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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Assicurazioni: rivalsa, regresso e surroga

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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

INDICE

1. Premessa
2. Capitolo 1 – il contratto di assicurazione, brevi cenni generali;
3. Capitolo 2 –La Rivalsa
3.1.Premessa;
3.2.La rivalsa nelle assicurazioni;
3.3.La prescrizione del diritto alla rivalsa;
4. Capitolo 3:
4.1.La surroga ex art. 1916 c.c.;
4.2.Profili generali;
4.3.La prescrizione;
4.4.La surroga degli Enti Mutualistici;
4.5.La surroga dell’Inps;
4.6.L’azione surrogatoria dell’Inail;
4.7.L’azione di regresso dell’Inail;
5. Capitolo IV
5.1.Il regresso
5.2.La disciplina dell’art. 2055 nell’assicurazione obbligatoria;
6. Conclusioni

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Premessa

L’oggetto del presente studio nasce da una personale esigenza di chiarezza, di rivedere alcuni
istituti dopo tanti anni dagli studi giurisprudenziali presso l’università.
Tale bisogno sorge per il fatto che durante la mia attività lavorativa ho notato che tra colleghi, sia
della stessa compagnia che anche con quelle delle altre o con gli avvocati, usiamo sempre più in
maniera impropria alcuni termini ed istituti.
Ciò lo si evince da una fusione linguistica di termini che possiamo trovare sia nelle lettere che ci
inviamo che nelle conversazioni telefoniche che facciamo dove andiamo a mischiare, confondere
cose che forse diamo per acquisite, ma che forse dobbiamo rivedere.
Probabilmente l’abitudine parlare sempre in termini di responsabilità, ci fanno perdere di vista
termini come indennizzo, risarcimento, rivalsa, regresso e, surroga.
Molti ormai chiedono un risarcimento anche quando invece i tratta di un indennizzo, oppure nelle
richieste danni vengono richieste somma a titolo di rivalsa quando invece si tratta di una surroga
e così via.
Sicuramente ciò deriva dal fatto che la massa di lavoro e la sempre maggiore velocità richiesta,
oltre ad una minor cura dei dettagli, spingono chi opera all’interno di questo modo anche a
tralasciare i dettagli perché in fondo ciò che conta sono a volte solo lo smontamento dei sinistri, la
transazione delle controversie, le riserve di fine anno.
Se ciò è sicuramente giusto e lecito in termini macroeconomici ed in termini di gestione aziendale
dall’altra e un peccato perché andiamo sempre più a perdere conoscenze che con grande fatica
abbiamo acquisito.
Tale lavoro perciò vuole essere solo uno spunto di riflessione, una base da cui partire e, per chi
vuole o non condivide ciò che è stato scritto, da approfondire, confutare, rileggere con occhi
diversi.

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Capitolo I

Premessa

2.1 Il contratto di assicurazione, brevi cenni generali

L’evoluzione delle esigenze della società e le sempre più complesse strutture sociali ed
economiche che via via si sono sviluppate nel tempo, hanno reso necessaria la creazione di
strumenti flessibili e possibilmente rapidi da adeguare alle varie situazioni ed esigenze.
Nonostante ciò, a anche tra chi opera abitualmente nel diritto, ci stiamo sempre più abituando a
pensare e ragionare giuridicamente in maniera duale, in termini di responsabilità contrattuale ed
extracontrattuale e che ad un fatto debba necessariamente esserci sempre specularmente un
soggetto responsabile a cui domandare e richiedere le nostre pretese, dimenticandoci o
tralasciando i numerosi istituti che il nostro ordinamento ci offre.
La storia, le necessità quotidiane, hanno costretto la nostra società a creare altri strumenti più
complessi, forse più rapidi, più particolareggiati o veloci che potessero arrivare dove altri non
potevano.
Abbiamo creato così nel tempo, una moltitudine di contratti tipici in cui abbiamo cristallizzato
strutture e schemi in cui racchiudere e predisporre alcune delle fattispecie e situazioni quotidiane
più comuni.
A queste poi, abbiamo accostato altri contratti atipici, misti e ibridi che completassero quelle
situazioni che quegli stessi schemi non potevano soddisfare.
Il nostro ordinamento ha dovuto poi far fronte non solo agli eventi naturali od ai vari fatti umani
che ci circondano, ma anche all’imprevisto, all’imprevedibile, cioè al rischio, la possibilità quindi
che l'inadempimento o l’inesatta prestazione, non fosse imputabile alla responsabilità di una delle
parti o ad un comportamento negligente del debitore.
Bisognava perciò porci al riparo anche dall’evento futuro ed incerto che inficiava o rendeva
impossibile la esatta prestazione.
Nasceva così l’esigenza di creare qualcosa di specifico a copertura del rischio, dell’imprevisto,
dell’ignoto, e la risposta che il sistema di è dato è stata quella di ideare ed inserire nel nostro corpo
codicistico le figure dei contratti aleatori, di cui il più importante è sicuramente il contratto di
Assicurazione.
Il nostro codice lo definisce all’art. 1882 del c.c. in cui si stabilisce come “L'assicurazione è il
contratto col quale l'assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l'assicurato,
entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o
una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana”.
Come possiamo vedere il cuore del contratto e quindi i suoi elementi costitutivi essenziali, sono:
il sinistro, il rischio, ed il premio richiesto a copertura del rischio stesso.
Stando a quanto dottrina e giurisprudenza hanno costantemente asserito, il sinistro deve
intendersi come qualsiasi evento che non attenga alla vita dell’assicurato o di una terza persona,
espressamente indicata in polizza e che sia produttivo di una diminuzione o di un mancato
incremento del patrimonio dell’assicurato.
È evento attinente alla vita umana invece, il proseguire od il modo di essere dell’esistenza
biologica dell’assicurato o di una terza persona indicata nel contratto ovvero un qualsiasi altro
avvenimento dello svolgersi della vita di tali persone.
Avremo così che nella prima ipotesi il rapporto assicurativo ha scopo indennitario, nella seconda
ha scopo di risparmio e di capitalizzazione. Così’ facendo già il primo elemento ci permette così di

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distinguere due tipologie di contratti di assicurazione, due macro aree, quelli contro i danni e
quelli sulla vita.
L’altro elemento essenziale è il premio, ovvero quella somma di denaro che l’assicuratore richiede
ai fini della stipula del contratto. È pertanto il frutto di una stima che l’assicuratore compie sulla
base dei propri dati statistici, di esperienza e richiede al fine di fornire la copertura di quel
particolare rischio.
Ovviamente tale stima deve essere effettuata non solo sulla base dei propri dati, ma anche sulle
dichiarazioni che la controparte fornisce. È necessario perciò che tali dichiarazioni siano veritiere
ed esatte e non false o reticenti.
Il legislatore ha dovuto necessariamente proteggere l’assicuratore e la sua capacità di valutazione
del rischio, non tanto da qualunque inesattezza che l’assicurato possa anche involontariamente
fornire, ma solo da quelle che violino l’onere di collaborazione tra le parti.
Ecco che gli art. 1892 e 1893 del c.c. forniscono tutela al rapporto assicurativo dalle dichiarazioni
inesatte o reticenti fornite con o senza dolo o colpa grave.
Così a fronte delle dichiarazioni inesatte o reticenti dell’assicurato riguardo alle circostante relative
alla valutazione del rischio e fornite con lo scopo di trarre in inganno o deviare il giudizio
dell’Assicuratore, anche senza ricorrere a veri e propri artifici e raggiri, ovvero fornite a causa di
colpa di grave intensità, l’art. 1892 del cc. conferisce all’Assicuratore sia il rimedio
dell’impugnazione del contratto che quello di rifiutare pagamento dell’indennizzo eccependo la
causa di annullamento del contratto.
Ne consegue che, avverso le dichiarazioni non conformi, fornite però senza dolo, danno la
possibilità all’altra parte del contratto, l’Assicuratore , di richiedere l’annullamento del contratto;
mentre il rifiuto a ricevere il pagamento del premio si potrà esercitare solo in caso di dolo o colpa
grave.
Diventa così necessario procedere a filtrare, selezionare, interpretare e canalizzare le informazioni
che il potenziale assicurato fornisce in fase di stipula.
L’Assicuratore, e quindi le compagnie che operano sul mercato, hanno arginato tale problematica
utilizzando nella prassi commerciale durante la fase della vendita dei prodotti assicurativi, appositi
questionari contenenti domande ad hoc finalizzate ad ottenere tutte le informazioni utili al fine di
soppesare il potenziale rischio che si andrà ad assumere.
Così facendo si è in grado di capire le potenziali problematiche e la percentuale statistica per cui
quell’evento potrebbe concretizzarsi e si può così predisporre la somma ritenuta congrua al fine di
coprire il rischio e perfezionare il contratto.
Ma l’alea che contraddistingue questi contratti potrebbe rendere antieconomica l’assunzione di
rischi e far si che tali contratti non siano produttivi di un guadagno o che ne rendano risicati i
margini di profitto.
L’unico modo per arginare il rischio e massimizzare i profitti è quindi solo la strada di delimitazione
dell’operatività del contratto mediante l’inserimento di clausole pattizie che limitino l’indennizzo
od il possibile esborso.
A titolo esemplificativo, tra le numerose clausole esistenti, vi è la possibilità di inserire nella polizza
quelle che vengono definite le “clausole di regolazione del premio”, in virtù delle quali l’assicurato
è tenuto, oltre che al pagamento del premio minimo da versarsi in via provvisoria ed anticipata,
alla corresponsione di un maggior premio definitivo, alla scadenza di ogni periodo assicurativo, in
funzione dei elementi variabili da trasmettersi periodicamente all’assicuratore. Tale obbligo ha
natura autonoma e non accessoria al pagamento del premio, con la conseguenza che, nell’ipotesi
di mancata comunicazione degli elementi variabili, non potrà trovare applicazione l’art. 1901 c.c.
che prevede la sospensione dell’assicurazione.

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Del resto, la sospensione dell’efficacia del contratto di assicurazione è prevista dall’art. 1901 c.c.
qualora si verifichi la situazione del mancato pagamento integrale del premio. Nei contratti con
clausola di adeguamento del premio, invece, il cosiddetto anticipo del premio per il periodo
successivo è pagato prima che scada il termine per comunicare la variazione che sia intervenuta
riguardo i parametri convenzionalmente stabiliti ed è accettato dall’assicuratore come pagamento
integrale.
Le clausole limitative poste all’interno della polizza, il documento scritto a riprova del contratto
assicurativo, vanno intese come un corpo unico del contratto assicurativo e delimitano così il patto
che le parti si sono date.
Tali clausole, come abbiamo accennato sopra, devono però essere rispettose dei principi in tema
di clausole contrattuali e soggiaciono agli obblighi di cui all’art. 1341 e l’art. 33 Cod. Consumo in
tema di vessatorietà ed ai canoni di interpretazione del contratto di cui all’art. 1370 c.c. .
Ecco che, come ha già ampiamente sottolineato dalla giurisprudenza di legittimità sull’argomento,
Il criterio d’interpretazione dei contratti stabiliti dall’art. 1370 cod. civ., secondo il quale le clausole
inserite nelle condizioni generali di contratto o in moduli o formulari predisposti da uno dei
contraenti si interpretano, nel dubbio, a favore dell’altro, è legittimamente applicato quando in un
contratto di assicurazione le condizioni generali e particolari della polizza, per il loro numero e per
la varietà del loro contenuto implicante un non agevole coordinamento fra le une e le altre,
possono in buona fede essere intese dall’assicurato nel significato a lui più favorevole1.
Tale contratto assieme a tutte le sue eventuali limitazioni pattizie, viene provato dalla polizza, che
è l’atto in forma scritta( forma ad probationem), che viene rilasciato all’assicurato.
Ed è quindi la polizza che costituisce il documento probatorio tipico, anche se non esclusivo a
riprova del contratto stipulato; mentre il certificato di assicurazione attesta unicamente l’esistenza
del contratto nei confronti del terzo danneggiato.
Come più volte sottolineato dalla giurisprudenza, non è un titolo di credito, ma un documento di
legittimazione a riprova della stipula del contratto.
Contratto che può essere stipulato direttamente dall’assicurato, o in favore dei terzi e può essere
oggetto di trasferimento.
Il trasferimento della polizza a sua volta può avvenire indipendentemente dalla notifica del
trasferimento ex art. 1264 cc, all’assicuratore , anche se il richiedente l’identità di assicurazione
deve fornire la dimostrazione della qualità di cessionario della polizza e conseguentemente anche
l’assicuratore che agisce nei confronti del danneggiante in surrogazione, deve fornire la
dimostrazione di aver pagato l’indennità a colui che si presentava come legittimo possessore della
polizza2 .

1 Cass. Civ sentenza 10-6-82, n. 3510, rv. 421488.


2 Cass. Civ. sentenza 19/04/1994, n. 3728.
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Capitolo II

Rivalsa - Surroga - Regresso

3.1 Premessa

Nelle pagine precedenti abbiamo visto in maniera rapida e sintetica le caratteristiche essenziali del
contratto di assicurazione e di come questo strumento, nato da secoli di evoluzione giuridico e
normativa, sia stato concepito al fine di tutelare una parte da un evento, un sinistro, che possa
incidere in qualche modo sul suo patrimonio e derivare da un fatto imprevedibile e non voluto.
È vero però che tale scudo virtuale, creato dal mondo giuridico, non serve solo a proteggere gli
interessi di una parte o di un fronte solo, ma pone su entrambe le parti coinvolte nel contratto
degli oneri e delle prestazioni.
Dobbiamo ricordarci infatti che lo schema ideato dal legislatore, non consiste solo nel semplice
schema pagare un premio, fornire copertura al rischio, emettere una polizza, verificarsi del
sinistro, corrispondere un indennizzo o un risarcimento, ma vi è anche altro.
Abbiamo visto infatti che nelle assicurazioni contro i danni, a seguito del sinistro sorge l’obbligo da
parte dell’assicuratore di corrispondere un indennizzo verso l’assicurato o di tenere indenne lo
stesso dalle richieste risarcitorie avanzate da un terzo per un fatto per cui l’assicurato debba
essere ritenuto civilmente responsabile.
Ma il pagamento del quantum dovuto non corrisponde sempre alla chiusura di un iter nato con il
sinistro, ma fa sorgere dei diritti e delle azioni in capo all’Assicuratore che può esercitare nei modi
stabiliti dal contratto o dalla legge.
Ecco che dal pagamento sorgono 3 azioni: L’azione di Rivalsa, l’azione di regresso e l’azione di
surroga.
Tali azioni nettamente distinte tra di loro, conferiscono dei diritti in capo all’assicuratore ben
diversi e ben disciplinati dal nostro ordinamento.
Tuttavia oggi stiamo assistendo ad una sempre maggiore fusione sia linguistica che giuridica di tali
termini che vengono usati come molto spesso sia tra gli operatori del diritto, e non solo, come
sinonimi o come ad indicare la stessa cosa.
ad indicare la stessa cosa Eppure tali termini non indicano la stessa cosa, ma diritti diversi che
vanno a tutelare l’esborso economico sostenuto dall’Assicuratore e quindi dalle Compagnie
Assicurative oggi operanti nel mercato a seguito del sinistro per cui loro stesse hanno dato
copertura con le polizze.
Il sinistro tuttavia, come ben sappiamo, non è detto che sia imputabile ad un fatto naturale
imprevedibile verso cui l’uomo nulla poteva fare od opporre, come ci insegnano i classici esempi di
scuola quali il terremoto od un meteorite, od una tempesta; anzi molto spesso deriva da un fatto
naturale od umano imputabile all’assicurato stesso o alla responsabilità di terzi nei suoi confronti.
Ecco che l’ulteriore evoluzione dell’istituto nato a coprire rischi, ha ideato e dato la possibilità
all’Assicuratore degli strumenti ad hoc che armonizzandosi e completandosi con gli altri previsti
quali la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, la successione del credito e la
responsabilità solidale, fossero volti a far si che non sempre quanto corrisposto ricada sulle spalle
di un unico soggetto, ma anche quelle degli altri colpevoli responsabili dell’evento dannoso.
Veniamo allora all’analisi di tali figure.

