinaria, quando ricorrono i presupposti per l’applicazione della procedura,
ma sussistano anche ragioni di «assoluta urgenza» (art. 230 c.a.). Pertanto
l’IVASS può nominare uno o più commissari che assumono la gestione del-
l’impresa («commissari per la gestione provvisoria»), in sostituzione degli
organi amministrativi e di controllo che vengono sospesi dalle funzioni.
114 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Questa gestione non può avere durata superiore a due mesi ed è svolta
sotto la vigilanza dell’IVASS. Alla gestione provvisoria può conseguire la
procedura di amministrazione straordinaria con sostituzione dei commis-
sari provvisori con quelli nominati per quest’ultima procedura.

§ 5. La liquidazione ordinaria (o volontaria)

La liquidazione ordinaria (o volontaria) dell’impresa è evento estre-


mamente infrequente, posto che essa consegue ad una causa di sciogli-
mento, a sua volta evento non certo frequente nella prassi. Tuttavia, co-
me visto, se si verifica una causa di scioglimento della società, l’IVASS,
nel dichiarare la decadenza dell’autorizzazione (o con provvedimento suc-
cessivo), può approvare la nomina dei liquidatori deliberata dalla società
(art. 241 c.a.).
I liquidatori devono essere in possesso dei requisiti di onorabilità e pro-
fessionalità prescritti dal regolamento ministeriale.
La liquidazione segue la disciplina generale dettata dal Codice Civile
agli art. 2448 ss., salve le norme in materia di riserve tecniche e di attività a
copertura che continuano ad essere applicate. La liquidazione si svolge sot-
to la vigilanza dell’IVASS.
Le norme sulla liquidazione ordinaria si applicano anche alla sede se-
condaria di impresa con sede principale in uno Stato terzo.

§ 6. La liquidazione coatta amministrativa

Ben diverso è il caso della liquidazione coatta amministrativa, che segue


ad un provvedimento dell’autorità di controllo in caso di gravi disfunzioni
organizzative o patrimoniali dell’impresa, ovvero in caso di accertamento
giudiziale dello stato di insolvenza, e non già ad una libera determinazione
della società.
La liquidazione coatta amministrativa è una procedura concorsuale di-
sciplinata in via generale dal Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza
agli art. 293ss. Essa è prevista in sostituzione della liquidazione giudiziale
in tutti quei casi, come appunto in campo assicurativo, nei quali l’attività del-
l’impresa coinvolge interessi socialmente rilevanti (così anche nel caso delle
banche, degli intermediari finanziari, ecc.).
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 115

La liquidazione coatta amministrativa non esclude la liquidazione giu-


diziale e le altre procedure concorsuali se ciò non è espressamente previsto
dalla legge (art. 295 c.c.i.). Questo è proprio il caso delle imprese di assicu-
razione per le quali sono escluse sia la liquidazione giudiziale, sia il concor-
dato preventivo (art. 245, comma 7, c.a.). È invece espressamente prevista
la possibilità di presentare domanda di concordato in corso di procedura
(art. 262 ss. c.a.).
Tuttavia il Codice delle Assicurazioni ed il Regolamento 17 dicembre
2013, n. 4 dettano una disciplina compiuta della liquidazione coatta am-
ministrativa delle imprese di assicurazione e, pertanto, le norme generali
dettate dal Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza sono applicabili
alle imprese di assicurazione solo in via sussidiaria, e cioè se non vi è e-
spressa previsione nel Codice o nei regolamenti e se compatibili con le nor-
me del Codice stesso (art. 245, comma 7, c.a.).
La liquidazione coatta amministrativa è avviata con decreto del Ministe-
ro dello Sviluppo Economico, su proposta dell’IVASS; con lo stesso prov-
vedimento viene revocata l’autorizzazione per tutti i rami esercitati dall’im-
presa.
Il presupposto è l’accertamento di irregolarità amministrative o la viola-
zione di disposizioni legislative, amministrative e statutarie ovvero previ-
sione di perdite che si presentino di «eccezionale gravità» (art. 245, com-
ma 1, c.a.). Pertanto la procedura può essere iniziata anche se l’impresa è
già in amministrazione straordinaria o in liquidazione ordinaria.
Come detto però la procedura può anche conseguire la dichiarazione di
insolvenza da parte del tribunale ove l’impresa ha la sede, su domanda dei
creditori, del pubblico ministero o d’ufficio, sentito l’IVASS (art. 248 c.a.).
In questo caso il provvedimento ministeriale di messa in liquidazione coat-
ta amministrativa diviene atto dovuto.
Va rilevato che, per le imprese di assicurazione, lo stato di insolvenza è
accertato, non solo se ricorrono i presupposti di cui all’art. 2, lett. b), c.c.i.,
ma anche nel caso di «notevole, evidente e non transitoria insufficienza
delle attività patrimoniali necessarie per far fronte agli impegni relativi ai
crediti di assicurazione» (art. 248, comma 3, c.a.).
La proposta all’IVASS di sottoposizione dell’impresa a liquidazione coat-
ta può provenire anche dall’organo amministrativo della società, da una
deliberazione dell’assemblea straordinaria, dai commissari straordinari o
dai liquidatori. Tuttavia in caso di insolvenza tale richiesta diviene obbliga-
toria.
Dalla data di emanazione del decreto cessano tutte le funzioni degli or-
gani sociali.
116 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Gli organi della procedura sono (art. 246 c.a.):


A) l’ISVAP, che svolge funzioni di vigilanza sulla procedura.
In particolare l’Istituto di vigilanza autorizza una serie di atti dei liquidatori,
di cui i più importanti sono elencati nell’art. 5 Regol. Sono inoltre soggetti ad au-
torizzazione gli atti di straordinaria amministrazione di cui all’art. 16 Regol.), le
vendite di immobili (artt. 12-13 Regol.), di titoli e quote di società controllate
(art. 14 Regol.), di beni mobili in blocco o di valore superiore ad Euro 50.000,00
(art. 15 Regol.), le transazioni di valore superiore ad Euro 50.000,00 (art. 18 Re-
gol.), cancellazione, restrizione e riduzioni di ipoteche (art. 19 Regol.).
B) I commissari liquidatori (1 o più).
Stabilisce l’art. 4 Regol. che «nello svolgimento delle operazioni della liqui-
dazione il commissario liquidatore si attiene a criteri di economicità della ge-
stione, valuta il rapporto costi-benefici delle operazioni, provvede agli adempi-
menti e persegue le finalità della procedura con la necessaria sollecitudine, an-
che avuto riguardo alla durata del suo incarico». Ciò vuol dire che la procedu-
ra deve essere condotta in modo da realizzare il migliore risultato possibile a
vantaggio dei creditori, sia sotto il profilo del contenimento dei costi della pro-
cedura stessa che dei tempi di chiusura che devono essere per quanto possibile
solleciti.
Al commissario compete la gestione delle disponibilità finanziarie della
procedura, delle operazioni di liquidazione dell’attivo (vendita di beni, realiz-
zazione dei crediti), molte delle quali soggette ad autorizzazione da parte del-
l’IVASS (art. 5 Regol. n. 4/2013), l’accertamento del passivo e la ripartizione
dell’attivo. Ogni semestre deve predisporre un’informativa ai creditori aggior-
nandoli sull’andamento della procedure (artt. 23-24 Regol.). Deve inoltre tri-
mestralmente comunicare all’Istituto di vigilanza, dopo averlo preventivamen-
te sottoposto al comitato di sorveglianza, l’elenco analitico delle spese della li-
quidazione, comprese le uscite per pagamenti di acconti e riparti ai creditori,
sostenute in ciascun trimestre nonché degli incassi effettuati nel trimestre me-
desimo (art. 10 Regol.).
C) Il comitato di sorveglianza (da tre a cinque componenti).
Stabilisce l’art. 20 Regol. n. 4/2013: «al comitato di sorveglianza spetta il
compito di controllare il regolare e celere corso della liquidazione e la rispon-
denza delle operazioni compiute dal commissario liquidatore alle finalità per-
seguite e alle prescrizioni dell’IVASS, esercitando poteri di controllo attivo e
costante sugli atti della gestione commissariale, in particolare su quelli di natu-
ra patrimoniale, ed esprimendo un giudizio sulla legittimità, opportunità e con-
venienza degli atti stessi, nonché sull’adeguatezza delle procedure amministra-
tive attuate dal commissario liquidatore». Si tratta pertanto di un organo di con-
trollo, che si aggiunge all’Istituto nella sorveglianza della procedura, con fun-
zioni consultive. Gli atti sui quali il comitato di sorveglianza deve esprimere il
parere sono elencati nell’art. 20 Regol. n. 4/2013. Il comitato deve riunirsi al-
meno una volta ogni tre mesi e deve segnalare senza indugio all’IVASS le situa-
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 117

zioni di irregolarità nella gestione liquidatoria che dovesse riscontrare nell’e-


sercizio delle sue funzioni, nonché gli ostacoli o impedimenti al celere anda-
mento delle operazioni e le disfunzioni o inadeguatezze delle procedure poste
in essere dal commissario liquidatore (artt. 21 e 22 Regol. n. 4/2013).
Sia i commissari liquidatori che i componenti del comitato di sorveglianza
devono essere in possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità prescritti
rispettivamente per gli organi amministrativi e di controllo, sono nominati dal-
l’IVASS e durano in carica un triennio, ma possono essere rinnovati senza limi-
ti di tempo.
Il decreto di ammissione alla procedura e quello di nomina degli organi so-
no pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e, per estratto, sulla Gazzetta Ufficiale
dell’U.E. e sul Bollettino (art. 247).

La dichiarazione di insolvenza può essere pronunciata dal tribunale an-


che qualora l’impresa sia già sottoposta a liquidazione coatta, su richiesta
dei commissari liquidatori, del pubblico ministero o d’ufficio, ovvero, qua-
lora sia già in amministrazione straordinaria, su istanza dei commissari straor-
dinari (art. 248 c.a.). In ogni caso deve essere preventivamente sentito l’Isti-
tuto di vigilanza.
L’inizio della procedura produce i medesimi effetti tipici della liquidazione
giudiziale: non possono essere iniziate né proseguite azioni di qualunque tipo
(di cognizione, esecutive o cautelari) nei confronti dell’impresa; si apre il con-
corso dei creditori e, pertanto, ogni credito deve essere accertato con la proce-
dura di cui all’art. 252 c.a. Per i contratti di assicurazione in corso stipulati dal-
l’impresa posta in liquidazione coatta amministrativa è prevista una disciplina
speciale (art. 169 c.a.); essi infatti continuano a coprire i rischi assunti per un
periodo di 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale
(salvo quelli di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile per la cir-
colazione dei veicoli e dei natanti, i quali continuano a coprire i rischi fino alla
scadenza del contratto o del periodo per il quale è stato pagato il premio). Tut-
tavia gli assicurati possono sin da quest’ultima data esercitare il recesso (con
raccomandata a.r.), il quale ha effetto dal giorno successivo al ricevimento da
parte degli organi della liquidazione.
La fase di accertamento del passivo funziona secondo regole specifiche (art.
252 c.a.).
Entro 60 giorni dalla nomina i commissari liquidatori devono comunicare a
tutti i creditori (anche residenti o con sede in altro Stato membro) l’ammonta-
re del credito risultante dalle scritture contabili.
Entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazioni i creditori possono
contestare la quantificazione del credito allegando la documentazione necessa-
ria. I creditori che non siano stati avvisati dai commissari, possono chiedere il
riconoscimento dei propri crediti entro 90 giorni dalla pubblicazione, sulla
118 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Gazzetta Ufficiale, del decreto di apertura della procedura. Per i creditori re-
sidenti o con sede all’estero i termini sono raddoppiati.
Entro 90 giorni dall’inizio della procedura, e comunque non oltre i 90 giorni
successivi, i commissari presentano all’IVASS l’elenco dei creditori ammessi, di
quelli esclusi e di quelli con diritto di privilegio; contemporaneamente l’elenco
deve essere depositato presso il tribunale affinché ogni avente diritto possa pren-
derne visione. Del deposito è dato avviso con pubblicazione sul Bollettino, salvo
che per i creditori esclusi ai quali deve essere inviata apposita comunicazione.
Con il deposito e la pubblicazione lo stato passivo, e cioè l’elenco dei credi-
tori, diviene esecutivo e vi si può dare esecuzione.
Entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione i creditori esclusi o
ammessi con riserva possono proporre «opposizione allo stato passivo» dinanzi
al tribunale ove l’impresa ha sede (art. 254 c.a.). La decisione sulla opposizione
può essere impugnata dinanzi alla corte di appello.
Dopo il deposito dello stato passivo, e sino a quando non sono esaurite le
operazioni di liquidazione dell’attivo, i creditori che non hanno ricevuto la co-
municazione possono chiedere l’«ammissione tardiva» al tribunale.

Come detto ai commissari liquidatori compete la «liquidazione dell’at-


tivo», i cui atti più rilevanti sono soggetti ad approvazione da parte del-
l’IVASS previo parere del comitato di sorveglianza. Entro il 30 novembre
di ogni anno il commissario liquidatore comunica all’IVASS il «programma
di attività» da realizzare nel corso dell’anno successivo, che includa le azio-
ni di recupero crediti da intraprendere e l’elenco dei beni per i quali non
ritiene possibile l’alienazione, motivandone adeguatamente le ragioni. Il
programma di attività è corredato dal parere motivato del comitato di sor-
veglianza (art. 11 Regol. n. 4/2013). Nell’ambito della procedura si posso-
no cedere in blocco attività e passività, alienare l’azienda o suoi rami, tra-
sferire il portafoglio nella sua totalità o per singoli rami, senza che ciò co-
stituisca causa di scioglimento dei contratti (art. 257 c.a.).
Gli attivi a copertura delle riserve tecniche sono riservati in via prioritaria al
soddisfacimento delle obbligazioni derivanti dai contratti ai quali si riferiscono
(art. 258 c.a.).
Per i contratti di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile per la
circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, se gli attivi non sono sufficienti,
si può fare ricorso al «Fondo di garanzia per le vittime della strada» (infra,
Parte II, Cap. XII, § 6) (art. 258, comma 5).

Terminate le operazioni di liquidazione dell’attivo i commissari liquida-


tori procedono alla «ripartizione dell’attivo» a favore dei creditori.
Prima dell’ultimo riparto, i commissari sottopongono all’IVASS, ai fini
del deposito in tribunale, il bilancio finale di liquidazione, il rendiconto fi-
Le misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione 119

nanziario e l’ultimo progetto di riparto con una loro relazione ed una rela-
zione del comitato di sorveglianza (art. 261 c.a.).
In ogni fase della procedura i commissari o l’impresa stessa possono es-
sere autorizzati dall’IVASS a presentare al tribunale una proposta di «con-
cordato» (artt. 262 c.a. e 25 Regol. n. 4/2013).
La proposta deve contenere l’indicazione della percentuale offerta ai credi-
tori non forniti di privilegio (c.d. chirografari), l’impegno al pagamento inte-
grale dei creditori muniti di privilegio, il tempo del pagamento e le eventuali
garanzie offerte.
La proposta di concordato è depositata presso la cancelleria del tribunale ed
entro 30 giorni dal deposito ogni creditore o altro interessato possono proporre
opposizione. In assenza di opposizioni il concordato diviene efficace. In caso di
opposizione, sull’ammissione al concordato decide il tribunale con sentenza.
La proposta di concordato può essere presentata, previa autorizzazione del
MSE, anche dalla CONSAP (supra, Cap. I, § 1), la quale può anche assumere la
qualità di assuntore.
Il concordato viene attuato sotto la sorveglianza dei commissari, secondo
le direttive impartite dall’IVASS e con le modalità stabilite dal Regolamento
(art. 25). Esaurito il concordato i commissari convocano l’assemblea per il
mutamento dell’oggetto sociale. L’impresa infatti è tornata in bonis ma, stan-
te la revoca dell’autorizzazione, non può esercitare attività assicurativa. In di-
fetto di modifica dell’oggetto sociale, l’impresa è cancellata dal registro delle
imprese (art. 263 c.a.).
La medesima procedura di liquidazione coatta amministrativa è applicata
alla sede secondaria in Italia di impresa con sede in Stato terzo o di impresa di
riassicurazione con sede in Stato membro o in Stato terzo (art. 264 c.a.).
Una particolare disciplina è prevista nel caso di adozione di un provvedi-
mento di risanamento o di liquidazione adottato nei confronti di un’impresa
con sede legale in altro Stato membro, al fine di mantenere sottoposti alla leg-
ge italiana alcuni rapporti giuridici sorti in Italia (rapporti di lavoro, contratti
di utilizzazione o acquisto di immobili, operazioni in mercati regolamentati, ecc.)
ovvero alcuni diritti reali (su beni mobili o immobili) che si trovano in Italia
(artt. 267-274 c.a.).

§ 7. Le misure di risanamento e liquidazione dell’ultima società con-


trollante italiana

L’ultima società controllante italiana (cfr. Cap. I, § 3) può essere posta


in amministrazione straordinaria, non solo nei casi esaminati e di cui all’art.
231 c.a., ma anche quando (art. 275 c.a.):
120 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

– risultino gravi inadempienze nell’esercizio dell’attività di direzione e


di coordinamento per l’esecuzione delle istruzioni di vigilanza impartite dal-
l’ISVAP;
– una delle società del gruppo assicurativo sia sottoposta a procedura
concorsuale o ad amministrazione giudiziale ai sensi dell’art. 2409 c.c. e da
tali provvedimenti possa risultare gravemente alterato l’equilibrio finanzia-
rio o gestionale del gruppo.

L’amministrazione straordinaria della capogruppo dura sino ad un anno,


salvo proroga sino ad ulteriori 12 mesi.
I commissari, previa autorizzazione dell’IVASS su parere del comitato di
sorveglianza, possono revocare o sostituire gli amministratori delle società del
gruppo, come pure chiedere l’accertamento dello stato di insolvenza delle me-
desime società.

Ugualmente l’ultima società controllante italiana può essere sottoposta


a liquidazione coatta amministrativa, non solo nei casi esaminati e di cui al-
l’art. 245 c.a., ma anche in caso di inadempienze di eccezionale gravità nel-
l’esercizio dell’attività di direzione e di coordinamento per l’esecuzione delle
istruzioni di vigilanza impartite dall’Istituto di vigilanza.
Qualora l’ultima società controllante italiana sia sottoposta ad ammini-
strazione straordinaria o a liquidazione coatta amministrativa, le medesime
misure possono essere adottate nei confronti delle altre società del gruppo,
qualora ne ricorrano i presupposti. Ciò vuol dire che, se una società del
gruppo – che non esercita attività assicurativa – viene assoggettata ad am-
ministrazione giudiziale ai sensi dell’art. 2409 c.c., la procedura viene con-
vertita in amministrazione straordinaria, o se viene sottoposta a fallimento
o altra procedura concorsuale, la procedura viene convertita in liquidazio-
ne coatta amministrativa (artt. 275-278 c.a.).
La distribuzione del prodotto assicurativo 121

CAPITOLO VI
LA DISTRIBUZIONE DEL PRODOTTO ASSICURATIVO

SOMMARIO: 1. I canali distributivi dei prodotti assicurativi e l’introduzione delle re-


gole MIFID II (Market in Financial Instruments Directive) e IDD (Insurance Distri-
bution Directive). – 2. L’attività di distribuzione assicurativa e riassicurativa: i sogget-
ti. – 3. (Segue) A) Gli agenti di assicurazione (subagente, coagenzia e procacciatore
d’affari). – 4. (Segue) B) I mediatori di assicurazione e riassicurazione o brokers. – 5.
(Segue) C) I produttori diretti. – 6. (Segue) D) Banche, SIM, intermediari finanziari
e Poste Italiane s.p.a. – 7. (Segue) E) Dipendenti, collaboratori, produttori ed altri
incaricati. – 8. (Segue) F) Gli intermediari assicurativi a titolo accessorio. – 9. L’ac-
cesso all’attività di intermediazione assicurativa e riassicurativa. Il registro degli in-
termediari assicurativi e riassicurativi. – 10. L’esercizio dell’attività di intermediazio-
ne assicurativa e riassicurativa. Le regole di comportamento. Il principio di adegua-
tezza. – 11. (Segue) Le regole di comportamento. I conflitti di interesse e l’obbligo
di separazione patrimoniale. – 12. (Segue) L’intermediazione attraverso tecniche di
comunicazione a distanza. – 13. L’attività di promozione e collocamento di contratti
di assicurazione a distanza. La distribuzione telefonica e mediante siti web.

§ 1. I canali distributivi dei prodotti assicurativi e l’introduzione delle


regole MIFID II (Market in Financial Instruments Directive) e IDD
(Insurance Distribution Directive)

Ai canali distributivi tradizionali, costituiti dalla rete agenziale e dai me-


diatori (o brokers) assicurativi, con l’avvento del fenomeno di integrazione
tra banche e imprese di assicurazione, si è oramai da alcuni anni affiancata
la distribuzione di prodotti assicurativi – soprattutto polizze vita e capita-
lizzazione – attraverso gli sportelli bancari. Costituendo infatti questi pro-
dotti una forma di investimento del risparmio, lo sportello bancario, che
molto spesso offre consulenza finanziaria ai propri clienti, costituisce un
naturale e capillare strumento promozionale dei prodotti assicurativi, spe-
cie di carattere finanziario.
122 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

A queste forme di distribuzione, che si basano sull’opera di intermediari,


si sono affiancati «canali distributivi operanti attraverso tecniche di comu-
nicazione a distanza», i quali sono gestiti direttamente dalle compagnie e
prescindono dal contatto diretto tra un incaricato del servizio e l’utente; in
particolare sono rappresentati dal canale telefonico e dal canale telematico
tramite internet. Questi strumenti offrono il rilevante vantaggio di consenti-
re la soppressione dei maggiori costi della distribuzione tradizionale (costi
costituiti dal pagamento delle provvigioni), ponendo in contatto diretto l’im-
presa con il consumatore. Tuttavia tali canali possono essere utilizzati anche
dagli intermediari (artt. 69 ss. Regol. IVASS 2 agosto 2018, n. 40).

Un importante mutamento nelle regole nella distribuzione assicurativa è


avvenuto con l’emanazione del nuovo testo del TUF in attuazione della di-
rettiva MIFID II e, soprattutto, con il recepimento della direttiva IDD (In-
surance Distribution Directive). Quest’ultima, in virtù dell’emanazione del
d.lgs. 21 maggio 2018, n. 68 (in attuazione della Direttiva Europea 2016/97)
entrato in vigore il 1° ottobre 2018, ha introdotto svariate tutele a favore
del cliente che si appresta a stipulare un contratto di assicurazione. In pri-
mo luogo diviene molto più incisiva la disciplina sull’adeguatezza del pro-
dotto assicurativo, soprattutto per quanto riguarda i prodotti finanziari, in
quanto il soggetto distributore deve porre in essere un’accurata profilatura
del cliente al fine di accertare che il prodotto offerto sia effettivamente
confacente ai suoi interessi, non solo al momento dell’offerta ma anche du-
rante tutta la durata del contratto.
In secondo luogo sono stati introdotti alcuni obblighi informativi. In
particolare chi distribuisce il prodotto deve informare il cliente a che titolo
propone il prodotto assicurativo, e cioè se come distributore indipendente,
consulente, o se legato da particolari rapporti con la compagnia; deve poi
mettere a conoscenza il cliente del compenso percepito, sia per importo
che per modalità.

La legge ed il Regolamento IVASS prevedono le «reti di vendita multilevel


marketing» (art. 50 Regol. n. 40/2018), le quali sono costituite da «reti distri-
butive operanti con tecniche di vendita quali il multilevel marketing, il network
marketing o affini in cui, tra l’altro, il venditore procaccia clienti che possono
diventare a loro volta venditori e percepisce una remunerazione sia sul contrat-
to direttamente venduto che sui contratti venduti dagli altri componenti la rete
che egli stesso ha arruolato» (art. 2, lett. ss), Regol. n. 40/2018).
Si tratta di una forma di distribuzione piuttosto discutibile, in quanto basa-
ta su soggetti che operano normalmente in via marginale rispetto alla propria
attività professionale o lavorativa principale e con scarsa preparazione, seppure
La distribuzione del prodotto assicurativo 123

il Regol. IVASS pone limiti alla loro operatività e prevede, in relazione ai sog-
getti che coordinano la rete, la necessità del conferimento del mandato agen-
ziale. Inoltre ogni componente la rete deve essere iscritto nella sezione C del
registro degli intermediari (cfr. infra, § 8). In pratica il sistema è basato su una
struttura piramidale in cui al vertice della piramide si trova il «venditore» che
lucra sulle provvigioni di tutti coloro che operano nel corpo della piramide, i
quali a loro volta lucrano sulle provvigioni di coloro che si trovano al di sotto
sino alla base, la quale, essendo formata da coloro che non sono riusciti a «ven-
dere» contratti resta priva di guadagno. Recentemente l’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato ha sanzionato come pratica scorretta un sito che
operava proprio sulla base di vendite di tipo piramidale.

§ 2. L’attività di distribuzione assicurativa e riassicurativa: i soggetti

In considerazione della circostanza che anche le imprese di assicurazio-


ne possono proporre prodotti assicurativi direttamente, senza l’intervento
di intermediari, attraverso i canali telefonici e telematici, la legge parla ora,
in generale, di «distribuzione» e non più solamente di «intermediazione».
Ed infatti l’art. 106 c.a. definisce l’attività di «distribuzione» assicurativa e
riassicurativa come l’attività consistente «nel proporre prodotti assicurativi
e riassicurativi o nel prestare assistenza e consulenza o compiere altri atti
preparatori relativi alla conclusione di tali contratti o nella conclusione di
tali contratti, ovvero nella collaborazione alla gestione o all’esecuzione, se-
gnatamente in caso di sinistri, dei contratti stipulati». Rientra nell’attività
di distribuzione assicurativa «la fornitura, tramite un sito internet o altri
mezzi, di informazioni, relativamente a uno o più contratti di assicurazio-
ne, anche confrontati o ordinati, sulla base di criteri eventualmente scelti
dal cliente, in termini di premi ed eventuali sconti applicati o di ulteriori
caratteristiche del contratto, se il cliente è in grado di concludere diretta-
mente o indirettamente lo stesso».
Sono esclusi dalla definizione e, pertanto, dalla relativa disciplina (art.
107 c.a.):
– le attività di sola informazione fornite a titolo accessorio nel contesto
di un’altra attività professionale; è il caso dei prodotti che vengono propo-
sti agli sportelli bancari da soggetti che non sono abilitati all’attività di in-
termediazione assicurativa;
– la gestione di sinistri per conto di un’impresa di assicurazioni (è il ca-
so dei professionisti incaricati di liquidare i sinistri);
124 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

– la mera fornitura di dati e informazioni su potenziali assicurati a inter-


mediari assicurativi o riassicurativi, o a imprese di assicurazione o di riassi-
curazione;
– la mera fornitura a potenziali assicurati di informazioni su prodotti as-
sicurativi o riassicurativi, su un intermediario assicurativo o riassicurativo,
su un’impresa di assicurazione o riassicurazione;
– a particolari condizioni è esclusa anche l’attività di distribuzione assi-
curativa esercitata da intermediari assicurativi a titolo accessorio (cfr. infra,
par. 8).
L’attività di distribuzione può essere esercitata direttamente dalle im-
prese di assicurazione e riassicurazione, anche attraverso i propri dipen-
denti, oppure dagli intermediari professionali (agenti, brokers, banche, SIM,
intermediari finanziari, Poste Italiane) e, limitatamente ad alcune opera-
zioni, da intermediari non professionali (intermediari assicurativi a titolo
accessorio).
La prima formula (esercizio dell’attività di distribuzione da parte delle
imprese) è oggi una delle formule maggiormente utilizzate, in quanto sfrut-
ta i canali informatici, e cioè gli appositi siti web apprestati dalle compa-
gnie.
L’attività di distribuzione assicurativa può essere altresì svolta da sog-
getti aventi residenza o sede legale in altro Stato dell’Unione Europea in
regime di stabilimento o di libera prestazione di servizi (artt. 108, comma
3, e 116, c.a.).

§ 3. (Segue) A) Gli agenti di assicurazione (subagente, coagenzia e pro-


cacciatore d’affari)

Gli agenti di assicurazione sono iscritti nella sezione A del registro degli
intermediari assicurativi (infra, § 9).
La disciplina cui sono soggetti gli agenti di assicurazione non è riscon-
trabile solamente nel codice delle assicurazioni e nel Regolamento IVASS 2
agosto 2018, n. 40, ma va integrata con quella codicistica e convenzionale.
L’attività agenziale nasce infatti da un contratto di agenzia stipulato
tra l’agente e l’impresa preponente. Il contratto di agenzia è disciplinato
in via generale dagli art. 1742 ss. c.c., in quanto non espressamente dero-
gati da norme di legge o dagli usi e in quanto siano compatibili con la na-
La distribuzione del prodotto assicurativo 125

tura dell’attività assicurativa (art. 1753 c.c.), e, specificamente, dall’art.


1903 c.c.
Ulteriore disciplina specifica, di carattere non legislativo, si rinviene poi
negli accordi collettivi nazionali di categoria (ACN) (limitatamente agli agen-
ti iscritti alle categorie che hanno sottoscritto l’accordo). L’ultimo, in ordi-
ne temporale, è quello in data 23 dicembre 2003.
L’agente di assicurazione può dunque definirsi colui che assume stabil-
mente l’incarico di proporre, per conto di un’impresa di assicurazione, verso
retribuzione, prodotti assicurativi o riassicurativi promuovendo la conclu-
sione dei relativi contratti in una zona determinata (cfr. art. 1742 c.c.).
L’agente rientra tra gli ausiliari autonomi dell’imprenditore e, pertanto,
gestisce l’attività provvedendo a proprio onere ai mezzi necessari (beni
strumentali e personale dipendente) (cfr. art. 1748, ult. c.p.v., c.c.) assumen-
done altresì i relativi rischi.
Se l’attività è gestita secondo i canoni dell’art. 2082 c.c., l’agente assume
altresì la qualifica di imprenditore commerciale (art. 2195, n. 5, c.c.) ed è
ad esso applicabile la relativa disciplina (compresa naturalmente la sogge-
zione al fallimento in caso di insolvenza ricorrendo i presupposti di cui agli
artt. 1 e 5, legge fall.).
Se l’attività è svolta personalmente, senza una organizzazione imprendi-
toriale, l’agente assume la veste di lavoratore autonomo (c.d. agente para-
subordinato) e le eventuali controversie con l’impresa preponente sono de-
ferite alla competenza del giudice del lavoro (art. 409, n. 3, c.p.c.).
Non è invece agente il preposto alla c.d. «agenzia in economia», termine
con il quale si identifica una vera e propria dipendenza dell’impresa di as-
sicurazione. In questo caso il preposto è un ausiliario dipendente dell’im-
prenditore, in quanto legato da un rapporto di lavoro subordinato, seppu-
re a livello dirigenziale, e deve qualificarsi come institore, al quale si appli-
ca la relativa disciplina (art. 2203 ss. c.c.).
Come detto, oggetto del contratto è l’assunzione stabile dell’incarico di
promuovere, per conto di un’impresa di assicurazione, verso retribuzione, la
conclusione di contratti in una zona determinata (art. 1742 c.c.). Non è quin-
di necessario che l’agente provveda direttamente alla stipulazione dei contrat-
ti, essendo sufficiente che procuri all’impresa preponente nuovi contratti.
Nell’esecuzione dell’incarico l’agente deve tutelare gli interessi del pre-
ponente, attenendosi alle istruzioni ricevute e fornendo ogni notizia utile.
Di norma l’agente non risponde della regolare esecuzione dei contratti,
tuttavia in casi eccezionali può assumere la garanzia per il regolare adem-
pimento delle obbligazioni dell’assicurato (c.d. star del credere) in cambio
di una maggiorazione della provvigione (art. 1746, comma 3, c.c.).
126 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

Se l’agente si trova nell’impossibilità di eseguire l’incarico deve darne im-


mediata notizia all’impresa preponente, in difetto resta soggetto al risarci-
mento dei danni.
Nel caso invece in cui l’agente procuri danni all’assicurato, alla sua re-
sponsabilità si aggiunge quella dell’impresa preponente, la quale, a tal fine,
può chiedere all’agente la prestazione di una cauzione.
Il compenso per l’attività svolta è la «provvigione», che è dovuta dall’im-
presa preponente in ragione degli affari conclusi in virtù dell’opera dell’a-
gente. La provvigione è di norma fissata in una percentuale del premio e
può essere corrisposta in unica soluzione, anche se il contratto è plurienna-
le (provvigione precontata), o anno per anno al pagamento delle singole an-
nualità di premio (provvigione ricorrente).
Si distingue inoltre la provvigione d’acquisto, corrisposta in caso di ac-
quisizione di nuovi clienti, dalla provvigione d’incasso, corrisposta sui pre-
mi incassati, e la provvigione di rinnovo, corrisposta in caso di rinnovi con-
trattuali.
L’agente non può operare (salvo operazioni sporadiche) al di fuori della
zona stabilita. Il contratto di agenzia prevede inoltre solitamente una clau-
sola di esclusiva, che può essere pattuita a favore dell’impresa, nel senso
che l’agente non può assumere incarichi per altre imprese nella stessa zona;
oppure a favore dell’agente, nel senso che l’impresa non si può avvalere di
altri agenti per la stessa zona; oppure a favore di entrambi (art. 1743 c.c.).
Tuttavia l’esclusiva non è elemento essenziale del contratto e, pertanto, le
parti possono anche non contemplare alcuna esclusiva.
Il citato accordo collettivo del 2003 prevede quattro ipotesi: 1) esclusiva
bilaterale assoluta (art. 1743 c.c.); 2) agente in esclusiva di marchio con
esclusiva di territorio nei soli confronti di altre agenzie; 3) agente in esclu-
siva di marchio senza esclusiva di territorio; 4) agente senza esclusiva di
marchio né di territorio.
Il contratto si scioglie per decorso del termine o, in caso di contratto a
tempo indeterminato, per recesso esercitato da una delle parti, che deve es-
sere preavvisato nei termini stabiliti dall’accordo collettivo. In quest’ultimo
caso l’ACN prevede la possibilità di ricorrere ad un arbitrato irrituale.
Se il contratto è a tempo determinato, ma il rapporto prosegue oltre la
scadenza, è automaticamente trasformato in contratto a tempo indeter-
minato. Tuttavia il citato ACN prevede il solo contratto a tempo inde-
terminato.
Il contratto può inoltre sciogliersi: per morte, cancellazione dall’albo
[rectius ora: «registro degli intermediari assicurativi e riassicurativi»] inva-
lidità totale e raggiungimento del limite di età dell’agente o per giusta causa.
La distribuzione del prodotto assicurativo 127

In caso di risoluzione del rapporto, all’agente deve essere corrisposta una


indennità di risoluzione che costituisce sostanzialmente un’indennità di fine
rapporto.
Allo scioglimento del rapporto l’agente deve riconsegnare all’impresa il
portafoglio agenziale.
Le dichiarazioni che riguardano i contratti stipulati per il tramite dell’a-
gente e gli eventuali reclami possono essere indirizzati direttamente all’a-
gente. L’agente può inoltre chiedere provvedimenti cautelari e presentare
reclami nell’interesse dell’impresa preponente (art. 1745 c.c.). Si tratta di
un limitatissimo potere di rappresentanza attribuito dalla legge all’agente al
fine di semplificare i rapporti con la clientela e per agevolare l’attuazione
di misure cautelari in caso di urgenza.
All’agente può però essere attribuita dall’impresa preponente un vero e
proprio potere di rappresentanza, sostanziale e processuale, in virtù del qua-
le l’agente può stipulare contratti in nome e per conto dell’impresa e com-
piere gli atti concernenti le modificazioni e la risoluzione dei medesimi;
inoltre può agire ed essere convenuto in giudizio in relazione ai contratti
stipulati (art. 1903 c.c.).

Subagente, coagenzia e procacciatore d’affari


Il subagente è un soggetto il quale viene incaricato da un agente, verso
corrispettivo, di promuovere la conclusione di contratti nella zona assegna-
ta all’agente. Come l’agente, il subagente opera a suo onere e spese ma non
è legato da alcun rapporto giuridico con l’impresa preponente, onde la re-
sponsabilità verso quest’ultima per gli atti compiuti ricade sull’agente. Pos-
sono essere incaricati anche più subagenti per la stessa zona.
Il contratto di subagenzia è un subcontratto e, pertanto, è disciplinato
unicamente dalle norme dettate dal Codice Civile per il contratto di agen-
zia, poiché l’ACN non disciplina questa figura.
La coagenzia è invece un contratto con il quale l’impresa preponente
conferisce l’incarico agenziale a più agenti, congiuntamente e solidalmente;
tuttavia i coagenti possono anche operare disgiuntamente. Le provvigioni
sono ripartite secondo quote prestabilite o, in difetto, in parti eguali.

Figura ambigua, a metà tra l’agente ed il mediatore, è quella del «pro-


cacciatore d’affari», al quale la giurisprudenza applica per analogia la disci-
plina dell’agente. Il procacciatore si distingue dall’agente per non essere
legato da un rapporto stabile ed organico al preponente. Tuttavia, la più
recente giurisprudenza, in conformità dell’indirizzo comunitario, riconosce
128 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

validità agli atti compiuti con l’intervento dei soggetti non iscritti al registro
degli intermediari e, pertanto, anche a quelli compiuti con l’intervento di
un procacciatore d’affari.

§ 4. (Segue) B) I mediatori di assicurazione e riassicurazione o brokers

I mediatori di assicurazione sono iscritti nella sezione B del registro de-


gli intermediari assicurativi (infra, § 9).
La figura del mediatore di assicurazione e riassicurazione o broker è
completamente diversa da quella dell’agente. Essa è infatti caratterizzata dal-
la assoluta indipendenza dalle imprese di assicurazione, alle quali non de-
vono essere legati da alcun rapporto giuridico o semplice cointeressenza, e
dalla prestazione di attività di consulenza ed assistenza del contraente nella
fase del reperimento dell’impresa di assicurazione e nella formulazione del
contratto e, spesso, anche nella fase esecutiva del rapporto (riscossione del
premio, assistenza in caso di sinistro, ecc.).
Pertanto il mediatore assicurativo può definirsi come colui che esercita
professionalmente attività rivolta a mettere in diretta relazione con imprese
di assicurazione o riassicurazione, alle quali non sia vincolato da impegni
di sorta, soggetti che intendano provvedere con la sua collaborazione alla
copertura dei rischi, assistendoli nella determinazione del contenuto dei re-
lativi contratti e collaborando eventualmente alla loro gestione ed esecu-
zione (è la definizione che veniva data del mediatore di assicurazione del-
l’art. 1 dell’abrogata legge 28 novembre 1984, n. 792).
Da questa definizione emergono immediatamente i caratteri distintivi
dalla semplice mediazione di cui agli art. 1754 ss. c.c. Egli non si limita in-
fatti a mettere in relazione l’assicuratore con l’assicurando, ma assiste que-
st’ultimo anche nella fase precontrattuale, ricercando la compagnia più a-
datta ad assicurare il rischio proposto, collaborando nella formulazione del
contenuto contrattuale e, talora, anche nella fase post contrattuale, colla-
borando alla gestione ed esecuzione del contratto (incassando i premi, in-
tervenendo nella fase di liquidazione dell’indennità, ecc.).
Alla mediazione si aggiunge dunque una attività di prestazione di consu-
lenza professionale a favore dell’assicurando. A tal proposito la giurispru-
denza ha stabilito che il broker è responsabile nei confronti dell’assicurando
qualora ometta di analizzare ipotesi assicurative per lui più convenienti.
Si tratta pertanto di un rapporto che, per l’impresa di assicurazione è
semplice mediazione, ma per l’assicurando è un contratto misto che pre-
La distribuzione del prodotto assicurativo 129

senta elementi della mediazione e del contratto d’opera intellettuale (art.


2230 c.c.).
È di conseguenza naturale che il tipico campo di azione del mediatore
sia per lo più circoscritto ai grandi rischi, ovvero ad una assistenza globale
alle imprese che necessitano di una pluralità di coperture assicurative
nell’ambito della loro attività.
È altresì naturale che la necessaria posizione di indipendenza del broker
rispetto all’assicuratore determini il divieto per gli agenti di svolgere attivi-
tà di brokeraggio e viceversa.

§ 5. (Segue) C) I produttori diretti

I «produttori diretti» sono iscritti nella sezione C del registro degli in-
termediari assicurativi (infra, § 9). Si tratta di «intermediari che, anche in
via sussidiaria rispetto all’attività svolta a titolo principale, esercitano l’in-
termediazione assicurativa nei rami vita e nei rami infortuni e malattia per
conto e sotto la piena responsabilità di un’impresa di assicurazione e che
operano senza obblighi di orario o di risultato esclusivamente per l’impre-
sa medesima» (art. 2, lett. mm), Regol. n. 40/2018).
Per ottenere l’iscrizione nella sezione C del registro, i produttori diretti
devono: oltre che godere dei diritti civili, non avere riportato condanne pe-
nali e non essere stati dichiarati falliti, non essere pubblici dipendenti e a-
vere conseguito una formazione professionale adeguata ai contratti inter-
mediati ed all’attività svolta.
Come abbiamo visto, infatti, pur essendo soggetti che svolgo l’attività di
intermediazione in via sussidiaria rispetto ad altra attività lavorativa (non
presso pubbliche amministrazioni) devono però avere una qualche compe-
tenza in materia assicurativa.

§ 6. (Segue) D) Banche, SIM, intermediari finanziari e Poste Italiane


s.p.a.

Banche, SIM, intermediari finanziari e Poste Italiane s.p.a. – Divisione


Bancoposta sono iscritti nella sezione D del registro degli intermediari as-
sicurativi (infra, § 9).
La distribuzione di contratti assicurativi da parte di questi intermediari è
130 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

limitata al collocamento di contratti assicurativi standardizzati (art. 47 Re-


gol.). Per «contratti standardizzati» si intendono quei contratti assicurativi
che contengono garanzie o clausole predeterminate non modificabili da par-
te del soggetto incaricato della distribuzione (art. 2, lett. i), Regol.). La De-
libera CONSOB 15 febbraio 2018, n. 20307 di approvazione del Regola-
mento recante norme in materia di intermediazione disciplina la distribu-
zione di prodotti finanziari assicurativi da parte di SIM, imprese di investi-
mento comunitarie, banche italiane e comunitarie, intermediari finanziari
iscritti nell’elenco previsto dall’art. 106 TUB e Poste Italiane (artt. 131 ss.).

§ 7. (Segue) E) Dipendenti, collaboratori, produttori ed altri incaricati

I dipendenti, i collaboratori, i produttori e gli altri soggetti incaricati da


agenti, mediatori, Banche, SIM, intermediari finanziari e Poste Italiane che
svolgono l’attività di intermediazione assicurativa e riassicurativa al di fuori
dei locali dove l’intermediario opera, sono iscritti nella sezione E del regi-
stro degli intermediari assicurativi (infra, § 9).
Si tratta di soggetti che svolgono attività di intermediazione per contro
degli intermediari abilitati (appunto: agenti, mediatori, Banche, SIM, inter-
mediari finanziari e Poste Italiane) al di fuori dei locali dell’intermediario
stesso, con il quale non necessariamente intrattengono un rapporto di lavo-
ro subordinato. Devono, come i produttori diretti, oltre che godere dei di-
ritti civili, non avere riportato condanne penali e non essere stati dichiarati
falliti, non essere pubblici dipendenti ed essere in possesso di cognizioni e
capacità professionali adeguate all’attività svolta ed ai contratti intermedia-
ti (art. 21 Regol.).
Anche gli addetti che svolgono l’attività all’interno dei locali dell’inter-
mediario, devono essere in possesso di cognizioni e capacità professionali
adeguate all’attività svolta ed ai contratti intermediati. Tuttavia questi ul-
timi non necessitano dell’iscrizione al registro (art. 42 Regol.).

§ 8. (Segue) F) Gli intermediari assicurativi a titolo accessorio

All’attività agenziale tradizionale si aggiunge «l’attività di distribuzione


assicurativa svolta a titolo accessorio» che viene definita dal c.a. (art. 1, lett.
cc-septies) quella esercitata da «qualsiasi persona fisica o giuridica, diversa
La distribuzione del prodotto assicurativo 131

da uno dei soggetti di cui alla lett. d), comma 2, dell’art. 109 [n.b.: banche,
intermediari finanziari e Poste Italiane], che avvii o svolga a titolo oneroso
l’attività di distribuzione assicurativa a titolo accessorio, nel rispetto delle
seguenti condizioni: 1) l’attività professionale principale di tale persona fi-
sica o giuridica è diversa dalla distribuzione assicurativa; 2) la persona fisi-
ca o giuridica distribuisce soltanto determinati prodotti assicurativi, com-
plementari rispetto ad un bene o servizio; 3) i prodotti assicurativi in que-
stione non coprono il ramo vita o la responsabilità civile, a meno che tale
copertura non integri il bene o il servizio che l’intermediario fornisce nel-
l’ambito della sua attività professionale principale». In altri termini si tratta
di soggetti che svolgono attività di intermediazione assicurativa in forma
marginale e non come attività principale.

§ 9. L’accesso all’attività di intermediazione assicurativa e riassicurati-


va. Il registro degli intermediari assicurativi e riassicurativi

La legge prevede l’iscrizione obbligatoria di tutti gli intermediari in


un apposito registro (art. 109 c.a.), tenuto a cura dell’IVASS (artt. 4 ss.
Regol. n. 40/2018). Il Registro è tenuto da un «Organismo per la registra-
zione degli intermediari», sottoposto al controllo dell’IVASS (art. 108-bis
c.a.).
L’esercizio dell’attività in violazione di tale obbligo è punito con san-
zioni penali (art. 305, comma 2, c.a.). L’esercizio dell’attività è altresì pre-
cluso agli enti pubblici ed ai pubblici dipendenti, salvo che l’attività sia
svolta in forma marginale rispetto al rapporto di pubblico impiego (si tratta
dei soggetti che operano all’interno dei locali dell’intermediario).
Il registro è distinto in più sezioni (artt. 109 c.a. e 4 Regol.) riservate ri-
spettivamente a:
sezione A: agenti di assicurazione;
sezione B: mediatori di assicurazione e riassicurazione;
sezione C: produttori diretti;
sezione D:
– banche autorizzate ai sensi dell’art. 14 del testo unico bancario (d.lgs.
1° settembre 1993, n. 385, c.d. TUB);
– intermediari finanziari inseriti nell’elenco speciale di cui all’art. 106 e
114-septies TUB;
132 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

– SIM autorizzate ai sensi dell’art. 19 del testo unico sull’intermediazio-


ne finanziaria (TUIF) (d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58);
– Poste Italiane s.p.a. – Divisione Bancoposta (art. 2, d.p.r. n. 144/2001);
sezione E: dipendenti, collaboratori, produttori ed altri incaricati da agen-
ti, mediatori, banche, intermediari finanziari, SIM e Poste Italiane per l’atti-
vità svolta al di fuori dei locali dell’intermediario; per questi soggetti l’iscri-
zione è domandata dall’intermediario che si avvale della loro opera, e, se si
tratta di agente, deve darne notizia all’impresa preponente;
sezione F: gli intermediari assicurativi a titolo accessorio.

Nel caso la distribuzione assicurativa sia svolta attraverso siti internet è


necessaria l’iscrizione nel registro del titolare del dominio.

Non è consentita l’iscrizione contemporanea in più sezioni del registro


(fatta eccezione per gli iscritti nelle sezioni A ed E limitatamente al ramo
r.c. auto): pertanto gli agenti non possono svolgere attività di brokeraggio
e viceversa, o l’intermediario finanziario non può svolgere attività di agen-
te, ecc.
Nelle sezioni A, B, D e F possono essere iscritti anche gli intermediari
temporaneamente non operanti (art. 4 Regol.).
L’iscrizione all’albo può essere richiesta, per le sezioni A) e B), sia da
persone fisiche che da società.

La persona fisica per essere iscritta nelle sezioni A, B e F dell’albo, deve


(art. 110 c.a.): godere dei diritti civili e non aver riportato condanne penali per
i reati previsti dalla legge (reati contro la P.A., contro il patrimonio, condanna
comportante interdizione dai pubblici uffici, ecc.); non essere stata dichiarata
fallita ovvero avere ricoperto cariche direttive in società soggette a procedure
concorsuali (questo impedimento è peraltro limitato alla durata di 5 anni); non
versare in condizione di decadenza, divieto o sospensione previste dall’art. 10
della legge 31 maggio 1965, n. 575 (c.d. legge antimafia); non essere iscritta nel
ruolo dei periti assicurativi.
Per gli iscritti nelle sezioni A e B occorre inoltre avere sostenuto la prova di
idoneità prevista dall’art. 84 Regol. ed avere stipulato una polizza di assicurazio-
ne della responsabilità civile con massimale di almeno Euro 1,250 mln. per sini-
stro e 1,875 mln. globalmente nell’anno, valida in tutto il territorio dell’U.E., per
danni derivanti da errori e negligenze professionali proprie e dei loro dipen-
denti e collaboratori (art. 11 Regol.).
Requisiti particolari sono previsti anche per l’iscrizione delle altre categorie
dal citato Regolamento n. 40/2018.
La distribuzione del prodotto assicurativo 133

Se l’attività è svolta in forma societaria (artt. 112 c.a.), l’iscrizione della socie-
tà nelle sezioni A, B ed E dell’albo è subordinata al possesso dei seguenti requisi-
ti: avere sede legale in Italia; non essere assoggettata a procedure concorsuali;
non versare in condizione di decadenza, divieto o sospensione previste dal citato
art. 10 della legge n. 575/1965; la responsabilità dell’attività di intermediazione
deve essere affidata ad almeno una persona fisica iscritta nel registro; se trattasi
di attività di mediazione assicurativa o riassicurativi i legali rappresentanti e i di-
rettori generali devono essere iscritti al registro. Occorre inoltre avere stipulato
una polizza di assicurazione della responsabilità civile con massimale di almeno
Euro 1,250 mln. per sinistro e 1,875 mln. globalmente nell’anno, valida in tutto il
territorio dell’U.E., per danni derivanti dallo svolgimento dell’attività da parte
della società ovvero per danni causati da errori e negligenze professionali dalle
persone fisiche e dai dipendenti e collaboratori. Infine se la società svolge attività
di intermediazione riassicurativa deve possedere il capitale minimo interamente
versato non inferiore ad Euro 120.000,00 (art. 14 Regol.).

La cancellazione dall’albo è prevista (artt. 113 c.a. e 30 Regol.): 1) in ca-


so di radiazione; 2) in caso di rinuncia; 3) per mancato esercizio dell’attivi-
tà, senza giustificato motivo, per oltre 3 anni; 4) in caso di perdita dei re-
quisiti previsti dalla legge; 5) per gli intermediari iscritti nella sezione D,
perdita dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività o di iscrizione all’albo
di appartenenza; 6) per mancato versamento del contributo di vigilanza; 7)
per gli intermediari iscritti nelle sezioni A, B ed F, perdita di efficacia delle
garanzie assicurative relative alla responsabilità professionale; 8) per gli in-
termediari iscritti nella sezione B, mancato versamento del contributo al
Fondo di garanzia previsto dall’art. 115 c.a. (cfr. infra).
In caso di cancellazione per radiazione può essere chiesta le reiscrizione (artt.
114 c.a. e 31 Regol.) purché siano trascorsi almeno 5 anni e siano presenti i re-
quisiti per l’iscrizione. Nei casi invece di cancellazione per omesso versamento
del contributo di vigilanza o a favore del Fondo di garanzia, è necessario il ver-
samento di tutti i contributi omessi.
Stante la particolare natura dell’attività dei mediatori, che, da un alto, è asso-
lutamente autonoma rispetto alle imprese di assicurazione, d’altro canto, presen-
ta una forte componente rappresentata da prestazioni di consulenza, la legge si
preoccupa che, nel caso l’attività del mediatore possa comportare pregiudizio al-
l’assicurato, sia comunque possibile un ristoro dei danni. Ai fini dell’iscrizione
all’albo è necessaria pertanto l’adesione ad un «Fondo di garanzia», costituito
presso la CONSAP ed alimentato dai contributi dei mediatori iscritti in percen-
tuale alle provvigioni acquisite. L’intervento del fondo è previsto se il risarcimen-
to non sia possibile né da parte del mediatore, né da parte dell’assicuratore della
responsabilità civile (perché ad esempio non è stato pagato il premio) (art. 115
c.a.). Le norme per l’amministrazione, la contribuzione e i limiti di intervento
134 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

del Fondo di garanzia per i mediatori di assicurazione e di riassicurazione sono


contenute nel regolamento ministeriale di cui al d.m. 30 gennaio 2009, n. 19.

Gli intermediari iscritti nelle sezioni A, B, D e F del registro con resi-


denza o sede legale in Italia sono abilitati ad esercitare l’attività in regime
di stabilimento o di libera prestazione di servizi negli altri Stati membri,
previa comunicazione all’ISVAP (artt. 116, 116-bis e 116-ter c.a. e 36 Re-
gol.). Analogamente gli intermediari con residenza o sede legale in altri
Stati membri sono abilitati ad esercitare l’attività in regime di stabilimento o
di libera prestazione di servizi in Italia (artt. 116-quater e 116-quinquies c.a.
e 36 ss. Regol.).
Infine la legge prevede sanzioni disciplinari a carico degli intermediari (di
assicurazione o riassicurazione), compresi i produttori diretti, i collaboratori
e gli altri soggetti ausiliari dell’intermediario ed i periti assicurativi che si sia-
no resi colpevoli di violazioni di legge o di regolamento (artt. 324 ss. c.a.).
In particolare sono previsti tre tipi di sanzione:
a) il richiamo, che consiste in una dichiarazione scritta di biasimo moti-
vato, è disposto per fatti di «lieve manchevolezza»;
b) la censura, disposta per fatti di particolare gravità;
c) la sanzione pecuniaria;
d) la radiazione, disposta per fatti di eccezionale gravità, determina l’im-
mediata risoluzione dei rapporti di intermediazione.
Le sanzioni disciplinari sono applicate nei confronti delle persone fisi-
che; nel caso di esercizio dell’attività in forma societaria la radiazione può
comportare la cancellazione della società nei casi di particolare gravità o di
sistematica reiterazione dell’illecito disciplinare.
A decidere sul comportamento dell’intermediario è un «collegio di ga-
ranzia» composto da tre membri esperti nominati dall’IVASS, il quale, se
ritiene provata la violazione, trasmette la proposta motivata di determina-
zione della sanzione disciplinare. L’IVASS decide con decreto che può es-
sere impugnato dinanzi al Tribunale Regionale Amministrativo del Lazio.
L’intero procedimento è disciplinato dall’art. 324-octies c.a.

§ 10. L’esercizio dell’attività di intermediazione assicurativa e riassicu-


rativa. Le regole di comportamento. Il principio di adeguatezza

Come detto l’IDD ha introdotto severe regole di comportamento a carico


dei soggetti che svolgono attività di distribuzione di prodotti assicurativi al
La distribuzione del prodotto assicurativo 135

fine di tutelare coloro (ed in particolare i consumatori) che entrano in rap-


porto con l’intermediario al fine di stipulare un contratto di assicurazione.
L’art. 119-bis c.a. pone il principio secondo il quale «I distributori di pro-
dotti assicurativi operano con equità, onestà, professionalità, correttezza e
trasparenza nel miglior interesse dei contraenti». Inoltre le informazioni
pubblicitarie inviate dai distributori ai potenziali clienti devono essere «cor-
rette, chiare e non fuorvianti, imparziali e complete». Infine le comunicazio-
ni pubblicitarie devono essere «sempre chiaramente identificabili come tali».
L’art. 119-ter stabilisce poi che il distributore assicurativo, prima della
conclusione di un contratto di assicurazione, deve: a) acquisire dal contraen-
te «ogni informazione utile a identificare le richieste ed esigenze del contra-
ente medesimo, al fine di valutare l’adeguatezza del contratto offerto»; inol-
tre deve: b) fornire allo stesso «informazioni oggettive sul prodotto assicura-
tivo in una forma comprensibile al fine di consentirgli di prendere una deci-
sione informata».
Quest’ultima norma contempla il «principio di adeguatezza» il quale
impone a colui che propone un prodotto assicurativo, non solo di rendere
edotto il contraente di tutte le particolarità dell’operazione che va a porre
in essere (e cioè il tipo di rischio, i diritti e gli obblighi a carico delle parti,
eventuali limitazioni di responsabilità dell’assicuratore e, più in generale,
clausole favorevoli all’assicuratore e sfavorevoli per l’assicurato o per il con-
traente, ecc.), ma di offrire il prodotto più confacente alle esigenze patri-
moniali ed al profilo di rischio del contraente o dell’assicurato. Così, ad e-
sempio, non sarebbe confacente al principio di adeguatezza far sottoscrive-
re ad un pensionato di 80 anni una polizza di assicurazione sulla vita per il
caso sopravvivenza di durata ventennale a premio unico anticipato.
Ed infatti i distributori sono tenuti a proporre contratti coerenti con le
richieste ed esigenze di copertura assicurativa e previdenziale del contraen-
te o dell’assicurato. A tal fine i distributori, prima di far sottoscrivere una
proposta o, qualora non prevista, un contratto di assicurazione, acquisi-
scono dal contraente le informazioni utili a valutare le sue richieste ed esi-
genze (art. 58, comma 1, Regol. n. 40/2018). A tal fine il distributore deve
informarsi sulle caratteristiche personali e sulle esigenze assicurative o pre-
videnziali del contraente o dell’assicurato, sulla sua situazione finanziaria
ed assicurativa e sulle sue aspettative contrattuali in termini di copertura e
durata, anche tenendo conto del tipo di rischio e delle caratteristiche e del-
la complessità del contratto offerto (art. 58, comma 2, Regol. n. 40/2018).
Raccolte queste informazioni i distributori devono fornire al contraente, in
forma chiara e comprensibile, informazioni sul prodotto, illustrandone in
particolare le caratteristiche, la durata, i costi, i limiti della copertura ed
136 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

ogni altro elemento utile a consentirgli di prendere una decisione informa-


ta (art. 58, comma 4, Regol. n. 40/2018).
Le imprese, per ciascun prodotto distribuito, devono impartire agli in-
termediari e ai dipendenti di cui si avvalgono per la distribuzione dei pro-
dotti assicurativi, istruzioni idonee a guidare i medesimi nella fase precon-
trattuale di acquisizione dal contraente delle informazioni utili e pertinenti
in relazione alla tipologia di contratto offerto (art. 58, comma 4, Regol. n.
40/2018).
L’eventuale rifiuto da parte del contraente di fornire le informazioni ri-
chieste deve risultare da apposita dichiarazione, allegata alla polizza, la qua-
le deve contenere l’avvertimento che il rifiuto può pregiudicare l’individua-
zione del contratto più idoneo alle esigenze del contraente stesso (art. 58,
comma 5, Regol.).
Naturalmente gli intermediari sono tenuti a garantire la riservatezza del-
le informazioni acquisite dai contraenti (art. 54, comma 4, Regol.).

§ 11. (Segue) Le regole di comportamento. I conflitti di interesse e l’ob-


bligo di separazione patrimoniale

Nell’offerta e nella gestione dei contratti di assicurazione i distributori


devono evitare di effettuare operazioni in cui hanno direttamente o indiret-
tamente un interesse in conflitto, anche derivante da rapporti di gruppo o
da rapporti di affari propri o di società del gruppo. Ed infatti l’art. 120-ter
impone agli intermediari di comunicare al cliente, prima di stipulare il con-
tratto di assicurazione, se opera in virtù di vincoli societari con l’impresa
assicuratrice o in virtù di obblighi contrattuali e, comunque, «ogni altra in-
formazione utile a garantire il rispetto delle regole di trasparenza».
Il conflitto può derivare dalla circostanza, ad esempio, che la banca che
distribuisce il prodotto assicurativo è legata all’impresa di assicurazione da
un vincolo partecipativo, essendo entrambe componenti del medesimo
gruppo 1. Oppure potrebbe trattarsi di un agente che, pur operando per

1
Il comma 2 dell’art. 55 del Regol. n. 40/2018 stabilisce che «I distributori comunque si
astengono dall’assumere, direttamente o indirettamente, anche tramite rapporti di gruppo o
rapporti di affari, propri o di società del gruppo, la contemporanea qualifica di beneficiario o
di vincolatario delle prestazioni assicurative e quella di distributore del relativo contratto in
forma individuale o collettiva. L’obbligo di astensione non opera in relazione ai prodotti assi-
curativi dei rami danni connessi a operazioni di leasing, salvo in ogni caso l’applicazione del-
La distribuzione del prodotto assicurativo 137

più assicuratori (c.d. agente plurimandatario), propone un contratto meno


favorevole all’assicurato solo perché da quella particolare impresa prepo-
nente ricava una provvigione maggiore. Oppure, ancora, potrebbe trattarsi
di un agente che opera per una sola impresa (c.d. agente monomandatario),
e, pur non essendo il contratto dell’impresa preponente adeguato alle esi-
genze dell’assicurato, viene ugualmente proposto pur di acquisire un clien-
te e di lucrare sulla provvigione.
A ogni buon conto, gli intermediari devono proporre contratti e sugge-
rire modifiche contrattuali o altre operazioni nell’interesse dei contraenti
alle migliori condizioni possibili con riferimento al momento, alla dimen-
sione e alla natura dei contratti e delle operazioni stesse, operando nel con-
tempo al fine di contenere i costi a carico dei contraenti ed ottenere il mi-
glior risultato possibile in relazione agli obiettivi assicurativi. Devono aste-
nersi dal proporre variazioni contrattuali e dal suggerire operazioni con
frequenza non necessaria alla realizzazione degli obiettivi assicurativi. Inol-
tre devono astenersi da ogni comportamento che possa avvantaggiare alcu-
ni clienti a danno di altri ed, infine, evitano di adottare pratiche e disposi-
zioni in materia di compensi che siano contrarie al dovere di agire nel mi-
glior interesse dei contraenti (art. 55, comma 3, Regol.).
Si tratta in definitiva di privilegiare l’interesse assicurativo del contraen-
te anche a scapito di quello personale dell’intermediario, il quale potrebbe
essere portato, pur di lucrare su nuovi contratti e provvigioni, a proporre
nuove operazioni di scarsa utilità per l’assicurato (ad esempio: un’assicura-
zione della responsabilità civile con una franchigia troppo elevata), ovvero
modifiche a contratti preesistenti inutilmente più onerose (ad esempio: un
massimale esageratamente elevato).
Gli intermediari assicurativi (sono escluse le operazioni di riassicurazio-
ne ed i grandi rischi), prima della conclusione del contratto ovvero in caso
di modifiche o rinnovi, devono fornire al contraente una serie di informa-
zioni riguardanti gli obblighi di comportamento loro imposti dal Codice e
dal Regolamento IVASS (artt. 120 c.a. e 56 Regol.).
La legge pone inoltre delle regole tendenti ad evitare quei conflitti di in-
teresse che possono configurarsi qualora, attraverso il riconoscimento di
compensi, il distributore sia portato a consigliare ad un potenziale cliente un
particolare prodotto assicurativo, seppure non adeguato alle sue esigenze. Al

l’articolo 119-bis, commi 6 e 7, del Codice». La norma fa espresso riferimento alle assicura-
zioni stipulate in funzione dell’erogazione di un mutuo ove intermediario e mutuante sono
la stessa banca.
138 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

fine di evitare questa tipologia di conflitti di interesse, i distributori devono


adottare «presidi organizzativi e amministrativi efficaci al fine di adottare
tutte le misure ragionevoli volte ad evitare che i conflitti di interesse»; inoltre
devono adottare «misure idonee ad identificare i conflitti di interesse che
potrebbero insorgere tra loro, inclusi i dirigenti e i dipendenti, o qualsiasi
persona direttamente o indirettamente controllata, e i loro clienti o tra due
clienti al momento della prestazione di qualsiasi attività di distribuzione as-
sicurativa» (art. 119-bis c.a.).

In ordine all’attività di riscossione dei premi relativi ai contratti inter-


mediati e, per i mediatori, le somme dovute a titolo di risarcimento o co-
munque qualsiasi altra somma dovuta dall’assicuratore, nel caso debbano
essere regolati tramite intermediario, la legge (artt. 117-118 c.a.) ed il Re-
golamento n. 40/2018 (art. 63) hanno posto specifiche tutele a garanzia de-
gli assicurati.

In particolare le suddette somme devono essere depositate su un conto ban-


cario o postale separato e costituiscono patrimonio autonomo rispetto a quello
personale dell’intermediario (artt. 117 c.a. e 63 Regol.). Ciò vuol dire che even-
tuali creditori dell’intermediario non possono soddisfarsi sulle somme in que-
stione, neppure nell’ipotesi di fallimento dell’intermediario. Mentre possono
essere oggetto di espropriazione da parte del creditore dell’assicurato o dell’as-
sicuratore cui competono le somme depositate (art. 117 c.a.). Tuttavia questa
disposizione non si applica agli intermediari iscritti nelle sezioni A, B o D che
possono documentare in modo permanente con fideiussione bancaria una ca-
pacità finanziaria pari al quattro per cento dei premi incassati, con un minimo
di euro 18.750 (artt. 117, comma 3-bis, c.a. e 64 Regol.).
Inoltre il pagamento del premio effettuato in buona fede all’intermediario o
ai suoi collaboratori si considera effettuato all’assicuratore, anche nel caso in
cui i primi non avessero la legittimazione all’incasso, ovvero, per qualunque
motivo, non le abbiano versate all’assicuratore. Le somme dovute dall’assicura-
tore agli aventi diritto alla prestazione assicurativa si presumono corrisposte,
salvo prova contraria a carico dell’intermediario o dell’impresa, solo se è stata
sottoscritta la relativa quietanza (art. 118 c.a.).

L’impresa di assicurazione per conto della quale agisce il produttore di-


retto risponde in solido dei danni provocati da quest’ultimo; così come l’im-
presa, l’agente o il mediatore rispondono in solido dei danni causati dai lo-
ro preposti (art. 119 c.a.).
L’art. 22, comma 10, d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 conv. in legge 17 di-
cembre 2012, n. 221 ha introdotto la possibilità per agenti, brokers ed i
La distribuzione del prodotto assicurativo 139

soggetti di cui alla sezione D del registro di svolgere attività di intermedia-


zione in collaborazione tra loro; in tal caso per eventuali danni procurati al
cliente rispondono in solido (comma 11).
Una particolare disciplina è prevista poi per la distribuzione di prodotti
di investimento assicurativi (artt. da 121-quater a 121-octies c.a.).

§ 12. (Segue) L’intermediazione attraverso tecniche di comunicazione a


distanza

Nel caso di vendite a distanza (per telefono o tramite internet) l’inter-


mediario, prima della conclusione del contratto, deve rendere noto al con-
sumatore la sua identità, la descrizione, il costo preciso del prodotto offer-
to e il compenso previsto per la conclusione del contratto. Le informazio-
ni devono essere offerte per iscritto e possono essere fornite verbalmente
solo qualora lo richieda espressamente il contraente ovvero in caso di ne-
cessità di copertura immediata. Ma, in quest’ultimo caso, devono essere
comunicate su supporto durevole subito dopo la conclusione del contrat-
to (art. 121 c.a.).
Al fine di rendere quanto più possibile chiare e comprensibili le infor-
mazioni sull’impresa, l’intermediario ed il prodotto, a questa modalità di
distribuzione si applicano gran parte delle regole esaminate in preceden-
za, oltre ad altre più specifiche previste dagli artt. 69 ss. Regol. n. 40/2018,
in particolare per ciò che concerne la distribuzione tramite internet e call
center.
Inoltre alle vendite a distanza di prodotti assicurativi si applica la disci-
plina generale contenuta negli art. 67-bis ss. del d.lgs. 6 settembre 2005, n.
206 (Codice del consumo) (art. 67-ter, lett. b).

§ 13. L’attività di promozione e collocamento di contratti di assicura-


zione a distanza. La distribuzione telefonica e mediante siti web

Come detto la distribuzione di prodotti assicurativi attraverso telefono


aveva riscosso un certo successo, soprattutto nel campo dell’assicurazione
obbligatoria per la circolazione di veicoli a motore. In realtà telefonica-
mente vengono solamente recepiti i dati dell’assicurando e comunicate le
tariffe applicate, mentre la proposta di contratto viene poi normalmente
140 L’impresa e la distribuzione dei prodotti assicurativi

trasmessa per posta o via telefax, sottoscritta dal contraente e nuovamente


rispedita all’impresa.
Come detto, si tratta di una forma di distribuzione più comoda e meno
onerosa, perché permette di eliminare le spese di intermediazione, e che si
configura – se resa da imprese con sede legale in Stato diverso rispetto a
quello ove è ubicato il rischio – come attività in regime di libera prestazio-
ne di servizi, con le conseguenze che ne seguono in ordine alla relativa di-
sciplina applicabile.
Questa forma di distribuzione a distanza è stata in gran parte soppianta-
ta da quella che si realizza tramite siti internet che – se resa da imprese con
sede legale in Stato diverso rispetto a quello ove è ubicato il rischio – va
configurata anch’essa come attività in regime di libera prestazione di servi-
zi, con le conseguenze che ne seguono in ordine alla relativa disciplina ap-
plicabile. Il sito deve pertanto contenere tutte le indicazioni relative all’im-
presa ed all’autorizzazione all’esercizio e, se si tratta di imprese straniere, il
nominativo del rappresentante.
Il Regolamento n. 40/2018 contiene la disciplina dettagliata delle noti-
zie che devono essere comunicate tramite call center o sito web al fine di
rendere precise e complete le informazioni precontrattuali e di evitare che
vengano stipulati contratti in assenza di una chiara manifestazione di as-
senso da parte del contraente.
Anche in questo caso si rende applicabile la disciplina generale conte-
nuta negli art. 67-bis ss. del d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 (Codice del
consumo) (art. 67-ter, lett. b).
La nozione giuridica di contratto di assicurazione 141

PARTE SECONDA
IL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: Sezione Prima. La disciplina generale. – Cap. I. La nozione giu-


ridica di contratto di assicurazione. – Cap. II. La causa del contratto di assi-
curazione: A) il rischio. – Cap. III. La causa del contratto di assicurazione
contro i danni: B) l’interesse. – Cap. IV. La struttura del contratto di assicu-
razione. – Cap. V. Le parti e le altre figure soggettive del contratto di assi-
curazione: contraente, assicurato, beneficiario. L’assicurazione in nome e
per conto. L’assicurazione sulla persona di un terzo. – Cap. VI. La formazio-
ne e la forma del contratto di assicurazione. – Cap. VII. L’oggetto del con-
tratto di assicurazione. A) Le obbligazioni del contraente: in particolare il
premio. – Cap. VIII. L’oggetto del contratto di assicurazione. B) Le obbli-
gazioni dell’assicuratore: in particolare l’indennità. – Cap. IX. Le vicende
del contratto. L’alienazione della cosa assicurata. Assicurazione e liquida-
zione giudiziale. La prescrizione. – Sezione Seconda. I singoli rami: le assicu-
razioni contro i danni. – Cap. X. Concetti generali. – Cap. XI. L’assicurazione
della responsabilità civile e le assicurazioni di spese. – Cap. XII. L’assi-
curazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione
dei veicoli a motore e dei natanti. – Cap. XIII. L’assicurazione del credito e
l’assicurazione fideiussoria o cauzionale. – Cap. XIV. Le assicurazioni contro
i danni alla persona. – Cap. XV. Le assicurazioni trasporti. – Cap. XVI. La
riassicurazione. – Sezione Terza. I singoli rami: l’assicurazione sulla vita ed i
prodotti di investimento assicurativo. Le forme pensionistiche complementa-
ri e la gestione assicurativa dei fondi pensione. – Cap. XVII. L’assicurazione
sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo. – Cap. XVIII. Le forme
pensionistiche complementari e la gestione assicurativa dei fondi pensione.
142 Il contratto di assicurazione
La nozione giuridica di contratto di assicurazione 143

SEZIONE PRIMA
LA DISCIPLINA GENERALE

CAPITOLO I
LA NOZIONE GIURIDICA
DI CONTRATTO DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. La funzione del contratto di assicurazione. La teoria indennitaria e la


teoria del bisogno eventuale. Critica. Principio indennitario e principio previden-
ziale. – 2. Il rilievo della qualità di imprenditore assicurativo per il contratto di assi-
curazione. Ancora sulla natura aleatoria del contratto di assicurazione. Critica. – 3.
(Segue) Ancora sul rilievo della qualità di imprenditore assicurativo per il contratto
di assicurazione. La disciplina della nullità del contratto di assicurazione.

§ 1. La funzione del contratto di assicurazione. La teoria indennitaria e


la teoria del bisogno eventuale. Critica. Principio indennitario e prin-
cipio previdenziale

L’art. 1882 c.c. disciplina il contratto di assicurazione attraverso la de-


scrizione delle prestazioni delle parti: pagamento del premio a carico del-
l’assicurato; pagamento dell’indennità – nel caso di assicurazione contro i
danni – ovvero di una rendita o di un capitale – nel caso di assicurazione
sulla vita – a carico dell’assicuratore.
Il legislatore del 1942 ha dunque aderito alla teoria della unicità del ti-
po, teoria la cui elaborazione è stata molto travagliata, in considerazione
delle rilevanti diversità riscontrabili tra contratto di assicurazione contro i
danni e contratto di assicurazione sulla vita (quest’ultima nella sua duplice
configurazione di assicurazione sulla vita per il caso di morte e per il caso
di sopravvivenza).
Ed infatti l’assicurazione contro i danni, per la sua stretta attinenza
144 Il contratto di assicurazione

con le attività mercantili, fu la prima forma di assicurazione ad affermarsi


nella pratica. Pertanto l’elaborazione teorica del contratto di assicurazio-
ne andò consolidandosi con riferimento a questa figura e, di conseguen-
za, con riferimento alla funzione indennitaria propria di quest’ultima.
Funzione indennitaria che può rappresentarsi nell’obbligo dell’assicura-
tore di pagare un’indennità solo se si verificherà il sinistro dedotto in con-
tratto e solo nell’effettiva misura del danno patrimoniale conseguente al
sinistro.
Il successivo riconoscimento e la progressiva diffusione dell’assicurazio-
ne sulla vita, nella quale gli eventi morte e sopravvivenza non possono ri-
condursi al concetto di danno, misero in crisi la ricostruzione appena de-
scritta, almeno nell’ottica di una riconduzione ad unità di entrambe le figu-
re contrattuali.
I fautori della «teoria indennitaria» tentarono di individuare comun-
que una conseguenza dannosa riconducibile agli eventi morte e sopravvi-
venza: il primo come evento idoneo a produrre il venir meno di una fonte
di reddito per gli eredi o il beneficiario; il secondo nell’invecchiamento e,
pertanto, nella progressiva inabilità a produrre un reddito sufficiente.
Tuttavia fu facile obiettare che non necessariamente la persona sulla cui
morte si è contratto deve essere fonte di reddito al momento della morte
(potendo essere, addirittura, per condizioni di salute, economicamente «pas-
siva»); e, d’altra parte, il soggetto, sulla cui sopravvivenza si è stipulata l’as-
sicurazione, potrebbe ben essere nel pieno vigore fisico ed intellettuale al
momento della scadenza. Infine il beneficiario può essere persona del tutto
indifferente, economicamente, all’evento.
Venne allora elaborata la «teoria del bisogno eventuale» con la quale
si sostituì al concetto di danno il concetto appunto di bisogno eventuale,
ponendosi l’accento sulla circostanza che il bisogno economico futuro
non deve necessariamente verificarsi, ma è sufficiente che sia prevedibile
al momento della stipulazione del contratto. Si venne dunque ad esaltare
la funzione previdenziale del contratto di assicurazione, avvicinandosi
all’essenza dell’assicurazione sulla vita piuttosto che a quella contro i
danni.
A questa teoria fu invece obiettato che il bisogno altro non è, in ter-
mini economici, che l’equivalente del danno; e, pertanto, se non vi è dan-
no non vi è neppure bisogno. D’altra parte se il bisogno non è attuale es-
so non esiste.
Una terza teoria tenta di riproporre una nuova impostazione della teoria
indennitaria alla luce della funzione previdenziale esaltata dalla teoria del
bisogno eventuale. Al centro della funzione del contratto viene posto il ri-
La nozione giuridica di contratto di assicurazione 145

schio e, cioè, non il danno, ma la «possibilità» o «l’aspettativa» del danno.


La funzione del contratto si realizzerebbe dunque con il semplice trasfe-
rimento del rischio all’assicuratore, anche se il danno poi di fatto non si
verifica, perché sarebbe sufficiente che il danno sia temuto e non anche
realizzato.
In realtà va osservato che tutte le teorie unitarie restano insoddisfacenti
a causa della inconciliabile diversità del rischio nell’assicurazione sulla vita
ed in quella contro i danni, e della conseguente diversa disciplina dei due
tipi.
Particolarmente nella seconda, alla funzione indennitaria è coerente il
principio indennitario, fortemente tutelato dal legislatore, in conseguenza
del quale l’assicuratore è tenuto a pagare solo se e nella esatta misura in cui
viene a verificarsi il danno dedotto in contratto. Espedienti che possano
condurre ad una indennità maggiore sono esclusi dalla legge (cfr. ad es. gli
artt. 1909 c.c., sulla soprassicurazione, e 1910 c.c., sull’assicurazione plu-
rima, dettati in tema di assicurazione contro i danni).
Nelle assicurazioni sulla vita il principio indennitario non opera, perché
sostituito da un principio previdenziale, onde la prestazione dell’assicurato-
re è dovuta sempre e comunque in relazione ai premi corrisposti, senza ne-
cessità di verifica alcuna sulla effettiva sussistenza di un danno o di un bi-
sogno da parte dell’assicurato o dei suoi eredi o del beneficiario della po-
lizza. Il meccanismo del contratto è basato, non solo su una previsione sta-
tistica, ma anche su un’ipotesi finanziaria, che comporta la capitalizzazione
dei premi corrisposti dagli assicurati.
Pertanto, esattamente la più recente tendenza è nel senso di negare una
ricostruzione unitaria del contratto di assicurazione, ove il concetto di ri-
schio è sì sempre presente, ma con ben diversa caratterizzazione, come ve-
dremo, nelle due tipologie di rischio.
La unitarietà della definizione di cui all’art. 1882 c.c. è in realtà un
espediente, reso palese dalla formula binaria delle prestazioni dovute dal-
l’assicuratore. Come di consueto il legislatore ha individuato il contratto
sulla base delle prestazioni delle parti, perché è attraverso la loro combi-
nazione che si risale alla funzione, e cioè, alla causa del contratto, vero
elemento caratterizzante del tipo. Ma proprio la evidente duplicità delle
prestazioni dell’assicuratore è prova della duplicità di tipi contrattuali.
146 Il contratto di assicurazione

§ 2. Il rilievo della qualità di imprenditore assicurativo per il contratto


di assicurazione. Ancora sulla natura aleatoria del contratto di assi-
curazione. Critica

Il discorso merita un ultimo approfondimento. Una autorevole ma risa-


lente dottrina individuava nella qualità di imprenditore dell’assicuratore
un elemento essenziale della causa del contratto di assicurazione.
Effettivamente tale qualità è necessaria, in quanto indefettibile premes-
sa della speciale organizzazione tecnica e finanziaria dell’assicuratore, im-
posta dalla legge e dalle regole della tecnica assicurativa.
È infatti solo attraverso la particolare gestione tecnico-finanziaria previ-
sta dalla legge, che comporta, per sua natura, una gestione di tipo impren-
ditoriale, che è possibile il già esaminato fenomeno di «neutralizzazione»
del rischio e si conferisce sicurezza all’obbligazione dell’assicuratore.
In tal senso si è detto che va rivisitata la comune collocazione del con-
tratto di assicurazione nell’ambito della categoria dei contratti aleatori. La
prova, sotto il profilo normativo, è data dalla sostanziale inapplicabilità
della norma di cui all’art. 1469 c.c., secondo la quale ai contratti aleatori
non si applicano i rimedi previsti per il caso di eccessiva onerosità soprav-
venuta (art. 1467 c.c.).
Ed infatti, per l’assicuratore, la norma di cui all’art. 1467 c.c. è sosti-
tuita da disposizioni speciali che prevedono un rimedio in caso di aggra-
vamento del rischio (e cioè sopravvenuta eccessiva onerosità della presta-
zione), prevedendosi la possibilità di recesso o la riduzione della presta-
zione o, addirittura, la liberazione dell’assicuratore (art. 1898 c.c.). Tale
meccanismo è analogamente previsto, seppur in termini parzialmente di-
versi, nel caso di assicurazione sulla vita (cfr. art. 1926 c.c.). D’altro can-
to, per l’assicurato, il generale divieto di riduzione della prestazione (pre-
mio) in caso di scioglimento del contratto, va giustificato con la necessità
di tutelare la massa degli assicurati, piuttosto che attraverso un meccani-
smo di tipo «aleatorio».
Tuttavia, la mancanza della «qualità» di imprenditore commerciale da
parte del contraente che assume il rischio non può condurre alla nullità
dei contratti stipulati. Questi infatti non potranno godere della disciplina
dedicata ai contratti di assicurazione, ma andranno valutati alla stregua di
contratti atipici, cui può essere applicata per analogia la disciplina di ana-
loghi contratti, questa volta sì di tipo aleatorio (ad es. rendita vitalizia,
gioco, scommessa), rendendosi applicabile la norma di cui all’art. 1469
c.c.
La nozione giuridica di contratto di assicurazione 147

§ 3. (Segue) Ancora sul rilievo della qualità di imprenditore assicurati-


vo per il contratto di assicurazione. La disciplina della nullità del
contratto di assicurazione

Diverso è il caso di impresa non autorizzata, ove l’attività di impresa as-


sicurativa è presente ma manca l’autorizzazione. In questo caso la legge
(art. 167 c.a.) prevede espressamente la sanzione della nullità del contratto.
Sanzione comminata anche in caso di contratto stipulato da impresa alla
quale era stato impartito il divieto di assunzione di nuovi affari.
La sanzione è particolarmente severa; essa peraltro si giustifica in quan-
to si riferisce ad un’ipotesi fraudolenta che può gravemente danneggiare
l’assicurato e, pertanto, può farsi rientrare nell’ambito della previsione di
cui al comma 1 dell’art. 1418 c.c. Ed infatti la disciplina che impone l’auto-
rizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa va certamente considerata
norma imperativa, la cui violazione comporta, appunto, la nullità del con-
tratto.
La particolarità di questa nullità è che produce, non già un’inefficacia
assoluta del contratto, bensì un’inefficacia relativa. L’azione di nullità può
essere infatti proposta solo dal contraente o dall’assicurato e non anche
dall’assicuratore, onde, in difetto di azione da parte dei primi, il contratto
produce i suoi effetti, con obbligo per l’assicuratore, ad esempio, di pagare
l’indennità in caso di sinistro.
Se invece viene dichiarata la nullità del contratto, il contraente o l’assi-
curato hanno diritto alla restituzione dei premi pagati, mentre non hanno
l’obbligo di restituire l’eventuale indennità o capitale percepiti dall'assicu-
ratore.
148 Il contratto di assicurazione
La causa del contratto di assicurazione: A) il rischio 149

CAPITOLO II
LA CAUSA DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE:
A) IL RISCHIO

SOMMARIO: 1. Il rischio come elemento causale di tutti i contratti di assicurazione. –


2. Gli elementi del rischio: la possibilità dell’evento. – 3. Gli elementi del rischio: il
danno e il nesso causale. – 4. La disciplina: inesistenza del rischio. – 5. La discipli-
na: diminuzione e aggravamento del rischio.

§ 1. Il rischio come elemento causale di tutti i contratti di assicurazione

Si è osservato che la funzione tipica – e quindi la causa – del contratto


di assicurazione contro i danni è rappresentata dalla funzione indennitaria,
e, pertanto, la motivazione tipica (e non occasionale e personale) che spin-
ge l’assicurato a contrarre può identificarsi nella preoccupazione che si
possa verificare in futuro un evento dannoso.
Nel contratto di assicurazione sulla vita, nella sua duplice configurazio-
ne (caso morte e caso sopravvivenza), invece, la funzione è squisitamente
previdenziale e, pertanto, la motivazione tipica che spinge l’assicurato a
contrarre può identificarsi nella preoccupazione di costituire una risorsa
finanziaria (rendita o capitale) da utilizzare nel futuro se e nella misura in
cui ne avrà bisogno lui stesso, oppure un terzo dopo la sua morte.
Pur nella diversità delle funzioni, vi è dunque un elemento comune ai
due tipi: la possibilità che si verifichi in futuro un evento dannoso o uno
stato di bisogno.
L’elemento comune è dunque rappresentato dal rischio, il quale viene
comunemente definito, appunto, come la «possibilità di un evento danno-
so».
Il rischio va peraltro valutato diversamente nelle due differenti opera-
zioni assicurative. Nell’assicurazione contro i danni l’elemento determinan-
te del rischio è l’evento (l’incendio, il furto, la grandine, l’inadempimento
150 Il contratto di assicurazione

dei debitori, ecc.); il danno, che ne costituisce la conseguenza, funge poi da


misura dell’obbligazione dell’assicuratore. In altri termini l’assicuratore
pagherà solo al verificarsi dell’evento dannoso previsto in contratto; l’am-
montare dell’indennità sarà poi commisurato all’entità del danno (che, in
ipotesi, potrebbe anche essere pari a zero se, nonostante l’evento, non si
produce danno – ad es. furto della cosa che non abbia più valore).
Anche nell’assicurazione sulla vita l’elemento determinante è l’evento
– che peraltro non necessariamente deve essere un fatto di per sé sfavore-
vole per l’assicurato, come nel caso della sopravvivenza – e pertanto, anche
in questo caso, costituisce l’elemento determinante l’obbligo dell’assicura-
tore.
Tuttavia, nell’assicurazione sulla vita, la conseguenza dell’evento non
funge da misura dell’obbligazione dell’assicuratore, perché quest’ultimo
– non operando il principio indennitario – dovrà pagare anche se non si
realizzi concretamente lo stato di bisogno temuto, e dovrà pagare una som-
ma (o una rendita) preventivamente determinata in contratto «a forfait».
Dunque il rischio è comunque l’elemento fondamentale di qualunque
contratto di assicurazione, e la sua mancanza produce la nullità del contrat-
to (art. 1895 c.c.), configurandosi quale elemento causale dello stesso. Tut-
tavia il suo diverso atteggiarsi, in ordine alle conseguenze derivanti dal ve-
rificarsi dell’evento, nell’assicurazione sulla vita ed in quella contro i danni
costituisce conferma della diversità tipologica delle due categorie contrat-
tuali.

§ 2. Gli elementi del rischio: la possibilità dell’evento

Il rischio, inteso come «possibilità di un evento dannoso» (o di uno stato


di bisogno), conosce una scala di misurazione della sua intensità che opera
in termini di «assicurabilità» del rischio e di misura del premio. Tanto mag-
giore è il rischio, tanto più alto sarà il premio, sino a giungere ad un livello
di «inassicurabilità» del rischio (arg. ex artt. 1898 e 1926 c.c.).
Gli elementi del rischio, che concorrono alla sua quantificazione in ter-
mini di possibilità del verificarsi dell’evento (entità del rischio), possono es-
sere di natura generale (tipo di rischio, situazione economica generale, ecc.)
e particolare (bene in concreto soggetto al rischio, modalità di conserva-
zione o gestione del bene, ecc.). I primi sono valutabili statisticamente, i
secondi vanno valutati caso per caso.
Gli elementi particolari vengono desunti dalle dichiarazioni precontrat-
La causa del contratto di assicurazione: A) il rischio 151

tuali del contraente al momento della formulazione della proposta di assicu-


razione (art. 1887 c.c.). Eventuali dichiarazioni non rispondenti al vero o in-
complete sono sanzionate dalla legge a seconda che vi sia stato dolo o colpa
grave da parte del contraente (artt. 1892-1893 c.c.; cfr. infra, Cap. VI, § 2).
Alla inassicurabilità del rischio va equiparato il caso in cui l’evento sia
stato cagionato con dolo o colpa grave dall’assicurato, dal contraente (se per-
sona diversa dall’assicurato) o dal beneficiario (art. 1900 c.c.).
Il dolo può rappresentarsi come la volontà di produrre l’evento con la
volontà e consapevolezza degli effetti dannosi che dall’evento possono de-
rivare. Esso è pertanto sempre causa di liberazione dell’assicuratore. Ed in-
fatti, se l’assicurato (o il contraente o il beneficiario) determina l’evento al
fine di lucrare sull’indennità pattuita, il rischio viene meno, venendo meno
l’elemento della possibilità.
D’altro canto un’azione idonea a produrre un danno è di per sé contra-
ria ai principi dell’ordine pubblico, potendo comportare, al di là della illi-
ceità intrinseca dell’atto, una situazione di pericolo (ad esempio l’incendio).
Un’ipotesi analoga è prevista anche nelle assicurazioni sulla vita per il
caso di morte, ed è rappresentata dal suicidio dell’assicurato. Tale eventua-
lità è causa di liberazione dell’assicuratore (salvo patto contrario) se il sui-
cidio si è verificato nei due anni dalla stipula del contratto, ovvero nei due
anni seguenti alla riattivazione della copertura assicurativa, sospesa per il
mancato pagamento del premio (art. 1927 c.c.).
La liberazione dell’assicuratore conseguente l’atto colposo (colpa grave)
dell’assicurato (o contraente o beneficiario) può essere invece esclusa dal
contratto. Essa è anzi tipicamente esclusa nelle assicurazioni contro la re-
sponsabilità civile (art. 1917 c.c.), ove l’oggetto dell’assicurazione è proprio
la responsabilità patrimoniale dell’assicurato derivante da un atto illecito
colposo che abbia prodotto un danno a un terzo.
La colpa può rappresentarsi come la volontà di porre in essere l’evento,
senza peraltro la volontà di determinarne le conseguenze dannose, che
possono essere solo previste, ma non volute, dall’agente. Dalla valutazione
della prevedibilità delle conseguenze dell’atto colposo discende la valuta-
zione della gravità della colpa (tanto più le conseguenze erano prevedibili,
tanto più grave è la colpa, ed infatti in caso di assoluta prevedibilità delle
conseguenze si parla di «dolo eventuale»).
Non è invece causa di liberazione dell’assicuratore il caso in cui l’evento
sia stato causato con dolo o colpa grave dalle persone del fatto delle quali
l’assicurato deve rispondere (art. 1900, comma 2, c.c.). Ed infatti il timore
di tale eventualità può essere proprio il motivo che ha determinato l’assi-
curato a contrarre (ad esempio: il furto da parte del dipendente infedele).
152 Il contratto di assicurazione

Non sono altresì causa di liberazione dell’assicuratore gli eventi dolosi o


colposi compiuti per dovere di solidarietà umana (ad esempio incagliamen-
to della nave determinato dal salvataggio di naufraghi) (art. 1900, comma 3,
c.c.), o in adempimento dell’obbligo di salvataggio di cui all’art. 1914 c.c.
Naturalmente la disciplina in oggetto trova applicazione nei soli casi in
cui l’evento è determinabile, anche solo parzialmente, dell’intervento uma-
no, e non anche quando è di carattere naturale (grandine, alluvione, terre-
moto, ecc.).
Va peraltro rilevato che i c.d. eventi catastrofici (terremoto, guerra, in-
surrezione, tumulti popolari), per la loro eccezionalità non prevedibile, so-
no esclusi dalla legge, salvo patto contrario (art. 1912 c.c.).
Sia il dolo che la colpa grave vanno dimostrati dall’assicuratore, al quale
spetta il relativo onere al fine di servirsene quale esimente dalla prestazione.
Se il danno è determinato da vizio intrinseco della cosa, l’assicuratore,
salvo patto contrario, non risponde, ovvero risponde in misura proporzio-
nale all’incidenza del vizio intrinseco nella determinazione del danno (art.
1906 c.c.).

§ 3. Gli elementi del rischio: il danno e il nesso causale

L’evento deve essere previsto in contratto e deve essere idoneo a produr-


re il danno, detto «sinistro».
La questione, come è ormai chiaro, riguarda solo l’assicurazione contro i
danni, posto che, in quella sulla vita, non occorre l’accertamento dello sta-
to di bisogno effettivo al momento in cui si verifica l’evento, e la prestazio-
ne dell’assicuratore è predeterminata in contratto.
Il problema viene comunemente affrontato in termini di rapporto di cau-
salità.
Nel caso in cui più eventi abbiano concorso alla produzione del sinistro,
occorre verificare infatti quale degli eventi sia stato determinante ai fini
della sua produzione (ad esempio l’incendio provocato da un corto circui-
to, a sua volta provocato dalla manomissione dell’impianto elettrico).
Il problema assume rilievo fondamentale per stabilire se l’evento de-
terminante è dedotto in contratto e rientra temporalmente nell’ambito del-
la durata contrattuale (copertura assicurativa). In particolare nelle assicu-
razioni contro la responsabilità civile è spesso possibile che il danno al ter-
zo sia stato causato da una serie di concause succedutesi a distanza di tem-
po (ad esempio, nel caso di responsabilità professionale del medico, la cau-
La causa del contratto di assicurazione: A) il rischio 153

sa può essere una cura sbagliata, protratta in varie fasi temporali, e gli ef-
fetti possono determinarsi molto tempo dopo). A tale proposito è diffusa,
nelle polizze responsabilità civile, la clausola con la quale si fanno rientrare
nella copertura assicurativa i sinistri, determinati da azioni precedenti alla
stipulazione del contratto, purché denunciati durante la durata contrattua-
le (c.d. clausola «claims made»). Va peraltro rilevato che la Cassazione ha
individuato nella claims made una clausola vessatoria, in quanto limitativa
della responsabilità dell’assicuratore, e, come tale, inefficace se non esplici-
tamente approvata per iscritto dal contraente ai sensi dell’art. 1341 c.c.
La clausola che estende la garanzia assicurativa anche alle denuncie pre-
sentate successivamente alla scadenza del contratto, purché riferite a fatti
avvenuti durante la sua vigenza (c.d. clausola «loss occurrence») è meno
comune e, normalmente, legata alla claims made. Inoltre la loss occurrence
incide in modo significativo sul costo dell’assicurazione.

§ 4. La disciplina: inesistenza del rischio

Come detto se il rischio non sussisteva, o è venuto meno prima della sti-
pulazione, il contratto è nullo (art. 1895 c.c.).
Pertanto, se, in ipotesi, il premio fosse già stato corrisposto, l’assicurato-
re avrebbe l’obbligo di restituirlo.
Unica eccezione al principio è il c.d. rischio putativo, previsto dall’art. 514
c.n., secondo il quale, se la notizia dell’inesistenza o della cessazione del ri-
schio o dell’avveramento del sinistro non è pervenuta nel luogo di stipula-
zione del contratto o in quello dal quale è partita la proposta di assicurazio-
ne, prima della conclusione del contratto, questo è valido. La norma è basata
su un oggi inattuale presupposto, e cioè che le notizie in questione, perve-
nendo da luoghi lontani, possano giungere con molto ritardo e, di conse-
guenza, la buona fede del contraente prevale sulla situazione oggettiva.
Se il rischio viene meno durante l’assicurazione, il contratto si scioglie,
ma l’assicuratore ha diritto al pagamento del premio in corso al momento
in cui la cessazione del rischio gli è stata comunicata o ne sia venuto altri-
menti a conoscenza (art. 1896 c.c.). Si tratta di una deroga ai principi gene-
rali in tema di «sinallagma» contrattuale (l’assicuratore dovrebbe trattene-
re solo la parte del premio proporzionale al periodo di copertura del ri-
schio), giustificata dalla necessità di tutelare la massa degli assicurati e,
quindi, di non depauperare le riserve tecniche accantonate con restituzio-
ni, anche parziali, dei premi.
154 Il contratto di assicurazione

La regola subisce una deroga nell’ambito dell’assicurazione r.c. auto,


ove, in caso di trasferimento di proprietà del veicolo o del natante (caso ti-
pico di cessazione del rischio), il contraente può scegliere per la risoluzione
del contratto con diritto al rimborso del rateo di premio relativo al residuo
periodo di assicurazione (art. 171 c.a.).
Se il rischio viene meno dopo la stipulazione del contratto, ma prima
che questo abbia iniziato a produrre gli effetti (perché ad esempio, non è
stato ancora pagato il premio) l’assicuratore ha diritto al solo rimborso del-
le spese eventualmente sostenute (ad esempio spese di perizia).

§ 5. La disciplina: diminuzione e aggravamento del rischio

Come detto il rischio può avere varie intensità, a seconda del tipo di ri-
schio e del valore della cosa assicurata, intensità che determinano l’am-
montare del premio e la stessa assicurabilità del rischio. Queste valutazioni
vengono effettuate dall’assicuratore al momento della stipulazione del con-
tratto.

5.1. Se, successivamente alla stipulazione del contratto, il rischio dimi-


nuisce (art. 1897 c.c.) in misura tale che l’assicuratore avrebbe stipulato ad
un premio inferiore, è onere dell’assicurato comunicare la diminuzione del
rischio per avere diritto a pagare un premio successivo (o una rata di pre-
mio successiva) ridotto proporzionalmente. Il premio in corso resta acqui-
sito dall’assicuratore, per la già illustrata necessità di tutelare la massa degli
assicurati che comporta una deroga al principio del sinallagma contrattuale.
Tuttavia l’assicuratore ha facoltà di recedere dal contratto entro due
mesi dalla comunicazione. Il recesso ha effetto dopo un mese dalla comu-
nicazione.

5.2. Se invece, successivamente alla stipulazione del contratto, il rischio


si aggrava (art. 1898 c.c.) in misura tale che l’assicuratore non avrebbe con-
tratto, ovvero avrebbe contratto ad un premio superiore, il contraente ha
l’obbligo di dare immediato avviso all’assicuratore. L’assicuratore ha dirit-
to di recedere dal contratto, con comunicazione scritta, entro un mese dal
ricevimento della comunicazione o dal momento in cui ha avuto comunque
conoscenza dell’aggravamento. Il recesso ha effetto immediato nel caso in cui
l’aggravamento è tale che l’assicuratore non avrebbe contratto; ha effetto
dopo 15 giorni se si sarebbe limitato a chiedere un premio più elevato.
La causa del contratto di assicurazione: A) il rischio 155

In difetto di comunicazione da parte dell’assicuratore il contratto man-


tiene la sua efficacia nonostante l’aggravamento.
Se il sinistro si verifica prima della conoscenza dell’aggravamento o pri-
ma che siano trascorsi i termini per il recesso, nel caso in cui l’assicuratore
non avrebbe contratto, questi è liberato; nel caso in cui avrebbe contratto
ad un premio superiore, l’indennità è ridotta in proporzione al minor pre-
mio riscosso rispetto a quello che sarebbe stato richiesto.
Anche qui spetta comunque all’assicuratore il premio in corso al mo-
mento della comunicazione di recesso. Tuttavia l’assicuratore deve dimo-
strare che l’aggravamento è stato tale che non avrebbe contratto ovvero
avrebbe contratto ad un premio inferiore.

5.3. La disciplina in tema di riduzione o di aggravamento del rischio è


dettata prevalentemente con riguardo alle assicurazioni contro i danni, po-
sto che, in relazione alla vita umana, è più difficile ipotizzare un aggrava-
mento e, soprattutto, una riduzione del rischio, anche se non si può esclu-
dere in linea di principio (ad esempio insorgenza di una malattia).
La legge peraltro prevede un’ipotesi espressa di aggravamento del ri-
schio nell’assicurazione sulla vita (per il caso di morte), e cioè il caso di
cambiamento di professione o di attività dell’assicurato (art. 1926 c.c.), quan-
do siano tali da aggravare il rischio di modo che l’assicuratore non avrebbe
contratto o avrebbe contratto ad un premio più elevato. La prima ipotesi è
causa di scioglimento del contratto. La seconda comporta la riduzione del-
la somma assicurata in proporzione al minor premio convenuto rispetto a
quello che l’assicuratore avrebbe preteso.
Se l’assicurato comunica il cambiamento, l’assicuratore deve comunicare,
entro 15 giorni, se intende sciogliere il contratto, ovvero ridurre la somma
assicurata o aumentare il premio. Negli ultimi due casi l’assicurato ha 15
giorni prima di dichiarare se intende accettare la proposta; in difetto la
proposta si intende accettata.
Se l’assicurato dichiara di non accettare, il contratto si scioglie e l’assi-
curatore mantiene il diritto al premio in corso e l’assicurato al diritto di ri-
scatto.
Trattandosi di comunicazioni aventi natura di atti recettizi, e stante i
tempi brevi stabiliti dalla legge, deve essere utilizzato uno strumento che
dimostri l’effettivo ricevimento della comunicazione da parte della contro-
parte. La legge ammette pertanto che le comunicazioni possano farsi a
mezzo raccomandata, in alternativa a strumenti più complessi (ad esempio:
notifica a mezzo ufficiale giudiziario).
156 Il contratto di assicurazione
La causa del contratto di assicurazione contro i danni: B) l’interesse 157

CAPITOLO III
LA CAUSA DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE
CONTRO I DANNI: B) L’INTERESSE

SOMMARIO: 1. L’interesse come relazione di carattere economico. – 2. L’interesse


come misura del valore della cosa. Il danno come lesione dell’interesse. L’inesisten-
za dell’interesse. L’alienazione della cosa assicurata. – 3. L’interesse come misura del
valore della cosa. Soprassicurazione e sottoassicurazione. L’assicurazione plurima e
la coassicurazione. – 4. L’interesse come misura del valore. L’assicurazione danni
alle persone.

§ 1. L’interesse come relazione di carattere economico

L’interesse viene normalmente rappresentato come la «relazione di carat-


tere economico» che lega il bene, oggetto dell’assicurazione, all’assicurato.
L’interesse è dunque l’elemento che identifica l’assicurato, in quanto ti-
tolare dell’interesse, e nel contempo, attraverso la sua intensità, misura il
valore della cosa.
Sotto il primo profilo, l’interesse rende assicurabili solo i beni con i
quali l’assicurato ha, come detto, una relazione di carattere economico. Non
è possibile dunque assicurare un bene del tutto indifferente per l’assicura-
to, poiché si scadrebbe nella scommessa e si violerebbe il principio inden-
nitario, attribuendo un’indennità a chi non ha subito alcun danno.
Pertanto, se l’interesse non sussiste, il contratto è nullo (art. 1904 c.c.).
La relazione tra assicurato e bene deve essere di carattere economico, non
essendo rilevante una relazione di carattere puramente affettivo o morale (ad
esempio, un oggetto privo di valore di proprietà di un genitore defunto).
D’altra parte non è necessario che tale relazione sia costituita dal diritto
di proprietà sulla cosa.
Si può legittimamente configurare un interesse concorrente o indiretto
con quello del proprietario.
158 Il contratto di assicurazione

– Un interesse concorrente si ha nel caso di godimento del bene: usufrut-


to, affitto e locazione. È chiaro che l’usufruttuario ha un interesse econo-
mico all’integrità del bene oggetto dell’usufrutto; così come dal pieno go-
dimento del bene dipende l’interesse del conduttore o dell’affittuario;
– un interesse indiretto si può avere invece da parte del depositario o del
vettore nel trasporto di cose, posto che questi soggetti rispondono dell’in-
tegrità della cosa. In queste ipotesi alla responsabilità patrimoniale, deri-
vante dalla perdita o dal danneggiamento delle cose in custodia o traspor-
tate, può farsi fronte attraverso la stipula di una assicurazione per conto
altrui (art. 1891 c.c.). L’assicurato è il proprietario del bene, ma il contratto
è stipulato dal depositario o dal vettore (contraente) che hanno appunto
un interesse indiretto all’integrità delle cose oggetto di assicurazione.
Un interesse può aversi, non solo nell’assicurazione di cose, ma anche
nelle assicurazioni sulla persona: tipico è il caso dell’assicurazione infortuni
e malattie, ove l’interesse è riferito all’integrità della persona dell’assicura-
to, sia essa stipulata dall’assicurato stesso ovvero da terza persona.
Anche qui l’assicurazione può essere stipulata da un terzo (contraente)
a favore dei soggetti esposti al rischio; ad esempio un’assicurazione infor-
tuni può essere stipulata dal datore di lavoro a favore dei dipendenti o dal
vettore, nel trasporto di persone, a favore dei passeggeri. Anche qui ricorre
un interesse indiretto del contraente che risponde patrimonialmente dei
danni alle persone dei dipendenti, in occasione della prestazione lavorati-
va, o dei passeggeri, in occasione del viaggio.
Si è discusso in passato se l’interesse sia elemento necessario anche nel
contratto di assicurazione sulla vita.
Si è infatti affermato che, se l’assicurazione è contratta sulla vita dello
stesso stipulante, l’interesse è implicito nella ovvia relazione tra il soggetto
e la propria vita. Se invece l’assicurazione è contratta sulla vita di un terzo
(art. 1919 c.c.), nel caso morte, la presenza dell’interesse sarebbe imposta
dalla legge attraverso il consenso al contratto che il terzo deve manifestare
a pena di nullità (art. 1919, comma 2, c.c.). Nel caso sopravvivenza, la leg-
ge nulla stabilisce; tuttavia si è, da parte di alcuni, affermato non essere
ammissibile un’assicurazione sulla vita di persone del tutto indifferenti al
contraente; da altri, che, non avendo la legge richiesto l’interesse per il
contratto di rendita vitalizia, non poteva poi richiederlo per il contratto di
assicurazione.
In realtà il problema va affrontato nell’ottica del principio indennitario,
cui il concetto di interesse è funzionale.
L’interesse è elemento dell’assicurazione contro i danni poiché si vuole
La causa del contratto di assicurazione contro i danni: B) l’interesse 159

evitare un ingiustificato arricchimento conseguente il pagamento di un’in-


dennità che non sia a ristoro di un danno.
Nell’assicurazione sulla vita, non operando il principio indennitario, la
questione non si pone neppure.
La necessità del consenso del terzo, in caso di assicurazione contratta
sulla vita per il caso di morte del terzo, non è dettata per dimostrare un in-
teresse del contraente sulla vita del terzo (perché, ad esempio, il terzo è il
soggetto che procura i mezzi di sostentamento del contraente), ma perché,
trattandosi dell’evento morte, è necessario che il terzo ne sia consapevole e
sia altresì consenziente all’assicurazione che sulla sua vita si va a stipulare,
anche perché, l’utilità economica che può derivare dalla morte del terzo,
potrebbe indurre il contraente beneficiario addirittura a comportamenti
scellerati (omicidio del terzo).
Dunque l’interesse non è richiesto nelle assicurazioni sulla vita, perché
l’operazione è squisitamente previdenziale e finalizzata al risparmio e non
necessita della dimostrazione di un rapporto di tipo economico, che, come
visto, è solo supposto.
D’altra parte l’ipotesi che si possa contrarre per pura speculazione sulla
vita, per il caso di sopravvivenza, di un terzo addirittura sconosciuto o indif-
ferente è puramente teorica. Se ciò fosse, il contraente subordinerebbe inu-
tilmente il contratto ad un duplice rischio: quello della sopravvivenza, non
solo propria, ma anche del terzo, alla durata contrattuale, così riducendo ul-
teriormente la possibilità di raggiungere l’effetto speculativo sperato.
Neppure coglie nel segno il parallelo con la rendita vitalizia, la quale è
caratterizzata da un’operazione di scambio (di carattere aleatorio) o da spi-
rito di liberalità che sono sufficienti in sé a giustificare il contratto.
Dubbi invece non possono sussistere sulla esistenza di un interesse nelle
assicurazioni del patrimonio (assicurazione contro la responsabilità civile,
assicurazione di spese, assicurazione del credito e fideiussoria).
Qui infatti l’interesse non fa riferimento ad una o più cose o beni de-
terminati, ma allo stesso patrimonio dell’assicurato nella sua globalità, che
può essere pregiudicato dal sorgere di un debito o di una spesa.
Il danno pertanto non è individuato attraverso un bene specifico, bensì
attraverso una perdita patrimoniale non rappresentabile con precisione al
momento della conclusione del contratto.
Ciò non toglie che comunque di danno pur sempre si tratta e, conse-
guentemente, di rischio assicurabile.
Peraltro l’indeterminatezza del rischio al momento della conclusione del
contratto comporta delle differenze nella modalità dell’assicurazione. Non
essendo, il più delle volte, prevedibile il valore della cosa, perché di cosa
160 Il contratto di assicurazione

non si tratta, la prestazione dell’assicuratore, e conseguentemente il calcolo


del premio, vengono riferiti ad una somma massima assicurata (massimale).
L’assicuratore dunque pagherà un’indennità nei limiti del massimale as-
sicurato, qualunque sia l’evento rientrante nelle previsioni di polizza. Il
premio, a sua volta, sarà riferito al massimale, non presentandosi di conse-
guenza, in linea di principio, i problemi di sovrassicurazione o sottoassicu-
razione che esamineremo in seguito.

§ 2. L’interesse come misura del valore della cosa. Il danno come le-
sione dell’interesse. L’inesistenza dell’interesse. L’alienazione della
cosa assicurata

Sotto il profilo del valore, l’interesse ne costituisce la misura. Ed infatti,


così come può misurarsi l’intensità del rischio, anche l’interesse è misurabi-
le in relazione all’intensità del rapporto economico tra assicurato e bene, e
cioè al grado di utilità economica del bene.
Maggiore è il valore del bene, maggiore è il rapporto economico e, quin-
di, l’interesse. Il danno, che costituisce una lesione del valore della cosa,
viene rappresentato come lesione dell’interesse, che può misurarsi sino al-
l’annullamento dell’interesse stesso (danno totale).
Il valore dell’interesse deve essere determinato in contratto, costituendo
una componente del rischio assicurato e, di conseguenza, del premio (mag-
giore è il valore, maggiore è il rischio assicurato).
Il valore dell’interesse è detto valore assicurabile (o iniziale) e deve cor-
rispondere al valore assicurato e, cioè, al valore dichiarato del contraente in
polizza, e sul quale l’assicuratore calcola il premio.
Il valore che la cosa aveva un attimo prima del sinistro è il valore finale,
che talvolta è inferiore al valore iniziale (per usura o invecchiamento), e
sulla base del quale viene calcolata l’indennità. Il valore residuo è poi il va-
lore che residua a seguito del sinistro, e può anche essere uguale a zero se il
danno è totale. Sottraendo al valore finale il valore residuo si ottiene il va-
lore risarcibile, e, cioè, la misura dell’indennità dovuta dall’assicuratore.
Come detto l’interesse deve esistere al momento della stipulazione a
pena di nullità del contratto (art. 1904 c.c.). La legge fa espresso riferimen-
to al momento in cui l’assicurazione deve avere inizio. Tuttavia non è dub-
bio che l’interesse debba persistere per tutta la durata del contratto, e per-
tanto, anche al momento del sinistro, rendendosi applicabile la norma di
cui all’art. 1896 c.c. in tema di cessazione del rischio.
La causa del contratto di assicurazione contro i danni: B) l’interesse 161

Di conseguenza, se l’interesse viene meno durante l’assicurazione (ad


esempio, perdita di valore della cosa a causa dell’usura o dell’invecchia-
mento), il contratto si scioglie, ma l’assicuratore ha diritto comunque al
premio in corso.
Una deroga al principio è posta dall’art. 1918 c.c., nel caso di alienazio-
ne della cosa assicurata.
L’alienazione non è infatti di per sé causa di scioglimento del contratto
e, se l’assicurato omette di comunicare l’alienazione all’assicuratore e l’esi-
stenza dell’assicurazione all’acquirente, resta obbligato a pagare i premi suc-
cessivi.
L’acquirente, entro dieci giorni dalla comunicazione dell’alienante, deve
comunicare all’assicuratore l’eventuale decisione di non voler subentrare
nel contratto; così come, nel termine di quindici giorni, l’assicuratore può
recedere.
Nel caso di polizza all’ordine o al portatore, nessuna comunicazione è
dovuta, perché l’acquirente subentra automaticamente nel contratto.
Questa parziale deroga al principio della necessità dell’esistenza dell’in-
teresse (che viene meno a seguito dell’alienazione) è giustificabile con la cir-
costanza che, in difetto di comunicazione, l’assicuratore continua comun-
que a coprire il rischio, con conseguente mantenimento delle cautele e dei
mezzi necessari. In caso di sinistro l’indennità va a beneficio dell’acqui-
rente che, comunque, resta obbligato in solido con l’alienante in relazione
al pagamento dei premi.
Va rilevato che talvolta le parti possono pattuire che il rapporto assicu-
rativo si trasferisca in capo al bene con il quale l’assicurato ha sostituito
quello alienato.
Una deroga alla disciplina di cui all’art. 1918 c.c. in commento è rap-
presentata dalla norma di cui all’art. 171 c.a. la quale, in tema di assicura-
zione obbligatoria r.c. auto, prevede che, in caso di trasferimento di pro-
prietà del veicolo o del natante, il contraente può scegliere tra: la risoluzio-
ne del contratto con diritto al rimborso del rateo di premio relativo al resi-
duo periodo di assicurazione; la cessione del contratto di assicurazione
all’acquirente; ovvero la sostituzione del contratto per l’assicurazione di al-
tro veicolo o di altro natante di sua proprietà, previo l’eventuale congua-
glio del premio.
162 Il contratto di assicurazione

§ 3. L’interesse come misura del valore della cosa. Soprassicurazione e


sottoassicurazione. L’assicurazione plurima e la coassicurazione

Come detto il concetto di interesse è strettamente funzionale al princi-


pio indennitario. Pertanto l’assicuratore è tenuto a corrispondere un’in-
dennità pari al danno sofferto dall’assicurato, nei limiti in cui questo sia
realmente valutabile (art. 1905 c.c.).
Ciò vuol dire che il valore attribuito alla cosa al momento della conclu-
sione del contratto (valore assicurato) è elemento essenziale unicamente ai
fini del calcolo del premio, ma non per la determinazione dell’indennità.
Pertanto, se il valore assicurato non corrisponde all’effettivo valore del
bene (valore assicurabile) si dovranno operare i correttivi previsti dalla
legge.
Alle cose perite o danneggiate non si può attribuire infatti un valore su-
periore a quello che avevano al tempo del sinistro (art. 1908 c.c.).
Può capitare che il valore della cosa assicurata sia diminuito nel corso
dell’assicurazione. In questo caso comunque l’assicuratore corrisponderà
un’indennità rapportata all’effettivo valore che la cosa aveva al momento
del sinistro, seppur il premio resta acquisito per intero (art. 1908 c.c.). Na-
turalmente per il futuro l’assicurato avrà diritto ad un premio proporzio-
nalmente inferiore.
Unica deroga al principio è prevista nel caso di accettazione per iscritto
di una stima appositamente redatta (art. 1908, comma 2, c.c.). Questa pro-
cedura potrà essere utilizzata in caso di beni, non solo di difficile valuta-
zione, ma di particolare valore (quadri, gioielli, ecc.) e che non sono sog-
getti a svalutazione.
Nel caso invece di beni futuri, come i prodotti del suolo, il valore viene
determinato in relazione al presumibile valore che avrebbero avuto al mo-
mento del raccolto o della loro maturazione (art. 1908, comma 4, c.c.).

3.1. Qualora venga dichiarato un valore superiore al valore effettivo, si


ha il caso di soprassicurazione; caso nel quale opera nuovamente il princi-
pio indennitario (art. 1909 c.c.).
Se la soprassicurazione è stata di origine dolosa, il contratto è nullo, ma se
l’assicuratore era in buona fede ha diritto al premio in corso. L’assicuratore
ha comunque l’onere di provare il dolo dell’assicurato e la sua buona fede.
Se anche l’assicurato era in buona fede, il contratto è valido, ma l’even-
tuale indennità è calcolata in relazione all’effettivo valore della cosa; tutta-
via l’assicurato ha diritto, per il futuro, ad un premio ridotto.
La causa del contratto di assicurazione contro i danni: B) l’interesse 163

Una deroga alla disciplina della soprassicurazione si ha nel caso della


c.d. assicurazione valore a nuovo. Si tratta di una assicurazione stipulata nel
caso di prodotti ad alta tecnologia, con un valore iniziale molto elevato, ma
caratterizzati da una rapidissima obsolescenza (e di difficile e costoso ripri-
stino in caso di danno). L’assicuratore si impegna, non già a risarcire il
danno con la corresponsione di una somma di denaro, ma a sostituire le
apparecchiature (danneggiate o perite o rubate) con altre nuove di tipo
uguale o analogo. Naturalmente il calcolo del premio risente del particola-
re rischio assicurato.