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3.2 La Rivalsa nelle assicurazioni

Nel diritto delle assicurazioni si intende per rivalsa il diritto in capo all’Assicuratore, di rivalersi sul
proprio assicurato per le somme liquidate a favore di terzi in conseguenza di un evento dannoso.
Pertanto come possiamo ben vedere quindi perché operi la rivalsa sono necessari tre requisiti:

A. un pagamento a favore di terzi da parte dell’assicuratore;


B. un obbligo contrattuale o di legge per cui l’assicuratore debba corrispondere un
indennizzo o tenere indenne l’assicurato da pretese di terzi;
C. un evento dannoso che cagioni un sinistro rientrante all’interno della copertura
assicurativa prevista nel contratto e quindi nella polizza.

Verificatisi questi tre requisiti, ciò che nasce è il diritto in capo all’assicuratore che adempie alla
sua obbligazione di poter andare a richiedere al proprio assicurato per riscuotere, nei limiti della
misura che avrebbe avuto contrattualmente diritto di rifiutare o ridurre la propria prestazione,
quelle somme che sia stato costretto a versare per tenerlo indenne dalle pretese di terzi in
conseguenza di un fatto dannoso.
Non dimentichiamoci infatti, che la polizza conferisce la copertura solo del rischio
contrattualmente determinato e quindi solo per quei possibili fatti o azoni previsti, quali ad
esempio la circolazione dei veicoli e dei natanti, rientranti nella polizza.
Varie perciò sono le ipotesi di rivalsa che si possono incontrare possono essere o legali, stabilite
cioè dall’ordinamento come ad esempio quella dell’art. 144 d.lgs. 209/2005 (detto codice delle
assicurazioni), o contrattualmente stabilite con clausole pattizie inserite nel contratto stesso.
L’art. Art. 144 (Azione diretta del danneggiato) di tale decreto legislativo sopra citato, prevede
infatti come:
“1. Il danneggiato per sinistro causato dalla circolazione di un veicolo o di un natante, per i quali vi
è obbligo di assicurazione, ha azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti dell’impresa
di assicurazione del responsabile civile, entro i limiti delle somme per le quali è stata stipulata
l'assicurazione. 2. Per l'intero massimale di polizza l’impresa di assicurazione non può opporre al
danneggiato eccezioni derivanti dal contratto, né clausole che prevedano l'eventuale contributo
dell'assicurato al risarcimento del danno. L'impresa di assicurazione ha tuttavia diritto di rivalsa
verso l'assicurato nella misura in cui avrebbe avuto contrattualmente diritto di rifiutare o ridurre la
propria prestazione.3. Nel giudizio promosso contro l'impresa di assicurazione è chiamato anche il
responsabile del danno.4. L'azione diretta che spetta al danneggiato nei confronti dell'impresa di
assicurazione è soggetta al termine di prescrizione cui sarebbe soggetta l'azione verso il
responsabile.”
Ne consegue che da tale dato normativo, riferito in questo caso alle ipotesi di circolazione
obbligatoria dei veicoli e dei natanti e volto a disciplinare i fatti nascenti dalla circolazione di tali
veicoli, si evince come il legislatore si sia preoccupato principalmente che il danneggiato veda
soddisfatto il suo diritto risarcitorio e non subisca pregiudizio, mentre conferisce all’assicurazione
l’obbligo di tenere indenne il suo assicurato da pretese di terzi senza opporre eccezioni che si
fondino sul contratto stesso, salvo conferirgli poi la facoltà di ripetere dall’assicurato stesso
quanto poteva ridurre o rifiutare la propria prestazione in relazione ai limiti previsti nel contratto.
Molte sono le ipotesi di assicurazioni obbligatorie previste nel nostro ordinamento, anche se la più
famosa e conosciuta è sicuramente quella della circolazione dei veicoli.
È ovvio perciò che per poter esercitare la rivalsa sia nelle ipotesi legalmente previste come quella
dell’art. 144 , che in quelle previste nel contratto, è necessario in primis che la compagnia si trovi
di fronte ad un fatto sinistroso per cui ne debba rispondere per legge o per contratto nei limiti del
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massimale convenuto, che vi sia un contratto in vigore e valido, che sia stata data copertura
assicurativa, e che il sinistro sia risarcibile.
Lampante è come il legislatore abbia pensato la struttura dello strumento rivalsa per cercare di
armonizzare tutti gli interessi coinvolti nel sinistro.
Il Legislatore ha pensato così al terzo incolpevole che non deve subire pregiudizio vedendosi
negato il risarcimento al danno subito a causa di clausole pattizie limitative della responsabilità o
da eccezioni contrattualmente stabilite.
Il terzo incolpevole perciò non deve essere pregiudicato dal rapporto contrattuale interno che
vincola soltanto assicurato e assicuratore in virtù del contratto assicurativo stipulato.
Si può così immaginare come varie e molteplici siano le clausole che possono essere inserite nei
contratti assicurativi con la funzione di restringere e delimitare il rischio, al fine di tarare il premio
necessario per fornire copertura.
La prassi commerciale ha creato così una serie di casi tipici, soprattutto nel campo della rca
obbligatoria, che oramai sono stati riassunti e cristallizzati in tabelle e schemi ed inseriti nei
contratti predisposti che le compagnie sottopongono ai loro assicurati al momento della stipula e
della sottoscrizione.
Proprio perché più comuni, andiamo a vedere ad esempio uno schema tipico di rivalsa
contrattuale inserita nelle CGA (condizioni generali di assicurazione) di polizza e le esclusioni e le
limitazioni predisposte da uno stralcio di un contratto per la circolazione dei veicoli e ne si riporta
gli articoli interessati:
“art. 17 -esclusioni e rivalsa
L’assicurazione non è operante:
1) a parziale deroga dell’art. 26.2, nel caso di guida senza patente (salvo il caso di guida con
patente scaduta, ma a condizione che sussistano, al momento del sinistro, i requisiti per il rinnovo)
o con patente sospesa, ritirata o revocata quale sanzione amministrativa accessoria ad infrazioni
del Codice della Strada;
2) nel caso di autoveicolo adibito a scuola guida, durante la guida dell’allievo, se al suo fianco non
vi è persona abilitata a svolgere le funzioni di istruttore, ai sensi della legge vigente;
3) nel caso di veicolo con targa “prova”, se la circolazione avviene senza l’osservanza delle
disposizioni vigenti che disciplinano l’utilizzo della targa “prova”;
4) nel caso di veicolo dato a noleggio con conducente, se il noleggio è effettuato senza la prescritta
licenza o il veicolo non è guidato dal proprietario o da suo dipendente, collaboratore in possesso di
regolare abilitazione alla guida;
5) durante la partecipazione del veicolo a gare e competizioni sportive, alle relative prove ufficiali
nonché alle verifiche preliminari e finali previste nel regolamento di gara;
6) per i danni alla pavimentazione stradale da macchine su cingoli o su ruote non gommate,
nonché da veicoli adibiti al trasporto di marmi in blocco.
Nei predetti casi ed in tutti gli altri in cui siano applicabili gli artt.143 e/o 144 comma 2 del C.A, la
Società eserciterà diritto di rivalsa per le somme che abbia dovuto pagare al terzo in conseguenza
dell’inopponibilità di eccezioni previste dalla citata norma.

26.2 Rivalsa per danni a terzi -trasportati compresi -e per guida senza abilitazione veicoli a motore
in genere
La Società non effettua la rivalsa -che le compete ai sensi dell’art. 144 del C.A. -nei confronti di
tutti i soggetti, conducente compreso:
• nel caso di danno subito da terzi -trasportati compresi -se la circolazione non avviene in
conformità alle indicazioni della carta di circolazione o alle disposizioni vigenti, salvo quanto

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contemplato nel punto 1) dell’art 17 “Esclusioni” (guida senza patente, o con patente sospesa
ritirata o revocata per infrazioni al Codice della Strada), caso in cui la Società effettuerà rivalsa;
• nel caso di veicolo guidato da persona diversa dal Contraente, dal proprietario,
dall’usufruttuario, dall’acquirente con patto di riservato dominio o locatario in leasing, ma con il
consenso di questi, se il conducente non è abilitato alla guida a norma delle disposizioni vigenti, e
chi ha dato il consenso non ne fosse a conoscenza.

Si vede molto bene come i contratti delimitino quanto stabilito in tema di copertura grazie
all’inserimento di queste clausole di rivalsa, con la possibilità tuttavia di derogarle ulteriormente,
come abbiamo visto sopra, da clausole pattizie.
Sono molti i casi di rivalsa, anche se quelle più comuni ovviamente, da quelle che escludono la
guida in stato di ebbrezza al divieto di circolazione in violazione o difformità delle caratteristiche
indicate nella carta di circolazione per via della non corretta omologazione del mezzo e questo
perché si vuole impedire di assicurare fornendo copertura per un veicolo con caratteristiche
diverse, e quindi un rischio diverso, da quelle dichiarato in fase di assunzione.
Si evince quindi che nelle assicurazioni contro i danni, in mancanza di specifiche limitazioni, viene
fornita una copertura globale, salvo ovviamente il caso di dolo.
Ne consegue che, qualora l’evento dannoso sia riconducibile alla circolazione stradale, il sinistro
sarà oggetto di copertura indipendentemente dalla possibile distinzione tra i rischi addebitabili alla
condotta del conducente e rischi dipendenti da particolari condizioni di inefficienza o usura del
veicolo e senza possibilità di limitazione ai soli sinistri che presentano il carattere della normalità.
La Giurisprudenza ha poi analizzato nel tempo l’istituto e si è ampiamente soffermata su tali
casistiche perché sono e continuano ad essere fonte di notevole conflittualità.
A tal riguardo infatti è utile soffermarsi e riscontrare che sia in ambito di circolazione stradale che
di polizze a copertura della responsabilità civile dell’assicurato, la suprema Corte, già in
precedenza all’entrata in vigore del Codice delle Assicurazioni, aveva però già evidenziato come il
divieto da parte dell’assicuratore della responsabilità civile di opporre al danneggiato che agisce
nei suoi confronti eccezioni derivanti dal contratto, non possa essere esteso alle eccezioni di
inesistenza o di nullità del contratto (quali ad esempio quella di nullità o per mancanza o
inesistenza del rischio che vizia la polizza stipulata per un periodo antecedente alla data della sua
sottoscrizione e dopo che il danno si è verificato3 .
Ancora, un orientamento consolidato, ha stabilito poi che nel caso in cui il veicolo assicurato sia
condotto da persona non munita della prescritta patente di guida o della relativa abilitazione,
l’Assicuratore, che deve risarcire il danneggiato, ha diritto di rivalsa nei confronti dell’assicurato,
sempre ovviamente nella misura in cui avrebbe avuto diritto di rifiutare o ridurre la prestazione,
senza rilevanza alcuna dell’affidamento del veicolo a certe condizioni ovvero al mancato rispetto di
esse da parte dell’affidatario. Sarà opponibile tuttavia l’eccezione del diniego di responsabilità di
cui all’art. 2054, III comma, per cui il mezzo circolava contro la volontà del proprietario e per fatto
a lui estraneo. 4.
L’azione di rivalsa poi può essere esperita verso chiunque e quindi verso anche persone diverse
dall’assicurato oppure no?
A questo interrogativo la giurisprudenza ha maturato, dopo una serie di pronunce discordanti, un
orientamento, oramai consolidato, che ha stabilito come non fosse esercitabile solo verso il
contraente della polizza o del proprietario ad esempio del veicolo in ambito di circolazione

3 si veda Cass. Civile sentenza 17/10/1994 n. 84460.