3.2. Un’applicazione del principio esaminato in relazione alla soprassi-


curazione si ha in caso di assicurazione plurima (art. 1910 c.c.), e cioè nel
caso in cui il medesimo interesse venga assicurato, con contratti distinti,
presso diversi assicuratori.
Anche qui l’intenzione dell’assicurato potrebbe essere un’illecita specu-
lazione sul sinistro, con l’intento di ricavare un’indennità globalmente su-
periore al valore della cosa.
Pertanto è obbligo dell’assicurato dare avviso di tutte le assicurazioni ai
singoli assicuratori. L’omissione dolosa (e non colposa) di questo obbligo
comporta la liberazione di tutti gli assicuratori (art. 1910, comma 2, c.c.).
Anche in questo caso il dolo va provato dagli assicuratori che intendono
paralizzare la richiesta di indennizzo.
In caso di sinistro, l’assicurato deve dare avviso a tutti gli assicuratori,
indicando i nomi degli altri.
Ogni assicuratore risponde per l’intero nei limiti contrattualmente pre-
visti. Se l’indennità corrisposta da un assicuratore non è sufficiente a copri-
re il danno, l’assicurato può rivolgersi agli altri, ma sempre nei limiti del-
l’ammontare del danno stesso.
Gli assicuratori sono dunque responsabili in solido (seppure nei limiti
del rispettivo debito) e, conseguentemente, è prevista la facoltà di regresso.
Pertanto l’assicuratore che ha pagato, o che ha sostenuto l’onere mag-
giore, avrà diritto di regresso, pro quota, nei confronti degli altri assicura-
tori. In caso di insolvenza di un assicuratore, la sua quota sarà ripartita tra
gli altri.

3.3. Differente è il caso della coassicurazione (art. 1911 c.c.).


Qui infatti la pluralità degli assicuratori è legata all’assicurato da un
unico contratto, normalmente stipulato da uno dei coassicuratori, la c.d.
impresa delegataria, e gli assicuratori rispondono pro quota in relazione al-
la percentuale di rischio assicurata da ciascuno.
164 Il contratto di assicurazione

La disciplina si applica anche se il contratto non è unico (normalmente,


ma non necessariamente infatti, la polizza è sottoscritta dalla sola impresa
delegataria), ma risulta da più documenti contrattuali che, peraltro, giuri-
dicamente, costituiscono un unico rapporto giuridico (contratto bilaterale
con una parte complessa).
Particolare disciplina è riservata alla coassicurazione comunitaria (artt.
161-162).
Questo tipo di coassicurazione è riservato alle imprese aventi sede in
diversi Stati membri per i soli grandi rischi, come individuati dall’art. 1,
comma 1, lett. r (assicurazione corpi, credito e cauzione, ecc.), localizzati
in Italia. Il contratto deve essere stipulato in un unico documento sotto-
scritto da tutti i coassicuratori, con delega attribuita ad uno dei coassicura-
tori, il quale esercita tutte le funzioni attribuitegli in contratto.

3.4. Nella sottoassicurazione (o «assicurazione parziale» – art. 1907 c.c.)


il valore assicurato è invece inferiore al valore assicurabile. La valutazione
inferiore al reale può essere motivata dalla necessità di corrispondere un
premio inferiore o dalla consapevolezza che il bene è soggetto a svaluta-
zione.
Se al momento del sinistro il valore finale del bene è superiore al valore
assicurato, l’indennità è ridotta nella stessa proporzione. Così, ad esempio,
ipotizzato un valore finale superiore del 20% rispetto al valore assicurato,
l’indennità subirà una decurtazione pari al 20% (ad esempio: v. f. = 100;
v. a. = 80. In caso di danno totale, l’indennità sarà di 80 – 20% = 64. In ca-
so di danno parziale, ad esempio, pari al 60%, l’indennità sarà il 60% di
80 = 48 – 20% = 38,4, e così via).
Questo meccanismo è derogabile dalle parti. Una deroga implicita si ha
nel caso di assicurazione a primo rischio, utilizzata prevalentemente nel caso
di assicurazione contro il furto di una pluralità di cose.
Con questo contratto l’assicuratore si obbliga a corrispondere all’assicu-
rato un’indennità sino alla concorrenza di una somma prestabilita (massi-
male), anche se il valore delle cose assicurate supera il massimale, sia per-
ché neppure dichiarato (primo rischio assoluto) ovvero anche se dichiarato
preventivamente (primo rischio relativo).
L’utilità di questa assicurazione consiste nella possibilità di evitare un
inventario di beni, con relativa attribuzione dei singoli valori, e con la pos-
sibilità che essi mutino nel corso dell’assicurazione; mentre il danno spesso
è solo parziale.
D’altro canto il premio è commisurato al massimale, e pertanto, non vi
è possibilità di squilibrio nelle prestazioni.
La causa del contratto di assicurazione contro i danni: B) l’interesse 165

§ 4. L’interesse come misura del valore. L’assicurazione danni alle per-


sone

Nelle assicurazioni danni alle persone – infortuni e malattie – non essen-


do possibile una determinazione del danno, se non in relazione alla capaci-
tà di produzione di reddito della persona, l’interesse è solitamente valutato
in misura forfetaria, attribuendo una somma predeterminata per punto di
invalidità.
Se l’invalidità è temporanea, l’indennità è calcolata in ragione della du-
rata della invalidità.
Se l’infortunio o la malattia conducono alla morte, agli eredi o al bene-
ficiario è attribuita una somma, anch’essa determinata forfetariamente in
contratto.
166 Il contratto di assicurazione
La struttura del contratto di assicurazione 167

CAPITOLO IV
LA STRUTTURA DEL CONTRATTO
DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. Il contratto di assicurazione come contratto bilaterale a prestazioni


corrispettive, sinallagmatico. – 2. Il contratto di assicurazione come contratto con-
sensuale, commutativo, di durata.

§ 1. Il contratto di assicurazione come contratto bilaterale a prestazioni


corrispettive, sinallagmatico

Il contratto di assicurazione è un contratto bilaterale a prestazioni corri-


spettive, consensuale, ad effetti obbligatori, di durata.

1.1. La bilateralità del rapporto si mantiene anche quando, come ve-


dremo meglio in seguito (cfr. infra, Cap. V, §§ 1-2), il contraente è persona
diversa dall’assicurato. Ciò può verificarsi, non solo quando il contratto è
stipulato a mezzo di un rappresentante (art. 1890 c.c.) ma anche qualora il
contraente abbia un interesse indiretto o concorrente all’assicurazione.
In quest’ultimo caso il rapporto giuridico si incardina tra l’assicuratore e il
contraente, il quale deve adempiere le obbligazioni derivanti dal contratto
(salve quelle che per la loro natura non possono essere adempiute che dall’as-
sicurato) (art. 1891, comma 1, c.c.), mentre l’assicurato assume la posizione
di terzo a cui favore deve essere eseguita la prestazione (art. 1411 c.c.).

1.2. Più complessa è la questione relativa alla corrispettività del contrat-


to. Mentre infatti l’obbligazione principale dell’assicurato è certa ed anti-
cipata (pagamento del premio), quella dell’assicuratore è incerta, in quanto
subordinata al verificarsi del sinistro o dell’evento attinente la vita umana
dedotto in contratto (morte o sopravvivenza). Pertanto, nell’ipotesi in cui il
168 Il contratto di assicurazione

sinistro o l’evento non si verifichino (unica eccezione è l’assicurazione sulla


vita per il caso di morte «a vita intera» ove l’evento è certo e l’assicurazione
sulla vita «mista», ove l’assicuratore si obbliga a pagare sia in caso di so-
pravvivenza che di morte), a fronte del pagamento del premio, l’assicurato
nulla riceve in concreto dall’assicuratore, onde il contratto potrebbe appa-
rire con prestazione di una sola parte.
In realtà, come visto, la prestazione dell’assicuratore è molto più com-
plessa e non si esaurisce nel pagamento dell’indennità (o della rendita o del
capitale), se e nella misura in cui è dovuta.
La vera prestazione dell’assicuratore si sostanzia nel predisporre le con-
dizioni tecnico-giuridiche idonee ad assicurare l’adempimento della pre-
stazione pecuniaria, se dovuta. La «contabilizzazione» del contratto com-
porta l’accantonamento a riserva del premio, il mantenimento di un mar-
gine di solvibilità sufficiente, un’organizzazione tecnica in grado di neutra-
lizzare i rischi. Questi sono oneri che hanno un costo rilevante e che sono
finalizzati a realizzare l’autentica finalità che spinge l’assicurato a contrarre:
eliminare la preoccupazione che si possa determinare in futuro un evento
dannoso o uno stato di bisogno.
Non è certo il pagamento dell’indennità ciò che auspica l’assicurato, né
la sua morte per beneficiare gli eredi del capitale.
Il pagamento dell’indennità (o della rendita o del capitale) è dunque
una prestazione sospensivamente condizionata che si aggiunge alla presta-
zione principale, che consiste, come detto, nell’approntare l’organizzazione
tecnico-giuridica idonea a tenere indenne l’assicurato od a pagare la rendi-
ta o il capitale pattuiti.
Non si può, in contrario, affermare che l’organizzazione in discorso è
dovuta in quanto imposta imperativamente dalla legge ma non dal contrat-
to. Essa non è prevista in contratto proprio perché prevista imperativa-
mente dalla legge; e certamente non può affermarsi che, per l’assicurato, la
presenza di tale organizzazione sia del tutto indifferente, e che una qua-
lunque controparte realizzi l’interesse tipico dell’assicurato. Si è già vista
l’importanza della necessaria qualità di imprenditore assicurativo ai fini
della validità stessa del contratto (cfr. supra, Cap. I, §§ 2-3). E imprendito-
re assicurativo altro non vuol dire che soggetto tecnicamente e giuridica-
mente organizzato, secondo le previsioni di legge, per stipulare contratti di
assicurazione. È dunque evidente la fondamentale importanza, nell’econo-
mia contrattuale, della sola contabilizzazione, e cioè dell’inserimento del
contratto nella massa dei rischi assicurati.
In quest’ottica va dunque vista la corrispettività del contratto di assicu-
razione.
La struttura del contratto di assicurazione 169

1.3. E in quest’ottica va altresì visto il problema del «sinallagma» con-


trattuale, e cioè della necessità che le prestazioni siano per quanto possibile
equivalenti. Si è infatti osservato che, spesso, la legge deroga a favore del-
l’assicuratore, attribuendo a quest’ultimo l’intero premio in corso, anche in
caso di scioglimento anticipato del rapporto (cfr. ad esempio gli artt. 1892,
comma 3; 1897; 1898, commi 4 e 5; 1909, comma 1, c.c.).
Il principio, come detto, è inteso a tutelare indirettamente la massa de-
gli assicurati, evitando che restituzioni, anche parziali, di premi possano
compromettere le riserve accantonate per pagare i sinistri.
Ciò costituisce comunque la conferma che il sinallagma non può indi-
viduarsi nel solo rapporto premio-indennità, e neppure premio-rendita (o
capitale), anche se qui la funzione previdenziale rende più forte il rap-
porto.
Ulteriore conferma di quanto illustrato è data dalla disciplina della alie-
nazione della cosa assicurata, la quale prevede l’obbligo per l’alienante di
pagare il premio in corso nonostante sia venuto meno l’interesse (ed anche
i premi successivi se non viene comunicata l’alienazione all’assicuratore).
Ciò perché la prestazione dell’assicuratore, e cioè l’organizzazione tecnico-
giuridica, resta comunque operante.

§ 2. Il contratto di assicurazione come contratto consensuale, commu-


tativo, di durata

2.1. Il contratto di assicurazione è consensuale, in quanto si perfeziona


con il semplice scambio dei consensi (proposta-accettazione), anche se l’ef-
fetto principale, e cioè la copertura assicurativa, è sospensivamente condi-
zionata, salvo patto contrario, al pagamento del premio o della prima rata
di premio (artt. 1901, comma 1 e 1924, comma 1, c.c.).
Teoricamente il contratto potrebbe essere «reale» se fosse previsto il
pagamento del premio come condizione, non già di efficacia, ma della
conclusione stessa del contratto.
Gli effetti sono obbligatori in quanto le parti si obbligano ad effettuare
le prestazioni pattuite.

2.2. Come detto (supra, Cap. I, § 2), il contratto di assicurazione non


può farsi rientrare esattamente nella categoria dei contratti aleatori, posto
che l’alea riguarda solo una componente della prestazione dell’assicuratore,
e, d’altra parte, la corrispettività delle prestazioni e la previsione di meccani-
170 Il contratto di assicurazione

smi correttivi in caso di eccessiva onerosità sopravvenuta contrastano con


tale categoria.
Il contratto di assicurazione può quindi definirsi, sotto questo profilo,
sui generis, in quanto commutativo e parzialmente aleatorio.

2.3. È infine un contratto, per sua natura, di durata.


Sotto questo profilo va tuttavia rilevata una ulteriore sostanziale diffe-
renza tra l’assicurazione contro i danni e quella sulla vita. Nell’assicurazio-
ne contro i danni i rischi assicurati sono soggetti a numerose variabili non
sempre facilmente prevedibili in via statistica. Pertanto la durata contrat-
tuale è tipicamente più breve, proprio al fine di limitare il margine di erro-
re prospettico, rispetto alle assicurazioni sulla vita, basate su calcoli stati-
stici (tavole di mortalità e di sopravvivenza) ben più attendibili.
Inoltre la funzione previdenziale di quest’ultime impone, per sua natu-
ra, una durata sufficientemente lunga da permettere la capitalizzazione di
risorse adeguate a soddisfare le necessità future dell’assicurato.
Le parti del contratto di assicurazione 171

CAPITOLO V
LE PARTI E LE ALTRE FIGURE SOGGETTIVE
DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE:
CONTRAENTE, ASSICURATO, BENEFICIARIO.
L’ASSICURAZIONE IN NOME E PER CONTO.
L’ASSICURAZIONE SULLA PERSONA DI UN TERZO

SOMMARIO: 1. Assicurato e contraente. Il contratto di assicurazione in nome altrui. –


2. Assicurato e contraente. Il contratto per conto altrui o per conto di chi spetta. –
3. L’assicurazione a favore di terzo. Il beneficiario nell’assicurazione sulla vita. La
clausola di vincolo nell’assicurazione contro i danni. – 4. L’assicurazione sulla per-
sona di un terzo.

§ 1. Assicurato e contraente. Il contratto di assicurazione in nome al-


trui

Abbiamo già osservato che talora il contratto non viene stipulato dallo
stesso assicurato, ma da un terzo soggetto che assume pertanto la qualifica
di contraente.
Ciò può avvenire perché il contraente stipula in nome e per conto del-
l’assicurato, in virtù di un rapporto rappresentativo; ovvero perché il con-
traente ha un interesse (indiretto o concorrente) all’assicurazione, ed allora
stipula a favore dell’assicurato.
Nel primo caso il contraente stipula in virtù di una procura o in virtù di
un rapporto di rappresentanza legale (genitore o tutore di minore o di in-
terdetto). Poiché si ritiene che l’assicurazione rientri tra gli atti di ordinaria
amministrazione, non è necessaria una speciale autorizzazione ed il potere
di contrarre rientra in quello rappresentativo del genitore o del tutore.
Se invece il contraente stipula in virtù di procura (generale o speciale)
può verificarsi l’ipotesi di eccesso di potere, e cioè di contratto che il rap-
172 Il contratto di assicurazione

presentante non aveva il potere di stipulare o non era autorizzato a stipu-


lare.
Secondo i principi generali (art. 1398 c.c.) il contratto dovrebbe essere
inefficace ed il rappresentante dovrebbe rispondere nei confronti dell’altro
contraente per gli eventuali danni derivanti dall’inefficacia.
Nel caso dell’assicurazione, però, la necessità di tutelare la massa degli as-
sicurati ha condotto il legislatore ad una diversa soluzione. Il rappresentante
senza poteri (o in eccesso di potere) rimane responsabile personalmente sino
a quando l’assicurato non ha ratificato il contratto, ovvero ha comunicato
all’assicuratore di non volerlo ratificare (art. 1890, comma 2, c.c.).
Con il rifiuto di ratificare, il contratto si scioglie, ma all’assicuratore
spetta comunque il premio in corso al momento del rifiuto.
Se invece interviene la ratifica, gli obblighi si trasferiscono all’assicurato,
il quale dovrà rimborsare il premio corrisposto dal rappresentante. Tutta-
via l’assicurato può ratificare il contratto anche dopo la scadenza o, addi-
rittura, dopo il sinistro, a seguito del quale l’assicuratore, avendo percepito
il premio, deve corrispondere l’indennità.

§ 2. Assicurato e contraente. Il contratto per conto altrui o per conto di


chi spetta

La fattispecie in oggetto è già stata esaminata (art. 1891 c.c.). È tipica


dell’assicurazione trasporti, ove il vettore vuole evitare il rischio del dan-
neggiamento o del perimento delle cose o l’infortunio o la morte delle per-
sone trasportate.
Nel trasporto di cose può avvenire che la merce venga venduta anche
più volte durante il viaggio e, pertanto, il vettore può non conoscere, al
momento della stipulazione, chi sarà il titolare delle merci. Il contratto può
essere allora stipulato «per conto di chi spetta», e cioè il titolare dell’inte-
resse può essere identificato anche in un secondo tempo, qualora si verifi-
chi il sinistro.
Il contraente deve adempiere a tutti gli obblighi che derivano dal con-
tratto «salvo quelli che per loro natura non possono essere adempiuti che
dall’assicurato». Così, se l’assicurato conosceva l’inesattezza delle dichiara-
zioni relative alla descrizione del rischio o l’omissione di elementi essenzia-
li, l’assicuratore può valersi delle disposizioni di cui agli artt. 1892 e 1893
c.c. (art. 1894 c.c.).
Poiché l’interesse diretto fa capo all’assicurato, a questi sono attribuiti i
Le parti del contratto di assicurazione 173

diritti derivanti dal contratto (in particolare il diritto all’indennità) e il con-


traente non può farli valere, anche se è in possesso della polizza, senza il
consenso espresso dell’assicurato.
La fattispecie in esame viene correttamente ricondotta nell’ambito della
figura generale del contratto a favore di terzi (art. 1411 ss. c.c.), il quale
– stabilisce il comma 1 dell’art. 1411 c.c. – è valido se lo stipulante ha inte-
resse a stipulare a favore del terzo. Come detto, nell’assicurazione, il con-
traente ha un interesse, seppur indiretto o concorrente, a stipulare a favore
dell’assicurato.
La giurisprudenza della Cassazione ha peraltro stabilito il principio che
lo stipulante, che ha risarcito l’assicurato del danno causatogli (ad esempio
per la perdita della merce), senza che l’assicurato si sia valso della garanzia
assicurativa, non può rivolgersi all’assicuratore per il pagamento dell’in-
dennità.
Si fa pertanto rigida applicazione del comma 2 dell’art. 1891 c.c. (che,
come visto, impedisce al contraente la possibilità di chiedere l’adempimen-
to all’assicuratore in difetto del consenso dell’assicurato), negandosi l’ap-
plicazione del comma 4 dell’art. 1411 c.c. (il quale stabilisce che, in caso di
rifiuto del terzo di profittare, la prestazione rimane a beneficio dello stipu-
lante) sulla base della deroga di cui all’ultimo inciso di quest’ultima norma
(salvo che diversamente risulti ... dalla natura del contratto).
Questo principio è peraltro incoerente con la premessa, secondo la qua-
le il contratto va ricondotto al modello di cui all’art. 1411 c.c., ma, soprat-
tutto, negando l’applicazione del comma 4, e, quindi, la possibilità per il
contraente (che abbia risarcito il terzo) di chiedere l’adempimento all’assi-
curatore, determina una situazione di iniquità per l’attribuzione di un in-
giustificato arricchimento a favore dell’assicuratore (che, pur avendo per-
cepito il premio, viene liberato dall’obbligazione di pagamento dell’inden-
nità).
L’assicuratore può eccepire all’assicurato le eccezioni che potrebbe op-
porre al contraente in dipendenza del contratto. Così, ad esempio, può ec-
cepire dichiarazioni inesatte o reticenze in ordine ad elementi essenziali del
rischio, oppure il mancato avviso del sinistro o l’omesso salvataggio.
Nel caso si verifichi il sinistro, al contraente è riconosciuto un privilegio
sul pagamento dell’indennità, per i premi corrisposti all’assicuratore e per
le somme pagate per il contratto, a titolo di spese di conservazione (art.
2756 c.c.). Pertanto la legge, in vista dell’utilità per l’assicurato del contrat-
to stipulato dal contraente, riconosce a quest’ultimo il diritto, per tali titoli,
ad essere pagato dall’assicuratore, prima dell’assicurato, con le somme do-
vute a titolo di indennità.
174 Il contratto di assicurazione

§ 3. L’assicurazione a favore di terzo. Il beneficiario nell’assicurazione


sulla vita. La clausola di vincolo nell’assicurazione contro i danni

Nell’assicurazione a favore del terzo il contraente è anche il titolare del-


l’interesse, però la prestazione dell’assicuratore viene attribuita ad un ter-
zo. Poiché solo il titolare dell’interesse può attribuire la prestazione a per-
sona diversa, non può concepirsi un contratto stipulato da un contraente,
che non sia anche assicurato, a favore di un ulteriore soggetto diverso dal-
l’assicurato stesso. Pertanto, nell’ipotesi in esame, le figure di contraente e
assicurato devono necessariamente coincidere.
Anche questa ipotesi rientra nella fattispecie generale del contratto a fa-
vore di terzi; di conseguenza l’assicurato dovrebbe necessariamente avere
interesse a stipulare a favore del terzo (art. 1411 c.c.). Tuttavia nell’ipotesi
tipica di assicurazione a favore del terzo, e cioè nell’assicurazione sulla vita,
tale elemento non è richiesto, anche se è presupposto (cfr. la disciplina del-
la decadenza del beneficio).

3.1. L’art. 1920 c.c. stabilisce che è valida l’assicurazione sulla vita a fa-
vore del terzo, detto beneficiario.
Nell’assicurazione per il caso di morte l’indicazione del beneficiario è
tipica, anche se non necessaria.
Se non viene indicato il beneficiario, alla morte dell’assicurato, la pre-
stazione dell’assicuratore seguirà i principi dettati dal diritto delle succes-
sioni e, pertanto, sarà attribuita a favore degli eredi legittimi o testamenta-
ri. Tuttavia, poiché il terzo acquista il diritto per effetto della semplice de-
signazione (art. 1920, comma 3, c.c.), la prestazione dell’assicuratore viene
erogata direttamente al beneficiario, se indicato, senza che entri a far parte
della massa ereditaria.
Peraltro i premi corrisposti all’assicuratore sono soggetti alle norme sul-
la collazione (art. 737 c.c.), sull’imputazione (art. 747 c.c.) e sulla riduzione
(art. 555 c.c.) delle donazioni (art. 1923, comma 2, c.c.).
La designazione del beneficiario è solitamente fatta nello stesso contrat-
to; tuttavia la legge ammette che venga fatta anche successivamente, con
dichiarazione scritta all’assicuratore, o (nel caso di assicurazione per il caso
morte) nel testamento. L’indicazione può anche essere generica (ad esem-
pio: il coniuge, il fratello, la sorella) purché sia univoca, ovvero, se per te-
stamento, con la semplice attribuzione della somma assicurata (art. 1920,
comma 2).
Con i medesimi strumenti può revocarsi il beneficiario, anche implici-
Le parti del contratto di assicurazione 175

tamente (ad esempio, in caso di designazioni diverse in successivi testa-


menti, vale l’ultima). La revoca non può essere fatta dagli eredi (nell’assi-
curazione caso morte), né dallo stesso contraente (caso di sopravvivenza),
dopo il verificarsi dell’evento, se il beneficiario ha dichiarato di voler pro-
fittare del beneficio (art. 1921, comma 1).
In ogni caso, se l’assicurato contraente ha rinunciato per iscritto al po-
tere di revoca, questa non ha effetto se il beneficiario ha dichiarato al con-
traente di voler profittare del beneficio (art. 1921, comma 2). Sia la rinun-
cia del potere di revoca che la dichiarazione di voler profittare da parte del
beneficiario devono essere comunicate per iscritto all’assicuratore (art.
1921, comma 2).
Trattandosi sostanzialmente di un atto di liberalità, il beneficiario deca-
de dal beneficio se attenta alla vita dell’assicurato (art. 1922). La designa-
zione può inoltre essere revocata, anche se era stata pattuita l’irrevocabili-
tà, in caso di ingratitudine (art. 801 c.c.) o di sopravvenienza di figli (art.
800 c.c.). In questi casi però deve essere dimostrata la causa di liberalità
(art. 1922 c.c.).

3.2. Nell’assicurazione contro i danni non è ammessa, in linea di princi-


pio, la stipulazione a favore di terzo, poiché attribuire l’indennità a perso-
na diversa dal titolare dell’interesse, sarebbe contrario al principio indenni-
tario.
Tuttavia, anche in questo caso, se l’assicurato ha interesse alla stipula-
zione a favore del terzo, il contratto è valido (art. 1411). È quanto avviene
con la c.d. clausola di vincolo, con la quale l’indennità viene attribuita (vin-
colata) appunto ad un terzo in ragione di un particolare rapporto tra assi-
curato e terzo: ad esempio il terzo è creditore pignoratizio od ipotecario, e
l’assicurazione è stipulata sul bene oggetto del pegno o dell’ipoteca.
È pur vero che il creditore pignoratizio o ipotecario ha privilegio sulle
somme dovute dall’assicuratore per la perdita o il danneggiamento della
cosa (art. 2742 c.c.); tuttavia la clausola di vincolo costituisce un più effica-
ce rimedio.

§ 4. L’assicurazione sulla persona di un terzo

Nelle assicurazioni sulle persone (vita, infortuni, malattie) è valida la


stipulazione sulla persona di un terzo (per le assicurazioni sulla vita v. art.
1919 c.c.).
176 Il contratto di assicurazione

In questo caso il terzo è preso in considerazione ai soli fini dell’indi-


viduazione del rischio ed assume la posizione di assicurato; tuttavia desti-
natario della prestazione dell’assicuratore è il contraente.
Nell’assicurazione sulla vita, come visto (cfr. supra, Cap. III, § 1), per il
caso di morte occorre il consenso scritto del terzo comunicato all’assicu-
ratore a pena di nullità (art. 1919, comma 2, c.c.); per il caso sopravvivenza
nessuna formalità è prescritta.
La formazione e la forma del contratto di assicurazione 177

CAPITOLO VI
LA FORMAZIONE E LA FORMA
DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. La polizza e la formazione del contratto: concetti generali. Gli ob-


blighi di trasparenza a protezione dell’assicurato. – 2. La fase precontrattuale: la
documentazione informativa. – 3. Le dichiarazioni inesatte e le reticenze. – 4. Le
condizioni generali di polizza. Le clausole vessatorie. – 5. La conclusione del con-
tratto e la durata. – 6. La polizza all’ordine e al portatore.

§ 1. La polizza e la formazione del contratto: concetti generali. Gli ob-


blighi di trasparenza a protezione dell’assicurato

Il contratto di assicurazione è detto «polizza». Il termine (probabilmen-


te dal greco antico: ¢πόδειζις = prova), di uso frequente nel linguaggio
mercantile arcaico (cfr. peraltro ancora oggi: polizza di carico, polizza di
deposito, polizza dei monti di pegno), sta sostanzialmente a significare «ri-
cevuta» o «quietanza» e, cioè, documento probatorio della consegna di co-
se o denaro.
La polizza di assicurazione nasce probabilmente come ricevuta di pa-
gamento del premio e diviene poi vero e proprio documento contrattuale.
Il contratto di assicurazione è disciplinato dal codice civile come con-
tratto non formale; il codice civile prevede infatti la forma scritta ai soli fini
della prova (art. 1888 c.c.). Pertanto, salvo che il documento sia andato
perduto senza colpa del contraente, non è ammessa la prova per testimoni
(art. 2725 c.c.).
Stante il rilevato valore probatorio dell’atto, l’assicuratore è tenuto a ri-
lasciare al contraente la polizza o documento equivalente; deve rilasciare
anche duplicati o copie, ma in questo caso può esigere la presentazione o
la restituzione dell’originale (art. 1888 c.c.).
178 Il contratto di assicurazione

In realtà la natura di contratto non formale può essere oggi posta in


dubbio sulla base della disposizione del Codice delle Assicurazioni che sta-
bilisce che «il contratto e ogni altro documento consegnato dall’impresa al
contraente va redatto in modo chiaro ed esauriente» (art. 166, comma 1), e
che «le clausole che indicano decadenze, nullità o limitazioni delle garanzie
ovvero oneri a carico del contraente o dell’assicurato sono riportate me-
diante caratteri di particolare evidenza» (comma 2). È pur vero che la legge
si riferisce al contratto «consegnato» al contraente, e che potrebbero non es-
serci clausole che importano decadenze, nullità o limitazioni delle garanzie
od oneri a carico del contraente o dell’assicurato, però è altresì evidente che
la disposizione limita ancora maggiormente l’ipotesi, peraltro del tutto teo-
rica, di un contratto di assicurazione privo della forma scritta. D’altra parte
la norma non prevede la nullità del contratto qualora venga redatto in vio-
lazione della disposizioni in esame. In altri termini, e sempre tenuto conto
che si tratta di ipotesi puramente teorica, se il contratto di assicurazione
venisse stipulato verbalmente, sarebbe ugualmente valido, salve le conside-
razioni che andremo a fare in ordine al mancato adempimento degli obbli-
ghi di cui all’art. 166 c.a.
Quest’ultima norma, come detto, non prevede alcuna sanzione in caso
di mancato adempimento da parte dell’impresa delle disposizioni in essa
contenute. Ciò peraltro non deve certamente condurre ad intendere che
l’adempimento possa essere lasciato al senso di correttezza ed onestà del
singolo operatore assicurativo.
Al di là infatti delle sanzioni di carattere disciplinare, e della possibilità
da parte dell’IVASS di avviare il procedimento di cui all’art. 229 (nomina
del commissario per il compimento di singoli atti), si pone il problema di
una sanzione di carattere negoziale. La soluzione più appagante e rispetto-
sa degli interessi contrapposti appare quella di ricomprendere la fattispecie
in esame nell’ambito della disciplina dell’annullamento del contratto per
errore essenziale (art. 1427 ss. c.c.). Ed infatti la mancanza di chiarezza e
completezza del contratto ovvero la mancata evidenziazione di una clauso-
la, siano esse volute o meno dall’assicuratore, sono nient’altro che causa di
errore da parte del contraente sul contenuto del contratto o su un elemen-
to, determinante o meno, di esso.
Con tale soluzione, in primo luogo, si può operare un preventivo esame
in ordine alla rilevanza ed essenzialità dell’errore (artt. 1428-1429 c.c.), po-
sto che non tutte le ipotesi di mancanza di chiarezza e completezza ovvero
di mancata evidenziazione di una clausola possono condurre all’annulla-
mento dell’intero contratto.
In secondo luogo l’indagine può essere portata sulla riconoscibilità del-
La formazione e la forma del contratto di assicurazione 179

l’errore (art. 1431 c.c.), elemento questo, proprio con riferimento alla pro-
blematica della trasparenza, particolarmente rilevante. Inoltre troverebbe
ingresso l’applicazione della disciplina dell’annullamento per «errore nella
dichiarazione o nella sua trasmissione» (art. 1433 c.c.), che sarebbe idoneo
a ricomprendere le modalità di informativa in ordine alle clausole contrat-
tuali.
Infine, si darebbe ingresso ad una ipotesi di sanatoria da parte dell’assi-
curatore ai sensi dell’art. 1432 c.c.

Altri documenti contrattuali possono essere:


– l’appendice di polizza contenente eventuali clausole modificative o in-
tegrative delle condizioni generali e speciali di polizza;
– il certificato di assicurazione, documento che contiene gli estremi del
contratto di assicurazione e serve a documentarne l’esistenza in talune ipo-
tesi particolari (ad esempio, nel caso dell’assicurazione obbligatoria contro
la responsabilità civile per la circolazione dei veicoli a motore e dei natanti,
art. 127 c.a.).
Il contratto assume poi la denominazione di «trattato» nella riassicura-
zione (cfr. infra, Cap. XVI, § 4).

Giuridicamente il contratto di assicurazione si forma attraverso la co-


municazione di una proposta di assicurazione, comunicata dal contraente
all’assicuratore, e con la successiva accettazione da parte di quest’ultimo.
Di fatto la proposta viene comunicata attraverso un modulo a stampa
predisposto dall’assicuratore, il quale talvolta contiene un formulario aven-
te lo scopo di definire esattamente il rischio.
Come detto, infatti, per l’assicuratore è essenziale, non solo poter iden-
tificare e valutare esattamente il rischio, ma anche poter classificare i rischi
per gruppi omogenei.
È questo il motivo per il quale la proposta viene comunicata attraverso
un modulo predisposto dall’assicuratore: l’assicuratore ha bisogno di co-
noscere alcune notizie attinenti il rischio e non altre, e le notizie devono
essere idonee per la classificazione del rischio in gruppi omogenei.
Il Codice delle Assicurazioni ed il Regolamento 2 agosto 2018, n. 41 di-
sciplinano sotto vari aspetti i comportamenti che l’assicuratore deve tenere
nei confronti degli assicurati, soprattutto per ciò che concerne la traspa-
renza della sua azione.
Innanzitutto «la pubblicità utilizzata per i prodotti delle imprese di as-
sicurazione è effettuata avendo riguardo alla correttezza dell’informazione
180 Il contratto di assicurazione

ed alla conformità rispetto al contenuto della documentazione informativa


e delle condizioni di contratto cui i prodotti stessi si riferiscono» (art. 182
c.a.). In particolare deve informare in modo corretto, sia essa effettuata
dalle imprese che dagli intermediari e non deve indurre in errore circa le
caratteristiche, la natura, le garanzie ed i rischi del prodotto offerto; devo-
no essere utilizzate forme espressive e caratteri chiari, ben visibili e leggibi-
li; inoltre la pubblicità deve essere immediatamente riconoscibile e ben di-
stinguibile rispetto ad ogni altra forma di comunicazione (art. 30 Regol.).
Particolari cautele sono previste per la pubblicità dei rendimenti dei pro-
dotti d’investimento assicurativi (art. 32 Regol.). In caso di inosservanza
l’IVASS può sospendere la pubblicità o addirittura la commercializzazione
dei prodotti (art. 182 c.a.).
In secondo luogo la legge pone attenzione anche alla fase esecutiva del
rapporto stabilendo che le imprese devono:
– «comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza nei confronti
dei contraenti e degli assicurati;
– organizzarsi in modo tale da identificare ed evitare conflitti di interes-
se ove ciò sia ragionevolmente possibile e, in situazioni di conflitto, agire in
modo da consentire agli assicurati la necessaria trasparenza sui possibili ef-
fetti sfavorevoli e comunque gestire i conflitti di interesse in modo da
escludere che rechino loro pregiudizio;
– realizzare una gestione finanziaria indipendente, sana e prudente e
adottare misure idonee a salvaguardare i diritti dei contraenti e degli assi-
curati» (art. 183 c.a.).

§ 2. La fase precontrattuale: la documentazione informativa

La legge impone alle imprese ed agli intermediari di fornire al cliente un


«documento informativo precontrattuale», di contenuto differente a se-
conda che si tratti di assicurazione contro i danni o di assicurazione sulla
vita, il quale deve comunque contenere le informazioni necessarie – tenuto
conto della complessità e delle caratteristiche del prodotto, del tipo del
cliente e delle caratteristiche dell’impresa di assicurazione – affinché «il
cliente possa pervenire ad una decisione informata su diritti e obblighi
contrattuali e, ove opportuno, sulla situazione patrimoniale dell’impresa»
(art. 185 c.a.). Sia il documento informativo precontrattuale per i prodotti
danni (art. 185-bis c.a.) che quello per i prodotti vita (art. 185-ter c.a.) de-
vono essere redatti in modo sintetico e strutturati in modo da essere chiari,
La formazione e la forma del contratto di assicurazione 181

di facile lettura e con caratteri di dimensione facilmente leggibile (insom-


ma non si possono utilizzare caratteri così minuscoli da rendere la lettura
difficile). In particolare il documento informativo precontrattuale per i
prodotti vita «deve contenere informazioni accurate, corrette, chiare, non
fuorvianti e coerenti con la documentazione del prodotto assicurativo cui
si riferisce» (art. 185-ter c.a.). Deve inoltre contenere informazioni sinteti-
che in ordine al contenuto del contratto e agli obblighi che con il contratto
vengono assunti.
L’impresa può trasmette all’IVASS il documento informativo precon-
trattuale in via preventiva al fine di verificare se il contenuto rispetta gli
obblighi informativi previsti dalla legge. Entro 60 giorni l’IVASS comunica
all’impresa la sua valutazione (art. 186 c.a.) e può chiedere all’impresa di
apportare delle modifiche (art. 187 c.a.).
Ulteriori e più particolareggiate disposizioni sono contenute nel citato
Regolamento 2 agosto 2018, n. 41.
Va infine ricordato che sono vietate pratiche discriminatrici tra uomini
e donne in ordine alla determinazione dei premi e delle prestazioni degli
assicuratori (Regolamento ISVAP 12 maggio 2009, n. 30). Così, ad esem-
pio, è vietato fissare un premio nel ramo r.c. auto più elevato se il con-
traente è donna, ovvero un capitale inferiore in una assicurazione vita se
l’assicurato è un uomo, salvo che ciò sia giustificato sulla base di dati attua-
riali e statistici «pertinenti ed accurati» (art. 5 Regol. n. 30/2009). Nella as-
sicurazione obbligatoria r.c. auto e nelle assicurazioni sulla vita tale verifica
è affidata all’attuario incaricato.

§ 3. Le dichiarazioni inesatte e le reticenze

Le notizie sul rischio, che il contraente fornisce attraverso la compila-


zione del formulario, hanno natura di dichiarazioni precontrattuali (cioè
emesse prima ed in vista della stipulazione del contratto) e, pertanto, sog-
gette al principio della buona fede (art. 1337 c.c.).
Poiché la descrizione del rischio è essenziale al fine della sua assicura-
bilità e della determinazione del premio e, d’altra parte, l’assicuratore
quasi mai verifica l’esattezza delle dichiarazioni del contraente, per l’ele-
vato costo che avrebbe tale verifica, la legge detta una severa disciplina in
caso di dichiarazioni inesatte o di reticenze relative alla descrizione del
rischio.
Le dichiarazioni inesatte sono dichiarazioni che rappresentano il rischio
182 Il contratto di assicurazione

in modo diverso rispetto alla realtà; le reticenze sono invece omissioni su


circostanze relative al rischio.
Se le dichiarazioni inesatte o le reticenze sono tali che l’assicuratore,
conoscendo l’effettivo stato del rischio, non avrebbe contratto o avrebbe
contratto a condizioni diverse, occorre distinguere se il contraente ha agito
o meno con dolo o colpa grave.
Se il contraente ha agito con dolo o colpa grave, e cioè con il proposito
di ingannare l’assicuratore, ovvero omettendo la benché minima attenzione
nella descrizione del rischio (art. 1892 c.c.), il contratto è annullabile su
iniziativa dell’assicuratore. Si tratta di vera e propria causa di annullamen-
to (art. 1427 c.c.), onde la relativa azione si prescrive nel termine di cinque
anni, che decorrono dal momento in cui l’assicuratore è venuto a cono-
scenza dell’inesattezza o della reticenza (art. 1442 c.c.); tuttavia l’azione è
soggetta ad un termine breve di decadenza di tre mesi, entro i quali l’assi-
curatore deve dichiarare al contraente l’intenzione di impugnare il contrat-
to (art. 1892, comma 2, c.c.).
In deroga ai principi generali in tema di annullamento, ed a tutela della
massa degli assicurati, all’assicuratore è riconosciuto il diritto al premio in
corso, e, d’altro canto, se si verifica il sinistro prima che l’assicuratore ab-
bia conoscenza dell’inesattezza o della reticenza o nel termine di tre mesi
concesso per impugnare il contratto, questi non è tenuto a pagare la som-
ma assicurata.
Naturalmente spetta all’assicuratore l’onere di provare il dolo o la colpa
grave, come pure l’essenzialità dell’inesattezza o della reticenza.
Se il contraente ha agito senza dolo o colpa grave, l’assicuratore può re-
cedere dal contratto con comunicazione all’assicurato nel medesimo ter-
mine di tre mesi (art. 1893 c.c.). In questo caso le inesattezze o le reticenze
sono frutto di una impossibilità, utilizzando la normale diligenza, da parte
del contraente, di conoscere il reale stato delle cose. Pertanto non difetta
il requisito della buona fede che giustificherebbe la sanzione dell’annulla-
mento.
Trattandosi di recesso (art. 1373 c.c.) l’assicuratore ha comunque diritto
a trattenere il premio corrisposto e, se il sinistro si verifica prima che l’as-
sicuratore abbia saputo della inesattezza o della reticenza o prima che ab-
bia comunicato la volontà di recedere, questi deve corrispondere la somma
dovuta, tuttavia ridotta in proporzione alla differenza tra premio convenu-
to e quello che sarebbe stato calcolato se si fosse conosciuto il reale stato
del rischio (art. 1893, comma 2, c.c.).
Naturalmente se l’assicuratore dimostra che non avrebbe contratto, nes-
suna indennità è dovuta.
La formazione e la forma del contratto di assicurazione 183

§ 4. Le condizioni generali di polizza. Le clausole vessatorie

Al formulario contenente la proposta di contratto sono allegate le con-


dizioni generali di polizza, e cioè una serie di clausole che vengono predi-
sposte dall’assicuratore per disciplinare in modo uniforme tutti i rischi del-
lo stesso tipo (ad esempio tutte le assicurazioni contro la responsabilità ci-
vile). Oltre alle condizioni generali possono essere previste condizioni specia-
li di polizza, predisposte per disciplinare in modo uniforme particolari tipi
di rischi (ad esempio, nell’ambito dell’assicurazione contro la responsabili-
tà civile, clausole relative a determinate categorie di professionisti).
Condizioni generali e speciali sono soggette alla disciplina dettata dagli
artt. 1341 e 1342 c.c. in tema di condizioni generali di contratto e di con-
tratto concluso mediante moduli o formulari.
La prima norma stabilisce che le condizioni generali di contratto predi-
sposte da uno dei contraenti sono efficaci nei confronti dell’altro se questi
le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle usando l’ordinaria diligenza.
In proposito va ricordato che la legge (art. 185 c.a.) obbliga l’assicuratore
a consegnare al contraente una «nota informativa» contenente l’illustrazio-
ne dei diritti e degli obblighi che vengono assunti con la stipulazione del
contratto.
Il comma 2 dell’art. 1341 c.c. stabilisce poi che talune clausole – c.d.
«vessatorie», in quanto idonee a rendere più gravosa la posizione del con-
traente che le accetta – devono essere approvate espressamente (ad esem-
pio: limitazioni della responsabilità, facoltà di recesso, proroga o rinnova-
zione tacita, clausole derogatorie della competenza, clausola compromisso-
ria, ecc.).
L’art. 1342 c.c. prevede, a sua volta, che, se il contratto è concluso me-
diante moduli o formulari, le clausole aggiuntive prevalgono su quelle a
stampa. Talora nei contratti di assicurazione vengono apposte clausole ag-
giuntive nell’appendice di polizza (cfr. supra, § 1).
Al contratto di assicurazione si applica altresì la disciplina introdotta
dal d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 – e cioè il «Codice del Consumo» – ed
in particolare gli artt. da 33 a 38 sulle clausole vessatorie nei contratti tra
professionisti e consumatori. Va rilevato che il termine «professionista» uti-
lizzato dalla legge va interpretato nel senso di «imprenditore».
Poiché la disciplina si applica solamente ai contratti conclusi con con-
sumatori, restano esclusi dalla disciplina quelli conclusi con imprese e pro-
fessionisti, salvo che quest’ultimi agiscano al di fuori della loro attività d’im-
presa o professionale.
184 Il contratto di assicurazione

Sono considerate vessatorie le clausole che, malgrado la buona fede, de-


terminano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e
degli obblighi derivanti dal contratto (art. 33, comma 1).
L’art. 33, al comma 2, elenca 20 tipi di clausole che la legge considera vessa-
torie, salvo prova contraria. In particolare, per ciò che interessa il contratto di
assicurazione, vanno ricordate: quella che riconosce il diritto di recesso alla sola
impresa e non anche al consumatore ovvero consente al professionista di tratte-
nere anche solo in parte la somma versata dal consumatore a titolo di corrispet-
tivo per prestazioni non ancora adempiute, quando sia il professionista a rece-
dere dal contratto (lett. g); quella che prevede un termine eccessivamente anti-
cipato rispetto alla scadenza del contratto per comunicare la disdetta al fine di
evitare la tacita proroga o la rinnovazione (lett. i); quella che prevede l’adesione
del consumatore a clausole che non ha avuto la possibilità di conoscere prima
della conclusione del contratto (lett. l); quella che consente all’impresa di modi-
ficare unilateralmente le clausole del contratto ovvero le caratteristiche del pro-
dotto o del servizio senza giustificato motivo indicato nel contratto stesso (lett.
m) (la norma peraltro – v. art. 33, comma 5 – non si applica ai contratti aventi
per oggetto valori mobiliari o strumenti finanziari il cui prezzo è collegato alle
fluttuazione di un corso o di un indice di borsa o di un tasso di mercato finan-
ziario non controllato dal professionista; pertanto non si applica a taluni con-
tratti di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione ed ai prodotti finanziari as-
sicurativi); quelle che sanciscono a carico del consumatore decadenze, limita-
zioni della facoltà di opporre eccezioni, deroghe alla competenza dell’autorità
giudiziaria, limitazioni all’allegazione di prove, inversioni o modificazioni dell’o-
nere della prova, restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti con i terzi (lett.
t); quella che stabilisce come foro competente, per eventuali controversie, loca-
lità diverse da quella di residenza o domicilio elettivo del consumatore (lett. u).

Il carattere vessatorio della clausola inserita in un modulo o formulario


a stampa predisposto dall’impresa può essere escluso se l’impresa prova
che fu oggetto di specifica trattativa (art. 34, comma 4).
La conseguenza dell’accertamento del carattere vessatorio della clausola
è la sua nullità, restando peraltro valido il contratto per il resto (art. 36,
comma 1). La nullità opera però soltanto a vantaggio del consumatore e
può essere rilevata dal giudice d’ufficio (art. 36, comma 3).

§ 5. La conclusione del contratto e la durata

Il contratto è concluso nel momento in cui il contraente ha notizia


dell’accettazione da parte dell’assicuratore (art. 1326 c.c.). L’assicuratore
La formazione e la forma del contratto di assicurazione 185

ha 15 giorni di tempo (30 se occorre una visita medica) per accettare. Du-
rante questo lasso di tempo la proposta del contraente resta irrevocabile
(art. 1897 c.c.).
Nelle more dell’accettazione, in casi eccezionali, l’assicuratore può rila-
sciare una «nota di copertura», con la quale l’assicuratore si impegna a co-
prire il rischio sino alla (eventuale) stipulazione del contratto.
Sotto il profilo della durata, il contratto di assicurazione presenta delle
particolarità.
Se il contratto è a termine fisso, l’assicurazione ha effetto dalle ore 24
del giorno della conclusione del contratto sino alle ore 24 del giorno di
scadenza (art. 1899 c.c.). La norma ha la funzione di rendere certezza al
periodo di copertura assicurativa e di evitare, nei limiti del possibile, che il
contraente ricorra all’assicurazione quando il sinistro si è già prodotto.
Va peraltro rilevato che la conclusione del contratto non basta da sola
per rendere operante la garanzia assicurativa. Occorre infatti che il con-
traente paghi anche il premio o la prima rata di premio. Se così non è infat-
ti, salvo patto contrario, l’assicurazione resta sospesa fino alle ore 24 del
giorno in cui il contraente paga quanto dovuto (art. 1901, comma 1, c.c.).
Poiché, come visto, i contratti di assicurazione contro i danni hanno so-
litamente durata annuale, qualora l’assicuratore proponga una copertura di
durata poliennale, deve offrire al contraente una riduzione del premio ri-
spetto a quello previsto per lo stesso contratto con durata annuale. Se la
durata supera i cinque anni, il contraente, trascorso il quinquennio, ha fa-
coltà di recedere dal contratto con preavviso di sessanta giorni e con effet-
to dalla fine dell’annualità nel corso della quale la facoltà di recesso è stata
esercitata (art. 1899 c.c.).
La norma ha la funzione di evitare un impegno troppo prolungato nel
tempo per il contraente e soprattutto di compensare il vantaggio derivante
all’assicuratore dalla pattuizione poliennale.
Il contratto può prevedere il rinnovo tacito alla scadenza. Tuttavia la
proroga, qualunque sia la durata originaria, non può superare i due anni
(art. 1899, comma 2, c.c.). A questa regola fanno eccezione i contratti di
assicurazione della responsabilità civile per la circolazione dei veicoli a mo-
tori e natanti, i quali non possono avere durata superiore ad un anno e per
essi non può essere previsto il tacito rinnovo (art. 170-bis c.a.).
La disciplina esaminata non si applica alle assicurazioni sulla vita (art.
1899, comma 3, c.c.) le quali, come visto, al contrario di quelle contro i
danni, per loro natura necessitano di periodi assicurativi di lunga durata.
La durata dell’assicurazione può essere però riferita al periodo di dura-
ta del rischio. È il caso, frequente, delle assicurazioni marittime, ove l’assi-
186 Il contratto di assicurazione

curazione può essere stipulata «a viaggio», ed allora il termine iniziale coin-


cide con il caricamento delle merci, e quello finale con l’ultimazione delle
operazioni di scarico (art. 532 c.n.).

§ 6. La polizza all’ordine e al portatore

La polizza di assicurazione può essere emessa con la clausola all’ordine


o al portatore (art. 1889 c.c.).
Si tratta di una forma documentale intesa a facilitare la circolazione del-
la garanzia assicurativa prevalentemente nelle assicurazioni di cose, ed, in
particolare, di merci.
È un’alternativa alla stipulazione per conto di chi spetta (art. 1891 c.c.)
e, pertanto, ha la stessa funzione: trasferire la garanzia assicurativa insieme
alla proprietà delle cose assicurate. È concepita in relazione al trasporto o
al deposito di cose, anche se non frequente nella pratica.
Il solo trasferimento del documento (art. 2003 c.c.), munito di girata se
all’ordine (art. 2008 c.c.), comporta pertanto trasferimento del credito ver-
so l’assicuratore senza ricorrere alla complessa procedura prevista per la
cessione dei crediti (art. 1264 c.c.).
In caso di sinistro, l’assicuratore che paga al possessore o giratario della
polizza è liberato, anche se questi non è l’assicurato, salvo che abbia agito
con dolo o colpa grave (art. 1889, comma 2, c.c.).
Si rende pertanto applicabile il principio fondamentale, posto in tema
di titoli di credito (art. 1992, comma 2, c.c.), finalizzato a conferire certez-
za al trasferimento dei titoli. Se infatti il debitore fosse soggetto al rischio
di ripetizione di quanto pagato, non consentirebbe mai al rilascio di un ti-
tolo destinato alla circolazione.
Tuttavia, non per questo, la polizza all’ordine o al portatore è un titolo
di credito.
Manca la fondamentale caratteristica dei titoli di credito, e cioè quella
di essere documenti «necessari» ma «sufficienti» per l’esercizio del diritto
incorporato; manca, infatti, la riproduzione del principio di cui all’art.
1992, comma 1, c.c., che stabilisce che il possessore del titolo di credito ha
diritto alla prestazione in esso indicata in virtù della semplice presentazio-
ne del documento. Manca, altresì, del carattere dell’autonomia rispetto ai
singoli rapporti giuridici sottostanti i trasferimenti (art. 1993 c.c.), e, per-
tanto, l’acquisto del credito portato dal documento è a «titolo derivativo»
e non originario come per i titoli di credito.
La formazione e la forma del contratto di assicurazione 187

L’assicuratore può dunque rifiutare la prestazione al portatore della po-


lizza, potendo pretendere ulteriori prove della legittimazione; così come
non può rifiutare la prestazione, se dovuta, anche in assenza del titolo, po-
sto che, come visto, la forma scritta non è prevista ai fini della validità del
rapporto, ma solo ai fini della prova. Pertanto l’assicurato, pur in mancan-
za del titolo, può ottenere l’adempimento se dimostra altrimenti il diritto.
D’altra parte il rinvio alle norme in tema di ammortamento, operato dal
comma 3 dell’art. 1889 c.c. in caso di smarrimento, furto o distruzione del
titolo, attiene alla ricostruzione del titolo e serve ad evitare l’esercizio abusi-
vo del diritto da parte di terzi ma non attiene all’esercizio stesso del diritto.
Parte, anche autorevole, della dottrina riconduce la polizza in oggetto
alla categoria dei documenti di legittimazione (art. 2002 c.c.) e, più preci-
samente, ai contrassegni di legittimazione (i quali si caratterizzano, rispetto
ai titoli di legittimazione, per l’essere emessi in relazione ad una operazione
individuale e non in serie).
Questa ricostruzione peraltro non convince. I documenti di legittimazio-
ne (di cui i contrassegni e i titoli di legittimazione sono una sottoclassifica-
zione) sono documenti che servono solo ad individuare più agevolmente
l’avente diritto alla prestazione (ad esempio la contromarca del guardaroba
o il biglietto della lotteria) ma non sono idonei alla circolazione, ed anzi, in
quelli relativi ad operazioni individuali – e cioè i contrassegni di legittima-
zione – spesso il divieto di trasferimento è espressamente indicato nel do-
cumento stesso (v. ad esempio il biglietto di viaggio nel trasporto di perso-
ne).
Diversamente sono finalizzati a «consentire il trasferimento del diritto
senza l’osservanza delle forme proprie della cessione» (art. 2002 c.c.) i «ti-
toli impropri». Tali titoli si distinguono dai titoli di credito proprio per
l’assenza dei requisiti tipici di quest’ultimi – letteralità e autonomia – onde
sono documenti né necessari né sufficienti per l’esercizio del diritto.
La loro caratteristica è individuata invece nella riproduzione delle mo-
dalità di circolazione dei titoli di credito, caratteristica questa che li distin-
gue dai documenti di legittimazione.
Dunque la polizza all’ordine o al portatore è un titolo improprio, con in
più la particolarità di liberare il debitore che abbia pagato in buona fede al
titolare apparente.
188 Il contratto di assicurazione
L’oggetto del contratto di assicurazione: il premio 189

CAPITOLO VII
L’OGGETTO DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE.
A) LE OBBLIGAZIONI DEL CONTRAENTE:
IN PARTICOLARE IL PREMIO

SOMMARIO: 1. Le obbligazioni delle parti. – 2. Il premio. – 3. Mancato pagamento


del premio. – 4. Gli altri obblighi del contraente o dell’assicurato. Obblighi ed one-
ri: valore della classificazione. – 5. L’obbligo di avviso (art. 1913 c.c.). – 6. L’obbli-
go di salvataggio (art. 1914 c.c.).

§ 1. Le obbligazioni delle parti

Con la stipulazione del contratto sorgono in capo alle parti una serie di
obbligazioni delle quali le più importanti, ma non le sole, sono costituite
dal pagamento del premio a carico del contraente ed il pagamento dell’in-
dennità o della rendita o del capitale, subordinatamente al verificarsi del-
l’evento dedotto in contratto, a carico dell’assicuratore.
Relativamente ad altre obbligazioni, gravanti sul contraente o sull’assi-
curato, si è discusso se trattarsi di veri e propri obblighi o piuttosto di one-
ri, e cioè di doveri imposti dalla legge, non già a soddisfacimento di un
corrispettivo diritto della controparte, ma per conseguire un diritto o un
vantaggio a favore della stessa parte onerata. Come vedremo il problema è
più teorico che pratico, posto che le conseguenze del mancato adempimen-
to sono comunque previste espressamente dalla legge.

§ 2. Il premio

Il premio (probabilmente dal latino praemium, e cioè «ciò che è preso


prima») costituisce la prestazione fondamentale del contraente, al cui adem-
190 Il contratto di assicurazione

pimento è subordinata l’efficacia del contratto, ed è costituito da una som-


ma di denaro.
Come visto, tecnicamente il premio si compone del c.d. premio netto e
dei caricamenti.
Il primo è il risultato del calcolo probabilistico (e, nelle assicurazioni sulla
vita, anche finanziario) operato dall’assicuratore, sulla base del quale viene
determinato l’accantonamento finanziario destinato a fare fronte ai sinistri,
che, prevedibilmente, si verificheranno nell’arco di tempo considerato.
Il premio netto pertanto va a costituire, come visto, le riserve tecniche.
I secondi sono costituiti da una serie di voci disomogenee: spese di
emissione della polizza e spese generali, provvigioni, imposte, spese relati-
ve al servizio di liquidazione dei sinistri, utile d’impresa, ecc. (per una
esemplificazione in ordine alla determinazione del premio puro e dei cari-
camenti cfr. gli artt. 21 e 22, d.p.r. 24 novembre 1970, n. 973 come modifi-
cati dal d.p.r. 16 gennaio 1981, n. 45).
La risultante è il c.d. premio lordo o premio di tariffa. In realtà giuridi-
camente la distinzione non ha alcun valore, poiché il premio, nella sua glo-
balità, costituisce vero e proprio oggetto dell’obbligazione del contraente
cui corrisponde un diritto di credito dell’assicuratore.
Il soggetto tenuto al pagamento del premio è il contraente, anche se per-
sona diversa dall’assicurato.
Come visto il premio è unico, anche se calcolato per periodi (ad esem-
pio per anno: premio periodico), e la sua eventuale scomposizione rateale
costituisce unicamente una facilitazione di pagamento, concessa dall’assi-
curatore all’assicurato in caso di premio particolarmente oneroso, onde,
trattandosi di fatto di un finanziamento, le rate successive vengono gravate
di interessi.
Il premio inoltre deve essere pagato anticipatamente (sulla base del prin-
cipio dell’inversione del ciclo produttivo), proprio per permettere all’assi-
curatore di precostituire le riserve necessarie per far fronte ai sinistri.
Il pagamento del premio costituisce normalmente condizione di effica-
cia del contratto: la copertura assicurativa inizia infatti a decorrere solo dalle
ore 24 del giorno del pagamento del premio o della prima rata di premio
(art. 1901 c.c.), salvo diversa convenzione.
L’ammontare del premio non può essere modificato se non con esplici-
ta pattuizione; pertanto, alla richiesta di aumento del premio da parte
dell’assicuratore, il contraente può sciogliere il contratto anche in caso di
rinnovazione tacita. Peraltro le parti possono avere predeterminato in con-
tratto aumenti legati a particolari indici (polizza indicizzata) o circostanze
relative al rischio.
L’oggetto del contratto di assicurazione: il premio 191

Il pagamento deve essere effettuato all’assicuratore; tuttavia può essere


effettuato anche all’agente o al mediatore, se autorizzati.
Una particolare disciplina è prevista per l’assicurazione obbligatoria
della responsabilità civile per la circolazione dei veicoli a motori e dei na-
tanti (cfr. infra, Cap. XII).

§ 3. Mancato pagamento del premio

Gli artt. 1901 e 1924 c.c. disciplinano l’ipotesi di mancato pagamento


del premio.
Come visto, il mancato pagamento del premio unico o del primo pre-
mio periodico o della prima rata di premio comporta la mancata attivazio-
ne della copertura assicurativa; pertanto, nonostante l’assicuratore non as-
suma alcun obbligo, egli può agire, entro il termine prescrizionale di un
anno (art. 2952, comma 1, c.c.), per l’adempimento. Tuttavia se non agisce
giudizialmente nei confronti del contraente entro sei mesi dalla scadenza, il
contratto è risolto di diritto, e l’assicuratore mantiene il diritto al premio in
corso ed alle spese, ma perde il diritto ad esigere gli eventuali premi (pe-
riodici) successivi (art. 1901, comma 3, c.c.).
Il termine in questione è vero e proprio termine di decadenza e, di con-
seguenza, non soggetto ad interruzione.
La giurisprudenza ha chiarito che entro il suddetto termine di decadenza
di sei mesi deve essere notificato l’atto introduttivo del giudizio, non essen-
do sufficiente, ad esempio, avere proposto il ricorso per ingiunzione di pa-
gamento, se la notifica dell’ingiunzione al contraente avviene oltre i sei mesi.
Diversa è la disciplina nel caso di mancato pagamento dei premi o delle
rate di premio successive. La legge prevede infatti un «termine di tolleran-
za» di quindici giorni (venti nelle assicurazioni sulla vita – art. 1924, com-
ma 2, c.c.) entro il quale l’assicuratore è ancora tenuto a coprire il rischio;
trascorso tale termine l’assicurazione resta sospesa sino alle ore 24 del giorno
di pagamento, e pertanto, se nel mentre si verifica il sinistro, l’assicuratore
non è tenuto all’adempimento (art. 1901, comma 2, c.c.).
Parzialmente diversa è la disciplina dettata dall’art. 1924 c.c. per l’assi-
curazione sulla vita. Qui infatti la funzione previdenziale da un lato e la na-
tura spiccatamente finanziaria dell’operazione dall’altro, rendono la disci-
plina più favorevole al contraente.
Fermo restando che l’assicurazione rimane sospesa sino alle ore 24 del
giorno di pagamento del primo premio o del premio unico, e che, decorso
192 Il contratto di assicurazione

il termine di tolleranza, nel caso dei premi successivi, il mancato pagamen-


to comporta la cessazione della garanzia (art. 1924, comma 1, c.c.), il man-
cato pagamento dei premi successivi al primo comporta la risoluzione di
diritto del contratto, senza che l’assicuratore possa agire per l’adempimento.
I premi corrisposti restano acquisiti all’assicuratore salvo che l’assicurato
non abbia maturato il diritto alla riduzione o al riscatto della polizza (cfr.
infra, Cap. XVII, § 5) (art. 1924, comma 2, c.c.).
Questa disciplina non deve far pensare che il pagamento del premio
non sia una vera e propria obbligazione nei confronti dell’assicuratore; ed
infatti la risoluzione del contratto è la naturale reazione all’inadempimen-
to. È solo che il legislatore, in funzione della particolare natura del contrat-
to, ha escluso la possibilità di ricorrere all’azione di adempimento.
Azione di adempimento che è concessa dalla legge solo per il primo pre-
mio o per il premio unico, a condizione che l’assicuratore agisca in giudizio
entro sei mesi dalla scadenza (se il premio è ripartito in più rate, il termine
decorre dalla scadenza delle singole rate) (art. 1924, comma 1, c.c.).

§ 4. Gli altri obblighi del contraente o dell’assicurato. Obblighi ed oneri:


valore della classificazione

Come accennato, secondo taluni autori, tra i vari doveri imposti dalla
legge al contraente (o all’assicurato), si dovrebbe distinguere tra veri e pro-
pri obblighi, cui corrisponde un diritto azionabile anche coattivamente dalla
controparte, e oneri, e cioè comportamenti dovuti imposti dalla legge per
conseguire un diritto o un vantaggio a favore dello stesso soggetto onerato.
Così, ad esempio, sarebbe un onere la disdetta del contratto nei termini
stabiliti per evitare la rinnovazione automatica del rapporto; sempre di
onere si tratterebbe con riguardo alla comunicazione dell’aggravamento
del rischio, la cui omissione comporta la perdita o la riduzione dell’eventua-
le indennità; ancora, la comunicazione dell’alienazione del bene all’assicu-
ratore ed al compratore, dalla cui omissione deriva la permanenza in capo
al contraente-venditore dell’obbligo di pagamento dei premi; e così via. Ve-
ro e proprio obbligo sarebbe costituito invece dal pagamento del premio.
In realtà, come accennato, il problema è piuttosto teorico che pratico, po-
sto che il legislatore determina le conseguenze del mancato adempimento ad
un comportamento dovuto tenendo presente la particolare natura del con-
tratto di assicurazione. È evidente che la comunicazione dell’aggravamento
del rischio non è atto che può essere oggetto di azione esecutiva, ma la sua
L’oggetto del contratto di assicurazione: il premio 193

omissione comporta una alterazione del sinallagma contrattuale sanzionabile


con la perdita (o la riduzione) dell’indennità che viene a configurarsi sostan-
zialmente come risarcimento del danno a carico del contraente inadempiente.
Pertanto, ogniqualvolta la conseguenza dell’inadempimento è la perdita
o la riduzione dell’indennità, non siamo dinanzi al mancato adempimento
di un onere, che comporta la perdita (o la compressione) di un diritto
(all’indennità); bensì dinanzi ad un vero e proprio inadempimento le cui
conseguenze si realizzano sotto il profilo patrimoniale, così come il risar-
cimento del danno.

§ 5. L’obbligo di avviso (art. 1913 c.c.)

Nell’assicurazione contro i danni la legge prevede che il contraente (nel-


le assicurazioni per conto l’obbligo può essere assolto anche dall’assicura-
to) debba dare comunicazione del sinistro all’assicuratore, o all’agente auto-
rizzato a concludere il contratto, entro tre giorni dal sinistro o dal momen-
to i cui ne è venuto a conoscenza. L’avviso non è dovuto solo se l’assicu-
ratore (o l’agente autorizzato a concludere il contratto) sono intervenuti,
nello stesso termine di tre giorni, alle operazioni di salvataggio o di consta-
tazione del sinistro (art. 1913 c.c.).
La norma tutela il diritto dell’assicuratore ad una immediata constata-
zione del sinistro o per consentirgli operazioni di salvataggio. Nel primo
caso l’assicuratore è in grado di constatare con maggiore esattezza gli effet-
ti dell’evento, posto che il trascorrere del tempo potrebbe compromettere
la ricerca e la valutazione delle cause dell’evento stesso (ad esempio le cau-
se dell’incendio). Nel secondo caso l’assicuratore potrebbe limitare gli ef-
fetti dannosi dell’evento, limitando così, conseguentemente, l’ammontare
dell’indennità (ad esempio attraverso tempestive opere di consolidamento).
Il termine è ridotto, salvo patto contrario, a 24 ore nell’assicurazione
sulla mortalità del bestiame (art. 1913, comma 2, c.c.). La diversa previsio-
ne è determinata dalla possibilità che l’evento sia causato da un’epidemia
e, pertanto, può essere necessario un intervento più tempestivo.
Il mancato o tardivo adempimento dell’obbligo, se doloso, fa perdere
il diritto all’indennità; se solamente colposo, comporta una riduzione del-
l’indennità dovuta dall’assicuratore nella misura del pregiudizio subito da
quest’ultimo a causa del mancato o tardivo avviso (art. 1915 c.c.). Natu-
ralmente, sia la prova del dolo che la prova del pregiudizio sono a carico
dell’assicuratore.
194 Il contratto di assicurazione

§ 6. L’obbligo di salvataggio (art. 1914 c.c.)

Nell’assicurazione contro i danni la legge stabilisce che l’assicurato deve


fare quanto gli è possibile per evitare o diminuire il danno (art. 1914, com-
ma 1, c.c.).
Per evitare che l’assicurato si sottragga a questo obbligo, qualora il sal-
vataggio comporti delle spese, la legge stabilisce altresì che le spese fatte a
questo scopo sono a carico dell’assicuratore (che ritrae vantaggio dall’in-
tervento che evita o limita il danno) in proporzione del valore assicurato ri-
spetto a quello che la cosa aveva al tempo del sinistro. Ciò per consentire
che, in caso di sottoassicurazione, le spese siano ripartite tra assicuratore ed
assicurato nella stessa proporzione in cui è ripartito il rischio (se il contraen-
te ha assicurato per 50 ciò che valeva 100, la spesa pari a 10 viene sopportata
al 50% dall’assicurato e dall’assicuratore) (art. 1914, comma 2, c.c.).
Sempre al fine di evitare che l’assicurato si sottragga all’obbligo in esa-
me, la legge stabilisce che le spese sono dovute anche se il loro ammontare,
sommato al valore del danno, supera la somma assicurata, ed anche se non
si è raggiunto lo scopo (cioè non si è evitato o limitato il danno). Natural-
mente le spese non devono essere state fatte in modo sconsiderato per mo-
dalità di intervento ed entità (art. 1914, comma 2, c.c.).
La giurisprudenza ha chiarito che la disciplina dettata in tema di obbli-
go di salvataggio è applicabile anche nell’assicurazione contro la responsa-
bilità civile e, pertanto, il costo sopportato per interventi diretti ad evitare
o limitare l’evento produttivo di danno per i terzi resta a carico dell’assicu-
ratore nei limiti stabiliti dall’art. 1914 c.c. (ad esempio, nel caso di assicu-
razione della responsabilità civile per i danni relativi ad un podere, il costo
dell’abbattimento di alberi pericolanti per evitare danni al vicino rientra
nella previsione dell’art. 1914 c.c.).
L’assicuratore risponde anche dei danni causati alle cose assicurate dai
mezzi adoperati per evitare o limitare il sinistro, salvo che non provi che
detti mezzi sono stati adoperati sconsideratamente (art. 1914, comma 4,
c.c.). Anche in questo caso la norma è diretta ad evitare che l’assicurato
ometta il salvataggio nel timore di arrecare danni alla cosa.
L’assicuratore può anche intervenire nelle operazioni di salvataggio,
senza che ciò pregiudichi i suoi diritti; tuttavia, se interviene, l’assicurato
può pretendere che anticipi le spese necessarie o comunque concorra alle
spese in proporzione del valore assicurato (art. 1914, commi 5 e 6, c.c.).
L’oggetto del contratto di assicurazione: l‘indennità 195

CAPITOLO VIII
L’OGGETTO DEL CONTRATTO DI ASSICURAZIONE.
B) LE OBBLIGAZIONI DELL’ASSICURATORE:
IN PARTICOLARE L’INDENNITÀ

SOMMARIO: 1. Le obbligazioni dell’assicuratore. Profili generali. – 2. La liquidazio-


ne dell’indennità (o indennizzo). Arbitrato e perizia contrattuale. I sistemi di riso-
luzione stragiudiziale delle controversie. – 3. Le limitazioni della prestazione del-
l’assicuratore: le franchigie e lo scoperto obbligatorio. – 4. Il debito dell’indennità.
Debito di valore e debito di valuta. – 5. Il diritto di surrogazione dell’assicuratore
(art. 1916 c.c.).

§ 1. Le obbligazioni dell’assicuratore. Profili generali

L’obbligazione principale dell’assicuratore è costituita dal pagamento


dell’indennità, nell’assicurazione contro i danni, ovvero della rendita o di
un capitale, in quella sulla vita.
Tuttavia (con la sola esclusione della assicurazione per il caso di morte a
vita intera e nelle assicurazioni vita miste – morte e sopravvivenza) la pre-
stazione in oggetto è subordinata al verificarsi di un evento, non solo futu-
ro, ma anche incerto.
Pertanto, a fronte del pagamento del premio, nel caso l’evento dannoso
non si verifichi, nulla è dovuto dall’assicuratore.
Ciò ha indotto taluni a concepire il contratto di assicurazione come pos-
sibile contratto con prestazione di una sola parte e, pertanto, non necessa-
riamente sinallagmatico.
Sulla infondatezza della tesi ci siamo già soffermati (cfr. supra, Cap. IV,
§ 1), rilevando come la prestazione fondamentale dell’assicuratore sia iden-
tificabile nella contabilizzazione del contratto, e cioè nell’inserimento del
rischio in una massa omogenea con conseguente accantonamento del pre-
196 Il contratto di assicurazione

mio (netto) a riserva. Il pagamento dell’indennità (o della rendita o del ca-


pitale) è, come detto, una prestazione sospensivamente condizionata che si
aggiunge alla prestazione principale, che consiste nell’approntare un’orga-
nizzazione tecnico-giuridica idonea a tenere indenne l’assicurato od a pa-
gare la rendita o il capitale pattuiti.

§ 2. La liquidazione dell’indennità (o indennizzo). Arbitrato e perizia


contrattuale. I sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie

Il pagamento dell’indennità (spesso nelle polizze e nell’uso corrente de-


finita «indennizzo») costituisce la prestazione dell’assicuratore al verificarsi
del sinistro nell’assicurazione contro i danni.
Essa è normalmente rappresentata da una somma di denaro; tuttavia
non è escluso che possa consistere in una prestazione in natura: tipico è il
caso dell’assicurazione assistenza (cfr. infra, Cap. X, § 6) o dell’assicurazio-
ne tutela giudiziaria (cfr. infra, Cap. XI, § 4), ove la prestazione dell’assi-
curatore consiste nella messa a disposizione di servizi di assistenza, nella
prima, e di prestazioni professionali da parte di patrocinatori legali, nella
seconda. Analogamente nella c.d. assicurazione valore a nuovo, le apparec-
chiature sottratte o distrutte vengono sostituite con altre apparecchiature
di tipo analogo.
Il Codice della Navigazione prevede anche il caso della c.d. liquidazione
per abbandono (della nave o delle merci), in contrapposizione alla liquida-
zione per avaria (e cioè con controvalore in denaro), nella quale, in caso di
perdita materiale o economica della nave o delle merci, queste vengono ab-
bandonate all’assicuratore, che ne acquista la proprietà, e che deve corri-
spondere una indennità pari al valore totale della nave o delle merci (art.
540 ss. c.n.) (cfr. infra, Cap. XV, § 8).
Infine, modalità del tutto peculiari di liquidazione dell’indennità sono
previste dalla legge per l’assicurazione obbligatoria della responsabilità civile
per la circolazione dei veicoli a motore e i natanti (infra, Cap. XII, §§ 4 ss.).
Laddove l’indennità è rappresentata da una somma di denaro si pone il
problema della quantificazione del danno.
Si è già osservato, trattando dell’interesse (cfr. supra, Cap. III, § 2), che
la misura dell’indennità è data dal c.d. valore finale del bene sottratto
l’eventuale valore residuo.
Nelle assicurazioni del patrimonio l’indennità corrisponde invece al dan-
no patrimoniale subito dall’assicurato. Così, ad esempio, nell’assicurazione
L’oggetto del contratto di assicurazione: l‘indennità 197

del credito l’indennità corrisponde al valore dei crediti inesigibili; nell’assicu-


razione della responsabilità civile nell’effettiva somma corrisposta dall’assi-
curato al terzo danneggiato (nonostante il danno, il terzo potrebbe anche o-
mettere la richiesta di risarcimento, e, pertanto, nulla sarebbe dovuto dall’as-
sicuratore all’assicurato). Sulla questione si tornerà peraltro approfondita-
mente più avanti (cfr. infra, Capp. XI e XIII).
La prova del danno e della sua misura spetta all’assicurato, mentre al-
l’assicuratore spetta la prova di eventuali fatti liberatori o limitativi della
responsabilità.
Se le parti non trovano un accordo in ordine alla quantificazione del
danno, o, addirittura, l’assicuratore rifiuta il pagamento, è inevitabile il ri-
corso all’autorità giudiziaria. Tuttavia spesso le polizze prevedono il ricor-
so ad un procedimento di natura non giurisdizionale, e cioè ad una “perizia
contrattuale” o ad un “arbitrato” di natura irrituale. In entrambi i casi le
clausole possono prevedere il deferimento della controversia ad un solo
perito o arbitro, ovvero ad un collegio di tre periti o arbitri, di cui due no-
minati dalle parti, ed il terzo da questi di comune accordo, o, in difetto di
accordo, da un terzo soggetto indipendente (ad esempio un ordine profes-
sionale o il presidente del tribunale del luogo).
Si ha perizia contrattuale quando la clausola deferisce ad uno o più periti
il solo accertamento tecnico del sinistro e la determinazione dell’ammontare
del danno (ad esempio le cause dell’infortunio e la valutazione del conse-
guente danno alla persona) lasciando impregiudicata ogni questione giuridi-
ca sulla effettiva sussistenza dell’obbligo dell’assicuratore (ad esempio que-
stioni attinenti la prescrizione del diritto o la valutazione della esattezza delle
dichiarazioni precontrattuali dell’assicurato). La Corte di Cassazione ha sta-
bilito che, qualora la perizia contrattuale non possa essere portata a termine
per qualsiasi motivo, è legittimo il ricorso all’autorità giudiziaria ordinaria.
Si ha arbitrato irrituale (art. 808-ter c.p.c.) quando la clausola devolve
all’arbitro o agli arbitri anche l’accertamento dei presupposti dell’obbliga-
zione dell’assicuratore (ad esempio se il sinistro rientra o meno nell’ambito
dei rischi assunti dall’assicuratore) con obbligo delle parti di accettarne la
decisione. Anche in questo caso il relativo procedimento è libero da forme
e la decisione costituisce «lodo contrattuale» (art. 808-ter c.p.c.), e cioè at-
to di accertamento di natura transattiva normalmente non impugnabile se
non nei casi di cui all’art. 808-ter c.p.c.
Va peraltro rilevato che la clausola compromissoria, con la quale si de-
volve il giudizio ad arbitri, rientra nell’ambito delle clausole vessatorie (art.
33, lett. t, d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206), la cui validità è subordinata a
specifica trattativa (cfr. supra, Cap. VI, § 3).
198 Il contratto di assicurazione

Il d.lgs. 21 maggio 2018, n. 68 ha introdotto, più in generale, per qual-


siasi contenzioso relativo alle prestazioni e ai servizi assicurativi derivanti
da tutti i contratti di assicurazione, senza alcuna esclusione, l’obbligo per
le imprese e gli intermediari di aderire ai «sistemi di risoluzione stragiudi-
ziale delle controversie con la clientela» (art. 187-ter, comma 1, c.a.). Tut-
tavia tali sistemi non sono ancora stati attivati, in quanto «i criteri di svol-
gimento delle procedure di risoluzione delle controversie di cui al comma
1, i criteri di composizione dell’organo decidente, in modo che risulti assi-
curata l’imparzialità dello stesso e la rappresentatività dei soggetti interes-
sati, nonché la natura delle controversie, relative alle prestazioni e ai servizi
assicurativi derivanti da un contratto di assicurazione» sono rimessi ad un
demanando decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto
con il Ministro della giustizia, su proposta dell’IVASS.

§ 3. Le limitazioni della prestazione dell’assicuratore: le franchigie e lo


scoperto obbligatorio

La franchigia può essere semplice o assoluta.


Con la franchigia semplice la prestazione dell’assicuratore è dovuta solo
se il sinistro supera un certo valore stabilito in polizza (ad esempio l’assicu-
ratore si impegna a pagare solo i danni superiori a 100).
Con la franchigia assoluta la prestazione dell’assicuratore è dovuta, non
solo a condizione che il sinistro superi un certo valore stabilito in polizza,
ma comunque verrà detratto tale valore dalla misura dell’indennità (ad e-
sempio, se la franchigia è 100, dato un sinistro pari a 1.000, l’assicuratore
pagherà solo 900).
Si tratta di clausole che mirano a limitare il numero delle liquidazioni,
eliminando quelle di modesta entità, con notevole risparmio per l’assicura-
tore, anche dal punto di vista organizzativo, e, nel contempo, a responsabi-
lizzare maggiormente l’assicurato che non può contare sempre e comun-
que sul ristoro integrale del danno. Il vantaggio per l’assicurato è costituito
da una riduzione del premio.
Sempre al fine di rendere maggiormente responsabile l’assicurato è tal-
volta previsto in polizza (specie nelle assicurazioni contro la responsabilità
civile) il c.d. scoperto obbligatorio, con il quale il rischio assicurato resta par-
zialmente a carico dell’assicurato stesso. In altri termini la misura dell’in-
dennità viene decurtata di una percentuale prestabilita in polizza (ad esem-
pio il 5% o il 10%).
L’oggetto del contratto di assicurazione: l‘indennità 199

Al fine di evitare che venga vanificata la finalità della clausola, talvolta le


polizze prevedono il divieto di assicurare lo scoperto (con assicurazione
c.d. a secondo rischio).

§ 4. Il debito dell’indennità. Debito di valore e debito di valuta

L’indennità va corrisposta all’assicurato o al beneficiario nel luogo indi-


cato dal contratto (art. 1182, comma 1, c.c.) (e cioè normalmente presso la
sede della società o dell’agente incaricato, talvolta dallo stesso liquidatore)
non appena esaurite le procedure di accertamento del sinistro.
Tuttavia, se sorgono contrasti in ordine alla quantificazione o, addirittu-
ra, alla sussistenza del diritto all’indennità, i tempi di liquidazione sono su-
bordinati all’accertamento in sede contenziosa.
L’assicuratore, in caso di disaccordo sulla quantificazione del danno,
dovrebbe comunque offrire il pagamento dell’indennità nella misura rite-
nuta equa. Tuttavia spesso l’assicuratore attende l’esito del giudizio (che,
se svolto dinanzi all’autorità giudiziaria ordinaria, di norma impiega alcuni
anni per giungere ad una sentenza definitiva) per pagare alcunché.
In questi casi si è posto il problema di stabilire se gli eventuali effetti
della svalutazione monetaria debbano incidere sulla misura dell’indennità,
attraverso una rivalutazione della medesima che tenga conto del minor va-
lore della moneta al momento dell’effettiva liquidazione.
Si tratta in definitiva di stabilire se il debito dell’indennità sia debito di va-
luta, e pertanto soggetto al principio nominalistico di cui all’art. 1277 c.c.,
secondo il quale i debiti di somma di denaro vanno estinti al valore nominale
nel momento in cui è sorta l’obbligazione, ed ai quali, pertanto, sono appli-
cabili solo gli interessi nella misura legale (art. 1224, comma 1, c.c.); ovvero
se si tratti di debito di valore, e cioè il denaro oggetto dell’indennità vada
considerato solo come surrogato del bene danneggiato, come di norma nelle
obbligazioni risarcitorie, e, come tale, soggetto a rivalutazione monetaria in
caso di ritardo da parte del debitore (nel nostro caso l’assicuratore).
Il problema assunse particolare importanza negli anni ’70 e ’80 del seco-
lo precedente, anni caratterizzati da un forte fenomeno inflattivo, nei quali
il valore della moneta subì una considerevole perdita di valore, che si risol-
veva a tutto vantaggio del debitore e a danno del creditore.

La giurisprudenza definisce il debito dell’assicuratore, nell’assicurazione di


cose, come debito di valore, ritenendo la relativa obbligazione di tipo risarcito-
200 Il contratto di assicurazione

rio, e pertanto soggetta a rivalutazione monetaria. Tuttavia, si precisa, una vol-


ta determinato l’ammontare dell’indennità, a seguito della procedura valutativa
prevista in polizza (cfr. supra, § 2), il debito di valore si trasforma in debito di
valuta.
Sempre secondo la giurisprudenza il debito dell’assicuratore, nell’assicura-
zione della responsabilità civile, anche nel caso sia obbligatoria, è invece debito
di valuta, in quanto non avente ad oggetto il risarcimento del danno subito dal
terzo, ma il pagamento di una somma di denaro pari all’ammontare del danno.
Con la conseguenza che la relativa somma non è rivalutabile a meno che il cre-
ditore non dia dimostrazione del danno da svalutazione monetaria (art. 1224,
comma 2, c.c.). E con l’ulteriore conseguenza che l’ammontare del massimale
assicurato non può essere superato, salvo che l’assicurato provi il ritardo col-
poso dell’assicuratore. Tuttavia, si precisa in giurisprudenza, qualora l’assicu-
rato, a causa del ritardo nella liquidazione del danno, fosse costretto a pagare
al terzo danneggiato una somma maggiore di quella che avrebbe corrisposto al-
l’epoca del sinistro, ha diritto ad essere indennizzato del danno derivante dalla
svalutazione monetaria causata dal ritardo nella liquidazione, anche oltre i li-
miti del massimale.
Sulla questione peraltro esattamente dissente la dottrina osservandosi che,
nell’assicurazione della responsabilità civile, il debito dell’assicuratore deve se-
guire la natura risarcitoria del debito dell’assicurato verso il terzo, e, pertanto,
non può che qualificarsi anch’esso come debito di valore.

§ 5. Il diritto di surrogazione dell’assicuratore (art. 1916 c.c.)

Il principio indennitario e il principio secondo il quale il responsabile


del danno deve sopportarne le conseguenze sono alla base del diritto di
surrogazione dell’assicuratore, che ha pagato l’indennità, nei diritti dell’as-
sicurato. Pertanto l’assicuratore, a seguito del pagamento dell’indennità, e
nei limiti di quanto pagato, può agire nei confronti del terzo responsabile
del danno (ad esempio colui che ha colposamente determinato un incendio
all’abitazione dell’assicurato). Si tratta di una successione a titolo particola-
re dell’assicuratore nei diritti dell’assicurato verso il terzo responsabile del
danno.
Tuttavia la norma è derogabile e l’assicuratore può anche rinunciare al
diritto in oggetto. In questo caso, se l’assicurato si accontenta dell’inden-
nità, il terzo non sopporterà le conseguenze della sua responsabilità; se non
si accontenta, potrà agire nei confronti del terzo, percependo due volte il
ristoro del danno subito. In quest’ultimo caso tuttavia la violazione del
L’oggetto del contratto di assicurazione: l‘indennità 201

principio indennitario si spiega con il rilievo che l’assicurato non può de-
terminare il danno al fine di ottenere un vantaggio, posto che il danno è
determinato da un terzo.
Il diritto di surrogazione è escluso, salvo il caso di dolo, se il danno è
stato causato: dai figli, dagli affiliati, dagli ascendenti, da altri parenti o da
affini, da personale dipendente purché stabilmente conviventi con l’assicu-
rato (art. 1916, comma 2, c.c.) e dal coniuge (a seguito della pronuncia del-
la Corte Costituzionale 21 maggio 1975, n. 117). La deroga è spiegata con
la presunzione che l’assicurato non agirà nei confronti di questi soggetti
per il risarcimento del danno. Va invece negata la surroga nei confronti del
contraente, come pure autorevolmente sostenuto, quando questi sia re-
sponsabile del sinistro subito dall’assicurato (ad esempio il vettore per i
danni alle merci trasportate). Se ciò fosse infatti verrebbe vanificato il sen-
so stesso dell’operazione assicurativa, posto che il contraente resterebbe
comunque responsabile, anche se nei confronti di un soggetto diverso.
La legge impone all’assicurato di astenersi da comportamenti che pos-
sano ledere il diritto di surroga dell’assicuratore (ad esempio con dichiara-
zioni liberatorie), dovendo, in tal caso, risponderne nei confronti di que-
st’ultimo (art. 1916, comma 3, c.c.).
Il diritto di surroga vale anche nelle assicurazioni contro i danni alle
persone (art. 1916, comma 4, c.c.), con l’esclusione (a seguito della pro-
nuncia della Corte Costituzionale 18 luglio 1991, n. 356) delle somme do-
vute per danno biologico.
Infine va ricordato che la giurisprudenza considera la somma dovuta dal
terzo all’assicuratore, che agisce in surroga, come debito di valore, in quanto
conseguente ad una obbligazione (quella dell’assicuratore verso l’assicura-
to) ugualmente di valore.
202 Il contratto di assicurazione
Le vicende del contratto 203

CAPITOLO IX
LE VICENDE DEL CONTRATTO.
L’ALIENAZIONE DELLA COSA ASSICURATA.
ASSICURAZIONE E LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE.
LA PRESCRIZIONE

SOMMARIO: 1. L’alienazione della cosa assicurata. – 2. La liquidazione giudiziale del-


l’assicurato. – 3. La disciplina della prescrizione in materia assicurativa.

§ 1. L’alienazione della cosa assicurata

L’alienazione della cosa assicurata, pur facendo venir meno l’interesse


da parte dell’alienante, non è causa di scioglimento del contratto di assicu-
razione (art. 1918, comma 1, c.c.).
Pertanto la legge impone all’alienante (se il contraente è soggetto diver-
so dall’assicurato l’obbligo incombe anche su quest’ultimo) di dare avviso
dell’alienazione all’assicuratore e dell’esistenza del contratto all’acquirente.
In difetto di tali comunicazioni il rapporto si trasferisce comunque in capo
all’acquirente, ma l’alienante resta obbligato (in solido con l’acquirente) al
pagamento dei premi successivi (art. 1918, comma 2, c.c.). La norma si
spiega con la considerazione che comunque l’assicuratore continua a ga-
rantire il rischio assicurato. Si tratta dunque di una ipotesi di cessione lega-
le del contratto.
Parlando la legge di «alienazione» e di «acquirente», vanno escluse dal
campo di applicazione della norma le ipotesi di trasferimento di proprietà
mortis causa.
L’acquirente può comunque sciogliere il rapporto se, avuta notizia del-
l’esistenza del contratto, comunica (con raccomandata) la volontà di non
subentrare nel contratto entro dieci giorni dalla scadenza del primo pre-
204 Il contratto di assicurazione

mio successivo all’alienazione. In tal caso all’assicuratore sono comunque


dovuti i premi relativi al periodo assicurato (art. 1918, comma 3, c.c.).
Anche all’assicuratore è data facoltà di recesso, che deve essere comuni-
cato (con raccomandata) all’acquirente entro dieci giorni dalla conoscenza
del trasferimento. Il recesso ha effetto trascorsi 15 giorni dalla comunica-
zione (art. 1918, comma 4, c.c.).
La disciplina esaminata non si applica nel caso di polizza all’ordine o al
portatore, posto che, in questo caso, il trasferimento della cosa è implicito
nello strumento contrattuale utilizzato. Pertanto nessuna comunicazione
deve essere data, né le parti possono recedere (art. 1918, comma 5, c.c.).
Come visto una deroga alla disciplina di cui all’art. 1918 c.c. in com-
mento è rappresentata dalla norma di cui all’art. 171 c.a. la quale, in tema
di assicurazione obbligatoria r.c. auto, prevede che, in caso di trasferimen-
to di proprietà del veicolo o del natante, il contraente può scegliere tra: la
risoluzione del contratto con diritto al rimborso del rateo di premio relativo
al residuo periodo di assicurazione; la cessione del contratto di assicurazione
all’acquirente; ovvero la sostituzione del contratto per l’assicurazione di altro
veicolo o di altro natante di sua proprietà, previo l’eventuale conguaglio del
premio.

§ 2. La liquidazione giudiziale dell’assicurato

Il primo comma dell’art. 187 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’In-
solvenza stabilisce che «Al contratto di assicurazione contro i danni si ap-
plica l’articolo 172, salvo il diritto di recesso dell’assicuratore a norma del-
l’articolo 1898 del codice civile se la prosecuzione del contratto può de-
terminare un aggravamento del rischio». A sua volta l’art. 172, al comma 1,
stabilisce che «Se un contratto è ancora ineseguito o non compiutamente
eseguito nelle prestazioni principali da entrambe le parti al momento in cui
è aperta la procedura di liquidazione giudiziale l’esecuzione del contratto,
fatte salve le diverse disposizioni della presente sezione, rimane sospesa fi-
no a quando il curatore, con l’autorizzazione del comitato dei creditori, di-
chiara di subentrare nel contratto in luogo del debitore, assumendo, a de-
correre dalla data del subentro, tutti i relativi obblighi, ovvero di sciogliersi
dal medesimo salvo che, nei contratti ad effetti reali, sia già avvenuto il tra-
sferimento del diritto».
Pertanto al curatore è attribuita la facoltà di scegliere se subentrare nel
contrato di assicurazione ovvero di sciogliersi. La prima opzione verrà scel-
Le vicende del contratto 205

ta nel caso, ad esempio, che il curatore prosegua nell’esercizio dell’impresa


perché autorizzato l’esercizio provvisorio; la seconda nel caso in cui i beni
assicurati non abbiano più un valore significativo o, addirittura, non siano
stati reperiti. In caso di vendita del bene assicurato in sede concorsuale si
rende applicabile l’art. 1918 c.c. esaminato nel paragrafo precedente.
Tuttavia la norma fa salva la facoltà per l’assicuratore di sciogliersi dal
contratto, qualora la liquidazione abbia aggravato il rischio (ad esempio, il
cantiere assicurato non dispone più del servizio di guardiania).
È invece inefficace l’eventuale clausola del contratto che faccia dipen-
dere la risoluzione del contratto medesimo dall’apertura della liquidazione
giudiziale (art. 172 comma 6).
Il comma 2 dell’art. 187 stabilisce, a sua volta, che «Se il curatore co-
munica di voler subentrare nel contratto, il credito dell’assicuratore è sod-
disfatto in prededuzione per i premi scaduti dopo l’apertura della liquida-
zione giudiziale». Pertanto il credito dell’assicuratore relativo ai premi sca-
duti e non pagati prima della apertura della liquidazione giudiziale trove-
ranno invece collocazione al passivo, unitamente agli altri crediti chirogra-
fari, e saranno pagati nella misura percentuale che a tali crediti competerà,
una volta pagati i creditori prededucibili e i creditori privilegiati.
Nel caso di assicurazione contro la responsabilità civile, l’eventuale sini-
stro deve essere risarcito interamente alla procedura concorsuale, mentre il
danneggiato dovrà partecipare al concorso con gli altri creditori sull’attivo
realizzato, anche se il suo credito troverà presumibilmente soddisfazione
integrale, in quanto la legge gli riconosce privilegio sulla indennità corri-
sposta dall’assicuratore (art. 2767 c.c.).
Infine va rilevato che la giurisprudenza ritiene applicabile la disciplina
esaminata anche nel caso di concordato preventivo.
Nel caso di assicurazione sulla vita, il contratto si scioglie. Ciò non solo
per l’interpretazione letterale dell’art. 172 c.c.i., che menziona la sola assi-
curazione contro i danni, ma anche perché l’assicurato sottoposto a liqui-
dazione giudiziale non avrebbe i mezzi per pagare i premi successivi
all’apertura della procedura, né il curatore potrebbe subentrare in un con-
tratto che, a differenza di quello contro i danni, sarebbe ad esclusivo bene-
ficio del primo e non della massa dei creditori.

In ordine all’ulteriore profilo dell’attribuzione del capitale assicurato, si è


discusso se esso debba essere corrisposto alla procedura concorsuale o all’as-
sicurato sottoposto a liquidazione giudiziale (ovvero al beneficiario se diverso
dall’assicurato). La giurisprudenza della Cassazione, dopo alcune incertezze,
si è definitivamente pronunciata nel senso di escludere l’attrazione alla proce-
206 Il contratto di assicurazione

dura concorsuale del capitale o della rendita sulla base dell’applicazione del-
l’art. 46, n. 5, l. fall. (oggi art. 146 c.c.i.), norma ritenuta applicabile in virtù del
disposto dell’art. 1923 c.c., che sottrae ad esecuzione le somme dovute dal-
l’assicuratore nell’assicurazione sulla vita. L’impignorabilità prevista dall’art.
1923 c.c. viene a sua volta individuata nella funzione previdenziale del contrat-
to e nella funzione sociale ed umana della specifica operazione assicurativa.

§ 3. La disciplina della prescrizione in materia assicurativa

Anche in tema di prescrizione la legge deroga rispetto al termine pre-


scrizionale ordinario (10 anni). L’art. 2952 c.c. stabilisce che il diritto al pa-
gamento delle rate di premio si prescrive in un anno dalle singole scadenze
(comma 1). Gli altri diritti derivanti dal contratto di assicurazione e dal
contratto di riassicurazione si prescrivono in due anni dal giorno in cui si è
verificato il fatto su cui il diritto si fonda, ad esclusione del contratto di as-
sicurazione sulla vita i cui diritti si prescrivono in dieci anni (comma 2).
Il termine prescrizionale decorre dal momento in cui il diritto può esse-
re fatto valere (art. 2935 c.c.): pertanto il diritto al premio dalla data di
scadenza; quello all’indennità dalla data del sinistro (o dalla data in cui
l’assicurato ne ha avuto notizia).
Nell’assicurazione della responsabilità civile il termine decorre dal mo-
mento in cui il terzo ha chiesto il risarcimento all’assicurato ovvero ha pro-
mosso la relativa azione giudiziaria (art. 2952, comma 3, c.c.). La prescri-
zione, in questo tipo di assicurazione, resta sospesa sino a quando il credito
del danneggiato non è divenuto liquido ed esigibile (ad esempio a seguito
di sentenza di condanna passata in giudicato) ovvero non si è prescritto
(art. 2952, comma 4, c.c.). Quest’ultima norma opera anche nel caso della
riassicurazione, per l’azione del riassicurato nei confronti del riassicuratore
(art. 2952, comma 5, c.c.).
Il termine prescrizionale è invece interrotto (e quindi inizia a decorrere
un nuovo periodo biennale), in caso di messa in mora (art. 2943 c.c.), ov-
vero nel caso in cui il debitore riconosce il debito (art. 2944 c.c.).
Secondo una consolidata giurisprudenza non valgono ad interrompere
la prescrizione l’inizio di trattative tra le parti o l’avvio di un accertamento
amichevole del danno.
Concetti generali 207

SEZIONE SECONDA
I SINGOLI RAMI:
LE ASSICURAZIONI CONTRO I DANNI

CAPITOLO X
CONCETTI GENERALI

SOMMARIO: 1. Le assicurazioni contro i danni: tipologia delle operazioni e discipli-


na. – 2. Assicurazione di cose e assicurazione del patrimonio. – 3. Assicurazioni in
abbonamento, globali e collettive. – 4. Le assicurazioni obbligatorie. – 5. Le assicu-
razioni contro i danni alle persone. – 6. L’assicurazione assistenza.

§ 1. Le assicurazioni contro i danni: tipologia delle operazioni e disciplina

Le assicurazioni contro i danni comprendono una vasta tipologia nel-


l’ambito della quale, accanto alle tipiche assicurazioni di cose (incendio,
furto, trasporti, ecc.), si rinvengono assicurazioni nelle quali, pur essendo
presente un rischio rappresentato da un danno, l’oggetto della copertura
assicurativa assume connotazioni particolari che comportano problemi di
applicazione della disciplina generale o, addirittura, difficoltà di inquadra-
re l’operazione come vera e propria operazione assicurativa (tipico il caso
dell’assicurazione cauzionale o fideiussoria). Altre ancora, pur presentando
un rischio riconducibile al concetto di danno, hanno però come oggetto
dell’interesse, non già cose o rapporti giuridici, bensì persone (tipico è il
caso delle assicurazioni infortuni).
La disciplina, in tutti questi casi, è per lo più affidata al regime conven-
zionale stabilito dalle condizioni di polizza, alle quali occorre fare riferimen-
to al fine di ricostruirne compiutamente la fisionomia tecnico-giuridica.
La trattazione proseguirà pertanto con l’analisi dei tipi che in qualche
modo si differenziano sotto il profilo della disciplina generale esaminata.
208 Il contratto di assicurazione

§ 2. Assicurazione di cose e assicurazione del patrimonio

Nell’assicurazione di cose oggetto dell’interesse è un bene determinato


(l’abitazione, la vettura, un quadro, le merci, ecc.). Pertanto l’interesse è,
come visto, rappresentato dalla relazione economica intercorrente tra l’as-
sicurato ed il bene sottoposto a rischio.
Nelle assicurazioni del patrimonio, invece, oggetto dell’interesse è l’inte-
ro patrimonio dell’assicurato, il quale è soggetto al rischio di essere pregiu-
dicato a seguito di richieste risarcitorie da parte di terzi, in virtù dell’eser-
cizio di una certa attività (ad esempio l’attività di medico-chirurgo o l’atti-
vità di uno stabilimento inquinante) o dell’uso di una determinata cosa o
apparecchiatura (ad esempio l’uso di una vettura o di un natante), ovvero a
seguito di accadimenti possibili durante la vita e l’attività dell’uomo (ad
esempio le spese derivanti dalle cure di una malattia o quelle derivanti da
un processo nel quale è coinvolto l’assicurato).
Nelle assicurazioni del patrimonio, dunque, oggetto dell’assicurazione
solitamente non è un bene determinato, onde non è possibile stabilire a
priori il valore assicurabile, perché è l’intero patrimonio dell’assicurato ad
essere sottoposto al rischio.
Tuttavia non mancano casi particolari in cui tale determinazione è pos-
sibile (ad esempio le merci trasportate se, invece di una assicurazione per
conto del proprietario, viene stipulata un’assicurazione della responsabilità
civile, oppure i crediti oggetto di assicurazione del credito). In questi casi
l’assicurazione del patrimonio presenta punti di contatto con l’assicura-
zione di cose, dalla quale peraltro si discosta perché oggetto dell’interesse è
una somma di denaro (la somma dovuta dal vettore per la perdita o il dete-
rioramento delle merci o la somma dovuta a titolo di adempimento dell’ob-
bligazione pecuniaria) e non un bene in senso stretto.
Nella sua tipologia prevalente, dunque, per quantificare la prestazione
dell’assicuratore in caso di sinistro e, correlativamente, determinare il pre-
mio dovuto dall’assicurato (o dal contraente), viene stabilita in polizza una
somma massima assicurata, detta «massimale di polizza».
Il massimale può essere unico o possono essere previsti più massimali se
l’evento è idoneo a produrre danni diversi (ad esempio a persone e cose); il
massimale inoltre può riguardare ogni singolo evento ipotizzabile nel pe-
riodo assicurato (ad esempio 1.000.000 a sinistro) o tutti gli eventi com-
plessivamente considerati (ad esempio 1.000.000 per tutti i sinistri verifica-
tisi nell’anno).
Stante questa particolare tipologia dell’operazione non operano, in linea
Concetti generali 209

di massima, i principi dettati in tema di assicurazione parziale (art. 1907


c.c.) e di sovrassicurazione (art. 1909 c.c.), mancando un valore preciso di
riferimento, come invece nelle assicurazioni di cose.
Le assicurazioni del patrimonio si caratterizzano anche per le particolari
modalità in cui si determina il sinistro. Il sinistro infatti presenta normal-
mente due fasi: una prima fase, determinante al fine di stabilire la copertu-
ra assicurativa (il fatto che ha determinato il danno da risarcire nell’assicu-
razione della responsabilità civile, l’insorgere della malattia o l’infortunio
nelle assicurazioni di cure mediche, il fatto che ha determinato la controver-
sia giudiziale o stragiudiziale nell’assicurazione tutela giudiziaria, il negozio
giuridico che determina la nascita del diritto di credito nell’assicurazione del
credito); una seconda fase, solo a seguito della quale si determina la presta-
zione dell’assicuratore (la richiesta di risarcimento da parte del terzo nel-
l’assicurazione della responsabilità civile, le spese di cura nelle assicurazio-
ni di cure mediche, l’atto introduttivo del giudizio nell’assicurazione tutela
giudiziaria, la c.d. perdita del credito nell’assicurazione del credito). Quin-
di, a differenza dell’assicurazione di cose, il «sinistro», e cioè l’evento che
fa sorgere l’obbligazione dell’assicuratore, si può porre temporalmente al
di fuori della durata contrattuale. Anche se non va trascurato il diverso av-
viso della giurisprudenza che, in materia di assicurazione della responsabi-
lità civile, fa coincidere il sinistro con il fatto che ha determinato il danno
al terzo e non già con la richiesta di risarcimento all’assicurato (cfr. infra,
Cap. XI, § 2).
I tipi più comuni di assicurazione del patrimonio sono l’assicurazione
della responsabilità civile, le assicurazioni di spese e l’assicurazione del credi-
to. Secondo una teoria, peraltro minoritaria, rientrerebbe in questo ambito
anche la riassicurazione.

§ 3. Assicurazioni in abbonamento, globali e collettive

A) Le assicurazioni in abbonamento
Non vanno confuse con le assicurazioni del patrimonio le assicurazioni
in abbonamento, con le quali vengono assicurati una pluralità di beni sog-
getti allo stesso rischio. Nell’assicurazione in abbonamento infatti, seppure
i beni non sono determinati al momento della stipula del contratto, la loro
determinazione deve essere comunque effettuata nel momento della effet-
tiva sottoposizione al rischio.
210 Il contratto di assicurazione

Si tratta di una operazione, diffusa nell’assicurazione trasporti, che ser-


ve a semplificare i rapporti tra contraente ed assicuratore (ad esempio tutte
le merci che il vettore trasporterà in un determinato periodo preso in con-
siderazione), fissando in via preventiva i criteri per le singole applicazioni
(premio, indennità, ecc.) e le condizioni generali uniformi. Pertanto il nu-
mero e le caratteristiche degli interessi assicurati restano indeterminati al
momento della stipula, ma vengono determinati al momento della loro in-
dividuazione e sottoposizione al rischio.
L’operazione si svolge in due fasi distinte: la stipula del c.d. «contratto
generale» e le «dichiarazioni di alimento», con le quali il contraente comu-
nica all’assicuratore con esattezza i singoli beni che sono sottoposti al ri-
schio (ad esempio numero e contenuto dei colli, luogo di caricamento e di
consegna, ecc.).

Si discute se il contratto generale di assicurazione in abbonamento sia già


di per sé un contratto di assicurazione ovvero un semplice preliminare a ca-
rattere normativo (o di coordinamento, come sostenuto in giurisprudenza)
ed i veri contratti di assicurazione le singole dichiarazioni di alimento. Que-
st’ultima soluzione appare preferibile, posto che, seppure con la stipula del
contratto si realizza già un accordo di natura contrattuale, in mancanza delle
singole applicazioni non vi è alcuna assicurazione. Tuttavia le dichiarazioni
di cui agli artt. 1892 e 1893 c.c. vanno effettuate già al momento della stipula
del contratto.

Il contratto può essere obbligatorio per entrambe le parti, nel senso che
le parti si obbligano a sottoporre ad assicurazione tutti i singoli elementi
soggetti al rischio assicurato, ovvero obbligatorio per il solo assicuratore e
facoltativo per il contraente oppure obbligatorio per l’assicurato – che de-
ve dunque assicurare tutti i singoli elementi – e facoltativo per l’assicura-
tore, che può anche rifiutarne alcuni.
Le dichiarazioni di alimento vengono effettuate secondo le modalità pre-
viste in contratto: mediante annotazione in un apposito registro tenuto dal
contraente (da comunicare periodicamente per estratto all’assicuratore) ov-
vero con singole dichiarazioni. La dichiarazione di alimento costituisce ve-
ro e proprio obbligo da parte del contraente, il cui inadempimento può le-
gittimare l’assicuratore alla risoluzione del contratto. L’assicuratore ha inol-
tre diritto alla verifica della documentazione per accertare l’esattezza delle
dichiarazioni di alimento. Alla dichiarazione di alimento, nelle assicurazio-
ni marittime, segue l’emissione di un certificato di assicurazione da parte
dell’assicuratore.
Concetti generali 211

Anche per ciò che riguarda massimali e premio, la disciplina è fissata


dal contratto. Può essere previsto un massimale unico per tutte le applica-
zioni od un massimale per ogni singola applicazione; può essere previsto
un premio anticipato (salvo conguaglio) ovvero un premio per ogni appli-
cazione.

B) Le assicurazioni globali
Con tale termine è stata individuata la particolare modalità di contrarre
l’assicurazione del credito, in quanto caratterizzata dalla assunzione di una
garanzia relativa ad una pluralità di rapporti giuridici derivanti da una de-
terminata operazione prevista in contratto (ad esempio vendita a rate pra-
ticata dal commerciante alla clientela).
L’assicurazione si atteggia essenzialmente come assicurazione in abbo-
namento, onde i singoli rapporti creditori entrano in copertura solo a se-
guito di comunicazione all’assicuratore.
Caratteristica della categoria sarebbe la circostanza che l’assicurazione è
normalmente obbligatoria per entrambe le parti, o, comunque, obbligatoria
almeno per l’assicurato – che deve dunque assicurare tutti i singoli rappor-
ti – e facoltativa per l’assicuratore, che può anche rifiutarne alcuni. Ciò per
evitare che l’assicurato si limiti a sottoporre ad assicurazione i soli crediti che
prevede possano andare in sofferenza (c.d. antiselezione dei crediti).
In realtà la categoria si presenta dai contorni non ben definiti e difficil-
mente distinguibile dalla assicurazione in abbonamento, almeno laddove
ne riproduca il meccanismo.
Inoltre, nella pratica, il termine è riferito spesso a modalità contrattuali
affatto differenti, e cioè a contratti che prevedono una copertura estesa a
più rischi diversi ma riferiti al medesimo oggetto.

C) Le assicurazioni collettive
Con questo termine si individuano assicurazioni infortuni o malattie sti-
pulate in relazione ad un particolare vincolo che lega una pluralità di assi-
curati con il contraente (rapporto di lavoro, affiliazione ad un associazione
sportiva, ecc.).
Sono pertanto assicurazioni per conto di terzi (lavoratori, atleti), i quali
assumono la posizione di assicurati, mentre il contraente (datore di lavoro,
associazione sportiva) assume gli obblighi di contratto.
Il contratto comprende solitamente sia l’infortunio (o la malattia) sia la
morte.
212 Il contratto di assicurazione

Altra ipotesi è costituita dalla assicurazione stipulata dalle banche in re-


lazione ad operazioni collettive di mutuo contro il rischio del mancato pa-
gamento delle rate a seguito della morte dei mutuatari.
Va rilevato che spesso le polizze utilizzano il termine assicurazione cu-
mulativa in luogo di collettiva.

§ 4. Le assicurazioni obbligatorie

Le assicurazioni obbligatorie sono caratterizzate dall’obbligo di contrar-


re posto dalla legge a carico di determinati soggetti. Si tratta di ipotesi ca-
ratterizzate dalla gestione di una attività o di una cosa potenzialmente pe-
ricolosa per una collettività di persone (ad esempio la circolazione di un
veicolo, l’esercizio dell’attività venatoria, la gestione di uno stabilimento
che produce sostanze inquinanti o di una nave che trasporta idrocarburi, la
gestione di ospedali o case di cura, ecc.). Il soggetto obbligato è dunque
colui che è responsabile civilmente per i danni che possono prodursi a se-
guito della gestione dell’attività o della cosa.
Di alcune di esse ci occuperemo in seguito più dettagliatamente (per
l’assicurazione obbligatoria r.c. auto cfr. infra, Cap. XII, per le assicurazio-
ni aeronautiche obbligatorie per danni a terzi sulla superficie cfr. infra,
Cap. XV, § 4, sub 4/E e contro gli infortuni del personale di volo e dei pas-
seggeri cfr. infra, Cap. XV, § 5 sub 5/A e 5/B).
Più in generale va osservato che l’obbligo può essere imposto attraverso
la stipulazione di un contratto di assicurazione della responsabilità civile
ovvero di un contratto di assicurazione per conto di terzi.
Il primo caso ricorre quando i soggetti esposti al rischio sono rappre-
sentati da una collettività indeterminata di soggetti, come nel caso dell’assi-
curazione della responsabilità civile per la circolazione dei veicoli e dei na-
tanti e dell’assicurazione per danni a terzi sulla superficie.
Sono assicurazioni della responsabilità civile anche le assicurazioni pre-
viste dalle seguenti norme di legge: legge 31 dicembre 1962, n. 1860 (art.
22) sulla gestione di impianti nucleari e sul trasporto di sostanze nucleari;
d.p.r. 27 marzo 1969, n. 130 (art. 29) per la responsabilità degli enti ospe-
dalieri e del loro personale; art. VII convenzione internazionale sulla re-
sponsabilità civile per i danni derivanti da inquinamento da idrocarburi di
Bruxelles 29 novembre 1969, ratificata con legge 6 aprile 1977, n. 185 e
norme di attuazione di cui al d.p.r. 27 maggio 1978, n. 504; legge 22 feb-
braio 2006, n. 128 (art. 16) sull’installazione e l’esercizio degli impianti di
Concetti generali 213

riempimento, travaso e deposito di GPL, e sull’esercizio dell’attività di di-


stribuzione e vendita di GPL in recipienti; legge 11 febbraio 1992, n. 157
(art. 12, comma 8) sull’esercizio dell’attività venatoria. È divenuta obbliga-
toria anche l’assicurazione della responsabilità civile stipulata dal profes-
sionista per danni derivanti dall’esercizio della professione (d.l. 13 agosto
2011, n. 138 conv. in legge 14 settembre 2011, n. 148, art. 3, comma 5, lett.
e) e l’assicurazione per l’organizzatore ed il venditore di pacchetti turistici
(art. 47, d.lgs. 23 maggio 2011, n. 79).
Il secondo caso ricorre invece quando i soggetti esposti al rischio sono
individuati o individuabili al momento della stipula.
Sono assicurazioni per conto terzi quelle contro gli infortuni del perso-
nale di volo e quella infortuni dei dipendenti degli enti ospedalieri (d.p.r.
27 marzo 1969, n. 130, art. 30).
Talvolta la legge, per tutelare più efficacemente il terzo danneggiato gli
attribuisce un’azione diretta nei confronti dell’assicuratore e fissa dei mas-
simali minimi. In alcuni casi viene istituito un fondo che sopperisce all’e-
ventuale violazione dell’obbligo od a risarcire la parte eccedente il massi-
male.

§ 5. Le assicurazioni contro i danni alle persone

Si tratta di una tipologia di assicurazione contro i danni del tutto pecu-


liare poiché oggetto dell’interesse assicurato non è una cosa o un rapporto
giuridico, bensì la persona umana. Sotto questo profilo pertanto l’opera-
zione si avvicina alle assicurazioni sulla vita. Per questo motivo la legge
(art. 2, comma 2, c.a.) ammette che le imprese autorizzate ai rami vita di
cui ai numeri I, II e III dell’art. 2, comma 1 possono garantire, con i loro
contratti, in via complementare, i rischi di danni alla persona.
Va ricordata in particolare l’assicurazione malattia stipulata con con-
tratti di lunga durata non rescindibili (c.d. «permanent health insurance» di
cui all’art. 1, n. 1, lett. d), direttiva 79/267/CEE), peraltro in Italia scarsa-
mente praticata, prevista come ramo IV di cui all’art. 2, comma 1, c.a.
La conseguenza, sul piano giuridico, è la inapplicabilità del principio
indennitario e, di conseguenza, delle norme che a tutela di tale principio
sono poste, e cioè dagli artt. 1905-1909 c.c. (limiti del risarcimento, vizi
della cosa, valore della cosa assicurata, assicurazione parziale, sovrassicura-
zione).
La misura dell’indennità, non essendo l’integrità della persona umana
214 Il contratto di assicurazione

soggetta a valutazione economica, è determinata a priori forfettariamente e


discrezionalmente dalle parti.
In questa categoria rientrano le assicurazioni infortuni, le quali hanno
per oggetto il ristoro del danno economico conseguente un infortunio, e
cioè una lesione alla persona determinata da una causa fortuita, violenta ed
esterna, obiettivamente constatabile, idonea a determinare una invalidità
(temporanea o permanente) o la morte.
Rientrano altresì nella categoria le assicurazioni malattie, ove invece l’in-
validità o la morte sono conseguenza di una malattia, e cioè di uno stato
morboso che si manifesta all’interno del corpo umano.
Questa particolare configurazione ha determinato incertezze in ordine
alla classificazione delle assicurazioni in oggetto (particolarmente quella in-
fortuni), riconducendole taluni alla categoria delle assicurazione contro i
danni, altri a quella delle assicurazioni sulla vita, altri ancora hanno affer-
mato costituire un tertium genus rispetto alle assicurazioni danni e vita.
In realtà la tesi prevalente (oggi anche in giurisprudenza) e più fondata
è la prima, posto che la funzione dell’assicurazione è pur sempre quella di
rivalere l’assicurato di un danno, seppure l’oggetto dell’interesse presenta
caratteristiche peculiari. Solo nel caso in cui il contratto preveda, oltre alla
invalidità anche la morte, si potrà parlare di un contratto di tipo complesso
(assicurazione contro i danni con elementi dell’assicurazione sulla vita).
Va infine osservato che queste assicurazioni non vanno confuse con
quelle di cure mediche (o sanitarie) ove l’assicuratore si impegna a sostene-
re le spese derivanti dalle cure della malattia o dell’infortunio.