4 Cass. Civile sentenza dd. 6/05/1977 n. 4363 e sentenza dd.31/02/060n. 2130.
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stradale, ma anche verso qualsiasi terzo che, risultando titolare dell’interesse assicurato, sia il
beneficiario dell’assicurazione.
Inoltre nel campo della circolazione dei veicoli, anche se oramai il concetto di circolazione si sta
progressivamente sempre di più estendendo e diventando più ampio, dobbiamo sempre tenere
conto che il sinistro è risarcibile in tale ambito solo se il sinistro avviene in tale fase e cioè se sia
riconducibile ad una responsabilità derivante dalla circolazione stessa.
Non si potrà pertanto pretendere un risarcimento all’assicuratore del responsabile civile per la
circolazione del mezzo se esse non rientra in questa ipotesi o non vi siano delle clausole a
copertura della responsabilità fuori da tale campo ed inserite nel contratto.
Ad esempio sarà risarcibile l’evento lesivo derivante dal sinistro avvenuto su strada od in aeree ad
essa equiparata derivante dalla circolazione o per difetto di manutenzione del mezzo ex art. 2054,
IV comma, ma non sarà risarcibile su tale polizza lo scarico di merci, salvo che non sia previsto nel
contratto.
Sempre in tema di circolazione, ne consegue che affinché si possa esercitare l’azionabilità della
pretesa direttamente nei confronti dell’Assicuratore del responsabile civile occorre far riferimento
non al luogo dove si è verificato il danno, ma al luogo ove è avvenuta la circolazione del veicolo
che ha provocato il sinistro.
E ancora, non può considerarsi circolazione sicuramente l’incendio propagatosi dal veicolo
Assicurato, ma le compagnie aggiungendo apposite garanzie, vedi il “ricorso terzi da incendio”
forniscono copertura a quei danni involontariamente cagionati a terzi derivanti da incendio
esplosione e scoppio ove tali danni non costituiscano un sinistro da circolazione di cui al Codice
delle Assicurazioni. Di solito poi sono esclusi i danni alle cose in uso, custodia o possesso
dell’Assicurato e delle persone indicate dall’art. 129 C.A. e quindi art. 2054 cc e le cose che si
trovino sul veicolo assicurato.
Oltre a quanto sopra detto l’azione di rivalsa è riconosciuta dall’ordinamento all’assicuratore
esclusivamente verso il conducente del veicolo ogniqualvolta in cui la circolazione sia avvenuta
contro la volontà del proprietario, ed esclusivamente contro il proprietario qualora la circolazione
non sia avvenuta contro la sua volontà e non anche verso il conducente a ameno che non vi sia
stata inserita nella polizza una clausola aggiuntiva che estenda anche al contraente non
proprietario il diritto di rivalsa dell’assicuratore 5.
Alla luce di quanto sopra detto invece nel caso di guida da parte del minore (privo di patente)
l’assicuratore che abbia ristorato il danno da questi cagionato, ha diritto ad esercitare la rivalsa nei
confronti del genitore del minore (privo di patente, con il quale sia stato stipulato il contratto.
Al contrario qualora il contratto sia stato stipulato a favore del minore e questo abbia cagionato
un danno mentre era privo di patente o non abilitato, l’assicurazione non eserciterà l’azione di
rivalsa ex art. 144 D.lgs. 209/2005, ma potrà farlo verso i genitori anche ai sensi dell’art. 2048 cc.
surrogandosi nei loro confronti ex art. 1203 e 1916 cc. .
Quanto sopra vale non solo nelle ipotesi di guida senza patente, ma cosa avviene per le ipotesi di
guida in cui il contraente non sia abilitato alla guida?
Tale clausola implica la non operatività della garanzia qualora l’evento sinistroso sia avvenuto
mentre non sia stato concluso l’intero procedimento per il rilascio della patente che di norma si
conclude con il rilascio e non con il superamento dell’esame teorico pratico; pertanto, se il
conducente del veicolo, pur avendo superato l’esame, ma non ha ancora ottenuto il rilascio della
patente, l’assicuratore che ha risarcito il terzo danneggiato potrà esercitare la rivalsa per quanto
corrisposto.

5 Cassazione Civile Sez. II 14/12/01 n. 15848.


11
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Spesso nella prassi commerciale la rivalsa inerente ai casi di guida, viene limitata inserendo una
apposita clausola con cui si prevede il non esercizio da parte dell’assicuratore della rivalsa in caso
di guida senza patente o con patente scaduta, ma salvo che sussistano i requisiti per il rinnovo.
La rivalsa dell’assicurazione opera quindi non solo nel caso di guida senza patente o con patente
scaduta, ma anche con patente ritirata o sospesa o revocata quale sanzione amministrativa
accessoria da infrazioni del codice della strada. Il motivo di tale esclusione risulta ovvio in quanto il
conducente del mezzo, privo dei requisiti necessari alla guida di alcun veicolo, non potrebbe pori
alla guida e quindi non si può permettere che questo avvenga.
L’ordinamento non vuole che al terzo si arrechi pregiudizio, ma non impedisce sicuramente
all’assicuratore di agire verso il suo assicurato responsabile ed in mala fede.
Alle stesse regolare soggiace anche chi si pone alla guida con patente estera non convertita ;
infatti la compagnia potrà esercitare il suo diritto di rivalsa anche se la patente sia stata rinnovata
e poi convertita successivamente al momento del sinistro.
La rivalsa sarà inoltre ammessa quando l’assicuratore abbia risarcito i danni prodotti dal veicolo
circolante all’estero, ma fornito di Carta Verde; l’assicurato infatti qualora voglia circolare fuori dal
paese di immatricolazione deve essere munito di “Carta Verde” e qualora ne sia privo deve, prima
di recarsi all’estero, contattare la propria compagnia ed eventualmente provvedere
all’integrazione del premio ed ottenere così la nuova copertura.
Infatti ricordiamo inoltre che tra i vari limiti ed esclusioni, non dobbiamo dimenticare il limite
territoriale, infatti la copertura assicurativa prestata è limitata allo spazio pattiziamente stabilito.
Nelle polizze italiane di solito, l’assicurazione vale solo per il territorio della Repubblica Italiana e
della Unione Europea.
Tuttavia qualora il contratto in relazione al quale è stata rilasciata la Carta Verde cessi di avere
validità o sia sospeso nel corso di tale periodo di assicurazione e comunque prima della scadenza
indicata nella Carta Verde, il contraente è obbligato a farne immediata restituzione alla compagnia
presso cui ha stipulato il contratto.
Se tale obbligo non è rispettato e la compagnia ha provveduto a risarcire i terzi per i danni
cagionati per fatti nella vigenza del contratto potrà ovviamente operare la rivalsa o se i fatti sono
avvenuti dopo la scadenza del contratto respingere le richieste del danneggiato.

3.3La prescrizione del diritto alla rivalsa.

Il diritto all’azione di rivalsa, come tutti i diritti e tutte le azioni è soggetto al termine prescrizionale
ed alla decadenza. L’assicuratore che ha pagato il quanto dovuto al terzo danneggiato quando
agisce con l’azione di rivalsa, fa valere un diritto proprio, e non un diritto altrui in via di
surrogazione, che trova fondamento nel contratto assicurativo stipulato tra le parti e cioè quel
diritto, che come abbiamo detto, di rifiutare o ridurre la prestazione dovuta e che per legge non
possono essere opposte al danneggiato.
Ne consegue che a tale diritto troverà applicazione il termine biennale (prima era annuale) come
previsto dall’art. 2952 cc. . Tale articolo al secondo comma prevede infatti che “Gli altri diritti
derivanti dal contratto di assicurazione e dal contratto di riassicurazione si prescrivono in due anni
dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui il diritto si fonda, ad esclusione del contratto di
assicurazione sulla vita i cui diritti si prescrivono in dieci anni. Il presente comma, prima sostituito
dall'art. 3, L. 28.08.2008, n. 134, come modificato dall'allegato alla L. 27.10.2008, n. 166, con
decorrenza dal 28.10.2008, è stato poi così sostituito dall'art. 22, comma 14, D.L. 18.10.2012, n.
179 così come modificato dall'allegato alla legge di conversione L. 17.12.2012, G.U. 18.12.2012, n.
294 , S.O. n.208, con decorrenza dal 19.12.2012. Il testo precedente prevedeva che: “Gli altri diritti

12
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

derivanti dal contratto di assicurazione si prescrivono in un anno e quelli derivanti dal contratto di
riassicurazione in due anni dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui il diritto si fonda».
La prescrizione biennale (prima annuale) ai sensi dell’art. 2952, II comma codice civile, del diritto di
rivalsa dell’assicuratore nei confronti dell’assicurato, nel caso in cui per contratto non operi la
garanzia assicurativa, decorrere da quando tale diritto può essere fatto valere, è perciò, nel caso di
pluralità di pagamenti parziali, in tempi diversi, , il predetto termine inizia a decorrere dalla data di
corresponsione di ciascuno di essi, e non invece dall’ultimo pagamento “pur se con questo si
realizza il globale depauperamento dell’assicuratore”6.
La prescrizione biennale dei diritti derivanti dal contratto si assicurazione prevista dall’art. 2952, II
comma, trova applicazione pertanto non solo per i diritti fondati su una clausola contrattuale, ma
anche per quelli fatti valere in virtù di una norma di legge che regola il rapporto contrattuale
stesso.
Quindi il predetto termine prescrizionale vale anche per quanto attiene non solo ai casi di rivalsa
attinenti alla circolazione obbligatoria dei veicoli, ma anche a tutte quelle ipotesi di responsabilità
civile per cui esista un contratto a copertura.
Pertanto, riassumendo quanto finora visto, il termine prescrizionale sarà quello biennale ex art.
2952 cc. e decorre dal momento in cui l’assicuratore abbia provveduto al pagamento della somma
senza cumularsi nel caso di più pagamenti, dove il termine decorrerà dal momento di ognuno di
essi.

6 Cass. Civile sentenza dd. 16/05/1997 n. 4363 e Cass. Civile 6579 17/05/2001.

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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Capitolo IV

4.1 La surroga ex art. 1916 codice civile.

Come abbiamo potuto vedere dal nostro breve e rapido excursus , le varie ipotesi di rivalsa presso
l’assicurato e le esclusioni presenti pattiziamente nel contratto, non sono assolutamente cosa di
poco conto e vanno ad influire in maniera significativa nella vista di tutti i contraenti /consumatori.
Ricordiamo infatti quanto abbiamo detti nelle pagine precedenti in tema di rischio e cioè che esso
è il cuore del contratto assicurativo e permette all’Assicuratore di tarare il premio per assumere il
rischio e mettere in copertura la polizza; ne consegue che minore è il rischio e minore è il premio
richiesto.
La concorrenza del mercato assicurativo assieme alla crisi economica di questo periodo, o la
semplice volontà di inserirsi in un mercato spingono le varie compagne assicurative anche a
“giocare al ribasso” richiedendo premi sempre più bassi per potersi conquistare quote sempre
crescenti di mercato.
Ne consegue che il rischio deve essere il più delimitato e minore possibile; ma l’unico strumento
per arginarlo senza limitare la copertura è la rivalsa e le sue esclusioni inserite pattizziamente.
Ad esempio la normativa in ambito di circolazione stradale come noto, è nata allo scopo di
impedire che i terzi vengano pregiudicati nei loro diritti dall’incapienza finanziaria dei danneggianti
o dalla scopertura delle polizza assicurative, ma non può operare senza limiti.
Infatti, Il fatto che il terzo non debba subire pregiudizio da fatti per cui sia prevista una ipotesi di
assicurazione obbligatoria, rimane pertanto un fortissimo strumento di pacificazione sociale che
anzi, data l’evoluzione dei tempi e della complessità dei rapporti all’interno della nostra società,
andrebbe estesa forse ad altre ipotesi; si pensi ad esempio come sarebbe stato senza
l’inserimento di tale intervento normativo, a quanti sinistri, a quanti eventi dannosi non
sarebbero stati risarciti e rimasti privi di tutela.
Ma se questa è la base di partenza del nostro ragionamento, notiamo come il legislatore del
nostro Codice Civile, si era già reso conto che al contratto di assicurazione doveva essere fornito
un ulteriore strumento, un anello di congiunzione, un istituto, un contratto tipico con il resto
dell’impianto normativo, un’ama che al tempo stesso fosse specifico e peculiare e mirato alle sue
esigenze
Venne così ideato uno strumento ad hoc, ed è quello previsto dall’art. 1916 c.c. ed è il cosiddetto
“diritto di surrogazione dell’assicuratore” specificamente normato che recita: “L'assicuratore che
ha pagato l'indennità è surrogato, fino alla concorrenza dell'ammontare di essa, nei diritti
dell'assicurato verso i terzi responsabili. Salvo il caso di dolo, la surrogazione non ha luogo se il
danno è causato dai figli, dagli affiliati, dagli ascendenti, da altri parenti o da affini dell'assicurato
stabilmente con lui conviventi o da domestici. L'assicurato è responsabile verso l'assicuratore del
pregiudizio arrecato al diritto di surrogazione. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche
alle assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro e contro le disgrazie accidentali “.

4.2 Profili generali.

La parte fondamentale di questo strumento si trova al primo comma e permette quindi


all’assicuratore che abbia pagato l’indennità, di surrogarsi, fino alla concorrenza di quanto
indennizzato, nei diritti dell’assicurato verso i terzi civilmente responsabili del danno stesso.
Si effettua così una vera e propria, come ha giustamente e più volte rimarcato la giurisprudenza
con una serie di pronunce uniformi, una forma di successione a titolo particolare nel diritto.

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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Così facendo ne consegue che l’assicuratore subentra automaticamente acquistando il diritto


stesso , nel medesimo stato in cui esso si trovava al momento della surrogazione , con lo stesso
contenuto e gli stessi limiti, come se cioè ad agire verso il terzo responsabile fosse lo stesso
assicurato.
Ecco che non solo il titolo della surrogazione, cioè il pagamento della indennità, ma anche i fatti
costitutivi del diritto fatto valere in surrogazione, soggiacendo quindi allo stesso onere che
avrebbe fatto carico all’originario titolare del diritto.
Sarà pertanto necessario fornire quindi anche gli elementi comprovanti la responsabilità, quali ad
esempio verbali delle autorità intervenute sul luogo del sinistro, oppure la perizia di parte
effettuata dalla compagnia a visura del danno, dalla quale è emerso come la causa dell’indennizzo
sia riconducibile a fatti imputabili a terzi quali il difetto di manutenzione di un impianto da parte di
colui che è obbligato al mantenimento del corretto funzionamento; od una inesatta revisione del
mezzo, od un cattivo collaudo di un impianto ecc.. .
Infatti, ai fini della surrogazione dell’assicuratore verso i terzi responsabili, il titolo non deve
derivare necessariamente da un fatto illecito, potendo essere rinvenuto anche in contratto od in
un’altra causa, ma deve pur sempre trattarsi di una responsabilità che si colleghi all’evento
oggetto dell’assicurazione che ha dato origine al sinistro, nel senso che la causazione d’esso o del
suo accadimento, sia imputabile al soggetto chiamato in responsabilità 7 (tale sentenza nello
specifico verteva della perdita di merce per rapina subita dal vettore durante il trasporto. La
suprema corte, alla stregua del principio sopra espresso, ha ritenuto correttamente escluso dal
giudice del merito che, l’assicuratore del mittente potesse agire contro il vettore, in via di
surrogazione, per far valere non la sua responsabilità ex recepto, ma l’inadempimento
dell’obbligazione di assicurare il carico che egli aveva assunto verso il mittente, giacché la perdita
non era causalmente ricollegabile a quell’inadempimento).
Come giustamente rilevato dalla giurisprudenza, con una serie di note sentenze, la surrogazione ex
art. 1916 c.c. realizza una forma di successione legale particolare nel credito dell’assicuratore
danneggiato e si attua nel momento in cui l’assicuratore comunica la 3° responsabile l’avvenuto
pagamento dell’indennizzo, manifestando così la volontà di avvalersi della surroga.
La surroga infatti sia essa legale o convenzionale determina la successione dell’Assicuratore nei
crediti dell’assicurato e del beneficiario verso il responsabile del danno che è quindi, obbligato al
risarcimento nei confronti dell’assicuratore nei limiti della somma da questo versata all’avente
diritto.
Per effetto di detta successione, l’originario rapporto obbligatorio avente ad oggetto il
risarcimento del danno si scinde in due diversi rapporti che hanno sorte propria e rimangono
reciprocamente differenti 8.
Uno trova origine nel dovere del terzo responsabile civile di corrispondere il risarcimento del
danno all’assicurato od al beneficiario nella misura eccedente le indennità a loro già corrisposte
dall’assicuratore; l’altro invece riguarda il dovere del terzo responsabile di rivalere l’assicuratore
delle indennità corrisposte in forza del contratto di assicurazione.
Per fare un esempio pratico, avviene molto spesso che in caso di sinistri multipli, una delle parti
non responsabili e coinvolte nel sinistro, chieda alla propria compagnia assicuratrice la
liquidazione del danno sulla base della garanzia diretta, esempio la cosi detta “kasko” anche se al
netto della franchigia e dello scoperto contrattuale.