§ 6. L’assicurazione assistenza

L’assicurazione assistenza è definita dalla legge come «il contratto con il


quale l’impresa di assicurazione, verso il pagamento di un premio, si impe-
gna a fornire all’assicurato una prestazione di immediato aiuto entro i limi-
ti convenuti nel contratto, nel caso in cui l’assicurato stesso si trovi in una
situazione di difficoltà al seguito del verificarsi di un evento fortuito» (art.
175, comma 1, c.a.).
L’attività di assistenza, originariamente esercitata da imprese di servizi,
è riservata alle imprese di assicurazione e costituisce specifico ramo danni
(ramo 18).
In realtà, se da un lato si rilevava una tipica funzione assicurativa nel
servizio di assistenza (pagamento di una somma a fronte del rischio di tro-
Concetti generali 215

varsi in situazione di difficoltà), d’altro canto veniva da taluni espressa


qualche riserva in ordine alla possibilità che la prestazione dell’assicuratore
potesse essere erogata in natura e non già rappresentata da una somma di
denaro; perplessità quest’ultima esattamente ritenuta priva di fondamento.
Oggetto del contratto può essere infatti sia una prestazione in natura
(ad esempio assistenza medica in caso di infortunio o malattia in situazioni
di emergenza, come può essere un viaggio all’estero, oppure messa a di-
sposizione di un mezzo di trasporto in caso di guasto o furto), sia l’eroga-
zione di una somma di denaro (ad esempio in caso di furto in occasione di
un viaggio) (art. 175, comma 2, c.a.).
Il Regolamento 9 gennaio 2008, n. 12 disciplina i requisiti e le caratteri-
stiche tecniche delle attrezzature per la gestione dei sinistri.
In particolare viene stabilito che l’impresa deve dotarsi di una o più
strutture organizzative (e cioè di un complesso di responsabili, personale,
sistemi informativi, attrezzature ed ogni presidio o dotazione, centralizzato
o meno, destinato alla gestione dei sinistri del ramo assistenza), interne od
esterne all’impresa stessa che devono essere in grado di erogare le presta-
zioni di assistenza 24 ore su 24, 365 giorni all’anno (art. 4 Regol.).
La struttura organizzativa deve essere dotata di personale numerica-
mente sufficiente e professionalmente qualificato per far fronte alle richie-
ste di assistenza da parte degli assicurati (art. 5 Regol.), e deve disporre di
sistemi che consentono l’agevole accesso da parte degli assicurati al servi-
zio di assistenza, per via telefonica e telematica (art. 6 Regol.). Al fine di
garantire assistenza agli assicurati su tutto il territorio (italiano ed estero)
ove è estesa la copertura assicurativa, la struttura organizzativa si deve av-
valere di una rete di professionisti e fornitori indipendenti e di referenti
esteri adeguatamente dislocati (art. 7 Regol.).
Infine l’impresa deve dotarsi di adeguati controlli interni per monitora-
re l’efficienza del servizio (art. 8 Regol.).
216 Il contratto di assicurazione
L’assicurazione della responsabilità civile e le assicurazioni di spese 217

CAPITOLO XI
L’ASSICURAZIONE DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE
E LE ASSICURAZIONI DI SPESE

SOMMARIO: 1. L’assicurazione della responsabilità civile: natura e disciplina genera-


le. – 2. L’assicurazione della responsabilità civile: il sinistro e la liquidazione dell’in-
dennità. – 3. Le assicurazioni di spese. Le assicurazioni di cure mediche (c.d. assi-
curazioni sanitarie). – 4. Le assicurazioni di spese. L’assicurazione tutela legale (o
giudiziaria o di spese legali).

§ 1. L’assicurazione della responsabilità civile: natura e disciplina gene-


rale

L’assicurazione della responsabilità civile (o assicurazione contro la re-


sponsabilità civile), per brevità definita spesso r.c., è, come visto, una tipica
forma di assicurazione del patrimonio. Va peraltro notato che non sempre
il valore dell’interesse assicurato è indeterminabile, potendo talvolta farsi
riferimento ad uno o più beni determinati, la cui perdita o danneggiamen-
to è fonte di responsabilità patrimoniale del contraente, come nel caso del
vettore nelle assicurazioni trasporti o del depositario.
Questo particolare ramo è disciplinato in via molto generale dalla legge
(art. 1917 c.c.), la quale ne traccia i connotati essenziali. Tuttavia nel suo
ambito rientra una tipologia estremamente variegata, la cui disciplina è
dettata convenzionalmente di volta in volta dalle condizioni generali di po-
lizza.
L’art. 1917 c.c. definisce l’assicurazione r.c. quella nella quale «l’assicu-
ratore è obbligato a tenere indenne l’assicurato di quanto questi, in conse-
guenza del fatto accaduto durante il tempo dell’assicurazione, deve pagare a
un terzo, in dipendenza della responsabilità dedotta nel contratto. Sono e-
sclusi i danni derivanti da fatti dolosi» (comma 1).
218 Il contratto di assicurazione

Pertanto, superata la difficoltà concettuale di garantire un rischio deri-


vante da colpa, anche grave, dell’assicurato (cfr. art. 1900 c.c.), la funzione
di questo contratto è incentrata nella tutela del patrimonio dell’assicurato
il quale, a causa di un fatto o di un atto illecito, sia di natura contrattuale
che extracontrattuale, può essere chiamato dal terzo danneggiato a risarci-
re il danno prodotto.
Tuttavia la funzione del contratto non si esaurisce nel semplice rimbor-
so di quanto dall’assicurato pagato a titolo di risarcimento al terzo: se l’as-
sicurato lo richiede, l’assicuratore ha l’obbligo di pagare l’indennità diret-
tamente al terzo, così evitando all’assicurato il preventivo esborso. D’altra
parte l’assicuratore ha facoltà, previa comunicazione all’assicurato, di cor-
rispondere l’indennità direttamente al terzo (art. 1917, comma 2, c.c.).
Di contro, il terzo, essendo estraneo al rapporto assicurativo, non ha di-
ritto a chiedere il risarcimento direttamente all’assicuratore. A questo prin-
cipio fanno eccezione alcune assicurazioni r.c. obbligatorie (in particolare
cfr. l’assicurazione r.c. per la circolazione dei veicoli a motore e dei natanti
– infra, Cap. XII), nelle quali, la funzione sociale che ha determinato il le-
gislatore ad imporre l’obbligatorietà della copertura assicurativa, ha consi-
gliato l’attribuzione dell’azione diretta al danneggiato, onde evitare una,
talvolta, infruttuosa azione giudiziaria nei confronti del responsabile del
sinistro. Il principio è stato tuttavia recentemente parzialmente derogato
dall’introduzione del sistema di indennizzo diretto, in virtù del quale, per
taluni sinistri, il terzo danneggiato può fare domanda di risarcimento diret-
tamente al proprio assicuratore.
Qualora il terzo proponga l’azione risarcitoria nei confronti dell’assicu-
rato, quest’ultimo può chiamare in giudizio l’assicuratore (art. 1917, com-
ma 4, c.c.) al fine di far valere la sentenza di condanna direttamente nei
confronti di quest’ultimo ed evitare, di nuovo, il preventivo esborso (que-
sta volta anche coattivo) in attesa del pagamento da parte dell’assicuratore.

§ 2. L’assicurazione della responsabilità civile: il sinistro e la liquida-


zione dell’indennità

In questo tipo di assicurazione il sinistro assume modalità peculiari, in


quanto l’obbligazione dell’assicuratore nasce, non già al momento in cui
l’assicurato pone in essere l’atto che determina il danno, bensì nel momen-
to in cui il terzo fa richiesta di risarcimento all’assicurato. Ed infatti po-
trebbe verificarsi che il terzo danneggiato (ad esempio per i rapporti di
L’assicurazione della responsabilità civile e le assicurazioni di spese 219

amicizia con l’assicurato o per incuria) ometta la richiesta di risarcimento.


In questo caso nessuna obbligazione nasce a carico dell’assicuratore.
È pertanto più esatta la tesi di coloro che, suffragati dal disposto dell’art.
2952, comma 3, c.c., individuano il sinistro nella richiesta di risarcimento e
non già nel fatto che ha determinato la responsabilità.
Di contrario avviso è peraltro la Corte di Cassazione la quale ha individuato
il sinistro nell’evento che ha determinato il danno per il terzo. Ciò sulla base di
due rilievi: l’art. 1913 c.c., in tema di obbligo di avviso, prevede che l’assicura-
to debba dare avviso all’assicuratore entro tre giorni da quello in cui il fatto
dannoso si è verificato (e non dalla richiesta di risarcimento nel caso di assicu-
razione r.c.); l’art. 1914 c.c., in tema di obbligo di salvataggio, fa ovvio riferi-
mento anch’esso al fatto causativo del danno. Tali argomentazioni non sono
però convincenti: non la prima, perché la norma parla di «tre giorni da quello
in cui il sinistro si è verificato o l’assicurato ne ha avuto conoscenza», e, nel no-
stro caso, la conoscenza del sinistro, cioè dell’obbligo di risarcimento, si ha so-
lo con la richiesta del terzo danneggiato. D’altra parte l’assicurato potrebbe
anche non essere a conoscenza del danno prodotto (si pensi, ad esempio, ad
un intervento chirurgico errato che ha prodotto le conseguenze dannose solo
dopo molto tempo dall’intervento stesso).
Ma neppure la seconda argomentazione convince, in quanto, come detto,
altro è il danno recato al terzo, altro è l’obbligo di risarcimento che consegue
solo ad una richiesta in tal senso da parte del terzo.

Ad ogni buon conto l’elemento in esame appare neutro rispetto al pro-


blema di stabilire se il fatto o l’atto illecito rientra o meno nella copertura as-
sicurativa. Come visto infatti (art. 1917, comma 1, c.c.) l’assicuratore rispon-
de solo per i fatti accaduti durante il tempo dell’assicurazione. Pertanto, se il
fatto o l’atto generatore della responsabilità è avvenuto durante il periodo
contrattuale, l’assicuratore è obbligato anche se la richiesta di risarcimento
del terzo perviene dopo la scadenza. Di contro non è obbligato se la richie-
sta, pur pervenuta durante il periodo contrattuale, fa riferimento ad un fatto
precedente la stipula del contratto. È qui la peculiarità di questo tipo di assi-
curazione: la scissione temporale tra fatto determinante il danno e sinistro
(richiesta di risarcimento) fa sì che l’assicuratore può essere chiamato ad
adempiere la propria obbligazione anche se il sinistro è successivo alla sca-
denza del contratto, come pure può essere liberato nonostante il sinistro si
sia verificato nel periodo di vigenza del contratto.
Inoltre va rilevato che non sempre è agevole stabilire il momento esatto
in cui il fatto o l’atto illecito si è verificato, anche perché talvolta il danno è
la conseguenza di più fatti o atti distinti temporalmente. Ad esempio la re-
sponsabilità del medico può essere originata da una serie di cure od opera-
220 Il contratto di assicurazione

zioni chirurgiche prolungatesi nel tempo, quella dell’avvocato da una serie


di errori o disattenzioni commessi in più udienze nelle quali si è articolato
il giudizio, ecc.
In considerazione di ciò le polizze spesso prevedono che sia l’evento,
che la denuncia del terzo, debbano pervenire nel periodo di durata dell’as-
sicurazione.
Per venire incontro alle necessità degli assicurati e per meglio determi-
nare la responsabilità dell’assicuratore, può essere inserita in polizza una
clausola (c.d. «claims made») con la quale si prevede la copertura per le ri-
chieste pervenute durante l’assicurazione, anche se riferite a fatti preceden-
ti un determinato periodo la stipula (ad esempio entro i due anni prece-
denti la stipula del contratto). Ovvero si può prevedere l’operatività della
copertura per fatti avvenuti durante il periodo contrattualmente previsto
anche se denunciati successivamente (ad esempio nei due anni successivi
alla cessazione dell’assicurazione) (c.d. clausola «loss occurrence»). Que-
st’ultimo tipo di clausola è ora prevista obbligatoriamente per i contratti di
assicurazione della responsabilità civile da stipularsi da parte degli avvocati
per i danni derivanti ai clienti in relazione all’attività professionale (d.l. 13
agosto 2011 n. 138, conv. in legge 14 settembre 2011, n. 148, art. 3, comma
5, lett. e). Talvolta si prevede l’estensione della garanzia anche al caso in
cui la responsabilità derivi da più fatti o atti successivi alla scadenza, pur-
ché almeno il primo verificatosi durante il periodo di copertura (così e-
spressamente la polizza contro i danni da inquinamento ambientale). In
questi casi però l’assicuratore pretende la dichiarazione che l’assicurato
non è a conoscenza di fatti o atti dannosi commessi nel periodo preceden-
te, onde, in caso di dichiarazione mendace, si rendono applicabili gli artt.
1892 e 1893 c.c.
In ordine alla clausola claims made la Cassazione ha stabilito che si trat-
ta di una clausola vessatoria, in quanto limitativa della responsabilità del-
l’assicuratore, e, come tale, inefficace se non esplicitamente approvata per
iscritto dal contraente ai sensi dell’art. 1341 c.c. L’affermazione lascia pe-
raltro perplessi, poiché altro è limitare la responsabilità, altro è circoscri-
verla temporalmente.
Più recentemente la Cassazione ha confermato la validità della clausola
claims made, mentre ha sollevato qualche dubbio sulla validità della clauso-
la loss occurrence. In realtà l’equivoco nasce dall’errata identificazione del
sinistro nel contratto in oggetto, in quanto la Cassazione intende per sini-
stro l’evento dannoso, laddove il sinistro è invece rappresentato dalla de-
nuncia del danneggiato. In tal modo si finisce per sfalzare il momento tem-
porale del sinistro in relazione al periodo assicurato.
L’assicurazione della responsabilità civile e le assicurazioni di spese 221

Tuttavia garanzie così congegnate potrebbero indurre l’assicurato a com-


portarsi con minore attenzione, fidando nella copertura assicurativa. Per
evitare questa eventualità le polizze prevedono normalmente uno scoperto
obbligatorio e/o franchigie, attraverso i quali, restando parte della respon-
sabilità in capo all’assicurato, questi è comunque indotto ad agire con la
massima diligenza ed attenzione (nel qual caso la clausola spesso vieta un’as-
sicurazione a secondo rischio con la quale si potrebbe assicurare la somma
oggetto dello scoperto e/o della franchigia). Nell’assicurazione r.c. obbliga-
toria auto, invece, lo stesso risultato viene raggiunto con un altro strumen-
to: pattuendo un meccanismo di sconti sul premio per gli assicurati che
non determinano sinistri e aggravamenti di premio per coloro che invece li
determinano (c.d. clausola «bonus-malus»).

Si discute se l’obbligo di salvataggio, nell’assicurazione r.c., consista nel


limitare gli effetti dell’atto dannoso compiuto dall’assicurato, ovvero nel
semplice obbligo di resistere, anche giudizialmente, alla pretesa del terzo.
Come già osservato (cfr. supra, Cap. VII, § 6), la giurisprudenza è del
primo avviso, con la conseguenza che le spese sostenute per limitare il
danno sono a carico dell’assicuratore nella misura prevista dall’art. 1914
c.c., mentre parte della dottrina del secondo, con la precisazione che co-
munque l’intero danno rientra nell’ambito della copertura assicurativa.
In realtà a conforto della prima tesi è la disciplina di cui all’art. 1917,
comma 3, la quale – stabilendo che le spese sostenute dall’assicurato per
resistere all’azione del terzo sono a carico dell’assicuratore nei limiti del
quarto della somma assicurata, salvo che il danno superi il massimale, nel
qual caso si ripartiscono in proporzione del rispettivo interesse – sarebbe
ingiustificatamente derogatoria rispetto alla previsione dell’art. 1914, com-
ma 2, c.c. Inoltre, escludendo il rimborso delle spese sostenute per limi-
tare il danno, si indurrebbe l’assicurato ad omettere qualsiasi operazione
di salvataggio, con conseguenze certamente non conformi all’interesse ge-
nerale.
In proposito va comunque ricordato che spesso le polizze r.c. conten-
gono la «clausola di gestione della lite», con la quale l’assicurato si obbliga
ad affidare all’assicuratore appunto la gestione del contenzioso con il terzo,
ciò perché corrisponde all’interesse dell’assicuratore gestire la lite nel mi-
gliore dei modi. Tuttavia l’assicuratore non è obbligato ad assumere la lite,
le cui spese restano a suo carico, ma, se l’assume, non può essere chiamato
a rispondere dell’eventuale esito negativo se non in caso di colpa.
Va infine ricordato che il credito del danneggiato ha privilegio sull’in-
dennità dovuta dall’assicuratore (art. 2767 c.c.).
222 Il contratto di assicurazione

§ 3. Le assicurazioni di spese. Le assicurazioni di cure mediche (c.d. as-


sicurazioni sanitarie)

In questo tipo di assicurazione l’obbligazione dell’assicuratore consiste


nel tenere indenne il patrimonio dell’assicurato dagli oneri economici (spes-
so ingenti) determinati dalle spese necessarie per curare una malattia o un
infortunio. Anche questa operazione dunque rientra nella tipologia delle
assicurazioni del patrimonio.
Anche qui il sinistro presenta due momenti: l’insorgere della malattia o
l’infortunio e la successiva dell’esborso per le cure (dall’onorario del medi-
co, alle spese per gli accertamenti clinici e per il ricovero e/o l’intervento).
La prima fase determina l’accertamento temporale della copertura assi-
curativa, la seconda il sinistro vero e proprio come fatto produttivo
dell’obbligazione dell’assicuratore.
Nel caso delle spese per malattia le polizze prevedono normalmente un
periodo di carenza, prima del quale la garanzia non opera, per evitare che
il contratto venga stipulato quando la malattia è già insorta. Ad ogni buon
conto l’assicurato deve rispettare l’obbligo di dichiarare con esattezza
l’esistenza di malattie, applicandosi in caso contrario le disposizioni di cui
agli artt. 1892 e 1893 c.c.
La polizza, per facilitare il rapporto con l’assicurato, può anche preve-
dere, invece del rimborso, che l’assicuratore provveda al pagamento diret-
tamente alla casa di cura.
Trattandosi di assicurazione del patrimonio, non esiste un valore assicu-
rabile, bensì un massimale (unico o per sinistro), liberamente determinato
dalle parti, cui è rapportato il premio.

§ 4. Le assicurazioni di spese. L’assicurazione tutela legale (o giudizia-


ria o di spese legali)

L’assicurazione di tutela legale (ramo 17, art. 2, comma 3, c.a.) è il con-


tratto con il quale «l’impresa di assicurazione, verso pagamento di un pre-
mio, si obbliga a prendere a carico le spese legali e peritali o a fornire presta-
zioni di altra natura, occorrenti all’assicurato per la difesa dei suoi interessi in
sede giudiziale, in ogni tipo di procedimento, o in sede extragiudiziale, so-
prattutto allo scopo di conseguire il risarcimento di danni subiti o per difen-
dersi contro una domanda di risarcimento avanzata nei suoi confronti, purché
L’assicurazione della responsabilità civile e le assicurazioni di spese 223

non proposta dall’impresa che presta la copertura assicurativa di tutela lega-


le» (art. 173, comma 1, c.a.).
L’assicuratore può gestire direttamente i sinistri ovvero affidarli ad
un’impresa distinta (art. 164, comma 2, lett. b, c.a.); in questo secondo ca-
so la circostanza deve essere evidenziata nel contratto con l’indicazione
dell’impresa delegata alla gestione dei sinistri (art. 164, comma 4, c.a.).
Il contratto deve prevedere il diritto dell’assicurato di avvalersi di un
avvocato di sua fiducia sia per la costituzione in giudizio che nel caso in cui
l’assicuratore si venga a trovare in situazione di conflitto di interessi (per-
ché, ad esempio, la controparte ha in corso una medesima assicurazione
con lo stesso assicuratore) (art. 174, comma 1, c.a.).
Se assicurato ed impresa si trovano in disaccordo in ordine alla gestione
della lite (ad esempio l’assicuratore vuole addivenire ad una transazione men-
tre l’assicurato vuole portare a termine il giudizio), il contratto deve preve-
dere la possibilità di deferire la questione dinanzi all’autorità giudiziaria ov-
vero ad un arbitro che decida secondo equità (art. 174, comma 2, c.a.).
Talvolta questa assicurazione è funzionale ad un’altra copertura assicu-
rativa (ad esempio un’assicurazione della responsabilità civile) ed è previ-
sta nel medesimo contratto. In questo caso il contenuto dell’assicurazione
tutela legale, le specifiche condizioni contrattuali ed il relativo premio de-
vono essere indicati in un’apposita distinta sezione del contratto al quale
l’assicurazione tutela legale accede (art. 173, comma 2, c.a.).
Se l’impresa esercita più rami, sempre al fine di evitare conflitti di inte-
ressi (ad esempio controparte nel giudizio è proprio l’impresa assicuratrice
in dipendenza di altro contratto di assicurazione), il personale addetto al
ramo tutela legale deve essere distinto dal personale addetto agli altri rami
(art. 164, comma 3, c.a.).
224 Il contratto di assicurazione
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 225

CAPITOLO XII
L’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA DELLA
RESPONSABILITÀ CIVILE DERIVANTE
DALLA CIRCOLAZIONE DEI
VEICOLI A MOTORE E DEI NATANTI

SOMMARIO: 1. Profili generali. Gli obblighi di trasparenza ed informativa. – 2.


L’oggetto del contratto. – 3. Il premio. Il trasferimento del veicolo o del natante e le
altre cause di cessazione del contratto. – 4. Il risarcimento del danno. Il danno bio-
logico. La banca dati sinistri. – 5. Le procedure liquidative. L’azione diretta. L’in-
dennizzo diretto. – 6. Il Fondo di garanzia per le vittime della strada. – 7. Il risarci-
mento del danno derivante da sinistri avvenuti all’estero. Il «Centro di informazio-
ne italiano» e l’«Organismo di indennizzo italiano».

§ 1. Profili generali. Gli obblighi di trasparenza ed informativa

Come visto il crescente aumento delle vetture (e dei natanti) in circola-


zione e gli esiti spesso gravi per le persone derivanti dai sinistri stradali,
hanno condotto il legislatore, alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso, ad
emanare una legge con la quale si è imposto l’obbligo di provvedere alla
copertura assicurativa delle vetture (e dei motocicli) e dei natanti, contro il
rischio derivante dal loro utilizzo. In particolare si è imposta la stipula di
un contratto di assicurazione della responsabilità civile per i danni procu-
rati ai terzi (anche trasportati), sia alle persone che alle cose, a seguito di
sinistri stradali.
La disciplina (emanata in attuazione della convenzione europea di Stra-
sburgo del 1959) venne introdotta con la legge 24 dicembre 1969, n. 990
come modificata e integrata dal d.l. 23 dicembre 1976, n. 857 convertito in
legge 26 febbraio 1977, n. 39 e successive modifiche, nonché nel regola-
mento di esecuzione di cui al d.p.r. 24 novembre 1970, n. 973 come modi-
ficato dal d.p.r. 16 gennaio 1981, n. 45.
226 Il contratto di assicurazione

Il codice delle assicurazioni ha peraltro riscritto completamente la di-


sciplina introducendo alcune importanti innovazioni.
Si tratta di un’assicurazione della responsabilità civile in tutto e per tut-
to; peraltro, al fine di meglio garantire la funzione sociale dell’operazione,
la legge ha introdotto alcune particolarità che la distinguono fortemente da
una assicurazione r.c. facoltativa.
Innanzitutto l’assicurazione è obbligatoria. L’obbligo riguarda chiun-
que ponga in circolazione un veicolo a motore (autoveicolo o motociclo)
o un natante di stazza lorda non superiore alle 25 tonnellate munito di
motore di potenza superiore ai 3 HP (artt. 122 e 123 c.a.). Quindi, non
solo il proprietario, ma anche l’usufruttuario, l’utilizzatore in caso di lea-
sing, l’acquirente nel caso di vendita con patto di riservato dominio, il
dipendente per la vettura di servizio e, comunque, chiunque lo conduca
su una pubblica via. L’assicurazione deve coprire anche i danni causati
dai veicoli nel territorio di altri Stati membri (art. 122, comma 4, c.a.;
d.m. 1 aprile 2008, n. 86).
La legge prevede sanzioni pecuniarie in caso di violazione dell’obbligo,
nonché il sequestro del mezzo e la sospensione della patente nel caso di
utilizzo del mezzo con documenti assicurativi falsi o contraffatti (art. 193,
d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285 – c.d. «codice della strada»).
L’assicuratore, a sua volta, deve essere un’impresa autorizzata all’eserci-
zio di questo specifico ramo (anche in regime di libertà di stabilimento o di
libera prestazione di servizi) e, stante l’obbligo di assicurazione imposto
dalla legge, non può rifiutarsi di contrarre se il contraente-consumatore ac-
cetta le condizioni di polizza e le tariffe preventivamente stabilite dall’assi-
curatore stesso (art. 132 c.a.). In caso di ingiustificato rifiuto a contrarre,
sono previste sanzioni pecuniarie (art. 314, comma 2, c.a.). È altresì vietato
subordinare la conclusione del contratto alla conclusione di ulteriori con-
tratti, sia di carattere assicurativo, che bancario o finanziario, salvo che il
«pacchetto» non sia in alternativa ad una offerta individuale del contratto
r.c. auto (art. 170 c.a.).
L’assicuratore deve rilasciare contestualmente alla polizza un «certifica-
to di assicurazione», contenente gli elementi essenziali della polizza (in
particolare deve risultare il periodo di assicurazione per il quale è stato
corrisposto il premio o la rata di premio), che deve essere esibito al fine di
comprovare l’assolvimento dell’obbligo. Il Regolamento 6 febbraio 2008,
n. 13 stabilisce le caratteristiche ed il contenuto del certificato di assicura-
zione (artt. 6-8).
L’assicurazione è obbligatoria anche per i veicoli e i natanti immatrico-
lati in Stati esteri (sia comunitari che extracomunitari) per la durata della
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 227

permanenza nel territorio italiano (art. 125 c.a.). A tal fine ogni Stato
membro dell’Unione Europea deve costituire un «Ufficio nazionale di as-
sicurazione» con la funzione di stipulare e gestire, per conto delle imprese
aderenti, l’assicurazione frontaliera, e cioè l’assicurazione che deve essere
stipulata dai veicoli immatricolati in Stati terzi circolanti temporaneamente
nel territorio dello Stato, nonché rendersi garante per i risarcimenti dei
danni causati dalla circolazione in Italia dei veicoli immatricolati in Stati
membri.
L’Ufficio centrale italiano (art. 126 c.a.), oltre alle suddette funzioni è a-
bilitato ad emettere la «carta verde» richiesta per la circolazione all’estero
dei veicoli a motore immatricolati in Italia, garantendo le relative obbliga-
zioni assicurative.
Sotto il profilo negoziale, al fine di assicurare condizioni di trasparenza
e di concorrenza nell’offerta delle polizze in oggetto, nonché una maggiore
informativa a favore dei soggetti tenuti all’adempimento dell’obbligo assicu-
rativo in relazione ai contenuti contrattuali ed ai premi praticati, le imprese
sono tenute a mettere a disposizione del pubblico, sia presso ogni punto
vendita, sia nei propri siti internet (Regolamento 9 maggio 2008, n. 23):
a) i documenti precontrattuali;
b) le condizioni generali e speciali di polizza;
c) il servizio gratuito di rilascio del preventivo personalizzato.
A loro volta gli intermediari devono mettere a disposizione del pubblico
l’informativa riguardante le imprese di cui offrono i prodotti ed i livelli
provvigionali percepiti. Il documento contenente tali informative deve es-
sere consegnato al contraente prima della sottoscrizione del contratto. Una
particolareggiata esposizione delle regole di comportamento da parte degli
intermediari è contenuta negli artt. 53 ss. del Regolamento IVASS 2 agosto
2018, n. 40.

L’art. 22, comma 4, d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 conv. in legge 17 di-
cembre 2012, n. 221 ha introdotto il «contratto base».
Si tratta di uno schema di contratto, che dovrà essere approvato con
decreto ministeriale, il quale deve contenere «le clausole minime necessarie
ai fini dell’adempimento dell’obbligo di legge», articolato a seconda delle
classi di merito e tipologie di assicurati, e definite le condizioni di riduzio-
ne del premio e di ampliamento della copertura. Tale previsione assolve-
rebbe alla funzione di rendere più trasparenti e consapevoli le scelte del
contraente, così favorendo la concorrenza tra le imprese assicurative. In
realtà il decreto ministeriale non è stato ancora emanato; tuttavia l’art. 132-
228 Il contratto di assicurazione

bis c.a., obbliga gli intermediari assicurativi, prima della sottoscrizione del
contratto, ad informare il contraente– consumatore «in modo corretto, tra-
sparente ed esaustivo sui premi offerti da tutte le imprese di assicurazione
di cui sono mandatari». Il Regolamento IVASS 2 agosto 2018, n. 41 all’art.
29, stabilisce con precisione gli elementi che devono essere presenti nel
«Documento di Informativa Precontrattuale» (DIP).

§ 2. L’oggetto del contratto

L’oggetto del contratto è la responsabilità civile verso i terzi, sia per dan-
ni alle persone che per danni alle persone trasportate a qualunque titolo
(quindi sia in virtù di un contratto di trasporto, che nel caso del c.d. tra-
sporto di cortesia – art. 2043 cose, prevista dall’art. 2054 c.c., nonché per i
danni c.c.) (art. 122, commi 1 e 2, c.a.).
I massimali minimi sono stabiliti con regolamento adottato dal Ministe-
ro dello Sviluppo Economico su proposta dell’IVASS (art. 128 c.a.).
Al fine di garantire la massima trasparenza, concorrenzialità ed infor-
mazione, le imprese devono mettere a disposizione del pubblico, presso
ogni punto vendita e nei siti internet, la nota informativa e le condizioni
di contratto. A loro volta le tariffe devono essere pubblicizzate mediante
preventivi personalizzati presso i punti vendita e nei siti internet (art. 131
c.a.).
Gli aventi diritto alla prestazione sono i terzi danneggiati dall’assicurato
a seguito di sinistro stradale (o marittimo) provocato dall’assicurato stesso.
La copertura assicurativa è esclusa invece nei confronti del conducente del
veicolo responsabile del sinistro (art. 129, comma 1, c.a.), nonché, relativa-
mente ai danni alle cose, nei confronti del proprietario del veicolo respon-
sabile del sinistro (ovvero del soggetto obbligato all’assicurazione: usufrut-
tuario, acquirente con patto di riservato dominio, utilizzatore nel caso di
leasing, v. art. 91 cod. strad.). Pertanto questi soggetti non hanno diritto al
risarcimento del danno.
Nell’assicurazione è compresa anche l’ipotesi del dolo; anche se, in que-
sta ipotesi, l’assicuratore ha diritto di rivalsa nei confronti dell’assicurato.
La rivalsa può essere infatti esercitata dall’assicuratore in qualunque caso
in cui avrebbe avuto contrattualmente diritto a rifiutare o ridurre la presta-
zione (ad esempio nel caso la vettura responsabile fosse condotta da per-
sona sprovvista di patente di guida) (art. 144, comma 2, c.a.).
L’assicuratore è infatti obbligato al risarcimento nei confronti del terzo
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 229

e non può opporgli eccezioni derivanti dal contratto o clausole che preve-
dono il contributo dell’assicurato al risarcimento (art. 144, comma 2, c.a.).
L’assicurazione non ha effetto nel caso il veicolo sia posto in circolazio-
ne contro la volontà del proprietario (ovvero di chi ha la detenzione mate-
riale del veicolo: usufruttuario, utilizzatore in caso di leasing, ecc.) dal gior-
no successivo alla denuncia presentata all’autorità di pubblica sicurezza (è
il caso tipico dell’auto rubata) (art. 122, comma 3, c.a.). In questo caso pe-
raltro, in deroga a quanto disposto dall’art. 1896 c.c., l’assicurato ha diritto
alla restituzione della parte del premio corrisposto per il periodo residuo
sino alla scadenza.

§ 3. Il premio. Il trasferimento del veicolo o del natante e le altre cause


di cessazione del contratto

Come osservato, questo tipo di assicurazione può prevedere due diverse


formule tariffarie 1.
La prima è la c.d. bonus-malus, in virtù della quale il premio varia ad
ogni scadenza annuale in aumento o in diminuzione, in relazione al veri-
ficarsi o meno di incidenti nel periodo precedente, onde l’assicurato è
collocato in una «classe di merito» soggetta a variazione annuale (art.
133, comma 1, c.a.). In funzione di questo meccanismo la legge (art. 134
c.a.) prevede una «attestazione sullo stato del rischio» ove è indicata ap-
punto la classe di merito dell’assicurato stesso. L’attestato è necessario
qualora l’assicurato voglia mutare assicuratore per lo stesso veicolo. Poi-
ché l’attestato di rischio riguarda il proprietario del veicolo, qualora
quest’ultimo voglia stipulare un’assicurazione r.c. per altro veicolo, ha di-
ritto a che gli venga applicata una classe di merito non inferiore a quella
già conseguita (art. 134 c.a., in ordine al contenuto ed alle modalità di
rilascio dell’attestato di rischio, cfr. Regolamento ISVAP 9 agosto 2006,
n. 4).
La seconda formula è quella che prevede l’applicazione di franchigie
(art. 133, comma 1, c.a.). Sono tuttavia possibili formule miste.
L’art. 132-ter prevede inoltre sconti obbligatori in presenza di partico-
lari condizioni, come, ad esempio, l’installazione di meccanismi elettronici

1
Si sta diffondendo anche una tipologia di polizza nella quale il premio è commisurato
all’effettivo utilizzo che l’assicurato fa del mezzo.
230 Il contratto di assicurazione

che registrano l’attività del veicolo (denominati «scatola nera» o equivalen-


ti), o che impediscono l’avvio del motore qualora sia riscontrato nel guida-
tore un tasso alcolemico superiore ai limiti stabiliti dalla legge, o, infine,
l’assicurato accetta di sottoporre il veicolo a ispezione da eseguire a spese
dell’impresa di assicurazione (comma 1). Uno sconto obbligatorio aggiun-
tivo è previsto per gli assicurati che, pur risiedendo in province a maggiore
tasso di sinistrosità non abbiano causato incidenti (comma 4). La disciplina
particolareggiata si trova nel Regolamento IVASS 27 marzo 2018, n. 37).
In caso di trasferimento del veicolo o del natante l’assicurato può (art.
171 c.a. e art. 10, d.m. 1° aprile 2008, n. 86):
– risolvere il contratto, con diritto alla restituzione della parte del pre-
mio relativo al periodo residuo;
– cedere il contratto all’acquirente; in questo caso deve darne notizia al-
l’assicuratore e all’acquirente;
– trasferire il contratto su altro veicolo o natante, previo eventuale con-
guaglio del premio.
L’assicurato può altresì recedere (art. 172 c.a.) in caso di variazioni ta-
riffarie con comunicazione (a mano o raccomandata o a mezzo telefax) al-
l’assicuratore o all’intermediario, presso il quale il contratto è stato stipula-
to, entro il giorno di scadenza del contratto. Ciò dunque anche se il con-
tratto prevede il rinnovo automatico salvo disdetta da comunicare entro un
termine stabilito dalla scadenza, che non può essere superiore a 15 giorni
(art. 172, comma 2, c.a.). In caso di recesso non si applica il termine di tol-
leranza previsto dall’art. 1901, comma 2, c.c.

§ 4. Il risarcimento del danno. Il danno biologico. La banca dati sinistri

In ordine alla determinazione del danno, se esso è rappresentato da


danni materiali, valgono le regole già esaminate (supra, Cap. VIII).

Va peraltro rilevato che la valutazione dei danni alle cose viene normalmen-
te delegata dalle imprese ai «periti assicurativi» (art. 156 c.a.), per i quali la leg-
ge prevede l’iscrizione in un apposito ruolo tenuto dall’IVASS. Per ottenere l’i-
scrizione al ruolo (art. 158 c.a.) occorre possedere determinati requisiti (ad e-
sempio non avere riportato condanne penali ovvero non essere stati dichiarati
falliti) ed avere superato una prova di idoneità dopo avere svolto un tirocinio
di due anni. La cancellazione dal ruolo consegue a rinuncia, perdita dei requi-
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 231

siti o provvedimento disciplinare (art. 159 c.a.) (la disciplina analitica è conte-
nuta nel Regolamento 3 gennaio 2008, n. 11).

Nel caso invece di danni alla persona, per i quali, come visto, le assicu-
razioni volontarie pongono convenzionalmente in contratto i criteri sulla
base dei quali essi vanno determinati, la legge pone dei criteri legali cui le
parti devono attenersi.
Innanzitutto se il danno è idoneo a produrre una inabilità temporanea
o una invalidità permanente, ed il soggetto danneggiato è produttore di
reddito da lavoro, deve essere preso in considerazione il reddito annuo
più elevato, prodotto nel triennio precedente il sinistro, sulla base delle
dichiarazioni fiscali presentate (art. 137 c.a.). Qualora non sia possibile
determinare il reddito sulla base delle dichiarazioni fiscali, il reddito vie-
ne determinato moltiplicando per tre l’ammontare annuo della pensione
sociale.
Se vi sono più persone danneggiate nello stesso sinistro, ed il massimale
non è sufficiente a coprire interamente la somma dei risarcimenti dovuti,
l’importo del risarcimento spettante a ciascun danneggiato è ridotto pro-
porzionalmente. Tuttavia se, trascorsi trenta giorni, l’impresa paga in buo-
na fede interamente ad uno dei danneggiati, gli altri non possono chiedere
che l’importo residuo; tuttavia hanno rivalsa nei confronti di chi ha perce-
pito per intero l’importo del risarcimento (art. 140 c.a.).
Ipotesi tipica di più danneggiati si ha qualora una o più persone traspor-
tate nei veicoli coinvolti nel sinistro abbiano subito a loro volta un danno.
In questo caso la legge attribuisce l’obbligo di risarcimento alla compagnia
assicuratrice del veicolo nel quale era a bordo il terzo trasportato, a pre-
scindere dalla responsabilità del sinistro. L’impresa assicuratrice che ha pa-
gato ha tuttavia diritto di rivalsa nei confronti dell’impresa assicuratrice del
veicolo responsabile. Qualora poi il massimale non fosse sufficiente, il ter-
zo trasportato ha diritto di chiedere la differenza all’impresa assicuratrice
del veicolo responsabile del sinistro (art. 141 c.a.).
La legge determina anche i criteri da seguire per stabilire l’ammontare
del danno biologico (artt. 138-139 c.a.).
Per danno biologico si intende «la lesione temporanea o permanente
all’integrità psico-fisica della persona, suscettibile di accertamento medico-
legale che esplica un’incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspet-
ti dinamico-relazionali della vita del danneggiato, indipendentemente da even-
tuali ripercussioni sulla sua capacità di produrre reddito». (art. 138, comma 2,
lett. a, c.a.). Inoltre è stabilito che «In ogni caso, le lesioni di lieve entità, che
non siano suscettibili di accertamento clinico strumentale obiettivo, non po-
232 Il contratto di assicurazione

tranno dar luogo a risarcimento per danno biologico permanente» (art. 139,
comma 2, c.a.).
La legge distingue dunque il danno biologico a seconda che si tratti di
danno biologico per lesioni di lieve entità ovvero per lesioni di non lieve
entità.

– Per lesioni di non lieve entità (art. 138 c.a.), si intendono le lesioni che
comportano menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra 10 e 100 punti
percentuali.
L’entità del risarcimento del danno biologico è determinata sulla base di
una tabella emanata con decreto del Presidente della Repubblica (aggiornata
annualmente con decreto del MISE in base all’indice ISTAT). Il valore econo-
mico attribuito ai punti di invalidità varia a seconda dell’età del soggetto e del
grado di invalidità. In particolare, tanto maggiore è il grado di invalidità, tanto
maggiore è il valore dei punti. Così, una invalidità pari al 40% avrà un valore
più che doppio rispetto ad una invalidità pari al 20%. Di contro, maggiore è
l’età del soggetto, minore sarà il valore dei punti. Così, una invalidità del 40%
riferita ad un trentenne comporterà un risarcimento superiore rispetto a quella
riferita ad un settantenne.
Se la menomazione incide significativamente su specifici aspetti dinamico-
relazionali della persona (ad esempio il danno estetico è più grave, sotto il pro-
filo delle relazioni sociali, per una persona che lavora nel mondo dello spetta-
colo), il giudice può aumentare l’ammontare del danno, determinato con i cri-
teri tabellari, sino al 30%. Infine il danno biologico temporaneo, in misura in-
feriore al 100%, si determina applicando la percentuale di inabilità all’ammon-
tare del risarcimento riconosciuto per l’inabilità assoluta (100%) per ciascun
giorno di inabilità.
– Per lesioni di lieve entità (art. 139 c.a.), si intendono le lesioni che com-
portano menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra 1 e 9 punti per-
centuali.
Anche in questo caso l’entità del risarcimento del danno biologico è deter-
minata sulla base di una tabella emanata con decreto del Presidente della Re-
pubblica (aggiornata annualmente con decreto del MISE in base all’indice
ISTAT 2). Ed anche in questo caso il valore economico attribuito ai punti di in-
validità varia a seconda dell’età del soggetto e del grado di invalidità, secondo
meccanismi percentuali prestabiliti, di modo che, maggiore è l’invalidità, mag-
giore sarà il risarcimento secondo un meccanismo più che proporzionale; di
contro, maggiore è l’età del soggetto danneggiato, minore sarà l’entità del risarci-
mento. Il giudice può, in casi particolari, aumentare l’importo del risarcimento
sino ad 1/5. Se il danno biologico è temporaneo, viene liquidato l’importo di

2
Cfr. d.m. Sviluppo Economico 17 luglio 2017.
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 233

40,72 Euro per ogni giorno di inabilità assoluta (100%); se inferiore al 100%,
al detto importo si applica la percentuale di inabilità riconosciuta.
Se il soggetto danneggiato è assistito da assicurazione sociale (è il caso dei
dipendenti pubblici e privati), l’ente assicurativo ha diritto al pagamento diret-
to dall’impresa obbligata al risarcimento delle spese sostenute per le prestazio-
ni erogate al danneggiato (ad esempio le spese di ricovero ospedaliero) (art.
142 c.a.).

Va infine ricordato che, al fine di agevolare la prevenzione e il contrasto


di comportamenti fraudolenti nel settore dell’assicurazione obbligatoria
per i veicoli a motore, è stata istituita presso l’IVASS una «banca dati sini-
stri», nonché due banche dati denominate «anagrafe testimoni» e «anagra-
fe danneggiati» (art. 135 c.a.). Le imprese operanti nel ramo hanno l’obbli-
go di comunicare all’IVASS tutte le richieste di risarcimento pervenute. La
consultazione della banca dati è limitata agli organi giudiziari ed alle pub-
bliche amministrazioni competenti nonché alle imprese di assicurazione.
La disciplina analitica della banca dati è contenuta nel Regolamento 1° giu-
gno 2009, n. 31.

§ 5. Le procedure liquidative. L’azione diretta. L’indennizzo diretto

Una delle più importanti peculiarità di questa assicurazione obbligato-


ria, rispetto alle assicurazioni r.c. facoltative, è costituita dall’attribuzione
al terzo danneggiato di un’azione diretta (nei limiti del massimale) nei con-
fronti dell’assicuratore del veicolo responsabile del sinistro e, in taluni casi,
nei confronti del proprio assicuratore (c.d. procedura di risarcimento o in-
dennizzo diretto) (art. 144, comma 1, c.a.).
Questo diritto, accordato dalla legge al terzo danneggiato, è funzionale
ad un più celere e sicuro ristoro del danno subito, finalità questa logica-
mente collegata al regime obbligatorio. D’altra parte, come detto, l’assicu-
ratore non può opporre al terzo le eccezioni derivanti dal contratto o le
clausole che prevedono il contributo dell’assicurato al risarcimento (art.
144, comma 2, c.a.).
La legge prevede un meccanismo piuttosto complesso, che inizia con la de-
nuncia del sinistro al proprio assicuratore da parte dei proprietari dei veicoli
coinvolti nel sinistro stradale (art. 143 c.a.). La denuncia va presentata compi-
lando uno speciale modulo (il cui contenuto è disciplinato dagli artt. 13-16 del
Regolamento 6 febbraio 2008, n. 13) e messo a disposizione dall’assicuratore.
234 Il contratto di assicurazione

All’omessa denuncia di sinistro si applica la disciplina di cui all’art. 1915 c.c.


Se il modulo è firmato da entrambi i conducenti si presume, salvo prova con-
traria a carico dell’assicuratore, che il sinistro sia avvenuto con le modalità e le
conseguenze dichiarate. La legge non indica con quali modalità la denuncia
deve essere presentata, onde può ritenersi che possa essere anche recapitata a
mano all’intermediario tramite il quale la polizza è stata stipulata.
Il danneggiato deve formulare la richiesta di risarcimento al proprio assicu-
ratore utilizzando la procedura di risarcimento diretto (o indennizzo diretto), se-
condo le modalità stabilite nel Regolamento emanato con d.p.r. 18 luglio 2006,
n. 254, nel caso di sinistro tra due veicoli a motore identificati ed assicurati per
la responsabilità civile obbligatoria, dal quale siano derivati danni ai veicoli
coinvolti o ai loro conducenti, ed a cose trasportate (art. 149 c.a.).
Peraltro questa procedura può essere usata, nel caso di danni alle persone,
solo se il danno rientra nella categoria delle «lesioni di lieve entità» (e cioè per
lesioni sino a 9 punti percentuali di invalidità) (art. 139 c.a.); inoltre non può
essere utilizzata nel caso di sinistro con veicoli immatricolati all’estero o in caso
di danno subito dal terzo trasportato (art. 141 c.a.).
Qualora il danneggiato non accetti la somma offerta dal proprio assicurato-
re ovvero quest’ultimo rifiuti il risarcimento, l’azione deve necessariamente es-
sere proposta nei confronti di quest’ultimo.
Il sistema di risarcimento diretto è basato su una convenzione tra tutte le
imprese autorizzate all’esercizio del ramo al fine di regolare tra i rapporti eco-
nomici (art. 13, d.p.r. n. 254/2006). È infatti evidente che l’impresa che ha pa-
gato deve in qualche modo rivalersi nei confronti dell’impresa di assicurazione
del responsabile del sinistro. Tale rivalsa avviene attraverso una «stanza di com-
pensazione»; tale compensazione è basata su un meccanismo di oneri presunti-
vi e non già sugli oneri effettivamente corrisposti. Ed infatti le imprese versano
alla stanza di compensazione una somma pari al costo medio dei sinistri del-
l’anno precedente. L’impresa che deve risarcire preleva dalla «Stanza» un ana-
logo importo: se paga una cifra più bassa al danneggiato, la differenza va a suo
vantaggio; se paga un indennizzo superiore, la differenza è a suo carico.
Tale meccanismo (introdotto attraverso la CARD, ovvero Convenzione tra
Assicuratori per il Risarcimento Diretto) presenta il difetto di annullare gran
parte dei benefici del sistema di indennizzo diretto, in quanto le imprese sono
indotte comunque a pagare indennità più basse possibili in modo da evitare di
essere penalizzate dalla compensazione.
Questa procedura non è applicabile alle imprese straniere che operano in
regime di stabilimento o li libera prestazione di servizi se non hanno aderito al
sistema di risarcimento diretto (art. 150, comma 2, c.a.).
L’azione di risarcimento da parte del terzo danneggiato nei confronti del-
l’impresa assicuratrice del responsabile del sinistro deve essere proposta invece
nei casi in cui non sia applicabile la procedura di indennizzo diretto e può es-
sere avanzata solo dopo che siano trascorsi 60 giorni – ovvero 90 in caso di
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 235

danni alla persona – dalla richiesta formulata con lettera raccomandata con av-
viso di ricevimento (art. 145, comma 1, c.a.); la richiesta deve essere corredata
dalla denuncia del sinistro sopra illustrata. Nel medesimo termine di 60 giorni
l’assicuratore deve formulare una «congrua offerta», ovvero specificare i moti-
vi per i quali non intende offrire il risarcimento (art. 148 c.a.). Se la denuncia
del sinistro è firmata da entrambe le parti, il termine di 60 giorni è ridotto a 30.
Pendenti i termini di cui sopra il danneggiato deve consentire all’assicura-
tore gli accertamenti, anche sulla persona, necessari per la quantificazione del
danno (art. 148, comma 3, c.a.). Qualora la richiesta di risarcimento non con-
tenga tutti gli elementi necessari per la valutazione del danno, l’assicuratore
può, entro 30 giorni, chiedere le necessarie integrazioni. In quest’ultimo caso il
termine per la comunicazione dell’offerta o del diniego dell’offerta inizia a de-
correre dal ricevimento delle integrazioni (art. 148, comma 5, c.a.).
Se il danneggiato accetta l’offerta dell’impresa, quest’ultima deve provvede-
re alla liquidazione dell’importo entro 15 giorni dall’accettazione. Il pagamen-
to della somma offerta deve essere effettuato nel medesimo termine anche se il
danneggiato rifiuta l’offerta dell’assicuratore ovvero non fa pervenire alcuna ri-
sposta all’assicuratore (art. 148, commi 6, 7 e 8, c.a.).
Come detto, l’azione giudiziaria nei confronti dell’assicuratore del veicolo
responsabile del sinistro, ovvero nei confronti del proprio assicuratore nel caso
di procedura di risarcimento diretto, può essere proposta solo dopo che siano
trascorsi 60 giorni (90 per i danni alla persona) dalla citata richiesta all’assicu-
ratore. Se durante il giudizio (anche penale), il terzo viene a trovarsi in stato di
bisogno a causa del sinistro (ad esempio perché temporaneamente non abile al
lavoro), il giudice, se da un sommario accertamento risultano gravi elementi di
responsabilità a carico dell’assicurato responsabile del sinistro, può concedere
una somma, a titolo di provvisionale, a favore del danneggiato, nella misura dei
4/5 della somma presumibilmente liquidabile in sentenza, da imputare alla li-
quidazione definitiva (art. 147).

Va infine ricordato che il d.m. 29 ottobre 2008, n. 191 prevede e disci-


plina il diritto di accesso agli atti relativi ai sinistri da parte dei contraenti,
assicurati e danneggiati nei confronti delle imprese di assicurazione relati-
vamente ai procedimenti di valutazione, constatazione e liquidazione dei
danni che li riguardano.

§ 6. Il Fondo di garanzia per le vittime della strada

Allo scopo di evitare che le finalità della legge vengano vanificate ogni-
qualvolta non sia stato rispettato l’obbligo dell’assicurazione o il sinistro sia
236 Il contratto di assicurazione

stato causato da un veicolo (o natante) non identificato, è costituito (art.


283 ss. c.a.) il «Fondo di garanzia per le vittime della strada», il quale prov-
vede al risarcimento nei seguenti casi:
a) nell’ipotesi di sinistro causato da un veicolo (o natante) non identifi-
cato; in questo caso però il risarcimento è dovuto per i soli danni alla per-
sona;
b) nell’ipotesi di veicolo (o natante) sprovvisto di copertura assicurativa
(sia perché mai stipulata, sia perché inoperante per mancato pagamento
del premio), in questo caso la legge prevede una franchigia assoluta di 500
Euro;
c) nell’ipotesi in cui il veicolo (o natante) risulti assicurato con impresa
operante nel territorio italiano in regime di stabilimento o di liberta di pre-
stazione di servizi che, al momento del sinistro, o successivamente, sia po-
sta in liquidazione coatta amministrativa; in questo caso il risarcimento è
dovuto per intero;
d) nell’ipotesi che il veicolo sia stato posto in circolazione contro la vo-
lontà del proprietario o dell’assicurato (ad esempio in caso di furto del
mezzo); anche in questo caso il risarcimento è dovuto per intero.

Il Fondo è amministrato, sotto la vigilanza del MiSE, dalla CONSAP (cfr. su-
pra, Parte I, Cap. I, § 1), ed è alimentato dai contributi dovuti da tutte le im-
prese autorizzate all’esercizio del ramo, in proporzione del rispettivo portafo-
glio (art. 285 c.a.). Condizioni e modalità di amministrazione, di intervento e
di rendiconto del Fondo di garanzia per le vittime della strada (e del Fondo di
garanzia per le vittime della caccia) sono contenute nel regolamento ministe-
riale di cui al d.m. 28 aprile 2008, n. 98.

Il risarcimento deve essere richiesto all’impresa designata alla liquida-


zione dei risarcimenti dovuti dal Fondo, la quale provvede alla liquidazio-
ne secondo le modalità stabilite dal citato regolamento ministeriale (la de-
signazione delle imprese è devoluta al Ministero dello Sviluppo Economi-
co) (art. 286 c.a.). La richiesta di risarcimento deve essere inviata anche al-
la CONSAP, quale gestore del Fondo di garanzia per le vittime della stra-
da, mentre l’eventuale azione giudiziaria deve essere proposta nei con-
fronti della sola impresa designata (art. 287 c.a.). Il Fondo pertanto non ha
una sua organizzazione per la liquidazione delle somme dovute a titolo di
risarcimento, ma opera attraverso compagnie autorizzate all’esercizio del
ramo e designate in via amministrativa, le quali, una volta pagati i risarci-
menti, vengono rimborsate dal Fondo.
L’assicurazione obbligatoria r.c. auto 237

Naturalmente, anche in questo caso, il danneggiato può scegliere la


via più semplice della richiesta di risarcimento diretto al proprio assicu-
ratore.
Nell’ipotesi in cui l’impresa assicuratrice del responsabile del sinistro
sia stata posta in liquidazione coatta amministrativa, la richiesta di risarci-
mento deve essere inviata al commissario liquidatore, il quale può essere
autorizzato a liquidare i risarcimenti per conto del Fondo di garanzia per le
vittime della strada, con somme anticipate a tal fine dalla CONSAP (artt.
293-294 c.a.).

L’eventuale azione giudiziaria può essere proposta nei confronti della li-
quidazione coatta, ma non prima di sei mesi dalla richiesta di risarcimento (art.
294 c.a.). Invece gli assicurati con imprese in liquidazione coatta amministrati-
va possono far valere i loro diritti (ad esempio nel caso vogliano seguire la pro-
cedura di risarcimento diretto) nei confronti della CONSAP in persona del
commissario liquidatore della procedura cui è sottoposta l’impresa con la qua-
le sono assicurati (art. 295 c.a.).

Va rilevato che presso la CONSAP è istituito anche il Fondo di garanzia


per le vittime della caccia.

§ 7. Il risarcimento del danno derivante da sinistri avvenuti all’estero.


Il «Centro di informazione italiano» e l’«Organismo di indennizzo
italiano»

Per rendere agevoli le procedure risarcitorie relative a sinistri avvenuti


negli Stati membri dell’Unione Europea, la legge detta regole organizzative
specifiche per i sinistri avvenuti all’estero (artt. 151-155 c.a.).
A tal fine ogni Stato membro deve istituire un «Centro di informazio-
ne» con la funzione di registrare le targhe dei veicoli che stazionano abi-
tualmente nel proprio territorio, le polizze e le imprese con le quali tali vei-
coli sono assicurati. Ciò al fine di permettere, a coloro che hanno subito
danni a persone o cose in uno Stato membro diverso da quello di residen-
za, l’individuazione del responsabile del sinistro (art. 151 c.a.).
Il Centro di informazione italiano, istituito presso l’ISVAP (art. 154 c.a.),
deve tenere un registro da cui risultino i suddetti dati, e deve assistere gli a-
venti diritto ai risarcimenti nell’accesso alle informazioni contenute nel re-
gistro. I dati devono essere comunicati al Centro di informazione dalle im-
238 Il contratto di assicurazione

prese assicuratrici. Le modalità di funzionamento del Centro di informa-


zione italiano sono contenute nel Regolamento 23 maggio 2006, n. 3.
Infine ogni impresa operante in altri Stati membri deve comunicare ai
centri di informazione degli Stati ove opera il nome e l’indirizzo del pro-
prio mandatario per la liquidazione dei sinistri (art. 152 c.a.), il quale deve
risiedere nello Stato ove l’impresa opera. Il mandatario può operare anche
per più imprese ed ha la funzione di addivenire ad una celere liquidazione
dei sinistri.
Nel caso in cui un residente nel territorio italiano abbia subito un dan-
no a seguito di un sinistro avvenuto in altro Stato membro, e non sia in
grado di ottenere il risarcimento perché:
– il veicolo staziona abitualmente in altro Stato membro ed ivi è assicu-
rato, ma l’impresa non abbia designato un mandatario per la liquidazione
dei sinistri ovvero non abbia risposto alla richiesta di risarcimento;
– non è stato possibile individuare il veicolo responsabile;
– non è stato possibile individuare l’impresa assicuratrice del veicolo re-
sponsabile;
– il risarcimento può essere richiesto all’Organismo di indennizzo italia-
no, le cui funzioni sono attribuite alla CONSAP (artt. 296-298 c.a.). Le ri-
chieste di risarcimento devono essere indirizzate all’Organismo di inden-
nizzo italiano secondo il regolamento adottato dal MSE.
L’Organismo di indennizzo italiano, qualora abbia pagato il risarcimen-
to, ha diritto di rimborso nei confronti dell’omologo Organismo di inden-
nizzo dello Stato membro ove è stata stipulata la polizza di assicurazione
del veicolo responsabile del sinistro (art. 299 c.a.).
L’assicurazione del credito e l’assicurazione fideiussoria o cauzionale 239

CAPITOLO XIII
L’ASSICURAZIONE DEL CREDITO E
L’ASSICURAZIONE FIDEIUSSORIA O CAUZIONALE

SOMMARIO: 1. L’assicurazione del credito: principi generali. – 2. L’assicurazione


del credito: il sinistro e la liquidazione del danno. – 3. L’assicurazione fideiussoria o
cauzionale. – 4. L’assicurazione del credito all’esportazione.

§ 1. L’assicurazione del credito: principi generali

L’assicurazione del credito ha la funzione di garantire il creditore dal ri-


schio del mancato adempimento da parte del debitore in relazione ad una
obbligazione pecuniaria. È una operazione rivolta prevalentemente alle
imprese che operano attraverso la concessione del credito alla clientela
(che può essere costituita da altre imprese o da consumatori).
Si tratta di vera e propria assicurazione avente ad oggetto il rischio del-
l’inadempimento da parte di terzi idoneo a determinare un danno patrimo-
niale all’assicurato, e non di fideiussione. L’operazione pertanto rientra con-
cettualmente nelle assicurazioni del patrimonio, con le particolarità già evi-
denziate, posto che l’interesse assicurato ha per oggetto rapporti ben indi-
viduati. Può essere stipulata in relazione a determinati crediti ovvero, come
più frequentemente accade, in forma globale (quindi in relazione ad una
massa omogenea di crediti), al fine di attenuare il rischio assunto dall’assi-
curatore.
Tuttavia, per evitare che l’assicurato sottoponga ad assicurazione solo i
crediti per i quali presume un più difficile realizzo (c.d. antiselezione), il
contratto è normalmente obbligatorio per l’assicurato, che deve dunque
sottoporre ad assicurazione tutti i crediti che rientrano in un determinato
portafoglio (ad esempio tutti i crediti derivanti da vendite a rate).
Si tratta comunque di una operazione disciplinata esclusivamente in via
240 Il contratto di assicurazione

convenzionale dalle polizze, anche se costituisce un ramo oggetto di appo-


sita autorizzazione (art. 2, comma 2, n. 14, c.a.).

§ 2. L’assicurazione del credito: il sinistro e la liquidazione del danno

Anche in questo tipo di assicurazione il sinistro presenta due fasi distin-


te. Il momento costitutivo del credito e il momento nel quale è accertata la
c.d. «perdita del credito» in conseguenza della accertata incapacità del de-
bitore ad adempiere. Il sinistro è costituito dal secondo momento; il primo
è determinante ai fini della copertura assicurativa. L’assicuratore risponde
pertanto per i crediti sorti durante l’assicurazione, ma l’obbligo di corri-
spondere l’indennità sorge solo al momento in cui è accertata la perdita del
credito.
Il concetto di «perdita del credito» deve interpretarsi come definitiva
impossibilità per il debitore di adempiere l’obbligazione pecuniaria.
Le polizze fanno spesso riferimento al concetto di «insolvenza», che pe-
raltro ha giuridicamente un significato ben preciso, non sempre adattabile
alle situazioni concrete. Ed infatti, se certamente costituisce perdita (totale
o parziale) del credito la liquidazione giudiziale o altra procedura concor-
suale cui è sottoposto il debitore (se imprenditore agricolo o commerciale),
vale ugualmente a costituire perdita del credito un’esecuzione infruttuosa
sui beni del debitore che, d’altra parte, può anche non essere un imprendi-
tore commerciale.
Il creditore assicurato, in ossequio agli obblighi di avviso e salvataggio,
ha il dovere di comunicare tempestivamente all’assicuratore l’inadempi-
mento e di esperire le azioni cautelari ed esecutive a tutela del credito. Le
spese sostenute a tal fine sono pertanto soggette alla disciplina di cui al-
l’art. 1914 c.c.
L’assicuratore che ha pagato l’indennità ha naturalmente diritto di
surroga verso il debitore inadempiente secondo i principi di cui all’art.
1916 c.c.
L’assicuratore può anche scegliere di pagare l’indennità e procedere
all’escussione del credito in via surrogatoria, così accelerando le operazioni
di liquidazione, e può anche liquidare anticipazioni in attesa del definitivo
accertamento del sinistro.
L’assicurazione del credito e l’assicurazione fideiussoria o cauzionale 241

§ 3. L’assicurazione fideiussoria o cauzionale

L’assicurazione fideiussoria (o cauzionale) ha una funzione analoga al-


l’assicurazione del credito, tuttavia le parti sono sostanzialmente invertite:
il contraente è il debitore (il quale assume gli obblighi contrattuali) e assi-
curato è il terzo creditore (che è beneficiario della prestazione). Si tratta
pertanto di assicurazione a favore di terzo.
La denominazione deriva dalla funzione dell’operazione, la quale spesso
viene utilizzata in sostituzione di una cauzione in denaro che una parte è
obbligata a prestare all’altra a garanzia dell’esatto adempimento della pre-
stazione dedotta in contratto. Essa è obbligatoria in taluni contratti con la
pubblica amministrazione, come, ad esempio, negli appalti di opere pubbli-
che. Il vantaggio dell’operazione sta quindi nella possibilità di evitare l’im-
mobilizzazione di capitali a costo ridotto.
Come ormai chiarito dalla dottrina e dalla giurisprudenza si tratta di
vera e propria fideiussione e non di assicurazione, mancando di alcuni e-
lementi essenziali di quest’ultima, primo tra tutti il tipico rischio assicura-
tivo, posto che il sinistro è determinato (anche volontariamente) dal con-
traente il quale non adempie, o non adempie esattamente, la propria pre-
stazione (cfr. art. 1900 c.c.). Pertanto l’assicuratore escusso dal terzo cre-
ditore, ha diritto di rivalsa nei confronti del contraente (artt. 1949-1450
c.c.).
In secondo luogo l’assicuratore non può opporre al creditore nessuna
eccezione derivante dal contratto, neppure eventuali dichiarazioni inesat-
te o reticenze o il mancato pagamento del premio. Se la polizza è stipula-
ta «a prima richiesta» l’assicuratore deve pagare appena pervenuta la ri-
chiesta di escussione della fideiussione, senza possibilità di verifica dell’i-
nadempimento e anche in presenza di opposizione del contraente-debi-
tore.
Nei contratti con le pubbliche amministrazioni, la liberazione dell’as-
sicuratore non è automatica al termine del rapporto garantito, ma occor-
re una specifica dichiarazione liberatoria da parte dell’amministrazione
stessa.
Anche il regime della prescrizione sfugge alle regole dell’art. 2952 c.c.
applicandosi il regime ordinario (art. 2946 c.c.). Così come si rende inap-
plicabile la disciplina prevista in caso di liquidazione giudiziale sia del con-
traente che dell’assicurato.
242 Il contratto di assicurazione

§ 4. L’assicurazione del credito all’esportazione

L’assicurazione del credito all’esportazione di merci e di servizi è un


particolare settore demandato dalla legge ad una società specializzata: la
SACE s.p.a. – Servizi Assicurativi del Commercio Estero (società nata dalla
trasformazione, operata con l’art. 6 del d.l. 30 settembre 2003, n. 269 conv.
in legge 24 novembre 2003, n. 326, modificato dalla legge 27 dicembre
2006, n. 296, dell’Istituto per i Servizi Assicurativi del Commercio Estero,
istituito con il d.lgs. 31 marzo 1998, n. 143 come modificato dal d.lgs. 27
maggio 1999, n. 170). Il capitale sociale è interamente detenuto dalla Cassa
Depositi e Prestiti s.p.a. Nata come Sezione speciale dell’INA (legge 24
maggio 1977, n. 227), la sua istituzione venne determinata essenzialmente
dai gravi danni che, negli anni ‘70 del secolo scorso, molte imprese italiane
subirono a causa dell’insolvenza, specie da parte di paesi medio-orientali,
in relazione ad importanti commesse di appalto.
È soggetta alle disposizioni del codice delle assicurazioni per le attività
che non beneficiano della garanzia dello Stato (art. 345, comma 2, c.a.).
Le funzioni ed i rischi assicurabili, originariamente limitati essenzialmen-
te a due tipologie di operazioni, e cioè l’assicurazione del credito contro il
rischio di insolvenza da parte di committenti stranieri, e la prestazione di ga-
ranzie fideiussorie al fine di garantire l’esatto adempimento dell’obbliga-
zione assunta dai committenti esteri, sono state recentemente ampliate.
La determinazione delle funzioni e dei rischi assicurabili è affidata al
CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), il
quale li ha stabiliti da ultimo con la delibera 28 giugno 2007, n. 62 ai sensi
della quale SACE può:
a) assicurare, riassicurare, coassicurare e garantire i rischi cui sono espo-
sti, direttamente o indirettamente, gli operatori nazionali e le società, an-
che estere, a questi collegate o da questi controllate, nella loro attività con
l’estero e di internazionalizzazione;
b) assicurare, riassicurare, coassicurare e garantire i rischi relativi ad ope-
razioni che siano di rilievo strategico per l’economia italiana sotto i profili
dell’internazionalizzazione, della sicurezza economica e dell’attivazione dei
processi produttivi e occupazionali, anche in assenza di operatori nazionali
o di società, anche estere, a questi collegate o da questi controllate.
Le garanzie e le coperture assicurative:
a) riguardano i rischi di carattere politico, catastrofico, economico, com-
L’assicurazione del credito e l’assicurazione fideiussoria o cauzionale 243

merciale e di cambio, nonché ogni altro rischio ad essi connesso, comple-


mentare o strumentale;
b) possono essere concesse in ogni modalità e forma propria dei mercati
in cui SACE S.p.a., direttamente o indirettamente, opera;
c) riguardano finanziamenti comunque denominati ed effettuati;
d) possono essere rilasciate anche a banche nazionali o estere, nonché
ad operatori finanziari italiani o esteri, quando rispettino adeguati principi
di organizzazione, vigilanza, patrimonializzazione e operatività.
244 Il contratto di assicurazione
Le assicurazioni contro i danni alla persona 245

CAPITOLO XIV
LE ASSICURAZIONI CONTRO
I DANNI ALLA PERSONA

SOMMARIO: 1. L’assicurazione contro gli infortuni: principi generali. – 2. L’assicu-


razione contro gli infortuni: il sinistro e la liquidazione dell’indennità. – 3. Le assi-
curazioni contro le malattie.

§ 1. L’assicurazione contro gli infortuni: principi generali

L’assicurazione contro gli infortuni ha per oggetto il ristoro del danno


economico conseguente un infortunio, e cioè una lesione alla persona de-
terminata da una causa fortuita, violenta ed esterna, obiettivamente consta-
tabile, idonea a determinare una invalidità (temporanea o permanente) o la
morte.
Nel primo caso (invalidità temporanea o permanente) non si dubita del-
la qualificazione dell’assicurazione come assicurazione contro i danni, sep-
pure con la particolarità di avere per oggetto un danno alla persona e non
alle cose (con le conseguenze che saranno esaminate più avanti in tema di
indennità); nel secondo l’operazione rientra più propriamente nell’ambito
dell’assicurazione sulla vita.
Così, con riferimento alla invalidità (temporanea o permanente), deve
sussistere un interesse al risarcimento da parte del beneficiario (se persona
diversa dal soggetto sulla cui persona è stipulata l’assicurazione) (art. 1904
c.c.), come, d’altra parte, si rendono applicabili le norme in tema di avviso,
salvataggio e surroga dell’assicuratore, anche se quest’ultima spesso dero-
gata dalle polizze (cfr. art. 1916, ultimo comma, c.c.).
In virtù della circostanza che oggetto del rischio non è una cosa ma una
persona, e conseguentemente non può attribuirsi un valore economico al
danno, resta invece esclusa l’applicazione del principio indennitario e delle
246 Il contratto di assicurazione

norme ad esso legate, e cioè degli artt. 1905-1909 c.c. (limiti del risarcimen-
to, vizi della cosa, valore della cosa assicurata, assicurazione parziale, so-
vrassicurazione). Su questo punto vi è peraltro contrasto: la giurisprudenza
infatti non esclude l’applicazione del principio indennitario alle assicura-
zioni infortuni, con la conseguente applicazione del principio di cui all’art.
1908 c.c., sulla limitazione dell’indennità all’effettivo danno subito, in ipo-
tesi di infortunio non mortale (nel caso di specie si è ritenuto applicabile
l’art. 1910 in tema di assicurazione presso diversi assicuratori); così anche
l’applicazione dell’art. 1906 c.c. sui vizi della cosa è da taluni ritenuta ap-
plicabile a questo tipo di assicurazione.
Con riferimento al caso morte, si rendono pienamente applicabili inve-
ce le norme in tema di assicurazione sulla vita per il caso di morte, con la
sola eccezione del caso di mancato pagamento del premio, al quale si ap-
plica comunque la regola di cui all’art. 1901 c.c.
In definitiva, se le ipotesi previste in polizza sono, non solo l’invalidità,
ma anche la morte, si tratta, come detto, di un contratto complesso.
Poiché l’evento deve essere fortuito, trova applicazione anche il princi-
pio generale di cui all’art. 1900 c.c.
Le polizze possono garantire qualunque tipo di infortunio, ovvero, più
di sovente, solo gli infortuni derivanti da particolari attività dell’assicurato
(ad esempio l’attività lavorativa, un’attività sportiva, ecc.).
La polizza può essere poi stipulata, oltre che in forma individuale, in
forma collettiva, assicurando in quest’ultimo caso una collettività di perso-
ne qualificate dall’appartenenza ad una determinata categoria (ad esempio
i dipendenti di un’azienda, gli atleti aderenti ad un’associazione o federa-
zione sportiva, tutti i passeggeri trasportati, ecc.).
Infine il contratto può essere stipulato dallo stesso soggetto alla cui per-
sona è riferito il rischio, oppure il contraente può essere persona diversa
dagli assicurati (ad esempio il datore di lavoro per gli infortuni che possono
colpire i dipendenti o il vettore per gli infortuni ai passeggeri). In quest’ul-
timo caso, il contratto si qualifica come assicurazione a favore di terzi e, per-
tanto, gli obblighi contrattuali sono in capo al contraente mentre la presta-
zione dell’assicuratore va a beneficio degli assicurati.
È discusso se il beneficiario possa essere persona diversa da quella sulla
cui persona è riferito il rischio (ad esempio il datore di lavoro che, a segui-
to dell’infortunio del dipendente, può perdere una prestazione lavorativa
essenziale). La questione è dubbia e va risolta caso per caso. Dubbi non
sussistono invece in caso di morte dell’assicurato a seguito dell’infortunio,
ove la prestazione deve necessariamente seguire le regole proprie dell’assi-
curazione sulla vita (art. 1920 c.c.).
Le assicurazioni contro i danni alla persona 247

Infine particolare rilievo assumono le dichiarazioni precontrattuali. Le


polizze infatti prevedono minuziose cause di non assicurabilità (ad esem-
pio l’uso di alcool o stupefacenti, l’età, di norma non superiore ai 75 anni,
l’infermità mentale, ecc.) o di esclusione della garanzia (ad esempio eventi
catastrofici).

§ 2. L’assicurazione contro gli infortuni: il sinistro e la liquidazione del-


l’indennità

Il sinistro è rappresentato dall’infortunio; tuttavia, come detto, diversi


possono essere gli esiti dell’infortunio contemplati in polizza: la sola inva-
lidità (temporanea o permanente) o, più di sovente, anche la morte.
Poiché, come accennato, non è possibile ricorrere ad una valutazione
economica del danno, in caso di invalidità temporanea viene prevista una
diaria giornaliera per ogni giorno di invalidità, che viene ridotta percen-
tualmente in caso di invalidità temporanea parziale; in caso di invalidità
permanente totale e di morte il contratto prevede la corresponsione di una
somma prestabilita; se l’invalidità permanente è parziale, viene corrisposta
una percentuale della somma in corrispondenza della percentuale dell’in-
validità. La somma massima è liberamente determinata dalle parti ed ad
essa è commisurato il premio.
In caso di disaccordo le polizze prevedono il ricorso ad un arbitrato irri-
tuale affidato a tre arbitri (medici), di cui due scelti dalle parti ed il terzo di
comune accordo dai primi o, in caso di disaccordo, da un soggetto terzo (ad
esempio l’ordine dei medici). Tuttavia il ricorso all’arbitrato è solamente fa-
coltativo, potendo l’assicurato ricorrere in alternativa alla giudice ordinario.

§ 3. Le assicurazioni contro le malattie

L’assicurazione danni alla persona da malattia è sostanzialmente analo-


ga alla assicurazione infortuni. La differenza sostanziale è costituita dalla
causa che determina l’invalidità o la morte. La malattia è costituita da uno
stato morboso che si manifesta all’interno del corpo umano, e non da un
evento violento ed esterno al corpo umano come l’infortunio. Le polizze
comunque si fanno carico di delimitare il rischio con definizioni più o me-
no accurate.
248 Il contratto di assicurazione

Il rischio assicurabile, a differenza dell’assicurazione infortuni, è nor-


malmente solo il caso di invalidità temporanea, che viene indennizzata at-
traverso la corresponsione di una diaria giornaliera.
La legge prevede anche contratti di durata poliennale, o con obbligo di
rinnovo da parte dell’assicuratore, a premio fisso calcolato in relazione
all’età dell’assicurato al momento della stipula, per i quali stabilisce che
l’assicuratore può recedere a seguito di sinistro solo entro i primi due anni
dalla stipula (cfr. art. 37, comma 8, c.a.). Si tratta di contratti che hanno la
funzione di tutelare l’assicurato nel caso di insorgenza di malattie che pos-
sono determinare il recesso dell’assicuratore proprio nel momento di mag-
giore bisogno. In realtà si tratta di una formula poco utilizzata in Italia.
Non molto utilizzata è anche la «permanent health insurance», pure
prevista come ramo IV (art. 2, comma 1, c.a.) (cfr. art. 1, n. 1, lett. d, diret-
tiva 79/267/CEE). Si tratta di assicurazione, praticata in Irlanda e nel Re-
gno Unito, contro le malattie e contro il rischio di non autosufficienza che
prevede una lunga durata e non è rescindibile da parte dell’assicuratore.
Poiché l’indennità è rappresentata da una rendita rapportata al grado di
invalidità, è prevista dalla legge tra i rami vita e non tra i rami danni.
Le assicurazioni trasporti 249

CAPITOLO XV
LE ASSICURAZIONI TRASPORTI

SOMMARIO: 1. Profili generali. – 2. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: i


soggetti, l’oggetto e la durata del contratto. – 3. Le assicurazioni marittime ed aero-
nautiche: le assicurazioni di cose. – 4. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche:
le assicurazioni di responsabilità. – 5. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le
assicurazioni infortuni. – 6. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il rischio.
In particolare il rischio putativo. – 7. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il
sinistro. Gli obblighi di avviso e salvataggio. – 8. Le assicurazioni marittime ed ae-
ronautiche: la liquidazione dell’indennità. Liquidazione per avaria e liquidazione
per abbandono.

§ 1. Profili generali

Le assicurazioni trasporti sono operazioni che hanno la funzione di te-


nere indenne l’assicurato dai danni che possono derivare dagli eventi tipici
del trasporto. Rientrano in questo ambito le assicurazioni delle cose tra-
sportate (merci, bagagli, ecc. – cfr. ramo 7, art. 2, comma 2, c.a.), le assicu-
razioni dei mezzi di trasporto (c.d. assicurazione «corpi» – cfr. rami 3, 4, 5
e 6, art. 2, comma 2, c.a.), e le assicurazioni contro la responsabilità civile
(cfr. rami 10, 11 e 12, art. 2, comma 2, c.a.); nelle assicurazioni marittime
l’assicurazione può coprire anche i profitti sperati (sulle merci) e il nolo
(da guadagnare ovvero quello anticipato o dovuto). I danni alle persone
(equipaggio, passeggeri) rientrano nel campo delle assicurazioni infortuni.
Questa categoria di assicurazioni può dividersi in due principali specie:
le assicurazioni terrestri e le assicurazioni marittime ed aeronautiche.
Le prime riguardano ogni tipo di trasporto su terra (su gomma o rotaia)
e sono regolate dalle norme generali del codice civile ed, in via convenzio-
nale, da polizze tipo.
Le seconde riguardano ogni tipo di trasporto su acqua (per mare, fiume
o lago) o per aria e rivestono, specie sotto il profilo della disciplina, mag-
250 Il contratto di assicurazione

giore importanza in quanto ad esse si applica la disciplina dettata dal codi-


ce della navigazione e, solo in via sussidiaria, quella del codice civile (art.
1885 c.c.), oltre che essere regolate da convenzioni internazionali e, in via
convenzionale, dalle polizze tipo. La disciplina della navigazione aerea è
stata profondamente modificata dal d.lgs. 9 maggio 2005, n. 96, entrato in
vigore il 21 ottobre 2005, con il quale si è voluta introdurre una normativa
moderna ed organica del settore. Di conseguenza è stata modificata anche
la disciplina contenuta nel codice della navigazione.
La peculiarità della disciplina del trasporto marittimo ed aereo deriva,
da un lato, dall’origine storica delle assicurazioni marittime, indicate come
le prime vere e proprie operazioni assicurative; d’altro canto dal particola-
re elemento tecnico-ambientale che caratterizza la navigazione e la tipolo-
gia di rischi conseguente.

§ 2. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: i soggetti, l’oggetto e


la durata del contratto

Le assicurazioni marittime sono disciplinate, come detto, dalle norme


dettate dal codice della navigazione (artt. 514-547) e, per quanto da queste
non disposto, dalle norme del codice civile.
Le assicurazioni aeronautiche sono disciplinate dalle medesime norme
(art. 1021 c.n.), fatta eccezione per gli artt. 515, comma 2, 527 e 538, e, in
via esclusiva, dagli artt. 1001-1021 c.n., nonché dal Regolamento 21 aprile
2004, n. 785/2004/CE.
Soggetti del contratto sono l’assicuratore ed il contraente. Il contraente
può stipulare per conto proprio, ed in tal caso assume la qualifica di assi-
curato, o per conto altrui (o per conto di chi spetta) qualora il soggetto
esposto al rischio sia un’altra persona.
La polizza deve essere stipulata per iscritto ai sensi dell’art. 1888 c.c.;
tuttavia talvolta l’assicuratore emette una lettera di copertura ed un «certi-
ficato di sicurtà» in sostituzione del contratto.
L’oggetto del contratto può essere rappresentato, come detto, da un ri-
schio per danni a cose o per responsabilità civile. Quella per danni a per-
sone è tipica delle assicurazioni aeronautiche.
La durata dell’assicurazione della nave può essere pattuita «a tempo» o
«a viaggio».
Nel primo caso (quando ad esempio si vuole assicurare una serie di spe-
dizioni) la durata non supera normalmente l’anno ed ha effetto dalle ore 24
Le assicurazioni trasporti 251

del giorno della conclusione del contratto alle ore 24 del giorno di scaden-
za. Tuttavia, se l’assicurazione scade durante il viaggio, è prorogata di dirit-
to sino alle ore 24 del giorno in cui la nave giunge a destinazione e l’assicu-
ratore ha diritto ad un supplemento di premio (art. 530 c.n.).
L’assicurazione stipulata a viaggio ha effetto dal momento di imbarco
delle merci sino al compimento delle operazioni di scaricazione o, se non so-
no imbarcate merci, dal momento in cui la nave muove dal porto di partenza
sino al momento in cui è ancorata od ormeggiata. Le operazioni di scarica-
zione non possono superare il ventesimo giorno dall’arrivo (art. 531 c.n.).
Anche la durata dell’assicurazione dell’aeromobile può essere pattuita
«a tempo» o «a viaggio».
L’assicurazione a viaggio ha effetto dall’inizio delle manovre di decollo
sino al termine di quelle di atterraggio nel luogo di destinazione. L’assicu-
razione resta sospesa, salvo patto contrario, in caso di interruzione tempo-
ranea del viaggio a meno che l’interruzione non sia dipesa da sinistro a ca-
rico dell’assicuratore o dalle condizioni atmosferiche (art. 1004 c.n.).
La durata dell’assicurazione delle merci ha effetto dal caricamento sino
allo sbarco; lo sbarco non può essere protratto oltre i 30 giorni (art. 532
c.n.). L’assicurazione delle merci trasportate con aeromobile ha invece ef-
fetto dal momento della consegna delle merci al vettore a quello della ri-
consegna al destinatario (art. 1005 c.n.).

§ 3. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni di cose

A) Assicurazione della nave o dell’aeromobile (assicurazione corpi)


L’assicurazione della nave copre la nave e le sue pertinenze. Possono es-
servi comprese le spese di armamento ed equipaggiamento (art. 515 c.n.).
In deroga al principio di cui all’art. 1908 c.c., la dichiarazione del valore
della nave contenuta in polizza, se non vi sono clausole contrarie, equivale
a stima (art. 515, comma 2, c.n.). Pertanto, salvo diversa previsione, il valo-
re assicurato corrisponde al valore assicurabile.
L’assicurazione dell’aeromobile copre l’aeromobile e le sue pertinenze e
le parti separabili (ad esempio le eventuali eliche) (art. 1001 c.n.). L’assicu-
razione dell’aeromobile, durante la sosta in aviorimessa od altro luogo
chiuso, è limitata al solo rischio incendio (art. 1002 c.n.); la limitazione si
spiega perché, in tale situazione, è escluso qualsiasi rischio della navigazio-
ne aerea.
252 Il contratto di assicurazione

Per il medesimo motivo l’assicuratore non risponde altresì per i danni


alla strumentazione di bordo, se non derivanti da sinistro in volo, né dei
danni al motore e parti accessorie (eliche, serbatoi), se non per cause ester-
ne perturbatrici del normale funzionamento dell’aeromobile. Tuttavia ri-
sponde dei danni conseguenti il sinistro causato dal guasto di uno dei pre-
detti elementi (art. 1003 c.n.).

B) Assicurazione delle merci


L’assicurazione (marittima) delle merci copre il valore di queste, in sta-
to sano, al luogo di destinazione ed al tempo della scaricazione (art. 516
c.n.). Si tiene conto pertanto del valore che le merci presumibilmente a-
vrebbero avuto al momento dell’arrivo, valore che ben può essere diverso
(normalmente superiore) rispetto a quello al momento dell’imbarco.
Se tale determinazione non è possibile, il valore è dato dal prezzo delle
merci nel luogo ed al tempo della caricazione, aumentato del 10% a titolo
di profitto sperato, nonché delle spese fino a bordo, del nolo dovuto o an-
ticipato ad ogni evento, del premio e delle spese di assicurazione (art. 516
c.n.). Si tiene pertanto conto di tutti quegli elementi che avrebbero concor-
so ad elevare il valore delle merci nel momento della scaricazione.
Quest’ultimo meccanismo è previsto in via esclusiva per la determina-
zione del valore delle merci nell’assicurazione aeronautica (art. 1001, com-
ma 2, c.n.). Il Regolamento CE n. 785/2004 sui vettori aerei e gli esercenti
di aeromobili stabilisce comunque coperture assicurative minime sia per le
merci che per i bagagli (art. 6).
Come già osservato l’assicurazione delle merci è molto spesso stipulata
in forma di abbonamento (cfr. supra, Cap. X, § 3A).
Nel caso (frequente) di alienazione delle merci durante l’assicurazione,
il cambiamento dell’assicurato, in deroga al principio di cui all’art. 1918
c.c., non comporta obbligo di comunicazione alcuna, e l’assicurazione conti-
nua a favore del nuovo assicurato, e, né quest’ultimo, né l’assicuratore, pos-
sono, per tale motivo, recedere dal contratto (art. 517 c.n.). La spiegazione
è facilmente data dalla circostanza che spesso l’assicurazione è contratta
per conto di chi spetta o con l’emissione di polizza all’ordine o al porta-
tore, onde non avrebbe avuto senso una disciplina più rigorosa negli altri
casi.

C) Assicurazione dei profitti sperati


L’assicurazione dei profitti sperati costituisce autonoma pattuizione, ed
è finalizzata al ristoro del danno derivante dal mancato aumento di valore
Le assicurazioni trasporti 253

commerciale delle merci, e pertanto il rischio è costituito dal mancato «fe-


lice arrivo delle merci a destinazione» (art. 528 c.n.). Essa copre il maggior
valore commerciale che, al momento della conclusione dell’assicurazione,
può prevedersi avranno le merci al loro arrivo, in stato sano, al luogo di
destinazione, dedotte le spese di trasporto e quelle di assicurazione (art.
518 c.n.).

D) Assicurazione del nolo


L’assicurazione del nolo, e cioè il corrispettivo per l’utilizzazione della
nave o dell’aeromobile, si distingue in «nolo da guadagnare», e cioè il pro-
fitto realizzato dal noleggiante, e «nolo anticipato o dovuto», e cioè la som-
ma dovuta dal noleggiatore. Nel primo caso assicurato è il noleggiante; nel
secondo, il noleggiatore.
Nell’assicurazione del «nolo da guadagnare» l’assicuratore risponde della
perdita totale o parziale del diritto del noleggiante al nolo, conseguente al
verificarsi di un sinistro della navigazione (art. 529 c.n.).

La legge distingue tra «nolo lordo», e cioè «il nolo per l’intero ammontare
pattuito nel contratto di utilizzazione della nave» (o dell’aeromobile) (art. 519,
comma 1, c.n.), e «nolo netto», determinato, salva diversa convenzione, nel 60%
del nolo lordo (art. 519, comma 2, c.n.); pertanto, in assenza di specifica pat-
tuizione, si intende assicurato il nolo lordo (art. 519, comma 3, c.n.). All’assi-
curazione del nolo da guadagnare si applicano, in quanto compatibili, le nor-
me che regolano l’assicurazione della nave (art. 519, comma 4, c.n.).

Se per legge o per contratto il prezzo del nolo è dovuto comunque dal
noleggiatore, anche nel caso in cui, per eventi della navigazione, le merci
siano perite o danneggiate, il relativo danno è coperto dall’assicurazione del
«nolo anticipato» (se già pagato dal noleggiatore) o «dovuto ad ogni even-
to» (se ancora da corrispondere). A tale assicurazione si applicano le nor-
me sull’assicurazione delle merci, se il nolo riguarda il corrispettivo del tra-
sporto delle merci; quelle dell’assicurazione della nave, se il nolo riguarda
il noleggio o la locazione della nave (art. 520 c.n.).
L’assicurazione del «nolo sperato» rientra invece nell’ambito dell’assi-
curazione dei profitti sperati, e copre il rischio per il noleggiante di non
potere, per eventi imprevisti, guadagnare il prezzo del nolo futuro già pat-
tuito.
254 Il contratto di assicurazione

§ 4. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni di re-


sponsabilità

Le assicurazioni di responsabilità per i rischi della navigazione sono in


tutto e per tutto assicurazioni della responsabilità civile.
Queste assicurazioni possono avere ad oggetto: A) le somme dovute
«per contribuzione in avaria comune», B) le somme dovute «per ricorso di
terzi danneggiati da urto» e C) le «spese di assistenza e salvataggio». Esclu-
sive della navigazione aerea sono poi: le assicurazioni per danni a terzi sulla
superficie e le assicurazioni per danni da urto.

A) Assicurazione per contribuzione in avaria comune


Questa assicurazione è normalmente stipulata congiuntamente all’assi-
curazione della nave (o dell’aeromobile). L’art. 526 c.n. dispone infatti che
«l’assicuratore risponde nei limiti del contratto delle somme dovute dal-
l’assicurato per contribuzione in avaria comune». Costituiscono avarie co-
muni «le spese e i danni direttamente prodotti dai provvedimenti ragione-
volmente presi, a norma dell’art. 302, dal comandante, o da altri in sua ve-
ce, per la salvezza della spedizione»; essi «vengono ripartiti fra tutti gli in-
teressati alla spedizione stessa» (art. 469 c.n.).
Va peraltro rilevato che, nell’ambito della navigazione internazionale,
sono di costante applicazione negoziale le «Regole di York e Anversa» del
2016, cui fanno riferimento le polizze, parzialmente differenti rispetto al
contenuto del citato art. 469 c.n.
Per aversi avaria comune occorre che l’evento sia determinato da una
decisione del comandante, e cioè da un atto intenzionale diretto a proteg-
gere da un pericolo la nave e quanto da essa trasportato.
Il concetto di avaria (e cioè il danno) comprende sia i danni materiali a
cose (l’imbarcazione o il carico – avarie-danni), sia le spese effettuate per e-
vitare danni materiali o per limitarne gli effetti (ad esempio, le spese di ri-
parazione della nave per un guasto durante il viaggio – avarie-spese).
Il concetto di «comunione» nell’avaria consiste invece nella obbligatoria
«contribuzione» di tutti i soggetti interessati alla spedizione nella soppor-
tazione del danno. Così, se, ad esempio, la nave è costretta a riparare in un
porto intermedio a causa di una falla prodottasi nello scafo, e, a causa dello
scaricamento delle merci per procedere alla riparazione, queste subiscono
un danno, il danno alle merci deve essere sopportato anche dall’armatore,
mentre le spese di riparazione anche dal proprietario delle merci, secondo
Le assicurazioni trasporti 255

un complesso criterio di ripartizione che prevede la formazione di masse


creditorie e debitorie (art. 470 ss. c.n.).
Pertanto l’assicuratore che ha pagato può surrogarsi all’assicurato nei
diritti a quest’ultimo spettanti verso gli altri partecipanti alla spedizione
(art. 536 c.n.).

B) Assicurazione per ricorso di terzi danneggiati da urto


L’assicurazione per ricorso di terzi danneggiati da urto copre, nei limiti
del massimale di polizza, le somme dovute dall’armatore per ricorso di ter-
zi danneggiati da urto della nave con altra nave o con aeromobile, o per
danni ad opere portuali o corpi galleggianti (art. 527 c.n.). Sono a carico
dell’assicuratore (sempre nei limiti del massimale) anche le spese sostenute
dall’assicurato per resistere, con il consenso dell’assicuratore stesso, alle pre-
tese del terzo (art. 527, comma 2, c.n.).
Questa disciplina non si applica agli aeromobili, per i quali è prevista
apposita normativa (art. 974 ss. c.n.). L’art. 974 c.n. prevede il caso di urto
fra aeromobili in volo o fra un aeromobile in volo ed una nave in movi-
mento. All’urto è equiparato lo spostamento d’aria o causa analoga, senza
collisione materiale. In questi casi la responsabilità dell’esercente è limitata
ai sensi dell’art. 975 c.n., salvi i casi previsti dall’art. 971 c.n. Se a seguito
dei casi illustrati sono prodotti danni a terzi in superficie, gli esercenti ri-
spondono in solido (art. 978 c.n.).

C) Assicurazione per le spese di assistenza e salvataggio


Questa assicurazione copre il rischio costituito dall’obbligo di pagare il
compenso a terzi, per l’opera di soccorso da questi prestata alla cosa assi-
curata.

D) «Protection and Indemnity Insurance»


Un discorso a parte meritano i rami «Protection and Indemnity» (P. & I.
Insurance) di origine anglosassone, con la quale vengono coperti i rischi
delle grandi navi mercantili normalmente esclusi dalle polizze, o solo par-
zialmente coperti dagli assicuratori.
L’assicurazione non è stipulata da imprese di assicurazione, bensì da
«Clubs», e cioè da associazioni di armatori e proprietari di nave di natura
mutualistica, in parte a contribuzione, in parte a ripartizione. Ed infatti
tutti i membri partecipano, in proporzione al tonnellaggio, alla costituzio-
256 Il contratto di assicurazione

ne di un fondo destinato a pagare le indennità; se alla fine dell’anno gli in-


dennizzi sono stati inferiori ai contributi, l’eccedenza viene restituita ai
membri; se, al contrario, hanno superato i contributi, i membri devono
versare proporzionalmente la differenza.
Nel ramo «protection» rientrano, tra gli altri, i danni per morte o infor-
tunio a bordo dei passeggeri o dei membri dell’equipaggio (in realtà gli ar-
matori italiani escludono i rischi che riguardano l’equipaggio, in quanto ob-
bligatoriamente coperti con le assicurazioni sociali obbligatorie), i danni a
moli, banchine ed altre cose diverse da navi.
Nel ramo «indemnity» rientrano, tra gli altri, i risarcimenti per avaria,
ammanco, perdita del carico, non coperti da polizza di assicurazione, ed
anche multe irrogate da autorità amministrative.
Stante la natura mutualistica, l’assicurazione è contratta attraverso l’as-
sociazione al club, e non necessita della forma scritta. La responsabilità del
club, come quella degli associati, una volta illimitata, è oggi soggetta a limi-
ti, seppure molo elevati.

E) L’assicurazione per danni a terzi sulla superficie


L’assicurazione per danni a terzi sulla superficie è assicurazione obbli-
gatoria esclusiva della navigazione aerea (cfr. epigrafe sez. I, capo III, del
titolo IV c.n.).
L’assicuratore copre i danni subiti dai terzi in superficie, anche a segui-
to di urto, nella misura indicata dagli artt. 965 e 967 (art. 1011 c.n.). Si
tratta di una responsabilità limitata, per ogni sinistro, alle somme previste
dall’art. 967; tuttavia la limitazione non si applica se l’esercente non ha ot-
temperato all’obbligo dell’assicurazione (art. 971, lett. c, c.n.). Altra limita-
zione è di natura territoriale: l’assicuratore non risponde dei danni verifica-
tisi fuori dei limiti territoriali pattuiti, salvo i casi di forza maggiore, assi-
stenza o salvataggio o errore del pilota (art. 1012 c.n.). L’assicuratore non
risponde altresì se il sinistro è dovuto ad atti di guerra, ovvero nei casi di
dolo o colpa grave dell’esercente e dei suoi dipendenti o preposti, salvo er-
rore di pilotaggio.
Per quanto concerne il mutamento dell’esercente, l’art. 1013 c.n. pone
una disciplina differente rispetto a quella di cui all’art. 1918 c.c. L’assicura-
zione infatti si trasferisce automaticamente a favore del nuovo esercente; il
vecchio ed il nuovo esercente devono peraltro dare immediato avviso del
mutamento all’assicuratore, il quale può, nel termine di 15 giorni, recedere
dal contratto, con preavviso pure di 15 giorni. Anche il nuovo esercente
può recedere con le medesime modalità. In caso di mancato avviso all’as-
Le assicurazioni trasporti 257

sicuratore, il contratto continua nei confronti del nuovo esercente, ma que-


st’ultimo è tenuto in solido con il vecchio ad una penale pari ad un terzo
del premio.
L’assicurazione scaduta durante il viaggio è prorogata di diritto fino al
termine delle manovre di atterraggio nel luogo di destinazione; l’esercente
deve pagare un supplemento di premio proporzionale a quello stabilito in
contratto (art. 1014 c.n.).
Anche in questo tipo di assicurazione obbligatoria la legge attribuisce al
terzo danneggiato l’azione diretta contro l’assicuratore (art. 1015, comma
1, c.n.). L’assicuratore non può opporre al terzo cause di risoluzione o di
nullità del contratto aventi effetti retroattivi, né le esclusioni di cui all’art.
1012. Tuttavia, in queste ipotesi, l’assicuratore ha azione di rivalsa nei con-
fronti dell’esercente (art. 1016 c.n.). Anche per i danni a terzi il Regola-
mento CE n. 785/2004 sui vettori aerei e gli esercenti di aeromobili stabili-
sce coperture assicurative minime il cui valore è relazionato alla categoria
dell’aeromobile (art. 7). Ai sensi del Regolamento è considerato terzo «ogni
persona fisica o giuridica, esclusi i passeggeri e i membri dell’equipaggio di
volo e di cabina in servizio» (art. 3, lett. h).

F) L’assicurazione per danni da urto


Questa assicurazione trova specifica disciplina nel campo della naviga-
zione aerea, non potendosi applicare, per la diversa natura del mezzo di
trasporto, quella dettata in campo marittimo. Per la configurazione del ri-
schio assicurato cfr. supra, sub 4B.
Sono esclusi i danni derivanti da dolo o colpa grave dell’esercente e dei
suoi dipendenti e preposti, salvo che l’esercente dimostri che il danno è
stato causato da errore di pilotaggio ovvero che aveva adottato tutte le mi-
sure necessarie per evitare il danno (artt. 1017 e 971, lett. a-b).
Sono invece coperte le spese sostenute dall’esercente per resistere, con
il consenso dell’assicuratore, alle pretese del terzo danneggiato.
Questa assicurazione non copre gli eventuali danni a terzi sulla superfi-
cie, prodotti dall’urto, per i quali risponde l’assicuratore per danni a terzi
sulla superficie (art. 1018 c.n.).
La durata di questa assicurazione, poiché circoscritta agli urti in volo, è
limitata dall’inizio delle manovre di decollo sino alla fine di quelle per l’at-
terraggio (art. 1019 c.n.).
258 Il contratto di assicurazione

§ 5. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni infor-


tuni

Le assicurazioni del personale di volo e dei passeggeri sono oggetto di


speciale disciplina dettata per la navigazione aerea.
Si tratta, per il personale di volo, di assicurazioni infortuni obbligatorie
(art. 935 c.n.) il cui obbligo è a carico dell’esercente l’aeromobile che stipu-
la in nome proprio per conto di terzi (personale di volo); per i passeggeri
di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile (art. 942 c.n.) Per-
tanto, se l’esercente non adempie all’obbligo di assicurazione, all’aeromo-
bile è preclusa la circolazione (art. 798 c.n.) e, nell’assicurazione del perso-
nale, è soggetto a sanzione amministrativa (art. 1233 c.n.) ed è tenuto al ri-
sarcimento dei danni in luogo dell’assicuratore ai sensi dell’art. 2116 c.c.

A) L’assicurazione contro gli infortuni del personale navigante


Questa assicurazione ha per oggetto i rischi professionali di volo del per-
sonale navigante abitualmente od occasionalmente addetto al servizio di
volo (piloti, istruttori, collaudatori, equipaggio) (art. 935 c.n.).
L’evento assicurato è l’infortunio, identificato secondo i principi gene-
rali di questo tipo di assicurazione (morte o invalidità), e la somma assicu-
rata è determinata dai contratti collettivi di lavoro.
Nel caso di morte l’indennità deve essere pagata secondo criteri indero-
gabilmente fissati dalla legge (art. 936 c.n.): al coniuge ed ai figli in parti e-
guali; all’atto della stipulazione o successivamente tuttavia l’assicurato può
indicare un beneficiario diverso: relativamente ad un terzo dell’importo, se
ha coniuge e figli o solo figli; relativamente alla metà, se ha soltanto il co-
niuge; per l’intero importo, in mancanza di coniuge e figli.

B) L’assicurazione contro gli infortuni dei passeggeri


Si tratta di assicurazione della responsabilità civile obbligatoria nella
quale al passeggero è attribuita azione diretta nei confronti dell’assicurato-
re (art. 942).

Termini e condizioni di assicurazione sono demandati alla normativa co-


munitaria. In particolare l’art. 3, comma 2 del Regolamento CE n. 2027/97 sta-
bilisce che l’obbligo di assicurazione dei passeggeri, sancito dall’art. 7 del Re-
golamento CE n. 2407/92, va inteso nel senso che l’assicurazione deve essere
stipulata ad un livello adeguato per garantire che tutte le persone aventi diritto
Le assicurazioni trasporti 259

ad un risarcimento ricevano l’intero importo di cui hanno diritto. In ordine al-


la responsabilità del vettore aereo nei confronti dei passeggeri si fa riferimento
alle disposizioni della Convenzione di Montreal del 28 maggio 1998 resa ese-
cutiva in Italia con la legge 10 gennaio 2004, n. 12, la quale disciplina anche la
responsabilità per i danni ai bagagli.

I vettori con licenza di Stati terzi non possono atterrare né decollare nel
territorio italiano se non provano di avere assolto all’obbligo di assicura-
zione.

§ 6. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il rischio. In particola-


re il rischio putativo

Il rischio assicurato comprende «i danni e le perdite che colpiscono le


cose assicurate per cagione di tempesta, naufragio, investimento, urto, get-
to, esplosione, incendio, pirateria, saccheggio ed in genere per tutti gli ac-
cidenti della navigazione» (art. 521 c.n.). Si tratta pertanto di un’assicu-
razione contro una universalità di rischi.
Il principio generale, posto dall’art. 1895 c.c., ai sensi del quale il con-
tratto è nullo se il rischio non è mai esistito o ha cessato di esistere prima
della conclusione del contratto, è parzialmente derogato dall’art. 514 c.n.
Quest’ultima norma stabilisce infatti che il contratto è ugualmente valido
se la notizia (della inesistenza, cessazione del rischio o dell’avvenuto sini-
stro) non è pervenuta prima della stipulazione del contratto nel luogo di
stipulazione od in quello dal quale è partito l’ordine di assicurazione.
Si tratta di una deroga particolare delle assicurazioni marittime (rischio
putativo). Tuttavia la conoscenza non è presunta; pertanto l’assicurato che
vuole far valere la mancata conoscenza ha l’onere di dimostrarla (art. 514,
comma 2, c.n.). Da parte sua, l’assicuratore, se dimostra la conoscenza da
parte dell’assicurato, ha diritto al rimborso delle spese ed al premio (com-
ma 3).
Anche il caso dell’aggravamento del rischio è disciplinato in modo par-
ticolare. L’assicuratore infatti non risponde, salvo patto contrario, se il ri-
schio è trasformato o aggravato per fatto dell’assicurato in modo tale che
l’assicuratore non avrebbe contratto o avrebbe contratto a condizioni dif-
ferenti, salvo che il mutamento o l’aggravamento non sia stato determinato
da atti di solidarietà umana o a tutela di interessi comuni all’assicuratore
ovvero sia stato ininfluente per il sinistro (art. 522 c.n.).
260 Il contratto di assicurazione

Un’ipotesi specifica di modificazione del rischio è costituita dal cam-


biamento di via, di viaggio o di nave (art. 523 c.n.). L’assicuratore risponde
infatti solo se il sinistro è stato determinato da cambiamento forzato. Se il
cambiamento è dipeso da fatto dell’assicurato, l’assicuratore risponde solo
per la tratta originaria, salvo che il cambiamento sia stato ininfluente. Nel-
l’assicurazione delle merci, l’assicuratore non risponde se le merci sono im-
barcate su nave diversa da quella indicata. Se non vi è l’indicazione della
nave in polizza l’assicurato deve comunicare il nome della nave (salvo che
si tratti di spedizione su navi di linea); in difetto l’assicuratore è liberato.
L’assicuratore risponde del sinistro alla nave, se questo è determinato
da colpa (anche grave) del comandante o dei membri dell’equipaggio.
Nell’assicurazione di merci l’assicuratore risponde anche in caso di dolo
(art. 524 c.n.).
Anche in caso di vizio occulto della nave l’assicuratore risponde dei dan-
ni e delle perdite, salvo che provi che il vizio poteva essere scoperto con la
normale diligenza (art. 525 c.n.).
Va infine rilevato che le polizze prevedono spesso la clausola «all risks»,
attraverso la quale vengono ampliati i rischi coperti.

§ 7. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il sinistro. Gli obbli-


ghi di avviso e salvataggio

Per quanto concerne l’obbligo di avviso, l’art. 533 c.n. fa rinvio alla disci-
plina generale di cui all’art. 1913 c.c., con una sola eccezione per l’assicura-
zione delle merci. L’assicurato ha infatti l’obbligo di avvisare l’assicuratore
anche nel caso in cui la nave sia stata dichiarata inabile alla navigazione,
sebbene le merci non abbiano subito danni. Ciò perché l’inabilità della na-
ve rende necessario il trasbordo delle merci su altra nave con possibile modi-
ficazione del rischio.
Le polizze normalmente prevedono, oltre all’obbligo di avviso, che l’as-
sicurato debba richiedere senza indugio, o comunque al più tardi all’atto
della consegna, l’intervento del «commissario d’avaria» o del perito desi-
gnato dall’assicuratore.
Anche la disciplina dell’obbligo di salvataggio (art. 534 c.n.) è mutuata
da quella generale di cui all’art. 1914 c.c. con una deroga rispetto al com-
ma 2. Le parti possono infatti pattuire che le spese fatte per evitare o dimi-
nuire il danno siano a carico dell’assicuratore solo per quella parte che,
unita all’ammontare del danno da risarcire, non supera la somma assicurata.
Le assicurazioni trasporti 261

§ 8. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: la liquidazione del-


l’indennità. Liquidazione per avaria e liquidazione per abbandono

La liquidazione dell’indennità può avvenire per avaria o per abbandono.

A) La liquidazione dell’indennità per avaria


L’avaria particolare è costituita dai danni materiali che subiscono le co-
se assicurate.
Nel calcolo dell’indennità per danni materiali sofferti dalla nave, onde
evitare che l’assicurato tragga beneficio dal sinistro, va dedotto l’importo
che corrisponde alla differenza tra il valore della nave dopo le riparazioni e
quello che la nave aveva al momento della stipula del contratto (differenza
tra il nuovo e il vecchio – art. 535 c.n.).
Se, nel periodo assicurato e durante lo stesso viaggio, le cose assicurate
subiscono più sinistri successivi, l’indennità va ridotta in ragione degli in-
dennizzi pagati per i precedenti sinistri (art. 539 c.n.).
Nel caso di avarie comuni, di cui già si è trattato (cfr. supra, § 4 sub A),
l’assicuratore deve risarcire, per il loro intero ammontare e nei limiti del
contratto, i danni e le spese prodotte da un atto di avaria comune, come se
si trattasse di avarie particolari, salva la possibilità per l’assicuratore, come
visto, di surrogarsi all’assicurato nei diritti a questo spettanti verso gli altri
partecipanti alla spedizione (art. 536 c.n.). Naturalmente quest’ultima fa-
coltà deriva dalla ammissione alla contribuzione, che è comunque fatto au-
tonomo rispetto al danno.
L’ammontare del danno da risarcire è dato dalla quota di contribuzione
posta a carico dell’assicurato dal regolamento di avaria, purché dell’inizio
del procedimento di liquidazione sia stato dato avviso all’assicuratore, in
modo che l’assicuratore possa intervenire nel procedimento stesso (art.
537, comma 2, c.n.).
Dall’indennità vanno detratte le eventuali franchigie.

B) La liquidazione dell’indennità per abbandono


La liquidazione per abbandono è tipica ed esclusiva del diritto maritti-
mo, seppure la legge la prevede anche per l’aeromobile (spesso le polizze
aeromobili però la escludono).
Essa consiste nella facoltà di abbandonare (cioè trasferire in proprietà)
la nave, l’aeromobile, le merci o il nolo all’assicuratore, conseguendo da que-
st’ultimo l’indennità dovuta per la perdita totale.
262 Il contratto di assicurazione

Il presupposto per l’utilizzazione di questa modalità di liquidazione è la


perdita totale del bene assicurato.
La legge (artt. 540 e 1006 c.n.) prevede i casi (non tassativi, in quanto le
parti possono prevederne altri) in cui l’assicurato può chiedere la liquidazione
per abbandono della nave (o dell’aeromobile):
1) perdita totale assoluta: quando la nave (o l’aeromobile) è perduta;
2) perdita funzionale: quando la nave (o l’aeromobile) è divenuta assoluta-
mente inabile alla navigazione e non riparabile, ovvero quando mancano sul
posto i mezzi di riparazione necessari e non può essere trasportata in luogo ove
tali mezzi esistono, né questi possono essere procurati;
3) perdita presunta: quando la nave (o l’aeromobile) si presume perita per
essere trascorsi dall’ultima notizia quattro mesi (se nave a propulsione mecca-
nica, otto per le altre navi – art. 162 – e tre mesi per l’aeromobile – art. 761);
4) perdita totale economica: quando l’ammontare delle spese per la ripara-
zione dei danni raggiunge i tre quarti del valore assicurabile (quattro quinti per
l’aeromobile).
La liquidazione per abbandono delle merci è prevista (artt. 541 e 1007):
1) per perdita totale delle merci;
2) per presunzione di perdita della nave o dell’aeromobile;
3) per perdita totale assoluta o perdita funzionale della nave o dell’aeromo-
bile qualora siano trascorsi tre mesi (o quindici giorni per il trasporto su aero-
mobile), per le merci deperibili, o sei mesi (o trenta giorni per il trasporto su
aeromobile), per quelle non deperibili, senza che le stesse siano state recupera-
te ed imbarcate per la prosecuzione del viaggio;
4) quando i danni per deterioramento o perdita superino i tre quarti del va-
lore assicurabile.
L’abbandono del nolo da guadagnare può essere effettuato (artt. 542 e
1008 c.n.):
1) quando il diritto al nolo è totalmente perduto per l’assicurato;
2) quando la nave (o l’aeromobile) si presume perita.

La dichiarazione di abbandono deve essere fatta per iscritto all’assicura-


tore nel termine (perentorio, scaduto il quale l’assicurato può esercitare so-
lo l’azione di avaria) di due mesi (quattro se il sinistro è avvenuto fuori dal-
l’Europa o dai Paesi bagnati dal Mediterraneo) dalla data del sinistro o da
quella in cui l’assicurato provi di averne avuto notizia. In caso di presun-
zione di perdita il termine decorre dalla data di cancellazione della nave
dal registro (artt. 543 e 1009 c.n.).
Se l’abbandono ha per oggetto la nave o l’aeromobile la dichiarazione
deve essere resa pubblica ai sensi degli artt. 250 e 865 c.n.
La dichiarazione ha natura di atto unilaterale ricettizio e deve essere in-
Le assicurazioni trasporti 263

condizionata (art. 545 c.n.); se riguarda la nave, deve essere notificata a mez-
zo ufficiale giudiziario, se riguarda l’aeromobile, le merci o il nolo, a mezzo
raccomandata.
La dichiarazione di abbandono comprende anche i diritti inerenti la co-
sa abbandonata (art. 545, comma 2, c.n.). Pertanto l’assicuratore può agire
verso i terzi responsabili.
L’assicurato ha diritto di percepire l’indennità per perdita totale, se la
validità dell’abbandono non è contestata entro trenta giorni o se è dichia-
rata giudizialmente (art. 546 c.n.).
La proprietà delle cose abbandonate ed i diritti inerenti si trasferiscono
all’assicuratore, salvo che questi, entro dieci giorni dal momento in cui la
dichiarazione è divenuta incontestabile, dichiari, nelle stesse forme della
dichiarazione di abbandono, di non volerne profittare (art. 546, commi 2 e
3, c.n.). L’acquisto automatico delle cose abbandonate si ritiene pertanto
che sia soggetto a condizione risolutiva potestativa.
264 Il contratto di assicurazione
Le assicurazioni trasporti 249

CAPITOLO XV
LE ASSICURAZIONI TRASPORTI

SOMMARIO: 1. Profili generali. – 2. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: i


soggetti, l’oggetto e la durata del contratto. – 3. Le assicurazioni marittime ed aero-
nautiche: le assicurazioni di cose. – 4. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche:
le assicurazioni di responsabilità. – 5. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le
assicurazioni infortuni. – 6. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il rischio.
In particolare il rischio putativo. – 7. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il
sinistro. Gli obblighi di avviso e salvataggio. – 8. Le assicurazioni marittime ed ae-
ronautiche: la liquidazione dell’indennità. Liquidazione per avaria e liquidazione
per abbandono.

§ 1. Profili generali

Le assicurazioni trasporti sono operazioni che hanno la funzione di te-


nere indenne l’assicurato dai danni che possono derivare dagli eventi tipici
del trasporto. Rientrano in questo ambito le assicurazioni delle cose tra-
sportate (merci, bagagli, ecc. – cfr. ramo 7, art. 2, comma 2, c.a.), le assicu-
razioni dei mezzi di trasporto (c.d. assicurazione «corpi» – cfr. rami 3, 4, 5
e 6, art. 2, comma 2, c.a.), e le assicurazioni contro la responsabilità civile
(cfr. rami 10, 11 e 12, art. 2, comma 2, c.a.); nelle assicurazioni marittime
l’assicurazione può coprire anche i profitti sperati (sulle merci) e il nolo
(da guadagnare ovvero quello anticipato o dovuto). I danni alle persone
(equipaggio, passeggeri) rientrano nel campo delle assicurazioni infortuni.
Questa categoria di assicurazioni può dividersi in due principali specie:
le assicurazioni terrestri e le assicurazioni marittime ed aeronautiche.
Le prime riguardano ogni tipo di trasporto su terra (su gomma o rotaia)
e sono regolate dalle norme generali del codice civile ed, in via convenzio-
nale, da polizze tipo.
Le seconde riguardano ogni tipo di trasporto su acqua (per mare, fiume
o lago) o per aria e rivestono, specie sotto il profilo della disciplina, mag-
250 Il contratto di assicurazione

giore importanza in quanto ad esse si applica la disciplina dettata dal codi-


ce della navigazione e, solo in via sussidiaria, quella del codice civile (art.
1885 c.c.), oltre che essere regolate da convenzioni internazionali e, in via
convenzionale, dalle polizze tipo. La disciplina della navigazione aerea è
stata profondamente modificata dal d.lgs. 9 maggio 2005, n. 96, entrato in
vigore il 21 ottobre 2005, con il quale si è voluta introdurre una normativa
moderna ed organica del settore. Di conseguenza è stata modificata anche
la disciplina contenuta nel codice della navigazione.
La peculiarità della disciplina del trasporto marittimo ed aereo deriva,
da un lato, dall’origine storica delle assicurazioni marittime, indicate come
le prime vere e proprie operazioni assicurative; d’altro canto dal particola-
re elemento tecnico-ambientale che caratterizza la navigazione e la tipolo-
gia di rischi conseguente.

§ 2. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: i soggetti, l’oggetto e


la durata del contratto

Le assicurazioni marittime sono disciplinate, come detto, dalle norme


dettate dal codice della navigazione (artt. 514-547) e, per quanto da queste
non disposto, dalle norme del codice civile.
Le assicurazioni aeronautiche sono disciplinate dalle medesime norme
(art. 1021 c.n.), fatta eccezione per gli artt. 515, comma 2, 527 e 538, e, in
via esclusiva, dagli artt. 1001-1021 c.n., nonché dal Regolamento 21 aprile
2004, n. 785/2004/CE.
Soggetti del contratto sono l’assicuratore ed il contraente. Il contraente
può stipulare per conto proprio, ed in tal caso assume la qualifica di assi-
curato, o per conto altrui (o per conto di chi spetta) qualora il soggetto
esposto al rischio sia un’altra persona.
La polizza deve essere stipulata per iscritto ai sensi dell’art. 1888 c.c.;
tuttavia talvolta l’assicuratore emette una lettera di copertura ed un «certi-
ficato di sicurtà» in sostituzione del contratto.
L’oggetto del contratto può essere rappresentato, come detto, da un ri-
schio per danni a cose o per responsabilità civile. Quella per danni a per-
sone è tipica delle assicurazioni aeronautiche.
La durata dell’assicurazione della nave può essere pattuita «a tempo» o
«a viaggio».
Nel primo caso (quando ad esempio si vuole assicurare una serie di spe-
dizioni) la durata non supera normalmente l’anno ed ha effetto dalle ore 24
Le assicurazioni trasporti 251

del giorno della conclusione del contratto alle ore 24 del giorno di scaden-
za. Tuttavia, se l’assicurazione scade durante il viaggio, è prorogata di dirit-
to sino alle ore 24 del giorno in cui la nave giunge a destinazione e l’assicu-
ratore ha diritto ad un supplemento di premio (art. 530 c.n.).
L’assicurazione stipulata a viaggio ha effetto dal momento di imbarco
delle merci sino al compimento delle operazioni di scaricazione o, se non so-
no imbarcate merci, dal momento in cui la nave muove dal porto di partenza
sino al momento in cui è ancorata od ormeggiata. Le operazioni di scarica-
zione non possono superare il ventesimo giorno dall’arrivo (art. 531 c.n.).
Anche la durata dell’assicurazione dell’aeromobile può essere pattuita
«a tempo» o «a viaggio».
L’assicurazione a viaggio ha effetto dall’inizio delle manovre di decollo
sino al termine di quelle di atterraggio nel luogo di destinazione. L’assicu-
razione resta sospesa, salvo patto contrario, in caso di interruzione tempo-
ranea del viaggio a meno che l’interruzione non sia dipesa da sinistro a ca-
rico dell’assicuratore o dalle condizioni atmosferiche (art. 1004 c.n.).
La durata dell’assicurazione delle merci ha effetto dal caricamento sino
allo sbarco; lo sbarco non può essere protratto oltre i 30 giorni (art. 532
c.n.). L’assicurazione delle merci trasportate con aeromobile ha invece ef-
fetto dal momento della consegna delle merci al vettore a quello della ri-
consegna al destinatario (art. 1005 c.n.).