7 Cass. Civile dd. 3/12/1988 n. 6560.


8 Cass. Civile dd. 24/06/1994, n.6091.
15
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Ciò avviene vuoi per celerità nell’indennizzo rispetto ad una pratica risarcitoria, o vuoi perché la
pluralità dei responsabili e delle arti coinvolte potrebbero creare una situazione di incertezza sulla
responsabilità del sinistro.
Ne consegue che, dal momento dell’indennizzo , l’assicuratore potrà agire ex art. 1916 cc., e
quando lo farà potrà aggregarsi così alla richiesta di surroga anche l’assicurato danneggiato per
recuperare quanto ha dovuto corrispondere per la franchigia o per lo scoperto eventualmente
corrisposto.
Ecco che quindi la successione nel diritto avviene al momento del pagamento, ma produce i suoi
effetti verso il terzo solo al momento della comunicazione formale verso questi.
Il pagamento dell’indennizzo tuttavia però può non essere definitivo, vuoi perché è sorto un
contenzioso tra le parti per la somma liquidata o liquidabile, oppure per altre motivazioni, quali un
concorso di colpa o una pluralità di danneggiati.
La giurisprudenza a tal riguardo ha sottolineato infatti, che, qualora il danno sia liquidato dal
giudice in favore del danneggiato in misura maggiore dell’indennità pagata dall’assicuratore, il
diritto dell’assicurato danneggiato risulta ripartito tra l’assicuratore, nei limiti dell’indennità
corrisposta, ed il detto danneggiato per la parte residua. Perciò l’assicuratore che pagherà il
residuo subentrerà nuovamente per la frazione pagata nei confronti del terzo.
È ovvio che la surrogazione ex art. 1916 c.c., corrisposta entro il limite dell’indennità pagata,
comporta l’estromissione del rapporto dell’assicurato ed il trasferimento della legittimazione
attiva, con la conseguenza che, nella controversia promossa dall’assicuratore medesimo contro il
terzo in forza di quella surrogazione non sorge la necessità di integrare il contraddittorio nei
confronti dell’assicurato.
Ma come oramai è stato rilevato giustamente da numerose pronunce univoche, resta ferma però
la possibilità per il convenuto di opporre tutte le eccezioni inerenti al rapporto danneggiato che
avrebbe potuto far valere nei confronti del danneggiato, nonché la facoltà per l’assicurato
danneggiatori esperire autonoma azione risarcitoria per il danno eccedente l’indennità riscossa9.
Abbiamo visto come la surrogazione ex art. 1916 cc. determina ope legis la sostituzione
dell’Assicuratore nei diritti dell’assicurato, sicché, nei limiti della somma dovuta a quest’ultimo da
più soggetti autori del danno, e quindi solidalmente tenuti al risarcimento, l’assicuratore, in
adempimento ai principi degli articoli 2055e 1292 cc., ha diritto di ripetere da ognuno di essi il
pagamento dell’intera somma corrisposta all’assicurato, senza che costoro possano invocare la
limitazione connessa alla rispettiva percentuale di colpa.
Tuttavia come sottolineato da un altro indirizzo costante e consolidato della Suprema Corte,
l’assicuratore che agisce in surroga ai sensi dell’art. 1916 c.c. ha diritto di ottenere l’intero
ammontare delle prestazioni erogate, non decurtato dalla quota di danno riferibile al concorso di
colpa, il quale opera invece, come limite della rivalsa nel senso che al contrario di quest’ultima,
non può superare, giustamente, la somma complessivamente dovuta dall’autore del danno per
effetto del concorso di colpa del danneggiato10.
A ben vedere però in realtà ciò non confligge con i profili generali dell’ordinamento in tema di
obbligazioni solidali e regresso. Pertanto possiamo così riassumere schematicamente quanto detto
nel modo seguente:
1) se la colpa del terzo è assente, allora non esisterebbe alcun presupposto per la surroga da
parte dell’assicuratore e di conseguenza l’azione non è esercitabile; “
2) se la colpa del terzo risulta essere tutta del terzo, allora, l’assicuratore avrà diritto a ad
agire per il recupero delle somme presso il terzo;

9 su tale punto si veda la Cassazione Sez. Unite 13/08/1987, n. 2638.


10 Cass. 23/02/2006 n. 4020 e Cass. 29/10/2002 n. 15243.
16
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

3) se la colpa del terzo e parziale, perché vi è un concorso ci colpa tra danneggiante e


danneggiato, la surroga potrà essere esercitata solo in proporzione al grado di colpa
attribuibile al responsabile.

Si vede così come l’istituto sia così una “summa”, uno strumento ad hoc, peculiare ed in aggiunta
alle altre azioni codicistiche, che il legislatore ha voluto accordare all’assicuratore per le indennità
corrisposte a seguito di un fatto illecito di terzi, che, se non ci fosse stato, non avrebbe generato il
sinistro e quindi l’obbligo all’indennizzo.
Ma se tale strumento non fosse stato conferito, salta immediatamente all’occhio, come
l’assicuratore si sarebbe trovato in maggiore difficoltà, in quanto avrebbe dovuto, al momento
della liquidazione ottenere una cessione del diritto a suo favore da parte dell’assicurato al
momento della sottoscrizione della quietanza con l’indennizzo e, grazie a questa agire verso i terzi
responsabili nei modi previsti dalla legge.
Il processo sarebbe stato meno agevole ed il legislatore ha optato per la celta più logica e cioè
conferire “ope legis” il passaggio del diritto.
Avviene così che è dal momento della liquidazione che il diritto viene trasferito all’Assicuratore
nelle stesse forme e nei limiti dell’assicurato.
Proprio per questo il legislatore ha voluto evitare come, grazie a questo strumento, il pagamento
dell’indennizzo, ed in generale il contrato assicurativo, non diventi fonte o strumento di lucro.
Come giustamente sottolineato, lo scopo della surroga ex art. 1916 cc è espressione della funzione
indennitaria del contratto di assicurazione e non deve diventare come abbiamo già detto esso
stesso fonte sia di indennizzo che di risarcimento.
Avviene così che l’art. 1916 cc nel prevedere la surrogazione dell’assicuratore che abbia pagato
l’indennità e comunque fino alla concorrenza del relativo ammontare, non fissa limitazioni ed
esclusioni con riguardo al titolo di tale responsabilità, trovando applicazione così tanto nella
ipotesi di responsabilità aquiliana, quanto in quella di responsabilità contrattuale
Ecco che sulla base di quanto detto sopra possiamo affermare una profonda differenza fra surroga
ex art. 1916 cc. e la surroga per volontà del creditore ex art. 1201 cc. .
Infatti tali strumenti si fondano su presupposti diversi, in quanto la surroga ex art. 1201 si attua
attraverso la volontà del creditore ed in virtù di una dichiarazione formale ed espressa del solvens,
mentre quella ex art 1916 cc., oggetto del nostro studio, deriva direttamente dalla legge come
conseguenza degli obblighi che, in forza di quanto pattizziamente promesso e previsto nella
polizza, gravano sull’assicurato11..
Oltre a quanto sopra detto non deve dimenticarsi quanto previsto dal terzo comma dell’art. 1916
c.c. per cui “L'assicurato è responsabile verso l'assicuratore del pregiudizio arrecato al diritto di
surrogazione “ e ne comporta l’obbligo dell’assicurato di non pregiudicare i diritti dell’assicurato
verso il terzo responsabile.
Ecco che l’assicurato non deve compiere nulla o fare alcunché o alcun atto che possa ostacolare
tale diritto o peggio arrecare danno, quale ad esempio rinunciare al diritto al risarcimento o
accettare pagamenti a saldo.
Visto inoltre che l’art. 1916 c.c. disciplina il diritto di surroga dell’assicurato verso i terzi
responsabili per quanto corrisposto, occorre definire chi è “terzo” quali categorie possano
rientrare all’interno di tale definizione.
Secondo l’orientamento ormai univoco della giurisprudenza, tale espressione non ha significato
generico di “terzi obbligati” e non comprende quindi qualunque soggetto che sia comunque
tenuto ad una prestazione corrispondente a quella che l’assicuratore ha effettuato in via di

11 si veda Cass. Sez. III del 21/02/1985 n. 1543 e ss.


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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

indennizzo, ma indica elusivamente i soggetti , estranei al rapporto assicurativo, che per contratto,
per fatto illecito, o per altra causa legittima di obbligazione, sono tenuti a rispondere di un evento,
concretante il rischio assicurato, imputabile ad uno di essi o a persone de cui operato essi debbano
rispondere civilmente.
Ne consegue che, nella categoria possono essere ricompresi e quindi vengono chiamati a
rispondere pertanto tutti quei soggetti, persone sia fisiche che giuridiche, su cui gravi un obbligo
giuridico di responsabilità.
Tuttavia il terzo chiamato a rispondere dell’evento non è un vero soggetto passivo, ma ha anche la
possibilità di resistere alla o alle pretese dell’assicuratore che agisce in surroga per ottenere
quanto ha dovuto rispondere, attraverso eccezioni volte a contrastare la pretesa.
Infatti, il terzo responsabile chiamato a rispondere dell’evento oggetto del sinistro che ha
comportato l’indennizzo contrattualmente pattuito, non può far valere le ragioni di annullabilità,
rescissione o risoluzione del contratto, in quanto deducibili soltanto dal contraente della polizza
assicurativa, ma può ed è legittimato a contrastare, in via di eccezione, i presupposti della surroga
medesima attraverso ad esempio la nullità del contratto nelle ipotesi generali per mancanza degli
elementi essenziali del contratto ex art. 1325 c.c. oppure per insussistenza del rischio, elemento
essenziale del contratto assicurativo, oppure per carenza di interesse oppure attraverso la
attestazione dell’avvenuto pagamento dell’indennizzo a persona diversa dal titolare del diritto.
Ai fini della surroga ex art. 1916 c.c., l’assicuratore può adempiere all’onere di provare la sua
qualità di assicuratore ed il danno risarcito con la produzione della quietanza, se essa contiene la
prova del contratto d’assicurazione e l’individuazione del danno risarcito. In caso contrario sarà
necessario che l’assicuratore esibisca la polizza, ovvero provi in altra forma documentale il
contenuto del contratto, non essendo sufficiente il solo richiamo al numero di polizza contenuto
nella quietanza rilasciata dal terzo danneggiato
Tali ipotesi diventano fondamentali per il fatto che ai sensi dell’art. 1418 c.c. , l’'azione di nullità
può essere esercitata da chiunque ne abbia interesse o anche rilevata d'ufficio dal giudice ed è
pertanto questa l’unica via utilizzabile dal terzo a difesa delle proprie ragioni.
Oltre a ciò, ribadiamo infatti come la surroga dell’assicuratore nei diritti dell’assicurato comporta
l’acquisizione del diritto nel medesimo stato, con lo stesso contenuto e con gli stessi limiti, con la
conseguenza che l’assicuratore è esposto alle medesime eccezioni che l’assicurato avrebbe potuto
opporre al diretto danneggiato come l’eccezione per cui il risarcimento non è dovuto per i danni
che il creditore avrebbe potuto evitare usando l’ordinaria diligenza od il concorso di colpa ex art.
1227 cc. per concorso del fatto colposo del creditore.
Quanto sopra analizzato, fa da giusto corollario al secondo comma dell’art. 1916 cc. per cui “Salvo
il caso di dolo, la surrogazione non ha luogo se il danno è causato dai figli, (2) dagli ascendenti, da
altri parenti o da affini dell'assicurato stabilmente con lui conviventi o da domestici (3)”. Tale
comma è stato in passato oggetto del sindacato della corte Costituzionale per cui La Corte Cost.,
con sent. 21-5-1975, n. 117, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma «nella
parte in cui non annovera, tra le persone nei confronti delle quali non è ammessa surrogazione, il
coniuge dell’assicurato e con la sentenza n. 18-7-1991, n. 356, e ha dichiarato l’illegittimità
costituzionale del presente articolo nella parte in cui consente all’assicuratore di avvalersi,
nell’esercizio del diritto di surrogazione nei confronti del terzo responsabile, anche delle somme da
questi dovute all’assicurato a titolo di risarcimento del danno biologico”.
Ciò è corretto in quanto se così non fosse non vi sarebbe indennizzo dato che si darebbe la
possibilità e la facoltà di poter andare ripetere e richiedere indietro delle somme all’assicurato
stesso per le persone per cui ne dovrebbe rispondere. Avverrebbe infatti che si potrebbe
corrispondere un indennizzo a seguito dell’evento cagionato ad esempio dai familiari per poi

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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

andare a richiederle immediatamente indietro, con la conseguenza che non vi sarebbe copertura
del oggetto del sinistro, ma solo una partita di giro di corresponsione di somme di denaro.
Il legislatore pertanto, conscio di tale possibilità, ha voluto evitare questa tipologia di attività dove
da una parte l’assicuratore indennizza l’assicurato e dall’altra, come in questi casi, la richiede
indietro.
Ancora una volta si nota come, nella redazione del codice, siano riusciti a mantenere una
uniformità e completezza ed organicità del sistema avendo avuto molta cura nel non tralasciare
vuoti o falle che potessero dare origine a speculazioni da riempire con modiche legislative
successive.
Sempre in tema di esclusioni e limitazioni, occorre ricordare che l’oggetto della surroga può essere
solo quanto indennizzato all’assicurato a seguito di un evento per cui sia responsabile un terzo. Ne
consegue che solo quanto pattizziamente convenuto con l’assicuratore può essere richiesto con
l’ovvia esclusione di diritti estranei al contratto. Oltre a ciò, se ne deduce inoltre che non possono
essere richieste attraverso la surroga neanche tutta quelle serie di spese utilizzate nell’attività
istruttoria della pratica quali ad esempio la perizia, necessaria alla quantificazione dell’indennizzo.
La giurisprudenza con numerose sentenze ha ribadito infatti come non tutto possa essere oggetto
della surroga: ad esempio ha ribadito come il danno morale o il danno biologico ed in genere il
danno alla persona. Le voci di pregiudizio estranee alla copertura, quali appunto il danno biologico
od il danno morale e le altre voci di spese sostenute, devono essere pertanto ristorate dall’autore
dell’illecito e non possono essere oggetto della surroga perché estranee all’indennizzo.
Infatti la surrogazione dell’assicuratore, che abbia corrisposto l’indennizzo, nei diritti
dell’assicurato verso il terzo autore del fatto illecito, non esclude di per sé ogni azione
dell’assicurato medesimo nei confronti di quest’ultimo, dovendosi invece stabilire, in presenza di
un danno di natura plurima e scomponibile in più elementi per quale ambito di essi sia stato
pattuito e corrisposto l’indennizzo. Pertanto l’assicuratore potrà agire solo per quegli elementi che
abbiano portato all’indennizzo, mentre l’assicurato potrà agire verso il terzo in via autonoma per
ottenere il ristoro totale dei danni non indennizzabili dal contratto e rimasti esclusi dalla copertura
assicurativa.
Il diritto di surroga però non è illimitato nel tempo, ma è soggetto come tutti i diritti a
prescrizione; diventa fondamentale così capire quale sia il termine corretto. Secondo alcuni in
mancanza di disposizioni specifiche, relative alla surrogazione, tali da derogare alla regola
generale, il diritto di surrogazione sarebbe soggetto alla prescrizione ordinaria decennale, ai sensi
dell’art. 2946 c.c. .

4.3 La prescrizione
La prescrizione del diritto di surrogazione decorre dal giorno in cui si è verificato l’evento dannoso
e, ove questo sia considerato dalla legge come reato, dal giorno in cui la sentenza è divenuta
irrevocabile (art. 2947 c.c.).
Se, infatti, si parte dalla premessa per cui il diritto fatto valere dall’assicuratore che si surroga è
identico a quello fatto valere dall’assicurato, identica sarà la prescrizione ad esso applicabile, non
solo dal punto di vista della durata, ma anche da quello della decorrenza.
Appare evidente infatti che tale termine non potrà essere quello biennale previsto dall’art. 2952
c.c., II comma, ma sarà il diverso termine di prescrizione che la legge stabilisce in relazione al titolo
da cui nasce il diritto al risarcimento del danno.

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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Ecco che dato che all’azione di surrogazione si applica il medesimo termine di prescrizione proprio
del diritto dell’assicurato ed inizierà a decorrere dal giorno in cui si è verificato il fatto evento e
non dal giorno dell’avvenuto pagamento 12.
Così facendo il diritto di surrogazione dell’assicuratore che ha pagato l’indennità ex art. 1916 cc.,
dato che come sappiamo, si risolve in una particolare successione legale nel credito verso il terzo
responsabile, sarà quindi sempre applicabile il termine previsto dalla legge in relazione
all’originaria natura del diritto e l’assicuratore potrà quindi giovarsi degli atti interruttivi che siano
stati posti eventualmente in essere dall’assicurato/danneggiato prima del verificarsi
dell’indennizzo e quindi della surrogazione.
Da ciò si evince che come può giovarsi, allo stesso modo il suo diritto potrà essere pregiudicato
dalla prescrizione eventualmente maturata per inerzia da parte del danneggiato/assicurato.
Ma ovviamente perché tale attività pregiudicatoria dell’assicurato possa essere fatta valere contro
l’assicuratore deve essere stata compiuta antecedentemente all’esercizio della surrogazione,
perché in caso contrario non potrà essere opposta 13.
Pertanto qualora i danni oggetto dell’indennizzo siano derivati da fatto illecito o da circolazione
stradale, si farà riferimento pertanto all’art. 2947 c.c.; che prevede infatti come “Il diritto al
risarcimento del danno derivante da fatto illecito si prescrive in cinque anni dal giorno in cui il fatto
si è verificato (1).Per il risarcimento del danno prodotto dalla circolazione dei veicoli di ogni specie il
diritto si prescrive in due anni (2).In ogni caso, se il fatto è considerato dalla legge come reato e per
il reato è stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica anche all'azione civile (3). Tuttavia,
se il reato è estinto per causa diversa dalla prescrizione o è intervenuta sentenza irrevocabile nel
giudizio penale, il diritto al risarcimento del danno si prescrive nei termini indicati dai primi due
commi, con decorrenza dalla data di estinzione del reato [150 c.p.c. ss.] o dalla data in cui la
sentenza è divenuta irrevocabile (4)”.
Riepilogando: il termine sarà quinquennale e quindi quello generale nei casi di fatto illecito,
mentre sarà di due anni nei casi di circolazione stradale ed infine se il fato è previsto come reato si
applicherà il termine di prescrizione del reato se più lunga.
Tale ultima ipotesi è ormai ampiamente riconosciuta qualora il sinistro abbia dato origine a delle
lesioni personali al danneggiato. Tra le tante sentenze sul punto, è stato rilevato infatti che il
diritto di surroga sui diritti del proprio assicurato verso il terzo responsabile del danno dal
predetto assicurato per effetto di un sinistro stradale , in relazione al quale si stata pagata
l’indennità si prescrive, come quello del danneggiato, non più nel termine biennale a norma
dell’art. 2497, II comma, bensì ai sensi dell’art. 2953, nel termine di dieci anni ove, nei confronti di
detto responsabile, sia stata pronunciata, anche dal giudice penale, sentenza di condanna generica
al risarcimento del danno passato in giudicato 14.
A conferma di quanto sopra detto, si rileva come ormai ‘orientamento giurisprudenziale sia
costante e che con sentenze recenti si sia stabilito come l’assicuratore che eserciti la facoltà di
surroga ai sensi e nei limiti di cui all’art. 1916 cc. deve essere riconosciuta anche la svalutazione
monetaria sopravvenuta dopo il versamento all’assicurato della indennità.
Ciò perché tale surrogazione dato che opera un successione particolare nel credito dell’assicurato,
che è una obbligazione di valore e che il fatto del pagamento di una indennità non può mutare la
natura di tale rapporto senza trasformare l’obbligazione risarcitoria in debito di valuta15.

12 si vedano Cass. 29/10/2000 n. 15243 e Cass. 23/02/2009 n. 4342.


13 vedi sentenza Cass. Civile n.11457/2007.
14 Cass. Civile sentenza dd. 14/02/2006 n.5441.
15Cass Civile. Sez. III, 15/07/1991 n. 7817 e 23/01/1911 n. 637.
20
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Dottrina e giurisprudenza si sono così uniformate sulla base degli orientamenti sopra analizzati è
importante sottolineare come ultima cosa che l’operatività della surrogazione legale, prevista
dall’art. 1916 cod. civ., prescinde da un esplicito richiamo del diritto dell’assicuratore contenuto
nell’atto di quietanza rilasciato dall’assicurato non opera automaticamente, ed è subordinato ad
una manifestazione di volontà di quest’ultimo diretta al terzo responsabile 16 .

4.4 La surroga degli Enti mutualistici e le altre particolari forme

L’evoluzione dei bisogni e delle esigenze dei cittadini , come abbiamo visto in precedenza ed
appreso dai nostri studi universitari e scolastici, sono sempre stati alla base della innovazione
giuridica degli ordinamenti.
Ecco che con l’affacciarsi di nuove teorie più vicine alle esigenze ed ai bisogni delle persone e dei
lavoratori hanno fatto maturare la consapevolezza da parte del legislatore che nuove tutele
dovessero essere fornite ai lavoratori ed ai cittadini. Occorreva pertanto che non si abbandonasse
più il cittadino rimasto sprovvisto dei mezzi di sostentamento perché incapace nel fornire la
propria prestazione lavorativa a causa di un infortunio subito sul luogo di lavoro o dell’insorgere di
una malattia oppure impossibilitato da lesioni subito a causa di un sinistro imputabile a
responsabilità di terzi.
Nel nostro paese il legislatore di fine ottocento, crea ed istituisce vari Organi Previdenziali e Casse
addette alla tutela ed alla elargizioni di tali prestazioni previdenziali. Il processo culmina con il
1933 anno in cui tali organi separati vengono accorpati con la creazione nel 1933 dell’ Inps e
dell’Inail, a cui poi seguiranno anche INPDFAP ed Enpals, questi ultimi recentemente soppressi dal
D.L. 6/12/201, poi convertito in legge, a causa della gestione fallimentare dei propri fondi .
Tali principi si sono poi successivamente rafforzati ed affermati nel nostro ordinamento nella
nostra Costituzione ed in particolare nell’art. 38 per cui “Ogni cittadino inabile al lavoro e
sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale (1).I
lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita
in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i
minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale(.Ai compiti previsti in questo
articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è
libera“.
Veniva così a sorgere definitivamente quello che oggi chiamiamo “Stato Sociale” e che ha il
compito di garantire la funzione previdenziale e sociale verso i propri cittadini; ma non è questo il
luogo per dilungarsi in analisi di tali istituti e delle loro funzionalità in quanto a noi preme
analizzare le prestazioni erogate da tali enti in funzione del concetto di surroga di cui all’art. 1916
c.c. ed art. 142 Dlgs. 209/2005.

4.5 La surroga dell’INPS:

L’I.N.P.S., Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, nasce come abbiamo visto allo scopo di
garantire i lavoratori dai rischi di invalidità, vecchiaia e morte.
Le principali attività dell’istituto consistono quindi nella erogazione, nella liquidazione di
prestazioni previdenziali e di natura assistenziale oltre a quelle volte al sostegno del reddito.

16 Cass. Civile sez. III, sent. 11004 del 14-7-2003, rv. 565035 e Cass. Civile sez. III, sent. 12101 del 19-8-2003, rv.
565930.
21
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

La funzione principale consiste in quella contributiva, cioè la riscossione dei contributi e quella
previdenziale quindi nella liquidazione del pagamento delle pensioni e prestazioni previdenziali
previste per legge.
L’origine di tale rapporto nasce da un rapporto assicurativo obbligatorio e sono finanziate dai
contributi dei lavoratori dipendenti calcolati in misura percentuale della retribuzione percepita.
Al contrario le pensioni cosiddette “assistenziali, quali l’invalidità civile, gli assegni sociali e
l’integrazione delle pensioni al trattamento minimo sono prestazioni riconducibili ad interventi
dello stato sociale, e sono quindi gestite al di fuori del rapporto assicurativo obbligatorio previsto
dalla legge a carico dell’Ente.
Data l’importanza e la importanza economica e sociale dell’attività di tale ente, la sua
organizzazione, le sue competenze e le sue attività di tal ente sono disciplinata da una moltitudine
di norme.
In particolar modo però, ai fini del nostro studio, non deve dimenticarsi tra la moltitudine di
norme, che l’art. 74 della legge 23 dicembre 197, n. 833, istitutiva del servizio Sanitario Nazionale,
attribuisce all’Inps il compito di erogare le prestazioni economiche di malattia in caso di incapacità
lavorativa temporanea; che l’art. 14 della legge 12 giungo 1984, n. 22 intervenuta in tema di
revisione della disciplina dell’invalidità pensionabile riconosce all’Inps il diritto di surrogazione per
il recupero delle prestazioni d’invalidità e di inabilità e che l’art. 142 del Dlgs 7 settembre
209/2005 (detto codice delle assicurazioni private) riconosce il diritto di surroga dell’assicuratore
sociale verso le imprese assicuratrici; e che infine il DPR 18 luglio 2006, n. 254 (regolamento
recante la disciplina del risarcimento diretto dei danni derivanti dalla circolazione stradale) ha
dettato le modalità attuative del sistema del risarcimento diretto.
Ecco che, dato che le erogazioni di tali somme prestazioni previdenziali trovando fondamento in
un rapporto assicurativo obbligatorio, qualora tali elargizioni siano imputabili ad un fatto illecito di
terzi, alla luce delle norme sopra richiamate l’Ente potrà agire in surroga in adempimento a quanto
previsto dagli art. 1916 cc. E 1886 cc. In tema di assicurazioni sociali e nel caso di sinistri stradali da
quanto previsto dall’art. 142 DLgs 209/2005 (che richiamava quanto disciplinato dall’art. 28 della
l. 990 del 1969).
Infatti l’INPS, in caso d’infortunio causato da fatti dolosi o colposi di terzi e, in particolare,
derivante da incidente stradale, è tenuto comunque all’erogazione dell’indennità di malattia in
caso d’incapacità temporanea al lavoro o della pensione d’inabilità o dell’assegno ordinario
d’invalidità quando la capacità di lavoro dell’assicurato danneggiato viene a essere soppressa o
ridotta a meno di un terzo. Ecco che ai sensi dell’articolo 1916 c.c., per l’indennità di malattia, e
dell’articolo 14 legge 12 giugno 1984, n. 222, per le prestazioni erogate a titolo di assegno
ordinario d’invalidità e pensione d’inabilità, l’Istituto ha diritto di rivalersi sul terzo responsabile e
sulla sua compagnia di assicurazione.
L’art. 142 d.lgs. 209/2005 prevede che “1. Qualora il danneggiato sia assistito da assicurazione
sociale, l'ente gestore dell'assicurazione sociale ha diritto di ottenere direttamente dall’impresa di
assicurazione il rimborso delle spese sostenute per le prestazioni erogate al danneggiato ai sensi
delle leggi e dei regolamenti che disciplinano detta assicurazione, sempreché non sia già stato
pagato il risarcimento al danneggiato, con l'osservanza degli adempimenti prescritti nei commi 2 e
3.
2. Prima di provvedere alla liquidazione del danno, l’impresa di assicurazione è tenuta a richiedere
al danneggiato una dichiarazione attestante che lo stesso non ha diritto ad alcuna prestazione da
parte di istituti che gestiscono assicurazioni sociali obbligatorie. Ove il danneggiato dichiari di
avere diritto a tali prestazioni, l’impresa di assicurazione è tenuta a darne comunicazione al
competente ente di assicurazione sociale e potrà procedere alla liquidazione del danno solo previo
accantonamento di una somma idonea a coprire il credito dell'ente per le prestazioni erogate o da
22
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