§ 3. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni di cose

A) Assicurazione della nave o dell’aeromobile (assicurazione corpi)


L’assicurazione della nave copre la nave e le sue pertinenze. Possono es-
servi comprese le spese di armamento ed equipaggiamento (art. 515 c.n.).
In deroga al principio di cui all’art. 1908 c.c., la dichiarazione del valore
della nave contenuta in polizza, se non vi sono clausole contrarie, equivale
a stima (art. 515, comma 2, c.n.). Pertanto, salvo diversa previsione, il valo-
re assicurato corrisponde al valore assicurabile.
L’assicurazione dell’aeromobile copre l’aeromobile e le sue pertinenze e
le parti separabili (ad esempio le eventuali eliche) (art. 1001 c.n.). L’assicu-
razione dell’aeromobile, durante la sosta in aviorimessa od altro luogo
chiuso, è limitata al solo rischio incendio (art. 1002 c.n.); la limitazione si
spiega perché, in tale situazione, è escluso qualsiasi rischio della navigazio-
ne aerea.
252 Il contratto di assicurazione

Per il medesimo motivo l’assicuratore non risponde altresì per i danni


alla strumentazione di bordo, se non derivanti da sinistro in volo, né dei
danni al motore e parti accessorie (eliche, serbatoi), se non per cause ester-
ne perturbatrici del normale funzionamento dell’aeromobile. Tuttavia ri-
sponde dei danni conseguenti il sinistro causato dal guasto di uno dei pre-
detti elementi (art. 1003 c.n.).

B) Assicurazione delle merci


L’assicurazione (marittima) delle merci copre il valore di queste, in sta-
to sano, al luogo di destinazione ed al tempo della scaricazione (art. 516
c.n.). Si tiene conto pertanto del valore che le merci presumibilmente a-
vrebbero avuto al momento dell’arrivo, valore che ben può essere diverso
(normalmente superiore) rispetto a quello al momento dell’imbarco.
Se tale determinazione non è possibile, il valore è dato dal prezzo delle
merci nel luogo ed al tempo della caricazione, aumentato del 10% a titolo
di profitto sperato, nonché delle spese fino a bordo, del nolo dovuto o an-
ticipato ad ogni evento, del premio e delle spese di assicurazione (art. 516
c.n.). Si tiene pertanto conto di tutti quegli elementi che avrebbero concor-
so ad elevare il valore delle merci nel momento della scaricazione.
Quest’ultimo meccanismo è previsto in via esclusiva per la determina-
zione del valore delle merci nell’assicurazione aeronautica (art. 1001, com-
ma 2, c.n.). Il Regolamento CE n. 785/2004 sui vettori aerei e gli esercenti
di aeromobili stabilisce comunque coperture assicurative minime sia per le
merci che per i bagagli (art. 6).
Come già osservato l’assicurazione delle merci è molto spesso stipulata
in forma di abbonamento (cfr. supra, Cap. X, § 3A).
Nel caso (frequente) di alienazione delle merci durante l’assicurazione,
il cambiamento dell’assicurato, in deroga al principio di cui all’art. 1918
c.c., non comporta obbligo di comunicazione alcuna, e l’assicurazione conti-
nua a favore del nuovo assicurato, e, né quest’ultimo, né l’assicuratore, pos-
sono, per tale motivo, recedere dal contratto (art. 517 c.n.). La spiegazione
è facilmente data dalla circostanza che spesso l’assicurazione è contratta
per conto di chi spetta o con l’emissione di polizza all’ordine o al porta-
tore, onde non avrebbe avuto senso una disciplina più rigorosa negli altri
casi.

C) Assicurazione dei profitti sperati


L’assicurazione dei profitti sperati costituisce autonoma pattuizione, ed
è finalizzata al ristoro del danno derivante dal mancato aumento di valore
Le assicurazioni trasporti 253

commerciale delle merci, e pertanto il rischio è costituito dal mancato «fe-


lice arrivo delle merci a destinazione» (art. 528 c.n.). Essa copre il maggior
valore commerciale che, al momento della conclusione dell’assicurazione,
può prevedersi avranno le merci al loro arrivo, in stato sano, al luogo di
destinazione, dedotte le spese di trasporto e quelle di assicurazione (art.
518 c.n.).

D) Assicurazione del nolo


L’assicurazione del nolo, e cioè il corrispettivo per l’utilizzazione della
nave o dell’aeromobile, si distingue in «nolo da guadagnare», e cioè il pro-
fitto realizzato dal noleggiante, e «nolo anticipato o dovuto», e cioè la som-
ma dovuta dal noleggiatore. Nel primo caso assicurato è il noleggiante; nel
secondo, il noleggiatore.
Nell’assicurazione del «nolo da guadagnare» l’assicuratore risponde della
perdita totale o parziale del diritto del noleggiante al nolo, conseguente al
verificarsi di un sinistro della navigazione (art. 529 c.n.).

La legge distingue tra «nolo lordo», e cioè «il nolo per l’intero ammontare
pattuito nel contratto di utilizzazione della nave» (o dell’aeromobile) (art. 519,
comma 1, c.n.), e «nolo netto», determinato, salva diversa convenzione, nel 60%
del nolo lordo (art. 519, comma 2, c.n.); pertanto, in assenza di specifica pat-
tuizione, si intende assicurato il nolo lordo (art. 519, comma 3, c.n.). All’assi-
curazione del nolo da guadagnare si applicano, in quanto compatibili, le nor-
me che regolano l’assicurazione della nave (art. 519, comma 4, c.n.).

Se per legge o per contratto il prezzo del nolo è dovuto comunque dal
noleggiatore, anche nel caso in cui, per eventi della navigazione, le merci
siano perite o danneggiate, il relativo danno è coperto dall’assicurazione del
«nolo anticipato» (se già pagato dal noleggiatore) o «dovuto ad ogni even-
to» (se ancora da corrispondere). A tale assicurazione si applicano le nor-
me sull’assicurazione delle merci, se il nolo riguarda il corrispettivo del tra-
sporto delle merci; quelle dell’assicurazione della nave, se il nolo riguarda
il noleggio o la locazione della nave (art. 520 c.n.).
L’assicurazione del «nolo sperato» rientra invece nell’ambito dell’assi-
curazione dei profitti sperati, e copre il rischio per il noleggiante di non
potere, per eventi imprevisti, guadagnare il prezzo del nolo futuro già pat-
tuito.
254 Il contratto di assicurazione

§ 4. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni di re-


sponsabilità

Le assicurazioni di responsabilità per i rischi della navigazione sono in


tutto e per tutto assicurazioni della responsabilità civile.
Queste assicurazioni possono avere ad oggetto: A) le somme dovute
«per contribuzione in avaria comune», B) le somme dovute «per ricorso di
terzi danneggiati da urto» e C) le «spese di assistenza e salvataggio». Esclu-
sive della navigazione aerea sono poi: le assicurazioni per danni a terzi sulla
superficie e le assicurazioni per danni da urto.

A) Assicurazione per contribuzione in avaria comune


Questa assicurazione è normalmente stipulata congiuntamente all’assi-
curazione della nave (o dell’aeromobile). L’art. 526 c.n. dispone infatti che
«l’assicuratore risponde nei limiti del contratto delle somme dovute dal-
l’assicurato per contribuzione in avaria comune». Costituiscono avarie co-
muni «le spese e i danni direttamente prodotti dai provvedimenti ragione-
volmente presi, a norma dell’art. 302, dal comandante, o da altri in sua ve-
ce, per la salvezza della spedizione»; essi «vengono ripartiti fra tutti gli in-
teressati alla spedizione stessa» (art. 469 c.n.).
Va peraltro rilevato che, nell’ambito della navigazione internazionale,
sono di costante applicazione negoziale le «Regole di York e Anversa» del
2016, cui fanno riferimento le polizze, parzialmente differenti rispetto al
contenuto del citato art. 469 c.n.
Per aversi avaria comune occorre che l’evento sia determinato da una
decisione del comandante, e cioè da un atto intenzionale diretto a proteg-
gere da un pericolo la nave e quanto da essa trasportato.
Il concetto di avaria (e cioè il danno) comprende sia i danni materiali a
cose (l’imbarcazione o il carico – avarie-danni), sia le spese effettuate per e-
vitare danni materiali o per limitarne gli effetti (ad esempio, le spese di ri-
parazione della nave per un guasto durante il viaggio – avarie-spese).
Il concetto di «comunione» nell’avaria consiste invece nella obbligatoria
«contribuzione» di tutti i soggetti interessati alla spedizione nella soppor-
tazione del danno. Così, se, ad esempio, la nave è costretta a riparare in un
porto intermedio a causa di una falla prodottasi nello scafo, e, a causa dello
scaricamento delle merci per procedere alla riparazione, queste subiscono
un danno, il danno alle merci deve essere sopportato anche dall’armatore,
mentre le spese di riparazione anche dal proprietario delle merci, secondo
Le assicurazioni trasporti 255

un complesso criterio di ripartizione che prevede la formazione di masse


creditorie e debitorie (art. 470 ss. c.n.).
Pertanto l’assicuratore che ha pagato può surrogarsi all’assicurato nei
diritti a quest’ultimo spettanti verso gli altri partecipanti alla spedizione
(art. 536 c.n.).

B) Assicurazione per ricorso di terzi danneggiati da urto


L’assicurazione per ricorso di terzi danneggiati da urto copre, nei limiti
del massimale di polizza, le somme dovute dall’armatore per ricorso di ter-
zi danneggiati da urto della nave con altra nave o con aeromobile, o per
danni ad opere portuali o corpi galleggianti (art. 527 c.n.). Sono a carico
dell’assicuratore (sempre nei limiti del massimale) anche le spese sostenute
dall’assicurato per resistere, con il consenso dell’assicuratore stesso, alle pre-
tese del terzo (art. 527, comma 2, c.n.).
Questa disciplina non si applica agli aeromobili, per i quali è prevista
apposita normativa (art. 974 ss. c.n.). L’art. 974 c.n. prevede il caso di urto
fra aeromobili in volo o fra un aeromobile in volo ed una nave in movi-
mento. All’urto è equiparato lo spostamento d’aria o causa analoga, senza
collisione materiale. In questi casi la responsabilità dell’esercente è limitata
ai sensi dell’art. 975 c.n., salvi i casi previsti dall’art. 971 c.n. Se a seguito
dei casi illustrati sono prodotti danni a terzi in superficie, gli esercenti ri-
spondono in solido (art. 978 c.n.).

C) Assicurazione per le spese di assistenza e salvataggio


Questa assicurazione copre il rischio costituito dall’obbligo di pagare il
compenso a terzi, per l’opera di soccorso da questi prestata alla cosa assi-
curata.

D) «Protection and Indemnity Insurance»


Un discorso a parte meritano i rami «Protection and Indemnity» (P. & I.
Insurance) di origine anglosassone, con la quale vengono coperti i rischi
delle grandi navi mercantili normalmente esclusi dalle polizze, o solo par-
zialmente coperti dagli assicuratori.
L’assicurazione non è stipulata da imprese di assicurazione, bensì da
«Clubs», e cioè da associazioni di armatori e proprietari di nave di natura
mutualistica, in parte a contribuzione, in parte a ripartizione. Ed infatti
tutti i membri partecipano, in proporzione al tonnellaggio, alla costituzio-
256 Il contratto di assicurazione

ne di un fondo destinato a pagare le indennità; se alla fine dell’anno gli in-


dennizzi sono stati inferiori ai contributi, l’eccedenza viene restituita ai
membri; se, al contrario, hanno superato i contributi, i membri devono
versare proporzionalmente la differenza.
Nel ramo «protection» rientrano, tra gli altri, i danni per morte o infor-
tunio a bordo dei passeggeri o dei membri dell’equipaggio (in realtà gli ar-
matori italiani escludono i rischi che riguardano l’equipaggio, in quanto ob-
bligatoriamente coperti con le assicurazioni sociali obbligatorie), i danni a
moli, banchine ed altre cose diverse da navi.
Nel ramo «indemnity» rientrano, tra gli altri, i risarcimenti per avaria,
ammanco, perdita del carico, non coperti da polizza di assicurazione, ed
anche multe irrogate da autorità amministrative.
Stante la natura mutualistica, l’assicurazione è contratta attraverso l’as-
sociazione al club, e non necessita della forma scritta. La responsabilità del
club, come quella degli associati, una volta illimitata, è oggi soggetta a limi-
ti, seppure molo elevati.

E) L’assicurazione per danni a terzi sulla superficie


L’assicurazione per danni a terzi sulla superficie è assicurazione obbli-
gatoria esclusiva della navigazione aerea (cfr. epigrafe sez. I, capo III, del
titolo IV c.n.).
L’assicuratore copre i danni subiti dai terzi in superficie, anche a segui-
to di urto, nella misura indicata dagli artt. 965 e 967 (art. 1011 c.n.). Si
tratta di una responsabilità limitata, per ogni sinistro, alle somme previste
dall’art. 967; tuttavia la limitazione non si applica se l’esercente non ha ot-
temperato all’obbligo dell’assicurazione (art. 971, lett. c, c.n.). Altra limita-
zione è di natura territoriale: l’assicuratore non risponde dei danni verifica-
tisi fuori dei limiti territoriali pattuiti, salvo i casi di forza maggiore, assi-
stenza o salvataggio o errore del pilota (art. 1012 c.n.). L’assicuratore non
risponde altresì se il sinistro è dovuto ad atti di guerra, ovvero nei casi di
dolo o colpa grave dell’esercente e dei suoi dipendenti o preposti, salvo er-
rore di pilotaggio.
Per quanto concerne il mutamento dell’esercente, l’art. 1013 c.n. pone
una disciplina differente rispetto a quella di cui all’art. 1918 c.c. L’assicura-
zione infatti si trasferisce automaticamente a favore del nuovo esercente; il
vecchio ed il nuovo esercente devono peraltro dare immediato avviso del
mutamento all’assicuratore, il quale può, nel termine di 15 giorni, recedere
dal contratto, con preavviso pure di 15 giorni. Anche il nuovo esercente
può recedere con le medesime modalità. In caso di mancato avviso all’as-
Le assicurazioni trasporti 257

sicuratore, il contratto continua nei confronti del nuovo esercente, ma que-


st’ultimo è tenuto in solido con il vecchio ad una penale pari ad un terzo
del premio.
L’assicurazione scaduta durante il viaggio è prorogata di diritto fino al
termine delle manovre di atterraggio nel luogo di destinazione; l’esercente
deve pagare un supplemento di premio proporzionale a quello stabilito in
contratto (art. 1014 c.n.).
Anche in questo tipo di assicurazione obbligatoria la legge attribuisce al
terzo danneggiato l’azione diretta contro l’assicuratore (art. 1015, comma
1, c.n.). L’assicuratore non può opporre al terzo cause di risoluzione o di
nullità del contratto aventi effetti retroattivi, né le esclusioni di cui all’art.
1012. Tuttavia, in queste ipotesi, l’assicuratore ha azione di rivalsa nei con-
fronti dell’esercente (art. 1016 c.n.). Anche per i danni a terzi il Regola-
mento CE n. 785/2004 sui vettori aerei e gli esercenti di aeromobili stabili-
sce coperture assicurative minime il cui valore è relazionato alla categoria
dell’aeromobile (art. 7). Ai sensi del Regolamento è considerato terzo «ogni
persona fisica o giuridica, esclusi i passeggeri e i membri dell’equipaggio di
volo e di cabina in servizio» (art. 3, lett. h).

F) L’assicurazione per danni da urto


Questa assicurazione trova specifica disciplina nel campo della naviga-
zione aerea, non potendosi applicare, per la diversa natura del mezzo di
trasporto, quella dettata in campo marittimo. Per la configurazione del ri-
schio assicurato cfr. supra, sub 4B.
Sono esclusi i danni derivanti da dolo o colpa grave dell’esercente e dei
suoi dipendenti e preposti, salvo che l’esercente dimostri che il danno è
stato causato da errore di pilotaggio ovvero che aveva adottato tutte le mi-
sure necessarie per evitare il danno (artt. 1017 e 971, lett. a-b).
Sono invece coperte le spese sostenute dall’esercente per resistere, con
il consenso dell’assicuratore, alle pretese del terzo danneggiato.
Questa assicurazione non copre gli eventuali danni a terzi sulla superfi-
cie, prodotti dall’urto, per i quali risponde l’assicuratore per danni a terzi
sulla superficie (art. 1018 c.n.).
La durata di questa assicurazione, poiché circoscritta agli urti in volo, è
limitata dall’inizio delle manovre di decollo sino alla fine di quelle per l’at-
terraggio (art. 1019 c.n.).
258 Il contratto di assicurazione

§ 5. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: le assicurazioni infor-


tuni

Le assicurazioni del personale di volo e dei passeggeri sono oggetto di


speciale disciplina dettata per la navigazione aerea.
Si tratta, per il personale di volo, di assicurazioni infortuni obbligatorie
(art. 935 c.n.) il cui obbligo è a carico dell’esercente l’aeromobile che stipu-
la in nome proprio per conto di terzi (personale di volo); per i passeggeri
di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile (art. 942 c.n.) Per-
tanto, se l’esercente non adempie all’obbligo di assicurazione, all’aeromo-
bile è preclusa la circolazione (art. 798 c.n.) e, nell’assicurazione del perso-
nale, è soggetto a sanzione amministrativa (art. 1233 c.n.) ed è tenuto al ri-
sarcimento dei danni in luogo dell’assicuratore ai sensi dell’art. 2116 c.c.

A) L’assicurazione contro gli infortuni del personale navigante


Questa assicurazione ha per oggetto i rischi professionali di volo del per-
sonale navigante abitualmente od occasionalmente addetto al servizio di
volo (piloti, istruttori, collaudatori, equipaggio) (art. 935 c.n.).
L’evento assicurato è l’infortunio, identificato secondo i principi gene-
rali di questo tipo di assicurazione (morte o invalidità), e la somma assicu-
rata è determinata dai contratti collettivi di lavoro.
Nel caso di morte l’indennità deve essere pagata secondo criteri indero-
gabilmente fissati dalla legge (art. 936 c.n.): al coniuge ed ai figli in parti e-
guali; all’atto della stipulazione o successivamente tuttavia l’assicurato può
indicare un beneficiario diverso: relativamente ad un terzo dell’importo, se
ha coniuge e figli o solo figli; relativamente alla metà, se ha soltanto il co-
niuge; per l’intero importo, in mancanza di coniuge e figli.

B) L’assicurazione contro gli infortuni dei passeggeri


Si tratta di assicurazione della responsabilità civile obbligatoria nella
quale al passeggero è attribuita azione diretta nei confronti dell’assicurato-
re (art. 942).

Termini e condizioni di assicurazione sono demandati alla normativa co-


munitaria. In particolare l’art. 3, comma 2 del Regolamento CE n. 2027/97 sta-
bilisce che l’obbligo di assicurazione dei passeggeri, sancito dall’art. 7 del Re-
golamento CE n. 2407/92, va inteso nel senso che l’assicurazione deve essere
stipulata ad un livello adeguato per garantire che tutte le persone aventi diritto
Le assicurazioni trasporti 259

ad un risarcimento ricevano l’intero importo di cui hanno diritto. In ordine al-


la responsabilità del vettore aereo nei confronti dei passeggeri si fa riferimento
alle disposizioni della Convenzione di Montreal del 28 maggio 1998 resa ese-
cutiva in Italia con la legge 10 gennaio 2004, n. 12, la quale disciplina anche la
responsabilità per i danni ai bagagli.

I vettori con licenza di Stati terzi non possono atterrare né decollare nel
territorio italiano se non provano di avere assolto all’obbligo di assicura-
zione.

§ 6. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il rischio. In particola-


re il rischio putativo

Il rischio assicurato comprende «i danni e le perdite che colpiscono le


cose assicurate per cagione di tempesta, naufragio, investimento, urto, get-
to, esplosione, incendio, pirateria, saccheggio ed in genere per tutti gli ac-
cidenti della navigazione» (art. 521 c.n.). Si tratta pertanto di un’assicu-
razione contro una universalità di rischi.
Il principio generale, posto dall’art. 1895 c.c., ai sensi del quale il con-
tratto è nullo se il rischio non è mai esistito o ha cessato di esistere prima
della conclusione del contratto, è parzialmente derogato dall’art. 514 c.n.
Quest’ultima norma stabilisce infatti che il contratto è ugualmente valido
se la notizia (della inesistenza, cessazione del rischio o dell’avvenuto sini-
stro) non è pervenuta prima della stipulazione del contratto nel luogo di
stipulazione od in quello dal quale è partito l’ordine di assicurazione.
Si tratta di una deroga particolare delle assicurazioni marittime (rischio
putativo). Tuttavia la conoscenza non è presunta; pertanto l’assicurato che
vuole far valere la mancata conoscenza ha l’onere di dimostrarla (art. 514,
comma 2, c.n.). Da parte sua, l’assicuratore, se dimostra la conoscenza da
parte dell’assicurato, ha diritto al rimborso delle spese ed al premio (com-
ma 3).
Anche il caso dell’aggravamento del rischio è disciplinato in modo par-
ticolare. L’assicuratore infatti non risponde, salvo patto contrario, se il ri-
schio è trasformato o aggravato per fatto dell’assicurato in modo tale che
l’assicuratore non avrebbe contratto o avrebbe contratto a condizioni dif-
ferenti, salvo che il mutamento o l’aggravamento non sia stato determinato
da atti di solidarietà umana o a tutela di interessi comuni all’assicuratore
ovvero sia stato ininfluente per il sinistro (art. 522 c.n.).
260 Il contratto di assicurazione

Un’ipotesi specifica di modificazione del rischio è costituita dal cam-


biamento di via, di viaggio o di nave (art. 523 c.n.). L’assicuratore risponde
infatti solo se il sinistro è stato determinato da cambiamento forzato. Se il
cambiamento è dipeso da fatto dell’assicurato, l’assicuratore risponde solo
per la tratta originaria, salvo che il cambiamento sia stato ininfluente. Nel-
l’assicurazione delle merci, l’assicuratore non risponde se le merci sono im-
barcate su nave diversa da quella indicata. Se non vi è l’indicazione della
nave in polizza l’assicurato deve comunicare il nome della nave (salvo che
si tratti di spedizione su navi di linea); in difetto l’assicuratore è liberato.
L’assicuratore risponde del sinistro alla nave, se questo è determinato
da colpa (anche grave) del comandante o dei membri dell’equipaggio.
Nell’assicurazione di merci l’assicuratore risponde anche in caso di dolo
(art. 524 c.n.).
Anche in caso di vizio occulto della nave l’assicuratore risponde dei dan-
ni e delle perdite, salvo che provi che il vizio poteva essere scoperto con la
normale diligenza (art. 525 c.n.).
Va infine rilevato che le polizze prevedono spesso la clausola «all risks»,
attraverso la quale vengono ampliati i rischi coperti.

§ 7. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: il sinistro. Gli obbli-


ghi di avviso e salvataggio

Per quanto concerne l’obbligo di avviso, l’art. 533 c.n. fa rinvio alla disci-
plina generale di cui all’art. 1913 c.c., con una sola eccezione per l’assicura-
zione delle merci. L’assicurato ha infatti l’obbligo di avvisare l’assicuratore
anche nel caso in cui la nave sia stata dichiarata inabile alla navigazione,
sebbene le merci non abbiano subito danni. Ciò perché l’inabilità della na-
ve rende necessario il trasbordo delle merci su altra nave con possibile modi-
ficazione del rischio.
Le polizze normalmente prevedono, oltre all’obbligo di avviso, che l’as-
sicurato debba richiedere senza indugio, o comunque al più tardi all’atto
della consegna, l’intervento del «commissario d’avaria» o del perito desi-
gnato dall’assicuratore.
Anche la disciplina dell’obbligo di salvataggio (art. 534 c.n.) è mutuata
da quella generale di cui all’art. 1914 c.c. con una deroga rispetto al com-
ma 2. Le parti possono infatti pattuire che le spese fatte per evitare o dimi-
nuire il danno siano a carico dell’assicuratore solo per quella parte che,
unita all’ammontare del danno da risarcire, non supera la somma assicurata.
Le assicurazioni trasporti 261

§ 8. Le assicurazioni marittime ed aeronautiche: la liquidazione del-


l’indennità. Liquidazione per avaria e liquidazione per abbandono

La liquidazione dell’indennità può avvenire per avaria o per abbandono.

A) La liquidazione dell’indennità per avaria


L’avaria particolare è costituita dai danni materiali che subiscono le co-
se assicurate.
Nel calcolo dell’indennità per danni materiali sofferti dalla nave, onde
evitare che l’assicurato tragga beneficio dal sinistro, va dedotto l’importo
che corrisponde alla differenza tra il valore della nave dopo le riparazioni e
quello che la nave aveva al momento della stipula del contratto (differenza
tra il nuovo e il vecchio – art. 535 c.n.).
Se, nel periodo assicurato e durante lo stesso viaggio, le cose assicurate
subiscono più sinistri successivi, l’indennità va ridotta in ragione degli in-
dennizzi pagati per i precedenti sinistri (art. 539 c.n.).
Nel caso di avarie comuni, di cui già si è trattato (cfr. supra, § 4 sub A),
l’assicuratore deve risarcire, per il loro intero ammontare e nei limiti del
contratto, i danni e le spese prodotte da un atto di avaria comune, come se
si trattasse di avarie particolari, salva la possibilità per l’assicuratore, come
visto, di surrogarsi all’assicurato nei diritti a questo spettanti verso gli altri
partecipanti alla spedizione (art. 536 c.n.). Naturalmente quest’ultima fa-
coltà deriva dalla ammissione alla contribuzione, che è comunque fatto au-
tonomo rispetto al danno.
L’ammontare del danno da risarcire è dato dalla quota di contribuzione
posta a carico dell’assicurato dal regolamento di avaria, purché dell’inizio
del procedimento di liquidazione sia stato dato avviso all’assicuratore, in
modo che l’assicuratore possa intervenire nel procedimento stesso (art.
537, comma 2, c.n.).
Dall’indennità vanno detratte le eventuali franchigie.

B) La liquidazione dell’indennità per abbandono


La liquidazione per abbandono è tipica ed esclusiva del diritto maritti-
mo, seppure la legge la prevede anche per l’aeromobile (spesso le polizze
aeromobili però la escludono).
Essa consiste nella facoltà di abbandonare (cioè trasferire in proprietà)
la nave, l’aeromobile, le merci o il nolo all’assicuratore, conseguendo da que-
st’ultimo l’indennità dovuta per la perdita totale.
262 Il contratto di assicurazione

Il presupposto per l’utilizzazione di questa modalità di liquidazione è la


perdita totale del bene assicurato.
La legge (artt. 540 e 1006 c.n.) prevede i casi (non tassativi, in quanto le
parti possono prevederne altri) in cui l’assicurato può chiedere la liquidazione
per abbandono della nave (o dell’aeromobile):
1) perdita totale assoluta: quando la nave (o l’aeromobile) è perduta;
2) perdita funzionale: quando la nave (o l’aeromobile) è divenuta assoluta-
mente inabile alla navigazione e non riparabile, ovvero quando mancano sul
posto i mezzi di riparazione necessari e non può essere trasportata in luogo ove
tali mezzi esistono, né questi possono essere procurati;
3) perdita presunta: quando la nave (o l’aeromobile) si presume perita per
essere trascorsi dall’ultima notizia quattro mesi (se nave a propulsione mecca-
nica, otto per le altre navi – art. 162 – e tre mesi per l’aeromobile – art. 761);
4) perdita totale economica: quando l’ammontare delle spese per la ripara-
zione dei danni raggiunge i tre quarti del valore assicurabile (quattro quinti per
l’aeromobile).
La liquidazione per abbandono delle merci è prevista (artt. 541 e 1007):
1) per perdita totale delle merci;
2) per presunzione di perdita della nave o dell’aeromobile;
3) per perdita totale assoluta o perdita funzionale della nave o dell’aeromo-
bile qualora siano trascorsi tre mesi (o quindici giorni per il trasporto su aero-
mobile), per le merci deperibili, o sei mesi (o trenta giorni per il trasporto su
aeromobile), per quelle non deperibili, senza che le stesse siano state recupera-
te ed imbarcate per la prosecuzione del viaggio;
4) quando i danni per deterioramento o perdita superino i tre quarti del va-
lore assicurabile.
L’abbandono del nolo da guadagnare può essere effettuato (artt. 542 e
1008 c.n.):
1) quando il diritto al nolo è totalmente perduto per l’assicurato;
2) quando la nave (o l’aeromobile) si presume perita.

La dichiarazione di abbandono deve essere fatta per iscritto all’assicura-


tore nel termine (perentorio, scaduto il quale l’assicurato può esercitare so-
lo l’azione di avaria) di due mesi (quattro se il sinistro è avvenuto fuori dal-
l’Europa o dai Paesi bagnati dal Mediterraneo) dalla data del sinistro o da
quella in cui l’assicurato provi di averne avuto notizia. In caso di presun-
zione di perdita il termine decorre dalla data di cancellazione della nave
dal registro (artt. 543 e 1009 c.n.).
Se l’abbandono ha per oggetto la nave o l’aeromobile la dichiarazione
deve essere resa pubblica ai sensi degli artt. 250 e 865 c.n.
La dichiarazione ha natura di atto unilaterale ricettizio e deve essere in-
Le assicurazioni trasporti 263

condizionata (art. 545 c.n.); se riguarda la nave, deve essere notificata a mez-
zo ufficiale giudiziario, se riguarda l’aeromobile, le merci o il nolo, a mezzo
raccomandata.
La dichiarazione di abbandono comprende anche i diritti inerenti la co-
sa abbandonata (art. 545, comma 2, c.n.). Pertanto l’assicuratore può agire
verso i terzi responsabili.
L’assicurato ha diritto di percepire l’indennità per perdita totale, se la
validità dell’abbandono non è contestata entro trenta giorni o se è dichia-
rata giudizialmente (art. 546 c.n.).
La proprietà delle cose abbandonate ed i diritti inerenti si trasferiscono
all’assicuratore, salvo che questi, entro dieci giorni dal momento in cui la
dichiarazione è divenuta incontestabile, dichiari, nelle stesse forme della
dichiarazione di abbandono, di non volerne profittare (art. 546, commi 2 e
3, c.n.). L’acquisto automatico delle cose abbandonate si ritiene pertanto
che sia soggetto a condizione risolutiva potestativa.
264 Il contratto di assicurazione
La riassicurazione 265

CAPITOLO XVI
LA RIASSICURAZIONE

SOMMARIO: 1. Profili generali e disciplina. La riassicurazione finite. La società vei-


colo. – 2. La disciplina dell’impresa riassicuratrice. – 3. Tipologia del contratto: la
riassicurazione per singoli rischi. – 4. Tipologia del contratto: la riassicurazione per
trattati.

§ 1. Profili generali e disciplina. La riassicurazione finite. La società vei-


colo

Il Codice delle Assicurazioni definisce la riassicurazione come l’attività


consistente nell’accettazione di rischi ceduti da un’impresa di assicurazione
o da un’altra impresa di riassicurazione (art. 57 c.a.).
La riassicurazione ha trovato compiuta disciplina nel Codice delle Assi-
curazioni solo recentemente a seguito delle modificazioni apportate dal
d.lgs. 28 febbraio 2008, n. 56 (in attuazione della direttiva comunitaria
2005/68/CE sulla riassicurazione).
Tuttavia la natura assicurativa della riassicurazione è tutt’altro che paci-
fica, nonostante la collocazione della sua disciplina nell’ambito di quella
del contratto di assicurazione.
Si tratta in realtà di un settore chiave non solo del mondo assicurativo
ma dell’intero sistema finanziario mondiale, in quanto, sottraendo agli as-
sicuratori parte dei rischi assunti, ne assicura la stabilità finanziaria. Si
tratta dunque di una operazione la cui funzione non è tanto quella di tra-
sferire il singolo rischio da un assicuratore ad un altro (ché, se così fosse,
trasferendosi anche il premio, l’operazione, risultando «neutra» per l’as-
sicuratore-riassicurato, non avrebbe per lui senso), bensì quella di per-
mettere una ripartizione dei rischi assunti dall’assicuratore, con un altro
o più assicuratori.
In ciò la riassicurazione presenta profili di analogia e, nello stesso tem-
266 Il contratto di assicurazione

po, di difformità con la coassicurazione: l’analogia è rappresentata dalla


suddivisione di una massa di rischi tra più assicuratori; la difformità consi-
ste nella circostanza che si tratta di un’operazione alla quale l’assicurato re-
sta del tutto estraneo.
Con la riassicurazione il riassicuratore si impegna a sopportare una massa
di rischi omogenei (meno frequentemente si riassicura un solo rischio), di
norma per una parte, assunti da un assicuratore (riassicurato), impegnan-
dosi a corrispondere all’assicuratore stesso l’ammontare dell’indennità paga-
ta all’assicurato, nella misura contrattualmente prevista, verso corresponsio-
ne del premio, o di parte proporzionale del premio, riscosso. L’operazione
comporta pertanto la individuazione di tre soggetti fondamentali: l’assicu-
rato, l’assicuratore (riassicurato) e il riassicuratore.
Il riassicuratore può, a sua volta, riassicurare i rischi acquisiti con altro
riassicuratore; in questo caso si parla di «retrocessione».
La riassicurazione può essere stipulata «per singoli rischi» (in tal caso
definita anche «riassicurazione facoltativa»), e «per contratti generali» (det-
ti anche «trattati»).
La prima è la forma più semplice, ma meno usuale; la seconda meglio
riassume la funzione propria dell’operazione ed ha una struttura contrat-
tuale molto vicina alla assicurazione in abbonamento.
Si tratta peraltro di una classificazione elaborata sulla base della prassi,
non essendo formulata dalla legge una definizione del contratto, limitan-
dosi il codice civile a porre poche norme relative ad aspetti specifici dell’ope-
razione.
L’art. 1928 c.c. stabilisce che i contratti generali (trattati) di riassicura-
zione devono essere provati per iscritto, mentre i contratti per singoli rischi
e i rapporti in esecuzione, sia dei contratti generali, che per singoli rischi,
possono essere provati secondo le norme generali (e pertanto la forma scritta
non è necessaria neppure ai fini probatori).
L’art. 1929 c.c. invece stabilisce che il contratto di riassicurazione non
determina alcun rapporto tra assicurato e riassicuratore, salve le disposi-
zioni in materia di privilegio a favore della massa degli assicurati, onde il
primo nulla può pretendere dal secondo. Resta così esclusa una configu-
razione della riassicurazione come assicurazione per conto altrui (l’assicu-
rato).
Da parte sua l’art. 1930 c.c., risolvendo una questione precedentemen-
te dibattuta, stabilisce che il riassicuratore deve pagare per intero l’inden-
nità dovuta al riassicurato, anche se questi è stato posto in liquidazione
coatta amministrativa, salva la compensazione con i premi dovuti ed altri
crediti. La norma pone un importante principio: seppure gli assicurati
La riassicurazione 267

non verranno pagati integralmente, ma solo per le somme risultanti dal


riparto, il riassicuratore deve comunque corrispondere per intero le inden-
nità pattuite. Il che conferma l’assoluta autonomia dei due rapporti e l’im-
possibilità di ravvisare, nella riassicurazione, la presenza del principio in-
dennitario.
Infine l’art. 1931 c.c. stabilisce, in caso di liquidazione coatta ammini-
strativa dell’assicuratore-riassicurato o del riassicuratore, la compensazione
di diritto dei debiti e crediti risultanti alla chiusura della procedura.
Questa scarna disciplina ha determinato incertezze in ordine alla natura
giuridica del contratto.
Si è da taluni ricondotta la riassicurazione nell’ambito dell’assicurazione
(contro i danni o sulla vita a seconda del contratto base), avente ad oggetto
il medesimo rischio ceduto in riassicurazione, ovvero come assicurazione
del patrimonio (dell’assicuratore-riassicurato).
Di contro si è osservato che manca, nella riassicurazione, la possibilità
di applicare il principio indennitario, né sono applicabili tutte le norme
dettate in tema di assicurazione contro i danni.
Certamente la riassicurazione è contratto autonomo ma giuridicamente
collegato al contratto base (sulla vita o contro i danni); tuttavia ciò non è suf-
ficiente a ravvisare nell’operazione un vero e proprio contratto di assicura-
zione. Non solo non si rende applicabile il principio indennitario, ma resta
certamente esclusa l’applicazione di norme importanti come quelle in mate-
ria di dichiarazioni inesatte e reticenze. Una caratteristica sicuramente quali-
ficante è generalmente riconosciuta infatti nella estrema fiducia (uberrima
bona fides) che deve improntare i rapporti tra le parti, posto che l’assunzio-
ne e la gestione del rischio sono di esclusiva competenza dell’assicuratore-
riassicurato. Ciò non esclude peraltro che all’operazione possano applicarsi
altre norme tipiche del contratto di assicurazione.
La conclusione più convincente appare quindi quella di considerare la
riassicurazione come un contratto non riconducibile al contratto di assicu-
razione, la cui disciplina deve peraltro tenere conto del collegamento giu-
ridico con i contratti ceduti.
In assenza di una qualificazione legislativa la tipologia dell’operazione è
rimessa integralmente alle polizze, secondo i modelli sopra ricordati, e di
seguito più dettagliatamente illustrati, i quali peraltro non esauriscono la
tipologia rinvenibile nella prassi che può anche modellare forme interme-
die e miste.
Il d.lgs. 29 febbraio 2008, n. 56 ha introdotto nel Codice delle Assicura-
zioni (art. 1, lett. vv-bis) la figura della «riassicurazione finite» (o finite risk:
a rischio limitato), detta anche riassicurazione non tradizionale. Si tratta di
268 Il contratto di assicurazione

una operazione di carattere sostanzialmente finanziario ed a lungo termine.


Infatti il riassicuratore stipula con la fissazione di un massimale (e da qui la
limitazione del rischio), mentre il premio pattuito per l’intera durata del
contratto deve essere inferiore al massimale. In realtà il differenziale è co-
perto dal rendimento prodotto dal premio pagato anticipatamente dal rias-
sicurato in rapporto al massimale erogato a fine periodo. Inoltre può essere
pattuito che, in caso di andamento positivo dei sinistri, al riassicurato sia
riconosciuta una partecipazione agli utili e, di converso, in caso di anda-
mento negativo una maggiorazione del premio.
Specifiche disposizioni per l’esercizio dell’attività di riassicurazione fini-
te sono poste con gli artt. da 127 a 132 del Regolamento 10 marzo 2010, n.
33 (art. 66-septies c.a.).

Diverso è il caso di una «società veicolo» (che non è un’impresa di assi-


curazione o di riassicurazione) «che assume i rischi ceduti da imprese di
assicurazione o riassicurazione e che finanzia integralmente la sua esposi-
zione a tali rischi mediante l’emissione di titoli o altri strumenti finanziari
per i quali i diritti di rimborso dei detentori sono subordinati agli obblighi
di riassicurazione della società veicolo» (art. 1, lett. vv-ter, c.a.). Si tratta di
una operazione finanziaria nella quale le risorse sono raccolte attraverso
l’emissione di strumenti finanziari, il cui rimborso deve essere postergato ri-
spetto al pagamento all’assicuratore (o al riassicuratore) di quanto da questi
pagato all’assicurato (o all’assicuratore-riassicurato). Quest’ultimo ovviamen-
te resta del tutto estraneo al rapporto tra assicuratore (o riassicuratore) e
società veicolo. La società veicolo deve essere autorizzata dall’IVASS e, con
regolamento, sono fissate le condizioni per ottenere l’autorizzazione, tra
cui i requisiti di solvibilità (art. 57-bis c.a.).
Va infine ricordato che, in tema di riassicurazione, il termine prescri-
zionale relativo ai diritti derivanti dal contratto è di due anni, salvo il dirit-
to al pagamento del premio che è di un anno (art. 2952, commi 1 e 2, c.c.)
(cfr. supra, Cap. IX, § 3).

§ 2. La disciplina dell’impresa riassicuratrice

La disciplina relativa all’impresa che esercita attività riassicurativa, in


via esclusiva o complementare all’assicurazione diretta, originariamente mo-
lto scarna e lacunosa, è stata organicamente introdotta dal codice delle as-
sicurazioni e di recente completata con le modifiche apportate dal citato
La riassicurazione 269

d.lgs. 29 febbraio 2008, n. 56 (artt. 57-66-septies c.a.). a questa disciplina si


aggiunge quella molto ampia contenuta nel citato Regolamento 10 marzo
2010, n. 33.

A) La disciplina dell’accesso all’attività di riassicurazione (artt. 4-30 Regol.


n. 33/2010)
La riassicurazione è definita dalla legge come l’attività consistente «nel-
l’accettazione di rischi ceduti da un’impresa di assicurazione o da un’altra
impresa di riassicurazione». Tale attività è riservata alle imprese di riassicu-
razione; tuttavia è ammesso l’esercizio dell’attività di riassicurazione da parte
di imprese di assicurazione (art. 57 c.a.)
L’impresa con sede in Italia che intende svolgere esclusivamente attivi-
tà di riassicurazione deve essere preventivamente autorizzata dall’IVASS,
con provvedimento soggetto a pubblicazione nel Bollettino. Nel caso del-
la riassicurazione non è previsto il divieto di esercizio congiunto: pertan-
to l’impresa può essere autorizzata all’esercizio di uno o più rami vita o
uno o più rami danni, ovvero uno o più rami vita e danni. L’autorizzazio-
ne è valida anche per gli altri Stati membri, in conformità alle disposizio-
ni relative alle condizioni di accesso in regime di stabilimento o di presta-
zione di servizi, e, compatibilmente con le norme locali, anche per gli Stati
terzi (art. 58 c.a.).
Per ottenere l’autorizzazione l’impresa (art. 59, comma 1, c.a.):
– deve costituirsi necessariamente come società per azioni o società eu-
ropea;
– oltre alla sede anche la direzione generale ed amministrativa deve es-
sere situata in territorio italiano;
– deve detenere fondi propri di base non inferiori ad Euro 3,6 mln.;
– deve essere presentato un programma concernente l’attività iniziale, la
struttura organizzativa e gestionale, accompagnato da una relazione tecnica
redatta da un attuarlo con le previsioni relativi a costi e ricavi;
– i titolari di partecipazioni rilevanti devono essere in possesso dei re-
quisiti di onorabilità e di quelli previsti dall’art. 68 c.a. (cfr. supra, Parte I,
Cap. I, § 6);
– i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e con-
trollo devono essere in possesso dei requisiti di professionalità ed onorabi-
lità;
– non devono sussistere tra l’impresa o i soggetti del gruppo di appar-
tenenza e altri soggetti stretti legami che ostacolino le funzioni di vigilanza.
270 Il contratto di assicurazione

A queste prescrizioni si aggiungono quelle, più particolareggiate, conte-


nute nel citato Regolamento n. 33/2010.

Anche in questo caso il rilascio dell’autorizzazione è atto dovuto in pre-


senza delle condizioni di legge, onde l’IVASS non può rifiutarla per motivi
attinenti la struttura e l’andamento dei mercati interessati. Tuttavia deve
essere garantita la sana e prudente gestione. Il provvedimento deve essere
adeguatamente motivato e comunicato all’impresa richiedente entro 90 gior-
ni dalla domanda (art. 59, comma 2, c.a.). Solo successivamente al rilascio
dell’autorizzazione può darsi corso all’iscrizione nel registro delle imprese
(art. 59, comma 3, c.a.). A seguito dell’iscrizione nel registro delle im-
prese l’IVASS iscrive l’impresa nell’apposita sezione dell’Albo (art. 59,
comma 4, c.a.).
Stante l’estensione dell’applicazione del principio dell’home country
control anche per la riassicurazione, l’autorizzazione non è necessaria per le
imprese con sede in altro Stato membro che intendono svolgere attività di
riassicurazione in regime di stabilimento nel territorio italiano, per le quali
è prevista solamente la comunicazione all’IVASS da parte dell’autorità di
vigilanza di quello Stato (art. 60 c.a.). Resta invece necessaria per le impre-
se con sede in uno Stato terzo che intendono svolgere attività di riassicura-
zione in regime di stabilimento nel territorio italiano (art. 60-bis c.a.).
L’attività di riassicurazione in regime di libera prestazione di servizi nel
territorio italiano non necessita di autorizzazione né per le imprese con se-
de in altro Stato membro, né per le imprese con sede in uno Stato terzo
(art. 61 c.a.).

B) La disciplina dell’esercizio dell’attività di riassicurazione (artt. 31-96


Regol. n. 33/2010)
Anche per le imprese che svolgono attività di riassicurazione la legge
impone di operare con idonea organizzazione amministrativa e contabile e
con adeguato sistema di controllo interno. In particolare il sistema di con-
trollo interno deve permettere un costante monitoraggio dei rischi assunti
(art. 63 c.a.).
L’impresa che esercita attività di riassicurazione deve costituire riserve
tecniche adeguate. L’adeguatezza delle riserve deve essere valutata non
solo sulla base di quanto comunicato dalle imprese che hanno ceduto i ri-
schi, ma anche sulla base di autonome valutazioni, eventualmente basate
sulle esperienze pregresse. Se i rischi riguardano il portafoglio estero, le
riserve devono essere costituite secondo quanto stabilito dalle leggi degli
La riassicurazione 271

Stati cui si riferiscono i rischi assunti. Le riserve tecniche relative all’atti-


vità di riassicurazione devono essere costituite anche dalle imprese che
esercitano congiuntamente sia la riassicurazione che l’assicurazione diret-
ta (art. 64 c.a.).
I criteri che devono essere seguiti per la costituzione degli attivi a coper-
tura delle riserve tecniche sono sostanzialmente gli stessi rispetto a quelli
previsti per le imprese che esercitano l’assicurazione diretta. Le relative
prescrizioni sono contenute nell’art. 65 c.a. e nel Regolamento IVASS 6
giugno 2016, n. 24 (artt. 29-31).
Così come per le imprese di assicurazione anche quelle di riassicurazio-
ne devono tenere un registro delle attività a copertura delle riserve tecni-
che, le quali devono essere destinate unicamente all’adempimento delle ob-
bligazioni assunte con i contratti di riassicurazione e costituiscono patrimo-
nio separato rispetto a quello dell’impresa (artt. 65, comma 2 c.a.; 39-bis
Regol. n. 33/2010).
Anche le imprese aventi sede in altro Stato membro o in Stato terzo,
che sono autorizzate a svolgere attività di riassicurazione in regime di stabi-
limento nel territorio italiano, devono attenersi alle norme in tema di riser-
ve tecniche ed attivi a copertura. Le relative modalità sono stabilite con il
citato Regolamento n. 33/2010 (art. 67 c.a.).
Va infine ricordato che alle imprese di riassicurazione si applicano le
disposizioni in tema di partecipazione in imprese di assicurazione e da
parte di imprese di assicurazione (artt. 68-87 c.a.) (supra, Parte I, Cap. I,
§§ 5-7).

§ 3. Tipologia del contratto: la riassicurazione per singoli rischi

La riassicurazione «per singoli rischi», secondo la definizione codicisti-


ca (art. 1928, comma 2, c.c.), è la forma più semplice, ma meno comune, di
riassicurazione; è detta facoltativa in contrapposizione a quella per trattati,
ove i singoli rapporti trovano automaticamente collocazione nell’ambito
del rapporto riassicurativo.
La funzione del contratto è quella di ripartire un rischio particolarmen-
te gravoso per l’assicuratore con uno o più riassicuratori, ai quali viene ce-
duto in tutto o in parte. Si ricorre normalmente a questa operazione quan-
do l’assicuratore, pur non volendo rifiutare un particolare rischio per mo-
tivi commerciali, tale rischio ecceda il limite tecnico costituito dalle garan-
zie patrimoniali di cui dispone (c.d. pieno).
272 Il contratto di assicurazione

Si tratta di un contratto autonomo ma collegato funzionalmente con il


contratto riassicurato. Il riassicuratore ha diritto ad una parte proporziona-
le del premio incassato dall’assicuratore-riassicurato; quest’ultimo, in caso
di sinistro, ha diritto al pagamento della quota di indennità corrisposta al-
l’assicurato in proporzione della parte di rischio riassicurata.

§ 4. Tipologia del contratto: la riassicurazione per trattati

Nella riassicurazione per contratti generali, secondo la definizione codici-


stica, o «per trattati», secondo la definizione tradizionale, si rinvengono due
fasi distinte che ricalcano lo schema della assicurazione in abbonamento.
La funzione è quella di riassicurare una massa di rischi omogenei, attra-
verso la stipulazione di un contratto generale nel quale è fissata la discipli-
na generale del rapporto. I singoli rischi vengono così assunti in riassicura-
zione automaticamente, man mano che l’assicuratore-riassicurato sottoscrive
i singoli contratti di assicurazione, senza bisogno di procedere di volta in
volta a nuove stipule.
Il trattato può essere obbligatorio per entrambe le parti ovvero per
una sola di esse (se obbligatorio per il solo riassicuratore è detto «open
cover»), analogamente all’illustrato meccanismo dell’assicurazione in ab-
bonamento.

I trattati si distinguono in proporzionali e non proporzionali.


I primi sono basati sul frazionamento del rischio che viene ceduto al riassi-
curatore secondo una quota proporzionale prestabilita. A sua volta si distin-
guono in «trattati per quota parte», ove premio e indennità di tutti i rischi ce-
duti sono calcolati secondo una percentuale predeterminata; e «trattati per ec-
cedente» ove l’intervento del riassicuratore riguarda solo i contratti che ecce-
dono un ammontare prestabilito e solo su tale eccedenza viene applicata la per-
centuale stabilita.
Nei trattati proporzionali per quota parte i rischi possono essere ceduti a
più riassicuratori, i quali rispondono ognuno per la propria quota.
I trattati non proporzionali sono invece basati sul frazionamento del danno
secondo meccanismi di ripartizione non proporzionale attuabile solo dopo che
il sinistro si è verificato. Anche questa operazione si distingue in due tipi prin-
cipali: il trattato per eccesso di sinistro (excess of loss treaty), nel quale il riassi-
curatore interviene solo per la parte eccedente un valore prestabilito; e il trat-
tato per eccesso globale dei sinistri (stop loss treaty), ove l’intervento del riassi-
curatore è limitato al caso in cui il risultato della gestione del portafoglio, in re-
La riassicurazione 273

lazione ai premi riscossi, diviene negativo. Si tratta di operazioni che servono


sostanzialmente a tenere indenne l’assicuratore-riassicurato da possibili risulta-
ti negativi di gestione.

Va infine ricordato che spesso, in caso di rischi particolarmente gravosi


o speciali, le imprese riassicurano i rischi con un «pool» di assicuratori, as-
sociati a questo scopo, ed ai quali il pool retrocede pro quota i rischi riassi-
curati.
274 Il contratto di assicurazione
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 275

SEZIONE TERZA
I SINGOLI RAMI: L’ASSICURAZIONE SULLA VITA
ED I PRODOTTI DI INVESTIMENTO
ASSICURATIVO.
LE FORME PENSIONISTICHE COMPLEMENTARI
E LA GESTIONE ASSICURATIVA
DEI FONDI PENSIONE

CAPITOLO XVII
L’ASSICURAZIONE SULLA VITA ED I PRODOTTI
DI INVESTIMENTO ASSICURATIVO

SOMMARIO: 1. Concetti generali e tipologia. – 2. I soggetti del rapporto. – 3. Il pre-


mio e la prestazione dell’assicuratore. – 4. La disciplina del contratto. – 5. Il riscatto
e la riduzione della polizza. Il prestito su polizza. Le assicurazioni connesse all’ero-
gazione di mutui immobiliari e di credito al consumo. – 6. I prodotti assicurativi e i
prodotti di investimento assicurativo: le polizze «Index Linked» e «Unit Linked». –
7. I prodotti assicurativi: le operazioni di capitalizzazione. I prodotti e i servizi etici.

§ 1. Concetti generali e tipologia

L’assicurazione sulla vita è operazione che ha origini antiche (le prime


forme si vogliono risalenti al XV secolo nell’Italia rinascimentale), anche se
nettamente posteriore rispetto all’assicurazione contro i danni. Tuttavia la
nascita dell’industria dell’assicurazione sulla vita è relativamente recente,
rinvenendosi nella seconda metà del XVIII secolo, in concomitanza con il
Gambling Act del 1774. Le sue origini sono legate alla realizzazione di un
276 Il contratto di assicurazione

attendibile metodo statistico del calcolo delle probabilità, e cioè all’elabo-


razione delle tavole di mortalità e sopravvivenza.
L’art. 1882 c.c. definisce l’assicurazione sulla vita come il contratto con il
quale l’assicuratore, verso il pagamento di un premio, si obbliga a pagare un
capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente la vita umana.
L’evento dedotto in contratto può dunque essere rappresentato dalla
morte, nel senso che la prestazione dell’assicuratore è dovuta nel caso in-
tervenga la morte dell’assicurato entro il periodo contrattualmente previ-
sto, ovvero la sopravvivenza, nel senso che la prestazione è dovuta solo se
l’assicurato sarà ancora in vita allo spirare del termine contrattuale.
Il rischio dedotto in contratto (rischio demografico) è pertanto rappre-
sentato da una morte precoce, che determina uno stato di bisogno di per-
sone economicamente dipendenti dal defunto, ovvero l’invecchiamento,
che determina uno stato di bisogno derivante dalla ridotta capacità lavora-
tiva o dal precario stato di salute dell’assicurato.
Si è già osservato che, a differenza dell’assicurazione contro i danni, lo sta-
to di bisogno è solo presupposto al momento della stipulazione del contratto
e non è oggetto di effettiva verifica al momento dell’evento; pertanto nel-
l’assicurazione sulla vita non opera il principio indennitario, e la prestazione
dell’assicuratore è comunque dovuta nella misura contrattualmente prevista.
All’assicurazione sulla vita è dunque estraneo il concetto di danno in senso
tecnico, trattandosi di operazione di carattere previdenziale (cfr. supra, Parte
II, Cap. I, § 1).
Nell’assicurazione sulla vita per il caso di morte il contratto può essere
stipulato: a vita intera, ove la durata del contratto è legata alla durata della
vita dell’assicurato, onde la prestazione dell’assicuratore è certa, mentre in-
certo è solo il momento in cui essa sarà dovuta; ovvero a tempo determina-
to (o temporanea), ove la durata è contrattualmente prevista in un numero
di anni, solitamente piuttosto numeroso (normalmente 5, 10, 20 anni), da-
to il carattere previdenziale dell’operazione.
L’assicurazione sulla vita per il caso di sopravvivenza (che, ovviamente,
può essere stipulata solo a tempo determinato) può essere a capitale o ren-
dita differita e a rendita immediata: nel primo caso, oggetto della presta-
zione dell’assicuratore è il pagamento di una somma di denaro (capitale) o
di una rendita periodica – che può essere erogata per tutta la vita dell’assi-
curato (rendita vitalizia) o per un periodo prefissato (rendita temporanea)
– ed è dovuta solo se l’assicurato sopravvive alla durata stabilita in contrat-
to, durante la quale l’assicurato ha corrisposto i premi; nel secondo caso, a
fronte del pagamento di un premio unico anticipato, l’assicuratore corri-
sponde immediatamente la rendita. In ogni caso può essere prevista la re-
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 277

versibilità della rendita a favore di altra persona a seguito di morte del-


l’assicurato nel periodo di godimento.
Le due diverse tipologie di contratto – assicurazione sulla vita per il caso
morte e assicurazione sulla vita per il caso sopravvivenza – hanno peraltro
oggi una minore diffusione; maggiore diffusione incontra invece il tipo c.d.
misto, che prevede la prestazione dell’assicuratore sia nel caso di sopravvi-
venza che nel caso di morte (l’assicurazione di sopravvivenza con controassi-
curazione è invece un’assicurazione per il caso sopravvivenza, ove però l’as-
sicuratore si impegna a pagare un capitale anche nel caso di premorienza).
Giuridicamente questo tipo di operazione viene comunque configurato co-
me un unico contratto con duplicazione del rischio assicurato.
A seconda della persona sulla cui vita è stipulato il contratto, si deve di-
stinguere tra assicurazione stipulata sulla vita propria (dello stesso contra-
ente) o sulla vita altrui; a seconda della persona a cui favore l’assicuratore
deve effettuare la prestazione, si deve distinguere tra assicurazione a favore
proprio e assicurazione a favore altrui.

§ 2. I soggetti del rapporto

Nell’assicurazione sulla vita il termine «assicurato» ha un significato di-


verso rispetto all’assicurazione contro i danni. In quest’ultima infatti, come
visto (cfr. supra, Parte II, Cap. III, § 1), la figura dell’assicurato è identifica-
ta in relazione alla titolarità dell’interesse all’assicurazione. Essendo il conce-
tto di interesse estraneo all’assicurazione sulla vita (cfr. supra, Parte II,
Cap. III, § 1), il termine «assicurato» identifica invece la persona la cui vita
è considerata in contratto come oggetto del rischio.
L’assicurazione può essere contratta sulla vita propria, ed allora le figu-
re di contraente ed assicurato coincidono; oppure può essere contratta sul-
la vita di un terzo (art. 1919 c.c.), ed allora contraente ed assicurato sono
persone diverse. Tuttavia, l’assicurato può essere preso in considerazione
unicamente come soggetto portatore del rischio: ed allora la prestazione
dell’assicuratore sarà a beneficio dello stesso contraente.
A differenza dell’assicurazione contro i danni, sempre in virtù dell’assenza
del principio indennitario (cfr. supra, Parte II, Cap. V, § 3 sub 3.2), è ammis-
sibile, anche se non certo frequente, che il contraente (non assicurato) designi
un terzo beneficiario della prestazione; in questo caso avremo pertanto tre
figure: il contraente, tenuto ad adempiere le obbligazioni derivanti dal con-
tratto, l’assicurato, semplice soggetto portatore del rischio, il beneficiario, il
278 Il contratto di assicurazione

soggetto a cui beneficio sarà erogata l’eventuale prestazione dell’assicuratore.