erogare. 3. Trascorsi quarantacinque giorni dalla comunicazione di cui al comma 2 senza che l’ente
di assicurazione sociale abbia dichiarato di volersi surrogare nei diritti del danneggiato, l’impresa
di assicurazione potrà disporre la liquidazione definitiva in favore del danneggiato. L'ente di
assicurazione sociale ha diritto di ripetere dal danneggiato le somme corrispondenti agli oneri
sostenuti se il comportamento del danneggiato abbia pregiudicato l'azione di surrogazione. 4. In
ogni caso l’ente gestore dell’assicurazione sociale non può esercitare l’azione surrogatoria con
pregiudizio del diritto dell’assistito al risarcimento dei danni alla persona non altrimenti risarciti.”
Pertanto qualora l’ente Mutualistico volesse agire nei confronti dei terzi responsabili del fatto
illecito, può agire ai sensi dell’art. 1916, cc. E per tali si intendono non genericamente i terzi
obbligati, ma esclusivamente i soggetti, estranei al rapporto assicurativo, tenuti a rispondere di un
evento, concretante il rischio assicurato, imputabile ad essi o a persone del cui operato debbano
rispondere17.
Nel caso di sinistri stradali derivanti dalla circolazione, l’ente quindi potrà agire in direttamente
verso l’assicuratore del veicolo responsabile del danno e ne risponderà con il limite derivante
dall’ammontare del risarcimento dovuto al danneggiato, il cosiddetto “limite civilistico” e,
ovviamente, l’assicuratore dal canto suo fino al limite del massimale per il quale è stata stipulata
l’assicurazione della responsabilità civile.
Il diritto dell’Inps di surrogazione ex art. 1916 c.c. nei diritti dell’assicurato verso i terzi responsabili
della sua invalidità, in relazione alla quale l’Istituto abbia erogato la prestazione, la giurisprudenza
ha sottolineato come va rapportato quanto all’ammontare però, non già agli importi
concretamente versati, ma, a norma dell’art. 14, II comma, della legge 222/ del 1984, alla
capitalizzazione della prestazione erogata mediante criteri e tariffe determinati con Decreto
Ministeriale dopo aver sentito il consiglio di amministrazione dell’istituto.
Abbiamo già visto come , l’operatività della surrogazione legale ex art. 1916, prescinde da un
esplicito richiamo del diritto dell’assicuratore contenuto nell’atto quietanza, ed il trasferimento dei
diritti dell’assicurato all’assicuratore non opera perciò automaticamente, ma è subordinato ad una
manifestazione di volontà di quest’ultimo diretta al terzo responsabile mediante comunicazione
formale.
Ne consegue che pertanto solo da quel momento l’assicurato non è più legittimato a pretendere
dal terzo responsabile il risarcimento per essersi la legittimazione trasferita all’assicuratore e che
per contro, qualora non risulti che l’assicuratore si sia avvalso di tale facoltà, il danneggiato
assicurato può agire per il risarcimento integrale verso il responsabile, senza che quest’ultimo
possa opporgli l’avvenuta riscossione dell’indennità assicurativa 18.
Tuttavia vi sono dei limiti al diritto di surrogazione dell’ente mutualistico; infatti, l’assicuratore
sociale che abbia indennizzato il danno subito dall’assicurato, non può surrogarsi al diritto del
danneggiato per quei danni alla persona che o non siano coperti dall’assicurazione sociale, come il
danno morale ed il danno biologico, ovvero, per quelli che, pur astrattamente coperti, come il
danno da invalidità permanente e da invalidità temporanea, non siano stati effettivamente risarciti
19
.
Ricordiamo poi che la surroga dell’INPS, e di quegli dei gestori del S:S:N: che abbiano, prima
dell’abrogazione dell’art. 36 d.lgs. 15/12/0997 n.46, erogato prestazioni sanitarie in favore di
vittime di lesioni derivanti da fatto illecito di terzi, possono avvalersi del diritto di surroga ex art.
1916 c.c. e 1886 c.c. stante la natura previdenziale del rapporto tra tali enti e cittadini.

17 Cass. Civ. sez. III 20/11/1987 n. 8544


18 Cass. Civ. 19/08/2003 n. 12101 e sentenza dd. 6/12/2004 n. 22883.
19 Cass. Civ. 14/06/2006 n.13753
23
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Un’ultima cosa che merita di essere ricordata nel nostro rapido excursus, è che dal dicembre 2010
è stata stipulata e poi successivamente divenuta operativa, una convenzione tra Ania e Inps per cui
le compagnie e l’ente mutualistico hanno creato e si sono forniti di strumenti informatici e
telematici che consente lo scambio telematico di tali informazioni.
Ora infatti informaticamente avviene uno scambio di dati in forma elettronica che permette
all’ente, creditore, di incrociare i dati dei danneggiati presenti nelle sue banche dati e quelle delle
compagnie debitrici tramite l’invio del “modulo Cir”.
Ciò permette che l’ente mutualistico possa recuperare sempre più posizioni ed una maggiore
celerità della gestione delle posizioni.

4.6 L’azione surrogatoria dell’ INAIL


L’INAIL, L’Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali (INAIL) è regolato dal DPR regolata dal DPR n. 1124 del 30 giugno 1965 e dal dlgs n.
28/2000.
La funzione dell’Inail risulta quella di tutelare i lavoratori contro i danni subiti per infortuni e
malattie professionali causate dall’attività lavorativa.
Tale funzione assicurativa è obbligatoria e obbliga tutti i datori di lavoro che occupano lavoratori
dipendenti in tutte quelle attività che la legge definisce come rischiose e compito dell’Inail è
raccogliere i premi e fornire prestazioni economiche, sanitarie, integrative.
Con il Decreto Legislativo n. 38 del 2000 la copertura dell’INAIL si è estesa anche al danno
biologico permanente e alle sue conseguenze patrimoniali e nel 1999 è stata istituita
l’assicurazione contro gli infortuni di ambito domestico. Le parti del rapporto assicurativo
predisposto dalla legge riguardano quindi il datore di lavoro che ha l’obbligo di pagare il premio in
base al rischio delle attività svolte dall’azienda, il lavoratore che viene tutelato dall’Inail in caso di
infortunio o di malattia professionale e l’INAIL stesso che, dopo aver raccolto i premi, fornisce le
prestazioni economiche e sanitarie ed integrative nei limiti stabiliti dalla legge.
La nozione giuridica di infortunio si basa quindi intorno a tre fondamentali che devono sussistere
affinché l’INAIL possa erogare la prestazione dovuta e sono:

1. l’occasione di lavoro;
2. la causa violenta dell’evento;
3. che il danno subito dal lavoratore sia avvenuto da un evento in occasione di lavoro.

Come stabilito dalla normativa sopra riportata, l’assicurazione obbligatoria dell’INAIL copre ogni
incidente avvenuto per “causa violenta in occasione di lavoro” dal quale derivi la morte, l’inabilità
permanente o l’inabilità assoluta temporanea per più di tre giorni. Come chiarito dalla
giurisprudenza e dall’Ente stesso, l’occasione di lavoro però non deve intendersi come fatto
avvenuto “sul posto di lavoro” o “durante l’orario di lavoro”. Non è sufficiente, quindi, che
l’evento avvenga durante il lavoro ma che si verifichi per il lavoro, così come appurato dal
cosiddetto esame eziologico, ossia l’esame delle cause dell’infortunio.
Deve esistere, in sostanza, un rapporto, anche indiretto di causa-effetto tra l’attività lavorativa
svolta dall’infortunato e l’incidente che ha causato l’infortunio20.
L’INAIL copre infatti anche il cosiddetto “Infortunio in itinere”, tutelando perciò i lavoratori anche
nel caso di infortuni avvenuti durante il normale tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il
luogo di lavoro. Il cosiddetto infortunio in itinere può verificarsi, inoltre, anche durante il normale

20 fonte INAIL http://www.inail.it/internet/default/INAILincasodi/Infortuniosullavoro/index.html


24
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

percorso che il lavoratore deve fare per recarsi da un luogo di lavoro a un altro, nel caso di
rapporti di lavoro plurimi, oppure durante il tragitto abituale per la consumazione dei pasti, se non
esiste una mensa aziendale. Qualsiasi modalità di spostamento è ricompresa nella tutela (mezzi
pubblici, a piedi, ecc.) a patto che siano verificate le finalità lavorative, la normalità del tragitto e la
compatibilità degli orari. Al contrario, il tragitto effettuato con l’utilizzo di un mezzo privato,
compresa la bicicletta in particolari condizioni, è coperto dall’assicurazione solo se tale uso è
necessitato.
Avviene così che, quando l’istituto venga a conoscenza del fatto danno e dell’evento a seguito
della denuncia del lavoratore inoltrata dal datore di lavoro o pervenuta per altre ragioni, si avvia la
procedura di accertamento da parte degli organi competenti a verifica dell’esistenza dei requisiti
necessari e la sussistenza degli obblighi previsti dalla legge in capo all’ente.
E così qualora l’infortunio rivesta i caratteri dell’indennizzabilità, l’Inail eroga la prestazione
previdenziale stabilita.
Tuttavia nel caso in cui la causa dell’infortunio sia attribuibile al comportamento di un terzo
estraneo ala rapporto di lavoro oppure si attribuibile al datore di lavoro (si pensi ai casi violazione
delle norme anti infortunistica o di sicurezza del lavoro) l’INAIL può recuperare in tutto od in parte
le prestazioni economiche erogate e le spese sostenute per l’infortunio o la malattia professionale
indennizzata; si parla così di Surroga dell’Inail nel primo caso, mentre nel secondo caso si parla di
regresso.
Allo stesso modo di quanto abbiamo già illustrato per l’Inps, l’Inail in qualità di assicuratore
sociale, ha la possibilità di recuperare le somme erogate però solo nei limiti di quanto stabilito
dalla legge e non oltre; pertanto non può surrogarsi al diritto del danneggiato per i danni alla
persona che non siano coperti dall’assicurazione sociale (come il danno morale o biologico) ovvero
per quelli che, pur astrattamente coperti non siano effettivamente risarciti.
Quando l’Inail intende agire per il recupero contro i soggetti di cui all’art. 2049 e 2054 cc., esercita
una azione fondata nell’art. 1916 cc., anche se, come abbiamo già visto, integra una particolare
forma di successione del credito per cui affinché si verifichi il sub ingresso dell’istituto assicuratore
basta la semplice comunicazione a terzo responsabile dell’ammissione del danneggiato
all’assistenza prevista dalla legge, accompagnata dalla manifestazione di volontà di esercitare il
diritto di surroga21.
Nella ipotesi quindi di infortunio sul lavoro determinato dalla circolazione dei veicoli per i quali è
previsto l’obbligo dell’assicurazione della responsabilità civile, all’Inail competono:
1) la speciale azione di rivalsa ex artt. 10 e 11 del D.P.R. n. 1124 del 1965 nei confronti delle
«persone civilmente responsabili» (che dà luogo ad una causa previdenziale ed è esperibile
non solo nei confronti del datore di lavoro, ma anche verso i soggetti responsabili o
corresponsabili dell’infortunio a causa della condotta da essi tenuta in attuazione dei loro
compiti di preposizione o di meri addetti all’attività lavorativa);
2) l’azione surrogatoria ex art. 1916 cod. civ. (che l’istituto può esercitare per far valere in
sede ordinaria il diritto al risarcimento del danno spettante all’assicurato contro il terzo
responsabile dell’infortunio che sia esterno al rischio protetto dall’assicurazione
obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e che ha il limite derivante dal risarcimento
dovuto al danneggiato);
3) l’azione art. 142 dls 209/2005 (ex art. 28 della legge n. 990 del 1969) esperibile
direttamente nei confronti dell’assicuratore del responsabile del danno conseguente alla
circolazione dei veicoli — ma non nei confronti di quest’ultimo — e che ha il diverso limite
costituito dall’ammontare del massimale per il quale è stata stipulata l’assicurazione RCA).

21 Cass. Sez. III 15/07/2005 n. 15022


25
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Tali azioni, in considerazione della previsione differenziata di singole ipotesi di


pregiudizialità-dipendenza (v. artt. 32-36 cod. proc. civ.) tra cause diverse, normalmente
vanno trattate separatamente (potendo la trattazione congiunta comportare deroghe alle
norme sulla competenza e/o sul rito), ma non può escludersi a priori che possano
verificarsi casi suscettibili di combinazione (azione di regresso nei confronti del datore di
lavoro e surrogatoria nei confronti di altri soggetti) o di sovrapposizione (azioni di regresso
e surrogatoria nei confronti dei medesimi soggetti), data la varietà di ipotesi che possono
verificarsi. (Fattispecie relativa ad un lavoratore rimasto infortunato in un incidente
stradale in quanto trasportato su un veicolo condotto da altro dipendente dello stesso
datore di lavoro)22.

Recentemente la Cassazione ha ribadito però come l’azione di rivalsa proponibile dall’Inail ex. art.
11 DPR 30/06/1965 n. 1124, è diversa dall’azione surrogatoria ex art. 1916 sia per quanto attiene
al petitum che alla causa petendi. Infatti, la prima costituisce un autonomo diritto dell’ente
derivante dal rapporto assicurativo, mentre con la seconda, l’assicuratore fa valere in via
derivativa, contro i, terzo responsabile dell’Evento dannoso, il diritto al risarcimento del danno
spettante all’assicurato, essendo tale azione esterna al rischio protetto dall’assicurazione e
proponibile nel limite rappresentato dalla somma dovuta al terzo danneggiato23 .

4.7 L’azione di regresso dell’INAIL


Abbiamo visto come in forza dell’art. 1916 cc. e dell’art. 142 decreto legislativo 7 settembre 2005
n. 209 (ex. articolo 28 della legge n. 990/69) l’INAIL possa procede al recupero delle somme
corrisposte qualora l’infortunio si attribuibile ad un fatto esterno.
Ecco che come abbiamo visto nelle pagine precedenti, qualora tale fatto sia attribuibile al
comportamento illecito di un terzo si parla di surroga dell’ente mutualistico ed è disciplinata
dall’art. 1916 cc. e 142 DLgs 209/2005 e dal D.P.R. n. 1124 del 1965.
Al contrario qualora il fatto sia attribuibile al comportamento del datore di lavoro si parla di
regresso dell’ente mutualistico.
In realtà come vedremo meglio nelle pagine successive, tale tipo di regresso non si riferisce a
quanto disciplinato in materia di solidarietà passiva ex art. 2055 ecc. e 1292 c.c. in tema di
obbligazioni solidali e sorge quando al datore di lavoro sia imputabile una responsabilità penale
(per omicidio colposo o lesioni colpose) oppure, solo o in aggiunta, ad una responsabilità civile la
quale si sostanzia nell’obbligo di risarcire i danni patiti dal lavoratore infortunato.

L’art. 10 DPR.. 1124 del 1965 prevede che:


“L'assicurazione a norma del presente decreto esonera il datore di lavoro dalla responsabilità civile
per gli infortuni sul lavoro.
Nonostante l'assicurazione predetta permane la responsabilità civile a carico di coloro che abbiano
riportato condanna penale per il fatto dal quale l'infortunio è derivato.
Permane, altresì, la responsabilità civile del datore di lavoro quando la sentenza penale stabilisca
che l'infortunio sia avvenuto per fatto imputabile a coloro che egli ha incaricato della direzione o
sorveglianza del lavoro, se dei fatto di essi debba rispondere secondo il Codice civile (4).
Le disposizioni dei due commi precedenti non si applicano quando per la punibilità del fatto dal
quale l'infortunio è derivato sia necessaria la querela della persona offesa.

22 Cass. Civ. sentenza dd.7-4-99, n. 3357, rv. 525013.


23 Cass. 21/07/2003 n. 11315 e Cass. Sez. lav. 21/01/2004970.
26
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Qualora sia pronunciata sentenza di non doversi procedere per morte dell'imputato o per amnistia,
il giudice civile, in seguito a domanda degli interessati, proposta entro tre anni dalla sentenza,
decide se, per il fatto che avrebbe costituito reato, sussista la responsabilità civile a norma dei
commi secondo, terzo e quarto dei presente articolo (5).
Non si fa luogo a risarcimento qualora il giudice riconosca che questo non ascende a somma
maggiore dell'indennità che, per effetto del presente decreto, è liquidata all'infortunato o ai suoi
aventi diritto (6).
Quando si faccia luogo a risarcimento, questo è dovuto solo per la parte che eccede le indennità
liquidate a norma degli articoli 66 e seguenti (7).
Agli effetti dei precedenti commi sesto e settimo l'indennità di infortunio è rappresentata dal
valore capitale della rendita liquidata, calcolato in base alle tabelle di cui all'art. 39.”

Ne consegue che, nel caso in cui l’infortunio sia conseguente a qualcuno degli eventi coperti
dall’assicurazione obbligatoria , il datore di lavoro è escluso da responsabilità civile, mentre,
qualora siano riconducibili a responsabilità penali o violazione di norme volte a tutelare la
salubrità dell’obbligo di tutela del posto di lavoro secondo le norme di legge sulla sicurezza del
lavoro (il nuovo Testo Unico della sicurezza d.lgs. 81 del 09 aprile 2008 che sostituisce
completamente il precedente d.lgs. 626/94 ) e dell’art. 2087 cc. , scatta la possibilità per l’INAIL di
agire in regresso di cui agli art. 10 e 11 DPR 1124/1965).
Il regresso è quindi un diritto autonomo dell’istituto al rimborso delle prestazioni erogate ed i
requisiti per l’esercizio di tale aziono sono:

1) vi sia un reato perseguibile d’ufficio imputabile al datore di lavoro (infortunio mortale,


lesioni colpose gravi e\o in violazione delle norme antinfortunistiche, omicidio colposo o
preterintenzionale);
2) quando il fatto che ha causato l’infortunio o determinato la malattia professionale abbia
dato o possa dar luogo a sentenza penale di condanna del datore di lavoro o di un suo
dipendente.

La differenza quindi rispetto alla surroga ex art. 1916 c.c. e 142 DLgs 209/2005, è che tale azione
viene perciò esercitata “iure proprio” dall’ente mutualistico e quindi il diritto che si azione è
direttamente imputabile all’Istituto che dunque non si surroga all’assicurato. La finalità quindi non
è solo connessa al rimborso delle prestazioni erogate , ma anche alla tutela del lavoratore nel
luogo di lavoro e costituisce una forma di sanzione economica per il datore di lavoro
inadempiente.
Dal punto assicurativo l’analisi di tale istituto diventa importante quando all’interno del contratto
sia stata prestata la garanzia R.C.O. .
La garanzia RCO, venduta nelle polizze in abbinata alla garanzia RCT (responsabilità civile verso
terzi), è una copertura di fondamentale importanza nella vita socio economica delle nostre
aziende e deve tenere in particolar conto della struttura aziendale (società di capitali, di persone o
ditte individuali), soprattutto per quanto attiene le persone coperte dalla garanzia (eventuali
prestatori d’opera in rapporto parentale con il datore di lavoro).
Non dimentichiamo poi che, come nel caso della surroga, anche l’azione di regresso è comunque
contenuta nei limiti del risarcimento civilistico e quindi l’Inail non può pretendere una somma
maggiore rispetto a quella che il responsabile deve al danneggiato a titolo di risarcimento. Ecco
che è importante che siano parametrati con attenzione i massimali di copertura e gli eventuali
sottolimiti in relazione alle diverse fattispecie di danno (biologico, patrimoniale, maggior danno)
perché eventualmente la differenza dovrà essere corrisposta dal datore di lavoro stesso.
27
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Riassumendo quindi, qualora quindi sia impegnata l’operatività della garanzia prestata
l’assicuratore per conto del datore di lavoro dovrà rifondere all’Inail quanto corrisposto al
lavoratore ed eventualmente allo stesso dipendente infortunato quanto non corrisposto
dall’istituto e cioè il differenziale biologico da DLgs 38/2000 (Assicurazione contro infortuni sul
lavoro e malattie professionali) con la temporanea residua e d il danno morale se riconosciuto.

28
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Capitolo IV

5.1 Il regresso

Sappiamo come l’inadempimento o la commissione di fatto illecito fanno sorgere in capo a chi lo
commette una responsabilità contrattuale o extracontrattuale con l’obbligo di ristorare il danno
commesso. Tuttavia tale comportamento non è detto che sia imputabile ad unico soggetto, ma
potrebbe derivare dalla condotta di più e quindi ne consegue che l’obbligo risarcitorio gravi su più
persone.
Ecco che allora diventa necessario avere uno strumento che faccia si che il danneggiato non abbia
pregiudizio dalla frammentarietà di tale situazione.
Il legislatore ha risposto a tale esigenza disciplinando all’art. 2055 c.c. la responsabilità solidale
prevedendo che: “Se il fatto dannoso è imputabile a più persone, tutte sono obbligate in solido al
risarcimento del danno. Colui che ha risarcito il danno ha regresso contro ciascuno degli altri, nella
misura determinata dalla gravità della rispettiva colpa e dall’entità delle conseguenze che ne sono
derivate. Nel dubbio, le singole colpe si presumono uguali.”
La solidarietà passiva, stabilita quindi dall’art. 2055 c.c. a favore del danneggiato nell’ipotesi di
fatto dannoso imputabile a più persone, postula perciò l’unicità del danno configurabile, pur in
presenza di più azioni od omissioni costituenti illeciti distinti, dovendo invece escludersi tale
solidarietà se le condotte realizzate da più soggetti hanno leso separatamente interessi diversi del
danneggiato. Quello che fa sorgere quindi la solidarietà dell’obbligazione passiva di risarcimento
quindi è che vi siano stato il concorso di più cause dello stesso evento che abbiano portato ad un
unico fatto dannoso 24
Come possiamo bene vedere infatti come mentre l’art. 2043 cc. fa sorgere in capo a chiunque
commetta un fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto l’obbligo in capo a
colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno, l’art. 2055 disciplina il fenomeno del danno
commesso da più persone e si preoccupa non solo di tutelare il danneggiato dal pregiudizio
ricevuto, ma si preoccupa anche di disciplinare i rapporti interni tra i condebitori dell’obbligo
risarcitorio.
Tuttavia come ha chiarito al giurisprudenza con una recente pronuncia, l’unicità del fatto dannoso
richiesta dall’art. 2055 c.c. per la responsabilità solidale, deve essere intesa in senso non assoluto,
ma relativo al danneggiato e perciò tali azioni o omissioni compiute da più autori del fatto illecito,
devono essere legate da un vincolo di interdipendenza e devono concorrere allo stesso modo alla
produzione dell’unico danno.
Deve quindi escludersi l’imputabilità del fatto dannoso a taluno degli autori delle condotte illecite,
fonte del pregiudizio, nel caso in cui a uno degli antecedenti causali debba essere riconosciuta
efficacia determinante e assorbente rispetto all’evento dannoso ed agli altri fatti tali da escludere
così il legame eziologico delle condotte degli altri soggetti coinvolti e l’evento.
Ne consegue perciò che i presupposti perché esista una responsabilità solidale sono che il fatto
deve essere unico, ma molteplici gli autori del fatto, e che le condotte devono essere tutte
determinati nella causazione del fatto senza che una possa essere prevalente rispetto ad un’altra.
Ma se questi sono i presupposti, non dobbiamo però dimenticare che le cause che hanno portato
all’origine dell’evento dannoso possono avere avuto uguale importanza oppure no nella
causazione dell’evento lesivo e quindi, ai fini dell’azione di regresso si rende necessario capire in
che misura esse abbiano concorso perché altrimenti si presume che siano state uguali.

24 Cass. Civile sentenza dd. 18/07/2002 n. 10403 e Cass.10/07/1991 n. 7680.


29
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Ovviamente il grado di responsabilità ai fini del calcolo della percentuale di danno, non va solo
misurato tra condebitori, anche tra il danneggiato e la condotta dei danneggianti ex art. 1227 c.c. .
Infatti, ai fini della determinazione e della riduzione del risarcimento del danno in caso di accertato
concorso colposo tra danneggiante e danneggiato in materia di responsabilità extracontrattuale
occorre, ai sensi dell’art. 1227 cc., porre riferimento sia alla gravità della colpa che dell’entità della
conseguenze che ne sono derivate.
In particolare, la valutazione dell’elemento della gravità della colpa deve essere rapportata alla
misura della diligenza violata e, solo se non sia possibile provare e diverse entità degli apporti
causali tra danneggiante e danneggiato nella realizzazione dell’evento dannoso, il giudice può
avvalersi del principio di cui all’art. 2055 cc ultimo comma, ossia la presunzione di pari concorso di
colpa, rimanendo esclusa la possibilità di far ricorso al criterio equitativo di cui all’art. 1226 cc. e
richiamato dall’art. 2056 c.c., che potrà essere utilizzato eventualmente in sede di liquidazione del
danno, ma non per la determinazione delle colpe25.
L'esistenza di un vincolo di solidarietà passiva ai sensi dell'art. 2055 cod. civ. tra più convenuti in
un giudizio di risarcimento dei danni non genera mai un litisconsorzio necessario. avendo il
creditore titolo per valersi per l'intero nei confronti di ogni debitore, con conseguente possibilità di
scissione del rapporto processuale che può utilmente svolgersi anche nei riguardi di uno solo dei
coobbligati, per cui non è configurabile, sul piano processuale, inscindibilità delle cause in appello
neppure nell'ipotesi in cui i convenuti si siano difesi in primo grado addossandosi reciprocamente
la responsabilità esclusiva del sinistro (e, perciò, del danno)26.
Inoltre il vincolo di solidarietà che lega i coautori del fatto dannoso importa che il danneggiato
possa pretendere la totalità della prestazione risarcitoria anche nei confronti di uno solo di quei
coobbligati, mentre la diversa gravità delle rispettive colpe e l’eventualmente diseguale efficienza
causale di esse, può avere rilevanza soltanto ai fini della ripartizione interna del peso del
risarcimento fra i corresponsabili.
Conseguentemente, il giudice del merito, adito dal danneggiato, può e deve pronunciarsi circa la
graduazione delle colpe solo se uno dei detti condebitori abbia esercitato l’azione di regresso nei
confronti degli altri, atteso che solo nel giudizio di regresso può discutersi della gravità delle
rispettive colpe e delle conseguenze da esse derivate27.
L’azione di rivalsa presuppone che l’obbligazione gravante su un soggetto possa essere trasferita
ad un terzo tenuto, per legge o per contratto, a rivalere il soccombente di quanto egli sia tenuto a
pagare al creditore; la medesima non è pertanto ipotizzabile nel caso di più debitori tenuti in
solido a risarcire il danno derivante da un fatto ad essi imputabile, in quanto ciascuno è obbligato
nei confronti del danneggiato per l’intero, salva l’azione di regresso di colui che abbia corrisposto
l’intero credito nella misura determinata dalla gravità delle rispettive colpe e dalle conseguenze da
esse derivanti28.
Si nota così come il legislatore abbia conferito insieme alla surroga, un altro strumento volto a
tutelare le ragioni di chi per legge o contrato della rispondere Perciò l’assicuratore che, a seguito
del contratto stipulato con il proprio assicurato, abbia dovuto rispondere per intero di un fatto
illecito dovuto da più condotte, ha la possibilità di agire verso gli altri pro quota ex art. 2055 c.c.
Due sono quindi i presupposti essenziali per l’esercizio del diritto di regresso:
1. Il primo è che vi sia la validità e l’efficacia del pagamento effettuato al creditore, al fini di
assicurare al condebitore l’estinzione del rapporto obbligatorio anche nei loro confronti;

25 Cass. Civile sentenza dd. 21/01/2010 n. 1002.


26 Cass. III, sent. 10042 del 29-4-2006, rv. 588740.
27 Cass. 14-3-91, n. 2692, rv. 471253.
28 Cass. 20-6-2000, n. 8371, rv. 537805.
30
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

2. il secondo, e cioè il fatto che il debito sia scaduto, mancando, in caso contrario, da parte
dei condebitori l’interesse al soddisfacimento dello stesso.

Come per la surrogazione anche per il regresso dobbiamo capire quale sia il momento da cui
decorre la prescrizione e se operi allo stesso modo della surroga ex art. 1916 cc. .
Si evince pertanto come la disciplina applicabile al regresso in termini di prescrizione sia
nettamente opposta rispetto alla surroga.
Infatti, come abbiamo già avuto modo di vedere, prescrizione del diritto di surrogazione ex art.
1916 cc. decorre dal giorno in cui si è verificato l’evento dannoso e, ove questo sia considerato
dalla legge come reato, dal giorno in cui la sentenza è divenuta irrevocabile, mentre quella dell’art.
2055 cc. la prescrizione dell’azione di regresso di uno dei coobbligati decorre dall’avvenuto
pagamento e non già dal verificarsi dell’’evento dannoso, poiché ai sensi dell’art. 2935 cc, il diritto
al regresso non può essere fatto valere prima dell’evento estintivo dell’obbligazione.
Tale orientamento ed interpretazione normativa è stato oggetto anche di recenti pronunce della
giurisprudenza di merito, che hanno ormai sottolineato come il diritto di regresso sia nettamente
diverso da quello si surroga e quindi il presupposto non può essere il fatto evento, ma la data
dell’esborso dell’intero indennizzo29.
Ma cosa avviene nel caso in cui tale diritto avvenga a seguito di una sentenza di condanna, ci si
dovrebbe attenere al termine di prescrizione da cui nasce il diritto o altro? A tal riguardo le
pronunzie di merito che di legittimità sono stati constanti.
Infatti, la suprema corte, in tema di circolazione dei veicoli ha stabilito, in continuità con il suo
ormai consolidato orientamento, che Il passaggio in giudicato della sentenza, che, riconoscendo la
pari responsabilità dei conducenti di due veicoli coinvolti in un incidente stradale, abbia accolto la
domanda di risarcimento proposta dal terzo danneggiato nei confronti di uno solo di detti
conducenti, condannando questo, in forza della previsione di solidarietà di cui al primo comma
dell’art. 2055 cod. civ., a risarcire per l’intero il danno subito dal terzo, comporta che l’azione della
società assicuratrice del danneggiante condannato all’integrale risarcimento, volta a conseguire in
via di regresso la metà di quanto erogato al danneggiato ai sensi della sentenza stessa, soggiace
non alla prescrizione biennale prevista dal secondo comma dell’art. 2947 cod. civ. ma alla
prescrizione decennale ai sensi dell’art. 2953 dello stesso codice30.
Ne possiamo dedurre quindi che il termine di prescrizione cui è subordinato l’esercizio del diritto
da parte della medesima impresa, non può essere dipendente dall’originaria causa, risarcitoria o
assicurativa, del credito perché ormai a tale fonte originaria, cioè il contratto di assicurazione, si è
sostituito il titolo giudiziale e quindi si dovrà logicamente applicare il termine di prescrizione
decennale contemplato, in via speciale, dall’art. 2953 c.c.