In ordine alla disciplina dell’assicurazione sulla vita di un terzo (art. 1919
c.c.) e dell’assicurazione a favore di un terzo (artt. 1920-1922 c.c.) ci siamo
già soffermati in sede di trattazione generale (cfr. supra, Parte II, Cap. III, §
1 e Cap. V, § 3 sub 3.1 e § 4) alla quale pertanto si fa rinvio.

§ 3. Il premio e la prestazione dell’assicuratore

Nell’assicurazione sulla vita il calcolo del premio è più agevole rispetto


all’assicurazione contro i danni, ove il sinistro presenta connotati di assolu-
ta incertezza in relazione all’an e al quando (cioè se ed in quale momento
l’evento si verificherà). Nella prima infatti la previsione statistica, fondata
sulle tavole di mortalità e sopravvivenza (base statistica), è ben più precisa.
Al calcolo statistico si aggiunge poi la previsione del rendimento dei premi
operata dall’assicuratore (base finanziaria). L’assicurazione sulla vita costi-
tuisce infatti anche un’operazione di capitalizzazione, al fine di valorizzare
i capitali versati dalla massa degli assicurati.
Come detto il premio può essere unico e anticipato, ovvero, ben più fre-
quentemente, periodico, cioè suddiviso in annualità. In entrambi i casi esso
va a costituire la riserva matematica (cfr. supra, Parte I, Cap. III, § 5, sub A).
Trattandosi di contratto di lunga durata, e poiché il rischio – almeno
nel caso morte – è collegato all’età dell’assicurato (tanto più l’assicurato è
anziano tanto più il rischio morte è elevato), la legge ammette formule ta-
riffarie basate sul calcolo del premio secondo la curva di probabilità del ri-
schio (c.d. premio naturale) solo a condizione che ne sia data adeguata in-
formativa precontrattuale ed in corso di contratto (art. 32, comma 5, c.a.);
prevedendosi la nullità del contratto in caso contrario. Ed infatti tale for-
mula tariffaria prevede la crescita del premio con l’avanzare dell’età del-
l’assicurato, con il rischio di divenire di ammontare insostenibile proprio
nel momento di maggiore difficoltà per l’assicurato stesso.
Pertanto, salvo la suddetta eccezione, il premio periodico deve essere
calcolato in misura costante nel suo ammontare.
Anche in ordine alla disciplina relativa al premio ed al suo mancato pa-
gamento si rinvia alla trattazione svolta nella parte generale (cfr. supra, Par-
te II, Cap. VII, § 3).
Va infine ricordato che, al fine di incentivare il risparmio previdenziale
realizzato attraverso le polizze vita, questi contratti godono di un regime fi-
scale privilegiato (parziale deducibilità del premio).
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 279

Per quanto concerne invece la prestazione dell’assicuratore, come detto,


il capitale o la rendita è frutto di un’operazione di capitalizzazione (di mas-
sa) delle somme riscosse, che può essere realizzata attraverso la semplice ap-
plicazione di un saggio di interesse fissato dall’assicuratore in relazione al
prevedibile ricavo dell’investimento delle somme, ovvero attraverso un mec-
canismo finanziario più raffinato, come avviene nelle polizze rivalutabili,
ove i premi sono investiti in strumenti finanziari (prevalentemente titoli di
stato) e, pertanto, il capitale assicurato viene aumentato dal rendimento,
dai dividendi e dagli interessi prodotti dagli strumenti finanziari. Se è pat-
tuita la rivalutazione anche del premio, il suo ammontare aumenta in pro-
porzione all’aumento del capitale assicurato.
L’art. 1923 c.c. stabilisce che le somme dovute dall’assicuratore non so-
no soggette ad azione esecutiva – sono quindi impignorabili – né ad azione
cautelare (non soggette a sequestro). La finalità della norma viene ravvisata
nella funzione previdenziale dell’operazione. Tuttavia, una volta corrispo-
sto il capitale, questo perde il suo carattere di impignorabilità e non seque-
strabilità, e, così pure, nel caso di rendita, per le rate corrisposte. Ciò ha in-
dotto taluni autori a pensare che la funzione della norma sia piuttosto
quella di evitare «molestie» all’assicuratore, derivanti dalle azioni del credi-
tore dell’assicurato (o, se diverso dall’assicurato, del beneficiario). In realtà
la giurisprudenza ha chiarito che lo scopo della norma in commento è lega-
to alla funzione previdenziale dell’operazione assicurativa.
Per quanto concerne l’ulteriore problema della sorte del contratto, e del
capitale assicurato, nel caso di fallimento dell’assicurato, si rinvia a quanto
già esposto in sede di trattazione generale (cfr. supra, Parte II, Cap. IX, § 2).

§ 4. La disciplina del contratto

Nelle polizze vita le dichiarazioni precontrattuali hanno rilievo solo nel-


l’assicurazione sulla vita per il caso morte, posto che, in quella per il caso
sopravvivenza, non sono ovviamente concepibili circostanze che possono
influire sul rischio in senso favorevole per l’assicurato.
All’assicurazione caso morte si applicano le norme generali relative alle
dichiarazioni inesatte ed alle reticenze (artt. 1892 e 1893 c.c.). Tuttavia, per
evitare contestazioni, le polizze talvolta possono prevedere la c.d. clausola
di incontestabilità, con la quale l’assicuratore rinuncia a far valere eventuali
dichiarazioni inesatte o reticenze, salvo il caso di malafede.
Una disciplina specifica è prevista invece per l’aggravamento del rischio e
per il caso di sinistro determinato con dolo o colpa grave dall’assicurato.
280 Il contratto di assicurazione

In relazione alla prima fattispecie, alla disciplina dell’art. 1898 c.c. è so-
stituita quella di cui all’art. 1926 c.c. che prevede il caso di cambiamento
della professione dell’assicurato. Il tema è già stato illustrato in sede di trat-
tazione generale (cfr. supra, Parte II, Cap. II, § 5 sub 5.3), ed a tale tratta-
zione si fa rinvio.
In relazione alla seconda, alla disciplina dell’art. 1900 c.c. è sostituita
quella di cui all’art. 1927 c.c. che prevede il caso di suicidio dell’assicurato.
Anche in relazione a questo argomento si rinvia alla trattazione svolta in
sede di disciplina generale (cfr. supra, Parte II, Cap. II, § 2).
Una disciplina particolare è infine dettata dal Codice delle Assicurazioni.
L’art. 176 stabilisce che la proposta di assicurazione (individuale) sulla
vita (con esclusione delle assicurazioni malattia a lungo termine e delle o-
perazioni relative ai fondi pensione – rami IV e VI) formulata dal con-
traente è revocabile sino alla comunicazione dell’accettazione da parte
dell’assicuratore. In caso di revoca l’assicuratore deve restituire al con-
traente eventuali somme percepite entro 30 giorni dal ricevimento della
dichiarazione di revoca.
L’art. 177 stabilisce invece che il contraente può recedere dal contratto
(individuale) di assicurazione entro 30 giorni dalla comunicazione dell’ac-
cettazione dell’assicuratore. Questa facoltà deve essere comunicata al con-
traente e il contratto deve indicare chiaramente termini e modalità del re-
cesso. Entro 30 giorni dalla comunicazione del recesso l’assicuratore deve
rimborsare il premio corrisposto, al netto della parte relativa al periodo in
cui il contratto ha avuto esecuzione ed alle spese se effettivamente sostenu-
te e documentate in contratto.
Infine gli artt. da 38-bis a 38-sexies del Regolamento 26 maggio 2010, n.
35 dettano una disciplina particolare in riferimento alla informativa via
web al contraente, stabilendo, in particolare, che le imprese devono attiva-
re, nel loro sito, un’area riservata attraverso la quale il contraente può ac-
cedere alla propria posizione assicurativa ed attraverso la quale l’impresa
può adempiere ad obblighi informativi.

§ 5. Il riscatto e la riduzione della polizza. Il prestito su polizza. Le assi-


curazioni connesse all’erogazione di mutui immobiliari e di credito
al consumo

Poiché i premi vanno a costituire la riserva matematica, nei casi in cui la


prestazione dell’assicuratore è sicuramente dovuta – e cioè nell’assicurazio-
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 281

ne caso morte a vita intera, nelle assicurazioni miste e in quelle caso soprav-
vivenza con controassicurazione – all’assicurato è attribuito il diritto di scio-
gliere il contratto anticipatamente e di percepire il capitale assicurato ma-
turato a quel momento.
Questa forma di risoluzione anticipata è detta «riscatto» della polizza e
soggiace a due condizioni: che, come detto, la prestazione dell’assicuratore
sia certa e, di conseguenza, anticipabile (anche se in misura inferiore perché
non corrisposti per intero i premi pattuiti); e che si sia formata la riserva ma-
tematica in relazione al contratto considerato. Va infatti tenuto presente che
i primi premi (solitamente i primi due o, al massimo, tre) sono assorbiti dalle
spese di acquisizione e gestione della polizza. Pertanto il riscatto è esercitabi-
le solo dopo il secondo o terzo anno, e il suo ammontare, nei primi anni, è
inferiore alla somma dei premi corrisposti. Solo per le operazioni di capita-
lizzazione (cfr. infra, Cap. XVIII, § 1) la legge (art. 179, comma 4, c.a.) pre-
vede che il riscatto possa essere esercitato sin dal secondo anno.
La legge non disciplina il riscatto della polizza, limitandosi a sancire l’ob-
bligo per l’assicuratore di stabilirne il regolamento in polizza, in modo che
l’assicurato possa conoscerne in ogni momento il valore (art. 1925 c.c.).
Il riscatto costituisce vero e proprio recesso – esercitato dopo il termine
di 30 giorni, e, pertanto, non soggetto alla disciplina di cui all’art. 177 –
che provoca l’estinzione del rapporto e, pertanto, costituisce dichiarazione
unilaterale recettizia.
Diversa dal riscatto è la «riduzione della polizza» (o più esattamente del
capitale assicurato), che soggiace alla stessa disciplina di cui all’art. 1925 c.c.
La riduzione consegue alla cessazione del pagamento dei premi, onde
anche il capitale assicurato viene proporzionalmente ridotto. Tuttavia non
determina lo scioglimento del contratto, che mantiene la sua durata origi-
naria. La riduzione comporta la liberazione del contraente dal pagamento
dei premi successivi (c.d. polizza liberata). Ciò può avvenire su esplicita di-
chiarazione del contraente, che non è più in grado di pagare i premi o non
desidera comunque pagarli, ovvero per cessazione dei pagamenti non ac-
compagnata dalla dichiarazione di riscatto.
Anche la riduzione presuppone la costituzione della riserva matematica,
e costituisce una modificazione del contratto originario.
L’assicuratore, nei casi in cui è possibile il riscatto della polizza, può
concedere all’assicurato un prestito su polizza, può cioè anticipare, sotto for-
ma di prestito con l’aggravio di un interesse, la somma pari a quella di ri-
scatto maturata. La somma concessa in prestito, aumentata degli interessi,
in caso di mancata restituzione viene compensata con il capitale maturato,
attribuendo la differenza all’assicurato.
282 Il contratto di assicurazione

L’art. 28 del d.l. 24 gennaio 2012, n. 1 (convertito in legge 24 marzo


2012, n. 27) disciplina le assicurazioni connesse all’erogazione di mutui im-
mobiliari e di credito al consumo. In pratica la banca mutuataria, per garan-
tirsi la restituzione dell’importo finanziato in caso di decesso del cliente,
obbliga quest’ultimo a contrarre un’assicurazione sulla vita a premio intero
anticipato per un valore pari a quello dell’importo finanziato.

La norma in commento precisa che, se l’erogazione del mutuo immobilia-


re o del credito al consumo è condizionato alla stipula di un contratto di as-
sicurazione ovvero qualora l’offerta di un contratto di assicurazione sia con-
nessa o accessoria all’erogazione del mutuo o del credito, la banca, o altro
soggetto finanziatore, «sono tenuti ad accettare, senza variare le condizioni
offerte per l’erogazione del mutuo immobiliare o del credito al consumo, la
polizza che il cliente presenterà o reperirà sul mercato; nel caso in cui essa
sia necessaria per ottenere il finanziamento o per ottenerlo alle condizioni of-
ferte, la polizza presentata dal cliente deve avere contenuti minimi corri-
spondenti a quelli richiesti dalla banca, dall’istituto di credito e dall’interme-
diario finanziario».
A sua volta il Regolamento 16 ottobre 2006, n. 5 all’art. 48, comma 1 stabi-
lisce che gli intermediari devono evitare «di effettuare operazioni in cui hanno
direttamente o indirettamente un interesse in conflitto, anche derivante da rap-
porti di gruppo o da rapporti di affari propri o di società del gruppo»; mentre
il comma 1-bis stabilisce che «gli intermediari comunque si astengono dall’as-
sumere, direttamente o indirettamente, anche attraverso uno dei rapporti di
cui al comma 1, primo periodo, la contemporanea qualifica di beneficiario o di
vincolatario delle prestazioni assicurative e quella di intermediario del relativo
contratto in forma individuale o collettiva». Pertanto si è così eliminata la con-
suetudine delle banche di proporre, come intermediari, una polizza vita emes-
sa da una compagnia assicuratrice facente parte del medesimo gruppo. A sua
volta il d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206 (Codice del consumo) all’art. 21, com-
ma 3-bis stabilisce che «È considerata scorretta la pratica commerciale di una
banca, di un istituto di credito o di un intermediario finanziario che, ai fini del-
la stipula di un contratto di mutuo, obbliga il cliente alla sottoscrizione di una
polizza assicurativa erogata dalla medesima banca, istituto o intermediario ov-
vero all’apertura di un conto corrente presso la medesima banca, istituto o in-
termediario».
Se poi se il mutuo o il finanziamento vengono estinti anticipatamente, l’as-
sicuratore deve rimborsare la parte del premio relativa al periodo residuo e-
stinto (Regolamento 26 maggio 2010, n. 35, art. 49).
Infine il Regolamento 3 maggio 2012, n. 40 stabilisce i contenuti minimi del
contratto (prestazioni da parte dell’assicuratore, premio, durata, tipo di coper-
tura, ecc.) e gli obblighi di informativa nei confronti del cliente.
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 283

§ 6. I prodotti assicurativi e i prodotti di investimento assicurativo: le


polizze «Index Linked» e «Unit Linked»

Il codice delle assicurazioni all’art. 1 alla lett. ss) definisce prodotti assi-
curativi «tutti i contratti emessi da imprese di assicurazione nell’esercizio
delle attività rientranti nei rami vita o nei rami danni come definiti all’arti-
colo 2»; mentre la successiva lett. ss-bis) definisce prodotto di investimento
assicurativo: «un prodotto ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 1, numero 2),
del Regolamento (UE) n. 1286/2014» e cioè: 1) «prodotto d’investimento
al dettaglio preassemblato» o «PRIP». Si tratta nella sostanza di investi-
menti nei quali l’importo dovuto all’investitore al dettaglio è soggetto a
fluttuazioni a causa dell’esposizione ai valori di riferimento o al rendimen-
to di uno o più attivi che non siano direttamente acquistati dall’investitore
al dettaglio; 2) «prodotto di investimento assicurativo»: un prodotto assi-
curativo che presenta una scadenza o un valore di riscatto e in cui tale sca-
denza o valore di riscatto è esposto in tutto o in parte, in modo diretto o
indiretto, alle fluttuazioni del mercato. Sono esclusi i contratti di assicura-
zione diversi dalle assicurazioni sulla vita, quelli sulla vita che presentano
come rischio unicamente il decesso o l’incapacità dovuta a lesione, malattia
o disabilità e tutte le forme pensionistiche.
A sua volta il testo unico della finanza (d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 –
c.d. TUF), all’art. 1, lett. w-bis.1, 2 e 3) fornisce analoga definizione.
Si tratta dunque delle assicurazioni sulla vita nelle quali la prestazione
dell’assicuratore è direttamente collegata al valore di quote di organismi di
investimento collettivo del risparmio (OICR) o di fondi interni ovvero a
indici o ad altri valori di riferimento (ramo III) e delle operazioni di capita-
lizzazione (ramo V) (su quest’ultime cfr. infra, Cap. XVIII, § 1).
L’art. 25-ter del TUF estende ai prodotti di investimento assicurativi
l’area di vigilanza da parte della CONSOB, con un complesso meccanismo
di separazione di competenze.

Quanto alle regole comportamentali, il regolamento CONSOB sugli interme-


diari (delibera CONSOB n. 20307 del 15 febbraio 2018) prevede che in sede di
distribuzione di prodotti finanziari assicurativi, i soggetti abilitati all’intermedia-
zione assicurativa, oltre che le imprese di assicurazione (allorché commercializza-
no direttamente prodotti finanziari assicurativi, anche mediante tecniche di co-
municazione a distanza) applichino le stesse regole concernenti lo svolgimento di
servizi di investimento (tra le quali, ad esempio, le regole di appropriatezza e ade-
guatezza). Ai soggetti abilitati all’intermediazione assicurativa si applicano altresì
le regole in materia di offerta fuori sede e di promozione e collocamento a distan-
284 Il contratto di assicurazione

za di strumenti finanziari e di obbligo di informativa al contraente, prima della


sottoscrizione della proposta o del documento contrattuale.
Per quanto riguarda, inoltre, l’offerta al pubblico dei prodotti di investimen-
to assicurativo, il Regolamento CONSOB n. 11971/1999 (come modificato da
ultimo dalla delibera del 10 ottobre 2018, n. 20621), agli artt. 29-34-bis, fissa
precise ed articolate disposizioni in ordine al contenuto, alla pubblicazione ed
alla comunicazione alla CONSOB del prospetto informativo, nonché al suo
aggiornamento; inoltre impone l’assolvimento di obblighi informativi sull’anda-
mento della quota del fondo o dell’indice cui sono collegate le prestazioni del
prodotto. Tuttavia tale previsione non esonera le imprese di assicurazione dal-
la redazione della nota informativa ex art. 185 c.a.

I prodotti di investimento assicurativo sono rappresentati sostanzial-


mente dalle polizze Index Linked ed Unit Linked. Anzi, il citato Regola-
mento CONSOB n. 11971/1999 (art. 29, lett. a-b) sembra ricondurre a que-
sta duplice tipologia l’intero ramo III.
Si tratta di operazioni diffusesi alla metà dell’ultimo decennio del secolo
scorso a seguito dell’esasperata offerta sul mercato di strumenti finanziari
sempre più sofisticati e, nel contempo, degli effetti negativi prodottisi sul
valore della moneta determinati in anni passati dal fenomeno inflattivo,
che hanno indotto gli assicuratori ad elaborare polizze con profili più mar-
catamente speculativi per sopperire ai deludenti risultati riportati dalle
classiche operazioni assicurative sulla vita.
Le polizze Index Linked ed Unit Linked, (letteralmente: «collegato ad
un indice» e «collegato ad un complesso») presentano la particolarità di
essere legate ad un indice (prevalentemente azionario od obbligazionario
o misto) ovvero ad un fondo comune costituito da azioni o obbligazioni
(o misto), e pertanto potenzialmente sono in grado di offrire rendimenti
molto più elevati rispetto alle tradizionali polizze vita. Conseguentemente
presentano un maggiore appeal per l’assicurato ma, d’altro canto, sono e-
sposte al rischio derivante dalle fluttuazioni dei mercati finanziari, e, per-
tanto, in periodi di crisi, possono determinare, non solo un mancato gua-
dagno, ma, addirittura, la decurtazione del capitale investito. Si tratta dun-
que di prodotti finanziari nei quali, essendo accentuata la componente
finanziaria dell’operazione, è marcato il carattere speculativo, e, di con-
seguenza, la loro collocazione sul mercato presenta profili di estrema de-
licatezza.
Nelle polizze in questione infatti l’assicuratore non garantisce necessa-
riamente il «rischio di investimento», e cioè il rischio derivante dal rilascio al
contraente di una garanzia minima di conservazione del capitale o di interes-
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 285

se (c.d. «rischio di performance» 1); o il rischio derivante dal rilascio al con-


traente di una garanzia di adeguamento del capitale in funzione del valore
delle quote o degli attivi di un fondo ovvero in funzione dell’andamento di
un indice azionario o di un altro valore di riferimento (c.d. «rischio di ba-
se» 2) o, infine, il rischio connesso alla qualità dell’ente emittente o della con-
troparte degli strumenti finanziari, inclusi quelli derivati, destinati a copertu-
ra delle riserve tecniche dei contratti di cui trattasi (c.d. «rischio di contro-
parte» 3) (art. 2, lett. n) (cfr. Regolamento ISVAP 14 marzo 2008, n. 19).
Si è discusso sulla natura giuridica delle polizze linked, facendosi osser-
vare da autorevole dottrina che, trattandosi esclusivamente di operazioni
con prestazione certa da parte dell’assicuratore (caso morte a vita intera o
assicurazione mista), qualora non sia garantito il rischio di investimento (e
cioè l’assicuratore «paga» il solo valore delle quote, senza garantire alcun
risultato minimo), viene a mancare il rischio demografico, in quanto, in
quest’ultima ipotesi, la durata della vita dell’assicurato diviene elemento
del tutto irrilevante. In realtà il Regolamento 11 giugno 2009, n. 32 esclude
questa eventualità, stabilendo che i contratti in questione «sono caratteriz-
zati dalla presenza di un effettivo impegno da parte dell’impresa a liquida-
re prestazioni il cui valore sia dipendente dalla valutazione del rischio de-
mografico» (art. 9).
Nelle Index Linked (o polizze indicizzate), il capitale assicurato, come
detto, viene rivalutato in funzione di un indice di borsa (o ad un altro valo-
re di riferimento) (art. 41 comma 2, c.a.) e, pertanto, il suo rendimento è
collegato all’andamento del mercato borsistico adottato come riferimento.
Tuttavia, per mantenere sicurezza all’investimento, la maggior parte del
premio è investita in obbligazioni (c.d. zero coupon) che assicurano comun-
que un rendimento; solo una parte del premio è invece investita in opzioni
su indici di borsa. Talvolta il contratto prevede un rendimento minimo,
con accollo da parte dell’assicuratore del rischio di performance.

1
È il rischio che il valore degli attivi destinati a copertura delle riserve tecniche non sia
tale da consentire la conservazione o la rivalutazione del capitale fino all’ammontare mini-
mo garantito (art. 2, lett. n, n. 1, Regolamento ISVAP 14 marzo 2008, n. 19).
2
È il rischio che gli attivi destinati a copertura, seppur gestiti nel rispetto delle disposi-
zioni di legge e regolamentari, non consentano di replicare l’andamento del valore delle
quote o degli attivi ovvero dell’indice azionario o del diverso valore di riferimento e quindi
di far fronte alle prestazioni assicurate variabili in funzione di tale andamento (art. 2, lett.
n, n. 2, Regolamento ISVAP 14 marzo 2008, n. 19).
3
È il rischio che l’ente emittente o la controparte non adempia ai propri obblighi con-
trattuali (art. 2, lett. n, n. 3, Regolamento ISVAP 14 marzo 2008, n. 19).
286 Il contratto di assicurazione

Il Regolamento 11 giugno 2009, n. 32 disciplina gli indici utilizzabili (a-


zionari, obbligazionari e sull’inflazione – artt. 4-5) e le modalità di indiciz-
zazione, le quali «devono essere semplici e soddisfare il requisito di agevo-
le comprensibilità da parte del contraente» e, in ogni caso, «la modalità di
indicizzazione non può determinare un rischio per i contraenti superiore a
quello che può essere assunto dall’impresa ai sensi della normativa in ma-
teria di copertura delle riserve tecniche» (art. 6). Trovano inoltre disciplina
gli attivi a copertura delle riserve tecniche e il margine di solvibilità relativi
ai contratti Index Linked.
Nelle Unit Linked (o polizze collegate a fondi di investimento), i premi so-
no investiti in quote di fondi di investimento (azionari, obbligazionari, mo-
netari). Il risultato è un paniere di fondi, la cui composizione influisce sul ca-
rattere più o meno speculativo dell’operazione (maggiore è la prevalenza di
fondi azionari, più accentuata è la tendenza speculativa dell’investimento), a
seconda della propensione al rischio dei singoli assicurati. Il Regolamento 3
giugno 2011, n. 38 disciplina la costituzione e l’amministrazione delle ge-
stioni separate delle imprese che esercitano l’assicurazione sulla vita.
Come detto, normalmente le polizze Linked prevedono anche l’eroga-
zione di un capitale in caso di morte del contraente. Si tratta dunque di
prodotti finanziari (c.d. «multiramo») caratterizzati dalla combinazione di
coperture assicurative del ramo I e di prodotti finanziari del ramo III. La
particolarità di questi prodotti, rispetto a quelli del solo ramo III, è che
una parte del premio versato viene utilizzata dall’impresa per far fronte ai
rischi demografici previsti dal contratto (rischio di mortalità, di invalidità)
e pertanto tale parte non concorre alla formazione del capitale che sarà pa-
gato alla scadenza del contratto (c.d. capitale maturato). Trattandosi di
prodotti aventi natura in parte assicurativa, in parte finanziaria, per quanto
concerne la loro natura di assicurazione sulla vita, sono sottoposti alle re-
gole sulla emissione e collocamento del codice delle assicurazioni e dei re-
golamenti IVASS, per quanto concerne la loro natura di prodotti finanziari
assicurativi, alle regole sulla emissione e collocamento del TUF e dei rego-
lamenti CONSOB.

§ 7. I prodotti assicurativi: le operazioni di capitalizzazione. I prodotti e


i servizi etici

La capitalizzazione è definita dalla legge «il contratto mediante il quale


l’impresa di assicurazione si impegna, senza convenzione relativa alla durata
L’assicurazione sulla vita ed i prodotti di investimento assicurativo 287

della vita umana, a pagare somme determinate al decorso di un termine pre-


stabilito, in corrispettivo di premi, unici o periodici, che sono effettuati in
denaro o mediante altre attività» (art. 179, comma 1, c.a.).
Si tratta pertanto di operazioni, riservate alle imprese espressamente au-
torizzate (ramo V, art. 2, comma 1), che non rientrano nell’ambito delle as-
sicurazioni sulla vita, essendo necessariamente assente ogni riferimento alla
durata della vita umana, e, di conseguenza, mancando il rischio (morte o
sopravvivenza) tipico del contratto di assicurazione.
Ciononostante l’operazione presenta caratteristiche molto vicine all’as-
sicurazione sulla vita, presupponendo, come visto, anche quest’ultima una
capitalizzazione dei premi riscossi. Ciò giustifica la sottoposizione delle im-
prese autorizzate alla gestione di questo ramo alle norme che disciplinano
le imprese che esercitano l’assicurazione sulla vita.
Nella sostanza la capitalizzazione consiste in una operazione con la qua-
le, a fronte del pagamento di un premio unico o, più frequentemente, pe-
riodico, l’impresa si impegna a corrispondere un capitale rivalutato, a se-
conda dello strumento di capitalizzazione adottato, con meccanismi analo-
ghi a quelli esaminati in relazione alle polizze vita indicizzate e rivalutabili
ovvero alle polizze Linked.
Ed infatti, come visto, le operazioni di capitalizzazione rientrano nel-
l’ambito dei prodotti di investimento assicurativo, con l’applicazione della
disciplina appena esaminata.
Poiché la capitalizzazione è operazione che per sua natura presuppone
un impiego poliennale, il contratto non può avere durata inferiore ai cin-
que anni, mentre i versamenti possono essere in misura fissa o, se previ-
sto in contratto, in misura variabile (art. 179, comma 3, c.a.). Come nelle
assicurazioni sulla vita, il premio non è misurato in funzione del rischio
assicurato, ma è esso stesso la misura del capitale che l’impresa pagherà
alla scadenza del contratto. A differenza delle assicurazioni sulla vita in-
vece, il capitale è dovuto anche in caso di morte del contraente (nella mi-
sura maturata) e non incide (se non quantitativamente) sulla prestazione
dell’impresa.
Il contraente ha inoltre la facoltà di riscattare il contratto sin dal secon-
do anno, a condizione che abbia corrisposto la prima annualità di premio
(art. 179, comma 4, c.a.), e può recedere con le modalità previste dall’art.
177 c.a. per i contratti di assicurazione sulla vita.
La legge prevede la possibilità che il contratto contenga la c.d. clausola
di sorteggio con la quale l’impresa si impegna a sorteggiare periodicamente
i contratti in relazione ai quali restituire anticipatamente i capitali conferiti
288 Il contratto di assicurazione

(capitale iniziale e interessi maturati al momento del sorteggio) (art. 179,


comma 2, c.a.). Si tratta di operazione, di fatto non praticata, che introduce
un elemento di alea, costituito dall’incertezza del momento del rimborso.

I prodotti e i servizi etici o socialmente responsabili sono forme di inve-


stimento in fondi comuni nei quali viene operata una selezione dei titoli da
inserire in portafoglio sulla base di indicatori sociali o ambientali. Si privi-
legiano cioè investimenti in imprese che hanno attenzione per i diritti dei
lavoratori o l’ambiente.
In attuazione del citato art. 117-ter TUF, la CONSOB ha inserito nel
Regolamento Intermediari (delibera 15 febbraio 2018, n. 20307) gli artt.
136 e 137 con i quali vengono fissati alcuni obblighi di trasparenza a carico
dei soggetti che promuovono «prodotti e servizi qualificati come “etici” o
“socialmente responsabili”», tra i quali sono ricomprese le imprese di assi-
curazione.
Le forme pensionistiche complementari e la gestione assicurativa dei fondi pensione 289

CAPITOLO XVIII
LE FORME PENSIONISTICHE COMPLEMENTARI
E LA GESTIONE ASSICURATIVA DEI
FONDI PENSIONE

SOMMARIO: 1. Le forme pensionistiche complementari. Caratteri generali. – 2. La


gestione assicurativa dei fondi pensione.

§ 1. Le forme pensionistiche complementari. Caratteri generali

Al fine di migliorare il sistema previdenziale, con il d.lgs. 5 dicembre


2005, n. 252 (che ha sostituito la precedente disciplina dettata dall’abroga-
to d.lgs. 21 aprile 1993, n. 124), il legislatore disciplina una forma previden-
ziale, non obbligatoria, complementare rispetto a quella pubblica.
Il meccanismo è fondato sulla costituzione di fondi, detti «fondi pensio-
ne», alimentati da contributi volontari, che, se riferiti a lavoratori subordi-
nati, vengono effettuati con prelievi diretti sulle somme percepite dal lavo-
ratore (a titolo di retribuzione o TFR).
Si tratta del c.d. terzo pilastro del sistema previdenziale, che si affianca
al sistema previdenziale pubblico obbligatorio ed a quello privato facolta-
tivo costituito dai tradizionali prodotti assicurativi (polizze vita).
Destinatari delle forme pensionistiche complementari sono (art. 2, d.lgs.
n. 252/2005): i lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), i lavoratori
autonomi e i liberi professionisti, i soci lavoratori delle cooperative ed i loro
dipendenti, i soggetti che svolgono «lavori di cura non retribuiti derivanti da
responsabilità familiari» (c.d. casalinghe) di cui al d.lgs. n. 565/1996.
Le forme pensionistiche complementari possono essere collettive o in-
dividuali.
Nel primo caso, il più frequente, le forme pensionistiche complementari
sono promosse attraverso (art. 3, d.lgs. n. 252/2005):
290 Il contratto di assicurazione

– contratti e accordi collettivi, anche aziendali, ovvero, in mancanza, ac-


cordi fra lavoratori promossi da organizzazioni sindacali;
– accordi fra lavoratori autonomi o professionisti promossi da sindacati
od associazioni di categoria;
– regolamenti di enti od aziende;
– regioni;
– accordi fra soci lavoratori di cooperative;
– accordi fra soggetti che svolgono «lavori di cura non retribuiti derivanti
da responsabilità familiari» promossi da sindacati o associazioni di categoria.
Il meccanismo di contribuzione al fondo è a contribuzione definita, e
cioè la misura del contributo è fisso e stabilito al momento dell’adesione al
fondo e la prestazione finale è incerta, in quanto risultante dalla capitaliz-
zazione dei contributi versati. Solo per i lavoratori autonomi è ammessa la
forma a prestazioni definite, e cioè la prestazione finale è predefinita al mo-
mento dell’adesione, onde la misura del contributo varia in funzione del
rendimento del fondo per essere adeguata alla prestazione finale promessa
(art. 2, comma 2, d.lgs. n. 252/2005).
I fondi pensione devono essere costituiti in forma di associazioni rico-
nosciute (art. 14 ss. c.c.) o non riconosciute (artt. 36-38 c.c.), oppure nel-
l’ambito del patrimonio di una singola società o ente attraverso la costitu-
zione di un patrimonio autonomo. L’esercizio dell’attività del fondo pen-
sione è subordinato alla preventiva autorizzazione dell’autorità di vigilanza
del settore: la COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) (art.
4, d.lgs. n. 252/2005).
Tuttavia il fondo pensione non gestisce direttamente le risorse, di cui
pure è titolare, ma la gestione deve essere affidata, attraverso apposite
convenzioni, a banche, SIM (società di intermediazione mobiliare), SGR
(società di gestione del risparmio), imprese di investimento estere auto-
rizzate, imprese di assicurazione (autorizzate all’esercizio del ramo VI); è
consentito altresì l’investimento diretto in azioni o quote di società im-
mobiliari o quote di fondi comuni di investimento mobiliare o immobi-
liare chiusi (solo per una parte del patrimonio gestito) (art. 6, d.lgs. n.
252/2005). Gli enti gestori di forme pensionistiche obbligatorie possono
stipulare convenzioni con i fondi pensione per la gestione della raccolta
dei contributi e l’erogazione delle prestazioni, anche attraverso società di
capitali appositamente costituite.
Le risorse dei fondi affidati in gestione devono essere depositati presso
una banca depositaria, che esegue le istruzioni del gestore (art. 7, d.lgs. n.
252/2005).
Le forme pensionistiche complementari e la gestione assicurativa dei fondi pensione 291

Le forme pensionistiche complementari individuali (art. 13, d.lgs. n.


252/2005) sono lasciate alla libera iniziativa del singolo soggetto e, pertan-
to, sono svincolate da qualsiasi accordo sindacale o aziendale o contratto
collettivo. Possono essere attuate attraverso l’adesione a «fondi pensione a-
perti», e cioè fondi pensione costituiti direttamente dagli stessi soggetti cui
è attribuita la gestione dei fondi chiusi (banche, assicurazioni, SIM, SGR,
imprese di investimento estere autorizzate), ovvero con contratti di assicu-
razione sulla vita (art. 13, d.lgs. n. 252/2005).
Il contributo, fissato al momento dell’adesione, può essere anche in
misura fissa e soggetto a variazione. Le forme pensionistiche individuali
prescindono dalla titolarità di un reddito e, pertanto, il loro accesso è con-
sentito anche a soggetti diversi da quelli indicati dall’art. 2 del d.lgs. n.
252/2005.
Questo sistema previdenziale è soggetto alla vigilanza da parte del Mini-
stero del Lavoro e delle Politiche Sociali e di un apposito organo di control-
lo: la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) al quale sono
attribuiti poteri di vigilanza ed autorizzativi (art. 18, d.lgs. n. 252/2005). Que-
st’ultima, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza, è parte del SEVIF (Siste-
ma Europeo di Vigilanza Finanziaria) e partecipa alle attività che esso svol-
ge, tenendo conto della convergenza degli strumenti e delle prassi di vigilan-
za in ambito europeo (art. 18-bis, d.lgs. n. 252/2005).

§ 2. La gestione assicurativa dei fondi pensione

Come visto, la gestione delle risorse dei fondi pensione può essere affi-
data ad imprese di assicurazione autorizzate alla gestione dell’apposito ra-
mo (ramo VI). Se la forma pensionistica è in regime di prestazione definita la
gestione deve essere obbligatoriamente affidata ad un’impresa di assicura-
zione che non è tenuta a conferire le risorse alla banca depositaria (art. 6,
comma 5, d.lgs. n. 252/2005).
Si tratta di operazioni di capitalizzazione che esulano dalla categoria
della assicurazione sulla vita, essendo escluso il rischio attinente la vita u-
mana.
La gestione deve essere obbligatoriamente affidata ad un’impresa di as-
sicurazione anche nel caso in cui sia prevista una prestazione in caso di in-
validità o premorienza. In questo caso si tratta dunque di veri e propri
contratti di assicurazione sulla vita, essendo presente il rischio morte o in-
fortunio.
292 Il contratto di assicurazione

Infine, come visto, le forme pensionistiche individuali possono essere


realizzate attraverso la stipula di un tipico contratto di assicurazione sulla
vita, che garantisca le medesime prestazioni previste in caso di adesione ad
un fondo pensione aperto e le medesime agevolazioni fiscali.
Quest’ultima opportunità ha ampliato le prospettive del mercato assicu-
rativo, introducendo uno specifico prodotto con caratteristiche squisita-
mente previdenziali.
Indice analitico 293

INDICE ANALITICO

Accordi tra imprese di assicurazione v. Arbitrato 197, 247


Concorrenza
Archivio informatico integrato v.
AEAP v. EIOPA IVASS

Agente di assicurazione 124 ss. Assicurato 171 ss.


– agenzia in economia 125
– contratto di agenzia 124 ss. Assicurazione a favore di terzo 174 s.
– esclusiva 126
– scioglimento 126 Assicurazione a primo rischio 165
– monomandatario 137 – primo rischio assoluto 165
– parasubordinato 125 – primo rischio relativo 165
– plurimandatario 137
– provvigione 126 Assicurazione a secondo rischio 199
– di acquisto, di incasso, di rinnovo 126
– precontata, ricorrente 126 Assicurazione assistenza 214 s.
– star del credere 125
Assicurazione cauzionale v. Assicura-
Albo delle imprese di assicurazione 65,
zione fideiussoria
66

Albo delle società capogruppo italiane 61 Assicurazione corpi 249, 251 s.

Alienazione della cosa assicurata 169, Assicurazione danni alle persone 165,
203 s. 213 s. v. anche Assicurazioni infor-
– trasferimento della cosa mortis causa tuni e Assicurazioni malattie
203
Assicurazione del credito 239 ss.
Amministrazione straordinaria 111 ss. – antiselezione 211, 239
– della ultima società capogruppo ita- – perdita del credito 240
liana 119 s.
Assicurazione del credito all’esporta-
Antitrust v. Autorità garante della con- zione 242 s.
correnza e del mercato – SACE 31, 242 s.
294 Indice analitico

Assicurazione della responsabilità civi- – mista 277


le 217 ss. – per il caso di morte 276
– assicurazione obbligatoria per i vei- – a tempo determinato 276
coli a motore e natanti v. assicurazio- – a vita intera 276
ni obbligatorie – per il caso di sopravvivenza 276
– chiamata in garanzia dell’assicura-to- – con controassicurazione 277
re 218 – polizza liberata 281
– clausola bonus malus v. voce – polizza rivalutabile 279
– clausola claims made v. voce – premio 278
– clausola di gestione della lite v. voce – prestito su polizza 281
– liquidazione dell’indennità 218 ss. – prodotti di investimento assicurativi
– sinistro 218 283 ss.
– multiramo 286
Assicurazione di cure mediche 222 s. – revoca e recesso 280
– riduzione 281
Assicurazione di spese legali v. Assicu- – riscatto 281
razione tutela legale – polizza rivalutabile 279
– rischio di investimento 284
Assicurazione fideiussoria 241 – rischio di base 285
– rischio di controparte 285
Assicurazione frontaliera 227 – rischio di performance 285
– tavole di mortalità e sopravvivenza 275
Assicurazione in nome altrui 171 s.
Assicurazione tutela legale (o giudizia-
Assicurazione parziale v. Soprassicura-
ria) 223 s.
zione e sottoassicurazione
Assicurazione valore a nuovo 163, 196
Assicurazione per conto altrui 172 ss.
– per conto di chi spetta 172 s.
Assicurazioni aeronautiche 250 ss. (v.
Assicurazione plurima 163 anche Assicurazioni marittime)
– assicurazione contro gli infortuni dei
Assicurazione sanitaria v. Assicurazio- passeggeri 258 s.
ne di cure mediche – assicurazione contro gli infortuni del
personale navigante 258
Assicurazione sulla persona di un terzo – assicurazione dell’aeromobile 251 s.
176 – assicurazione delle merci 252
– assicurazione per danni a terzi sulla
Assicurazione sulla vita 275 ss. superficie 256 s.
– cambiamento di professione del-l’as- – assicurazione per danni da urto 257
sicurato 156, 280 – assicurazione per ricorso di terzi dan-
– clausola di incontestabilità 280 neggiati da urto 255
– connessa all’erogazione di mutui im- – durata 251
mobiliari e di credito al consumo 282 – liquidazione del sinistro 261 ss.
Indice analitico 295

– per abbandono 261 ss. – durata 250 s.


– delle merci 262 – liquidazione del sinistro 261 ss.
– del nolo da guadagnare 262 – per abbandono 261 ss.
– per avaria 261 – delle merci 262
– del nolo da guadagnare 262
Assicurazioni collettive 211 s. – per avaria 261
– nolo anticipato o dovuto 253
Assicurazioni contro i danni 207 ss. – nolo da guadagnare 253
– alle persone 213 s., 245 ss. – nolo sperato 253
– assicurazioni infortuni v. voce – Protection and Indennity Insurance
– assicurazioni malattie v. voce 255 s.
– Regole di York e Anversa 254
Assicurazioni del patrimonio 159 s., – rischio 259 s.
208 s. – putativo 259

Assicurazioni di cose 208 Assicurazioni obbligatorie 12 s., 212 s.


– assicurazione obbligatoria aeronautica
Assicurazioni globali 211 v. Assicurazioni aeronautiche
– assicurazione obbligatoria delle re-
Assicurazioni in abbonamento 209 ss. sponsabilità civile autoveicoli e natan-
– contratto generale 210 ti 225 ss.
– dichiarazione di alimento 210 – assicurazione frontaliera 227
– attestazione sullo stato del rischio
Assicurazioni infortuni 165, 214, 245 ss. 229
– sinistro 247 – azione diretta 233 ss.
– banca dati sinistri 233
Assicurazioni malattie 165, 214, 248 s. – Centro di informazione italiano 237
– permanent health insurance 213, 248 – certificato di assicurazione 226
– classe di merito 229
Assicurazioni marittime 250 ss. – clausola bonus-malus v. Bonus-malus
– alienazione delle merci 252 – danno biologico 231 s.
– assicurazione dei profitti sperati 252 s. – Fondo di garanzia per le vittime
– assicurazione della nave 251 s. della strada 31, 118, 235 ss.
– assicurazione delle merci 252 – franchigie 229
– assicurazione del nolo 253 – denuncia del sinistro 193
– assicurazione per contribuzione in – indennizzo (o risarcimento) diretto
avaria comune 254 s. 234 ss.
– assicurazione per le spese di assisten- – lesioni di lieve entità 232
za e salvataggio 255 – lesioni di non lieve entità 232
– assicurazione per ricorso di terzi dan- – mandatario per la liquidazione dei
neggiati da urto 255 sinistri 238
– certificato di sicurtà 250 – obblighi di trasparenza e informa-
– commissario d’avaria 260 tiva 227
296 Indice analitico

– Organismo di indennizzo italiano Banca d’Italia 63


238
– premio 229 s. Basi tecniche 72
– provvisionale 235
– rappresentante per la gestione dei Beneficiario dell’assicurazione 174 s.
sinistri 95 s., 301 – nell’assicurazione contro i danni 175
– recesso 230 – nell’assicurazione sulla vita 174 s.
– risarcimento del danno 230 ss.
– rivalsa 228, 231 Bilancio 83 ss.
– stanza di compensazione 234 – chiarezza e verità 84
– trasferimento (del veicolo o del na- – consolidato 86
tante) 229 s. – conto tecnico 86
– Ufficio centrale italiano 94, 227 – conto economico 86
– Ufficio nazionale di assicurazione – conto non tecnico 86
– IAS 84
227
– IFSR 84
– relazione semestrale 87
Assicurazioni sociali 11 s.
– relazione semestrale consolidata 87
– relazione sulla gestione 87
Assicurazioni trasporti 249 ss. – stato patrimoniale 85
– assicurazioni aeronautiche v. voce
– assicurazioni marittime v. voce Bisogno (concetto) 3
Associazioni agrarie di mutua assicura- Bonus-malus (clausola) 221, 229
zione 30
Broker v. Mediatore di assicurazione
Attività assicurativa (collegamento con
l’atto) 4 ss. Capitale minimo 67

Attività di direzione e coordinamento 37 Capitalizzazione (operazioni di) 286 ss.


– clausola di sorteggio 287
Attuario 33
Capogruppo 61 s.
Autorità garante della concorrenza e
del mercato 55, 63 Caricamenti 69

Autorizzazione (all’esercizio dell’at- Centro di informazione italiano 237


tività assicurativa) 65 ss.
– decadenza 91 s. Certificato di sicurtà 250
– per le imprese extracomunitarie 98 Claims made (clausola) 153, 220
– diniego 69
– estensione 68 Clausola “all risks” 260
– revoca 91 ss.
– per le imprese extracomunitarie 98 Clausola di gestione della lite 222
Indice analitico 297

Clausola di vincolo 175 – e contratto aleatorio 13 ss., 146


– causa v. Rischio
Clausole vessatorie 183 ss. – come contratto a prestazioni corri-
spettive 167 s.
Coagenzia 127 – come contratto bilaterale 167
– come contratto commutativo 169 s.
Coassicurazione 164 s. – come contratto consensuale 169
– comunitaria 164 – come contratto di durata 170
– come contratto non formale 177
Codice del Consumo 184 – come contratto sinallagmatico 169
– contabilizzazione 168, 195
Collegio di garanzia v. IVASS – po- – durata 185 s.
teri – formazione del 177 ss.
– nozione giuridica 143 ss.
Colpa 151, 182, 194 – necessità della attività di impresa
per l’assicuratore 146
Commissario per il compimento di sin- – teoria del bisogno eventuale 144
goli atti 110 s. – teoria indennitaria 144 s.
– nullità del 147
Commissario per la gestione provviso- – principio indennitario 145
ria 113 s. – principio previdenziale 145
– stipulato da soggetto non imprendi-
Concentrazione di aziende 99 s. tore assicurativo 6 ss., 146
– trasparenza (obblighi di) 177 ss.
Concorrenza 105
– accordi tra imprese di assicurazione Controlli interni 32 ss.
104 s.
Controlli sull’attività assicurativa (siste-
Condizioni generali di polizza v. Poliz- ma dei) 8 ss.
za
COVIP 63 s., 291
Conglomerato finanziario 43 ss.
– impresa regolamentata 44 Danno 160 s.
– avaria v. Assicurazioni marittime
Consap 31, 53, 119, 133, 236, 237 – come lesione dell’interesse 160
– danno biologico 231 s.
CONSOB 63 – nesso causale 152 s.
Contabilità 87 ss. Dichiarazioni inesatte e reticenze 181 ss.

Contraente 171 ss. Direzione unitaria 86

Contratto di assicurazione 143 ss. (v. Diritto delle assicurazioni (come ordi-
anche Assicurazione, Polizza) namento settoriale) 20 s.
298 Indice analitico

Distribuzione (del prodotto assicurati- – assoluta 198


vo) 121 ss. – semplice 198
– attività di distribuzione assicurativa e
riassicurativa 123 Funzione attuariale 33 s.
– accesso all’attività di intermedia-
zione 130 ss. Funzione di revisione interna 33
– conflitti di interesse 136 ss., 138
– dipendenti, collaboratori, produt- Fusione e scissione 103 ss.
tori 130 – di fondi interni 104
– regole di comportamento 134 ss. – di gestioni separate 104
– principio di adeguatezza 135 s.
– sanzioni disciplinari 134 Gestione dei rischi 32 ss., 34 s.
– collegio di garanzia 134
– canali distribuitivi attraverso tecni- GL 19
che di comunicazione a distanza 122,
139 Gruppo 35 ss.
– internet 122, 139
– reti di vendita multilevel marketing Home Country Control 89, 90
122 s.
Impresa (di assicurazione) 8 ss., 25 ss.
Dolo 151, 182, 194
Impresa di partecipazione finanziaria
EIOPA 11, 18, 32, 53 s., 92 mista 43

Esponenti aziendali 40 Impresa multiramo 46, 48

Finanza etica (prodotti di) 288 Impresa pubblica (di assicurazione) 30

Fondi pensione 289 ss. Impresa regolamentata v. conglomera-


– a contribuzione definita 290 to finanziario
– a prestazioni definite 290
– aperti 291 Impresa strumentale 42
– banca depositaria 290
– Commissione di vigilanza sui fondi INA 30 s.
pensione v. COVIP
– gestione assicurativa dei 291 s. Indennità 195 ss.
Fondi propri 35, 67, 81 s., 99, 101, 107, – debito di 199 ss.
109 – debito di valore 199 s., 201
– accessori 81 s. – debito di valuta 199 s.
– liquidazione 196 s.
Fonti (normative) 16 ss. – per abbandono 196
– per avaria 196
Franchigie 198 – massimale 160, 165, 200, 209, 211, 213
Indice analitico 299

Indennizzo v. Indennità Libera prestazione di servizi


– da parte di imprese comunitarie in Ita-
Index Linked v. Linked lia 95 s.
– Rappresentante per la gestione dei si-
Influenza dominante 36, 37 nistri 95
– da parte di imprese italiane all’estero
Insolvenza 115 s., 117, 121 90

Interesse 157 ss. Linked (Index e Unit) 16, 283 ss. v. an-
– come misura del valore della cosa as- che Prodotti di investimento assicura-
sicurata 160 ss. tivo
– come relazione di carattere econo-
mico 157 ss. Liquidazione coatta amministrativa
– concorrente e indiretto 158 115 ss.
– inesistenza 157 – accertamento del passivo 118
– lesione del v. Danno – concordato 119 s.
– nell’assicurazione danni alle persone – della controllante 121
165 – insolvenza 116, 117
– nell’assicurazione del patrimonio 159 s. – organi 116 s.
– nell’assicurazione sulla vita 158 s.
Liquidazione giudiziale (dell’assicu-
Interloking (procedimento) v. Organi rato) 204 ss.
sociali – concordato preventivo 205
– nell’assicurazione sulla vita 205 s.
Intermediari finanziari 124, 130 ss. – nell’assicurazione r.c. 205

Intermediazione assicurativa v. Distri- Liquidazione ordinaria o volontaria


buzione 114 s.

Internet v. Distribuzione Loss occurrence (clausola) 153, 220, 221

Massimale v. Indennità
Inversione del ciclo produttivo 70, 190
Mediatore di assicurazione 128 s.
– fondo di garanzia 134
ISVAP v. IVASS
ITS 18 Ministero dello Sviluppo Economico
(MiSE)10, 52 s.
IVASS 10 s., 54 ss., 65 ss., 85, 89 ss.,
92 s. Misure di risanamento 110 ss.
– funzioni 58 s.
– obblighi di informativa 60 s. Misure di salvaguardia 107 ss.
– poteri 59 ss. – applicate ad imprese estere 110
– vigilanza informativa, ispettiva, sulle – in caso di revoca parziale dell’auto-
operazioni infragruppo 62 rizzazione 109
300 Indice analitico

Modulo di proposta 179 – appendice 179


– certificato di assicurazione 179, 226
Mortalità del bestiame 194 – certificato di sicurtà 250
– condizioni generali 19, 179, 183 ss.
Nota informativa 183 – condizioni speciali 183
– modulo di 179
Obbligo di avviso 193 s., 260 – nota di copertura 185
– obblighi di trasparenza 177 ss.
Obbligo di salvataggio 194 s., 219,
221, 260 Portafoglio 99 ss.
– nell’assicurazione contro la respon- – portafoglio del lavoro diretto italiano
sabilità civile 195, 221 100
– portafoglio del lavoro indiretto ita-
Organi sociali liano 101
– divieto di assumere cariche in impre- – portafoglio estero 101
se concorrenti 40 – trasferimento 100 ss.

Organismo di indennizzo italiano 238 Poste Italiane s.p.a. 130

Partecipazione consistente 42 Premio 189 ss., 229 s.


– caricamenti 69, 190
Partecipazione qualificata 37, 39 – mancato pagamento 191 s.
– naturale 278
Partecipazioni sociali 41 ss. – premio di tariffa 69
– da parte di imprese di assicurazione – premio lordo 69
in altre imprese 41 ss. – premio netto 69, 190
– di controllo 42 s. – premio periodico 190, 191
– influenza dominante 36, 37 – rata di 191
– in imprese di assicurazione 36 ss. – termine di tolleranza 191
– operazioni infragruppo rilevanti 45 Prescrizione 206
Particolari mutue assicuratrici 29
Principio della persona prudente 79
Periti assicurativi 230
Principio indennitario v. Contratto di
Perizia contrattuale 197 assicurazione

Piani di finanziamento a breve termine Procacciatore d’affari 127


109
Prodotti del suolo 163
Piani di risanamento 108 s.
Polizza 177 ss. (v. anche Contratto di Prodotti di investimento assicurativo 16,
assicurazione) 286 s. v. anche Linked (Index e Unit)
– all’ordine e al portatore 186 ss., 204 – multiramo 286
Indice analitico 301

Prodotti e servizi etici 288 Requisito di solvibilità di gruppo 110

Produttori diretti 129 Requisito patrimoniale di solvibilità 43,


62, 80, 82 s., 83 s., 91, 99, 101, 107,
Profilo di rischio v. Controlli interni 108 s.
– violazione delle norme sul 82 s.
Programma di attività 67, 68, 90, 92,
94, 96, 98 Requisito patrimoniale minimo 67, 79,
– delle imprese extracomunitarie 98 82, 90, 93, 97, 98, 107, 108 s., 110
– modifiche del 68
Reticenze v. Dichiarazioni inesatte e
reticenze
Promotori finanziari v. Distribuzione
Riassicurazione 265 ss.
Protection and Indemnity Insurance v.
– facoltativa 266, 271
Assicurazioni marittime
– finite 267 s.
– impresa di riassicurazione 268 ss.
Protocollo di autonomia 39
– disciplina 268 ss.
– accesso all’attività 269 s.
Rami assicurativi 45 ss.
– esercizio dell’attività 270 s.
– estensione 67, 68, 71, 73
– per trattati 266, 272 s.
Relazione tecnica 68, 98
– Open cover 272
– proporzionale 272
Regime di stabilimento 90
– per eccedente 272
– da parte di imprese comunitarie in
– per quota parte 272
Italia 95
– non proporzionale 272
– da parte di imprese extracomunitarie
– per eccesso di sinistro 272
in Italia 97 s.
– per eccesso globale di sinistri
– da parte di imprese italiane all’estero
272
90 s., 92
– pieno 271
Registri e libri contabili 87 ss.
– retrocessione 266
Registro degli intermediari 132 ss. – trattato 179
– cancellazione dal 134
– requisiti per l’iscrizione 133 – uberrima bona fides 267

Relazione tecnica sulla tariffa 72 Rischio 3 ss., 149 ss., 276


– assicurabilità del 150
Rendita vitalizia (e contratto di assicu- – come elemento causale del contratto
razione) 7, 14 di assicurazione 149 s.
– diminuzione ed aggravamento 154 s.
Requisiti di onorabilità 39 s., 67 – nell’assicurazione sulla vita 150 s.
152, 155
Requisiti di onorabilità, professionalità – elementi del 150 ss.
e indipendenza 39 s., 67, 97, 112, 114 – evento dannoso 150 ss.
302 Indice analitico

– inesistenza 153 s. – riserve tecniche per le imprese di rias-


– neutralizzazione 15, 146 sicurazione 75, 79
– putativo 153, 259 s. – violazione delle norme sulle 83 s.,
– trasferimento in capo all’assicuratore 107 s.
14
Risparmio (e assicurazione) 14
Rischio di sottoscrizione 70, 82 n. 5
SACE v. Assicurazione del credito al-
Riserve tecniche 69 ss. l’esportazione
– attività a copertura delle 79 ss.
– delle imprese extracomunitarie 99 Sana e prudente gestione 33, 38, 39, 40,
– determinazione 72 s. 41, 51, 55, 64, 66, 69, 99, 104
– registro delle attività a copertura del-
le 80 Sanzioni v. IVASS – poteri
– riserva di perequazione per rischi di
calamità naturale 78 Scommessa (e contratto di assicurazio-
– riserva di senescenza 79 ne) 7
– riserva matematica 73
– riserva per danni derivanti dall’ener- Scoperto obbligatorio 198 s.
gia nucleare 79
– riserva per frazioni di premio 76 SIM 130
– riserva per la partecipazione agli utili
e ristorni 73, 79 Sinistro 152 s.
– riserva per le assicurazioni comple-
mentari 73 Sistema di controllo interno 33
– riserva per rischi in corso 77
– riserva per sinistri denunciati tardi- Sistema di gestione dei rischi 32 s.
vamente 78
– riserva per somme da pagare 73 Società cooperativa 28
– riserva per spese future 73
– riserva premi 76 Società di mutua assicurazione 28 ss.
– riserva sinistri 77
– riserve aggiuntive 74 s. Società di mutuo soccorso 29 s.
– riserva aggiuntiva per rischio de-
mografico 75 Società europea 30
– riserva aggiuntiva per rischio di in-
Società per azioni 27 s.
teresse garantito 74
– riserva aggiuntiva per sfasamento SOLVENCY II 18, 32
temporale 74
– riserve di perequazione 78 s. Soprassicurazione e sottoassicurazione
– riserve tecniche dei contratti unit e 162 ss.
index linked e dei contratti del ramo
IV 75 Sportass 31
Indice analitico 303

Statuto Trattato v. Riassicurazione


– modifiche dello 99
Ufficio centrale italiano 94
Stima 162

Stretti legami 67 Ultima società controllante italiana 35,


61, 62, 119 s.
Subagente 127
Unit Linked v. Linked
Suicidio dell’assicurato 151
Valore della cosa assicurata 160 ss.
Surrogazione dell’assicuratore (diritto – valore assicurabile 160
di) 200 ss. – valore assicurato 160
– valore finale 160
Svalutazione monetaria v. Indennità
– valore iniziale 161
– valore residuo 161
Tariffe 69 ss.
– valore risarcibile 161
Tasso massimo di interesse garantibile
(TMG) 72 Vigilanza macroprudenziale 51 s.

Tasso tecnico 72 Vigilanza microprudenziale 51 s., 57

Trasferimento di azienda 100 Vizio della cosa 152


304 Indice analitico
Indice analitico 305
306 Indice analitico
Indice analitico 307

Finito di stampare nel mese di febbraio 2019


nella Stampatre s.r.l. di Torino
Via Bologna, 220
308 Indice analitico

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