5.2 La disciplina dell’art. 2055 nell’assicurazione obbligatoria.

In campo assicurativo applicazione frequente di quanto abbiamo detto in tema di regresso e


dell’art. 2055 cc. lo ritroviamo nel caso di danni prodotti dalla circolazione dei veicoli a motore e
dei natanti perché molto spesso l’obbligo risarcitorio derivante dallo scontro di più veicoli non è
detto che sia imputabile alla condotta illecita di uno solo dei soggetti coinvolti nel sinistro, ma la si
debba ripartire tra tutti.
Ovviamente il danneggiato ha diritto di essere ristorato integralmente dei danni patiti e quindi
l’unica strada percorribile in caso colpe multiple sarebbe quella di procedere verso uno dei

29 Tribunale di Milano 11/04/2013.


30 Cass. Civile 9-4-88, n. 2799, rv. 458421.
31
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

condebitori o tutti oppure verso gli Assicuratori? In definitiva, il danneggiato senza colpa di un
sinistro multiplo, cosa deve fare? A tale interrogativo la giurisprudenza di legittimità ha già chiarito
che poiché la legge sull’assicurazione della responsabilità civile per i danni derivanti dalla
circolazione dei veicoli a motore ha la finalità di consentire la piena tutela dell’interesse del
danneggiato, è consentito a costui agire cumulativamente nei confronti tanto dell’assicurato che
dell’assicuratore, i quali, a norma dell’art. 2055 cod. civ., sono tenuti in solido al risarcimento del
danno, stante l’eadem causa obligandi ricorrente nel nesso tra debito aquiliano ed obbligazione
indennitaria ex lege (assunta dall’assicuratore)31.
Ecco che in tema di responsabilità solidale per fatto illecito imputabile a più persone, il vincolo di
solidarietà che lega i coautori del fatto dannoso, importa che il danneggiato possa pretendere la
totalità della prestazione anche da uno solo dei coobbligati.
Perciò in virtù di tali principio, la persona danneggiata in conseguenza di un fatto illecito
imputabile a più persone legate dal vincolo della solidarietà (quali sono ad esempio in ipotesi di
sinistro stradale, i responsabili dello scontro, nei confronti del terzo trasportato in uno dei veicoli
coinvolti) può pretendere la totalità della prestazione risarcitoria anche da una sola delle persone
coobbligate, mentre la diversa gravità delle rispettive colpe di costoro e l'eventuale diseguale
efficienza causale di esse può avere rilevanza soltanto ai fini della ripartizione interna del peso del
risarcimento tra i corresponsabili; conseguentemente, il giudice del merito adito dal danneggiato
può e deve pronunciarsi sulla graduazione delle colpe solo se uno dei condebitori abbia esercitato
l'azione di regresso nei confronti degli altri, o comunque in vista del regresso abbia chiesto tale
accertamento in funzione della ripartizione interna, ovvero se il danneggiato abbia rinunziato alla
parte del credito corrispondente al grado di responsabilità del coautore dell'illecito da lui non
convenuto in giudizio (rinunzia non ravvisabile peraltro nel mero fatto di non aver agito anche
contro quest'ultimo) o abbia comunque rinunziato ad avvalersi della solidarietà nei confronti del
corresponsabile convenuto32.
Dal punto di vista processuale ciò comporta che il corresponsabile di un fatto illecito che nel
giudizio di risarcimento proposto dal danneggiato, non abbia formulato la domanda di regresso nei
confronti degli altri coobbligati solidali, è privo di interesse (ex art. 100 cpc) ad impugnare
l’eventuale sentenza che lo abbia contattato al risarcimento del danno senza accertare la misura
della colpa ascrivibile a ciascuno dei corresponsabili 33.
Tutto quanto sopra premesso, quello che è evidente è che affinché il giudice adito possa
pronunciarsi anche non solo sulla responsabilità, ma anche sulla gradazione delle colpe tra i
condebitori, sono necessari due elementi essenziali alternativi e complementari l’uno all’altro, e
cioè che almeno una delle parti coinvolte abbia esercitato l’azione di regresso verso gli altri oppure
che abbia chiesto l’accertamento di tale ripartizione interna in vista del regresso.
Ne consegue che, qualora il presunto autore dell’illecito si limita a negare la propria responsabilità,
senza chiedere espressamente l’accertamento della percentuale di responsabilità propria e altrui
in ordine al verificarsi del fatto dannoso, non potrà proporre tale domanda successivamente nel
giudizio in appella perché sarebbe da ritenersi come domanda nuova e come tale inammissibile 34.
Per questo l’esistenza del vincolo di solidarietà passiva ai sensi dell’art. 2055 cc. tra più convenuti
in un giudizio, non genera mai un litisconsorzio necessario, avendo il creditore titolo per valersi per
l’intero nei confronti di ogni debitore, con conseguente possibilità di scissione del rapporto
processuale che può utilmente svolgersi anche nei riguardi di uno solo dei coobbligati, per cui non

31 Cass. Civile sentenza dd. 16-8-88, n. 4950, rv. 459776


32 Cass. III, sent. 19934 del 5-10-2004 rv. 577532.
33 Cass. Civile dd. 26/06/2007 n. 14753
34 Cass. Sez. III, 25/02/2004 n. 3803.
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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

è configurabile, sul piano processuale, l’inscindibilità delle cause e quindi gli eventuali vari rapporti
processuali che si instaurano conservano la loro autonomia.
Una cosa rilevante da dire ancora è che l’accertamento della misura del regresso trai vari
coobbligati solidali, una volta passato in giudicato ha efficacia vincolante in tutti i successivi giudizi
da chiunque promossi, nei quali, in conseguenza del medesimo fatto illecito, sorga questione in
merito alla misura del regresso tra i responsabili solidali, ed il suddetto giudicato esterno può
essere rilevato anche d’ufficio 35.
In tema di prescrizione con riferimento alla responsabilità civile derivante dai veicoli a motore, si
deve ricordare che poiché il responsabile in solido con la società di assicurazione (ed
eventualmente del conducente del veicolo assicurato) è il proprietario del veicolo stesso, ai fini
dell’interruzione della prescrizione del diritto al risarcimento del danno gli atti interruttivi compiuti
dal danneggiato nei confronti dell’assicuratore esplicano efficacia anche nei confronti del
proprietario del veicolo danneggiante e del conducente dello stesso.
Infatti, l’efficacia interruttiva della prescrizione contro uno dei debitori, a qualunque atto derivi, ha
effetto riguardo agli altri debitori, ai sensi dell’art. 1310 c.c., tutte le volte in cui sia configurabile
una solidarietà dal lato passivo dell’obbligazione e la controversia si risolva nel riconoscimento di
tale solidarietà, come nel caso, quello di specie, dell’imputabilità del fatto dannoso a più persone
ai sensi dell’art. 2055 c.c.36.
Da tutto quanto sopra analizzato emerge come lo strumento del regresso sia uno strumento molto
utile e agevole nel suo utilizzo e che trova nella prassi liquidativa un elevato utilizzo ed è facile
capirne il perché.
Infatti, avviene spesso che le compagnie dei veicoli coinvolti, e quindi i loro uffici preposti, si
trovino a dover gestire sinistri dove, dato il numero dei soggetti coinvolti, la responsabilità non
solo non sia definita per via di una dinamica non chiara, ma magari sia da ponderare nelle
percentuali di colpe imputabili ai vari soggetti coinvolti oppure perché una parte vuole eccepire il
concorso di colpa del danneggiato ex art. 1227 c.c. al contrario dell’altra e così via.
Pertanto se è vero che il danneggiato, nei limiti di quanto gli spetti civilisticamente, ha diritto di
essere risarcito in toto anche da uno solo dei soggetti coinvolti e legati dalla solidarietà passiva ex
art. 2055 c.c. , le varie posizioni a volte contrastanti potrebbero impedire di addivenire ad una
soluzione ed alla chiusura della vertenza.
Ecco che in fase di liquidazione del danno l’Assicuratore del veicolo maggiormente responsabile
transa le somme da corrispondere al danneggiato ed una volta ottenuta la firma sulla quietanza e
messa in pagamento la somma, procede a richiedere le somme corrisposte alle altre compagnie
dei agli proprietari dei veicoli coinvolti.
Si ottiene così che un duplice risultato, in quanto, da un lato il danneggiato è tacitato nella sua
richiesta e quindi il debito viene estinto stroncando sul nascere una possibile controversia, e
dall’altro si può tentare di recuperare la percentuale delle somme corrisposte per la responsabilità
altrui da soggetti solvibili.
Il vantaggio palese di ciò e che l’eventuale discussione sulle percentuali di colpe tra i condebitori
coinvolti e quindi le loro compagnie, viene così trasferita in un altro livello, ma libere, cosa di non
poco conto, dalle pretese creditorie del danneggiato.
In passato erano sorti dei problemi nel caso di collisione con un Veicolo non assicurato in quanto si
discuteva come a e che titolo potesse intervenire il “Fondo di garanzia per le vittime della Strada”.
A tal riguardo sin dal sistema della legge n. 990 del 1969, la famosa legge sull’assicurazione della
responsabilità civile per i danni derivanti dalla circolazione di veicoli a motore ora disciplinato

35 Cass. Sez. IIl, 9 maggio 2000, n. 5882.


36 Cass. Sez. III, 11 maggio 2007, n. 10825.
33
rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, la giurisprudenza ha sempre sottolineato come il


criterio generale della solidarietà ex art. 2055 cod. civ. non subisce deroghe e, pertanto, l’impresa
designata dal «fondo di garanzia per le vittime della strada» che assume la stessa posizione
giuridica, con i relativi diritti ed obblighi, del comune assicuratore, con le sole limitazioni di legge,
se il fatto dannoso è imputabile a più persone, è tenuta solidalmente, nei limiti del massimale, al
risarcimento dell’intero danno al danneggiato, salvo rivalsa, peraltro, non solo nei confronti del
proprietario del veicolo non assicurato (danneggiante), ma anche degli altri responsabili del
danno, per la quota loro afferente37.
L’obbligazione del fondo di garanzia per le vittime della strada (o per esso dell’impresa designata),
infatti, sussiste anche quando la responsabilità del conducente dei veicolo non identificato non sia
esclusiva e concorra con quella di soggetti identificati, di modo che, pure in tale ipotesi, il fondo
può essere chiamato dal danneggiato al pagamento dell’intero debito risarcitorio, fermi restando i
limiti dei massimali di legge, ovvero può essere sottoposto al regresso del coobbligato che abbia
soddisfatto il danneggiato medesimo, secondo le regole dell’art. 2055 cod. civ. .
Occorre tenere presente che nel sistema della legge sull’assicurazione obbligatoria della
responsabilità civile dei veicoli (o natanti) a motore, l’obbligazione del fondo di garanzia per le
vittime della strada, avente natura risarcitoria e non indennitaria, è sostitutiva di quella dei
responsabili del danno di cui alle lettere a) e b) dell’art. 19 (ora articolo 283 DECRETO
LEGISLATIVO 7 settembre 2005 n. 209 ) rispettivamente proprietario e conducente del veicolo
non identificato, nonché proprietario e conducente del veicolo non assicurato, e che, non
trattandosi di obbligazione solidale con quella dei predetti responsabili, il regresso del fondo nei
loro confronti (sempreché il proprietario e il conducente del veicolo non identificato sia
successivamente identificato), è totale, per il recupero dell’intero risarcimento corrisposto al
danneggiato. Pertanto anche qui qualora si ravvisi un ipotesi di corresponsabilità nella produzione
dell’evento dannoso fra il soggetto sostituito del fondo ed altri, il fondo che ha corrisposto
l’integrale risarcimento ha azione di regresso verso i corresponsabili solo nei limiti del grado di
colpa a ciascuno di essi attribuibile secondo il disposto dell’art. 2055, secondo e terzo comma, cod.
civ. .

37 Cass. 12-9-84, n. 4790, rv. 436698


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rivalsa, regresso e surroga da parte delle Assicurazioni

Conclusioni

Dallo studio sin qui svolto, abbiamo avuto modo di osservare come gli strumenti della rivalsa, del
regresso e della surroga, siano gli uni complementari agli altri e che permettono di completare e
modulare le varie esigenze del contatto assicurativo.
La cosa che traspare maggiormente però dall’analisi sin qui sviluppata è come il legislatore abbia
cercato di uniformare e dare completezza al sistema codicistico, fornendo così degli strumenti che
riequilibrino gli interessi coinvolti.
Il contratto di assicurazione è, e sarà, uno strumento potente nella pratica commerciale, il che
rende però necessario ed indispensabile che chi vi opera all’interno, ma non solo, conosca sempre
di più gli istituiti su cui il proprio lavoro si fonda, ma anche quelli a cui è collegato.
Occorre pertanto cercare di ampliare le conoscenze, analizzare le problematiche che
quotidianamente si incontrano cercando di vederle sempre di più sotto ottiche e angolazioni
diverse se possibile, avendo però un quadrò generale sempre più ampio in modo che, quando
avviene un sinistro, si cerchi da addivenire alla soluzione transattiva migliore che salvaguardi tutti
gli interessi coinvolti.
Il pagamento del sinistro e la liquidazione della somma concordata o pattiziamente stabilita,
possono essere e saranno sempre di più, solo una prima base da cui partire per nuovo percorso.
Tuttavia gli istituti sin qui analizzati e le cose a cui abbiamo accennato sono solo una piccola parte
di ciò che si poteva affrontare e molto c’è ancora da dire al riguardo, ma al tempo stesso questo
studio, sempre a parere di chi scrive, è stata l’occasione per compiere insieme un breve cammino
ed un piccolo percorso che ci ha portato a rinfrescare e magari acquisire conoscenze che, se
applicate, ci permetteranno una migliore gestione dei sinistri e delle controversie con sempre
maggiore soddisfazione da parte del cliente assicurato e degli altri interessi coinvolti.

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